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GESTIONE COLONIE GATTI RANDAGI

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Presentazione sul tema: "GESTIONE COLONIE GATTI RANDAGI"— Transcript della presentazione:

1 GESTIONE COLONIE GATTI RANDAGI
DALLA STERILIZZAZIONE ALL’ASSISTENZA

2 DALLA STERILIZZAZIONE ALL’ASSISTENZA
Le problematiche sanitarie legate alla presenza di gatti in città sono molteplici e non sempre inquadrate dalla norma. Come è noto, la legge 281/91 fa riferimento alla sterilizzazione, ma questa impostazione ha evidenti limiti: è difficile, infatti, limitare lìintervento sanitario al solo controllo demografico e ignorare la domanda di intervento in termini di assistenza, deludendo le aspettative dell’utenza, che ritiene che qualcuno debba comunque occuparsi del gatto investito o febbricitante e immobile per strada.

3 DALLA STERILIZZAZIONE ALL’ASSISTENZA
Dare assistenza sanitaria ai gatti randagi richiede risorse, competenze tecniche e la disponibilità di una struttura di ricovero. L’assenza di anagrafe costringe poi a considerare comunque “randagi” i soggetti rinvenuti nel territorio, dunque senza proprietario su cui riversare i costi, che inevitabilmente ricadono sull’amministrazione comunale.

4 DALLA STERILIZZAZIONE ALL’ASSISTENZA
Risulta dunque molto difficile valutare tale attività dal punto di vista della appropriatezza della prestazione sanitaria: sia per i costi, che per la difficoltà di piena “restitutio ad integrum”di soggetti spesso catturati in presenza di malattia conclamata. Le caratteristiche comportamentali del gatto randagio sono tali poi da rendere possibile la cattura solo di animali in cattivo stato di salute: trattandosi di soggetti spesso in condizioni estremamente precarie, questo spiega l’alto tasso di mortalità in questi soggetti.

5 DALLA STERILIZZAZIONE ALL’ASSISTENZA
A partire dal , oltre i gatti catturati per le sterilizzazioni, sono stati catturati un numero sempre crescente di gatti ammalati o traumatizzati, che sono stati avviati alle strutture di ricovero Comunali o delle Associazioni animaliste, per essere curati e, possibilmente, reimmessi sul territorio.

6 LE PATOLOGIE PIU' FREQUENTI
Anno 2004 Colonie di gatti censite nella Zona Territoriale N° Totale gatti censiti N° Numero soggetti sterilizzati N° Gatti catturati perchè malati N° Gatti curati reimmessi nella colonia di origine N° Gatti curati non reimmessi N° Perchè deceduti n° Perchè non in grado di condurre vita autonoma n° 2

7 LE PATOLOGIE PIU' FREQUENTI
Gastroenterite infettiva Patologie respiratorie Otite parassitaria Coccidiosi Ascaridiosi Micosi Teniasi Peritonite infettiva felina Leucemia Felina Immunodeficienza infettiva felina (FIV) Sindromi urologiche (FUS) Insufficienza renale Neoplasie Traumi (fratture, ernie traumatiche, ferite) Morsi di altri animali (ferite penetranti, ascessi)

8 LE PATOLOGIE PIU' FREQUENTI
In un anno (da giugno 2004 a maggio 2005) sono stati richiesti a questo Servizio n° 88 interventi solo nel Comune di Ancona per gatti feriti o ammalati rinvenuti nel territorio. Tali animali sono stati avviati alla struttura Comunale di Bolignano per essere curati e, nella maggioranza dei casi reimmessi nel territorio una volta guariti.

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10 ZOONOSI

11 ZOONOSI Le zoonosi sono le malattie del gatto che possono essere trasmesse all'uomo. E' molto importante conoscere queste malattie per evitarle e per evitare facili allarmismi verso altre patologie che non possono essere trasmesse. Tra queste ultime vanno citate la FIV (Immunodeficienza Felina Virale) e la FeLV (Leucemia Felina Virale). Benchè siano malattie causate da retrovirus molto simili a quelli umani sono malattie sicuramente non trasmissibili all'uomo.

12 ZOONOSI La trasmissione di una malattia generalmente richiede il contatto tra persone recettive ed animale malato o più precisamente con i suoi secreti nasali, oculari, saliva e feci il cui contatto si può evitare con semplici norme di buona igiene. Naturalmente le persone che hanno patologie al sistema immunitario devono essere sempre molto rigide nel rispetto delle norme igieniche indipendentemente dalla salute del gatto. Chi accudisce i gatti randagi è più facilmente esposto al rischio di contrarre malattie zoonosiche. Alcuni cittadini hanno la “fobia” nei confronti di gatti randagi, in quanto credono erroneamente che facilmente essi siano veicolo di malattie infettive.

13 LE ZOONOSI DEL GATTO Le malattie zoonosiche che possono più frequentemente essere trasmesse dal gatto sono: Clamidiosi Micosi (Tigna) Malattia da morso (Pasteurella e tetano) Malattia da graffio (Bartonella) Toxoplasmosi Rabbia Enterite da Campylobacter Cheyletiella Salmonella Malattia di Lyme Larva migrans Tularemia

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15 LA CLAMIDIOSI Questa malattia è causata da un microrganismo, la Clamydia psittaci, che dal punto di vista biologico è a metà tra un grosso virus ed un batterio semplice. La trasmissione avviene con il contatto diretto (sternuti) poiché essendo "delicate", le clamidie permangono molto poco nell'ambiente. Colpisce le vie respiratorie e le mucose congiuntivali con una caratteristica: prima viene colpito un solo occhio e solo dopo alcuni giorni viene colpito l'altro. I sintomi respiratori non sono mai gravi, se si escludono le complicanze batteriche e si manifestano con sternuti, scoli nasali e congiuntivali.

16 LA CLAMIDIOSI Per prevenire tale malattia esiste un vaccino che, anche se non ha un efficacia del 100%, permette il più delle volte ai soggetti colpiti di fare una malattia in forma lieve e di breve durata.

17 LA CLAMIDIOSI Questa malattia fortunatamente non è molto frequente, (5 - 10% di tutte le infezioni respiratorie del gatto) ma purtroppo può essere trasmessa all'uomo dando non gravi ma noiose congiuntiviti monolaterali. A tal motivo si consiglia, se si ha in casa un gatto con una congiuntivite, mono o bilaterale, di consultare subito il proprio veterinario e di evitare di venire a contatto con il secreto oculo-nasale del gatto malato.

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19 LA TOXOPLASMOSI La toxoplasmosi è una malattia data da un protozoo (essere unicellulare) parassita: il Toxoplasma gondii. Questa malattia è detta zoonosi perché può essere trasmessa anche all'uomo ma anche se l'infezione è da considerare un evento comune i sintomi clinici sono relativamente rari mentre nel gatto questa infezione ha un andamento sempre benigno.

20 LA TOXOPLASMOSI Per il toxoplasma, il gatto è l'unico animale definito come "ospite definitivo" cioè in cui può fare tutto il ciclo biologico da cui infettare altri animali o l’uomo una volta eliminato con le feci. In tutti gli altri animali, compresi i piccoli roditori, fa solo parte del ciclo biologico che verrà concluso con l’ingestione del parassita con le prede da parte dei gatti. Con l'ingestione di di piccole prede infestate a livello muscolare, come uccelli, topi ecc. da parte dei gatti, inizia il ciclo biologico del toxoplasma: esso moltiplica nell'intestino per alcuni giorni, senza dare alcun sintomo al gatto, il quale quindi elimina con le feci moltissime forme infettanti (oocisti) nell'ambiente.

21 LA TOXOPLASMOSI Dopo un breve periodo (massimo 15 giorni) i gatti in buone condizioni di salute smettono di eliminare le oocisti e sviluppano una immunità che non permette successive infezioni e quindi eliminazioni con le feci. Una volta ingeriti da tutti gli animali, compreso anche l'uomo ma raramente nel gatto, alcuni parassiti oltrepassano l'intestino incistandosi nei muscoli rendendosi disponibile per il gatto nelle piccole prede chiudendo così il ciclo biologico del Toxoplasma.

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23 LA TOXOPLASMOSI NELL'UOMO
Si è valutato che dal 30 al 50 per cento della popolazione umana è stato infettato con il toxoplasma e ospita la forma cistica, clinicamente silente. La forma incistata è importante perché, eventualmente, può produrre la malattia in pazienti immunologicamente compromessi. Nei paesi industrializzati la trasmissione all'uomo è forse dovuta all' assunzione di carni infette troppo poco cotte, particolarmente ovine e suine (in molte aree del mondo circa il 10 per cento dei prodotti ovini e il 25 per cento di quelli suini contengono cisti di toxoplasma). L'organismo può essere talvolta presente in qualche prodotto lattiero non pastorizzato quale il latte di capra.

24 LA TOXOPLASMOSI NELL'UOMO
L'infezione congenita nell'uomo merita la massima attenzione. Circa un terzo e fino alla metà dei bambini nati da madri che hanno contratto il toxoplasma durante la gravidanza sono infetti. In generale, l'infezione da toxoplasma è meno frequente (ma la malattia è più grave) se l'infezione materna si verifica durante i primi tre mesi di gravidanza. Fra gli individui che presentano sintomi, questi possono comparire alla nascita, oppure anche dopo settimane, mesi o anche anni: la maggior parte dei casi clinici che insorgono alla pubertà, per esempio, sono il risultato di infezioni congenite, piuttosto che di infezioni recenti.

25 LA TOXOPLASMOSI NELL'UOMO
Le manifestazioni cliniche più comuni in questi pazienti sono: disturbi oculari e del sistema nervoso centrale, sordità, febbre, ittero, rash e affezioni respiratorie, in combinazioni variabili. Nelle persone compromesse immunologicamente -sottoposte a terapia immunosoppressiva (p.es. per tumori o trapianto di organi) o con malattie con immunodeficienza quali l'AIDS- i sintomi più caratteristici sono: ingrossamento dei linfonodi, disturbi oculari e del sistema nervoso centrale, malattie respiratorie e cardiache.

26 LA TOXOPLASMOSI NEI GATTI RANDAGI
Nel corso dell'anno 1999, il nostro Servizio Veterinario ha condotto un indagine sulla diffusione dell'infezione da Toxoplasma nelle colonie di gatti randagi. E' stata presa in considerazione una popolazione di 835 gatti suddivisi in 60 colonie: da questi è stato effettuato un prelievo di sangue in 288 soggetti , che provenivano sia da colonie di zone urbane che di zone rurali.

27 LA TOXOPLASMOSI NEI GATTI RANDAGI
Sono state riscontrate positività sierologiche significative su 57 soggetti testati, che corrispondono al 19,79%. La presenza di un titolo anticorpale positivo è solo indice di esposizione dell'animale al microrganismo, ma non di malattia recente o ancora in atto.

28 LA TOXOPLASMOSI NEI GATTI RANDAGI
Si sono riscontrate positività elevate soprattutto in colonie feline di zone rurali (Paterno di Ancona, C.da Colonne di Agugliano, Via Fontebella di Montemarciano), ma anche di certe zone urbane (via Maratta di Ancona, Via Marconi di Falconara). Infatti i soggetti delle zone rurali si infettano tramite la predazione di piccoli mammiferi (roditori, ecc.), mentre nelle zone urbane assume importanza l'offerta con l'alimentazione di residui di macelleria non trattati con la cottura.

29 IL PERICOLO DI INFESTAZIONE PER CHI ACCUDISCE GATTI RANDAGI
Essendo l'infezione piuttosto diffusa nelle colonie di gatti randagi e non essendo possibile adottare la precauzioni che si possono utilizzare per i gatti di casa (utilizzare solo cibi cotti o inscatolati, evitare l'accesso ai rifiuti, evitare l'ingestione di piccole prede), chi accudisce colonie di gatti randagi può piùfacilmente di altre persone contrarre l'infezione.

30 MISURE PREVENTIVE L'accesso alla spazzatura dovrebbe essere impedito con adatti coperchi ai recipienti. Evitare il contatto con il suolo potenzialmente contaminato, o indossare guanti di gomma durante il contatto, poi lavare le mani accuratamente e vigorosamente con acqua e sapone. Coprire i terreni dei giochi per bambini, per evitare contaminazini da parte dei gatti. Una donna gravida (o che pensa di divenirlo) deve ridurre al minimo l'esposizione al toxoplasma, evitando il più possibile il contatto con i gatti randagi (perché pelo e zampe possono essere contaminate con oocisti, trasmissibili per contatto mano-bocca), oltre ad evitare di mangiare carne non ben cotta, verdura non ben lavata e latticini non pasteurizzati.

31 SARA' AMICIZIA?

32 BARTONELLOSI La malattia da graffio del gatto (Bartonellosi o Cat Scratch Disease - CSD) è una zoonosi emergente ed ubiquitaria segnalata per la prima volta nell’uomo nel 1931 ma la cui eziologia è stata definitivamente chiarita solo agli inizi degli anni ‘90. La Bartonellosi può essere definita come una "linforeticolosi da inoculazione, caratterizzata da forme locali (cutanee e linfonodali anche a carattere suppurativo), solitamente benigna, talora complicata da forme sistemiche a carattere granulomatoso particolarmente severe in pazienti iimmunocompromessi.

33 BARTONELLOSI L'agente responsabile dell'infezione è la Bartonella henselae, un battere della famiglia delle Ricketsie. Un ruolo centrale nella diffusione dell’infezione all’interno della popolazione felina, nonché nella trasmissione all'uomo, è svolto dalla pulce del gatto. Ad essa infatti viene attribuita la maggior responsabilità delle elevate prevalenze di gatti batteriemici all’interno delle singole colonie in ragione del fatto che il parassita è in grado, attraverso l’assunzione del pasto di sangue, di trasmettere l’infezione agli altri gatti oltre alla possibilità di mantenere, se non addirittura replicare il germe al suo interno.

34 BARTONELLOSI La trasmissione da gatto a gatto avviene attraverso l'ingestione di pulci che precedentemente hanno fatto un pasto di sangue in un gatto con batteriemia attiva (moltiplicazione del battere nel sangue in soggetti per lo più debilitati).

35 BARTONELLOSI Sempre le pulci sono il veicolo di trasmissione del germe all'uomo: infatti, le feci delle pulci che hanno succhiato il sangue da gatti infetti contengono molti germi e, in stato polverulento possono contaminare le unghie e la bocca dello stesso gatto, complicando banali graffi o morsi inferti alla persona.

36 BARTONELLOSI Il gatto di solito non manifesta alcun sintomo di malattia ed appare come tipico reservoir dell'infezione potendo albergare Bartonella henselae per parecchi mesi o anni nel torrente circolatorio in completa assenza di sintomi clinici; sono stati tuttavia descritti quadri di linfoadenite in soggetti batteriemici.

37 BARTONELLOSI Da 3 a 10 giorni dopo il contatto con l'animale, nel punto di inoculazione compare una lesione cutanea pustolosa, papulosa o vescicolosa, che può persistere per giorni o settimane, guarendo senza lasciare cicatrici. Il segno clinico dominante è l'adenopatia di un singolo linfonodo regionale, che compare di solito entro 2 settimane dal graffio. Più dell'80% dei linfonodi interessati sono localizzati al capo, al collo ed agli arti inferiori; hanno un diametro di 1-5 centimetri ed appaiono arrossati e dolenti.

38 BARTONELLOSI Sebbene il 10-20% dei linfonodi interessati progredisca verso la suppurazione, la maggior parte regredisce entro 2-6 mesi. Febbricola, malessere, cefalea, anoressia, mal di gola ed artralgie possono far confondere tale malattia con la mononucleosi infettiva. In soggetti immunodepressi sipossono avere forme più gravi, con interessamento oculare ed encefalopatia

39 BARTONELLOSI La diagnosi è principalmente clinica e si fonda sulla presenza dell’adenopatia e della lesione primaria da inoculo sulle estremità, sul collo o sul capo, in concomitanza con un contatto recente con gatti. La diagnosi di laboratorio si basa essenzialmente sull’esame diretto del materiale bioptico linfonodale (con il metodo dell’impregnazione argentica di Warthin-Starry), sull’emocoltura, sui test sierologici, come EIA (enzyme immunoassay) e IFA (immunofluorescence assay) e sui metodi molecolari, come la PCR.

40 BARTONELLOSI La diagnosi differenziale si pone con infezioni micobatteriche tipiche o atipiche, tularemia, brucellosi, sifilide, linfogranuloma venereo, sporotricosi, istoplasmosi, toxoplasmosi, adenite neoplastica, cisti bronchiali. La terapia è principalmente sintomatica poiché la malattia, di solito, regredisce spontaneamente entro 2-6 mesi. E' chiaro che i gatti randagi sono i più incriminati nella trasmissione della malattia e gattari e veterinari sono i soggetti più esposti all'infezione.

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