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Misterium… Atteggiamento della Scienza nei confronti del mistero,

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Presentazione sul tema: "Misterium… Atteggiamento della Scienza nei confronti del mistero,"— Transcript della presentazione:

1 Misterium… Atteggiamento della Scienza nei confronti del mistero,
Spunti per una discussione…

2 Chi l’ha detto? L’esperienza più fascinosa che possiamo provare è quella del mistero. E’ l’emozione fondamentale che sta nella culla della vera arte e della vera scienza. Risposta : A. Einstein !

3 Atteggiamento agnostico di molti scienziati
Molti scienziati contemporanei si definiscono agnostici, pensano sia inverificabile sia l'esistenza che l'inesistenza di Dio, ossia si astengono dal pronunciarsi su problemi irresolubili dal punto di vista scientifico, davanti a problemi come quelli metafisici o religiosi, per la cui soluzione sarebbe necessario oltrepassare i limiti naturali della conoscenza umana. L'agnostico pretende dunque la verificabilità, in assenza della quale non può che sospendere il giudizio. Rispetto all‘ateo, che nega risolutamente Dio, l'agnostico non lo nega né ne afferma l'esistenza. Per essere più precisi si dovrebbe distinguere tra agnosticismo forte o agnosticismo positivo e agnosticismo debole . La prima è la posizione filosofica secondo cui per gli esseri umani l’esistenza o inesistenza di divinità è inconoscibile. La seconda sostiene che l'esistenza o inesistenza di divinità sia sconosciuta, ma non inconoscibile L’agnosticismo scientifico, concludendo, consiste precisamente nell’escludere che la scienza, comunque la si intenda, rappresenti un ambito ove le questioni metafisiche e religiose possano essere formulate o almeno riconosciute come significative, abbiano cioè senso di domanda e valore di conoscenza.

4 Cenni storici sull’agnosticismo
Agnosticismo è un termine che deriva dal greco àgnostos, composto dal privativo a- e gnostòs, “conoscibile”, ovvero “non conoscibile”. Il termine fu coniato dal filosofo, naturalista inglese T.H. Huxley nel 1869 Il termine deriva come contrapposizione alle antiche dottrine cristiane gnostiche(II e III sec. d.C.), che affermano che la conoscenza della realtà ultima (gnosi) è interiore a ogni uomo. Al giorno d’oggi per Gnosticismo si intende una corrente mistico-filosofica in grado di fornire a chiunque le chiavi dell'auto-conoscenza, con cui sviluppare la propria potenzialità divina. L’agnosticismo, come attitudine filosofica comunque ha una storia molto remota e si qualifica di volta in volta con connotazioni diverse, Darwin si dichiarò agnostico nello stesso senso coniato da Huxley; analogamente H. Spencer . Si può ipotizzare che l’agnosticismo moderno sia prevalentemente di matrice scientifica, e motivato in particolare dall’impostazione data dal criticismo kantiano alla questione metafisica.

5 Già con Hume viene distrutto il principio causale: l’idea di causa per lui, è solo un sentimento, ovvero una persuasione che sorge nella coscienza a motivo dell’osservazione del ripetersi nell’esperienza di successioni che tendono a ripetersi e che illudono sulla possibilità di individuare in uno degli elementi della successione la causa, e nell’altro l’effetto, mentre essa significa solamente l’ordine di questa successione, ma non l’inferenza verso un principio causale La demolizione dell’idea di causa, conduce inevitabilmente all’eliminazione del fondamento stesso della metafisica, che a partire da Platone e poi Aristotele aveva fatto proprio del principio di causalità il cardine dell’ontologia Kant poi nell’agnosticismo metafisico oltre alla distruzione del principio di causalità impone l’accettazione del primato dell’esperienza, proprio dell’empirismo, e il riconoscimento del valore dell’attività autonoma dell’intelletto, propria del razionalismo moderno Con ciò, la conoscenza filosofica verrà modellata sulla conoscenza scientifica, la quale diverrà il paradigma di ogni conoscenza sensata

6 L’epistemologia contemporanea sviluppatasi dopo la crisi del positivismo scientifico, che aveva attribuito alla conoscenza scientifica un valore paradigmatico ha dato origine a diverse correnti : quella del neopositivismo logico (Schlick, Carnap, Ayer, Russell), secondo la quale hanno valore scientifico solo le “proposizioni sperimentali” o fattuali, ovvero quelle il cui contenuto è empiricamente verificabile; la metafisica della scienza (Meyerson, Eddington), secondo la quale ogni scienza implica una metafisica, e la stessa conoscenza scientifica deve intendersi come una progressiva scoperta della realtà, dovendo poter ritrovare in una metafisica il suo ultimo fondamento; il razionalismo scientifico (Popper, Feyerabend), secondo cui la scienza non è altro che una costruzione razionale dell’uomo ed i dati osservativi elementi dipendenti dalle teorie scientifiche che utilizziamo per organizzarli, mentre le teorie stesse, a loro volta, sono risposte a precedenti problemi teoretici e, in ultima analisi, sistemi di azzardate congetture, alle quali l’esperimento non aggiunge niente di vero. Se la teoria scientifica è l’elaborazione di una teoria capace di risolvere problemi insoluti, la verifica sperimentale svolge allora il ruolo di un continuo controllo sulla teoria stessa, con l’avvertenza, per Popper, che non si dovrebbe parlare di «verificazione», in senso positivista, bensì di «falsificazione», perché ogni teoria scientifica non è definitiva ma provvisoria, soggetta ad essere falsificata da parte di una teoria migliore. Sebbene l’epistemologia contemporanea abbia fortemente contestato la concezione kantiana e positivistica della scienza, non si è saputa però sottrarre all’agnosticismo scientifico che quella concezione implicava.

7 L’agnosticismo però, è stato fatto proprio da alcuni autori esistenzialisti che ne hanno offerto tuttavia una forte ispirazione religiosa,come Søren Kierkegaard ( ) che afferma , che l’uomo e Dio si trovano su due piani totalmente separati, e che il passaggio dall’uno all’altro non è pensabile senza il “salto della fede”.,provare razionalmente Dio significa nient’altro che perdere Dio, perché Dio è al di là della ragione. La lotta tra la spiegazione razionale degli eventi esistenziali e la comprensione degli stessi alla luce della fede nella rivelazione divina diviene qui drammatica e conduce a conclusioni paradossali per la ragione. L’agnosticismo religioso vive dunque in una contraddizione teoretica profonda. Da una parte esso afferma per fede l’esistenza di Dio e le verità della religione; ma dall’altra nega alla ragione la possibilità di attingere queste verità, che costituiscono comunque il senso ultimo e definitivo dell’esistenza. Quando F. Dostoevskij ( ) scrive che, dovendo scegliere in alternativa tra la verità e Cristo, sceglierebbe Cristo anche contro la verità, esprime la punta più avanzata di un agnosticismo religioso che rifiuta a priori la possibilità di conciliare la verità religiosa con la verità della conoscenza intellettuale.

8 Alcuni spunti di discussione

9 Una convivenza impossibile di Steven Weinberg*
*E’ un professore ,premio Nobel per la fisica del 1979, che attualmente insegna all’università Austin nel Texas Non è possibile liquidare la contrapposizione tra scienza e fede con la frase la scienza si occupa dei fatti e la religione dei valori. Weinberg pensa che dietro il conflitto ci siano ragioni più profonde. Intende chiaramente per religione un sistema di credi. Le più importanti ragioni le identifica con 1. storicamente la scienza ha declassato gli esseri umani facendo loro perdere il ruolo centrale che avevano nella creazione 2. la scienza rende le spiegazioni religiose non necessarie 3. il mondo islamico nel IX sec.guidava il mondo della scienza, poi per l’opposizione di alcuni studiosi nel XII sec vi fu una reazione contro la scienza che si pensava mettesse catene nelle mani di Dio 4. la religione, a differenza della scienza, si affida fortemente all’autorità, intesa come testi sacri o di testi assieme a leader religiosi

10 Una cosa però la scienza non può fare,come non può farla la religione, giustificare se stessa.
Siamo di fronte ad una scelta morale, tra i metodi per avvicinare la verità offerti dalla religione (riverenza per l’autorità,ricerca di cose o credi che rendano felici) o l’atteggiamento più austero,autonomo,teso verso la verità, proprio della scienza.

11 La scienza non spiega tutto di Lawrence Krauss*
* E’ professore di fisica e astronomia all’università del Cleveland, Ohio. La scienza non rende impossibile credere in Dio, però rende possibile non credere in Dio. Senza la scienza qualsiasi cosa è un atto speciale, tutto è un miracolo. Vi sono cose di importanza vitale per la gente,che non hanno nulla a che vedere con la razionalità, mentre sono profondamente importanti in larga parte della vita delle persone,e ignorare questo fatto significa sminuire questa gente e anche sminuire la scienza Io sostengo basandomi sul mio studio della cosmologia,che non c’è assolutamente nessuna prova di progetto o finalità dell’universo. Questa è una buona affermazione scientifica. Ma se poi dico: perciò non c’è alcun progetto o finalità,faccio una affermazione metafisica,filosofica,che posso certamente fare,ma non in veste di scienziato L’assenza di prove non è prova dell’assenza(Charles Sagan)

12 I neuroni spiegano la fede di Vilayanur S. Ramachandran*
Professore di Neuroscienze all’università di San Diego in California ha fatto studi su malati di epilessia, con crisi del lobo temporale o della psicomotricità (sono crisi puramente mentali ed emotive). L’aspetto impressionante di queste persone è che non solo durante la crisi, ma anche nelle intermittenze, quando non stanno subendola, hanno delle intensissime esperienze religiose, esperienze mistiche. Una delle possibili ipotesi di spiegazione è che il fenomeno abbia origine nel sistema limbico, molto fortemente coinvolto nelle emozioni. Nei lobi temporali degli epilettici e forse in quelli di tutti noi c’è un gruppo di neuroni che scaricano in modo anormale,che ci rendono più proni ai fenomeni religiosi, a credere in un Dio. Aggiunge che ciò potrebbe essere frutto di una selezione naturale. In qualsiasi società e in qualsiasi tribù del mondo c’è qualche tipo di fede religiosa e questi rituali, la fede in una gerarchia, i canti liturgici,i mantra,le danze e così via conferiscono una certa stabilità e un certo ordine nella società. Forse è questo che ha provocato il vantaggio selettivo che ha favorito l’emergere della fede religiosa o in Dio

13 Altri spunti Ichiro Okumura, un buddista zen convertito al cristianesimo, racconta che, al momento della sua partenza dal Giappone per un monastero carmelitano della Francia, il suo maestro zen gli ha citato una frase del grande maestro cinese Linci: "Non cercare, e troverai", che sembra pienamente in contraddizione con quella che si legge nel vangelo: "Cercate e troverete" (Mt 7,7). Ma, riflettendo meglio, ci si accorge che entrambe le affermazioni si giustificano all’interno dell’universo spirituale in cui sono nate. La preghiera cristiana che cerca, e bussa alla porta, esprime un atteggiamento di dialogo fra l’uomo e Dio. Il seguace dello zen, la cui intuizione ha superato ogni dualismo, non deve più cercare la montagna su cui sta salendo. E lo zen vuole precisamente eliminare la ricerca ansiosa dell’uomo che si sente smarrito! Se c’è una preghiera zen, conclude, "è la lode del canto cosmico che riscopre l’unità primordiale dell’esistenza".

14 Le tre dimensioni della fede di R. Panikkar
Ortodossia . Il presupposto che l’uomo sia soprattutto un animale razionale ha fatto sì che il problema della fede si incentrasse in una dimensione quasi esclusivamente intellettuale, cioè la tendenza a legare l’essenza dell’atto di fede con la sua espressione concettualmente corretta Ortopoiesi. Insiste nel carattere morale dell’atto religioso, basato sulla supremazia del bene. In pratica identifica la religione con l’etica e riduce la fede a un comportamento morale

15 Ortoprassi. L’uomo possiede intelligenza e si lancia in avanti attratto dalla verità e dal bene. Ma queste attività primordiali provengono da una fonte ancora più radicale: il suo stesso essere. Le religioni non pretendono come prima cosa di insegnare una dottrina o proporre una tecnica. Pretendono di salvare l’uomo, cioè di aprirgli il cammino per la pienezza del suo essere, qualunque cosa sia questa pienezza.

16 da un’intervista di Caterina Falomo al filosofo Galimberti (Venezia, 12 Giugno 2002)
L'umanesimo ha gestito un'etica finché si pensava che il bene e il male fossero faccende che riguardavano la sfera umana. Nessuno pensava che l'aria o l'acqua rientrassero nella responsabilità umana, perché ce n'era tanta e gli uomini erano pochi, per cui le visioni etiche che finora abbiamo costruito avevano nel bene e nel male limitato la sfera umana. Nella storia della cultura occidentale possiamo distinguere tre etiche : quella dell'intenzione, per cui io sono colpevole o non colpevole a seconda dell'intenzione che avevo nel compiere un'azione. Su questo si è fondato tutto l'ordine giuridico dell'Europa: di fronte a un fatto si dice se il delitto era intenzionale, preterintenzionale, eccetera. Ora, a me sapere le intenzioni di uno scienziato, ad esempio di Fermi che inventa la bomba atomica, non interessa niente sul piano etico, mi interessano piuttosto gli effetti della bomba atomica. Per cui l'etica dell'intenzione di origine cristiana non mi serve più. un'etica laica che trova in Kant il suo maggiore esponente: afferma che l'uomo deve essere trattato sempre come un fine e mai come un mezzo, lasciando implicito che tutte le altre cose possano invece essere trattate come un mezzo. Solo che oggi posso davvero trattare come un mezzo gli animali, i pesci, le piante, l'aria, l'acqua, cioè tutto quel che è fuori dall'umano? No, perché la tecnica mi sta disfacendo l'habitat in cui vivo, per cui devo costruire un'etica che si faccia carico di sfere extraumane di cui anche l'etica laica non aveva formulato il principio.

17 suggerita da Max Weber, l'etica della responsabilità (1910)
suggerita da Max Weber, l'etica della responsabilità (1910). Weber dice che non bisogna guardare l'intenzione degli uomini, bisogna guardare gli effetti delle loro azioni. Poi però apre una parentesi e dice: «quando gli effetti sono prevedibili». Ora, è proprio della tecnica produrre effetti imprevedibili, ad esempio gli organismi geneticamente modificati hanno degli effetti che non conosciamo ancora, però la tecnica biogenetica va avanti. Ecco allora che anche questa etica della responsabilità non funziona. Altre non ne abbiamo inventate. E allora ci troviamo nella posizione patetica per cui l'etica invoca la tecnica di non fare ciò che può. Ad esempio, si può fecondare in mille maniere: si può fare o non si può fare? L'etica può dire quello che vuole la tecnica va avanti e fa. Perché il motto della tecnica è che «si deve fare tutto quello che si può fare». Questa è l'etica della tecnica, prescindendo da tutte le conseguenze. «Inquietante non è che il mondo si trasformi in un unico apparato tecnico – ancora più inquietante è che non siamo affatto preparati a questa radicale trasformazione del mondo» (Heidegger).

18 Quando è stato scritto ? Un solo proiettile,carico di tutta la potenza dell'Universo. Una colonna incandescente di fuoco e fumo,lucente come diecimila soli,si levo' in tutto il suo splendore...era un'arma sconosciuta....ridusse in cenere l'intera razza dei Vrishnis e degli Andrakas...i cadaveri erano cosi' bruciati da essere irriconoscibili...i loro capelli e le loro unghie caddero...il vasellame si ruppe senza causa apparente,e gli uccelli divennero bianchi. Nel giro di poche ore tutti i cibi erano diventati infetti....per sfuggire a questo fuoco,i soldati si gettarono nei fiumi,per lavarsi e lavare i loro equipaggiamenti...quella potente arma porto' via masse di guerrieri, cavalli, elefanti e carri,come fossero foglie secche degli alberi....trascinate dal vento grandi nuvole che si aprono l'una sopra l'altra come una serie di giganteschi parasoli...l'arma misurava tre cubiti e sei piedi....la terra,con tutte le sue montagne,i mari,gli alberi prese a tremare...tutte le creature viventi furono riscaldate dall'energia delle armi e gravemente danneggiate,i cieli avvamparono...i dieci punti dell'orizzonte si riempirono di fumo..

19 Tratto da Mahabharata, gigantesco poema, composto da 200
Tratto da Mahabharata, gigantesco poema, composto da versi, un libro dei Veda, libri sacri degli Indù scritto probabilmente nel 1500 a.c.

20 bibliografia R. Panikkar La nuova innocenza Ed. il sale della terra
Dizionario di Scienza e Fede - 84k voce a cura di Gaspare Mura Almanacco di scienze allegato a MicroMega 3/08


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