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IMPARIAMO A DISCERNERE

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Presentazione sul tema: "IMPARIAMO A DISCERNERE"— Transcript della presentazione:

1 IMPARIAMO A DISCERNERE
IMPARIAMO A DISCERNERE. PROPOSTA SPIRITUALE SUI FONDAMENTI DEL DISCERNIMENTO CRISTIANO.

2 MARIA VERGINE MADRE DEL BUON CONSIGLIO
“La partecipazione a questi santi misteri ci rinnovi nel tuo Spirito, o Padre, perché alla scuola del tuo  Figlio, che per mezzo di Maria ci hai donato come consigliere  mirabile, impariamo a discernere ciò che è conforme alla tua volontà e siamo salvi nel tuo nome” (Preghiera dopo la Comunione della s. Messa).

3 FAUSTI S. , Occasione o tentazione
FAUSTI S., Occasione o tentazione? Scuola pratica per discernere e decidere, Àncora, Milano 1997 (nelle slide: F seguito dal numero della pagina). MARTINI C.M., Che cosa dobbiamo fare? Me-ditazioni sul Vangelo di Matteo, Piemme, Ca-sale Monferrato 1995. - Non sprecate parole. Esercizi spirituali con il Padre Nostro, Portalupi, Casale Monferrato 2005.

4 RUPNIK M. I., Il discernimento, prima e secon-da parte, ed. Lipa 2002.
SCHIAVONE P., Il discernimento. Teoria e prassi, Paoline, Milano 2009. Segnalo esercizi spirituali di s. Ignazio (ES nelle slide)

5 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?» (Mt 19, 16).

6 Folle, pubblicani e soldati ponevano tutti la medesima domanda a Giovanni Battista che battezzava nel Giordano: «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3, ). Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù rispose con la parabola del buon samaritano (cf Lc 10, 25-37).

7 Ecco gli effetti del discorso che Pietro fece nel giorno di Pentecoste:
All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?» (At 2, 37).

8 ALCUNE DOMANDE DI FONDO
Qual è lo scopo della nostra vita? In cosa consiste la volontà di Dio? È possibile conoscerla? Come si conosce?

9 Perché fare la sua volontà?
Cosa fare? Che rapporto tra discernere e decidere? Come scegliere?

10 COSCIENZA E LEGGE Se con la legge morale e con la parola di Dio io conosco la volontà di Dio, a che serve la coscienza? Può esserci conflitto tra coscienza e legge? Come si risolve?

11 COSCIENZA E LEGGE La coscienza verso la legge civile.
La coscienza verso la legge morale. Qual è la visione cristiana della legge?

12 IL PROBLEMA DEL MALE Dio interviene nella storia? E come?
È assente, è solo spettatore e giudice o Lui interviene e noi siamo ridotti a burattini? Interviene sull’agire? / sull’essere?

13 “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vo-stro culto spirituale. Non conformatevi a que-sto mondo, ma lasciatevi trasformare rinno-vando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12, 1-2).

14 “Il rapporto con Dio è logico (ragionevole), quando il mio corpo, la mia vita concreta non scorre nei binari dell'egoismo, ma si trasforma in una metamorfosi divina, assumendo di con-tinuo quel modo di capire e di agire, che è proprio di Dio” (cf F 53; segnala Rom 12, 1-2).

15 “Offrire i corpi significa offrire vita, esistenza
“Offrire i corpi significa offrire vita, esistenza. Per raggiungere tale ideale, per prestare culto spirituale, occorre discernere la volontà di Dio, occorre ingaggiare una lotta contro la menta-lità di questo secolo ed acquistarne una nuo-va. Lo scopo è assumere una forma mentis conforme a Cristo e al suo vangelo” (SCHIAVO-NE P.).

16 DEFINIZIONE DI ESERCIZI SPIRITUALI
“Ogni forma di esame di coscienza, di medita-zione, di contemplazione, di preghiera vocale e mentale, e di altre attività spirituali.

17 Infatti, come il passeggiare, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiama-no esercizi spirituali i diversi modi di preparare e disporre l'anima a liberarsi da tutte le affe-zioni disordinate e, dopo averle eliminate, a cercare e trovare la volontà di Dio nell'orga-nizzazione della propria vita in ordine alla sal-vezza dell'anima” (ES 1).

18 Apparentemente staremo molto sul negativo (i peccati), ma è l'unica strada per passare al positivo, per fare esperienza di Dio e del suo perdono e per realizzarci meglio con gli altri.

19 Forse parlerò poco o nulla di matrimonio e famiglia, ma vedrete - se persevererete - che è decisivo per tutta la vita cristiana, ovviamente anche per la vita familiare! Siamo al confine tra varie dimensioni: spiritua-le, morale e psicologica.

20 ECCO I TEMI DI FONDO Rapporto tra il discernimento, il pensare, il decidere, il fare. Vigilanza, coscienza, prudenza. Esame di coscienza.

21 QUALE COLLEGAMENTO / BENEFICIO PER LA VITA FAMILIARE?
La superficialità, l'estroflessione, l'inconsisten-za spirituale e morale, la mancata unione con la volontà di Dio fanno bene alla vita coniu-gale? Se non so conoscere me stesso, di cosa dialo-go con mia moglie (marito)? Se non combatto contro il mio peccato, è bella la vita matrimoniale?

22 QUALCHE DOMANDA Con chi fidanzarmi, con chi sposarmi?
Da sposati, ci sono divergenze nelle decisioni da prendere? C’è chi comanda e chi soccom-be, magari per salvare l’unità della famiglia? O può accadere che entrambi si lasciano gui-dare dallo Spirito Santo, dalla volontà di Dio, dal vero bene della famiglia?

23 Come educare i figli. Posso trattarli tutti allo stesso modo
Come educare i figli? Posso trattarli tutti allo stesso modo? Forse li carico di troppe attese? Quanti figli averne e quando e con che ... metodo averne/ non averne? Adozione / affido? Per forza sani e solo da coppie sterili? Quanto tempo dedicare a lavoro, apostolato, riposo, preghiera, vita familiare ...

24 “Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele!” (Mc 12, 28-29) Ascoltare prima di parlare. Pensare prima di decidere.

25 POSSIBILI OBIEZIONI “Ma io sono spontaneo, sincero, istintivo!”
Oppure è meglio essere repressi? Io chiedo: mi sintonizzo con l’iniziativa di Dio? Forse è importante non essere sordi, distratti.

26 È ovvio che sul male da evitare o su un bene chiarissimo c'è poco da discernere, ma per il resto è tutta una questione di scelta ben pon-derata, di sapiente riflessione e decisione. Agisco magari per ottenere i risultati migliori, in senso utilitaristico? Esempio: dico la verità o la menzogna secondo come mi conviene?

27 Preghiera non è solo chiedere forza per ciò che ho già deciso io.
Siamo agli antipodi di ogni forma di superfi-cialità e di estroflessione, del tipo passare il tempo a guardare cosa gli altri fanno o non fanno, a pensare cosa gli altri dovrebbero fare.

28 Ruolo del padre spirituale, degli amici, della parrocchia, ... del coniuge?
Ovviamente evitiamo l'essere precipitosi (avventati, superficiali) o l’eccessiva lentezza (indecisione, timore paralizzante ...)

29 Certo conta la Grazia, ma lavoriamo molto sulla natura
Certo conta la Grazia, ma lavoriamo molto sulla natura. Senza escludere il mondo che ci circonda, faremo un'esplorazione dentro noi stessi, per conoscere meglio noi stessi, certi nostri meccanismi.

30 EVITARE …EQUIVOCI Non è un discorso immanente, né con accen-tuazione unilaterale di constatazione di senti-menti e stati d’animo. Lo scopo ultimo è sapersi mettere in contatto con Lui, vedere Lui come agisce in noi, altri-menti non ci penseremo neanche a collabo-rare con Lui, con la Sua azione.

31 TORNIAMO ALLA DUE DOMANDE INIZIALI, DI FONDO
Qual è lo scopo della nostra vita? In cosa consiste la volontà di Dio? È possibile conoscerla?

32 LO SCOPO DELLA VITA DELL’UOMO
“Unico scopo della vita è glorificare Dio con i fatti. Dia il Signore intelligenza per sentire e volontà efficace per attenersi a quanto può piacere di più a sua divina maestà, ché questo solo è il nostro scopo” (S. IGNAZIO, Epistolae et instructiones, 12, ).

33 LA VOLONTÀ DI DIO È LA PROMOZIONE UMANA INTEGRALE
"Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santi-ficazione" (1 Ts 4, 3). "Con questo egli ci ha donato i beni grandissi-mi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina" (2 Pt 1, 4).

34 IL FINE DELL’UOMO “La Chiesa, istruita dalla Rivelazione divina, afferma che l'uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini delle miserie terrene” (GS 18). Dio infatti ha chiamato e chiama l'uomo ad aderire a lui con tutto il suo essere, in una co-munione perpetua con la incorruttibile vita divina.

35 Bisogna distinguere tra divina volontà ultima e quelle intermedie, cioè tutto ciò che dobbia-mo scegliere e fare lungo questa vita a livello di stato di vita e dei mezzi da adottare per vi-vere secondo il vangelo (qui possono esserci molte incertezze).

36 ECCO COSA CHIEDIAMO AL SIGNORE
“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, inse-gnami i tuoi sentieri” (Sal 25, 4).

37 Sal 143, 8-10 “Al mattino fammi sentire il tuo amore, perché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te s'innalza l'anima mia. Liberami dai miei nemici, Signore, in te mi rifugio. Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana”.

38 ECCO LA RISPOSTA DEL SIGNORE
“Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio” (Sal 32, 8).

39 Quando la Bibbia parla di vie, sentieri, cam-mino, voleri, consiglio, possiamo vedere le paterne volontà intermedie, ordinate a quella ultima. Esse sono nuove e diverse secondo le diverse situazioni.

40 È importante che l'occhio della nostra inten-zione sia semplice cioè abbiamo sempre di mira unicamente il fine per cui siamo stati creati per lode di Dio nostro Signore e salvezza della nostra anima.

41 GESÙ HA SEMPRE CERCATO LA VOLONTÀ DEL PADRE
“Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volon-tà» (Eb 10, 5-7).

42 “Perciò prego che la vostra carità cresca sem-pre più in conoscenza e in pieno discernimen-to, perché possiate distinguere ciò che è me-glio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo” (Fil 1, 9-10).

43 “Perciò anche noi, dal giorno in cui ne fummo informati, non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio” (Col 1, 9-10).

44 PASSIVI E ATTIVI! Il Dio trascendente non è il Dio assente, non è il primo motore immobile. Noi siamo chiamati a nutrire fiducia in Dio e la lasciarci da lui condurre, ma in passività alta-mente attiva.

45 "Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qual-cosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il pro-prio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio” (1 Cor 3, 7-9).

46 È necessario che ci attiviamo per discernere e cercare di precisare che cosa il Signore vuole dal singolo o dalla comunità di cui facciamo parte, operare le dovute scelte, passare ad azione impegnata.

47 La ragion d'essere e di agire di ogni uomo e di ogni donna dev'essere la divina volontà. Predisporsi a farla, costi quel che costi, prima ancora di averla conosciuta, è condizione da assicurare fin dall'inizio di un discernimento.

48 La vita è fatta non solo di cose certe, ma anche di incertezze, dubbi, problemi, interrogativi. Spesso occorre umiltà di consultazione, in per-severanza di preghiera, di analisi. Non si può far passare per volontà di Dio quanto non ge-nera tranquillità di coscienza.

49 PREGHIERA ED IMPEGNO PERSONALE
“Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e cu-stodirai in te i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore al-la prudenza, se appunto invocherai l'intelligenza e rivolgerai la tua voce alla prudenza, se la ricer-cherai come l'argento e per averla scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Si-gnore e troverai la conoscenza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca escono scienza e prudenza” (Pr 2,1-6).

50 FIDUCIA NEL SIGNORE “Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non affidarti alla tua intelligenza; riconoscilo in tutti i tuoi passi ed egli appianerà i tuoi sentie-ri. Non crederti saggio ai tuoi occhi, temi il Signore e sta' lontano dal male” (Pr 3, 5-7).

51 LA PREGHIERA DI SALOMONE (1 Re 3, 7-8)
“Ora, Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare. 

52 Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può go-vernare questo tuo popolo così numeroso?» (1 Re 3, 9).

53 È bene meditare anche Sap 9, 1-8 (la preghie-ra di Salomone per ottenere la sapienza).

54 In quella notte Dio apparve a Salomone e gli disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conce-da». Salomone disse a Dio: «Tu hai trattato Davide, mio padre, con grande amore e mi hai fatto regnare al suo posto. Ora, Signore Dio, si avveri la tua promessa fatta a Davide, mio pa-dre, perché mi hai costituito re su un popolo numeroso come la polvere della terra. 

55 Ora concedimi saggezza e scienza, perché io possa guidare questo popolo; perché chi governerebbe mai questo tuo grande popolo?» (2 Cr 1, 8-10).

56 RISCHIO DELL’INGANNO Ciò che a prima vista sembra bene e volontà di Dio, poi può rivelarsi impostura diabolica o capriccio umano. "Satana si maschera da angelo di luce" (2 Cor 11, 14). Perciò bisogna chiedere luce allo Spirito.

57 Comunque, oggetto di discernimento non sono solo fatti esteriori e tangibili, ma anche realtà interiori: mozioni, desideri, pensieri, intenzioni, propositi.

58 È bene precisare sempre che la preghiera non è il tentativo di piegare la volontà divina alla nostra, ma il tentativo sempre rinnovato di conformare il nostro volere al volere del Pa-dre.

59 L’ADESIONE DI GESÙ AL PADRE
Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26, 39-41). 

60 Si allontanò una seconda volta e pregò dicen-do: «Padre mio, se questo calice non può pas-sare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà» (Mt 26, 42).

61 UNA PREMESSA DECISIVA “Ciascuno deve pensare che tanto progredirà nella vita spirituale, quanto si libererà dell'amore di sé, della propria volontà e del proprio interesse” (ES 189 d; F 10).

62 UN CAMMINO DI LIBERAZIONE
Il fine degli ES è liberarci da quei sentimenti, prodotti da ignoranza ed errori, che ci intac-cano l’intelligenza e la volontà, impedendoci di sentire con oggettività la realtà. Si può vi-vere la propria verità solo se si esce dal delirio delle nostre illusioni e delusioni (F 10, nota 6).

63 SAPER DISTINGUERE Il nostro problema è distinguere l’occasione da non perdere dalla tentazione che ci perde, ciò che ci realizza da ciò che ci danneggia (F 15).

64 AL CENTRO I SENTIMENTI, LE EMOZIONI, GLI STATI D’ANIMO?
Porremo come criterio di riconoscimento la gioia e la tristezza del cuore, imparando a conoscere la differenza tra piacere e gioia, fra tristezza positiva e negativa, fra gioia autentica e contraffazioni (F 16).

65 “Distinguere prima di agire quali sentimenti fanno raggiungere il bersaglio e quali no, quali sono per la vita e quali per la morte, è il diffi-cile mestiere di essere uomini: è conoscere, decidere e scegliere con libertà e responsabi-lità” (F 16).

66 LA META: LA VERA LIBERTÀ (esteriore o interiore? Da? Per?)
“Senza discernimento restiamo nell’incoscien-za, nell’indecisione, nel caos. Ci riduciamo a semplici automi mossi da impulsi per lo più contraddittori, abdichiamo alla nostra dignità. Liberi finalmente da tutto, diventiamo liberi solo per il nulla, per nulla liberi e schiavi di tutto? “(F 16)

67 Tali riflessioni servono ad entrare nel mondo interiore (di solito ne siamo fuori!) e a pren-derne familiarità. L’interiorità è ciò che fa sì che una persona sia se stessa e possa comu-nicare con l’altra. Senza di essa ci sono massi-ficazione ed omologazione (F 16).

68 Il discernere e decidere (due cose molto diver-se) è un’arte, anche una tecnica. Per imparar-le, occorre applicarsi con esercizio ed impe-gno. Occorrono ispirazione ed educazione, istinto e fatica, natura e cultura (F 17).

69 Quello degli ES di s. Ignazio è un piccolo ma-nuale di vita interiore, indica esercizi da fare, che costituiscono un cammino per giungere alla libertà e acquisire l’arte di discernere e decidere (F 18). Non si tratta di esser ghiotti di sensazioni spi-rituali o di essere ricercatori di curiosità intel-lettuali. Occorre non voler rinunciare a ciò che ci fa uomini: capire e agire con libertà (F 18).

70 Il discernimento è l’arte di leggere in che dire-zione portano i desideri del cuore, senza la-sciarsi sedurre da ciò che conduce dove mai si sarebbe voluti arrivare (F 29).

71 DIFFERENZA TRA DIVIDERE E DISTINGUERE
Testa divisa da spalle? Testa non distinta da spalle? Distinzione: è la condizione per esistere. Ogni creatura esiste perché distinta da Dio. Il figlio deve distinguersi dalla madre per venire alla luce. Nella creazione c’è tutta un’opera di di-stinzione di ogni singolo elemento dall’altro (F 30).

72 L’indistinto è inesistente
L’indistinto è inesistente. Il contrario della di-stinzione è la confusione, il caos. Non distin-guere è fare un frullato, ridurre ad omoge-neizzato. Un frullato di uomo non è più un uomo. La nostra vita interiore è normalmente un magma di sentimenti opposti (F 30).

73 APRO UNA PARENTESI Anche papa Francesco lo scorso 25 luglio ha parlato del frullato ai giovani argentini! “C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete frullato di fede. La fede è intera, non si frulla”. Segnala Mt 5 (beatitudini) e 25 “se vuoi sapere che cosa devi fare concretamente. Con queste due cose avete il Piano d’azione”.

74 TORNIAMO A FAUSTI Fin quando non impariamo a distinguere i sen-timenti, spiritualmente siamo ancora inesi-stenti. Discernere una cosa dal suo contrario è venire alla luce come persone, in grado di compiere azioni umane, libere e responsabili. “Il discernimento è migliore di tutte le virtù” (antichi Padri del deserto), è l’opera stessa dell’uomo, quella che la fa uomo (F 30).

75 CONOSCERE SÉ PER ESSERE LIBERI
Senza discernimento non si agisce: si è sempli-cemente agiti e agitati da pulsioni contrastan-ti, che portano alla totale destrutturazione. Non fate regali ad un bambino fin quando non sa distinguere un sasso da una noce. Altrimen-ti potrebbe inghiottire la noce o cercare di rompere il sasso per mangiarne i frantumi (antico detto ebraico) (F 30).

76 IL “TOCCO” DI DIO. DISCERNIMENTO ED ESAME DI COSCIENZA
Ogni uomo ha una sua esperienza mistica: il suo io tocca direttamente Dio, che diretta-mente lo tocca. Bisogna imparare a leggere questo tocco, a sentirlo e distinguerlo da altri impulsi, che partono da altra sorgente e por-tano altrove. Solo allora si sa che fare e si tro-va la via verso casa, senza naufragare nel viag-gio (F 30).

77 Il discernimento, come ogni tipo di conoscen-za – anche e sopratutto quello della fede – è un’opera di mente e di cuore, risultato di doti naturali e di esercizio personale. È un gioco di sensibilità o buon gusto: un fatto estetico, una percezione o sensazione bella del tocco di Dio, che culmina nel piacere del bene (F 31).

78 È una questione di fiuto, che infallibilmente distingue un fiore da una carogna, la fragranza di vita dal fetore di morte. Un uomo senza di-scernimento è come un segugio senza olfatto (F 31).

79 Segnala Fil 1, 9-10 (vedi sopra 41)
Il discernimento è il frutto maturo di un amore che cresce sempre di più nella conoscenza e nella percezione delle differenze, per valutare ciò che rende più luminoso e agile il cammino verso il giorno del Signore, in una trasparenza sempre maggiore di lui (F 31).

80 LE TRE FONTI DEL MIO SENTIRE
Il mio sentire può avere tre fonti diverse: il mio io naturale, Dio e il nemico (una realtà ostile che è in noi e non è noi). Sia Dio sia il nemico interferiscono nel mio sentimento na-turale e lo sollecitano, Dio verso la libertà, il nemico verso la schiavitù. Imparare a distin-guere da dove partono e dove portano i sen-timenti è indispensabile perché l’azione sia il più possibile cosciente e libera, umana (F 31).

81 UNA DOMANDA SEMPLICE E DECISIVA
Gli antichi Padri del deserto dicevano: “Ad ogni pensiero che ti assale, chiedi: sei dei no-stri o vieni dall’avversario? L’anima è una fon-te; se la scavi si purifica; se ci getti della terra, scompare“ (F 32).

82 Solo se c'è il discernimento, il nostro agire è umano, cioè cosciente e voluto, libero e re-sponsabile, capace di decidere che fare qui e ora e di imprimere l'orientamento di fondo alla vita. Le azioni sono esterne e visibili, ma sono de-terminate da moti interiori e invisibili. Se tali moti restano ignoti, le azioni non sono piena-mente umane (F 32).

83 Senza conoscenza e libertà, l'uomo si compor-ta come una bestiola, perché mosso da impul-si diversi a seconda degli stimoli. Tutto può stimolarlo perché, fatto per l'infinito, è infini-tamente insoddisfatto (F 32-33).

84 Talvolta il male sembra bene e il bene sembra male
Talvolta il male sembra bene e il bene sembra male. Oppure il bene riesce male e con diffi-coltà: il male riesce bene e con facilità. O an-che, il male vince e il bene perde. Il male spes-so vincendo perde; il bene perdendo vince. Distinguere fra loro le voci di Dio, del messag-gero buono e di quello cattivo è fondamentale per scegliere con libertà e agire moralmente (F 33).

85 Lo scopo del discernimento non è solo teorico
Lo scopo del discernimento non è solo teorico. Distinguere da dove partono e dove portano i moti interiori ha un fine molto pratico: tratte-nere i buoni e respingere i cattivi (ES 313). Così attuiamo la libertà, decidiamo responsa-bilmente per il sì a ciò che è bene senza con-fonderlo col suo contrario per inavvertenza o ignoranza (F 35).

86 Il discernimento è un metodo di ricerca; non dà risposte a priori, ma valuta la situazione concreta, per decidere che fare qui e ora. Il fine del discernimento, del sentire e del co-noscere è acconsentire a ciò che è da Dio e dissentire da ciò che il nemico pone nel cuore a danno proprio e altrui. È l'esercizio stesso della libertà, che ci fa uomini (F 35).

87 Per agire bene, non basta osservare material-mente le norme, le leggi
Per agire bene, non basta osservare material-mente le norme, le leggi. L'uomo sarebbe ri-dotto ad animale ammaestrato, che reagisce come deve o meno, secondo la connessione che ha fatto fra una certa azione e la sanzione o gratifica che riceve (F 36).

88 La vita spirituale è una lotta, ma non contro persone, bensì contro la tenebra che vuole impedirci di venire alla luce (cf Ef 6, 10-12) (F 42).

89 “Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vi-gore della sua potenza. Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del dia-volo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abi-tano nelle regioni celesti” (Ef 6, 10-12).

90 RISCHIO DI UNA FALSA PACE
Se sei suddito del male, questo ti lascia in una tranquillità da anestesia più o meno totale; ma se lotti contro, anch'esso lotta contro di te. Per questo la schiavitù pare meno dura della li-bertà. Ecco la differenza tra il tirare fuori Israe-le dall'Egitto (una notte!) e tirar fuori l'Egitto dal cuore di Israele (non bastarono 40 anni nel deserto) (F 42).

91 “Figlio, se ti presenti per servire il Signore,  prepàrati alla tentazione” (Sir 2, 1).
“Un uomo non tentato, è inetto” (Didascalia Sir 2, 8) (F 42).

92 ESAME PARTICOLARE È l’esercizio chiave per entrare in te stesso.
come si fa l'esercizio dell'esame particolare (ES 24-31). il senso di tale esame. spiegazione del meccanismo e dei frutti di tale esame. esame particolare e quotidiano. Tre tempi, due esami (F 48).

93 PRIMO TEMPO Mattina appena alzato. Mi propongo di guar-darmi con impegno da un peccato o difetto specifico di cui mi voglio correggere (F 48).

94 SECONDO TEMPO A metà giornata chiedo a Dio la grazia di ricor-darmi quante volte sono caduto in quel pec-cato o difetto e di correggermi per il futuro. Poi faccio il primo esame su quella cosa di cui mi voglio correggere. Passo in rassegna ora per ora a cominciare da quando mi sono alza-to fino al presente esame. Segno nella prima linea della g tanti punti per quante volte sono caduto in quel peccato o difetto, e poi mi pro-pongo di correggermi fino all'altro esame (F 48).

95 G g g

96 TERZO TEMPO Alla fine della giornata sempre ora per ora, faccio il secondo esame dal primo esame all'esame attuale. Segno nella seconda linea della g quante volte sono caduto in quel pec-cato o difetto (F 48).

97 4 CONSIGLI 1. Quando cado in quel peccato o difetto pon-go la mano sul petto e mi dispiaccio d'essere caduto. Lo posso fare anche in presenza di altri, senza che se ne accorgano. 2. Devo vedere a sera se dal primo al secondo rigo, cioè dal primo al secondo esame ci sono miglioramenti (F 49).

98 3. Confronto i due esami del giorno presente con i due esami del giorno precedente e vedo se da un giorno all'altro c'è miglioramento. 4. Confronto una settimana con l'altra e vedo se, rispetto alla settimana precedente, nella settimana presente mi sono corretto (F 49).

99 IL SENSO DI TALE ESAME L'esame particolare è utile ad ogni persona in qualsiasi livello. Ignazio lo fece fino al giorno della morte. È la prima cosa da raccomandare a chi vuol iniziare un cammino spirituale, quasi la chiave per entrare effettivamente ed efficacemente nel cuore. È anche la prima cosa che tralascia uno che smette di camminare (F 49).

100 È una pratica ascetica, che implica un tuo im-pegno
È una pratica ascetica, che implica un tuo im-pegno. Non esiste vita interiore fino a quando confondi la spontaneità con la bontà. Il bene non è più spontaneo o facile del male. È vero il contrario. Fare quello che viene spontaneo vale per il neonato, non per la persona normale. Fa re-gredire a bestiolina non ancora educata (F 50).

101 LOTTA CONTRO LA RASSEGNAZIONE
Il primo ostacolo in tale cammino è lo scorag-giamento: "Non posso cambiare, non ce la fac-cio. È contro la mia indole, la mia genuinità, la mia natura". Molti qui si siedono e si preclu-dono qualsiasi cammino (cf F 50).

102 Non è vero che "sono fatto così". Io sono anzi-tutto figlio di Dio
Non è vero che "sono fatto così". Io sono anzi-tutto figlio di Dio. Però questa realtà è nasco-sta nel buio delle paure, avvolta nel groviglio di desideri contrastanti, deformata dai pasticci che vi ho aggiunto (cf F 50).

103 ECCO LA LIBERAZIONE Per Michelangelo la forma della statua è già nel blocco di marmo, prigioniera della pietra. Bisogna liberarla, togliere ciò che c'è di più, perché venga fuori nella sua bellezza. È il di più, la massa informe da togliere. È il negativo che mi rende difforme da ciò che sono (F 50).

104 SCALPELLO … E CESELLO L'esame particolare è un lavoro di scalpello, talora di cesello, per levare da me ciò che nasconde la mia verità. In me c'è il tesoro inestimabile: sono a immagine di Dio. La mia felicità consiste nel liberare tale mia identità. Io sono felice quando sono me stesso (F 50).

105 È una lotta contro il falso io, perché il mio vero io esca alla luce, finalmente libero. Questa è la mia croce quotidiana (cf Lc 9, 23), che può essere solo mia e di nessun altro. È la mia lotta contro il male per diventare conforme all'ico-na del Figlio a cui sono predestinato dal Padre (cf Rom 8, 29) (F 51).

106 È IL LAVORO SU ME STESSO. ECCO IL CAMBIAMENTO!!!
da piccolo volevo cambiare il mondo. da adolescente volevo cambiare gli altri. divento spiritualmente adulto quando comin-cio a cambiare me stesso o meglio a cercare di essere me stesso, liberandomi dal mio falso io (cf F 51).

107 UN LAVORO … NEGATIVO! Non mi devo stravolgere, ma togliere da me stesso l'ignoranza e le schiavitù che mi impedi-scono di essere e realizzare ciò che sono. Non è un'ascesi positiva, in cui mi sforzo di ac-quistare virtù (F 51).

108 È un'ascesi negativa in cui tolgo ciò che mi nuoce
È un'ascesi negativa in cui tolgo ciò che mi nuoce. Ciò è sommamente liberante. Più male tolgo da me, meglio sto e più sono libero. Levando da me ciò che è disarmonico, divento sempre più armonico. È un potare che mi ren-de fruttuoso, un mortificare che mi vivifica (F 51).

109 Devo mirare un solo punto negativo alla volta
Devo mirare un solo punto negativo alla volta. Un gatto non può inseguire due topi, né un uomo cavalcare due cavalli. Mi fermo su que-sto per tutto il tempo che sarà necessario per raggiungere un risultato soddisfacente. È bene cominciare da quel difetto o peccato che, qui ed ora, avverto più nocivo nella mia vita di relazione o di lavoro, abituale o occasio-nale (F 51).

110 ESEMPI Irascibilità, impazienza, litigiosità, spirito di contraddizione, incapacità di ascolto, pigno-leria, intolleranza, remissività, trascuratezza, brontolamento, maldicenza, precipitosità, pi-grizia, intemperanza o un disordine di qualsia-si tipo che diminuisce o impedisce la mia liber-tà (F 51).

111 SI ALLARGA L’ORIZZONTE
Ti accorgerai che, vigilando su un solo punto, ti risveglierai con stupore anche su tante altre cose che sono in te e che ignoravi. Una senti-nella veglia nella notte, attenta al nemico che deve venire da una determinata direzione. Magari il nemico o non viene o viene da un'al-tra direzione, ma la sentinella comincia ad av-vertire i rumori e scopre che la notte è popola-ta da una vita di cui prima era all'oscuro (F 51-52).

112 COMINCIO COL … NEGATIVO!
Davvero l'esame particolare è la porta d'in-gresso nella vita dello spirito. Ci entri median-te il negativo. Il male è principio di sensibilità non solo per il corpo, ma anche per lo spirito. Se stai bene, non senti il tuo corpo; se invece stai male, subito senti la parte dolorante. Vigilando su questa, impari un po' alla volta ad avvertire anche il resto (F 52).

113 DAL MALE … IL BENE! Il male nella vita spirituale funziona come l'at-trito nel moto. Certo, l'attrito di per sé impedi-sce il moto, ma senza l'attrito slitteresti senza muoverti. Ciò che ti ostacola diventa ciò che permette il tuo cammino. I tuoi difetti e pec-cati non sono, non devono essere il luogo del-la sconfitta (magari con delusione, rabbia, ras-segnazione o autogiustificazione, dici non so-no capace!) (F 52).

114 Possono e devono diventare il luogo del tuo lavoro quotidiano, del tuo lento e sicuro cam-mino verso casa (F 52). “Ciò che conta è che ti accorgi del male, non ti assuefai ad esso, non cadi nella coscienza er-ronea e combatti, senza mai scoraggiarti” (MDM).

115 DIMENSIONE MISTICA DELL'ESAME DI COSCIENZA
Cominci a percepire i tuoi moti interiori, le re-sistenze, i desideri, le paure, le attrazioni, le tristezze e le gioie, che sono il linguaggio del cuore in cui parla anche Dio. Cominci a sen-tirlo, a renderti attento al suo tocco. Imparerai un po' alla volta a distinguere la Sua dalle altre voci e a comportarti di conseguenza (F 52).

116 Cominci davvero ad amare Dio
Cominci davvero ad amare Dio. Quest'eserci-zio è l'arte di amarlo concretamente con tutto il cuore, con tutta la vita, con tutta la forza e con tutta la mente (cf Lc 10, 27). È la tua rispo-sta al suo amore. Chi ama vuol piacere in tutto all'amato e diventargli simile! (F 52)

117 L'esame particolare consiste nella capacità di vincere il tuo falso io per essere in armonia con te, con tutti e con Dio, ordinando la tua vita senza lasciarti determinare da nessuna schiavitù della mente o del cuore (ES 21) (F 52).

118 GRANDI VIZI O DIFETTI MINIMI?
Posso avere vizi grandi: se non faccio la pace con essi, cammino davvero, anche se non mi sembra. Invece, se ho un difetto minimo, ma con cui faccio la pace, la mia volontà rimane bloccata, come una colomba legata ad un filo (cf F 52-53).

119 UN BIVIO DECISIVO Siamo posti dinanzi ad un'alternativa che non è esagerato definire decisiva, drammatica. Qualsiasi forma di meditazione e preghiera è posta dinanzi ad un bivio.

120 È RICERCA DEL PROPRIO PIACERE
Infatti, c'è anche quello spirituale, oltre quello fisico, intellettuale o del cuore. C'è il rischio che una mia pratica spirituale non sia un atto d'amore per l'Altro, ma un semplice farmi solletico allo spirito, provare delle sensazioni che mi chiudono nel mio io, invece di aprirmi a Dio (F 53).

121 Insomma, non confondiamo l'autoerotismo spirituale con la vera vita spirituale. Pregare per le buone sensazioni che posso ricevere dalla preghiera è come amare un altro per il piacere che mi dà. La realtà non è poi allegra (F 53).

122 NON CONFONDIAMO L’AMORE COL SUO CONTRARIO!
Io non amo l'altro, ma il mio piacere nell'altro. Invece, amare è piacere all'altro. Cercare il mio piacere nell'altro e confonderlo con l'altro significa che mi sto chiudendo nell'egoismo peggiore, che alla fine distrugge sia me sia l'altro (F 53).

123 LA PREGHIERA “BUONA” Ha il fine di preparare e disporre la persona a rimuovere da sé ogni schiavitù per poter cer-care e trovare la propria autenticità. Solo così amo davvero Dio e raggiungo quella verità per cui sono stato creato (cf ES 1) (F 53).

124 COME VINCERE IL MALE? Rimozione? Repressione?
La rimozione ignora il male. La repressione lo controlla, ma forse entrambe non risolvono, bensì aggravano il male (F 54).

125 Noi preferiamo lavorare a due livelli: coscien-tizzazione e dissociazione. La mia intelligenza può prendere onestamente coscienza del male e la mia volontà è sempre almeno libera di di-sapprovarlo, anche se non sempre è libera di non farlo. Ho sempre la responsabilità di dire: ho sbagliato e vorrei non averlo fatto (F 54).

126 L'esercizio consiste nel prendere coscienza del male: lo sento come male, non vi acconsento, dissento da esso e me ne dissocio. Ecco un punto decisivo, un confine netto (F 54).

127 Ciò a cui acconsento è accolto e custodito nel mio cuore
Ciò a cui acconsento è accolto e custodito nel mio cuore. Tenderà a svilupparsi fino a diven-tare principio del mio sentire, pensare ed agi-re. Invece, ciò da cui dissento non fa presa sul mio cuore; la conseguenza decisiva è che non si sviluppa, proprio come una pianta cui man-ca l'aria (F 54).

128 Certo, bisogna ammettere che non sono libero di sentire o di non sentire, spesso neanche di fare o di non fare, ma almeno sono sempre li-bero di cercare di avvertire o meno, di accon-sentire o meno a ciò che sento (F 54).

129 LA REGOLA DECISIVA DELLA VITA DELLO SPIRITO
Ciò che approvo cresce in me; ciò che disap-provo tende a decrescere fino a scomparire. ESEMPIO. Sono irascibile. posso rimuovere questa cosa. Mi consolo dicendo: "sono fatto così". Così semplicemente rinuncio alla mia libertà. Tendo a fossilizzarmi, mi deprimo, mi giustifico nel mio male e magari mi difendo: "Avevo motivi per fare così. Avrei potuto fare anche peggio!“ (F 54).

130 Dovrei avere almeno un dubbio: se non mi fosse chiaro che sto sbagliando, non avrei bi-sogno di giustificarmi. Alla fine, se lavoro con la rimozione, avrò una coscienza infelice. Avrò una malafede latente o una buona fede pro-clamata a chiacchiere, ma finirò col non cre-derle neppure io (cf F 54).

131 LA REPRESSIONE All'opposto posso reprimere la mia ira (ovvia-mente è positivo che, quando voglio schiaf-feggiare qualcuno, mi controllo). In realtà, la repressione non risolve molto. Posso trattenere l'ira per 9 volte, ma povero colui che mi fa arrabbiare per la decima volta. Una molla, più è compressa, più scatta con violenza (F 55).

132 ALLORA NON POSSO FAR NULLA?
No! Posso prendere di mira i miei scatti d'ira con l'esame particolare. All'inizio ne prendo coscienza dopo che sono avvenuti. Me ne di-spiaccio, non li approvo, anzi li disapprovo e me ne dissocio. Poi, un po' alla volta, comincio ad avvertire gli scatti d'ira mentre mi stanno venendo. E allora li disinnesco subito con un sorriso, sapendo che arrabbiarmi è sconve-niente, tant'è vero che poi mi arrabbio di es-sermi arrabbiato (F 55).

133 Alla fine, ne prendo coscienza sul loro nascere nel mio cuore e ne ho il più o meno perfetto dominio. Divento un auriga che tiene le redini dei suoi cavalli e li conduce dove vuole lui (Platone). Ecco che sto diventando un uomo libero. So guidare i miei impulsi nella direzione positiva che io stesso desidero. Non sono più in balia delle mie pulsioni (F 55).

134 Sono il loro signore, non il loro schiavo
Sono il loro signore, non il loro schiavo. Può anche accadere che non riesco a domare i ca-valli, perché troppo bizzarri. Però così ho co-munque alcuni vantaggi (F 55).

135 ECCO I VANTAGGI … DELLA SCONFITTA
Ho imparato a conoscere i moti del mio cuore. Ho esercitato la mia libertà per domarli. L'esercizio migliora ogni facoltà, mentre il non uso li atrofizza. Ho visto i miei limiti e peccati: la mia verità (F 55).

136 La mia miseria mi rende umile (= umano
La mia miseria mi rende umile (= umano!), so-lidale e misericordioso con gli altri, che sono peccatori come me. La mia miseria mi rende solidale con la mise-ricordia di Dio. Capisco che significa dire "Cri-sto è morto per me". Questa è l'affermazione centrale della fede cristiana (F 55).

137 Capirò che il problema non è chi sbaglia di meno, ma chi amerà di più
Capirò che il problema non è chi sbaglia di meno, ma chi amerà di più. Amerà di più colui al quale è stato perdonato di più (cf Lc 7, 42 e ss.). Questo è divino. Il mio peccato è il luogo più profondo di esperienza di Dio come per-dono, come dono-più-grande, possibilità per me di un amore più grande (F 55).

138 IL MIRACOLO PIÙ GRANDE Capirò perché in tale ottica conoscere il pro-prio peccato è miracolo maggiore che risusci-tare i morti! (F 55) Per mal che vada, anche il risultato nullo è già un gran risultato. Con i miei difetti posso rag-giungere un bene maggiore che con le mie stesse virtù (F 56).

139 Più cammino nella luce, più vedo la mia tene-bra e viceversa
Più cammino nella luce, più vedo la mia tene-bra e viceversa. È un buon segno quando mi sento lontano dalla meta. Devo invece spaven-tarmi quando mi credo già arrivato: vuol sem-plicemente dire che sono caduto così in basso che non cammino più! (F 56)

140 L'esame particolare mi introduce nella camera superiore (cf Mc 14, 12-26), dove il Signore ce-na con me e io con lui. È il luogo della comu-nione mia con me stesso, con Dio e con tutti, nella mia, nella sua e nella loro verità. È il prin-cipio della mia libertà (F 56).

141 CONSIGLI CONCRETI Può essere utile tenere un diario su cui annoto l'andamento del mio cammino. Ogni volta che cado, devo guardarmi con lo sguardo benevolo di Dio. Ogni volta che sono triste, devo alzare gli occhi del cuore al Signore con un sentimento di fi-ducia nel suo amore per me (F 56).


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