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GENITORI PERFETTI? NO GRAZIE!

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Presentazione sul tema: "GENITORI PERFETTI? NO GRAZIE!"— Transcript della presentazione:

1 GENITORI PERFETTI? NO GRAZIE!
Il bullismo: fra emozione e prevenzione l’incontro di questa sera ha come tema principale il bullismo e la devianza, tematiche che ai giorni nostri fanno muovere fortemente l’opinione pubblica e sono fonte di complesse emozioni come il disagio, impotenza, angoscia, perdita, indignazione, diffidenza, la fragilità per i genitori di ragazzi adolescenti e pre-adolescenti Per avvicinarci a questo problema dobbiamo dunque necessariamente trovare un modo per trasformare queste emozioni, per renderle meno logoranti altrimenti rischieremo che ci passi la voglia di affrontarle, o quanto meno che ci venga la tentazione di non approfondire, questa tematica ecco che è necessaria la parola prevenzione, proprio perché “viene prima” cioè ci prepara a e fa scattare la curiosità e il bisogno di conoscere, il desiderio di capire come gestire queste emozioni, come padroneggiarle Mi chiamo Sant’Ambrogio Erica e gestisco da diversi anni un centro di aggregazione giovanile, la mia formazione pedagogica e l’esperienza sul campo mi hanno portato a presentare questo argomento in 3 diversi macroaspetti: Il primo punto riguarderà la conoscenza della devianza e del bullismo, chi è la vittma chi è il colpevole mio figlio è un bullo? Il secondo aspetto che verrà affrontato stasera riguarderà le emozioni Il terzo aspetto riguarderà gli strumenti operativi da poter mettere in campo nella prevenzione alla devianza sia a casa che a scuola.

2 Ne vittime ne colpevoli
Come affrontare il tema? PREGIUDIZIO Se conosceste una donna che si trova in stato interessante, che ha già otto figli, tre dei quali sono sordi, due sono ciechi, uno è ritardato mentale e lei stessa ha la sifilide, le consigliereste di abortire SMINUIRE “sono ragazzi, queste cose succedevano anche alla mia età” “Non ti preoccupare non è successo niente” “Vedrai che se non gli dai retta smette di prenderti in giro” CONOSCERE E RI-CONOSCERE Ponendosi domande Il pregiudizio può essere iniquo, ma risponde a una necessità di difesa. Se conosceste una donna che si trova in stato interessante, che ha già otto figli, tre dei quali sono sordi, due sono ciechi, uno è ritardato mentale e lei stessa ha la sifilide, le consigliereste di abortire? AVRESTE APPENA UCCISO BEHETOVEN Come suggerisce la parola, un pre-giudizio è una forma di valutazione che si manifesta prima che noi abbiamo, o riusciamo ad avere a nostra disposizione tutte le conoscenze necessarie per formulare una vera opinione PORTA ALL’AZIONE CONSAPEVOLE PORTA ALLA NON CURA DEL PROBLEMA PORTA ALLA CHIUSURA AL NON MOVIMENTO

3 Alcune tra le idee preconcette più diffuse sono:
• Il bullismo, in fondo, è solo “una ragazzata”. • Il bullismo fa parte della crescita, è una fase normale che serve a “rafforzarsi”. • Il bullismo è un fenomeno proprio delle zone più povere e degradate, è più diffuso nelle grandi città, nelle scuole e nelle classi più numerose. • Il bullismo deriva dalla competizione per ottenere buoni voti a • Il bullo ha una bassa autostima e al di là delle apparenze è ansioso e insicuro. A contribuire alla difficoltà di distinguere con chiarezza che cosa sia il bullismo e, soprattutto, ad ostacolare gli interventi per contrastarlo, giocano un ruolo di rilievo alcuni pregiudizi e luoghi comuni diffusi nell’immaginario collettivo. è una ragazzata Al contrario, gli atti bullistici sono tutt’altro che un gioco, anche se spesso i bulli si nascondono dietro a questa giustificazione per evitare la punizione. In realtà il bullismo non è un fenomeno fisiologicamente connesso alla crescita e non serve affatto a rinforzare, ma crea disagio e sofferenza sia in chi lo subisce che in chi lo esercita. Tali convinzioni non trovano riscontro nella realtà. Il bullismo è infatti altrettanto diffuso nelle zone più benestanti dal punto di vista socioeconomico, così come nelle scuole e nelle classi meno numerose. Il bullo è un soggetto con un forte bisogno di dominare sugli altri ed è incapace di provare empatia. Generalmente non soffre di insicurezza o ansia, e la sua autostima è nella norma o addirittura superiore alla media.

4 Attaccare un coetaneo con coltellini o altri oggetti pericolosi,
COSA NON È BULLISMO Una prima categoria di comportamenti non classificabili come bullismo è quella degli atti particolarmente gravi, che più si avvicinano ad un vero e proprio reato. Attaccare un coetaneo con coltellini o altri oggetti pericolosi, fare minacce pesanti, commettere furti di oggetti molto costosi compiere molestie o abusi sessuali non sono in alcun modo definibili come “bullismo”. Allo stesso modo, i comportamenti cosiddetti “quasi aggressivi”, che spesso si verificano tra coetanei, non costituiscono forme di bullismo. I giochi turbolenti e le “lotte”, particolarmente diffusi tra i maschi, o la presa in giro “per gioco” non sono definibili come bullismo in quanto implicano una simmetria della relazione, cioè una parità di potere e di forza tra i due soggetti implicati e una alternanza dei ruoli prevaricatore/prevaricato. sono condotte che rientrano nella categoria dei comportamenti antisociali e devianti Il bullismo è una tra le possibili manifestazioni di aggressività messe in atto dai bambini e dagli adolescenti. Sebbene non sia sempre semplice riconoscere ad un primo sguardo le differenti tipologie di comportamenti aggressivi, è però possibile distinguere quelli più specificatamente riconducibili alla categoria “bullismo” da quelli che, invece, non entrano a far parte di questo fenomeno.

5 Cos’è il bullismo? Per bullismo si intendono tutte quelle azioni
di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima. Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti: i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento; c’è persistenza nel tempo: c’è asimmetria nella relazione, la vittima non è in grado di difendersi,   Secondo le definizioni date dagli studiosi del fenomeno , uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni.  Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti: i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola; gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento; c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute; c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei; la vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette A partire da queste premesse, è importante ricordare che il bullismo non è:  uno scherzo: nello scherzo l’intento è di divertirsi tutti insieme, non di ferire l’altro;  un conflitto fra coetanei: il conflitto, come può essere un litigio, è episodico, avviene in determinate circostanze e può accadere a chiunque, nell’ambito di una relazione paritaria tra i ragazzi coinvolti.  

6 Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include:
Quando si parla di bullismo non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte di qualcuno che fa o dice cose per avere potere su un’altra persona.   Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include: i comportamenti del bullo quelli della vittima e anche di chi assiste (gli osservatori). Al contrario di quanto si possa comunemente pensare bulli e vittime non sono gli unici protagonisti degli episodi di prepotenza, in quanto un ruolo fondamentale è giocato dagli “esterni”, cioè i compagni che quotidianamente assistono a tali situazioni o sono a conoscenza del loro verificarsi. Nella maggior parte dei casi, i coetanei osservatori non sono consapevoli del valore del loro atteggiamento di fronte a bulli e vittime e non si considerano parte attiva nella dinamica relazionale. Spesso gli episodi di bullismo vedono coinvolto un singolo soggetto contro un altro; è però altrettanto frequente il caso in cui a mettere in atto le prepotenze sia un gruppetto di 2 o 3 persone ai danni di una sola vittima. Proprio perché il bullismo coinvolge due o più individui, per comprenderlo è necessario cogliere la sua natura relazionale: è dunque fondamentale focalizzarsi non solo sui problemi di comportamento o di temperamento del singolo, ma anche e soprattutto sulla tipologia di rapporto che si è venuta a creare tra bullo e vittima. In questo senso, più che focalizzare l’attenzione su “cosa fa il bullo” o sulle sue caratteristiche, è importante cogliere le dinamiche relazionali esistenti fra bullo e vittima.

7 Agisce in modo da rinforzare il comportamento del bullo
Sostenitore del bullo Agisce in modo da rinforzare il comportamento del bullo Difensore della vittima Prende le parti della vittima difendendola, consolandola o cercando di interrompere le prepotenze Maggioranza silenziosa esterno, indifferente, outsider Davanti alle prepotenze non fa nulla e cerca di rimanere al di fuori della situazione Proprio la maggioranza silenziosa costituisce una risorsa di grandissimo valore ed è fondamentale fare leva su di essa per ridurre la portata del bullismo: la mancanza di opposizione e l’adesione a una logica di omertà, infatti, contribuiscono a legittimare i comportamenti prepotenti e incentivano la loro perpetuazione. Sostenitore del bullo: (per es. incitandolo, ridendo o anche solo rimanendo a guardare) Difensore della vittima: ( soprattutto femmine)

8 Le forme del bullismo Due sono le principali forme di bullismo: diretto e indiretto. Il bullismo diretto è costituito dai comportamenti aggressivi e prepotenti più visibili e può essere agito in forme sia fisiche sia verbali. Mohamed è un ragazzino pakistano di 12 anni. Inserito da poche settimane in seconda media, nella scuola del paese in cui si è appena trasferito insieme ai genitori. Parole pronunciate in modo scorretto, a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, suscitano spesso l’ilarità dell’intera classe, istigata dall’atteggiamento provocatorio di un compagno che si rivolge ad Mohamed dicendo: “Ma come parli? Non sai parlare!”. Gli insegnanti si accorgono che anche durante i momenti di gioco il ragazzino viene preso in giro. Gli episodi di prepotenza si possono manifestare con diverse modalità, più o meno esplicite e più o meno evidenti. Il bullismo diretto fisico consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, graffiare, mordere, tirare i capelli, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli.

9 Il bullismo di tipo indiretto, invece, si gioca più sul piano psicologico, è meno evidente e più difficile da individuare, ma non per questo meno dannoso per la vittima. Esempi di bullismo indiretto sono l’esclusione dal gruppo dei coetanei, l’isolamento, l’uso ripetuto di smorfie e gesti volgari Elena è una bambina di 10 anni che frequenta la 5° elementare. Da qualche tempo un gruppetto di compagne diffonde pettegolezzi sul suo conto e sostiene che non si vesta alla moda, per allontanarla da Sofia, l’unica sua amica all’interno della classe. In seguito a ciò, Elena è spesso sola ed esclusa dal gruppo anche nei momenti di gioco. la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia.

10 INDICATORI: non porta a casa compagni di classe o coetanei
non ha nessun amico per il tempo libero torna da scuola con vestiti stracciati o sgualciti rimprovera intimidisce INDICATORI: minaccia tira calci, pugni, spinge danneggia cose INDICATORI DELLA POSSIBILE VITTIMA • torna da scuola con vestiti stracciati o sgualciti e con libri o oggetti rovinati • ha lividi, ferite, tagli e graffi di cui non si può dare una spiegazione naturale • non porta a casa compagni di classe o coetanei e raramente trascorre del tempo con loro • non ha nessun amico per il tempo libero • non viene invitato a feste • è timoroso e riluttante nell’andare a scuola la mattina (ha scarso appetito, mal di stomaco, mal di testa…) • sceglie percorsi più lunghi per il tragitto casa-scuola • dorme male e fa brutti sogni • il rendimento scolastico e l’interesse per la scuola diminuiscono • ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira • chiede o ruba denaro alla famiglia (spesso per assecondare i bulli) INDICATORI DEL POSSIBILE BULLO • prende in giro ripetutamente e in modo pesante • rimprovera • intimidisce • minaccia • tira calci, pugni, spinge • danneggia cose … I bulli possono mettere in atto tali comportamenti nei confronti di più compagni, ma tendono a rivolgesi in particolare ai più deboli e indifesi. è timoroso e riluttante nell’andare a scuola la mattina chiede o ruba denaro alla famiglia dorme male e fa brutti sogni

11 E io? che faccio… Consigli tascabili per genitori/educatori attenti:
DA PICCOLI :necessario che il bambino riconosca e comprenda le emozioni che entrano in campo (rabbia, aggressività, competizione, paura ecc.) ed è quindi opportuno sostenerlo nel riconoscimento, nella comprensione e nella gestione di tali emozioni. “Sembra proprio che tu sia (EMOZIONE). Me ne vuoi parlare?”. Questo aiuta il bambino a trovare delle parole per esprimere ciò che sente e quindi scaricare la tensione. 2. Per poter conoscere a fondo i sentimenti degli altri è necessario innanzitutto conoscere i propri. Spesso nel conflitto la rabbia prende il sopravvento sul bambino che, trovandosi davanti a tale esperienza emotiva disarmato ed impotente, è portato a trasformarla in 1. taluni casi in aggressività e/o violenza. Questa “impotenza” è alla base del disagio che egli prova nell’affrontare una relazione conflittuale, nel sentirsi pervaso dalla propria condizione emotiva che non conosce o non riconosce e che pertanto lo spaventa. 2.è essenziale sapere di essere “riconosciuto” e compreso dall’adulto (empatia adulto/bambino). In questo modo egli si sente valorizzato e ciò lo aiuta a sviluppare un sano concetto di sé. 2. Ciò implica la capacità di identificare i nostri bisogni ei desideri, riconoscere quali cose, persone o situazioni generano in noi le diverse emozioni, come queste si manifestano, come si esprimono e le conseguenze che generano queste reazioni.

12 COS’è IL CONFLITTO? Il fenomeno del “conflitto” è una parte normale della vita umana. Esso appartiene alla vita quotidiana e si verifica quando diverse esigenze, interessi e mentalità si incontrano. ANCHE LA RABBIA E’ UN SENTIMENTO NORMALE CHE TUTTI PROVIAMO, SOPRATTUTTO NELLE SITUAZIONI DI CONFLITTO E BISOGNA IMPARARE A GESTIRLA

13 Io e il conflitto ESEMPI DI FRASI DA POTER USARE PER RICONOSCERE IL CONFLITTO: 1. Molte volte discutono o litigo quando… 2. Molte volte discutono o litigano a proposito di… 3. Un aspetto positivo di un litigio è:… 4. Un aspetto negativo del litigio è:… 5. Mi accaloro in una discussione o litigo quando… 6. Mi arrabbio quando i mio figlio… 7. Faccio arrabbiare mio figlio quando…

14 . Non attaccare la persona ma il problemi
CON GLI ADOLESCENTI: Ecco 5 strategie che ci aiuteranno a rendere costruttivo un conflitto. Non attaccare la persona ma il problemi Non cercare di vincere facendo perdere l’altro, ma vincere insieme a lui/lei Non cercare di dominare, intimidire o manipolare, ma discutere in modo diretto, onesto ed assertivo. Non cercare nascostamente di bloccare il processo di risoluzione dei problemi, ma farli affiorare in modo che siano risolti in modo collaborativo. Non concentriamoci solo sulle nostre necessità senza tenere in considerazione quelle degli altri. Cerchiamo piuttosto di vedere il mondo con gli occhi dell’altro, ascoltandolo attivamente. 1. Colpire l’altro alle spalle o usare espressioni avvilenti serve solo a far lievitare il conflitto. Una persona che si sente messa da parte, cercherà giustizia in tutti i modi, e queste vendette non fanno altro che alimentare il fuoco del conflitto distruttivo. Invece di attaccare la persona, concentriamoci sul problema, cerchiamo entrambi dei modi che ci permettano di migliorare le cose. 2. Nel caso in cui riportiamo una “vittoria” sull’altro facendolo sentire come un perdente, la partita non finisce certo qui! Il vantaggio di cui godiamo è al massimo solo temporaneo. Invece, quando due persone collaborano per trovare una soluzione nella quale sono tenuti in considerazione e soddisfatti i bisogni di tutti, i risultati saranno molto più duraturi. 3. Dominare, intimidire o manipolare sono strategie del tipo “io vinco-tu perdi”, miranti ad ottenere potere e controllo sugli altri, che non funzionano certo nel lungo periodo e non favoriscono la collaborazione tra le parti. Otteniamo invece migliori risultati esponendo in modo chiaro e diretto il nostro punto di vista nel rispetto degli altri. Schiettezza e rispetto producono sempre risultati di gran lunga migliori. 4. A molte persone non piacciono i conflitti e cercano di evitarli a tutti i costi, ma così facendo, accumulano risentimento. Il risentimento, a sua volta, può bloccare la cooperazione e dare origine a comportamenti passivo-aggressivi come il sarcasmo, ritardi evitabili e parlare alle spalle di qualcuno. E’ molto meglio portare i problemi in superficie e parlarne in modo rispettoso in modo che si possa decidere insieme un piano d’azione o arrivare ad una soluzione. 5. Alcuni dei “problemi di vista” più tipici dei conflitti sono la “miopia” e la “visione a tunnel”. E’ fin troppo facile concentrarci solo su ciò che vogliamo o di cui abbiamo bisogno, senza tenere in considerazione ciò che sta a cuore all’altra persona. Prendersi il tempo di parlarsi a vicenda ed ascoltarsi attivamente ci dà l’opportunità di comprendere il problema più chiaramente e di arrivare ad una soluzione che funzioni per entrambi. I vostri conflitti saranno costruttivi o distruttivi? La scelta è vostra. E’ una scelta critica, per via dei risultati che ne derivano. Scegliete di essere abbastanza maturi da mettere in pratica strategie del tipo “vinco io-vinci tu” e sarete ricompensati da fiducia, apertura ed un’atmosfera nella quale va bene assumersi dei rischi ed applicare un processo decisionale e di risoluzione dei problemi oggettivo. Ciò contribuisce indubbiamente ad energizzare e rafforzare le relazioni. La scelta è vostra. .

15 <<Riconosco che avrei anche potuto fare diversamente>>
Altre strategie: ESSERE ASSERTIVI: Lo stile più efficace per risolvere i propri problemi personali è quello assertivo, intendendo per assertività la capacità di affermare la propria posizione ed idea, difendendola senza aggressività e rispettando al contempo la posizione altrui, che può risultare anche diversa. • essere assertivi non significa riuscire sempre, ma operare nel migliore dei modi. Esempi appartenenti alla classe dei comportamenti assertivi: essere disponibili con chi ci sta vicino, mettersi dal punto di vista degli altri, non essere né aggressivi, né passivi e cioè: dire chiaramente ciò che si desidera, esprimere critiche senza offendere, rispettare le regole del gioco, iniziare un’interazione verbale, rispettare i diritti degli altri, saper perdonare, essere riflessivi e fiduciosi, … <<Ho deciso di …>>; <<Tu cosa ne pensi se …>>; <<Parliamone…>>; << Che alternative abbiamo?>>; <<Riconosco che avrei anche potuto fare diversamente>>

16 LIBRO GRATUITO DI STRATEGIE E TECNICHE DI COMUNICAZIONE EMPATICA UTILI PER LE ATTIVITA’ DA PROPORRE A SCUOLA DISPENSA SULLA GESTIONE DEL CONFLITTO CON PROGETTI DI INCLUSIONE PER I RAGAZZI CON DISAGIO SOCIALE QUADERNO DEL TELEFONO AZZURRO SUL BULLISMO GUIDA PER INSEGNATI E GENITORI SITO DEL MIUR PER TROVARE INFORMAZIONI UTILI PER LE SCUOLE SULLA TEMATICA DEL BULLISMO

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