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Prof. Maurizio Pietro Faggioni

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Presentazione sul tema: "Prof. Maurizio Pietro Faggioni"— Transcript della presentazione:

1 Prof. Maurizio Pietro Faggioni
Accademia Alfonsiana Gli xenotrapianti Prof. Maurizio Pietro Faggioni

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3 M. P. FAGGIONI, I problemi etici degli xenotrapianti, “Studia Moralia” 41 (2003) 243-275.
PONT. ACCADEMIA DELLA VITA, La prospettiva degli xenotrapianti, Città del Vaticano 2001

4 Introduzione Il trapianto rappresenta per molti malati una terapia risolutiva o capace, almeno, di migliorarne sensibilmente la qualità della vita. Superati brillantemente i problemi del rigetto attraverso potenti mezzi farmacologici e una organizzazione accurata sul territorio, resta lo scoglio della cronica scarsezza di organi e di tessuti di provenienza cadaverica.

5 Una delle vie imboccate per reperire gli organi e i tessuti necessari per il trapianto è costituita dallo xenotrapianto: il trapianto di cellule, tessuti o organi interi da un animale all’uomo. Le specie migliori - per motivi biologici - sono il maiale, il babbuino, lo scimpanzé. Per motivi pratici (soprattutto facilità di allevamento) il maiale è la specie più studiata.

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7 Precisazioni terminologiche
In base alla relazione genetica fra donatore e ricevente si distinguono: autotrapianti, quando un tessuto viene trasferito da una sede all’altra dello stesso organismo (es. osso per stabilizzare una frattura); isotrapianti fra individui geneticamente uguali (in pratica gemelli monozigoti); allotrapianti o omotrapianti: fra individui geneticamente diversi, ma della stessa specie; xenotrapianti o eterotrapianti: fra individui appartenenti a specie diverse.

8 1. Storia degli xenotrapianti

9 La preistoria degli xenotrapianti risale ad alcuni secoli fa.
Sono state tentate trasfusioni di sangue animale, soprattutto di agnello, nell’uomo nel XVII e XVIII secolo

10 innesti di pelle di pecora e perfino di rana praticati nel XIX secolo;
tentativi di trapianto di reni di maiale e di capra nell’uomo compiuti nei primi decenni del XX secolo; trapianti di gonadi animali praticati in quegli stessi anni dal dottor S. Voronoff.

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12 La stagione moderna dei trapianti xenogenici inizia tra gli anni '60 e gli anni '70 del XX secolo.

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14 Negli anni '80, fu trapiantato in una bambina (Baby Fae) un cuore di babbuino, che sopravvisse solo per breve tempo a causa del rigetto.

15 Negli anni '90 i tentativi si sono moltiplicati
3 trapianti di cuore e 1 di fegato di maiale, ma nessun paziente è sopravvissuto più di un giorno. Sopravvissero più a lungo (70gg. e 26gg.) 2 pazienti trapiantati da Starlz con fegato di babbuino.

16 Negli ultimi 10 anni ci sono stati sensibili progressi per la fase preclinica (con modelli animali, da maiale a primate)

17 Cuori da maiale transgenico sono sopravvissuti per 6 mesi in primati non umani (in sede eterotopica)
Kuwaki K, Tseng YL, Dor FJ et al. Heart transplantation in baboons using a1,3-galactosyltransferase geneknockout pigs as donors: initial experience. Nat Med 2005; 11: 29–31.

18 Cuori di maiali sono sopravvissuti per 2 mesi in babbuini in sede ortotopica, con usuale immunosoppressione McGregor CGA, Byrne GW, Vlasin M et al., Preclinical orthotopic cardiac xenotransplantation. JHLT 2009; 28: S224.

19 Applicazioni cliniche attuali nell’uomo
Finora gli unici risultati concreti sono l’uso di valvole cardiache porcine e bovine L’impiego di bioreattori con epatociti porcini In fase avanzata il trapianto di insulae del Langerhans per la cura del diabete insulino-dipendente. Il grande problema resta quello degli organi solidi (cuore, rene, fegato …)

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22 2. PROBLEMI TECNICI DEGLI XENOTRAPIANTI

23 Compatibilità biologica
Rigetto Infezioni

24 Problemi tecnici - compatibilità
Nei pazienti di Starlz trapiantati con fegato di babbuino, il fegato trapiantato mostrò un fun-zionamento sufficiente a sostenere la vita, anche se sintetizzava proteine di babbuino e i livelli ematici delle proteine erano di tanto in tanto quelli caratteristici del babbuino e non dell'uomo. Un problema per la piena funzionalità dell’organo animale nell’uomo sta nella compatibilità molecolare delle proteine prodotte con l’organismo umano e nella possibilità che l’organo trapiantato sia controllabile dall’organismo ricevente secondo i parametri tipici della fisiologia umana.

25 Problemi tecnici - infezioni
Esiste il pericolo che gli organi animali trasmettano malattie infettive. Considerazioni di ordine etico e pratico, nonché il più grave rischio di trasmissione di infezioni tra specie zoologicamente affini, hanno portato ad escludere le scimmie. Si è passati ai suini, sebbene anche il maiale rappresenti una possibile fonte di zoonosi attraverso due vie: agenti infettivi ordinari e retrovirus suini.

26 I retrovirus suini Ci sono, integrate stabilmente nel DNA del maiale (come in tutti i mammiferi, uomo incluso), sequenze virali che codificano per retrovirus (PERV o Porcine Endogenous RetroViruses). Si è dimostrato che i PERV possono infettare in vitro cellule umane.

27 Problemi tecnici - rigetto
Un terzo ostacolo è il rischio di rigetto dell’organo trapiantato da parte dell’organismo del ricevente, fenomeno presente anche nel caso di allotrapianti fra uomo e uomo, ma tanto più intenso nello xenotrapianto quanto maggiore è la differenza fra antigeni umani e antigeni animali.

28 Nel trapianto da maiale a primate (umano o non umano) il rigetto si presenta secondo quattro modalità: il rigetto iperacuto, causato dagli anticorpi xenoreattivi e dal complemento del ricevente. il rigetto acuto vascolare studiato nel trapianto di cuore di topo nel ratto. il rigetto per l’intervento delle cellule-T, come nell’allotrapianto; il rigetto cronico (ipotetico, quando l'organo trapiantato avesse superato tutte le precedenti fasi di rigetto).

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30 Come evitare il rigetto?
La modificazione genetica degli animali donatori e l'uso di nuovi farmaci immunosoppressori sono i due approcci attualmente considerati per prolungare la sopravvivenza di uno xenotrapianto. Per la modifica genetica si possono seguire due strade: Knock out: un dato gene endogeno dell’animale non viene più espresso; Transgenesi: modificazione dell’animale mediante l’introduzione nel suo patrimonio genetico di nuovi geni di provenienza umana.

31 L’inattivazione (“knock out”) del gene responsabile dell'espressione dell'antigene α-gal sulle cellule endoteliali di suino dovrebbe diminuire uno degli stimoli al rigetto

32 Produzione di maiali transgenici per geni umani

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34 Quali prospettive? Permangono molti ostacoli all’introduzione in clinica dello xenotrapianto e non pochi studiosi hanno espresso il loro scetticismo. Sembra però che, a poco a poco, le prospettive si facciano più promettenti.

35 3. PROBLEMI ETICI

36 Uso e manipolazione degli animali
Identità del ricevente Rischio sanitario Politiche sanitarie

37 Uso degli animali Un problema etico preliminare è quello della liceità dell’uso e della manipolazione genetica degli animali. Nel pensiero occidentale classico, l’idea di uomo si è costruita in contrapposizione all’idea di animale. Il diritto umano sulla natura era ammesso pacificamente dalla maggior parte dei modelli cosmo-antropologici tradizionali, sullo sfondo di una visione del rapporto fra uomo e mondo non umano, decisamente sbilanciata sul versante antropologico.

38 Il meccanicismo che caratterizza il nascere della biologia moderna fornì una base scientifica allo sfruttamento animale. Centrale è la posizione di R. Descartes (Cartesio).

39 Secondo Cartesio ( ) gli animali sono semplici automi, sono macchine meravigliose, ma nulla più.

40 Valore della vita animale
Il dibattito della filosofia animalista ha condotto a rivedere questa posizione e a considerare la questione del valore intrinseco della vita animale e quindi del riconoscimento di alcuni essenziali diritti agli animali o, almeno, di una responsabilità dell’uomo verso l’animale. Dal riconoscimento agli animali di un valore irriducibile alla loro utilità per l’uomo, ne segue il principio che anch’essi devono essere trattati in modo da rispettare per il loro valore intrinseco.

41 Non è vero che la vita animale e la vita umana hanno lo stesso valore…
…ma non è neppure vero che soltanto la vita umana ha valore: anche i viventi non umani sono portatori di un bene e di un valore. In questo riconoscimento del valore intrinseco e non solo strumentale della vita animale sta la maggiore divergenza con l’impostazione teologica tradizionale (cfr. S. Th. II-II, q. 64, art. 1).

42 Il dovere di rispettare il valore della vita animale si impone con tanta maggior forza quanto più elevata è la posizione della specie considerata nella scala zoologica, soprattutto a quelli che sembrano dotati di barlumi di autocoscienza, come le scimmie antropomorfe .

43 Introdurre una teoria del valore intrinseco della vita animale cambia i termini del dibattito morale: dovrò sempre avere una giustificazione adeguata per sopprimere o manipolare un animale. Nel conflitto tra il rispetto della vita animale e il soddisfacimento di un interesse o bisogno umano secondario, come il desiderio di sfoggiare una pelliccia, prevale il valore della vita animale. Se il sostentamento o la cura della vita umana chiede il sacrificio della vita animale, questo è in linea di principio lecito.

44 Riguardo all’uso degli animali per gli xenotrapianti, trattandosi di specie elevate nella scala zoologica, bisognerà procedere con cautela e rispetto. Non ci sono problemi insormontabili nell’allevare gli animali e usarli come fonte di organi per curare patologie umane potenzialmente mortali. Questo è, almeno, il punto di vista umano …

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46 Problemi etici nell’uso degli animali
Riguardo alla specie animale usata non esistono problemi di principio, anche se occorrerà valutare la diversa sensibilità e intelligenza fra animali di specie differenti e la necessità di non mettere in pericolo di estinzione, attraverso un uso sconsiderato, la sopravvivenza di una specie. In alcune culture e ambiti religiosi potrebbero esistere preclusioni tabuistiche verso l’impiego di certi animali, come p. es. il maiale.

47 Dal punto di vista etico risultano più discussi gli interventi di ingegnerizzazione degli animali per rendere i loro tessuti più compatibili con quelli umani e ridurre l’entità del rigetto.

48 Liceità della transgenesi uomo-animale
La possibilità di operare tali modificazioni genetiche, utilizzando anche geni di origine umana, nel rispetto dell’animale e della biodiversità, è moralmente accettabile in vista di benefici significativi per l’uomo stesso PONT. ACCADEMIA PER LA VITA. La prospettiva degli xenotrapianti, 2001, n. 15.

49 Modifica genetica degli animali - linee guida della PAV
Pur riconoscendo la ragionevolezza della manipolazione genetica degli animali, esistono alcune condizioni etiche da rispettare: fare attenzione al benessere degli animali geneticamente modificati, in modo da valutare l’effetto dell’espressione del transgene, le even-tuali modificazioni degli aspetti anatomici, fisiologici e comportamen-tali, limitando i livelli di stress e di dolore, di sofferenza ed angoscia; considerare gli effetti nella progenie ed eventuali ripercussioni nei riguardi dell’ambiente; tenere gli animali ingegnerizzati sotto stretto controllo e non rilasciarli nell’ambiente; minimizzare il numero degli animali usati nella sperimentazione; prelevare organi e/o tessuti in un unico intervento chirurgico; sottoporre ogni protocollo di sperimentazione sull’animale al parere di un comitato etico. La prospettiva degli xenotrapianti, n. 15.

50 POLEMICHE Tonti-Filippini et al., Ethics and Human-Animal Transgenesis, “The National Catholic Bioethics Quarterly”, 2006. “The authors of the Academy's document … do not discuss the significance of the human genome in the formation and in the generation of a human life, and the consequent moral significance of using parts of the human genome to generate a being that is, in part, genetically of human origin”.

51 Mentre l’Accademia per la vita aveva sottolineato, soprattutto, le regole da usare nell’usare e nel manipolare gli animali, Tonti-Filippini mette in questione la eticità del trasferimento di materiale genetico umano nell’animale (transgenesi). M. P. FAGGIONI, Fuga dal Labirinto. Il dibattito morale sulla transgenesi, “Medicina e Morale” 47 (2007) ID., La natura fluida. Ibridazione, transgenesi e transumanismo, “Studia Moralia” 47 (2009)

52 Il trasferimento di materiale genetico umano nel genoma animale non costituisce un vulnus alla dignità umana, poiché l’umanità non è legata ad un gene o ad un gruppo di geni. La stessa identità genetica umana dipende più dal modo di funzionare del genoma come unità che non da un singolo gene. Inoltre i geni trasferiti non incidono sulle qualità cognitive e percettive dell’animale per cui non gli impartiscono funzioni e capacità di tipo “umano” .

53 COGITO, ERGO SUM

54 Xenotrapianto e identità del ricevente

55 Xenotrapianto e identità del ricevente
Una questione grave è la tutela dell’identità del soggetto umano che riceve un organo di provenienza animale, nel dubbio che l’impianto possa modificare oggettivamente l’identità della persona.

56 Xenotrapianto e identità del ricevente
La categoria di identità personale non è univoca. L’identità personale può essere definita come la singolarità e irriducibilità dell’uomo in rapporto al suo essere (livello ontologico) e al suo sentirsi (livello psicologico) persona. L’identità personale comporta la consapevolezza dell’essere sempre i medesimi: l’identità viene percepita come il permanere nel tempo del proprio io o realtà profonda.

57 Xenotrapianto e identità del ricevente
Le dimensioni corporee hanno una drammatica rilevanza nel definire l’identità personale. Il corpo di cui si parla è quello che E. Husserl chiama Leib, cioè il corpo nel suo presentarsi alla coscienza, il corpo percepito e vissuto. Bisognerà, pertanto, evitare ogni intervento che, agendo sulle dimensioni somatiche, possa mettere in pericolo l’integrità dell’identità personale di ciascuno.

58 Non tutti gli organi del corpo umano sono parimenti espressione della identità della persona:
alcuni sono esclusivamente funzionali; altri uniscono alla funzione una forte carica simbolica, che è connessa con la soggettività dell’individuo; altri organi hanno una relazione inscindibile con l’identità personale del soggetto, indipendentemente dalla loro valenza simbolica: l’encefalo, organo depositario delle strutture neuropsichiche della identità coscienziale; le gonadi, strutture destinate a trasmettere alla progenie i tratti genetici della propria identità.

59 Xenotrapianto di gonadi
Cfr. M.P., FAGGIONI Il trapianto di gonadi. Storia e attualità, “Medicina e Morale” 48 (1998), A nostro parere, lo xenotrapianto di gonadi a scopo ormonogenetico non è intrinsecamente immorale, come non lo è l’uso di estratti ormonali di ghiandole animali in terapia endocrina, anche se la possibilità di interazioni non prevedibili tra gonadi animali e organismo umano deve indurre a grandissima cautela. Si tratta di un intervento inutile e rischioso.

60 Accettazione soggettiva dello xenotrapianto
Esiste l’aspetto soggettivo ovvero l’accettazione dell’uso di organi animali che è questione di natura culturale e psicologica. La medicina dei trapianti ha mostrato che esistono ripercussioni psichiche di varia intensità su coloro che hanno ricevuto trapianti di organi umani, soprattutto se si tratta di organi simbolicamente significativi, come il cuore. Il caso del trapianto di mano.

61 Un ruolo essenziale nella strutturazione e mantenimento della identità personale viene svolto dai meccanismi di difesa dell’Io, che permettono lo stabilirsi dei primi e fondamentali rapporti interpersonali e la definizione della propria identità. I meccanismi di difesa dell’Io vengono messi in discussione di fronte alla novità di possedere in modo determinante qualcosa che appartiene alla specie animale. Un importante ruolo, nell’applicazione clinica dello xenotrapianto, sarà pertanto giocato dal counselling psicologico: prima del trapianto (selezione dei candidati) e dopo il trapianto (sostegno).

62 Il rischio sanitario

63 Il rischio sanitario Una delle questioni etiche connesse con la pratica dello xeno-trapianto è quella del rischio sanitario: derivante dalla procedure chirurgiche e dal rigetto di organi e tessuti estranei, di liberare agenti infettivi annidati nei tessuti o addirittura nel contesto degli acidi nucleici e di causare così terribili zoonosi.

64 Che cos’è il rischio? Il rischio è un evento futuro indesiderato o dannoso il cui verificarsi non è certo, ma possibile.

65 Risk assessment Il rischio può essere misurato (“risk assessment”) considerando il grado di probabilità del verificarsi di un certo evento dannoso espressa come una percentuale di rischio o frequenza statistica; l’entità del danno che si misura sugli effetti che l’evento indesiderato produce.

66 Accettabilità e accettazione del rischio
Grado di probabilità ed entità del danno concorrono a configurare la accettabilità del rischio, in base alla ponderazione oggettiva del rapporto rischio/beneficio. Va distinta dalla accettabilità, la accettazione del rischio e cioè la reazione del singolo o del pubblico in generale di fronte all’esistenza di un determinato rischio. Essa ha una notevole componente soggettiva, non sempre del tutto riflessa.

67 Si ritiene accettabile il rischio di essere colpiti da un meteorite mentre si va al lavoro.
Essere colpiti da un meteorite comporta un danno grave, ma è così infrequente che nessuno si preoccupa di questo uscendo di casa.

68 Risk assessment e management
Occorre distinguere tra la quantificabilità del rischio (risk assessment) e la sua gestibilità (risk management). Un rischio difficilmente quantificabile, ma gestibile con una certa facilità può destare meno apprensioni di un rischio ben quantificabile e magari anche di bassa frequenza, ma che si prevede di non poter affrontare e gestire in modo efficace. Il rischio di malattie da xenotrapianti è ignoto dal punto di vista della probabilità, ma una malattia da xenotrapianti potrebbe essere talmente grave da scoraggiare gli esperimenti e far chiedere una moratoria.

69 Il rischio negli xenotrapianti
Vi sono fattori di rischio noti: l’aumento di probabilità d’infezioni e dell’insorgenza di tumori a causa delle terapie immunosoppressive, per questi rischi esistono dati appurati nella fase sperimentale o derivanti dalla medicina dei trapianti tradizionali. Da questo punto di vista è possibile fare un bilancio rischio/beneficio.

70 Il rischio negli xenotrapianti
Più complessa ed incerta risulta invece la valutazione dei rischi legati alla possibile trasmissione al ricevente di infezioni (zoonosi) «Dal momento che, a tutt’oggi, le esperienze cliniche di xenotrapianto già effettuate sono numericamente esigue e certamente insufficienti per poter elaborare una fondata statistica sulle reali probabilità d’insorgenza e di diffusione di dette infezioni, ogni decisione in merito allo sviluppo clinico di questa nuova terapia, può basarsi soltanto su ipotesi; si impone, quindi, l’esigenza etica di procedere con la massima cautela» La prospettiva degli xenotrapianti, n. 42.

71 Il principio di precauzione
In assenza di dati che permettano una quantificazione affidabile di un rischio, molti invocano il cosiddetto principio di precauzione. Non si dovrebbe correre un possibile pericolo grave in assenza di dati che escludano una quantificazione affidabile del rischio.

72 Il principio di precauzione
Non si tratta di assumere il principio nella sua versione forte che porterebbe ad un “blocco” totale di ogni sperimentazione. Per passare dal non sapere al sapere è necessario tentare vie nuove e procedere a prove sperimentali. Il principio di precauzione dovrà essere assunto in modo flessibile e ragionevole, come regola di prudenza.

73 Nel sospetto del rischio di zoonosi trasmesse all’uomo, bisognerà avanzare verso la sperimentazione sull’uomo “a piccoli passi” e solo dopo aver raccolto tutti i dati che possono venire dalla fase preclinica, coinvolgendo nella sperimentazione il minor numero possibile di soggetti, con un monitoraggio attento e continuo, pronti a modificare e adattare i piani sperimentali, sulla base dei nuovi dati emergenti.

74 Dalla sperimentazione alla clinica
Già oggi si fanno trapianti di valvole cardiache di maiale, ma prima di fare xenotrapianti di organi interi bisognerà insistere ancora con la sperimentazione pre-clinica (da animale ad animale) fino a che non si otterranno risultati positivi riproducibili. Si discute la sopravvivenza minima in un primate non umano trapiantato, sufficiente per passare alla sperimentazione sull’uomo. Secondo alcuni, si potrebbe dare inizio ai trials clinici nell'uomo solo dopo che sia stata ottenuta, di routine, una sopravvivenza di novanta o più giorni di un organo di maiale in un primate non umano.

75 Dalla sperimentazione alla clinica
Quando si riterrà giunto il momento di passare dalla fase preclini-ca alla fase clinica sperimentale, la selezione dei pazienti dovrà essere molto rigorosa. Sarà eticamente corretto rivolgere la proposta dapprima soltanto a gruppi ristretti di pazienti, non in grado di ricevere un allotrapianto e in mancanza di una migliore alternativa terapeutica. All’inizio si potrà ricorrere allo xenotrapianto “ponte” di un organo di maiale (es. cuore, fegato) in attesa di reperire un organo umano più adatto.

76 Dalla sperimentazione alla clinica
Ogni sperimentazione clinica deve essere condotta in centri ad alta specializzazione, con una provata esperienza nei modelli pre-clinici maiale/primate, specificamente autorizzati e controllati dalle competenti autorità sanitarie. Sarà necessario selezionare con cura i candidati, in base a criteri chiari e prestabiliti ed effettuare un monitoraggio costante dei pazienti trapiantati, con la possibilità di isolare il soggetto per evitare una diffusione epidemica di infezione.

77 Il consenso informato La trasmissione dell’informazione e la raccolta del consenso, dovranno essere particolarmente scrupolose. Dalla fase sperimen-tale vanno esclusi i minori e quanti non sono in grado di dare un valido consenso Se un paziente incapace di esprimere un valido consenso si trovasse in pericolo di morte imminente, si potrà ricorrere al consenso di un legale rappresentante, purché la prestazione medica da intraprendere offra una ragionevole speranza di beneficio per il paziente stesso. Anche i congiunti dovranno essere informati su ciò che potrebbe comportare il trapianto circa i loro contatti col paziente e sui poten-ziali rischi di contagio in caso di infezioni; tuttavia, a loro non si potrà chiedere un consenso in senso stretto, rimanendo il paziente il responsabile ultimo delle scelte sulla propria salute.

78 Aspetti sociali ed economici

79 Aspetti sociali ed economici
Un primo gruppo di problemi riguarda l’ambito della giustizia sanitaria: poiché le risorse disponibili sono sempre inferiori alle necessità, l’allocazione equa e ragionevole delle risorse fra i diversi settori dell’area biomedica è fonte di dibattiti e perplessità. Sono stati espressi dubbi sulla ragionevolezza degli ingenti investimenti nella ricerca sugli xenotrapianti, tenuto conto che nessuno può ancora affermare con sicurezza che essi potranno diventare un giorno una pratica chirurgica ordinaria e sicura. Occorrerà ripartire saggiamente le risorse disponibili per non penalizzare lo sviluppo di altre promettenti terapie e non si potrà sottovalutare il rapporto fra costi di ricerca e benefici fondata-mente sperabili in tempi ragionevoli.

80 Aspetti sociali ed economici
Un secondo gruppo di problemi riguarda lo sfruttamento commerciale delle scoperte nel campo dello xenotrapianto. Fino ad ora la ricerca è stata condotta prevalentemente nell’ambito del privato, da industrie farmaceutiche che hanno impegnato ingenti risorse economiche e che si attendono un ritorno economico.

81 Aspetti sociali ed economici - brevettabilità
Una via per realizzare questa rimunerazione è quella della acqui-sizione dei brevetti degli organismi animali geneticamente modifi-cati per renderli più compatibili all’uomo. In questi anni il dibattito etico e giuridico sulla brevettabilità della vita è stato alquanto acceso, poiché risulta sempre più difficile de-marcare il confine tra: una scoperta, che riguarda realtà preesistenti e che perciò non è brevettabile; una invenzione che, essendo frutto dell’ingegno umano, è brevettabile.

82 In base all’attuale legislazione europea, non esistono ostacoli giuridici per la brevettabilità di organi animali ingegnerizzati destinati ai trapianti. Dal momento che, parlando di xenotrapianti, si parla di terapie salvavita si può affermare che la tutela del legittimo diritto delle case farmaceutiche di vedere un ritorno corrispondente agli ingenti investimenti fatti dovrà comporsi con il diritto fondamentale di ogni persona di avere accesso alle cure sanitarie, senza discriminazioni o impedimenti dovuti agli eccessivi costi.

83 Aspetti sociali ed economici - ruolo della società civile
È necessario dare regole per la prosecuzione della ricerca scientifica, garantendone la validità e la sicurezza, e per il passaggio dalla fase preclinica a quella clinica, con particolare riguardo alla valutazione e gestione del rischio sanitario che potenzialmente coinvolgente intere popolazioni. Il soggetto di queste scelte che riguardano la salute pubblica non potrà essere la sola comunità scientifica, ma la società intera, nelle sue diverse articolazioni, attraverso un dibattito pubblico. Una decisione corretta presuppone una informazione corretta: bisognerà estendere a strati sempre più vasti della società una informazione adeguata e onesta sugli xenotrapianti.

84 Aspetti sociali ed economici - ruolo della società civile
Prima di tutto gli scienziati dovranno esser capaci di dialogare con le istanze della vita civile, con le istituzioni e con il pubblico. Un compito delicato ed essenziale dovrà essere svolto dai mass media ai quali si chiede di informare con equilibrio, evitando sia di ingenerare paure immotivate e irrazionali, sia di fomentare appese irrealistiche e speranze illusorie.

85 GRAZIE


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