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Storia del vino in età antica

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Presentazione sul tema: "Storia del vino in età antica"— Transcript della presentazione:

1 Storia del vino in età antica
Autore: prof. Marco Migliardi Sommelier AIS

2 Indice Dalla preistoria alla Storia Gli Egiziani I Greci Gli Etruschi
I Romani … conclusione e Bibliografia Nota: l’asterisco * in una slide indica la presenza di una nota

3 Le origini La vitis vinifera ha 50 milioni di anni
“Partì” dall’India si espanse in Asia e in Mesopotamia. In seguito in tutto il Mediterraneo. L’origine del termine vino è la parola sanscrita “Vena” = amare, da cui: Venere Evidente poi l’analogia tra vite = vita La coltivazione della vite è Neolitica, prima cresceva spontanea

4 Primi reperti 1 1996 Mary Voigt scopre nel villaggio neolitico di Hajji Firuz Tepe nei monti Zagros una giara di 9 litri con residui di uva e vino datata 5100 anni a.c. Ma il primo vino venne forse fatto per caso anni fa nel Caucaso I primi vitigni sembra siano stati il Muscat e il Syrah Giara di Firuz Tepe

5 Prime citazioni Nell’epopea di Gilgamesh, mitico re sumerico del 4000 a.c., c’è forse la prima citazione ufficiale del vino * Poi c’è la Bibbia che fa risalire a Noè la prima vite piantata dopo il diluvio e anche… la prima ubriacatura (Genesi 9) La natura sacra del vino è presente in ogni cultura “Ebbrezza di Noè” di Michelangelo e di Bellini “Enki s'avvicinò alle provviste delle bevande inebrianti, s'accostò al vino; Mischiò con generosità birra di spelta; In una botte apposita,che la bevanda rende buona, mischiò; Come approvvigionamento macellai buoi, giorno dopo giorno uccisi pecore; mosto, birra, olio e vino gli artigiani bevvero come fosse acqua del fiume, essi celebrarono una festa come se fosse la festa del Nuovo Anno! L’epopea di Gilgamesh

6 Altre testimonianze Al a.C. risalgono i primi documenti sulla coltivazione della vite e la produzione di vino, provenienti da Ebla I ritrovamenti nella cantina di Godin Tepe nell’Iran dimostrano che il vino era prodotto fin dalla metà del III mill. Da questo periodo le voci "uva", "uve essiccate", "vino", sono sempre più numerose nei testi cuneiformi mesopotamici Durante i secoli XIV e XIII numerose sono le citazioni letterarie provenienti dalle città-stato cananee ("...beviamo un calice di vino, nella coppa d’oro il sangue della vite.") L’iconografia mesopotamica illustra i diversi aspetti della vendemmia e della vinificazione, mettendo in evidenza il carattere elitario e rituale di questo consumo.

7 La diffusione del vino

8 Il primo vino Nacque per caso, da una fermentazione spontanea dovuta ai lieviti presenti sulla buccia degli acini Si produceva dapprima da vitigni spontanei,ed era probabilmente molto aspro Ma serviva come base per altri tipi di bevanda Vi si aggiungeva infatti acqua (a volte di mare!), miele, aromi, pece (!) Spesso anche resina, che veniva usata per rendere più impermeabili i contenitori d’argilla

9 L’Egitto Noti come produttori di birra ricavata dall’orzo, gli Egiziani coltivarono anche la vite nel delta del Nilo. Diversi affreschi a Tebe testimoniano la lavorazione della vite Il vino era prevalentemente rosso, era conservato in anfore e veniva usato spesso per riti religiosi * “Una volta arrivati a Bubasti, celebrano la festa offrendo imponenti sacrifici; in questa ricorrenza si consuma più vino d’uva che in tutto il resto dell’anno” Erodoto, Le Storie Erodoto racconta della festa che si teneva nella città di Bubasti in onore alla divinità egiziana più legata al nettare degli dei, Osiride, il dio a cui si attribuiva la conoscenza del vino, che veniva quindi spesso usato a scopo religioso e rituale

10 Vino, bevanda sacra Valenza spirituale: veniva consumato solo in cerimonie religiose e l’uso era riservato ai potenti Le viti erano coltivate solo nei terreni di proprietà del tempio o dei sacerdoti La vendita era vietata proprio per sottolineare la sua preminenza religiosa e sacrificale rispetto alla birra

11 Anfora egiziana col suo tappo e (sotto) iscrizione sul sigillo
Le anfore egiziane Collo stretto e due manici, facili da trasportare in nave (saranno simili in ogni epoca antica) Chiuse ermeticamente e con dei sigilli che riportavano il nome del faraone e i dati sul vino (zona di produzione, annata, tipologia, giudizio) Anfora egiziana col suo tappo e (sotto) iscrizione sul sigillo

12 Il bacino del Mediterraneo
Dall'Egitto la vinificazione si diffuse tra Ebrei, Arabi, Fenici e Greci. Questi ultimi due popoli contribuirono alla diffusione del vino nel Med. Occidentale Ma ogni regione del Med. ha prodotto vino in un periodo della sua storia, e tra queste la Mesopotamia, che non ha certo il clima giusto Le uve provenivano probabilmente dal Nord e venivano trasportate in botti di legno di palma fino a Kish y Ur, l’attuale Babilonia Il legno di palma non si può lavorare e quindi è probabile che venisse scavato il tronco al suo interno per ricavarne un contenitore.

13 La civiltà minoico-micenea
I cretesi coltivarono e commerciarono il vino Gli Achei importarono da loro le tecniche di coltivazione della vite e dell'ulivo (Micenei) Agli Achei seguì una fase di barbarie ricordata come "medioevo ellenico«  (Dori) La rinascita si ebbe verso l'VIII secolo a.C. quando nacquero le polis, ricomparve la scrittura e rifiorirono tutte le attività tra cui anche l'agricoltura.

14 Le colonie Ma grazie alla fuga degli Achei erano nate le prime colonie nella Magna Grecia I Greci portarono così le vigne in Nord Africa, Andalusia, Provenza, Sicilia e Italia Meridionale * E subito si svilupparono efficaci tecniche di viticoltura (viti basse) E’ greca anche l’invenzione del torchio da vino (100 a.c.) Le principali uve autoctone della Campania come Aglianico, Greco, Fiano, Falanghina, Biancolella e Piedirosso sono quasi sicuramente di origine greca. In particolare l’Aglianico: il suo nome deriva dall’antica città di Elea, fondata dai Greci Focesi, per cui Eleanico, oppure dalla corruzione del termine Ellenico, cioè della Grecia

15 La lavorazione del vino in Grecia
Dopo la pigiatura, il mosto veniva travasato in giare rivestite all'interno con la pece e qui fatto bollire fino a ridurlo circa della metà. Le giare venivano chiuse con uno strato di olio. Molti interventi venivano fatti per migliorare il corpo del vino, per facilitare la stagionatura e per rafforzarne il sapore: Veniva aggiunta la resina oppure venivano fatti degli infusi con i rami di pino e di cipresso 2. potevano essere aggiunti anche mandorle amare, zafferano, trifoglio, succo di mirtilli schiacciati o di sambuco. Per chiarificare il vino i Greci polverizzavano gusci di lumache e conchiglie, cristalli di sale, ghiande, noccioli di oliva o aggiungevano pece Talvolta immergevano nel mosto una torcia accesa o un ferro incandescente.

16 Il vino greco Sicuramente aveva un gusto assai diverso da oggi
Si preferiva il vino molto dolce prodotto con uva appassita Spesso la dolcezza veniva concentrata mediante l'ebollizione che riduceva la quantità d'acqua Per la conservazione si usava la resina (Retsina) Un satiro ed un fauno stanno preparando la mistura di vino ed acqua.

17 Le coppe da vino La kylix è una coppa in ceramica, dell'antica Grecia, utilizzata per bere il vino Raggiunse il massimo della diffusione a partire dalla fine del VI secolo fino al IV secolo, quando il kantharos divenne la coppa da vino più diffusa. Un giovane si accinge a riempire di vino la sua Kylix. 490 a.c. Kantharos attico del 420 a.c.

18 Il simposio Il vino anche in Grecia aveva carattere divino, in quanto dono di Dioniso agli uomini Il suo consumo doveva sottostare ad alcune regole che lo rendevano un vero e proprio rituale posto sotto il controllo del dio La regola principale era che non si doveva mai bere da soli ma in gruppo: nel Simposio Tale cerimonia si diffuse anche in Italia e la sua popolarità rimase intatta per secoli Il vino veniva mescolato ad acqua ed era contenuto nel cratere al centro della sala. Il compito della diluizione spettava al "simposiarca"che guidava anche la conversazione Il proverbio "in vino veritas" è attribuito al poeta Alceo, e si riferiva all'azione liberatrice del vino che agevola la comunicazione

19 Il Kottabos Il Kòttabos o Cottabo era un gioco molto diffuso
Consisteva nello scagliare le ultime gocce di vino rimaste nella tazza per colpire dei piattelli collocati su un'asta I piattelli erano posati in equilibrio precario e con la goccia bisognava farli cadere Significato augurale

20 La bevanda di Dioniso Il vino era anche una bevanda sacra e le si dedicavano versi e poemi (Omero)* La mitologia greca riconosceva anche un dio del vino, Dioniso (Bacco a Roma, Fufluns fra gli Etruschi) L'iniziazione al culto di questa divinità prevedeva bere del vino e in suo onore si celebravano le cosiddette “orge dionisiache” "Giungemmo alla terra dei Ciclopi, prepotenti e selvaggi. Essi lasciano fare agli dei: non piantano un albero con le loro mani, non arano. Ma senza semine e senza colture tutto là viene su, il frumento e l'orzo, e viti che portano grappoli enormi, da vino: glieli ingrossa così la pioggia di Zeus…" "Allora io mi feci avanti. Andai vicino al Ciclope, gli parlavo, tenendo fra le mani una ciotola colma di vino nero. Dicevo: 'Ciclope, to', bevi vino ora che hai mangiato carni d'uomo. Così saprai che sorta di bevanda è questa che la nave nostra teneva in serbo. Io ti portavo una libagione, se mai avevi pietà di me e mi rimandavi a casa. Ma tu fai il furioso, non sei più sopportabile. Sciagurato! e come potrà venir qui da te, un domani, qualche altro dei tanti uomini della terra? Non ti comporti a dovere.' Così dicevo. Egli prese la ciotola e bevve fino in fondo: e gustò visibilmente la dolce bevanda, e me ne chiedeva ancora, una seconda volta: 'Dammene ancora, da bravo. E dimmi il tuo nome subito, ora. Voglio fartelo, il dono ospitale: e tu ne sarai contento. Anche ai Ciclopi produce la terra vino da grossi grappoli: ma questo è uno zampillo di nettare e d'ambrosia.' Così diceva. E io gli porsi ancora una volta di quel vino rosso. Tre volte gliene diedi e tre volte egli bevve d'un fiato, nella sua stoltezza. E quando il vino gli andò giù, al Ciclope, fino ai precordi, mi rivolgevo a lui con dolci parole: 'Ciclope, tu mi domandi il mio nome. Ed io te lo dirò. Ma tu dammi il dono ospitale come promettesti. Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano la madre e il padre e anche tutti i compagni.' Così parlavo. Ed egli subito mi rispose, lo spietato: 'Nessuno, io, per ultimo me lo mangerò, fra i suoi compagni: quegli altri là, prima. Questo sarà per te il mio dono ospitale.' Così disse. E rovesciandosi indietro cadde supino. E là giaceva immobile, con la grossa cervice piegata da un lato. Lo soggiogava il sonno che tutto doma. E dalla gola gli venivano su sgorghi di vino e bocconi di carne umana. Ruttava e vomitava, ubriaco com'era…” (ODISSEA) Nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus

21 Dioniso Sembra che Dionisio fu rapito dai pirati etruschi mentre viaggiava verso l’Italia Egli dimostrò la sua divinità miracolosa facendo nascere e arrampicare una vite sull’albero della nave Poi trasformò i pirati in delfini. Un pittore raffigurò la scena nel 550 a.C.

22 I satiri Questa anfora del 540 a.C. fu decorata da Amasi di Atene, mostra dei Satiri impegnati nella vendemmia. Un satiro raccoglie l’uva, un altro la pigia in un tino dal quale il mosto cola direttamente in un recipiente interrato dove avverrà la fermentazione, altri tre si occupano della cantina.

23 Il poeta Alceo (a sin) il poeta Alceo. (sotto) Coppa a figure rosse di Epèleios, Ca. 510 a.C un personaggio imberbe mischia il vino con l'acqua con uno skyphos Spesso compare il vino nelle sue poesie. In un frammento descrive un gelido scenario invernale che viene addolcito dall'atmosfera intima del simposio* In altri versi invita a bere senza moderazione** Il vino garantiva la verità dei pensieri, in cui si rivelava la sincerità dell'amico *** E il brindisi doveva sottolineare i rari momenti di felicità**** come la morte del tiranno *Pioggia e tempesta dal cielo cadono immense; le acque dei fiumi gelano: [...] [...] Il freddo scaccia, la fiamma suscita, il dolce vino con l'acqua tempera nel cratere, senza risparmio; morbida lana le tempie avvolga. **Beviamo, perchè aspettare le lucerne? Breve il tempo. O amato fanciullo, prendi le grande tazze variopinte, perchè il figlio di Zeus e Sémele diede agli uomini il vino per dimenticare i dolori. Versa due parti di acqua e una di vino; e colma le tazze fino all'orlo: e l'una segua subito l'altra. ***Il vino è specchio dell'uomo **** "Ora bisogna bere; bere ora bisogna, perché Mirsilo è morto."

24 Il vino e i filosofi greci
Per (Socrate) Platone il vino è la giusta premessa alla meditazione filosofica perché consente di portare alla luce la verità nascosta Aristotele ha una posizione opposta: il vino annebbia il ragionamento ed è un’aggravante di eventuali reati Pertanto consiglia di bollire il vino per alleggerirlo dell’alcool e predica la necessità della giusta misura Con Plutarco il giudizio sul vino si fa ancora + severo: rifiuta il vino se vuoi essere un filosofo * Platone, “Simposio” Aristotele, “Problemi” Plutarco, “De tranquillitate animi”

25 Il vino in Magna Grecia I Greci giunti nell’Italia meridionale la chiamarono Enotria, dal nome dei pali che sostengono la vite Ciò dimostra che la vite era già presente In Sicilia fu portata infatti dai Fenici 2000 anni a.c. e vi introdussero anche nuovi modi di vinificazione In tutta la Magna Grecia la vite si espanse velocemente, addirittura a Sibari i Greci costruirono un enodotto che convogliava il vino fino al porto

26 Il Vino in Nord Italia Il vino si era diffuso dopo l’VIII sec. anche al nord grazie ad un clima + mite Ritrovamento di vinaccioli In Veneto si sono ritrovate delle situle, sorta di vasi vinari, in bronzo o in terracotta Si producevano tutti i tipi di vino: bianco, rosso, secco, abboccato, leggero, pesante… e molto dipendeva dai metodi di coltivazione I grandi vini italici venivano da piante ad alto fusto

27 Gli Etruschi Il salto di qualità del vino italico lo si deve però agli Etruschi E’ certo che dalla Toscana esportarono viti e tecniche in tutta l’Italia del Nord, tra cui l’alberata, la vite che cresce fino a 15 m. legata ad un albero tutore Anche il nebbiolo piemontese è originario da innesti etruschi

28 Alberata etrusca e (sotto) a pergola
Le due culture Confine culturale tra le zone a viticoltura di ispirazione greca e quella etrusca : Al Sud vitigni pregiati di origine orientale, con forme di allevamento a basso ceppo e potatura corta. Al centro-nord la vite allevata su tutore vivo, con la potatura lunga Vite greca Alberata etrusca e (sotto) a pergola

29 Il vino etrusco Numerosi erano i vitigni degli Etruschi
Sopina, Etesiaca, Talpona,ecc… tutte elencate da Plinio il Vecchio e che oggi sono scomparse Preparazione: Il primo mosto veniva in genere consumato subito il restante veniva versato in contenitori di terracotta con le pareti interne coperte di pece o di resina Il liquido veniva lasciato riposare, schiumato per sei mesi a primavera veniva filtrato e versato nelle anfore Il liquido così ottenuto veniva mescolato, all'interno di crateri, con acqua e miele, e travasato nelle coppe dei commensali.

30 La Toscana La vite forse era già presente prima degli Etruschi e non fu quindi portata dai Fenici Gli E. “l’addomesticarono” Col vino si onoravano i morti, insieme alla danza e ai flauti. Numerose le pratiche religiose in onore di "Fufluns" (Bacco), dio del vino Danze e libagioni in onore di Fufluns

31 La società etrusca Sugli affreschi etruschi, si vedono coppie che brindano e su un vaso ritrovato a Chiusi, è possibile vedere una donna che porge un Càntaro a due uomini seduti Contrariamente a quanto avverrà presso i Romani (il re Numa Pompilio, pur essendo un produttore di vino, vieterà alle donne di bere durante le libagioni) le donne etrusche godevano di enorme libertà, bevevano vino e partecipavano ai banchetti conviviali, adagiate sui "klinai" accanto al loro uomo. Il vino etrusco era particolarmente apprezzato e fu cantato da molti poeti latini * Càntaro etrusco "Salve, grande genitrice di messi, terra Saturnia, grande madre di eroi. Ma il suolo grasso e ricco di fecondi umori e il campo coperto d'erba, fertile e ubertoso... ti offriranno un giorno viti rigogliose e fluenti di molto Bacco..." (Georg. II, 173) Affresco della tomba dei Lepidi, Tarquinia.

32 I commerci Il commercio del vino fu molto importante specie tra il 625 e il 475 a.C. Lo si usava come moneta di scambio per ottenere materie prime (metalli, sale, schiavi) I commerci avvenivano in gran parte via mare Appassionati del vino etrusco furono i Celti, gli antichi abitatori della Gallia meridionale. Fiorente fu il commercio con loro come è testimoniato dal numeroso materiale etrusco rinvenuto nelle tombe celtiche. * Nei banchetti, i principi celti utilizzavano lo stesso vasellame da vino che si usava in Etruria. Anche dai reperti archeologici si evince l’importanza del commercio fra Gallia ed Etruria: a Cap d'Antibes è stato trovato il relitto di una nave contenente circa 170 anfore di Vulci

33 Le 3 fasi del commercio Fase a: colonizzazione fenicia e micenea, commercio del vino per utilizzi elitari e religiosi, Fase b: espansione commerciale greca dei secoli VII e VI a.C., soprattutto provenienti dalla costa asiatica, da Samo e da Focea. Fase c: Si diffonde in Occidente, anche grazie agli Etruschi, il mito del vino, come testimoniano i simposi dedicati soprattutto a Dioniso.

34 Roma Fin dai primi contatti con gli Etruschi, e ancor più dopo la conquista del 351 a.c., i Romani cominciarono ad apprendere la vinificazione Col passar del tempo la qualità assunse livelli molto elevati Trasporto di birra e vino. Stele funeraria romana, I sec.d.C. In età imperiale le tecniche e le viti vennero esportate in tutti i territori conquistati, anche in Britannia, specie lungo i corsi dei fiumi

35 La diffusione della vite nel 100d.c.

36 La cultura vinicola Venne favorita anche da un'ampia letteratura:
Marco Porcio Catone, "De agricoltura » Marco Terenzio Varrone "Res rusticae«  Plinio il Vecchio, « Naturalis Historia »  dedica capitoli interi alla potatura delle viti, alla concimazione, alle malattie e alle numerazioni delle qualità dei vitigni Lucio Moderato Columella "De re rustica" in cui sono esposti anche concetti biologici e direttive tecniche ancora oggi considerati validi ed efficaci. Grandi poeti come Virgilio, Tibullo, Ovidio, Marziale, Catullo, Giovenale e Orazio.

37 I vitigni Notevole patrimonio varietale Vitigni da tavola e da vino
Questi erano distinti in tre classi a seconda della qualità Plinio distingue tra circa 80 vini di alta qualità, destinati alla nobiltà, e un centinaio di vini di media e bassa qualità, destinati per lo più alla plebe

38 I migliori vini Raeticum Albanum Caecubum Falernum Pompejanum
Mamertinum Alcuni richiedevano lunghi invecchiamenti come l’Opimiam: bevuto dopo 125 anni! a b c d e f

39 Il Falernum Marziale scrive un catalogo di vini, ben assortito e di grande valore documentario Fra tutti primeggia il  Falerno, il re dei vini, rosso e passito, addolcito col miele e sempre molto invecchiato Viene invece ripudiata e definita rozza la pratica di bere vino schietto * "Questo vino massico è venuto dai torchi di Sinuessa. Mi chiedi sotto quale console fu imbottigliato? Non c'erano ancora i consoli." Poiché dieci buoni per il vino furon dati a ciascun dei cavalieri, come mai tu, Sestiliano, ne bevi venti e da solo? L'acqua calda ai nostri acquaioli sarebbe già mancata, se tu, Sestiliano, non bevessi soltanto vino puro.

40 Com’era il vino romano? Sempre diverso dal nostro
Solo nell’ultimo secolo dell’Impero assunse caratteristiche + simili a oggi Si teneva ad invecchiare in soffitta (come il Madeira) oppure al sole (Banjuls) Il Falerno invecchiava 10 anni, il Pompejano anche 25 Dovevano quindi essere densi, amari, eccessivamente alcolici, quasi sempre stravecchi e sempre diluiti con acqua o neve in estate* Domandi perché mai in tanti giorni la febbre non ti lasci, o mio Letino, e gemi e ti lamenti di continuo. Essa è portata con te nella lettiga e viene alle terme insieme a te, mangia boleti, ostriche e cinghiale e tettine di scrofa, spesso del vino di Sezze si ubriaca e spesso del Falerno e il Cècubo non beve se non è filtrato in neve. Di rose ornata e d'amomo brunito profumata si sdraia sul triclinio, dorme su un letto soffice di piume e di porpora coperto. Dal momento che mangia di buon gusto, che stando in te vive così bene, vuoi che la tua febbre preferisca di andare da Dama, il mendicante? Marziale Epigrammi Bacco in un affresco pompeiano

41 Usi e costumi Produttori e commercianti ricorrevano spesso alle sofisticazioni. Si aggiungeva al vino cenere, sale, scaglie di ostriche tritate e persino acqua di mare. Questi "additivi" dovevano avere lo scopo di garantire la conservazione. Marziale parla di un mercante che al vino (grossolano) di Sorrento, mescolava gli avanzi di vini pregiati di Palermo, ottenendo un prodotto di qualità discutibile ma di sicuro guadagno. In genere preferivano bere il vino freddo mentre quelli che si servivano nei pranzi, venivano sottoposti ad una filtrazione, usando un panno di lino in cui si poneva della neve, rendendoli freschi ma anche indebolendoli e falsandone quindi il sapore originale * Ovidio diceva a questo proposito: "Vino lina vitiata" attribuendo così al lino, la capacità di modificare in peggio la qualità della bevanda. A proposito di filtrazione Plinio parla di Saccus Vinarius, un sacco appunto che veniva usato per colare il vino, ossia per purgarlo dalle fecce o per addolcirlo. Si usava poi mischiare il vino, profumato con i vari ingredienti come erbe e bacche, anche con acqua calda perché più salubre e si otteneva una bevanda che si conservava in vasi circondati da carboni accesi o da recipienti di acqua bollente.

42 Quanto costava Fiorente era il commercio del vino Nelle città romane troviamo: le mensae vinariae, (vendite di vino al minuto) le tabernae vinarie (botteghe da vino) i thermopolium (attuale bar) Una lapide del 300d.C. riporta il costo del vino: 10 lire al litro per il vino comune da pasto e 30 lire per il Falernum. Ma da scritti antichi risulta che Trimalcione pagò per un Falernum invecchiato 100 anni la somma di circa quattro-cinquemila lire il litro. Un banchetto romano

43 Chi beveva Naturalmente solo i patrizi potevano bere durante i pasti, adagiati sui triclini + raro fuori pasto tranne che per bere alla salute degli amici Si usava bere tante coppe quante le lettere del nome della ragazza amata* E con una coppa di vino si cancellavano le preoccupazioni** Versaci dell'immortal Falerno; i voti da me fatti richiedono un orcio di vin vecchio. Cinque coppe beviamone e poi sei e otto infine, tante quante sono le lettere del nome Marziale, Epigrammata Nessun albero, prima della sacra vite, tu pianterai, o Varo, nei fertili dintorni di Tivoli e presso le mura di Catilo; giacché agli astemi la divinità presenta tutto difficile, né con altro mezzo, se non col vino, scompaiono le preoccupazioni che ci tormentano. Orazio, Odi triclinio

44 Terminologia vinaria "calcatorium" dove le uve venivano schiacciate
"lixivium", il mosto vergine "calcatores" quelli che fanno la pigiatura « circumsitum » il vino dell’ultima spremitura "dolium" recipiente che contiene il mosto "aphoteca" la soffitta dove stagionava il vino "tabulatum" luogo fresco dove si portavano i vini stagionati "simpulum" mestolo per versare il vino nei bicchieri "pàtera", ampio e basso vaso « phiala" una coppa larga, simile al kantharos greco, il contenitore più usato. "Arbiter Bibendi »  colui che decideva la quantità d’acqua da aggiungere al vino

45 Oggettistica Dolium romano che poteva contenere fino a 1200 litri di mosto Simpulum Phiala Patera

46 Come si conservava Non si faceva uso del vetro
Come i Greci usavano le anfore di terracotta conservate spesso in cantine In Gallia si usavano già piccole botti di legno da 35 litri Anfore romane

47 La cantina romana del console Scaurus II sec. a.c.
Le “cellae vinariae”sono a nord affinché il sole non riscaldi il vino Si evita la presenza di letame, radici, bagni, forni e fogne, per paura che la loro vicinanza alteri il gusto del vino Invece si profumano con la mirra i vasi per dare buon gusto al vino e il locale La cantina conteneva 300mila anfore di quasi 195 specie di vino le anfore troppo panciute erano proibite Scaurus… non sopporterebbe che qualcosa che può corrompere il suo vino si avvicini ai muri della sua cantina; pensò una volta di divorziare dalla moglie perché era entrata in questo luogo in un momento in cui era indisposta come sono solite essere le donne; cosa che poteva, secondo lui, far inacidire i suoi preziosi vini.

48 Il vino e il Cristianesimo
Dal 380 d.c. il Cristianesimo è la religione ufficiale dell’Impero Romano Il C. aveva come simboli quelli della cultura mediterranea dove si era sviluppato: pane, olio e vino Ritornano ad essere alimenti sacri (il miracolo eucaristico) in rottura con la tradizione ebraica che vietava gli alimenti fermentati

49 Verso il Medioevo Il Cristianesimo va visto quindi come continuatore della cultura materiale romana e come mezzo per un’ulteriore diffusione del vino in Europa I primi monaci del IV-V sec. portavano sempre nei nuovi monasteri che fondavano la cultura della vite. Grazie a loro il vino sopravvisse al periodo + oscuro: il Medioevo

50 La Cina Anche in Cina si ha la presenza della vite selvatica già 2000 anni a.c. I primi documenti storici risalgono però solo alla dinastia Han (206 a.c. – 220 d.c.) Coppe da vino del XII sec. a.c. Jia Fu Wu Hu

51 Le zone di produzione In origine il vino d’uva si produceva solo nelle regioni occidentali Il suo uso era riservato alle classi ricche ed era considerato un bene di lusso Hu: IV sec. a.c. He sec XII a.c Yue Fu Jou sec.XI a.c.

52 Gli altri vini Shi hu: IV sec. a.c. Nel resto della Cina si produceva vino “giallo”, cioè di riso e di altri cereali La sua lavorazione è + complessa ma la materia prima è disponibile tutto l’anno e quindi la bevanda era + diffusa e + popolare Il vino d’uva si diffuse solo sotto la dinastia Tang ( d.c.) Ox Shaped Zun: VI sec.a.c.

53 e per concludere… Video di 4 minuti sulla storia del vino da Roma all’età moderna

54 Bibliografia G. Cavazzana, L. Innocenti, T. De Rosa, LA MIA CANTINA, Edizioni Librex, Milano, 1969 A. De Bernardi, S.Guarracino, SOCIETÀ E STORIA, Mondadori, Milano, 1989 Longo, P. Scarpi, DELLA VITE E DEL VINO, Claudio Gallone Editore, 1999 E. SALZA PRINA RICOTTI, L'alimentazione ed il banchetto in epoca greca in L'arcano convito, Cultural publications of the “Cassa di Risparmio di Verona. E. SALZA PRINA RICOTTI, Dossier: L'arte del bere nell'antichità in Archeo, nº 81, November 1991, pp Hug Johnson, Il Vino, Franco Muzzio Editore, 1991 Hugh Johnson, Fancis Robinson, Atlante mondiale dei vini, Mondadori Catarina Hiort af Ornas, L’Universo del vino, Enosis BILLIARD R., 1913, La Vigne dans l’Antiquité. Libr. H. Lardanchet, Lione FREGONI M., 1991, Origini della vite e della viticoltura, Musumeci Ed., Quart MANFREDI V.M., 1996, I greci dell’Occidente. A. Mondadori Ed., Milano MONTANARI 1999, La fame e l’abbondanza, Laterza, Bari M.DONA’, 2003, Filosofia del vino, Bompiani, Milano COLUMELLA, De Re rustica PLINIO IL VECCHIO (I sec.), Naturalis Historia, I-XXXV VARRONE, Res Rusticae I-II VIRGILIO, Georgiche, II – III MARZIALE, Epigrammi ORAZIO, Odi OMERO, Odissea ALCEO, Frammenti

55 Siti interessanti sulla storia del vino

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