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L'Infinito.

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Presentazione sul tema: "L'Infinito."— Transcript della presentazione:

1 L'Infinito

2 L'Infinito Recanati Che testo è? Il linguaggio Il pensiero
Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de l’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare. Il linguaggio Il pensiero Le figure retoriche Romanticismo Opere Le notizie Parafrasi Il tema Ascolta la poesia Il manoscritto Giacomo Leopardi Realizzato da

3 Pensiero di Leopardi Indice
Giacomo Leopardi è uno dei poeti più significativi del Romanticismo e di quell’età esprime tutte le contraddizioni spirituali. Ciò che caratterizza Leopardi è il suo pessimismo, che può essere compreso solo analizzando l’ambiente familiare nel quale è cresciuto e la società in cui ha vissuto gli anni giovanili. Il poeta si forma nel clima oppressivo e freddo della sua casa, dominata da un padre riservato e contrario ad ogni novità e da una madre severa e piena di pregiudizi. Il paese in cui nasce è Recanati che fa parte dello stato pontificio ed è talmente devoto al papà chiuso ad ogni influenza culturale. In questo ambiente l’intelligenza precoce e la grande sensibilità di Leopardi soffrono moltissimo e danno origine alla crisi spirituale, alla depressione, alla noia all’odio verso il “borgo natio” a tal punto che fuori da Recanati immagina un mondo pieno di gioia e speranza. Per questo motivo tenta di fuggire ma inutilmente e dunque si chiude in un tale isolamento, in cui l’unica consolazione è la poesia in cui si manifesta il suo pessimismo. Secondo Leopardi la Natura ha creato l’uomo per la felicità ma l’uomo si è chiuso nell’egoismo, nella vanità e nelle illusioni. Cosi facendo, non si è reso conto che la felicità, il piacere, la gloria a cui aspira sono in una realtà impossibili da raggiungere, perché verranno sempre sconfitti dai limiti della vita, dalla vecchiaia e dalla morte. L’uomo sarà sempre infelice perché il dolore e la sofferenza sono presenti sin dalla nascita e quindi “il buon vivere è meglio del vivere”. Indice

4 Indice

5 La vita Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a Recanati, nelle Marche, regione dello Stato Pontificio, dal conte Monaldo e dalla marchesa Adelaide Antici. Il padre, che in politica è legato al regime assolutistico, in famiglia è autoritario e severo ed esige il rispetto di rigide regole. La madre religiosa in modo ossessivo, si mostra con i figli esigente ed oppressiva. L’infanzia del poeta è, perciò, molto infelice, priva di affetto e di giochi. A nove anni la sua educazione è affidata ad un precettore ed egli si dedica agli studi con straordinaria passione rivelando doti prodigiose. Ben presto è in grado di continuare da solo la propria formazione culturale usando la ricca biblioteca del padre: impara il latino, il greco, l'ebraico, l'inglese e lo spagnolo; ancora giovanissimo scrive numerose opere di erudizione che testimoniano la vastità delle sue conoscenze (a quindici anni ad esempio, scrive una Storia dell’ astronomia). L'impegno nello studio è tale da compromettere la sua già la sua già debole salute: si aggrava la scoliosi che lo rende deforme e una malattia agli occhi per qualche tempo gli impedisce la lettura. Nel 1819, spinto da una grande insofferenza per il suo ambiente familiare e per il soffocante clima culturale di Recanati, progetta di fuggire ma il tentativo non riesce; segue un periodo di grave depressione e di angosciosa solitudine. Finalmente, nel 1822, il padre gli permette di trasferirsi a Roma presso uno zio che intende avviarlo alla carriera ecclesiastica; il soggiorno è però una delusione poiché non trova, come invece sperava,persone di grande cultura e di nobili ideali. Dopo soli sei mesi fa ritorno a Recanati dove rimane fino al 1825 ;poi si trasferisce a Milano, soggiorna a Bologna, Firenze ,Pisa ed infine è costretto dalle difficoltà economiche e da problemi di salute a tornare nella casa paterna. Nel 1830, grazie all'aiuto di un gruppo di amici, si stabilisce a Firenze dove vive l'amore infelice per Fanny Targioni Tozzetti e stringe amicizia con l'esule napoletano Antonio Ranieri. Nel 1833 si trasferisce a Napoli nella speranza che il clima mite possa migliorare le sue condizioni di salute; in quella città muore 1837, confortato solo dall'amico Ranieri e in quella città è sepolto. Indice

6 Il romanticismo Indice IL CONTESTO STORICO-LETTERARIO
Il Romanticismo si sviluppò in Germania tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’‘800 come movimento di reazione all’Illuminismo ed interessò tutti i campi dell’attività umana. Il nome deriva dall’inglese “Romantic”, aggettivo con il quale si poteva indicare una Narrazione fantastica, ambientata in epoca medioevale. Il Romanticismo coincide con gli anni in cui la borghesia si afferma come classe dirigente e toglie il potere ai nobili guidando grandi trasformazioni economiche, culturali e politiche. Negli anni della Rivoluzione Francese, i borghesi conquistano spazi di libertà e di partecipazione politica mai raggiunta in precedenza e dopo la Restaurazione continuano a rappresentare le forze progressiste della società. Sono ancora i borghesi che con la Rivoluzione Industriale, introducano nell’econo-mia le regole del capitalismo: essi diventano proprietari dei mezzi di produzione, decidono le sorti dei mercanti, e spingono l’Europa verso un ammodernamento tecnologico che cambia profondamente la vita della popolazione. Il Romanticismo è un movimento culturale complesso che presenta molte differenze tra un paese europeo e l’altro ma ovunque è caratterizzato da aspetti comuni: - il Sentimento: in opposizione agli illuministi che sostenevano il primato della ragione e identificavano in essa il principio di uguaglianza tra gli uomini, i romantici rivalutavano il sentimento, la passione, l’istinto ed esaltavano la differenza individuale. Essi inoltre riscoprono la potenza creatrice della fantasia e credono che l’intuizione e il sogno possano, più della ragione, penetrare i misteri dell’uomo e del mondo; - l’Inquietudine: i romantici aspirano ad evadere dalla realtà perché la sentano come una prigione che soffoca la potenza creativa dell’io; il contrasto con il mondo reale dà loro un senso continuo di infelicità e un inquietudine che li spinge a cerca re i valori assoluti. - La Storia: i romantici attribuiscono alla storia un grande valore, essa è maestra di vita poiché ogni evento non è frutto di errori casuali, come pensavano gli illuministi, ma deriva dagli eventi che l’hanno preceduto. In particolare, dicono i romantici, bisogna ricercare la propria identità nazionale nella cultura del popolo nei suoi usi e costumi, nei dialetti, nelle fiabe e nelle leggende che ogni generazione tramanda a quella seguente. Tra gli autori più importanti ricordiamo: Ugo Foscolo Alessandro Manzoni Giacomo Leopardi Indice

7 Che tipo di testo è ? E’ un testo poetico I lemmi “poesia” e “poeta” hanno sul dizionario le seguenti definizioni: - poesia : arte e tecnica di esprimere in versi sentimenti, idee, esperienze, fantasie ecc.; - poeta : chi compone poesie; In che cosa consiste la poeticità di un testo? In diversi fattori concomitanti: - la presenza di una finalità espressiva; - la presenza di una tecnica di versificazione; - la scelta di certe parole, spesso non comuni; - l’abilità nel collegare le parole tra loro suscitando accostamenti e significati inconsueti; - il legame molto forte che si stabilisce tra le varie parole usate; Un testo è poetico quando mette in risalto quello che dice, grazie a come lo dice. La comprensione piena di questo tipo di testo si realizza attraverso l’analisi Cos’è un testo poetico? Indice

8 La metafora è una figura retorica che contiene un trasferimento di significato. Consiste nel trasferire a un vocabolo il significato di un altro che abbia con il primo una relazione di somiglianza. La metafora è una similitudine abbreviata. Es. il naufragar m’è dolce in questo mare (“L’infinito”) La metafora Figure retoriche Indice

9 L’illuminismo Romanticismo
L’illuminismo si diffuse in Europa dall’inizio del XVIII secolo fino alla Rivoluzione francese. Caratteristica principale dell’illuminismo fu la fiducia nella ragione, che avrebbe progressivamente migliorato le condizioni spirituali e materiali della civiltà umana, liberandola dai vincoli della tradizione, della superstizione e della tirannide. I caratteri dell’illuminismo: Razionalismo: piena fiducia nella ragione (ratio). Scientismo: esaltazione delle scienze matematiche e fisiche, cui si attribuisce il potere di risolvere ogni problema e di spiegare ogni cosa. Empirismo: la convinzione che ogni scienza dovesse basarsi sull’esperienza. Antistoricismo: disprezzo dello studio della storia, considerata inutile e fonte di errori, perché non derivante da esperienza diretta. Edonismo: affermazione che lo scopo della vita è il piacere. Utilitarismo: affermazione che ogni azione deve tendere all’utile. Metodo induttivo: partire dall’osservazione dei fenomeni per arrivare a determinare le loro leggi. Romanticismo

10 Il linguaggio L’infinito è costituito da versi sciolti dall’obbligo della rima, endecasillabi (verso composto da 11 sillabe). La poesia, come tutti i componimenti del Leopardi, ha un’intensa e suggestiva musicalità che deriva da vari accorgimenti formali. Le parole sono scelte spesso per il loro significato vago e indistinto, ricco di contenuto poetico, oppure perché sono nobili, colte, ed appartengono ad una lunga tradizione letteraria. Indice

11 Le Figure Retoriche Il linguaggio poetico si avvale dell’uso di figure retoriche. Nell’ “Infinito” riscontriamo: - la metafora - l’ossimoro l’enjambement Il polisindeto Indice

12 Enjambement L’enjambement è la figura retorica che si ha quando la frase non termina col verso, ma si protrae in quello successivo. Consiste nell’alterazione tra l’unità del verso e l’unità sintattica ed è una frattura a fine verso della sintassi o di un sintagma. Es. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio. (“L’infinito”) Es. versi 4-5, 5-6, 10-11, (“L’infinito”) Figure retoriche Indice

13 Ossimoro L’ossimoro è una figura retorica e consiste nell’accostamento
di due termini in forte antitesi tra loro. Si tratta di una combinazione scelta deliberatamente comunque significativa, tale da creare un originale contrasto,ottenendo spesso sorprendenti effetti stilistici. Es. il naufragar m’è dolce in questo mare (“L’infinito”) Figure retoriche Indice

14 Similitudine Nella similitudine (o paragone, figura assai sfruttata dall’epica) elementi somiglianti vengono accostati attraverso la congiunzione “come”. Figure retoriche Indice

15 Recanati Recanati Cittadina delle Marche in provincia di Macerata, situata su un colle della dorsale che separa le valli dei fiumi Musone e Potenza. Di origine romana, fu castello fortificato nel tardo periodo imperiale, venne quindi successivamente occupata dai goti e riconquistata dai bizantini nel 553. Libero comune nell'XI secolo, rimase fedele alla Chiesa che, nel 1240, le conferì i privilegi di città e di sede vescovile. Recanati è conosciuta anche per aver dato i natali a Giacomo Leopardi, di cui restano vari ricordi nel settecentesco Palazzo Leopardi e nell'annessa biblioteca di famiglia. Un tempo prospera per i commerci, conserva notevoli testimonianze del suo passato, tra cui la medievale torre del Borgo, unico resto del Palazzo Comunale, e belle chiese, come San Domenico, dal pregevole portale marmoreo del XV secolo, e Sant'Agostino, fondata con l'annesso convento alla fine del XIII secolo. Tra le importanti opere custodite nella Pinacoteca civica merita attenzione la preziosa raccolta di dipinti di Lorenzo Lotto, con un'Annunciazione (del 1527 ca.) nota per il particolare del gatto spaventato dall'apparire dell'angelo. Recanati è un centro agricolo e commerciale, con alcune industrie metalmeccaniche e del legno; caratteristica è la produzione artigianale di strumenti musicali. Abitanti (recanatesi): (1996). Indice

16 Le opere lo Zibaldone - diario che Leopardi scrive dal 1817 al 1832 ; il poeta quasi giornalmente vi annotava i suoi pensieri e i suoi appunti sugli argomenti più disparati: riflessioni sulla lingua giudizi storici, considerazioni fìlosofiche, letterarie e personali ; le Operette morali - un'opera fìlosofica in cui Leopardi illustra la sua concezione pessimistica della vita nel linguaggio della prosa poetica e il suo pensiero; alcune sono in forma di dialogo tra due personaggi (es. Dialogo di un folletto e di uno gnomo, Dialogo della Natura e di un'anima); i Canti – il libro dei Canti, così intitolato dal poeta nell’edizione del 1831, raccoglie: Alcune canzoni – le più note sono quelle di argomento patriotico (es. All’Italia) in cui Leopardi si attribuisce la missione di richiamare gli Italiani all’azione per cambiare le tristi condizioni della loro patria; Gli Idilli (1819 – 1821) – un gruppo di poesie (dette anche Piccoli Idilli o Primi Idilli) tra cui L’Infinito e Alla luna. Nella poesia greca si chiamava idillio un breve componimento descrittivo (in greco il termine significa «piccola visione, quadretto»). Leopardi chiama idilli queste sue poesie poiché esse prendono spunto da un elemento del paesaggio anche se diventano poi, come dice il poeta stesso, «idilli esprimenti situazioni, affezioni, avventure storiche del mio animo». I Grandi Idilli (1828 – 1830) – sotto questo nome sono raccolte delle poesie molto note tra cui A Silvia, Il passero solitario, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Indice

17 Parafrasi Sono stato sempre legato a questo colle solitario
E a questa siepe, che impedisce Al mio sguardo di spaziare su una così gran parte del Paesaggioil quale si stende fino all’estrema linea dell’orizzonte. Ma mentre sono seduto e osservo, immagino, nella mia mente, sterminati spazi che non hanno limiti percepibili, e silenzi sfuggenti all’esperienza umana, e una quiete smisurata, tanto che per poco il cuore non si spaventa. E quando io sento il soffio del vento che muove con dolcezza Le fronde di questi alberi, io vado paragonando quel silenzio Infinito a questa voce del vento: e mi viene alla mente l’eternità e le epoche passate e la viva stagione presente e la sua voce. Così al mio pensiero si dissolve in questa immensità ed è dolce perdermi in questo mare senza confini. Indice Come fare la parafrasi?

18 Come fare la Parafrasi Che cos’è la parafrasi dal greco “paraphazo” che significa “dico con altre parole”? E’ l’esposizione del contenuto di un testo con parole proprie. A che cosa serve? E’ un’ operazione importante che ha come fine la comprensione di un testo. Come si fa? Si chiarisce il significato dei vocaboli, delle espressioni, dei concetti, dei riferimenti a fatti o argomenti che non si conoscono, ricorrendo a vocabolari, enciclopedie, o altri libri. Di quali tipi di testi si può eseguire la parafrasi? Di testi di qualunque tipo, siano essi in prosa o in poesia, ma diventa indispensabile quando si affrontano testi di difficile comprensione. Fasi di lavoro LETTURA DEL TESTO RILETTURA, SOTTOLINEATURA, RICERCA DEI SIGNIFICATI chiarendo il significato di ogni figura retorica. STESURA DELLA PARAFRASI. Indice

19 Le notizie L’ infinito è una poesia di Giacomo Leopardi scritta tra il 1818 ed il 1821, durante il suo giovanile soggiorno a Recanati, nelle Marche. La lirica è frutto di un paziente lavoro di rifinitura, durata circa nove mesi, e rappresenta una novità dal punto di vista metrico. E’ infatti composta da quindici endecasillabi “sciolti”, cioè non rimati. Quest’opera appartiene alla serie di scritti pubblicati nel 1826 con il titolo di Idilli. Idillio, nell’antica Grecia rappresentava, in maniera più o meno realistica, piccole scene campestri, spesso di vita pastorale, e aveva come scopo quello di valorizzare il contatto con la natura. Qui invece, pur partendo sempre da un’esperienza di natura, l’idillio esprime gli stati d’animo piè profondi del poeta, e la descrizione della natura è solo un’occasione per parlare di sé. Indice

20 Il tema Il tema principale della poesia è il ricordo e l’abbandono alla pace da parte del poeta. Leopardi, il poeta del dolore e del pessimismo, esprime in questa poesia il desiderio insopprimibile di felicità e di assoluto che accompagna sempre l’uomo: l’esperienza dell’infinito non è né la ricerca né la rivelazione di un Essere superiore ma è un illusione dolcissima, una delle tante illusioni con cui gli uomini cercano conforto al dolore. Questo canto è come il sospiro della “creatura oppressiva”, ma oppressa soprattutto dalla propria incapacità di essere, di vivere una dimensione sociale o comunque di reagire al vuoto, all’insignificanza di un’esistenza. Indice

21 Il polisindeto È una figura sintattica consistente nel collegare varie proposizioni di periodo o termini con numerose e ripetute congiunzioni. Es. ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo. (“L’infinito”) Diverso è l’asindeto Figure retoriche Indice

22 L'asindeto E’ la coordinazione dei membri di una proposizione o di un periodo fatta senza l’ordinario ausilio della congiunzione copulativa e o altre forme di congiunzione coordinativa. Es. detto fatto, anziché detto e fatto Il polisindeto Indice

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25 Simbolo del romanticismo

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27 Analisi Strutture da rilevare Significato di tale strutture
Espressioni figurate (metafore) Suoni Strutture e forme sintattiche Forma metrica “le morte stagioni” cioè il passato; “immensità”, “s’annega”, nel senso che il Poeta si smarrisce, si perde; “il naufragar” nel senso di isolamento; “il suon della stagione” per significare le voci, i suoni della stagione che sta vivendo; “sedendo e mirando” che sottolinea, attraverso il suono “d”, lo svolgimento dell’azione; “in questa immensità s’ annega” che rievoca, servendosi del doppio suono del “n” e del “m”, qualcosa di solenne; Nel primo verso il soggetto è messo alla fine; Nel verso seguente il complemento oggetto è posto prima del verbo “mi fingo”; L’ordine diretto è spesso cambiato; È un canto di quindici versi endecasillabi nei quali Leopardi rispetta gli accenti ma non la rima.


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