La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

PRIMA PARTE METODOLOGIA GENERALE METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "PRIMA PARTE METODOLOGIA GENERALE METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE"— Transcript della presentazione:

1 PRIMA PARTE METODOLOGIA GENERALE METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE
Corso di Formazione Operatori Socio-Sanitari ASL Teramo PRIMA PARTE METODOLOGIA GENERALE METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE Dott.ssa Silvana Di Filippo

2 APERTURA DEI LAVORI VIVERE PER GLI ALTRI NON E’ VIVERE A META’ MA…
VIVERE DUE VOLTE!... ( K. Gibran)

3 PRESENTAZIONI Corso di Formazione Operatori Socio-Sanitari
”Metodologia del lavoro sociale” PRESENTAZIONI

4 Operatori Socio-Sanitari
MIRTA PAOLA GIUSEPPINA ALBERTO ELISA CINZIA GIANCARLO M.LUISA M. PIA SIMONA SABRINA GABRIELLA PAOLA ALESANDRA IDA MATTIA ROSA LUCIA ANNA PIERA FRANCO FEDERICA FILOMENA MIRELA SARA M.TERESA CINZIA ANNALISA PIERINA MARIKA FEDERICA SILVANA PRESENTAZIONI Operatori Socio-Sanitari ASL Teramo

5 E NON AVRAI LAVORATO UN SOLO GIORNO
Riapertura dei lavori … FAI UN LAVORO CHE AMI E NON AVRAI LAVORATO UN SOLO GIORNO NELLA TUA VITA…

6 METODOLOGIA GENERALE Il servizio sociale, nelle sue varie forme, è orientato verso le molteplici, complesse transazioni tra le persone e il loro ambiente. La sua mission è abilitare tutte le persone a sviluppare il proprio pieno potenziale, arricchire le loro vite e prevenire le disfunzioni… International Federation of Social Workers ( IFSW), 2000, Montreal.

7 LA FORZA DEL SOCIALE NELLA COMUNICAZIONE INTERATTIVA
Le tre caratteristiche fondamentali del lavoro sociale   SAPER ESSERE Il possesso di capacità comunicative e relazionali SAPERE Il possesso di conoscenze teoriche aggiornate SAPER FARE Il possesso di abilità tecniche o manuali

8 LA METODOLOGIA INTROSPETTIVA
“… Se impariamo prima ad accettarci, vedendo i lati buoni con la stessa lucidità con la quale vediamo quelli che buoni non sono, e poi ci diamo da fare per raggiungere i nostri scopi, la probabilità di ritrovarci a sprecare tempo ed energie preziose nell’angosciarci saranno necessariamente minime…” ( Dale Canergie)

9 L’AUTOEFFICACIA DELL’OPERATIVITA’ SOCIALE, SANITARIA ED EDUCATIVA
L’autoefficacia consiste nella fiducia che un operatore ha di attuare un determinato comportamento attraverso tutta una serie di strategie funzionali alla persona e all’intervento professionale. Si tratta di un insieme di valutazioni ( ex ante, in itinere, ex post) che l’Operatore compie rispetto alle proprie possibilità di attuare un cambiamento. (Silvana Di Filippo)

10 ACCETTAZIONE: Legata al principio del rispetto della persona
PRINCIPI PORTANTI DEL LAVORO SOCIALE ACCETTAZIONE: Legata al principio del rispetto della persona PARTICOLARIZZAZIONE : Atteggiamento professionale che nasce dal riconoscimento che ogni persona ha una sola UNICITA’ per la particolarità del suo patrimonio biologico, delle sue esperienze psicologiche e dei condizionamenti ambientali AUTODETERMINAZIONE  : In cui non vengono date soluzioni già pronte, ma stimola l’iniziativa “nell’altro” nel prendere decisioni autonome -      

11 EMPOWERMENT Processo attraverso il quale le
persone superano la sensazione di impotenza, per acquisire o riconquistare il senso di poter controllare, almeno in parte, la propria vita. (Haynes, Buzzi 1996) FINALITA’ DEL PROCESSO: facilitare il cambiamento, aiutare le persone ad uscire da una situazione di stallo.

12 EMPOWERMENT EMPOWERMENT COGNITIVO: EMPOWERMENT AFFETTIVO:
per aiutare le persone a potenziare e arricchire i processi mentali. EMPOWERMENT AFFETTIVO: sviluppare e coltivare relazioni sociali positive. EMPOWERMENT EMPOWERMENT RELAZIONALE: per imparare a gestire le nostre emozioni e a ridurre lo stress psicologico. EMPOWERMENT SOCIALE: per sviluppare e fornire competenze atte ad operare scelte responsabili e partecipare attivamente alla risoluzione dei problemi collettivi.

13 EMPOWERMENT

14 RESILIENZA

15 RESILIENZA Questo termine, veniva inizialmente usato in metallurgica per descrivere la capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi. in psicologia con il termine ‘resilienza’ s’intende la capacità di un individuo di far fronte a eventi negativi e traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà, resistendo con successo alle situazioni avverse e imparando a sviluppare competenze dalle situazioni avverse e rafforzando la fiducia in se stessi e nel proprio agire. NON MOLLARE MAI,STRINGERE I DENTI, TIRARE LA CINGHIA, TENERE DURO, COMBATTERE FINO ALLO SFINIMENTO, LOTTARE CON LE UNGHIE E CON I DENTI, NON LASCIARSI SCHIACCIARE.

16 GESTIRE SITUAZIONI DIFFICILI:
RESILIENZA Trasformare un’esperienza dolorosa in apprendimento, inteso come la capacità di acquisire competenze utili al miglioramento della qualità di vita e all’organizzazione di un percorso autonomo e soddisfacente. L’evento traumatico, può divenire,  motore di cambiamento possibile. Si tratta di incontrare la sofferenza, accettarla e trovare forme di elaborazione che permettano alla persona di integrare le parti luce con le parti buie, le risorse con i limiti, e comprendere che l’esperienza traumatica o di stress, che rimane scritta nel profondo dell’animo, diventerà occasione formativa. NON MOLLARE MAI,STRINGERE I DENTI, TIRARE LA CINGHIA, TENERE DURO, COMBATTERE FINO ALLO SFINIMENTO, LOTTARE CON LE UNGHIE E CON I DENTI, NON LASCIARSI SCHIACCIARE.

17 “Bisogna vedere tutte le cose come se fossero per la prima volta” (Henri Matisse)

18 LE TRE DIMENSIONI DEL PROCESSO DI AIUTO:
INTROSPEZIONE METODO OGGETTIVO AZIONE (Contatto con l’ambiente) AZIONE SOCIALE Si completa delle metodologie sopra descritte e di tutte le altre caratteristiche che consentono di costruire ipotesi di funzionamento e di intervento nei servizi e nelle politiche sociali AZIONE SOCIALE E STRUTTURA SOCIALE Le strutture sociali sono costruite da azioni e relazioni umane che influenzano le caratteristiche della società e dell’ambiente in cui si vive.

19 LA FORZA DEL SOCIALE NELLA COMUNICAZIONE INTERATTIVA
ESERCITAZIONE L’OBIETTIVO PRINCIPALE DI UN SERVIZIO ALLA PERSONA QUAL’E’, SECONDO IL TUO PUNTO DI VISTA? Rispondere con un aggettivo (non con una frase) L’esercizio è anonimo

20 ELABORAZIONE GRAFICA

21 ESERCITAZIONE Per essere buoni operatori del sociale è necessario considerare adeguatamente il nostro iter formativo: Perché vogliamo fare questo mestiere? Cosa ci aspettiamo di ricavarne? Cosa speriamo di realizzare? Quali sono o quali dovrebbero essere i VALORI a cui fare riferimento quando ci impegniamo in un intervento di AIUTO? Come possiamo far fronte agli aspetti di una professione al servizio delle persone?

22 ESERCITAZIONE DI FRONTE A QUESTI INTERROGATIVI E’ NECESSARIO:
CONOSCERE SE STESSI: analizzare le motivazioni personali, gli obiettivi e i limiti di un operatore impegnato in un servizio alle persone. OCCUPARSI DEI PROBLEMI DEGLI ALTRI: diritti degli utenti e dignità dell’individuo. PROFESSIONALITA’ DEGLI OPERATORI: rapporti con i colleghi, gestione del tempo, comunicazione e crescita personale.

23 ESERCITAZIONE CONOSCERE SE STESSI
1.Individuare le motivazioni, le finalità e le aspettative che vi hanno portato a scegliere una professione di servizio alle persone; 2.Individuare le caratteristiche personali che potrebbero limitare le proprie prestazioni professionali;(limiti interni) 3.Individuare i limiti nelle proprie prestazioni che sono dovuti a problemi esterni. Distribuzione del modulo anonimo.

24 Conoscere se stessi... Commentiamo insieme
1. CONOSCERE LE PROPRIE MOTIVAZIONI PROFESSIONALI Chi sceglie una professione al servizio delle persone,lo fa per servire gli altri, per “fare del bene”. Alla domanda sul perché abbiamo scelto di lavorare alle servizio delle persone dovremo quindi rispondere” PER AIUTARE GLI ALTRI”.

25 Conoscere se stessi... Commentiamo insieme
2. INDIVIDUARE LE CARATTERISTICHE PERSONALI CHE POTREBBERO LIMITARE LE NOSTRE PRESTAZIONI PROFESSIONALI:  A) E’ giusto avere, oltre alle motivazioni altruistiche, anche delle motivazioni di tipo “egoistico”. B) E’ giusto “divertirsi” durante il proprio lavoro. E’ possibile fare un lavoro estremamente serio e trovare piacere nel farlo. Non c’è nulla di male nel lavorare divertendosi. C) E’ giusto anche avere delle motivazioni disinteressate, come il desidero di poter migliorare un po’ la vita delle persone. D) Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà perché questo ci fa sentire “bravi”, o perché crediamo che la gente ci giudicherà bene per questo. Qualunque cosa facciamo, dobbiamo farla perché noi lo vogliamo, non perché qualcun altro se lo aspetta da noi. Chi ama veramente il proprio lavoro e lo trova gratificante, lavora assai meglio di chi ama quello che fa.

26 Conoscere se stessi... Commentiamo insieme
3. INDIVIDUARE I LIMITI NELLE NOSTRE PRESTAZIONI CHE SONO DOVUTI A PROBLEMI ESTERNI: A) E’ importante conoscere i propri limiti perché nessuno è perfetto e nessuno può avere una risposta a tutto. Se è vero che in futuro potremo avere risposte che oggi non abbiamo, è anche vero che avremo altre nuove domande a cui dovremo cercare di dare una risposta. In prospettiva, riusciremo a essere molto più efficaci se accettiamo i seguenti principi: Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto e probabilmente non abbiamo una adeguata conoscenza di tutti i problemi importanti. E’ quindi evidente che commettiamo degli errori. Commettere errori è legittimo. Non è accettabile ripetere continuamente il medesimo errore. E’ giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non sappiamo cosa fare.

27 Conoscere se stessi... Commentiamo insieme Limiti personali
Ognuno di noi presenta una diversa e originale combinazione di punti di forza e di lati deboli. Vi sono, comunque, alcuni problemi comuni che ritroviamo spesso in chi lavora nei servizi alle persone. Non possiamo voler bene a tutte le persone che dovremmo aiutare (a volte non ci sono nemmeno simpatiche) Vi saranno sempre delle situazioni legate al lavoro e alle persone con cui lavoriamo che causeranno forti reazioni emotive Non tutti mi sono simpatici Non posso aiutare tutti Non ho tempo sufficiente

28 Conoscere se stessi... Commentiamo insieme Limiti esterni Strutturali
Organizzativi Es. Non vi è denaro sufficiente Non abbiamo un mezzo della ASL Non abbiamo il telefono La struttura è pericolante Alcuni programmi sono in contrasto con i valori fondamentali della solidarietà sociale Nessuno ne sa abbastanza

29 Conoscere se stessi... ESECITAZIONE Limiti esterni (2) ESERCITAZIONE
1. Elenca tutti i limiti personali che possono influire negativamente sulla qualità delle tue prestazioni professionali. Scegli / o inserisci la più importante: es. Ho un’automobile poco affidabile e un lavoro che richiede frequenti spostamenti. Sono da poco in città e non conosco ancora tutte le risorse locali. Mia madre era un’alcolista e ciò mi impedirà probabilmente di intervenire efficacemente nei casi di dipendenza da sostanze.

30 Conoscere se stessi... ESERITAZIONE Limiti esterni
2. Elenca i tuoi punti di forza che potrebbero compensare i limiti che hai evidenziato. Es. Sono abituata a usare i mezzi di trasporto pubblici. Ho una discreta capacità nello svolgere indagini e analisi della realtà locale. Essendo stato un utente dei servizi sociali, so cosa vuol dire.

31 Conoscere se stessi... ESERCITAZIONE Limiti esterni
3) Elenca tutti i limiti esterni che possono interferire negativamente con il tuo lavoro. Scegli i tre più gravi in rapporto alle tue attuali o future responsabilità. Es. Ufficio sovraffollato. Lavoro in aree rumorose. Personale insufficiente. Finanziamenti limitati. Lunghe liste di attesa. Disposizioni ministeriali. Scadenze impossibili. Burocrazia. D)Quale dei limiti elencati nel punti c) ritieni ti dovrebbe creare più problemi?

32 ESERCITAZIONE Nella tabella che segue, riporta nella colonna vantaggi / tutte le gratificazioni che ricevi dal tuo lavoro. Nell’altra colonna riporta gli svantaggi insiti nel tuo lavoro. VANTAGGI SVANTAGGI La soddisfazione di vedere un ragazzo che ce la fa. Alta frequenza di recidive tra delinquenti minorenni. La riconoscenza di una famiglia o di un utente. Scartoffie e ancora scartoffie. Un responsabile che mi incoraggia a partecipare a seminari e aggiornamenti, in modo da affinare le mie abilità. Ufficio in un quartiere della città piuttosto pericoloso. Il sostegno di un collega Scarso rispetto da parte della mia famiglia e degli amici. Orari molto flessibili. Gli utenti e le loro famiglie sono irritati con me (non è vero, sono irritati con ciò che rappresento: tribunale, uffici giudiziari,fallimento) Una certa autonomia nel prendere le decisioni e nel risponderne.

33 Occuparsi dei problemi degli altri...
Commentiamo insieme OBIETTIVI Essere in grado di: 1. Essere sensibili all’umanità delle persone che ricevono un servizio. 2. Avere presenti i diritti degli utenti e le implicazioni che questi diritti hanno per gli operatori del servizio 3. Ascoltare le emozioni delle persone 4. Favorire l’empatia 5. Avviare un procedimento di empowerment

34 ha sempre implicita una tendenza all’agire
EMOZIONE dal latino MOVEO MUOVERE spinge all’AZIONE ha sempre implicita una tendenza all’agire

35 EMOZIONI L’emozione è “…ogni agitazione o turbamento della
POSITIVE NEGATIVE L’emozione è “…ogni agitazione o turbamento della mente, sentimento, passione: ogni stato mentale violento o eccitato”

36 LA RELAZIONE DI AIUTO

37 IL PROGETTO EDUCATIVO Il progetto educativo è una tipologia particolare di progetto che prevede le modalità di sviluppo di un processo educativo o di varie forme di attività in un contesto di apprendimento

38 Fasi della costruzione di un progetto educativo
Identificazione della domanda(adattare il linguaggio) Analisi della situazione(studio del caso/individuazione cause) Risoluzione del problema(empowerment) Aspettative dell’utente(aiuto che si aspetta di ricevere) Possibilità dell’ente(mezzi disponibili rispetto al bisogno espresso) Elaborazione del progetto(P.A.I.) Attuazione del processo di aiuto (attraverso l’ascolto empatco, l’osservazione, il colloquio. Verifica/valutazione Ri-pianificazione eventuale

39 COMPITI SOSTENERE PREVENIRE CONOSCERE
Mantenere o riattivare nella persona interesse e partecipazione ; Avere una buona comunicazione con i cargiver;   Valorizzare la persona nella sua globalità; Favorire i rapporti con il territorio impedendone l’emarginazione e l’isolamento.

40 COMPETENZE OSS Prestare aiuto agli utenti incoraggiando e favorendo la cura di se nelle attività giornaliere (pulizia personale, vestizione, nutrizione, aiuto nell'assunzione dei pasti, corretta deambulazione, movimento arti invalidi, corretto uso di ausili, attività ricreative e/o riabilitative...) Affiancarsi all'utente e collaborare attivamente alle attività che favoriscono la socializzazione, l'integrazione sociale e lo sviluppo delle capacità cognitive Prestare aiuto nel governo dell'alloggio e dell'ambiente di vita (cura dell'alloggio, preparazione dei pasti, predisposizione delle strutture finalizzate alle attività occupazionali o del tempo libero

41 COMPETENZE Gestire in collaborazione con gli operatori le attività ricreative-culturali e/o occupazionali Dare fiducia, appoggiare e incoraggiare l'utente, ascoltandolo, dimostrandogli apprezzamento per i successi ottenuti e appoggiandolo nel superamento delle difficoltà Svolgere (se richiesto o necessario) elementari mansioni legate all'attività medica (rilevazione della temperatura, semplici interventi di primo soccorso...)

42 COMPETENZE Coinvolgere i soggetti nella partecipazione alle iniziative
Aiutare i soggetti a mantenere buoni rapporti con famigliari, parenti, amici e vicini Favorire il contatto con la realtà sociale circostante e con le altre istituzioni che si occupano di disabili Relazionarsi con altri operatori e partecipare, se possibile, alle riunioni d'equipe Instaurare, se possibile, rapporti con le famiglie degli utenti e con la realtà sociale in cui essi vivono 

43 CHI E’ L’O.S.S.? L’operatore socio sanitario è l’operatore che svolge attività indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, finalizzate al recupero, al mantenimento e allo sviluppo del livello di benessere e di autonomia della persona. I destinatari degli interventi dell’operatore socio sanitario possono essere: anziani, minori, persone con handicap fisico o psichico, in stato di disagio sociale o di emarginazione, persone con problemi di salute in fase acuta, cronica, terminale. L’operatore socio sanitario svolge la sua attività inserito in équipe, in collegamento funzionale e in collaborazione con gli operatori professionalmente preposti, rispettivamente all’assistenza sanitaria e a quella sociale.

44 COSA DEVE AVERE L’O.S.S.? - competenze di assistenza diretta alla persona - competenze di assistenza alla persona di specifico carattere sanitario - competenze di relazione con la persona assistita, la famiglia, l’équipe - competenze di comfort, di igiene e di sicurezza nell’intervento sugli ambienti di vita, assistenziali e di cura dell’assistito - competenze di organizzazione, verifica delle proprie attività nell’ambito della pianificazione del lavoro e d’integrazione con altri operatori e servizi.

45 OPERATORI COINVOLTI RETI INTERNE Medici, infermieri,assistenti sociali,psicologi,neurologi etc. RETI ESTERNE Professionisti del territorio Èquipe : Gruppo di professionisti che lavorano in sinergia per un fine comune. Èquipe professionali ( con la stessa qualifica) Èquipe multiprofessionali (con qualifiche diverse)

46 OSS E INTERVETO SOCIO-SANITARIO
Interventi di assistenza diretta alla persona - rilevare necessità assistenziali - attuare interventi di cure e igiene personale - valutare l’efficacia dell’intervento Interventi di assistenza alla persona di specifico carattere sanitario - collaborare nell’attuazione di una serie di attività di aiuto alla persona a specifico carattere sanitario, chiaramente individuate per iscritto nella pianificazione delle cure Interventi di relazione con la persona assistita, la famiglia, l’équipe - attivare una relazione professionale come strumento del processo di aiuto messo in atto per consentire alla persona da assistere di mantenere, potenziare, valorizzare le proprie risorse Interventi di comfort, di igiene e di sicurezza nell’intervento sugli ambienti di vita, assistenziali e di cura dell’assistito - attuare interventi volti a garantire un ambiente di vita, assistenziale e di cura dell’assistito confortevole, igienico e sicuro Interventi di organizzazione, verifica delle proprie attività nell’ambito della pianificazione del lavoro e d’integrazione con altri operatori e servizi - attuare gli interventi nel rispetto delle finalità ed obiettivi del servizio di appartenenza - operare per il raggiungimento di obiettivi comuni, all’interno di équipe professionali o multiprofessionali - gestire le proprie attività utilizzando in modo ottimale le risorse disponibil

47 LA RELAZIONALITA’ “La relazionalità ha un fondamento
empirico esperienziale: così come, nel sistema di riferimento organico, l’uomo non può esistere senz’aria e senza cibo; nel sistema di riferimento sociale l’essere umano non può esistere senza relazioni con gli altri. Questa relazione è il costitutivo del suo essere persona, come lo sono l’aria e il cibo per il corpo. Sospendete la relazione con l’altro e avrete sospeso la relazione con il sé”. Donati 1992

48 Il concetto di relazione implica il concetto di rapporto, di interazione, di molteplici contatti
la relazione è un legame che congiunge; la relazione accade in un tempo; ciò che accade in un tempo ha una durata, occupa uno spazio ed ha una storia; la relazione, che ha/contiene una storia,trasporta, emozioni, desideri, aspettative,interpretazioni dei fatti, valori, significati, richieste,comportamenti ed è aperta contemporaneamente verso l’evoluzione o l’involuzione; non è mai neutra, quindi, è fortemente condizionata dalla soggettività individuale; la relazione come mezzo e possibilità.

49 LA RELAZIONE DI AIUTO è “STRUMENTO” DEL PROFESSIONISTA

50 Tutto ciò che occorre per risolvere un problema è in primo luogo, l’infaticabile raccolta di tutti gli elementi; in secondo luogo, una pazienza inesauribile, la capacità d’abbracciare il problema nel suo complesso, con un’immaginazione aperta e originale. ( Elley Queen)

51 Relazione di aiuto Intuitivamente con il termine relazione di aiuto (helping relationship) si intende il legame che si instaura tra una persona capace di dare aiuto (helper) e un' altra che ha bisogno di riceverlo (helpee). Folgheraiter, 1998

52 La relazione di aiuto La relazione di aiuto nel servizio sociale si caratterizza da un lato come relazione-interazione tra utente ed operatore su un piano di reciprocità e costruzione-insieme di una soluzione .La relazione di aiuto si prefigge di migliorare le abilità decisionali del soggetto, fornendogli gli strumenti concettuali per compiere scelte di valore e per individuare criteri secondo i quali orientare la propria vita.

53 RELAZIONE DI AIUTO La relazione di aiuto è lo strumento base per operare sul sistema utente; è una relazione empatica, promozionale, fondata sulla fiducia reciproca e tende a sostenere sia le forze positive del sistema utente, sia a placare le sue ansie, accettare le sue ambivalenze, a chiarire le sue incertezze, a porre dei controlli. Attraverso la relazione di aiuto l’assistente sociale, operando sia sul piano cognitivo che emotivo del sistema utente, cerca di attivare un processo di apprendimento di modalità più funzionali per percepire ed affrontare la situazione problema e produrre così un cambiamento di atteggiamenti, e di conseguenza, di comportamenti. Dal Pra Ponticelli, 1987

54 La relazione di aiuto che lega l’assistente sociale e la persona è anche un percorso di compito (Ferrario, 1996). Quando si parla di compito nella relazione di aiuto ci si riferisce: • al percorso che i due soggetti intraprendono • alla fase di realizzazione del progetto, La relazione di aiuto si colloca in un pensiero progettuale consapevole che è connotata da una particolare densità operativa. La relazione è triadica: operatore socio-sanitario/persona/servizio-territorio; non è esclusiva; è dialogica e abilitante.

55 CAPACITA’ RELAZIONALI
E’ più facile fare una buona prima impressione che modificarne una cattiva….

56 Aiutare a pensare… Essere capaci di entrare in contatto e mantenere questo contatto; Non esercitare manipolazioni Essere capaci di ascoltare e di comprendere manifestare con il comportamento verbale e non verbale ascolto e e comprensione Fare attenzione Mantenere la mente sgombra (non farsi distrarre) Essere concentrati su ciò che succede (modi e contenuti della comunicazione) Non farsi travolgere dall’ ansia Correggere i tentativi di strumentalizzazione Improvvisare adeguatamente (ovvero intuire i silenzi, le parole giuste, le pause, i gesti) Sapere che l’ interazione accade in un tempo e in luogo Avere un fine e uno scopo, una continuità

57 La capacità empatica La capacità empatica comprende la conoscenza
dello stato interiore di un’altra persona (vivere temporaneamente la vita di un’altra persona) e il processo comunicativo (verbale e non verbale) finalizzato ad esprimere alla persona la comprensione in atto.

58 Componenti delle capacità relazionali
Immedesimarsi Identificarsi Osservare Ascoltare Comunicare Pensare Negoziare Pazientare Collaborare Essere consapevoli di sé Tollerare la frustrazione Apprendere dall’esperienza Contenere l’ansia Promuovere la soggettività Assumersi responsabilità Saper attendere

59 Osservare ed ascoltare, come componenti della
capacità relazionale, mettono in contatto e questo essere in contatto provoca un incontro fra emozioni.

60 ACCOGLIERE L’ALTRO Accogliere l’altro significa creare uno spazio “libero” per l’altro, dove il cambiamento sia possibile. Nell’incontro con l’altro il soggetto mentre perfeziona sé stesso, arricchisce anche l’altro. S’instaura un rapporto che conduce le persone coinvolte ad una migliore conoscenza reciproca.

61 LAVORARE IN GRUPPO Cosa è un gruppo E’ qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha una struttura propria, fini e relazioni particolari con gli altri gruppi; esso può definirsi come un insieme dinamico (Kurt Lewin)

62 LE REGOLE DI EFFICACIA IN UN GRUPPO
1. Consentire ad ognuno di esprimersi , evitando interruzioni inopportune; 2. Prestare un ascolto attivo a quanto viene detto; 3. Rispondere a ciò che gli altri hanno detto; 4. Vanno evitati argomenti dispersivi e non attinenti al tema in discussione; 5. Portare in discussione materiale significativo ed importante, senza contrastare o irrigidirsi su tematiche incondivise; 6. Selezionare gli argomenti oggetto di discussione; 7. Essere disposti a rinunciare alle normali norme sociali di autodifesa e ad accettare l’aperta discussione e la critica riguardo ai propri problemi e sentimenti; 8. Accettare le limitazioni che vengono poste a comportamenti aggressivi, sia verbali che di altra natura, che potrebbero seriamente creare una frattura del gruppo; 9. Incoraggiare l’espressività emotiva.

63 Il gruppo favorisce l’apprendimento attraverso:
Apprendere in gruppo Il gruppo favorisce l’apprendimento attraverso: il coinvolgimento emotivo e motivazionale il confronto e la discussione con gli altri la riduzione dei meccanismi di difesa il piacere della dimensione ludica

64 LE DIMENSIONI DEL GRUPPO
Nei gruppi le persone sperimentano due tipi di attività e stati mentali: A.l’uno principalmente cosciente e razionale B.l’altro più inconscio ed istintivo Lavorando con i gruppi di adolescenti, ad esempio, è importante osservare sia gli aspetti legati al compito che quelli legati all’emotività

65 Dinamiche interne Ogni partecipante necessita di mantenere la sua identità ed individualità (membership) e contemporaneamente di sentirsi parte integrante del gruppo (groupship). L’operatore soio-sanitario deve garantire e presidiare l’equilibrio delle due istanze

66 Gruppo e Comunicazione
La comunicazione è uno dei processi cardine del gruppo in formazione. L’operatore favorisce: la circolarità degli interventi l’ascolto attivo l’assenza di giudizio i feedback reciproci

67 L’operatore nelle attività di gruppo
Per favorire l’apprendimento in gruppo l’operatore dovrebbe: favorire e sostenere le dinamiche del gruppo evitare di centrare il lavoro su di sé stimolare la discussione più che fornire risposte fornire al gruppo una visione d’insieme

68 PROBLEM SOLVING Quando si presenta un problema
al quale risulta molto complesso trovare una soluzione, si può ricorrere al PROBLEM SOLVING di Gordon che consiste in sei tappe: PROBLEM SOLVING Esposizione chiara dei problemi ai minimi termini; Proposte delle varie soluzioni; Considerazioni degli aspetti positivi e negativi delle proposte; Scelta delle soluzioni idonee; Predisposizione dei mezzi di attuazione della soluzione; Verifica dei risultati ottenuti.

69 Trova la strada per uscire dal labirinto
problem solving  "capacità di trovare una soluzione a qualsiasi tipo di problema."  Tende a trasmettere la ri/soluzione del problema afferente attraverso altre alternative-risorse. Trova la strada per uscire dal labirinto

70 “Un incontro a due: occhi negli occhi volto nel volto, E quando tu sarai vicino io coglierò i tuoi occhi e li metterò al posto dei miei e tu coglierai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi allora io ti guarderò coi tuoi occhi e tu mi guarderai coi miei” Jacob Levi Moreno (Invito ad un incontro – 1914)

71 NELLE ATTIVITA’ DI GRUPPO:
TECNICHE UTILIZZATE DAL SERVIZIO SOCIALE NELLE ATTIVITA’ DI GRUPPO: CIRCLE-TIME BRAINSTORMING ROLE PLAYING FOCUS GROUP PROBLEM SOLVING

72 FOCUS GROUP

73 FOCUS GROUP UNITA’ DI DISCUSSIONE MINIMA E SEMPLICE;
ANALISI FOCALIZZATA SU TEMATICHE DEFINITE; NON RICHIEDE PREPARAZIONE DI BASE; RUOLO DI INCHIESTA, STIMOLO E SINTESI DA PARTE DEL CONDUTTORE.

74 ROLE PLAYING

75 ROLE PLAYING (SIMULAZIONE) Tecnica di immedesimazione e sperimentazione di ruoli relazionali diversi dal proprio; Tecnica che tende, attraverso giochi di ruolo, a rendere consapevoli i propri bisogni, favorendo le emozioni di ognuno. Esplorazione di emozioni, pensieri, comportamenti e valori; Riflessione sull’esperienza e comprensione partecipativa delle situazioni. Il role playing si propone di simulare, per quanto possibile, una situazione reale, allo scopo di far conoscere ai partecipanti, attraverso l’esperienza pratica, le relazioni che si stabiliscono in un’attività caratterizzata da un’ importante processo di comunicazione.

76 OBIETTIVI Sviluppare le capacità di comunicare e gestire le relazioni interpersonali; Migliorare le capacità di ascolto e di comprensione dei punti di vista degli altri; Saper osservare e analizzare i comportamenti altrui; Sviluppare la capacità di mediazione; Produrre strategie per affrontare situazioni reali complesse.

77 Brainstorming

78 BRAIN STORMING Tecnica che tende a sollecitare proposte ed approfondimenti su tematiche prescelte che sono di maggiore interesse Tecnica creativa per raccogliere il maggior numero di idee nel minor tempo possibile; Ricerca di definizioni, concetti, idee, immagini e obiettivi comuni; Libera espressione di tutti; Divieto di contraddittorio e di critica.

79 Parole utili per “Brainstorming” Cosa vi viene in mente se dico:
Gruppo Aiutare Empowerment Empatia Ecc.

80 Brainstorming DOPPIO Si utilizzano due parole che abbiano delle considerazioni comuni Esempio dolcezza amore

81 RUOLO DELL’OPERATORE NELLE ATTVITA’ DI GRUPPO
ha il ruolo di moderatore/facilitatore: egli aiuta a mettere insieme pensieri ed emozioni, evidenzia i punti chiave ed esorta la riflessione. Conduce il dialogo senza giudicare. N.B: invece delle parole si possono usare foto, spezzone breve di video, ecc.

82 … L’UNICO MODO DI FARE UN OTTIMO LAVORO E’ AMARE QUELLO CHE FAI…
( s. jobs)

83 GRAZIE PER L’ATTENZIONE
LA PARTECIPAZIONE


Scaricare ppt "PRIMA PARTE METODOLOGIA GENERALE METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE"

Presentazioni simili


Annunci Google