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DALLA COMPILAZIONE AL COMPITO: IL RAV COME LAVORO DI GRUPPO

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Presentazione sul tema: "DALLA COMPILAZIONE AL COMPITO: IL RAV COME LAVORO DI GRUPPO"— Transcript della presentazione:

1 DALLA COMPILAZIONE AL COMPITO: IL RAV COME LAVORO DI GRUPPO
Rete MUSA – Polo Qualità di Napoli Napoli, Piano di Formazione Nazionale

2 Piano di Formazione Nazionale
«Ma allora», ardii commentare, «siete ancora lontano dalla soluzione…» «Ci sono vicinissimo», disse Guglielmo, «ma non so a quale.» «Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?» «Adso, se l’avessi insegnerei teologia a Parigi.»………. U. ECO, Il nome della rosa, Milano 1984 Piano di Formazione Nazionale

3 Piano di Formazione Nazionale
UN APPROCCIO IBRIDO…… Piano di Formazione Nazionale

4 IL LEAN THINKING: DALLA DEFINIZIONE DI M. BALLE’
«….La Lean è una metodologia di management che mira al miglioramento delle performance dell’azienda attraverso la crescita delle competenze professionali dei suoi collaboratori……» Lo scopo dell’approccio Lean: il Kaizen Piano di Formazione Nazionale

5 Piano di Formazione Nazionale
CHE COS’E’ IL KAIZEN (1) Kaizen è una strategia di management giapponese che significa "cambiare in meglio" o "miglioramento lento e continuo": un credo che si basa sulla convinzione che tutti gli aspetti della vita possano essere costantemente migliorati. Deriva dalle dalle parole giapponesi “kai” che significa "continuo" o "cambiamento" e “zen” che significa "miglioramento«. continuo miglioramento Miglioramento continuo Piano di Formazione Nazionale

6 Piano di Formazione Nazionale
CHE COS’E’ IL KAIZEN (2) Questo metodo giapponese incoraggia e caldeggia piccoli miglioramenti da farsi giorno dopo giorno, in maniera continua. Il kaizen, presentato inizialmente da Toyota e applicato sempre più in tutto il mondo, si basa sul principio che l'energia viene dal basso, ovvero sulla comprensione che il risultato in un'impresa non viene raggiunto dal management, ma dal lavoro diretto sul prodotto Piano di Formazione Nazionale

7 Piano di Formazione Nazionale
CHE COS’E’ IL KAIZEN (3) L'aspetto più importante del Kaizen è proprio il processo di miglioramento continuo che c'è alla base. Si tratta di un metodo soft e graduale che si oppone alle abitudini occidentali di eliminare ogni cosa che sembra non funzionare bene per rifarla da capo. In Giappone, tra l'altro, dove ha avuto origine il concetto di Kaizen, questo strumento si applica a tutti gli aspetti della vita, non solo al posto di lavoro. Piano di Formazione Nazionale

8 Piano di Formazione Nazionale
CHE COS’E’ IL KAIZEN (4) Kaizen è la parola che fu originariamente utilizzata per descrivere l'elemento chiave del Sistema di Produzione Toyota col significato di "fare le cose nel modo in cui andrebbero fatte". Significa creare un'atmosfera di miglioramento continuo cambiando il proprio punto di vista e il modo di pensare per fare qualcosa di meglio rispetto a quello che già si fa. Nell'utilizzo pratico, il Kaizen descrive un ambiente in cui l'azienda e gli individui che vi lavorano si impegnano in maniera proattiva per migliorare i processi. Piano di Formazione Nazionale

9 Progettare a ritroso (Wiggins e McTighe)
«Iniziare con in mente la fine significa iniziare con una chiara comprensione della propria destinazione. Significa sapere dove si sta andando così da meglio comprendere dove ci si trova ora, in modo che i passi che si fanno vadano sempre nella giusta direzione.» Stephen R. Covey, The seven habits of highly effective people, 1989 Piano di Formazione Nazionale

10 Piano di Formazione Nazionale
Per cominciare…. Una piccola analisi Strengths Weaknesses Opportunities Threats: compilare il Rapporto di autovalutazione della scuola significa avere a che fare con….. Piano di Formazione Nazionale

11 Piano di Formazione Nazionale
Vincoli Opportunità Punti di debolezza Punti di forza Scarsità delle risorse dedicate Legittimazione sociale della cultura della valutazione Diffidenza verso la valutazione Conoscenza della scuola e del contesto: senso di appartenenza Piano di Formazione Nazionale

12 Che cos’è il RAV? Piano di Formazione Nazionale
Il prodotto: il RAV L’oggetto: la scuola Il braccio esecutivo: il nucleo/gruppo di valutazione/miglioramento/qualità Lo scopo…… Piano di Formazione Nazionale

13 Lo scopo del RAV Piano di Formazione Nazionale
1° livello: adempimento di una richiesta istituzionale 2° livello: la scuola conosce se stessa e si migliora 3°livello: la scuola rende conto di se stessa alla società Piano di Formazione Nazionale

14 Il RAV come prodotto Piano di Formazione Nazionale
Il RAV è un prodotto non solo perché è un oggetto tangibile che prima non c’era e adesso c’è: è il risultato di un processo nel quale è coinvolto un oggetto – la scuola – e un soggetto - il gruppo che elabora il RAV. Piano di Formazione Nazionale

15 COME SI CHIAMA QUESTO GRUPPO?
Definizione della normativa: gruppo di autovalutazione Vulgata della scuola: nucleo di autovalutazione, gruppo di miglioramento, gruppo qualità. In molti casi abbiamo un gruppo polifunzionale, che si occupa di tutti questi aspetti, con delle articolazioni interne. Ma la parola magica è…. Piano di Formazione Nazionale

16 …..GRUPPO! Piano di Formazione Nazionale
Cos’è un gruppo? Definizioni possibili: moltissime Orizzonti teorici di interpretazione: svariati Piano di Formazione Nazionale

17 Una definizione operativa
Il gruppo di lavoro si raccoglie intorno ad uno scopo ed è definito dal COMPITO, che viene eseguito attraverso un PROCESSO. Piano di Formazione Nazionale

18 IL GRUPPO Piano di Formazione Nazionale
«Nel momento in cui prendiamo in esame la strumento «gruppo di lavoro» dobbiamo fare i conti con un discorso di processo (le relazioni, le dinamiche) e con un discorso di compito (l’oggetto del lavoro). Il rapporto fra processo e compito rappresenta l’elemento critico del lavoro di gruppo. Per la conoscenza dello strumento è fondamentale l’attenzione al rapporto tra questi due elementi. Se il lavoro di gruppo e il gruppo di lavoro si formano sul compito, ciò significa che il processo non può e non deve essere il momento deviante rispetto allo svolgimento del compito stesso; d’altra parte la nostra attenzione al processo è dovuta al fatto che proprio il processo è l’elemento che garantisce il compito, la soluzione del compito. Inoltre il valore del compito è strettamente legato alla significatività del processo.» A.S. TARTARELLI, Il Gruppo, OPPI – Milano, 1993 . Piano di Formazione Nazionale

19 IL COMPITO Piano di Formazione Nazionale Progettazione a ritroso:
cosa ci serve per produrre il prodotto/fornire la prestazione? Piano di Formazione Nazionale

20 CHE TIPO DI COMPITI RICHIEDE IL RAV?
livello descrittivo raccolta di dati (Questionario scuola) livello interpretativo interpretazione dei dati e ricerca progettazione (compilazione di vincoli/opportunità, punti di forza/punti di debolezza, posizionamento nella rubrica di valutazione, scelta delle priorità, degli obiettivi di processo e dei traguardi di lungo periodo.) Piano di Formazione Nazionale

21 Descrivere… Piano di Formazione Nazionale
«Sono separato dal mondo che osservo o ne faccio parte? Ogni descrizione implica colui che la descrive, ogni descrizione è una interpretazione» H. Von Foerster Piano di Formazione Nazionale

22 …interpretare CHI INTERPRETA? Piano di Formazione Nazionale

23 ….interpretare CHE COSA INTERPRETA?
Piano di Formazione Nazionale

24 Legittimazione Piano di Formazione Nazionale
L’interpretazione richiede una INVESTITURA INVESTITURA FORMALE: il MIUR a livello nazionale, il DS a livello della singola scuola. INVESTITURA SOSTANZIALE : la comunità scolastica Piano di Formazione Nazionale

25 Come ci si guadagna l’investitura sostanziale?
Riconoscersi nel prodotto Perché ci si riconosce nel processo Che diventa parte della cultura dell’organizzazione Piano di Formazione Nazionale

26 Che cos’è la cultura di una organizzazione
«La cultura organizzativa è l’insieme coerente di assunti fondamentali che un dato gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato imparando ad affrontare i suoi problemi di adattamento esterno e di integrazione interna, e che hanno funzionato abbastanza bene da poter essere considerati validi, e perciò tali da poter essere insegnati ai nuovi membri come il modo corretto di percepire, pensare e sentire in relazione a quei problemi. E’ (…) ciò che ella (l’organizzazione) ha assimilato come unità sociale nel corso della sua storia » E. Schein Piano di Formazione Nazionale

27 Dall’incarico al COMPITO
Compilazione del RAV Meta compito: Processo di lavoro del gruppo Prodotto: RAV Meta prodotto: Con-senso intorno alla valutazione Piano di Formazione Nazionale

28 In questa ottica…. Piano di Formazione Nazionale
1. Il RAV diventa un compito di cui si fa carico tutta la scuola 2. Il RAV diventa veramente spendibile per il miglioramento 3. Il RAV fa entrare nella cultura dell’organizzazione la valutazione come valore condiviso Piano di Formazione Nazionale

29 Un compito ‘sensato’… Piano di Formazione Nazionale
….diventa un prodotto ‘socialmente spendibile’ COMPETENZA DI AUTOVALUTAZIONE DELLA SCUOLA COSTRUITA E LEGITTIMATA DALLA CONDIVISIONE DEL PROCESSO Piano di Formazione Nazionale

30 Come si forma il gruppo? Piano di Formazione Nazionale
Dalla CM 47/2014: «A tal fine, (la compilazione del RAV) le scuole si doteranno di un’unità di autovalutazione, costituita preferibilmente dal dirigente scolastico, dal docente referente della valutazione e da uno o più docenti con adeguata professionalità individuati dal Collegio dei docenti» Piano di Formazione Nazionale

31 Il gruppo nel RAV Piano di Formazione Nazionale
Una sezione specifica del RAV è dedicata a: Modalità di composizione (rappresentatività) Modalità di lavoro (attenzione al processo) Esperienze pregresse (cultura organizzativa) Piano di Formazione Nazionale

32 Di cosa ha bisogno il gruppo?
COMPETENZE TEMPI LUOGHI Piano di Formazione Nazionale

33 Quali competenze per il gruppo? (1)
Essere a proprio agio nel back-office della scuola: sapere chi ha i dati che servono, sotto quale forma si presentano, tempi richiesti per averli, in modo da evitare richieste ingestibili e risposte carenti Piano di Formazione Nazionale

34 Quali competenze per il gruppo? (2)
Conoscenza approfondita e storica del contesto e delle attività: la raccolta dati è una fotografia, ma aiuta molto avere una idea dei trend per contestualizzarli e interpretarli e soprattutto funzionalizzarli al miglioramento. Piano di Formazione Nazionale

35 Quali competenze per il gruppo? (3)
Saper gestire a diversi livelli i diversi canali informativi, formali ed informali, che formano la rete di comunicazione della comunità scolastica il gruppo deve comunicare con l’esterno per poter essere legittimato. Piano di Formazione Nazionale

36 Il Piano di lavoro del gruppo: ruoli e responsabilità
Un piano di lavoro per il gruppo per: Ottimizzare i tempi Ottimizzare le risorse Rendere trasparenti e leggibili, attraverso la definizione di ruoli e responsabilità, le azioni del gruppo Piano di Formazione Nazionale

37 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
1° step: IL QUESTIONARIO SCUOLA Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il DS Pianifica le attività Predispone tempi e spazi per le riunioni Presiede la riunione finale Autorizza la compilazione Riferisce al Collegio dei docenti ed al Consiglio d’istituto Rispetto dei tempi della fase Chiarezza, tempestività e completezza dell’informazione fornita agli Organi Collegiali Piano di Formazione Nazionale

38 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
1° step: IL QUESTIONARIO SCUOLA Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il coordinatore del gruppo Cura la comunicazione di date ed orari di riunione Coordina il lavoro del gruppo con quello delle altre figure di sistema e con la segreteria per il reperimento dei dati Distribuisce in modo concordato fra i componenti del gruppo i compiti Registra in brevi verbali le attività Rispetto dei tempi di questa fase Chiarezza, tempestività e completezza dell’informazione fornita all’interno del gruppo e al DS Gestione costruttiva del conflitto Piano di Formazione Nazionale

39 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
1° step: IL QUESTIONARIO SCUOLA Chi fa Che cosa Indicatore di processo Componenti del Gruppo Raccolta dati Inserimento dati Rispetto dei tempi di questa fase Completezza e fruibilità dei dati forniti Piano di Formazione Nazionale

40 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
2° step: RACCOGLIERE I DATI PER IL RAV Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il DS Pianifica le attività Facilita il lavoro del gruppo reperendo le risorse umane e strutturali Concorda con il gruppo gli strumenti di indagine e li presenta agli OO.CC. Presiede le riunioni (o delega) Riferisce agli OO.CC. sull’andamento del lavoro Rispetto dei tempi della fase Chiarezza, tempestività completezza dell’informazione fornita agli Organi Collegiali Piano di Formazione Nazionale

41 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
2° step: RACCOGLIERE I DATI PER RAV (1°) Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il coordinatore del gruppo Cura la comunicazione di date ed orari di riunione Coordina il lavoro del gruppo con quello delle altre figure di sistema e con la segreteria per il reperimento dei dati Distribuisce in modo concordato fra i componenti del gruppo i compiti Rispetto dei tempi di questa fase Chiarezza, tempestività e completezza dell’informazione fornita all’interno del gruppo e al DS Gestione costruttiva del conflitto Piano di Formazione Nazionale

42 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
2° step: RACCOGLIERE I DATI PER RAV (1b) Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il coordinatore del gruppo Concorda con il DS, su mandato del gruppo, gli strumenti di indagine Contatta e predispone gli appuntamenti e le riunione per gli strumenti di indagine prescelti Registra in brevi verbali le attività Rispetto dei tempi di questa fase Chiarezza, tempestività e completezza dell’informazione fornita all’interno del gruppo e al DS Gestione costruttiva del conflitto Piano di Formazione Nazionale

43 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
2° step: RACCOGLIERE I DATI PER IL RAV Chi fa Che cosa Indicatore di processo Componenti del Gruppo Raccolta dati Inserimento dati Conduce/osserva focus group Conduce/osserva interviste Rispetto dei tempi di questa fase Chiarezza, completezza e fruibilità dei dati desunte dalle interviste e dai focus group Piano di Formazione Nazionale

44 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
3° step: INTERPRETARE I DATI PER INDIVIDUARE LE PRIORITA’ Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il DS Pianifica le attività Facilita il lavoro del gruppo reperendo le risorse umane e strutturali Presiede le riunioni Riferisce agli OO.CC. sull’andamento del lavoro e sul processo di scelta delle priorità Riferisce agli stakeholder esterni le priorità individuate Autorizza la compilazione e l’invio del RAV Rispetto dei tempi della fase Chiarezza, tempestività e completezza dell’informazione fornita agli Organi Collegiali e agli stakeholder esterni. Piano di Formazione Nazionale

45 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
3° step: INTERPRETARE I DATI PER INDIVIDUARE LE PRIORITA’ Chi fa Che cosa Indicatore di processo Il coordinatore del gruppo Cura la comunicazione di date ed orari di riunione Distribuisce in modo concordato fra i componenti del gruppo i compiti Raccoglie e presenta la proposta del gruppo sull’ individuazione delle priorità e delle azioni di miglioramento ad esse correlate Riferisce sulla fattibilità e sulle proposte di implementazione riguardo gli obiettivi di processo. Rispetto dei tempi Chiarezza, tempestività e completezza dell’informazione fornita Gestione costruttiva del conflitto Comunicazione chiara e definita delle istanze del gruppo Piano di Formazione Nazionale

46 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
3° step: INTERPRETARE I DATI PER INDIVIDUARE LE PRIORITA’ Chi fa Che cosa Indicatore di processo I componenti del gruppo Formulano proposte sull’ individuazione delle priorità e delle azioni di miglioramento ad esse correlate Formulano piani di fattibilità e propongono linee guida di implementazione riguardo gli obiettivi di processo. Rispetto dei tempi Congruità, coerenza e fattibilità delle proposte. Piano di Formazione Nazionale

47 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
Trasversale: COMUNICARE PER CONDIVIDERE Chi comunica Con chi Dove/come Il DS Con gli OO. CC. Con le Figure di sistema Con gli stakeholder esterni (altre scuole, partner di progetto) Collegio dei docenti Consiglio d’istituto Riunioni dedicate Sito web della scuola Riunioni di rete Piano di Formazione Nazionale

48 Uno strumento: il Piano di lavoro del gruppo
Trasversale: COMUNICARE PER CONDIVIDERE Chi comunica Con chi Dove/come Il gruppo di autovalutazione Con i docenti e con il personale ATA Con gli stakeholder esterni (genitori) Riunioni di dipartimento, dei Consigli di classe/interclasse, riunioni delle figure di sistema. Prassi comunicative (cfr. comunicazione informale) Riunioni con i genitori Piano di Formazione Nazionale

49 Chi garantisce il gruppo?
Il ruolo del DS: Dal comma 2 dell’art.25 del dlgs165 citiamo: “gestione delle risorse finanziarie e strumentali”, “autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane”, “organizzazione dell’attività scolastica secondo criteri di efficienza ed efficacia formative”; tutto ciò è finalizzato alla “promozione di interventi per assicurare la qualità dei processi formativi (…) per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli alunni”. Piano di Formazione Nazionale

50 Dove c’è un gruppo c’è un leader…
Il gruppo di lavoro ha bisogno di un compito e inevitabilmente ha un leader. Inevitabilmente avrà anche dei conflitti ma per il momento non approfondiamo questo tema, così come non approfondiamo il discorso sui tipi di leadership: continuiamo a selezionare quello che ci serve. E quello che ci serve in gruppo e viene formalmente o informalmente individuato, scelto o autoproposto, unico o interscambiabile è appunto la figura del conduttore di gruppo. Piano di Formazione Nazionale

51 Condurre/coordinare un gruppo (1)
COSA SERVE PER CONDURRE UN GRUPPO? CONOSCENZE • delle dinamica di gruppo; • della comunicazione interpersonale (verbale e non verbale); • dell’organizzazione del lavoro; •del metodo di lavoro (in particolare riguardo strategie di progettazione partecipata e di problem solving); • del campo di azione del gruppo; Piano di Formazione Nazionale

52 Condurre/coordinare un gruppo (2)
COSA SERVE PER CONDURRE UN GRUPPO? CAPACITA’ • relazionali : apertura, disponibilità, empatia; • di sintesi e di riformulazione; • di ascolto e di sospensione del giudizio; • di osservazione e rispecchiamento; • nella gestione del dissenso e dei conflitti. Piano di Formazione Nazionale

53 Cosa sa e cosa fa un conduttore di gruppo? (1)
ha l’autorità del ruolo e quindi si trova a dover comunque saper gestire un potere sa riconoscere il gruppo come altro da sé, sa confrontarsi con le sue capacità, riconoscerle e accettarle (a qualunque livello siano) ha chiaro che il suo compito non è immediatamente quello del gruppo, ma piuttosto quello di far progredire il gruppo verso il suo compito fa in modo che nessun membro ponga se stesso come obiettivo del gruppo ed evita di farlo lui stesso consente a tutti le stesse possibilità di intervento e di partecipazione affinché il gruppo utilizzi tutte le sue risorse Piano di Formazione Nazionale

54 Cosa sa e cosa fa un conduttore di gruppo? (2)
sa gestire l’ansia determinata dall’incertezza insita nei processi di lavoro di gruppo nei momenti di caos si pone come io ausiliario del gruppo, rispecchiando, riformulando e riassumendo quanto emerso poiché tutto quello che accade nel gruppo appartiene al gruppo, ripropone in tal senso gli interventi dei singoli si pone come tramite tra la realtà esterna e la realtà interna del gruppo, mettendo a disposizione di questo tutte le informazioni e i dati oggettivi che possiede. Piano di Formazione Nazionale

55 Cosa sa e cosa fa un conduttore di gruppo? (3)
NELL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO: - definisce e chiarisce gli obiettivi, sia provenienti da istanze istituzionali sia relativi a precedenti decisioni del gruppo stesso - individua i diversi compiti legati all’oggetto del lavoro - precisa e definisce i ruoli - favorisce l’assegnazione di compiti specifici adeguati alle capacità tenendo conto delle risorse, compreso il tempo, in coerenza con gli obiettivi - Piano di Formazione Nazionale

56 Cosa sa e cosa fa un conduttore di gruppo? (4)
NELL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO: - -presta attenzione affinché le condizioni di lavoro corrispondano ad una dimensione realistica - tiene aperti i canali di comunicazione sia interni che esterni al gruppo, in primo luogo quelli istituzionali (ma anche quelli informali) Piano di Formazione Nazionale

57 Cosa sa e cosa fa un conduttore di gruppo? (5)
è attento al tempo: spetta a lui far presenti i problemi di durata e di scadenza sa che il suo ruolo si basa sulla mediazione tra obiettivi del gruppo e bisogni e aspirazioni dei singoli non cede alla tendenza a schierarsi, procurandosi alleanze, per difendersi dalla propria insicurezza in una situazione conflittuale è capace di gestire l’errore (da chiunque commesso, ad ogni livello di responsabilità) per utilizzarlo in modo produttivo favorisce, attraverso una guida efficace, intelligente e matura, l’emergere di nuove leadership, le esplicita e legittima l’evidenziarsi di nuove capacità sa collegare il lavoro del gruppo al progetto generale e all’istituzione di cui questo fa parte. Piano di Formazione Nazionale

58 Il tempo: un vincolo e una risorsa
Gestire il tempo significa: Progettare per reperire risorse di tempo Garantire tempi certi e realistici per le riunioni Rispettare le scadenze Uno strumento: il cronogramma del lavoro di gruppo Piano di Formazione Nazionale

59 Una banalità molto importante: il setting
1° banalità: un proprio luogo crea appartenenza 2° banalità: ci si dispone in modo da guardarsi tutti in faccia. Piano di Formazione Nazionale

60 Il compito: interpretare
Strumenti di interpretazione: Interviste (metodologia peer review) Focus group (ricerca sociale) Piano di Formazione Nazionale

61 Che cos’è la Peer Review?
La Peer Review (lett.: valutazione fra pari) nasce e viene formalizzata in Inghilterra e negli Stati Uniti, come strumento per selezionare e validare gli articoli destinati alla pubblicazione sulle riviste scientifiche e per scegliere i progetti di ricerca da finanziare. In questa accezione il termine, pur se focalizzato sul prodotto, viene definito come un procedimento di ricognizione e di valutazione delle condizioni, delle fasi operative e dell’esito di un processo, operato da persone che lavorano nello stesso ambito di quello preso in esame. Da qui la possibilità di estendere il suo uso a tutte le situazioni che richiedano delle procedure di esame che mirino, oltre che al controllo di conformità ad uno standard (come nel caso delle pubblicazioni scientifiche), al miglioramento del processo, come nella definizione di Bruce (1997): “ a collegial self-improvemente process”, ed in quella, operativa, dell’University of Qeensland (2002): “a way of getting and giving structured feedback to each other in order to improve teaching practices”. Piano di Formazione Nazionale

62 L’intervista nella metodologia della Peer Review
Si parte da: Un rapporto di autovalutazione (Self- report) che la scuola oggetto della visita compila La scuola individua alcune aree di interesse (criteri di qualità con relativi indicatori ) su cui chiede una valutazione della propria performance al gruppo dei Pari I Pari strutturano le interviste in modo da raccogliere dati e da fornirne una interpretazione significativa per rispondere alla domanda di valutazione posta dalla scuola Piano di Formazione Nazionale

63 L’intervista nella metodologia della Peer Review: un modello
Verbale di intervista e linee guida per l’analisi Verbale di intervista e linee guida per l’analisi (da riempirsi a cura del Peer Tandem) Nome dell’istituto/centro di IFP Data ed ora Gruppo di intervistati [ad esempio studenti, docenti, manager, ecc.] Numero di intervistati Nome dell’intervistatore Nome della persona che redige il verbale Area Qualità Criterio/criteri Indicatori Osservazioni Piano di Formazione Nazionale

64 Piano di Formazione Nazionale
Raccomandazioni per il verbale dell’intervista e la procedura di analisi: Annotare ogni domanda posta durante l’intervista ed il criterio/l’indicatore al quale è attribuita. Si noti che le domande dell’intervista sono le domande effettivamente poste nel corso delle interviste; non utilizzare le frasi che specificano gli indicatori; nella maggior parte dei casi saranno troppo generiche per sollecitare risposte utili. Inoltre, le domande poste nelle interviste devono essere coerenti con lo specifico gruppo di intervistati (la stessa domanda potrebbe essere formulata in modo piuttosto diverso se viene posta 1) a studenti o 2) a docenti). Lasciare nel modulo spazio sufficiente per riportare le informazioni raccolte. Stampare il modulo dei verbali prima delle interviste. In alternativa, il modulo può essere messo a disposizione anche su un laptop/notebook. Assicurarsi che tutti i Pari abbiano la modulistica necessaria prima dell’inizio dell’intervista. Prendere appunti annotando le parole chiave e le risposte ad ogni domanda posta durante l’intervista. Piano di Formazione Nazionale

65 Piano di Formazione Nazionale
Il Peer Tandem dovrebbe successivamente discutere e sintetizzare le informazioni raccolte durante l’intervista in relazione alle seguenti domande: Quali sono le domande-chiave dell’intervista in relazione agli indicatori ed ai criteri? Quali possono essere considerati punti di forza e quali aree di miglioramento? Quanto sono credibili ed affidabili le informazioni raccolte durante questa intervista? Quali informazioni aggiuntive ritenute significative ed insolite (nel senso che non rientrano negli indicatori/nei criteri) possono essere delineate? Si vogliono registrare ulteriori questioni, ipotesi od incoerenze? Piano di Formazione Nazionale

66 Piano di Formazione Nazionale
Verbale di intervista Criterio/Indicatore: livello Domanda 1: … Criterio/Indicatore: Domanda 2: … Criterio/Indicatore: … Domanda 3: … Domanda 4: … Piano di Formazione Nazionale

67 Rielaborazione del modello: esempio
Verbale di intervista: famiglia 3.1:curricolo e offerta formativa Domanda 1: all’atto dell’iscrizione ha chiesto e/o ha avuto informazioni sul curricolo di studi di suo/a figlio/a?  Domanda 2:…. 3.2: organizzazione oraria: Domanda 1: l’organizzazione dell’orario scolastico permette a suo/a figlio/a di praticare altre attività? Domanda 2: è favorevole all’articolazione dell’orario su 5/6 giorni?  Domanda 3: ..... 3.2: clima scolastico Domanda 1:  suo/a figlio/a le riferisce episodi problematici? Se si, quali e in quali termini? Domanda 2:……. 3.4: attività di orientamento Domanda 1: ha ricevuto informazioni sulle scelte aperte a suo/a figlio/a per proseguire gli studi o per lavorare?  Domanda 2:……. : Piano di Formazione Nazionale

68 Piano di Formazione Nazionale
2. Linee guida per l’analisi delle interviste del Peer Tandem 1) Quali sono le domande-chiave dell’intervista in relazione ai diversi indicatori e criteri? 2) Quanto sono credibili ed affidabili le informazioni raccolte durante questa intervista? 3) Quali informazioni aggiuntive ritenute significative ed insolite (non rientrano negli indicatori/nei criteri) possono essere delineate? 4) Si vogliono registrare ulteriori questioni, ipotesi od incoerenze? Piano di Formazione Nazionale

69 CHE COS’E’ IL FOCUS-GROUP
metodo di intervista di gruppo non strutturato è basato sull’interazione sociale che si crea durante la realizzazione del focus group; essa permette di costituisce trasmettere informazione, consapevolezza dei propri ruoli e crescita culturale dei partecipanti e di chi conduce il focus. A differenza delle interviste di gruppo l’interazione avviene fra tutti i partecipanti e non solo fra i partecipanti e il moderatore. I focus group producono quindi una interazione spontanea complessa di cui sono però regolate in modo molto preciso la preparazione, l’organizzazione e la gestione Piano di Formazione Nazionale

70 Le regole del focus group
Numero di partecipanti: tra i 6 e 10 a seconda del tema che trattato. Composizione del gruppo: omogenea dal punto di vista delle loro caratteristiche sociali e culturali. In tal modo sarà più facile che tutti partecipino alla discussione, dato che partono da un background condiviso. Durata: variabile tra 1 e 2 ore. Figure professionali per la gestione: il conduttore e l’osservatore. Piano di Formazione Nazionale

71 Piano di Formazione Nazionale
IL CONDUTTORE COMPITI DEL CONDUTTORE prima del focus group stende una griglia di domande aperte a partire da una ipotesi di lavoro. durante il focus group presenta e introduce il tema, orienta gli intervistati verso gli argomenti più significativi per l’indagine, evita le divagazioni, chiarisce il significato delle domande. Non si affeziona al suo canovaccio: asseconda l’interazione del gruppo cambiando ed adattando i suoi interventi, tenendolo sempre saldamente orientato verso l’oggetto dell’indagine. Dopo il focus group: rielabora la sua pista di lavoro, riformulando ed arricchendo le domande alla luce del progredire delle sue conoscenze sul contesto in cui si sta muovendo, in modo da migliorare ed approfondire i risultati nei focus group successivi. Piano di Formazione Nazionale

72 Piano di Formazione Nazionale
L’OSSERVATORE COMPITI DELL’OSSERVATORE: Prima del focus group: costituisce il gruppo e individua un sede in campo ‘neutro’ per lo svolgimento dell’incontro. Durante il focus group: registra e/o verbalizza l’incontro, osserva e registra sia le dinamiche di gruppo che si svolgono sia le modalità di conduzione. Subito dopo la conclusione dell’incontro: comunica al conduttore le sue osservazioni sulle dinamiche sociali, sulla conduzione e su tutto quanto ritiene rilevante, in modo che le sue impressioni possano essere usate per ‘aggiustare il tiro’ nei focus successivi. Piano di Formazione Nazionale

73 Analisi dei dati Piano di Formazione Nazionale
Le interviste vengono analizzate, cercando ed individuando le differenze e le convergenze fra le opinioni espresse dagli intervistati. I risultati di questo lavoro, integrati con le osservazioni, vanno interpretati e applicati all’oggetto dell’indagine Piano di Formazione Nazionale

74 Quali argomenti per focus group?
Punti deboli e forti Prospettive per il futuro Priorità Clima organizzativo Rapporti con il territorio …….. Piano di Formazione Nazionale

75 Svolgere il metacompito: interpretare /condividere
Gli strumenti di interpretazione diventano strumenti di condivisione FATTORI DI EMPOWERMENT perchè Piano di Formazione Nazionale

76 Svolgere il metacompito: comunicare in modo informale
Dalla comunicazione istituzionale : verbali, relazioni, organi collegiali… …alla comunicazione informale: ascoltare la ‘voce’ della scuola e parlare la sua lingua Piano di Formazione Nazionale

77 Una prassi comunicativa semiformale: il muro delle domande
Il Gruppo pubblica sul Muro (fisico o virtuale) delle domande che diano delle indicazioni su quello su cui sta lavorando. Chi legge la domanda ( o legge il tweet, o il messaggio What’s up, a seconda del medium scelto) può rispondere o meno, sia in forma privata (la risposta è letta solo dal gruppo) sia in forma pubblica. Le domande possono essere: «secondo voi siamo bravi a……?» « chi pensa che……….sia il problema più grande che abbiamo?» «secondo voi a cosa stiamo lavorando adesso noi del gruppo?» Piano di Formazione Nazionale

78 Una prassi comunicativa semiformale: il muro delle domande
Domande secche, che prevedano risposte brevi: le risposte non sono un sondaggio, non vanno elaborate in modo numerico, ma vanno ascoltate come evocatori, come stimolo creativo alla riflessione sull’identità della scuola che il RAV sta delineando. Piano di Formazione Nazionale

79 Una prassi comunicativa semiformale: il muro delle domande
Sono un modo per «sentire il polso» della comunicazione all’interno della scuola e soprattutto per far capire all’esterno a che cosa sta pensando il gruppo, che si pone in modo proattivo nei confronti della comunicazione, che si offre come oggetto di discussione e di riflessione a tutta la comunità scolastica. Piano di Formazione Nazionale

80 Misurare l’impatto del lavoro
Del lavoro fatto dal gruppo e del lavoro fatto NEL gruppo Piano di Formazione Nazionale

81 La metavalutazione dei Pari: il modello
Meta Evaluation - Peer Review Revisione di Paese Data della Visita dei Pari 1. Gruppo di Pari Elenco dei membri del Gruppo di Pari e relativi dati professionali Nome Istituzione Professione Esperto di Valutazione Coordinatore (Peer Coordinator) Pari Riflessione complessiva di: (elencare le persone) 2. Visita dei Pari: metodi per la raccolta dei dati e delle fonti max. 0,5 – 1 pagina. 3. Riflessione complessiva Elabori una riflessione complessiva indicando la Sua esperienza nell’intero processo di Peer Review ed in particolare nella Visita dei Pari. La riflessione complessiva potrebbe riferirsi alle seguenti tematiche: Cosa è andato bene? Cosa non è andato bene? Quali lezioni abbiamo appreso? Quali esiti e quali esperienze, inconsueti e/o inattesi si sono verificati? Come può essere migliorata la procedura di Peer Review? Le opinioni divergenti dei singoli Pari possono essere riportate separatamente. Piano di Formazione Nazionale

82 ….orizzontale, reticolare, partecipato.
Un approccio ibrido…. ….orizzontale, reticolare, partecipato. Piano di Formazione Nazionale

83 Piano di Formazione Nazionale
…….«A Parigi hanno sempre la risposta vera?» «Mai», disse Guglielmo, «ma sono molto sicuri dei loro errori.» «E voi?», dissi con infantile impertinenza, «non commettete mai errori?» «Spesso», rispose, «ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno.» U. ECO, Il nome della rosa, Milano 1984 Piano di Formazione Nazionale

84 Grazie per la vostra attenzione
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