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D.T. Gerardo Antonio PINTO

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Presentazione sul tema: "D.T. Gerardo Antonio PINTO"— Transcript della presentazione:

1 D.T. Gerardo Antonio PINTO
Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata "Dalle Indicazioni Nazionali al curricolo di scuola» FEBBRAIO I.I.S. «Nitti» – Potenza   Aula Magna I.I.S. “F.S. Nitti” Via Anzio "Comunità professionale, Comunità di pratica, Documentazione, formazione in servizio" D.T. Gerardo Antonio PINTO

2 Perché documentare In ogni professione esiste un “sapere teorico” ed un “sapere pratico” Il “sapere teorico" è un sapere astratto, "accademico" Il “sapere pratico” è tangibile, vivo, ricco, prezioso Ma è anche "un sapere che rimane non saputo"

3 La documentazione / 1 Necessità di attuare nella scuola una politica «documentalistica» in grado di capitalizzare ciò che si ha a disposizione a livello di conoscenze, di materiali, di esperienze e di risorse: un patrimonio a disposizione che spesso, così come si presenta, rischia di rimanere inaccessibile.

4 La documentazione / 2 La documentazione, non è un prodotto conclusivo, che riassume a posteriori le vicende educative di un gruppo, ma un processo che si sviluppa nel tempo, in quanto segue le fasi di progettazione, diventando una sorta di lente di ingrandimento su passaggi fondamentali e su nodi concettuali che trasformano i vissuti in un “accadere pedagogico”

5 La documentazione/ 3 Si connota quale processo che concorre alla costruzione sia delle identità professionali, sia di quelle istituzionali. Può essere intesa quale memoria organizzata delle esperienze che una scuola ha progettato e realizzato, narrazione di storie collettive alle quali diversi soggetti hanno preso parte e che continuano ad essere punti di riferimento per ri-progettazioni e ri-formulazioni.

6 La documentazione / 4 Si configura quale strumento per il confronto e l’apprendimento di buone pratiche, “azione mentale” capace di costruire una nuova conoscenza e non solo come raccolta e catalogazione archivistica di documenti E’ uno strumento per il confronto e l’apprendimento delle migliori pratiche, per la diffusione di un knowhow qualitativamente fondato

7 La documentazione /5 La documentazione educativa mette in evidenza ciò che è significativo ed essenziale ed è strettamente collegata al concetto di buone pratiche, vale a dire tutto ciò che, all’interno di un determinato contesto, consente il raggiungimento di un risultato atteso, misurato nella sua efficienza ed efficacia e che può essere assunto come modello generalizzato o applicato ad altri contesti.

8 Come documentare /1 Le modalità di documentazione sono molteplici (diari di bordo, osservazioni, report, video, ecc.) Oggi si parla di documentazione multimediale o addirittura crossmediale, mettendo l’accento sul riflettere, sul comprendere, sul rielaborare, sul generare nuovi saperi. Report Diario di bordo Video…

9 Come documentare /2 Utilizzare diversi tipi di codice (testuale, audiovisivo, interattivo), coinvolgendo la parte cognitiva, affettiva e relazionale del soggetto, avvalendosi delle nuove tecnologie, dell’ipertesto e della navigazione per obiettivi Non si documenta soltanto un prodotto, ma anche il processo sottostante, le fasi in cui si è articolato un determinato percorso

10 Documentare perché Perché al termine dell’esperienza le singole istituzioni e le singole reti scolastiche possano saperne di più e saper fare meglio Per restituire il valore aggiunto frutto della formazione e della ricerca Perché l'esperienza diventi patrimonio comune e contributo prezioso per la crescita del sistema

11 Quali sono le esperienze e i modelli di riferimento?
LE DOMANDE A che punto è la documentazione educativa e didattica in Italia, nella nostra regione, nella nostra scuola? Perché gli insegnanti documentano poco il loro lavoro? Quali modalità organizzative possono favorire l’effettiva adozione di un ciclo di progettazione, documentazione e ricerca? Come dovrebbe essere un «sito ideale» dove cercare e offrire materiale didattico? Quali sono le esperienze e i modelli di riferimento? Domande Progettazione curricolare Documentazione Valutazione

12 Generalmente la cultura della documentazione appare molto carente.
Alcune risposte… /1 Generalmente la cultura della documentazione appare molto carente. Ci sono esperienze, variamente diffuse, di documentazione delle cose agite (esperienze, attività…), molto meno sulla documentazione della progettazione: curricoli, strumenti per la gestione del curricolo e della didattica (piano di lavoro, unità di apprendimento, prove di verifica…). Esistono lodevoli esperienze di siti istituzionali o anche individuali (repository, blog, siti di dialogo, piattaforme e-learning) che però non arrivano a fare sistema. Servirebbe un percorso formativo sulla documentazione non solo come memoria, ma come condivisione e costruzione di percorsi ripetibili

13 Alcune risposte /2 Per scarsa consapevolezza del valore e del senso del documentare Per mancanza di riflessione metacognitiva sul proprio lavoro Per poca pratica della rendicontazione e diffidenza verso la valutazione Per resistenza alla esplicitazione del proprio agire "solo nelle carte" Per poca familiarità e abilità nei riguardi dei protocolli della progettazione e della valutazione

14 Modalità organizzative
I docenti documentano spontaneamente il proprio lavoro se ne comprendono il senso, l’intrinseca utilità, l’importanza della condivisione. Ciò si realizza meglio attraverso attività formative, ad esempio tramite percorsi di ricerca-azione in cui i docenti sono guidati nel condividere un quadro di riferimento comune, strumenti e attività, anche in modalità miste (presenza e on line)

15 Come dovrebbe essere sito
Ricchezza e proficuità di siti interattivi e piattaforme strutturate per favorire comunità di apprendimento e di pratiche Tali strumenti comunicativi devono essere moderati da figure professionali che validino i materiali, controllino gli accessi, medino i forum, ecc. Al momento il sito può essere utilizzato per la condivisione di documenti, materiali, prodotti, ma è a disposizione anche un sito regionale dove pubblicare prodotti di scuole o reti di scuole validati dal gruppo di coordinamento USR

16 LA COLLEGIALITA’ Le possibilità di condivisione e di costruzione di percorsi comuni documentati, aumenta nelle istituzioni a collegialità più strutturata, dove si condivide una cultura organizzativa, una consuetudine al confronto e una cultura della corresponsabilità, della trasparenza e del monitoraggio dei processi La struttura organizzativa per commissioni e dipartimenti finalizzati aiuta questa leadership diffusa. Costruire Comunità di pratiche

17 PARTIRE DAL CURRICOLO E' fondamentale partire dalla costruzione del curricolo come "progetto di scuola" che contiene, organizza, finalizza, tutte le possibili attività e proposte che attualmente vengono definite «progetti didattici»; anche le c.d. «educazioni» dovrebbero rientrare dentro l’ordinarietà olistica di un curricolo finalizzato allo sviluppo di competenze. Le competenze sono il fine, lo scopo, il significato del curricolo e dell’intera azione didattica. La progettazione del curricolo e della didattica per competenze richiedono alta strutturazione, documentazione e comunicazione

18 Cosa può fare lo staff regionale
Favorire la costituzione di reti di scuole per la costruzione di strumenti per la progettazione e la gestione del curricolo; Coordinare e supportare il loro lavoro delle reti di scuole; Raccogliere e validare i materiali prodotti per la loro diffusione Favorire l’esercizio di una libertà di insegnamento collocata in un quadro di responsabilità e progettualità condivisa, in relazione con il diritto degli studenti ad apprendere

19 Implementazione delle I.N.
Riorganizzazione del sistema di "governance" delle scuole (introduzione di figure di sistema - "mentor" – e, magari, estensione della figura dell’assistente tecnico anche nel primo ciclo di istruzione) Utilizzo della valutazione di sistema, come strumento di miglioramento del servizio Obbligatorietà della formazione da parte dei docenti su tematiche definite come prioritarie dall’organizzazione (art. 16, L. 128/2013).

20 Quale formazione per le Indicazioni
Primo livello: Conoscere il documento, capire perché è stato modificato, scoprire le valenze, contestualizzarlo … Secondo livello: Approfondire le singole parti (specialmente le discipline,) attraverso diverse tipologie di interventi (gruppi di studio, presenza esperti, richieste consulenze, applicazioni mirate in classe, ecc.).

21 Quale formazione per le Indicazioni
Terzo livello Percorsi di ricerca-azione su temi disciplinari e/o trasversali (comunque sempre nell’ottica dell’integrazione dei saperi)

22 Quale formazione Formazione per motivare i docenti e sostenerli nel necessario adeguamento delle competenze metodologiche e didattiche. Formazione come riflessione sugli aspetti innovativi e socializzazione delle buone pratiche.

23 Le priorità Oggi la priorità è socializzare le soluzioni, le pratiche di chi riesce a fare la differenza, creare circuiti professionali di scambio e dar origine a nuove energie per affrontare le nuove sfide L’interazione professionale, gli scambi tra docenti, il lavoro comune attorno a un problema o un progetto sono i nuovi terreni da predisporre e coltivare

24 Dall’aggiornamento all’apprendimento professionale
L’aggiornamento come misura per insegnanti considerati inadeguati o la partecipazione alla formazione come «conditio sine qua non» per finalità di carriera, risultano inefficaci se non collegati alla radice del problema che è quello di una professionalità fatta di apprendimento continuo, di responsabilità condivisa, di conoscenze partecipate e di passione comune per il miglioramento!

25 Comunità professionale dalle "INDICAZIONI"
"Al suo interno (della scuola) assume particolare rilievo la “comunità professionale dei docenti” che, valorizzando la libertà, l’iniziativa, e la collaborazione di tutti, si impegna a riconoscere al proprio interno le differenti capacità, sensibilità e competenze, a farle agire in sinergia, a negoziare in modo proficuo le diversità e gli eventuali conflitti per costruire un progetto di scuola partendo dalle I. N.”

26 Comunità professionale
Il termine comunità di apprendimento professionale definisce un gruppo scolastico composto da più componenti uniti nell’impegno a realizzare il livello di apprendimento migliore degli studenti. Essi condividono una visione, lavorano e apprendono in modo collaborativo, visitano e conoscono le altre classi e partecipano alle decisioni. Una comunità professionale che apprende, migliora la vita professionale, raccoglie più alti risultati degli studenti, promuove il cambiamento e l’accetta come parte della vita della scuola.

27 PERCHE’ UNA COMUNITA’ PROFESSIONALE
cambiamento società; teorie apprendimento che suggeriscono processi e pratiche più efficaci di insegnamento, aumento dispersione scolastica; perdita progressiva motivazione docenti e studenti elevare livelli apprendimento di fronte rapido cambiamento; dare a tutti istruzione di qualità dare agli studenti un apprendimento significativo e non inerte

28 FONDAMENTI E CONTENUTI DELLA COMUNITA’ PROFESSIONALE
I partecipanti apprendono uno dall’altro Uno con l’altro Uno per l’altro I docenti novizi imparano dai docenti esperti ma anche viceversa. Condividono la conoscenza conseguita, l’entusiasmo, le sfide e i vantaggi che il loro apprendimento produce. Una comunità professionale che apprende migliora la ricerca, promuove il cambiamento, consegue risultati più elevati degli studenti.

29 COMUNITA’ PROFESSIONALE
L’attività cognitiva si realizza attraverso interazioni tra individui: è un processo intersoggettivo che è socialmente organizzato e specifico di un contesto. Le azioni socialmente orientate sono: la consultazione reciproca, la richiesta di aiuto, lo scambio di informazioni e di saperi, il porre questioni, l’avanzare domande, la discussione, la negoziazione di significati condivisi.

30 COMUNITA’ PROFESSIONALE
La partecipazione degli insegnanti a una comunità professionale di colleghi, che condividono le stesse opinioni, ha un grande effetto sulla loro abilità di conoscere meglio cosa fare in classe e di adattare le loro strategie d’insegnamento per una soddisfazione più efficace dei bisogni degli studenti. Dove questa collegialità è alta, gli insegnanti hanno una visione più positiva dell’insegnamento ed insegnano con più successo.

31 Le comunità di pratica Sono gruppi di persone che condividono un interesse comune, un set di problemi rispetto ad un certo argomento, approfondiscono la conoscenza e la comprensione di questi aspetti attraverso l’interazione e l’impegno reciproco. La loro costituzione deriva dalla condivisione di un lavoro, un problema, un interesse, ecc. che porta più individui al confronto reciproco attraverso un interazione informale per mezzo della quale ci si scambiano conoscenze per accrescere il proprio livello di competenza

32 LA COMUNITA’ DI PRATICA
Indispensabili 3 dimensioni: 1) impegno reciproco (lavoro di “mantenimento” della comunità, con attenzione alle diversità e alla parzialità del punto di vista, nonché a tutte le ambivalenze della vita reale) 2) impresa comune (risultato di un processo collettivo di negoziazione, con conseguente responsabilizzazione reciproca) 3) repertorio comune (routines, parole, strumenti, modi di operare, storie, gesti, simboli, ecc.)

33 CONDIZIONI PER SVILUPPARE UNA COMUNITA’ DI PRATICA PROFESSIONALE
Indispensabile un clima connotato da: fiducia, sicurezza, apertura (per poter affrontare limiti e debolezze) rispetto e collaborazione (sentire di essere valorizzati come persone e non usati per quel che serviamo) disponibilità a manifestare le proprie reazioni (non trincerarsi dietro il silenzio perché troppo egocentrati)

34 "Educazione tra Pari“ È una strategia volta ad attivare un processo spontaneo di passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status Mette in moto un processo di comunicazione globale, caratterizzato da un atteggiamento di ricerca di autenticità e di sintonia tra i soggetti coinvolti

35 A che punto siamo? L'intenso lavoro che si sta realizzando anche nelle scuole del 1° ciclo di Basilicata, è un buon segnale e testimonia che nella scuola c'è bisogno di formazione in servizio (senza troppe generiche conferenze), di ricerca didattica (per lavorare meglio in classe!), di confronto (per consolidare la pratica del lavoro collaborativo: la scuola è una comunità professionale!).

36 Ruolo dell'insegnante Non servono esecutori seriali ma buoni artigiani, ovvero almeno un po’ artisti Quello del docente è un lavoro ad ampio spettro. Le sue dimensioni sono definite da saperi (le competenze culturali e didattiche), valori (le responsabilità educative), riflessività (la consapevolezza professionale).

37 L’insegnante "artigiano" /2
Insegnare è espressione dell' "esser- presso", presso gli allievi ed anche presso i colleghi, i libri, i laboratori e prevedere, per il docente innanzitutto, l'accogliersi, l'approvarsi, il riconoscersi come soggetto, come coautore di un campo di eventi (le discipline come officine di senso).

38 L’insegnante "artigiano" /3
Pur con tutte le difficoltà del tempo presente, nella scuola abbiamo ragioni e forze che ci permettono di sperare. (La buona scuola per molti aspetti c’è già..) L’insegnante fa vivere una tradizione rinnovandola. Per questo lo sguardo dei docenti deve essere non quello “dell’impiegato di concetto” ma quello del Maestro/a, ovvero sguardo libero, lungo, disteso, largo, profondo.

39 Il «contagio professionale»
Per conquistare l’attenzione di colleghi più restii a mettersi in gioco, nelle scuole sarebbe bello cominciasse a circolare la notizia che "cambiare la didattica è possibile!" Ancora meglio sarebbe poter dire: “E’ possibile, venite a vedere”.

40 Parola d’ordine, quindi: Continuare…..
Per dare continuità all’azione intrapresa (non c’è niente di concluso, di definitivo……) Nonostante le ristrettezze finanziarie che vedono la formazione dei docenti ridotta al lumicino, il MIUR ha deciso di rifinanziare le reti di scuole (C.M. 49/'14) Perché serve il tempo per sviluppare, fare proprie, discutere e mettere in pratica le Indicazioni 2012

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42 Oggi pomeriggio racconteremo storie …
di didattica, di cosa è successo in classe, di cosa è stato fatto, di cosa si pensava mentre succedeva, di emozioni, di documentazione didattica, nella consapevolezza che…………..

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44 Grazie per l’attenzione gerardoantonio.pinto1@istruzione.it


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