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METODOLOGIE DI CONDUZIONE DEL GRUPPO

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Presentazione sul tema: "METODOLOGIE DI CONDUZIONE DEL GRUPPO"— Transcript della presentazione:

1 METODOLOGIE DI CONDUZIONE DEL GRUPPO
1

2 Tipologia del gruppo Storia del gruppo: i membri si conoscono tra di loro o vengono messi insieme per il gruppo ( GRUPPO CREATO ?) Entrare e uscire : i membri devono unirsi al gruppo e lasciarlo in momenti precisi ( GRUPPO CHIUSO) oppure c’è la possibilità di entrare e uscire in qualsiasi momento (GRUPPO APERTO) Mescolanza: i membri del gruppo condividono lo stesso problema hanno o no caratteristiche simili (OMOGENEITA’/ETEROGENEITA’) Leadership: progettato, condotto e concluso da professionisti, ( CONDOTTO DA OPERATORI) Durata: limitato nel tempo o senza una definizione precisa 2

3 Frequenza degli incontri : ogni settimana/ogni due settimane
Dimensioni : numero dei membri ( GRANDE/PICCOLO ) Focus: il focus del gruppo è , il gruppo per sé stesso ( RIVOLTO ALL’INTERNO) o rivolto al compito Scelta : LIBERA o ai membri non viene imposto di partecipare al gruppo ma c’è una specie di vincolo psicologico (LIBERA/ OBBLIGATA ) Formato : esiste un programma ( FISSO ) Spazio : statico, tendente all’ordine (CONCENTRATO), non definito, spazio di libero movimento 3

4 LA RIUNIONE Le riunioni sono uno specifico strumento del lavoro di gruppo Richiedono contemporaneamente un’attenzione sia a livello dei contenuti che a quello delle relazioni Sollecitano una integrazione tra ruoli e funzioni differenti. 4

5 L e funzioni del conduttore
Qualunque sia lo stile di conduzione adottato dal conduttore, questi svolge funzioni specifiche funzione socio-psicologica orientata al buon funzionamento del gruppo ; funzione cognitiva relativa allo sviluppo del compito . 5

6 La funzione socio-psicologica
stabilire e mantenere un clima proficuo di discussione, intervenendo per impedire forzature ai danni di chicchesia, rasserenando l'ambiente, propiziando un tono positivo nella discussione; mantenere il sistema di comunicazione funzionante, sbloccando eventuali occlusioni affettive fornire al gruppo un modello di comportamento efficace; alimentare nel gruppo una buona opinione di se stesso, ma senza arrivare al compiacimento narcisistico del proprio lavoro, 6

7 La funzione cognitiva presentare l'argomento delle riunioni,
stimolare l'apporto dei membri, animandola, variandola, suggerendo nuove aperture; orientare la discussione nella direzione più idonea, mantenendo viva nei partecipanti la consapevolezza degli scopi del dibattito, evitando possibili scogli e mettendo in evidenza punti eventualmente trascurati; elaborare i contributi dei partecipanti, effettuando ricapitolazioni e sintetizzandoli alla fine in una conclusione organica e di carattere collettivo. 7

8 Il conduttore come facilitatore
Per facilitare la comunicazione nelle relazioni di gruppo è importante promuovere un clima di Rispetto Accettazione incondizionata dell'altro, come persona distinta da noi Empatia, come identificazione con lo stato d'animo dell'altro 8

9 ASCOLTO ATTIVO L' "ascolto attivo" (D. Francescato, A. Putton, 1986) propone un metodo che cerca di mettere tra parentesi ogni pregiudiziale critica al dialogo con l'altro, partendo da due presupposti: 9

10 1. La critica - anche quella cosiddetta "costruttiva" - parte dai valori di chi la enuncia, valori che non necessariamente sono congruenti con il sistema di vita dell'interlocutore: criticare significa affermare la nostra superiore competenza rispetto all'altro e pretendere che egli si adegui al nostro insegnamento. In certi casi la critica è utile quando si tratta di competenze tecniche - come si costruisce un muro, come si fa un'operazione chirurgica,.. -, ma è inutile, e spesso controproducente quando si tratta di aiutare l'altro ad avere fiducia in se stesso. 10

11 2. La critica provoca sempre nell'interlocutore reazioni difensive che lo distraggono dall'ascolto di sé e di conseguenza inibiscono la sua creatività e la sua capacità di apprendere e di assumere iniziative. Chi viene criticato, teme di sbagliare ancora, si agita ansiosamente e alla fine è facile che ripeta proprio il comportamento per cui è stato ripreso. 11

12 Atteggiamenti da evitare
Fornire consigli: chi dà consigli afferma, più o meno: "Non ho fiducia nella tua capacità di risolvere un problema: ti insegno io come si fa, ascolta me che ho maggior esperienza". Interpretare: l'interpretazione pone chi la esercita in un atteggiamento di superiorità; di solito, se ci si azzecca, l'altro si sente smascherato e mortificato, mentre, se non si interpreta correttamente, l'altro si sente invaso e aggredito gratuitamente; in ambedue i casi non si promuove certo l'accoglienza e l'autostima dell'altro. 12

13 Moraleggiare: quando si enunciano principi, si introduce una variabile valoriale che riguarda il vissuto di chi parla piuttosto che la comprensione dell'interlocutore Dare ordini o addirittura minacciare , ma anche adulare, per accattivarsi l'altro, o viceversa umiliarlo, per costringerlo a vedersi nella sua incapacità e perché si affidi a chi sta affermando il proprio predominio. I 13

14 Facilitare / Rispettare
Facilitare non significa semplificare o evitare i problemi, ma aiutare ad affrontare le difficoltà, incoraggiando ciascuno a cogliere il proprio spazio di libero movimento per attivare le risorse interne e sollecitare quelle esterne. Rispettare non significa subire ed essere permissivi, ma promuovere situazioni di mutuo riconoscimento e rispetto 14

15 Lo spazio di libero movimento va offerto e garantito a tutti e perciò va governato dal facilitatore.
Se vogliamo aiutare qualcuno, è importante segnalargli eventuali difficoltà, in modo che le senta non come minacce all’Io, ma come dati di realtà, che possono essere superati. Rispetto ed empatia si basano su un'accettazione interiore, non solo intellettuale, e sono confermati da una comunicazione non verbale congruente 15

16 Alcuni aspetti comuni a molte esperienze di lavoro con i gruppi nel servizio sociale
Obiettivi: Trasmettere informazioni Promuovere uno spazio in cui tutti si sentano a autorizzati a esprimersi, porre domande e condividere problemi 16

17 Obiettivi specifici Si organizza un'esperienza perché il gruppo diventi per ciascuno dei partecipanti uno spazio di libero movimento, in cui sentirsi rispettato, accettato e compreso per potersi esprimere liberamente nel rispetto della libera espressione altrui. Tramite il confronto di esperienze culturali, interpersonali ed emotive, si promuove la socializzazione in un clima di tolleranza, che accoglie la pluralità dei punti di vista 17

18 Si rinforza l'autostima di ciascuno.
Si raccolgono informazioni sulle conoscenze o sulle esperienze dei singoli rispetto al tema proposto ed eventualmente le si integra Si aiuta il gruppo a diventare un sostegno alla rete sociale in cui i partecipanti vivono. 18

19 Al fine di facilitare un buon esito dell’incontro è importante agire su più fronti:
prima durante dopo la riunione 19

20 La preparazione della riunione
E’ importante riflettere sulla finalità della riunione, così da poter individuare le modalità e le risorse più coerenti con lo scopo. In particolare, per i gruppi di informazione/preparazione all’adozione può essere utile tenere presenti alcuni punti 20

21 il tempo da dedicare alla riunione deve essere sufficiente perché vi sia uno scambio effettivo;
il tempo all’interno della riunione deve essere suddiviso in modo equilibrato fra introduzione e spazio per il dibattito. Va inoltre previsto un tempo per la conclusione; 21

22 i conduttori devono organizzare preliminarmente gli elementi essenziali dell’informazione che vogliono trasferire (scaletta), alcune domande stimolo per attivare il successivo confronto, qualche strategia per superare eventuali momenti di difficoltà (ad esempio imbarazzo iniziale), MA…… 22

23 La preparazione non deve essere una gabbia, non deve costituire una indicazione rigida, un programma da portare avanti a tutti i costi. Si devono accogliere i feedback e agire con flessibilità, governando l’incertezza con la chiarezza dell’obiettivo 23

24 il luogo in cui si svolge la riunione deve essere tranquillo e il lay-out dovrà facilitare la comunicazione e gli scambi tra i partecipanti i supporti tecnici (lucidi, materiale cartaceo, filmati) devono facilitare la comprensione del messaggio: va ricordato che un eccessivo bombardamento di informazione e materiali può essere disfunzionale. 24

25 La gestione della riunione
Non esiste un modo univoco e universale di svolgimento della riunione: si tratta di studiare e poi governare una modalità più coerente possibile con le finalità e gli obiettivi dichiarati dell'incontro. 25

26 ARTICOLAZIONE DEL TEMPO
IMPOSTAZIONE Definizione precisa e circoscritta dell'obiettivo di lavoro; Introduzione al tema (secondo la scaletta che il conduttore della riunione si è preparato). PRESENTAZIONE DEL TEMA Presentare, aiutandosi con lucidi o altri strumenti (filmati, letture di brani, articoli, esercitazioni) il tema e i contenuti della riunione. 26

27 E' il punto di arrivo della riunione e può riguardare:
CONCLUSIONE E' il punto di arrivo della riunione e può riguardare: chiarimento di posizioni; sintesi teorica concettuale; ipotesi di lavoro. 27

28 GESTIONE DELLE DOMANDE A VALENZA PREVALENTEMENTE TECNICA
Domande di approfondimento reale: si risponde in modo preciso ed accurato, cercando di non sminuire il significato con la generalizzazione; si richiede al gruppo di rispondere se poco chiara, se richiesta di opinione o centrata sui valori. 28

29 Domande anticipatorie:
nel caso di domande che anticipano il programma scriverle alla lavagna e rispondere al momento opportuno, offrire un prima risposta e rimandarle per una trattazione più ampia. Domande a catena: raccoglierle insieme in un discorso logico e rispondere. 29

30 Domande a risposta sconosciuta: rimandarle al gruppo;
rifiutare se al di fuori dell'obiettivo; rinviarle esplicitamente per documentarsi meglio. Domande fuori obiettivo: in caso di domande astratte, personali, ecc. rifiutare esplicitandone il motivo. 30

31 Il follow-on della riunione
E' importante in chiusura e a valle della riunione verificare il suo andamento e gli effetti prodotti al fine di poterne monitorare nel tempo l'efficacia ed aumentare la competenza di ciascuno riguardo alla gestione dei momenti collettivi. 31

32 stendere un report della riunione
chiedere a ciascuno dei partecipanti il grado di utilità e soddisfazione percepita, nonchè suggerimenti di miglioramento ed automiglioramento in vista di incontri e riunioni successive. autovalutazione del proprio comportamento operativo e dell'andamento della riunione attraverso una check-list per migliorare nel tempo la propria performance ed il proprio stile di guida. 32

33 Un esempio: il Tempo del cerchio
Metodologia Due conduttori: il facilitatore e l'osservatore che devono accordarsi sulle specifiche funzioni all’interno del gruppo 33

34 L'osservatore prende appunti su ciascun intervento
al segnale del facilitatore, formula una restituzione, in cui cerca di evidenziare gli elementi comuni di ciò che è stato espresso nei vari interventi, evitando per quanto possibile commenti e interpretazioni. 34

35 Si punta sugli elementi comuni per procedere poi:
condividendo le impressioni approfondendo le tematiche emerse integrando le conoscenze che appaiano incomplete 35

36 Il facilitatore cura che nel cerchio ci sia contatto visivo di tutti con tutti descrive il Tempo del cerchio : "Vi proporrò un argomento su cui ognuno di voi è invitato a fare un intervento; mentre uno parla, gli altri sono invitati a stare in silenzio senza commentare o porre domande, finché non abbiamo finito. Dopo che il collega avrà proposto una sua restituzione, potremo poi discuterne insieme. E' tutto chiaro? siete d'accordo?" 36

37 propone chiaramente e concisamente un tema su cui ciascuno possa sentirsi coinvolto
segue con lo sguardo tutti i partecipanti e si sofferma su chi sta parlando; frena eventuali interventi non coerenti con le istruzioni; eventualmente formula qualche incoraggiamento generico al gruppo segnala all’osservatore la fine del Tempo del cerchio, quando tutti sono intervenuti, o quando è ormai chiaro che nessuno vuole più parlare 37

38 38

39 TRACCIA PER LA VALUTAZIONE DI UNA RIUNIONE DI GRUPPO
CLIMA DEL GRUPPO ( es. teso, noia, impegno…) LEADERSHIP (come è distritbuita? Aiuta il gruppo verso i suoi scopi?) PERCEZIONE OBIETTIVI (tutti hanno chiaro gli scopi?) REALISMO ( c’è congruenza tra obiettivi e mezzi?) 39

40 EMARGINATI (chi sono? da chi?) GREGARI (chi? di chi?)
SOTTOGRUPPI ( quanti? di quanti membri contro chi o pro il gruppo?) COMPETITIVITA’ (verso chi? con quali effetti?) AGGRESSIVITA’ (da chi? verso chi? per che cosa?) 40

41 SOLIDARIETA’ ( da chi? verso chi?)
LIVELLO DI AFFETTIVITA’ (c’è amicizia? quanta? tra chi?) COMUNICAZIONI (si parla molto o poco? chiaramente o no?) AUTORGANIZZAZIONE ( si decide in fretta? si sa realizzare ciò che si decide?) 41

42 CREATIVITA’ ( ci sono idee nuove? da chi?) RAPPORTO CON IL CONDUTTORE
AUTORGANIZZAZIONE (si decide in fretta? si sa realizzare ciò che si decide?) CREATIVITA’ ( ci sono idee nuove? da chi?) RAPPORTO CON IL CONDUTTORE ( dipendenza, indipendenza, competizione, opposizione…) 42


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