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Alcuni metodi e sussidi

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Presentazione sul tema: "Alcuni metodi e sussidi"— Transcript della presentazione:

1 Alcuni metodi e sussidi
Campagne informative (articoli di stampa, spot televisivi, radiofonici, manifesti, depliant) Mostre Opuscoli Conferenze Lezioni Lavoro di gruppo Role playing (o simulate)

2 Alcuni metodi e sussidi
Brainstorming Focus group Metaplan Giochi psicologici ( per es. gioco di autopresentazione, delle coppie, della metafora di sé) Analisi dei casi Metodo autobiografico – la narrazione di sé Storie di vita

3 Alcuni strumenti Schede di rilevazione Bagaglio Sequenze filmiche
Letture Materiale strutturato e semi strutturato di guida alla riflessione personale e collettiva

4 IL BRAINSTORMING “Tempesta di cervello”, è un’attività che permette di raccogliere le idee attorno ad un determinato argomento, così come vengono nella mente del singolo o del gruppo n libera associazione; Tale attività definita anche riunione di creatività (Serraf, 1990) fu eleborata nel 1939 e successivamente diffusa a partire dal 1953 da Osborne.

5 IL BRAINSTORMING E’ una metodologia attiva che trova il suo fondamento nella teoria dell’associazione di idee per contiguità, somiglianza, contrasto.

6 È UNO STRUMENTO CHE aiuta i processi associativi; libera e facilita l’espressione di gruppo; agevola il conduttore del gruppo nell’individuare le preconoscenze e i sistemi cognitivi dei membri del gruppo stesso

7 SI BASA SU POCHE REGOLE CHE DEVONO ESSERE CHIARAMENTE ESPLICITATE PRIMA DELL’INIZIO DELL’ATTIVITÀ:
1. raccogliere il massimo numero possibile di idee, a tale scopo il clima deve facilitare la costruzione e la produzione-invenzione 2. è vietata qualsiasi critica: no a commenti e giudizi 3. accogliere ogni idea, anche quelle più strane e stravaganti che talvolta sono quelle che offrono stimolo a nuove situazioni 4. è ben accolta la combinazione e/o la trasformazione delle idee degli altri.

8 IL BRAINSTORMIG Tutte le volte in cui può essere utile dare un’occasione creativa ad un progetto collaborativo. Ad esempio nel trovare un nome adatto al gruppo, ad un laboratorio, ad un progetto… Quando durante l’avvio di un’attività o di una riunione di gruppo, vogliamo fare una rapida ricognizione delle preconoscenze dei partecipanti sull’argomento che andremo a trattare.

9 CARATTERISTICHE DEL GRUPPO
il gruppo per il brainstorming non dovrebbe avere un numero inferiore a 6 elementi e superiore a 12; eterogeneo per genere, per abilità e competenze, e se possibile per età.

10 MATERIALE DI SUPPORTO DURATA DELL’ATTIVITÀ
Lavagna o tabellone per annotare tutte le idee DURATA DELL’ATTIVITÀ Al massimo 40 minuti: 20 minuti per la prima fase 20 minuti per la seconda fase

11 FASI DI LAVORO FASE PRELIMINARE: (preparazione) definizione dell’oggetto del brainstorming; PRIMA FASE: (produzione) il conduttore invita il gruppo a produrre nel minor tempo possibile il maggior numero possibile di idee attorno all’argomento stabilito usando brevi frasi o parole; SECONDA FASE: (analisi e decisione) il gruppo rilegge le idee, le ordina, elimina quelle meno interessanti, le combina, le scrive su un cartellone. Rilegge e riesamina ancora fino ad arrivare ad una scelta condivisa di quelle migliori o ritenute più efficaci.

12 IL FOCUS GROUP o “intervista di gruppo”
È un metodo di ricerca qualitativo basato sulla discussione di un gruppo guidata da un facilitatore e focalizzata su un determinato argomento allo scopo di raccogliere informazioni utili al lavoro di ricerca; Fu introdotto come metodo di ricerca dal sociologo americano Robert Merton con il suo libro The Focused Interview (1954); .

13 Caratteristiche del gruppo
Un gruppo di persone che variano da un minimo di 4 ad un massimo di 12/15

14 IL FOCUS GROUP Sono coinvolti diversi attori:
Il committente commissiona la ricerca allo scopo di risolvere un problema Il gruppo di ricerca pianifica e realizza l’attività I partecipanti discutono la tematica oggetto di ricerca. Vengono scelti in base all’obiettivo della ricerca Il moderatore modera la discussione. Il moderatore ha un ruolo centrale nell’attività dei dati che vengono raccolti e generalmente è impegnato anche nella fase di pianificazione della ricerca. Egli deve avere un’ottima conoscenza dell’argomento oggetto della discussione, deve essere molto chiaro nel porre le domande, conoscere le caratteristiche dei vari partecipanti, saper condurre il gruppo, moderare la discussione nel caso assumesse toni troppo accesi.

15 IL FOCUS GROUP Lo scopo del focus group è quello di raccogliere le opinioni di tutti e non quello di ottenere il consenso attorno ad un determinato argomento

16 IL FOCUS GROUP È caratterizzato da:
presenza del moderatore che conduce la discussione; registrazione della conversazione; omogeneità del gruppo nei confronti di alcuni parametri in particolare; scelta dei partecipanti da parte del ricercatore in base agli scopi della ricerca.

17 IL FOCUS GROUP Non deve essere usato quando:
la ricerca mira ad ottenere dati di tipo quantitativo si vogliono rilevare nuove idee, nuove tendenze (meglio usare un brainstorming) i partecipanti non si sentirebbero a loro agio o non liberi di esprimersi 17

18 IL FOCUS GROUP È un metodo molto flessibile
può essere usato anche con i bambini dai 5 anni in su permette di recuperare velocemente informazioni che rispecchiano la realtà e di farlo a costi relativamente bassi permette di avere informazioni sul comportamento non verbale dei partecipanti (postura, gesti, ecc.) capendo se stanno dicendo la verità 18

19 IL FOCUS GROUP Ha anche degli svantaggi e presenta delle difficoltà nella sua realizzazione: 1. talvolta la discussione non ha una struttura logica e sequenziale perché i partecipanti passano da un discorso all’altro 2. spesso è difficile reclutare i partecipanti 3. i risultati non sono generalizzabili talvolta si riscontra anche una sorta di conformismo nelle opinioni espresse 19

20 IL FOCUS GROUP Durante la discussione è importante anche garantire la tutela della privacy: dei partecipanti, che vengono identificati solo con nome di battesimo o con pseudonimo del committente; sapere chi ha richiesto la ricerca potrebbe influenzare le opinioni espresse dai partecipanti 20

21 IL FOCUS GROUP È molto usato in ambito formativo:
per capire cosa pensano i dipendenti in merito ad una determinata procedura di lavoro, o quali sono le loro conoscenze e competenze; spesso precede o segue un corso di formazione per comprendere il grado di accettazione o applicazione di un nuovo metodo di lavoro da parte del personale per comprendere i rapporti fra le persone nelle organizzazioni, la soddisfazione sul lavoro, lo stress e altri aspetti 21

22 IL FOCUS GROUP È molto usato nelle ricerche di mercato, permette di capire le opinioni della popolazione su un determinato prodotto o sull’azienda produttrice 22

23 IL METAPLAN Permette di stimolare la discussione e la collaborazione e la collaborazione tra i partecipanti; attiva un confronto tra le persone che inizialmente esprimono le loro opinioni in modo autonomo e anonimo e poi le condividono e discutono in gruppo.

24 Per il metaplan sono necessari:
Supporto morbido su cui applicare un cartellone e su cui poter usare le puntine; vari cartoncini colorati di misura e forma diversa, su cui poter scrivere brevi frasi; pennarelli; puntine da disegno.

25 Come si realizza? L’attività inizia con un quesito posto dal formatore che propone l’argomento su cui lavorare; Un esempio di domanda può essere: quali sono le mie aspettative su questo percorso di formazione? La domanda viene riportata come titolo del cartellone fissato sul supporto; Ad ogni partecipante viene consegnato un cartoncino colorato e un pennarello con cui scrivere; Il formatore lascia alcuni minuti per scrivere la risposta e si chiede di farlo in forma anonima; I cartoncini raccolti vengono letti a voce alta Dopo aver letto ogni cartoncino il conduttore chiede aiuto e partecipazione al gruppo per suddividere i cartoncini in categorie raggruppando le risposte che hanno significato simile o lo stesso contenuto; In base a tali criteri i cartoncini vengono posti su un cartellone; Al termine della discussione, il formatore, cerchia con un pennarello i cartoncini di uno stesso gruppo per meglio distinguere la categoria e vi appone con un cartoncino il nome scelto insieme; Le categorie servono per costruire la frase che definisce l’obiettivo del contratto d’aula oppure una definizione alla quale si vuole giungere in gruppo.

26 Il metaplan si realizza in 2 fasi:
una individuale in cui il partecipante da la propria risposta al quesito posto; la seconda richiede il confronto delle proprie risposte con quelle degli altri e la partecipazione di tutti per negoziare il modo di raggruppare le categorie e per costruire una frase obiettivo condivisa.

27 Il metaplan è importante perché:
Consente di attivare i partecipanti e agevolare il confronto rispetto a determinati argomenti; Facilitare l’apprendimento delle parti teoriche; Permette il passaggio da un gruppo di individui in interazione ad un gruppo di lavoro

28 Vantaggi 1 ognuno è presente con il suo pensiero attraverso le risposte date 2 ogni partecipante sente rappresentato il suo pensiero e ciò favorisce la motivazione 3 ognuno nel rispondere alle domande si trova a poter riflettere sui propri bisogni, a pensare attivamente al problema posto e a cercare un modo chiaro per descriverlo agli altri mettendo già da subito in gioco le sue doti comunicative

29 Alla fine giunti ad una decisione comune si può chiedere ai partecipanti come intendono impegnarsi per raggiungere l’obiettivo. Questo permette di considerare il percorso non come qualcosa di dato dal formatore ma come un percorso di cambiamento costruito insieme.

30 GIOCHI PSICOLOGICI I giochi permettono di relazionarsi più facilmente e di vivere le emozioni in un contesto protetto e piacevole; permettono di misurarsi con le proprie capacità ma anche con i propri limiti in un clima di assenza di giudizio che riduce il disagio e le frustrazioni legate ad errori: “tanto è un gioco”; sono utili e necessari strumenti di sviluppo dell’apprendimento poiché attivano e favoriscono la comprensione delle proposte teoriche; offre la possibilità di costruire una simulazione della realtà che permette di sperimentarsi. Lo spazio del gioco è una palestra dove le relazioni vengono agite in un clima caldo e accogliente che facilita la spontaneità.

31 LO STUDIO E L’ANALISI DI CASI
“In genere consiste in una esposizione scritta di un fatto reale o verosimile, come stimolo ad un esercizio di analisi delle cause, degli elementi di rilievo, delle decisioni da prendere. Metodologia didattica attiva che consiste nell’analizzare situazioni e problemi complessi, presentati attraverso un racconto, la lettura di un articolo, un filmato che viene consegnato ai sottogruppi, i quali promuoveranno un’analisi, una diagnosi e una presa di decisione attivabile per la risoluzione degli stessi.

32 FASI presentazione della tecnica, del caso e degli obiettivi (lettura individuale e/o eventuale lettura collettiva oppure ascolto del testimone); si dà la possibilità di alcune domande integrative; si procede all’analisi; si procede alla raccolta – registrazione delle ipotesi solutive emergenti; selezione di una soluzione o di una gamma di soluzioni condivise; eventuale presentazione in plenaria e discussione finale.

33 STUDIO E ANALISI DI CASI
SPAZI Aula per la presentazione e per la discussione in plenaria; Salette per la discussione e confronto nei gruppi. TEMPI Presentazione 5-10 min. Lettura individuale 5-30 min. Discussione in gruppi min. Discussione in plenaria min.

34 Il ROLE PLAYING Tecnica molto diffusa che deriva dallo psicodramma, metodo terapeutico inventato da Jacob Moreno, psichiatra e sociologo rumeno, alla fine della Prima guerra mondiale allo scopo di “mettere in scena” a scopi terapeutici i problemi personali dell’attore, recitandoli in una sorta di Commedia dell’Arte priva di un canovaccio prestabilito. Il role playing è una tecnica di drammatizzazione di comportamenti di ruolo sociali o organizzativi espressa attraverso una simulazione di situazioni reali, con un fine di formazione o di presa di coscienza di problemi relazionali. Prevede la presenza di un conduttore/formatore, di uno o più attori e di altre persone che fungono da osservatori.

35 Psicodramma e role playing
Psicodramma: permette l’emersione di un vissuto emotivo intenso che appartiene alla psicoterapia e non alla formazione e/o educazione. Il soggetto mette in scena delle situazioni reali storiche o traumatiche della sua vita. Il protagonista mette in scena il proprio mondo interiore. Nel role playing vengono proposte situazioni sociali e professionali tipiche, al fine di prendere coscienza delle molteplici variabili implicate nelle relazioni interpersonali ed elaborare nuovi comportamenti. Non esiste un protagonista, ma una focalizzazione su uno o più ruoli sui quali verterà l’attenzione degli attori e degli osservatori e che diventerà oggetto del debriefing (fase di analisi e rielaborazione dell’esperienza).

36 Esplorazione e rielaborazione terapeutica del proprio vissuto
Lo psicodramma Esplorazione e rielaborazione terapeutica del proprio vissuto Il role playing Acquisizione competenze relazionali connesse a un profilo

37 Il role playing Si tratta di una tecnica di assunzione di ruoli sociali con relativi comportamenti e atteggiamenti ad essi connessi usata al fine di favorire una possibile presa di coscienza delle diverse problematiche implicate nelle relazioni interpersonali. Tali problematiche saranno poi oggetto di analisi, discussione e rielaborazione guidata dal conduttore/formatore.

38 Come si realizza? I partecipanti vengono suddivisi in due gruppi;
Ad un gruppo si consegna una scheda di osservazione della comunicazione verbale e all’altro quello della comunicazione non verbale. I due gruppi ora definiti verbale e non verbale, vengono suddivisi in due sottogruppi di osservazione. Il primo sottogruppo, composto da persone del gruppo verbale e da persone del gruppo non verbale, osserverà il soggetto A, mentre il secondo sottogruppo osserverà il soggetto B; A e B sono gli attori delle simulate. Ad ogni gruppo vengono lasciati 5-10 minuti per leggere le schede e familiarizzare con i contenuti da osservare.

39 Non sono ammessi giudizi sul comportamento degli attori e interferenze durante la simulata; ogni osservatore deve limitarsi a segnare sulla propria scheda ogni osservazione o domanda di rilievo. Il formatore con i volontari esce dalla stanza e spiega separatamente il contesto di simulata degli attori. Alla fine di ogni simulata, gli attori vengono ringraziati della loro partecipazione e invitati a commentare l’esperienza. Tutto il lavoro viene videoregistrato e i filmati verranno analizzati in un incontro successivo. Alla fine del role playing i due gruppi si riuniscono per lavorare e confrontarsi.

40 Altre indicazioni… Importante è sottolineare che il conduttore deve aver ben chiari gli obiettivi formativi che si prefigge di raggiungere e, sulla base di questi, pianificare e organizzare l’attività. Inoltre egli deve ricordare che le consegne devono essere precise, ma che il risultato è sempre inedito.

41 In particolare il conduttore dovrà:
pensare ai tempi di ogni singola fase (rappresentazione/osservazione, socializzazione, discussione finale); descrivere in modo sintetico la vicenda che deve essere simulata (dove accade la vicenda? Quando? A chi? Che rapporti ci sono fra le persone? Di che cosa si tratta?); esplicitare le caratteristiche e i compiti degli attori (insegnante, poliziotto, ecc..; età, sesso, carattere; ruoli specifici da svolgere); assegnare i diversi ruoli ai protagonisti, preferibilmente in modo casuale, chiedendo volontari per il ruolo degli attori allo scopo di prevenire eventuali legittime diffidenze o timori; assegnare il compito di osservatori agli altri membri pregandoli di osservare in assoluto silenzio il verbale, il para verbale ( tono della voce, ritmo, volume), il non verbale (mimica, gestualità, modo di muoversi, di camminare, di utilizzare lo spazio); predisporre delle griglie di osservazione da consegnare agli osservatori. condurre il debriefing allo scopo di aiutare gli attori e gli osservatori a rievocare e rielaborare l’esperienza vissuta durante l’attività

42 Gli obiettivi Diversi sono gli obiettivi riferiti alle competenze dell’area relazionale che il formatore può individuare e cercare di raggiungere attraverso il role playing. A titolo esemplificativo si propongono i seguenti[1]: ascoltare attivamente comunicare verbalmente e non verbalmente comunicare per iscritto comunicare nei gruppi negoziare persuadere favorire la creazione di reti relazionali lavorare in team gestire il lavoro di team sviluppare soluzioni creative sperimentare problem solving attivare strategie di ricerca di informazioni [1]F. Boccola, Il role playing, progettazione e gestione, Carocci Faber, Roma 2004

43 Il debriefing Durante la socializzazione e il debriefing chiedere agli attori come si sono sentiti e agli osservatori cosa hanno osservato. Il formatore cercherà di stimolare la condivisione delle varie osservazioni (verbali e non verbali) e delle sensazioni vissute dagli attori allo scopo di avviare i partecipanti ad un processo sistemico di autoriflessione sul role playing; poi solleciterà la generalizzazione per andare dall’esperienza individuale verso applicazioni e connessioni più ampie. Si chiede al gruppo di metter a fuoco cosa si è imparato dell’esperienza, concetti e principi in merito all’obiettivo iniziale.

44 IL METODO AUTOBIOGRAFICO Da L. Formenti, La formazione autobiografica
È un metodo pedagogico che ha come obiettivo il cogliere la soggettività, la vitalità, l’unicità dell’individuo, dell’adulto in particolare, e le sue traiettorie di apprendimento e di trasformazione, di espressione di sé, di attribuzione di senso del proprio agire.

45 Il metodo autobiografico
È un metodo che può esprimersi in molti modi: attraverso la narrazione spontanea o suscitata, continuativa o occasionale, per sé o per gli altri, fatta di eventi significativi o nel corso di una vita intera.

46 Il metodo autobiografico
È la descrizione nel “qui ed ora” del proprio sé attraverso la narrazione. Promuove processi di apprendimento intrinseci, auto-generati. Favorisce circolarità e reciprocità costruttiva tra ricerca e formazione, tra processi di costruzione di senso ed esperienza di vita vissuta.

47 Il metodo autobiografico
Esprime fiducia nelle competenze dei soggetti, fiducia nell’uomo e nell’umanità.

48 Il metodo autobiografico
Ha radici antiche: dalle Confessioni di Sant’Agostino, passando per Petrarca (Secretum), Vico (Vita scritta da lui medesimo), Vittorio Alfieri (Vita scritta da esso) e dai grandi romanzieri dell’ ‘800 e ‘900: Tolstoj, Joyce, Proust, Sartre.

49 In Italia l’approccio autobiografico viene rielaborato da Duccio Demetrio e il gruppo “Condizione adulta e processi formativi” dell’Università degli Studi di Milano, sviluppando e approfondendo la metodologia fino a fondare la “Libera Università dell’Autobiografia” ad Anghiari, in Toscana.

50 Raccontarsi Ripercorri la tua vita individuando i momenti positivi
che rappresentano i punti di riferimento della tua identità: Infanzia Fanciullezza Adolescenza Giovinezza Età adulta Luoghi Persone Situazioni Pensieri Sentimenti

51 Raccontarsi La proposta così strutturata, costituisce uno strumento in grado di facilitare anche chi non ha dimestichezza con lo scrivere; essa agevola la costruzione di una semplice traccia, su cui eventualmente intervenire, in momenti successivi, più in profondità e con maggiore estensione con una scrittura ricca ed articolata.

52 LE STORIE DI VITA Le storie, facendo da specchio, offrono ulteriori elementi per guardare in modo rinnovato alla propria storia e fornire spunti decisivi, sia in senso generale, per modificare positivamente il proprio angolo visuale e stile di vita, sia in senso specifico, per avventurarsi in un’eventuale scrittura autobiografica

53 IL BAGAGLIO è uno strumento simbolico che presenta numerose potenzialità:
1. Auto-osservazione, nel dover descrivere uno o più elementi positivi riguardo all’incontro ogni partecipante deve decidere tra tutte le attività proposte cosa gli è piaciuto di più e quindi cosa vuole mettere nel proprio bagaglio e portarsi via. Questo permette ad ognuno di osservare il proprio lavoro e la propria partecipazione al percorso e di trovare gli elementi positivi che rendono ragione alla fatica;

54 2. Metafora del contenitore, attraverso la metafora del riempire di volta in volta il bagaglio, il partecipante scopre che il suo impegno attivo può permettergli una crescita che può essere raggiunta attraverso fasi successive;

55 3. Funzione di diario, usare il bagaglio come una sorta di diario per ricordare le tappe principali, i contenuti sviluppati e le riflessioni personali fatte nei diversi momenti;

56 4. Feed-back per il formatore, se ritirato alla fine degli incontri costituisce un utile feed-back. Attraverso l’analisi e la lettura dei bagagli egli può comprendere le relazioni emotive del gruppo e verificare di volta in volta se sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati.


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