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Le relazioni a scuola Uomini e donne liberi.

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Presentazione sul tema: "Le relazioni a scuola Uomini e donne liberi."— Transcript della presentazione:

1 Le relazioni a scuola Uomini e donne liberi

2 Una scaletta? Innanzitutto uno stile: creare relazioni e comunicazione
Identità dello studente Identità del docente Una relazione per imparare: apprendimento e benessere I riti dell’ora di lezione

3 Identità dello studente
Liquido, insoddisfatto, trascinato Invisibile, che vuole sembrare stupido Prigioniero della voglia, mosso dal desiderio

4 Quale studente? Attività scolastiche: “fragili e sconnessi significanti di una realtà lontana e aliena”(Cerioli, Modelli di memoria e sviluppo delle abilità mnestiche) “Caricano dati su un programma o fanno una stampata da Internet” (Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane) Studenti adattabili alle circostanze, che non hanno “forma propria”

5 Studenti adolescenti “Si tratta di un periodo di “grandi migrazioni” in cui l’individuo abbandona un corpo infantile e inizia un distanziamento dalla famiglia, per rivolgersi con interesse crescente al gruppo dei pari. Passa gradualmente da ragionamenti di tipo concreto a una logica relativamente capace di astrazione. Diventa parzialmente più critico verso gli insegnanti.” (G. Tonolo, Adolescenza e identità, Il Mulino, Bologna, 1999).

6 Vincente come sempre Domani, mentre m’interroga, farò le smorfie agli altri della classe, così rideranno, e io sarò vincente come sempre, e un brutto voto in più chissenefrega, non cambia nulla, i professori sono camerieri, lavorano per guadagnare due euro, come i filippini.” (M. Lombardo Pijola, Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa, Bompiani, Milano, 2007).

7 Dormire e basta Alla fine mi è venuta un’idea geniale, di dormire in classe durante la lezione. […] Il più bello è con Arzi, che insegna Talmud […] Ma la cosa più importante è che con lui, anche quando dormo, non perdo mai tanto, perché anche se mi sveglio solo quando suona il campanello, non hanno mai studiato più di due versetti. (A.B. Yehoshua, L’amante, trad. di A. Baehr, ed. speciale per La Repubblica, Milano, 2003)

8 Senza predilezione “Anton studiava e basta. Studiava dalla mattina fino a tarda notte […] Egli non cambiò nemmeno al ginnasio. […] Continuava ad essere l’allievo modello, il ragazzo esemplare, diligente, morigerato e virtuoso, padroneggiava egualmente bene tutte le materie e non aveva nessuna cosiddetta “predilezione”, perché non c’era assolutamente nulla in lui che avesse a che fare con l’amore.” (J. Roth,Il mercante di coralli, Adelphi, La Nuova Italia, Perugia, 1992)

9 Massimo tre ore “Io a scuola non ci vado tanto volentieri. […] Se vorrei che la scuola fosse diversa? Vediamo…sì, vorrei che le mattine durassero al massimo tre ore, con un’ora di educazione fisica tutti i giorni.” (E. Rosci, S. Rivolta, Io e tutti, Archimede, Grugliasco, 1996)

10 Identità dell’adulto Insegnante non psicologo, sociologo o moralista
Profeti di successo Uomini e donne liberi dall’insoddisfazione e dall’ansia Uomini e donne della relazione, al di là dei comportamenti.

11 Quali insegnanti? Amico di tutti? Complice e seduttore?
Autoritario e sprezzante? Tecnico della didattica?

12 Uomini e donne, non ruoli
“Quando sono con loro o alle prese con i loro compiti, non sono altrove”. […] “Ma quando sono altrove, non sono proprio più con loro”. Il suo altrove era, nella fattispecie, un quartetto d’archi che esigeva dal suo violoncello l’assoluto necessario alla musica. Del resto lei sosteneva vi fosse una correlazione tra una classe e un’orchestra. (D. Pennac, Diario di scuola)

13 Avere stile Altra cosa, mi sembra che avessero uno stile. Erano artisti nella trasmissione della loro materia. Le loro lezioni erano atti di comunicazione, certo, ma di un sapere talmente padroneggiato che passava quasi per creazione spontanea. (D. Pennac, Diario di scuola)

14 Densità di presenza in classe
Avevano certamente altri interessi, una grande curiosità che doveva alimentare la loro forza, il che spiegava, tra le altre cose, la densità della loro presenza in classe. (La professoressa Gi, in particolare, mi sembrava avesse una fame di conoscenza da divorare il mondo e le sue biblioteche). (D. Pennac, Diario di scuola)

15 Il sentimento del non-valore
“Chi si annoia sente che tutto è indifferente, che nulla vale la pena, che ogni proposta fatta per distrarlo, o per coinvolgerlo, è “indifferente”, cioè senza valore…La noia implica non solo un sentimento, ma una decisione, un giudizio del tipo: “ciò non è interessante”, e ne sottende un altro: “Sarà sempre così” (Reboul, I valori dell’educazione)

16 L’avventura dell’imparare
In-parare: “procurare qualcosa dentro di sé” “A che serve?” Vincere la noia Motivare è sostenere il desiderio dell’io

17 Tra realtà e desiderio Adesione stupita (da steup: pungere, colpire) della mente alla realtà Tensione continua alla domanda “Sì, ci sto” Piacere, soddisfazione immediata,il “bel voto”

18 Sollevare il velo della consuetudine
“Discendiamo in noi stessi, e noteremo che il godimento sperimentato dalla nostra età matura nel campo delle lettere o delle arti deriva dal fatto che, in passato, un maestro ha sollevato su qualche punto il velo della consuetudine, comunicandoci un’ammirazione che egli nutriva, sempre nuova, nel suo cuore. Non è tanto per quello che insegnava che egli ci istruiva, poiché quelle cose noi avremmo potuto, a rigore, trovarle in un libro. Ma ci ha fatto penetrare nella sua stessa emozione” (Guitton, Arte nuova di pensare)

19 Amore al proprio mestiere
Col signor Bernard, le lezioni erano sempre interessanti, per la semplice ragione che lui amava appassionatamente il suo mestiere. (…). No, la scuola non offriva soltanto una semplice evasione dalla vita. Almeno nella classe del signor Bernard, appagava una sete più essenziale per il ragazzo che per l’adulto, la sete della scoperta. Certo, anche nelle altre classi si insegnavano molte cose, ma un po’ come si ingozzavano le oche, si presentava un cibo confezionato e s’invitavano i ragazzi ad inghiottirlo.

20 Degni di scoprire il mondo
Nella classe del professor Bernard, per la prima volta in vita loro, i ragazzi sentivano invece di esistere e di essere oggetto della più alta considerazione: li si giudicava degni di scoprire il mondo. E anche il maestro non si occupava soltanto di insegnare ciò per cui era pagato, ma li accoglieva con semplicità nella sua vita personale, la viveva con loro, raccontava la propria storia e quella di altri ragazzi che aveva conosciuto. (A. Camus, Il primo uomo)

21 Il docente con -creativo
“Anzitutto lo vorrebbero ricco di fantasia e di stimoli per gli alunni. In un’età di espansione verso la ricerca di una propria fisionomia unica, essi desiderano un insegnante che sappia essere “con creativo” con loro”. (G. Tonolo, Adolescenza e identità, Il Mulino, Bologna, 1999).

22 Noia “Non sapevo allora che anche gli insegnanti ogni tanto la provano questa sensazione di carcere a vita: rifriggere all’infinito le stesse lezioni davanti a classi intercambiabili, essere oppressi dal quotidiano fardello dei compiti da correggere (non è possibile immaginare Sisifo felice con un pacco di compiti da correggere!), ignoravo che la ripetitività è la prima ragione addotta dagli insegnanti quando decidono di lasciare il lavoro.” (D. Pennac, Diario di scuola)

23 Insoddisfazione “Quelle ore andate a monte mi lasciavano esausto. Uscivo dalla classe sfinito e furibondo. Un furore di cui i miei allievi rischiavano di fare le spese tutta la giornata, poiché nessuno è pronto a cazziarti più di un professore insoddisfatto (…). Attenti ragazzi, volate basso (…), ne va di messo il primo che capita.” (D. Pennac, Diario di scuola)

24 Empatia esigente Empatia, non simpatia.
“Vedere il mondo con gli occhi dello studente” (Rogers, Libertà d’apprendimento) Superare il “laisser faire, faire malgré lui (Reboul, Apprendimento, insegnamento e competenza) Comunanza e “variazione di distanza” (Meireu, Imparare…ma come?)

25 Comunicazione autentica
Accettazione della propria realtà personale (coraggio dell’io) Possesso di una positiva competenza comunicativa Capacità di porgere la parola Idoneità all’ascolto

26 Il lavoro dell’agio Attraverso un rapporto ben fatto si ottiene ricchezza; ma a scuola spesso si confonde agio con benessere incondizionato, tant’è che talvolta si sente dire che per imparare bisogna rinunciare a un po’ di benessere, nel senso che ci vuole sforzo, sacrificio, ecc. Agio non è un dato di partenza, è anzitutto un lavoro che dipende da una competenza;

27 Il lavoro dell’agio (2) Agio significa lavorare in un certo modo, come nell’espressione: “mettersi a proprio agio per adoperare al meglio il proprio pensiero”. Quindi il benessere è la conseguenza di un lavoro e l’agio allora è una pratica, fa parte di un lavoro relazionale. (Foletto, A scuola con soddisfazione)

28 Profeti di successo (1) “Sì, a volte dei progetti si realizzano, delle vocazioni si compiono, il futuro onora i propri impegni. (…) Sulle prime non lo riconosco, ma mi rinfresca la memoria mettendomi davanti agli occhi un compito scritto da lui e corretto da me venticinque anni prima. Voto: 6. Titolo: “Fai il tuo ritratto a quarant’anni”.

29 Profeti di successo (2) E l’uomo di quarant’anni che se ne sta in piedi di fronte a me, sorridendo un po’ intimidito dall’apparizione del suo vecchio professore, è esattamente quello che il ragazzo descriveva nel suo compito: lo chef di un ristorante le cui cucine paragonava alla sala macchine di un transatlantico. L’insegnante aveva apprezzato, in rosso, e aveva espresso l’auspicio di sedersi un giorno al tavolo di quel ristorante” (D. Pennac, Diario di scuola)

30 “Cosa hai fatto stamattina in classe?” “Niente!”
Perdita di memoria e di senso del tempo storico Mancanza di prospettive verso il futuro. “Presentificazione” del vissuto temporale considerato senza sfondo e spessore. (Cavalli, Il tempo dei giovani)

31 Tra tempo passato e ripercorso
“Io passo il tempo quando è cattivo e fastidioso; quando è buono non voglio passarlo, lo ripercorro, mi ci indugio” (Montaigne) Saper perdere tempo (Skolé) Sfoltire i programmi Stabilire priorità Lasciare spazio al tempo personale e alla riflessione Tempo fa rima con riuscita

32 Tra kronos e kairos “Bisogna inventare un tempo specifico per l’apprendimento. Il presente d’incarnazione, per esempio. Sono qui, in questa classe, e finalmente capisco! Ci siamo! Il mio cervello si propaga nel mio corpo: si incarna. […] Ma, affinché la conoscenza possa incarnarsi nel presente di una lezione, occorre smettere di brandire il passato come una vergogna e l’avvenire come un castigo”. (D. Pennac, Diario di scuola)

33 Tempo della persona e dell’istituzione
Apprendimento e personalizzazione Parcellizzazione degli orari Pianificazione del tempo e diritto al tempo libero

34 I riti dell’ora di lezione
I suoi allievi aspettano in fila, nel corridoio, davanti alla porta dell’aula. In tutta la scuola i ragazzi corrono, urlano, rovesciano sedie e banchi, invadono lo spazio, saturano il volume sonoro; Pierre, invece, aspetta che si mettano in fila, poi apre la porta, guarda ragazzi e ragazze entrare uno alla volta, e ogni tanto butta lì un “Buongiorno” quasi automatico, richiude la porta, si dirige a passi misurati verso la cattedra, gli studenti aspettano, in piedi dietro le sedie. Li prega di sedersi e comincia: “Bene, Karim, dove eravamo rimasti?”. La sua lezione è una conversazione che riprende da dove si era interrotta. (D. Pennac, Diario di scuola)

35 Animare le consuetudini
“C’è l’appello del mattino. Sentire il proprio nome pronunciato dalla voce del professore è un secondo risveglio. (…) Io chiamo i miei ragazzi guardandoli, li accolgo, li nomino uno per uno, e ascolto la loro risposta. In fondo l’appello è l’unico momento della giornata in cui il professore ha l’occasione di rivolgersi a ciascuno dei suoi studenti, anche se solamente pronunciando il suo nome. Un breve istante in cui lo studente deve sentire di esistere ai miei occhi, lui e non un altro. Dal canto mio, cerco per quanto è possibile di cogliere il suo umore dal suono che fa il suo “presente”. Se la voce è incrinata, bisognerà eventualmente tenerne conto”. (D. Pennac, Diario di scuola)

36 Una classe che lavora Presenza di un docente autorevole
Coinvolgimento degli studenti (ordine del giorno, ripresa, richiamo all’attenzione, tenere alto il morale) “Perfezione del compito”, non competizione individualistica Stili cognitivi o di apprendimento

37 Quale situazione oggi? “La situazione diviene preoccupante, quando tutta l’affettività tende a risolversi in emozione e l’emozione diviene una forma culturale predominante. Come la razionalità tecnologica è pervasiva dal punto di vista razionale, così l’emozionalismo è pervasivo sul piano degli affetti: diventa la forma paradigmatica del sentire nella pubblicità, nella moda, nei mass media, nella pubblicistica, negli sport estremi, nel divertimento, nella politica urlata” (F. Botturi)


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