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Economia Aziendale 2. Quadro d’insieme Prof. Romano Boni.

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Presentazione sul tema: "Economia Aziendale 2. Quadro d’insieme Prof. Romano Boni."— Transcript della presentazione:

1 Economia Aziendale 2. Quadro d’insieme Prof. Romano Boni

2 2.1. L’evoluzione della economia mondiale
Prof. Romano Boni

3 Tipi di società economiche
la società agricola la società industriale la società post-industriale o dei servizi la società finanziaria R. Boni

4 La società industriale
la produzione di massa l’organizzazione fordista del lavoro le grandi fabbriche e l’impatto sociale R. Boni

5 Il Taylorismo Frederick Taylor – Filadelfia – 1911
Tecnica di progettazione Smembramento di operazioni complesse in operazioni elementari Definizione del modo migliore per eseguirle Selezione e addestramento del personale R. Boni

6 La reindustrializzazione o riconversione industriale
I casi di Chivasso (Piemonte) Chiusura Lancia (4500 ad.) Unione Industriale crea CSI aziende (2120 addetti) Campi (Genova) Chiusura Italsider (1500 ad.) Società: IRI, Regione e Industriali aziende operative (2000) R. Boni

7 La società post-industriale
Caratteristiche: ridimensionamento delle fabbriche sviluppo dei servizi tempo libero valorizzazione del patrimonio artistico ed ambientale comunicazioni R. Boni

8 La società finanziaria
Il boom degli affari finanziari L’economia reale e la finanza La rete mondiale delle telecomunicazioni La speculazione L’ancoraggio ai cambi stabili R. Boni

9 2.2. L’economia italiana Prof. Romano Boni

10 Le prime imprese I mercanti banchieri fiorentini del secolo XIV
Peruzzi – Acciaiuolo – Bardi 1341 Crisi Marco Datini : il mercante di Prato – 1373 Rilancia le compagnie mercantili italiane Banco dei Medici a Firenze La più grande azienda internazionale del Quattrocento Banca San Giorgio a Genova R. Boni

11 L’inizio della industrializzazione
l’avvio nel 1815 la spinta nel periodo della restaurazione nel triangolo industriale il primo fattore di sviluppo : la rete ferroviaria Da 2773 Km nel 1861 a Km nel 1911 un secondo fattore : le spese per gli armamenti 22 % bilancio statale (76 % nella I guerra mondiale) un terzo fattore : le infrastrutture Acquedotti, reti elettriche, gas, bonifiche, scuole, ospedali R. Boni

12 L’evoluzione nei primi 50 anni del regno d’Italia
1861 Esportazioni Seta grezza, olio, canapa grezza – zolfo, marmo Importazioni Manufatti di cotone, lana, seta – zucchero, caffé Interscambio triplicato Manufatti di cotone, lana, automobili, sommergibili, macchinari Carbone, cotone, grano – zucchero, caffé R. Boni

13 La nascita dello Stato imprenditore
la crisi del 1929 la crisi finanziaria del 1931 la creazione dell’IRI nel 1933 nel 1937 diventa permanente R. Boni

14 La rinascita dell’industria nel dopoguerra
salva buona parte dell’industria distrutte le infrastrutture il patto di Yalta (1944) alla base della scelta occidentale il piano Marshall (European Recovery Program ) di forniture gratuite per 4 anni 1951 creazione della CECA potenziamento IRI nascono ENI e EFIM sviluppo della produzione R. Boni

15 La riorganizzazione dell’economia
Le 3 opzioni di base La scelta della democrazia Lo stato imprenditore L’apertura ai mercati europei R. Boni

16 Il miracolo italiano il grande balzo degli anni ‘50 e ‘60
il tasso del 6% annuo Auto Macchine da scrivere Macchine calcolatrici R. Boni

17 Il miracolo italiano la nascita del MEC oltre 250 milioni consumatori
crisi nei rapporti industriali crisi petrolifera nel 1973 crollo del PIL del 3,6 % fine dello sviluppo senza limiti squilibri sociali e sperequazioni non risolte scioperi selvaggi Brigate Rosse R. Boni

18 Le cattedrali nel deserto
Fine anni ’60 - inizi anni ‘70 Errori strategici: priorità - infrastrutture - prodotti Riduzione della domanda Liquichimica Fondi pubblici investiti in impianti colossali mai entrati in funzione Italsider Progettazione del 5° polo dell’acciaio a Gioia Tauro (Calabria) con espropriazione di terreni agricoli, distruzione di agrumeti e colture Il 5° polo non fu mai costruito R. Boni

19 Impatto sull’ambiente e sulla salute
Magnesio Marina di Melilli Raffinerie Gela R. Boni

20 La struttura economica dell’Italia
anni di riferimento agricoltura 7,2% 4,5% 2,9% industria 41,4% 35,2% 31,6% servizi 51,3% 60,3% 65,5% R. Boni

21 2.3. L’economia italiana: caratteristiche delle aziende
Prof. Romano Boni

22 Quadro d’insieme Gruppi globali meno di 10
Aziende grandi (più di 500 addetti) poche (meno di 100) Aziende medie (da 100 a 500 add.) molte (circa 7.000) Aziende piccole ed artigiane tre milioni circa (da 1 a 99 addetti) Imprenditorialità diffusa  Dimensioni critiche R. Boni

23 Dimensioni per fatturato
N° Gruppo Fatturato 1998 (in miliardi di euro) IFI ,8 include FIAT ENI 28,33 TELECOM 23,94 ENEL 20,15 IRI 15,9 era al 1° posto nel 1997 COMPART 3,2 include Montedison e Ferruzzi POSTE ITALIANE 5,9 nuovo inserimento PIRELLI 5,89 FININVEST 5,2 PARMALAT 5,1 era al 15° posto nel 1997 R. Boni

24 Dimensioni per fatturato
n° Gruppo Fatturato 1998 (in miliardi di euro) IBM SEMEA 4,5 RIVA 4,4 Edizione Holding 4,1 inclusa Benetton SGS THOMSON 3,2 ITALMOBILIARE 2,8 inclusa Italcementi 15 Electrolux Zanussi 2,5 include Zanussi R. Boni

25 Ricerca Mediobanca 2002 Fatturato 2001 di 274 aziende multinazionali
Multinazionali Fatturato 2001 (miliardi di euro) Italiane (15) 170 Tedesche (18) 737 Francesi (24) 478 R. Boni

26 I Gruppi globali FIAT ( IFI) Pirelli Olivetti Montedison ( Compart)
Emergenti Aziende pubbliche R. Boni

27 IFI IFI - Istituto Finanziario Industriale S.p.A. diventa la holding finanziaria di controllo del Gruppo Agnelli con conferimento a IFIL delle partecipazioni Fiat, Sanpaolo IMI, Juventus e Soiem Presidente del Consiglio di Amministrazione: John Elkann  Bilancio al Utile netto: € 217,6 milioni Bilancio al Utile netto: € 38,5 milioni R. Boni

28 FIAT Settori economici FIAT Auto S.p.A. Iveco S.p.A. New Holland
Automazione industriale R. Boni

29 Gruppo FIAT - FIAT S.p.A. Automobili Fiat Group Automobiles - 100%
Maserati % Ferrari - 85 % Veicoli industriali Iveco - 100% Macchine per l’agricoltura e le costruzioni CNH - Case New Holland - 90 % Componenti e sistemi di produzione FIAT Powertrain Technologies - 100% Magneti Marelli - 100% Teksid – 84,8% Comau - 100% Altre attività ITEDI - 100% Principali partecipazioni di portafoglio R.C.S. Mediagroup - 9,9 % R. Boni

30 Gruppo FIAT - Principali dati economici e finanziari
Bilancio (miliardi di €) Ricavi consolidati 51,80 46,54 46,70 47,27 55,65 Risultato operativo 2,06 2,21 0,02 (0,51) (0,76) Utile netto 1,15 1,42 (1,58) (1,90) (3,95) Bilancio (miliardi di €) Ricavi consolidati 58,01 57,55 48,12 45,77 Risultato operativo 0, ,85 0,79 0,75 Utile netto (0,44) 0,66 0,35 0,62 R. Boni

31 Pirelli Holding finanziaria in Svizzera Holding industriale a Milano
2000 vende componentistica ottica a Optical Technologies Settori Pneumatici Cavi Sistemi energia Sistemi Telecom 2003 Vendite € milioni Utile netto € 4 milioni R. Boni

32 Olivetti 1950-60 Computer “Elea” 1997 ha rischiato il fallimento
1999 cambiamenti vertiginosi Acquisizione di Telecom Vendita di Omnitel e Infostrada a Mannesmann Uscita di Tim da Telecom e suo riposizionamento in Tecnost 2003 fusione Olivetti - Telecom Italia  Olivetti Tecnost S.p.A. Office Products (stampa digitale) Systems (banche, poste, giochi) Fatturato: € 655 milioni R. Boni

33 Montedison Nasce come Montecatini Centro Donegani guidato da Natta
1965 fusione con Edison  Montedison 1997 vende alla Shell quota Montell L’Italia esce dalla chimica Diventa globale con Ferruzzi 2000 è incorporata nella Compart opera in tre settori Agroalimentare Energia Chimica, in forma residuale R. Boni

34 Gruppi globali emergenti
Benetton - Franchising abbigliamento Autogrill Autostrade Ferrero - Cioccolato (Nutella) Sede da Torino a Bruxelles Barilla – Alimentare 1998 primo stabilimento americano 1999 acquisizione Wasa (Crispbread) Luxottica – Occhiali 1997 acquisizione Rayban (USA) R. Boni

35 Aziende leader di settore
Tessile – Marzotto, Zegna Elettrodomestici - Merloni Siderurgia - Riva – Lucchini Ceramica - Marazzi R. Boni

36 Le Aziende Pubbliche: IRI
Finmeccanica Finsider Fincantieri Finmare STET SME Alitalia Autostrade Banche Esito venduta/ in vendita venduta in vendita venduta (fusa in Telecom) in vendita vendute R. Boni

37 IRI Privatizzazioni IRI negli anni ’90
1993 Italgel - Cirio Bertolli De Rica - Credito Italiano 1994 Comit - Acciai Terni - Sme 1 tranche 1995 Italtel - Ilva - Sme 2 tranche 1996 Dalmine - Italimpianti - Nuova Tirrena - Sme 3 tranche 1997 Aeroporti di Roma - Telecom - Seat - Banca di Roma 1999 Autostrade - Azienda Agricola Maccarese Incasso totale per lo Stato miliardi di Lire 2000 IRI messo in liquidazione Società non vendute  Ministero del Tesoro in attesa di cessione R. Boni

38 Le Aziende Pubbliche: E N I
Settore Ricerca ed estrazione Raffinazione e distribuzione Trasporto gas Distribuzione gas Piattaforme petrolifere Chimica Azienda AGIP AGIP PETROLI ED IP SNAM ITALGAS SAIPEM ENICHEM ENI QUOTATA IN BORSA R. Boni

39 Le Aziende Pubbliche: EFIM - EGAM
EFIM: venduta o liquidata Vetro Lavorazione alluminio Metallurgia Fucine EGAM: liquidata dopo vari scandali Miniere Terme Azienda SIV ALU ... BREDA TERNI R. Boni

40 ENEL Istituito dal Governo Fanfani con legge del su proposta dell'onorevole Aldo Moro. La nazionalizzazione dell’energia elettrica era basata sulla considerazione che l’energia elettrica è un bene pubblico e che è bene che sia un ente pubblico produrla ed a distribuirla. Sino ad allora l'elettricità era gestita da aziende di dimensione medio, piccola, controllate da poche aziende capofila: la Sade (Veneto e parte dell'Emilia) la Edison (Lombardia, Emiliane Liguria) la SIP (Piemonte), la Centrale (Toscana, Lazio e Sardegna) la SME (regioni del Sud e Sicilia) R. Boni

41 ENEL È nato così un monopolio pubblico
2000: non più utile un monopolio così esteso  parziale privatizzazione nel 2002: la capacità produttiva è passata dal 73% a meno del 50% create 3 società Eurogen (7000 megawatt, fatturato circa 2000 miliardi di lire) Elettrogen (5400 megawatt, fatturato di quasi 2000 miliardi di lire) Interpower (2600 megawatt, fatturato di 960 miliardi di lire) R. Boni

42 ENEL Nel 2004 ulteriore privatizzazione
altri attori nel settore elettrico 2 società private Edison (3600 megawatt e altri 1600 megawatt in corso) Sondel ( piccoli impianti da 500 megawatt ciascuno) società municipalizzate ACEA (Roma) - AEM (Milano e Torino) - ASM (Brescia), ... impianti idroelettrici e termoelettrici e reti di distribuzione nelle città R. Boni

43 Le aziende familiari numerosissime punti di forza flessibili
fantasiose punti di debolezza dominate dal fondatore ricambio generazionale management R. Boni

44 Fragilità delle PMI Si evidenzia quando
la dimensione d’impresa va oltre le risorse della singola famiglia con il passare del tempo proliferano le famiglie di riferimento hanno bisogno di coinvolgere risorse umane esterne ad alto potenziale . Scogli principali da affrontare il capitale di rischio il coinvolgimento di competenze manageriali R. Boni

45 Permasteelisa – Un esempio di successo in 5 tappe
Sede: San Vendemiano (Veneto) - Fatturato: 334 miliardi £ (1996) Settore: facciate in vetro, metallo o pietra dei grattacieli l’azienda veneta “Isa” acquista (1974) l’australiana “Permasteel” unificando le due società nella “Permasteelisa” mette a punto con Impregilo e ABB la “blue technology” (recupero e risparmio di energia) che riduce del 30% costo di gestione edifici diventa globale: Europa – Usa – Far East soprattutto viene creata la Permasteelisa Pacific con la partecipazione del 20% della Singapore Technology (società controllata dal governo di Singapore) consiglio di amministrazione scelto fra amministratori delle società che nell’ultimo triennio hanno avuto i risultati migliori - i manager ricevono anche azioni e diventano azionisti coinvolti nell’azienda R. Boni

46 I distretti industriali
Caratteristiche Competitività Innovazione Miglioramento continuo del prodotto Condivisione degli oneri per investimenti obbligatori es. trattamento fanghi di depurazione (Toscana) distretti - 1,7 milioni di addetti R. Boni

47 I distretti industriali
Peculiarità italiana (Fonte: Sole 24 ore ) distretto settore n di imprese n. di addetti fatturato % export PRATO tessile 8.500 44.000 6.900 66% BIELLA 2.000 28.000 6.500 30% S. CROCE PISA concia 1.750 15.600 6.000 52% COMO 2.750 29.000 34% PESARO mobile 1.200 13.000 2.450 32% CARPI maglieria 11.000 2.200 25% FERMO calzature 3.100 21.000 58% R. Boni

48 Il superamento dei i distretti
Il sistema si è verticalizzato (a cavallo del 2000) Pesaro (Mobile) -> Scavolini Emilia (Ceramica) -> Marazzi – Stefani Seveso (Chimica fine) -> Bracco Le imprese che emergono hanno approccio dinamico management capace di muoversi a livello internazionale in un sistema di cambi stabili (Fonte: Mediobanca - Unioncamere – 2004) R. Boni

49 Le aziende “lepri” Le aziende “lepri” (Studio Mediobanca – 2005)
Fatturato tra 50 e 290 milioni di euro Tasso di crescita del fatturato: 20 % all’anno Produzioni tradizionali a livelli di eccellenza tali da imporli sui mercati internazionali Biscazza (Vicenza) – mosaici in vetro Margaritelli (Roma) – Listone Giordano Rebechetto Candiani – Denim, tessuto per jeans R. Boni

50 La Rete Innovation Relay Centre
Rete IRC creata nel 1995 dalla Commissione Europea Promuove innovazione nelle PMI nei laboratori delle Università nei centri di ricerca degli stati europei Obiettivo: favorire collaborazioni internazionali per sviluppo di tecnologie innovative sfruttamento dei risultati della ricerca R. Boni

51 Gli Innovation Relay Centre in Italia
La Rete IRC in Italia - efficace raccordo tra ricerca e industria 7 nodi centrali che collaborano con Sistemi camerali Regioni Consorzi e Parchi di ricerca Sistema di ricerca pubblica CIRCE (Lazio, Abruzzo e Sardegna) - ALPS (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria) - IRENE (Triveneto, Emilia Romagna, Marche) - RECITAL - (Toscana. Umbria) - IRIDE (Puglia, Campania, Basilicata, Molise) - LOMBARDIA - MEDIA (Sicilia, Calabria) Potenziale motore dell’innovazione dei processi e dei prodotti delle piccole e medie industrie R. Boni

52 2.4. le maggiori trasformazioni nelle aziende italiane
Prof. Romano Boni R. Boni

53 Dal pubblico al privato
Esisteva l’impresa pubblica, ma non l’imprenditore pubblico Motivi del passaggio Risultati economici non positivi o fallimentari delle attività imprenditoriali e bancarie, e della gestione dei beni immobiliari Scorporo, delimitazione aree e responsabilizzazione delle diverse attività per eliminare sussidi occulti ed immotivati Ripianare finanze dissestate mediante vendita dei “ gioielli di famiglia “ Stessi motivi delle imprese private in crisi - vendita di rami d’impresa non strettamente necessari al “core business” 1992 Debito pubblico = 125 % PIL R. Boni

54 Cosa resta oggi allo Stato Italiano
Rispetto ad altri stati europei ENEL – parte relativa alla trasmissione di energia elettrica RAI – la privatizzazione di una delle tre reti è rimandata “sine die” Monopoli per produzione e lavorazione del tabacco Ferrovie Alitalia R. Boni

55 Dal familiare al manageriale
limitato capitale di rischio rispetto dei soci di minoranza accettazione/valorizzazione di un management esterno Necessità di un salto culturale Azienda - organismo sociale cui partecipano più stockholder (portatori di diverse tipologie di interessi) R. Boni

56 Dal nazionale all’internazionale
pochi presenti all’estero con successo ritardo del nostro sistema economico a convivere in un sistema veramente concorrenziale R. Boni

57 Competizione globale Criteri strategici per affrontarla
Forza di attrazione dei capitali Capacità di operare nel mondo intero Risorse U mane R. Boni

58 Evoluzione del capitalismo italiano
Classifica delle circa 3600 maggiori società italiane ENI IFI-AGNELLI (FIAT) ENEL TELECOM ITALIA Seguite a distanza dalle altre Crescita con successo delle aziende “lepri” (Mediobanca ) R. Boni

59 Le medie imprese italiane e l’IT
Secondo le medie imprese gli investimenti nell’ IT danno un vantaggio competitivo quando sono mirati a preparare l’azienda alla crescita rendere più efficiente l’attività operativa facilitare la flessibilità dei modelli di business supportare l’espansione all’estero L’ IT è considerato un fattore abilitante per la crescita uno strumento fondamentale per conciliarla con la flessibilità (Ricerca svolta dall’intelligence unit dell’Economist – 2006) (opinioni del 60 % del campione di medie imprese italiane esaminate) R. Boni

60 Ostacoli agli investimenti IT
Secondo le medie imprese gli investimenti nell’ IT sono ostacolati da: Costo di sistemi e applicazioni (58 %) Resistenza del personale al cambiamento (34 %) Concorrenza di altri tipi di investimento a fronte di budget limitati (Ricerca svolta dall’intelligence unit dell’Economist – 2006) (Opinioni % del campione di medie imprese italiane esaminate) R. Boni

61 2.5. le aziende italiane: minacce ed opportunità
Prof. Romano Boni R. Boni

62 Trattato di Maastricht
Sottoscritto in Olanda il 7 febbraio 1992 dai dodici stati membri della Comunità economica europea Istituisce l‘Unione Europea che poggia su tre pilastri: L’unione economica e monetaria, da attuarsi entro il 1999, in tre fasi, mediante la creazione di una moneta unica e di una Banca Centrale Europea La politica estera e di difesa comune La politica di cooperazione in materia di giustizia e di affari interni Entra in vigore il 1 novembre 1993 Punto di arrivo del rilancio comunitario iniziato quasi un decennio prima R. Boni

63 Il trattato di Maastricht
fonda l’Unione Economica e Monetaria (UEM) Decide la realizzazione della moneta unica europea EURO vi partecipano 11 paesi membri della Unione Europea (non vi hanno aderito Gran Bretagna, Grecia, Danimarca e Svezia) EURO - denominazione e tabella di marcia per introdurlo furono stabilite dal Consiglio europeo di Madrid dicembre 1995 1° gennaio operazioni in titoli pubblici e transazioni finanziarie effettuate in EURO (scritturale) 1° gennaio effettiva circolazione di banconote e monete in EURO in sostituzione delle valute nazionali R. Boni

64 Trattato di Amsterdam 29 marzo Conferenza intergovernativa di Torino Inizia la fase della revisione del trattato di Maastricht 15-16 giugno Vertice di Amsterdam conclude la fase della revisione del trattato 2 ottobre 1997 – Trattato di Amsterdam. Sottoscritto dai paesi membri dell'Unione europea. Revisione ufficiale del Trattato di Maastricht Entra in vigore nel 1999 R. Boni

65 Precedenti storici Trattato di Bretton Woods (1944 - 1971)
possibilità di cambiare le monete in oro ad un cambio fissato SME sistema monetario europeo (1979) sistema di cambi fissi valido nei paesi della CEE numerosi riallineamenti, cioè svalutazioni di alcune monete, specie lira e peseta settembre 1992, la lira esce dallo SME per rientrarvi solo il 25 novembre 1996 R. Boni

66 Il trattato di Maastricht
I tre requisiti più importanti per aderirvi sono deficit pubblico rapportato al PIL non superiore al 3% in via stabile inflazione non superiore al 2% debito pubblico non superiore al 60 % del PIL L’Italia è entrata nell’area euro (dal 1° gennaio 1999) perché ha soddisfatto i primi due requisiti, ha fornito un piano credibile di rientro del debito pubblico R. Boni

67 I problemi risolti e quelli aperti (1999)
rientro dall’inflazione, basso prezzo delle materie prime, petrolio incluso, dollaro in discesa tassi d’interesse scesi di 3,5 punti nel 1997 e di altri 3 punti nel 1998 surplus primario pubblico (differenza tra export ed import prima degli interessi sul debito pubblico) salito a miliardi minori tassi interessi fanno pesare meno costo interessi sul deficit debito estero azzerato, a differenza delle tigri asiatiche risparmio privato sempre molto alto, secondo solo al Giappone i mercati finanziari e del lavoro sono molto diversi e dovranno omogeneizzarsi perché c’è la libera circolazione dei capitali e delle persone i sistemi previdenziali e pensionistici sono differenti: Francia, Italia, Spagna e Germania sono in fase di trasformazione da sistemi a ripartizione a sistemi ad accumulazione le normative fiscali sono differenti riforma fiscale e dei mercati finanziari da elaborare e definire a livello europeo R. Boni

68 Come è cresciuto il debito pubblico in Italia?
Anno Debito/PIL Primo governo Craxi (1983 – 1986) - Gli anni delle spese ,3 ,3 ,5 ,6 ,3 ,2 R. Boni

69 Come è cresciuto il debito pubblico in Italia?
Governo Andreotti ( ) - firma Trattato per Unione monetaria europea ,8 ,1 Governo Amato ( ) - vara finanziaria per 1993 (“lacrime e sangue”) ,7 ,8 Grazie ai tagli della spesa pubblica il deficit inizia a scendere dal 1994 il debito pubblico comincia a scendere dal 1995 Governi Ciampi e Prodi - continuano la politica di rigore che permette all’Italia di entrare in Europa nel 1999 R. Boni

70 Dove stava l’Italia nel 2001?
(fonte: Sole 24 Ore del 14 ottobre 1998 – agg. Focus Ott. 2005) R. Boni

71 Dove stava l’Italia nel 2005 e dove stava andando?
Anno Debito/PIL ,9 ,2 106,5 (rettifica Eurostat) ,8 106,6 (rettifica Eurostat) Anno Deficit/PIL ,2 ,3 previsto La montagna del debito ha ripreso a crescere (fonte: Focus Ott. 2005) R. Boni

72 Italia - Previsioni su Deficit e PIL
Formulate da FMI OCSE Commis. UE Confind. Deficit/PIL * 4, , , , , , , ,1 Crescita PIL , , , , ,0 * Senza manovre di bilancio (Fonte: La Repubblica – – pag. 5) R. Boni

73 Dove sta l’Italia nel 2007 e dove sta andando?
Anno Debito/PIL ,9 ,0 ,0 (previsioni Ministero Finanze 2007) R. Boni

74 Il mercato, le sue regole, i cambiamenti
mercato libero da vincoli e barriere la produzione affluisce a chi è più efficiente e più innovativo , di fatto a chi è più abituato alla concorrenza finita l’epoca: salario variabile “indipendente” inefficienza della PA pagata dalla collettività (famiglie/aziende) protezione contro la concorrenza estera tempo come variabile competitiva vera cultura della concorrenza consapevolezza della nuova realtà costruzione di un sistema di responsabilizzazione sviluppo di competenze speciali R. Boni

75 Il Mezzogiorno Alcuni dati (1997) Disoccupazione
NORD 6,6% CENTRO 10,0% SUD 23,1% Disoccupazione Giovanile NORD 17,7% CENTRO 32,3% SUD 53,3% R. Boni

76 Le soluzioni del passato
Anni ’50 riforma agraria Anni ’60-‘70 interventi statali per sviluppo di poli industriali nei settori: chimico - petrolchimico - siderurgico Sicilia: Gela - Augusta - Priolo Puglia: Manfredonia - Taranto Calabria: Lamezia Sardegna: Porto Vesme - Ottana - Porto Torres Fine anni ’70 crisi a seguito aumento prezzo petrolio centri industriali  cattedrali nel deserto R. Boni

77 I mali del Sud Mancanza di infrastrutture Criminalità diffusa
Imprenditoria limitata ad alcune zone Ambiente culturale poco favorevole Scuole internazionali inesistenti Servizi sanitari carenti R. Boni

78 I mali italiani Elevata pressione fiscale Rigidità del lavoro
Lungaggini burocratiche Incertezza e tempi lunghi della giustizia R. Boni

79 Nel 1999 quali erano le prospettive ?
I contratti di area: il caso di Manfredonia I porti come fattore trainante: il caso di Gioia Tauro I servizi turistici integrati: il caso di Castellaneta Il rafforzamento delle aree esistenti: Caserta (poli: chimico – telecomunicazioni - alimentari) Santeramo (divani e salotti – Natuzzi) R. Boni

80 Il porto di Gioia Tauro Inaugurato il 15 settembre 1995
3.200 navi attraccate nel 2004 container movimentati nel (obiettivo 2010: 6 milioni) 1.500 persone occupate 1.400 miliardi di vecchie lire spesi dal 1998 al 2005 per costruire 30 capannoni industriali quasi inutilizzati - ne funzionano solo 3 o 4 390 milioni di euro l’investimento richiesto per ammodernare il porto (allungare la banchina di carico e abbassare il fondale fino a 18 metri) realizzare un impianto di rigassificazione ampliare l’area commerciale e industriale per creare un indotto produttivo R. Boni

81 Fuori dal porto Infrastrutture di collegamento del porto con l’entroterra carenti Strada di 6 km che collega il porto allo svincolo dell’autostrada Salerno Reggio Calabria autostrada Salerno Reggio Calabria (449 km di cui completati 49 km) in rifacimento (al ritmo di km all’anno) Ferrovie quasi inesistenti per Rosarno, la stazione più vicina, i treni devono prcedere a passo d’uomo per Taranto il treno più veloce impiega 12 ore Per la Calabria (Grandi Opere) stanziati 794 milioni di euro (2003) parte per la sicurezza R. Boni

82 Calabria – La ‘ndrangheta
Le cifre della ‘ndrangheta (2004) 112 cosche – un affiliato ogni 345 abitanti (Fonte: Eurispes) 27 % popolazione calabrese legata in qualche modo alla ‘ndrangheta (Fonte: Procuratore della Corte d’Appello di Reggio Calabria) tasso di omicidi 17 volte superiore alla media nazionale La risposta delle strutture statali (2004) associazioni per delinquere smantellate 918 persone segnalate all’autorità giudiziaria 65 latitanti catturati 30 sottoposti a regime speciale R. Boni

83 Calabria – Interessi in gioco
Gli interessi in gioco Il PIL della Calabria sfiora i 29 miliardi di euro Il volume di affari della ‘ndrangheta supera i 35 miliardi di euro, di cui 22,34 prodotti da traffico di droga, il resto da appalti pubblici e estorsioni Estorsioni Colpiscono il 50 % dei commercianti e degli industriali 70 % a Reggio Calabria (Fonte: Confesercenti) R. Boni

84 Il dominio della ‘ndrangheta
Messaggio delle cosche per chiarire chi comanda e perché la politica capisca 16 ottobre Ucciso da un killer mascherato il vicepresidente della Regione Calabria, Francesco Fortugno (Primario del Pronto Soccorso in aspettativa), in pieno giorno nel centro di Locri Altri tre medici dell’ospedale eliminati con le stesse modalità In gioco appalti di milioni di euro nella sanità R. Boni

85 Economia e finanza pubblica in Italia (dati 2004)
lavoro nero e sommerso: 27 % del PIL evasione fiscale: 200 miliardi di € grandi aziende (fatturato > 50 milioni di €) che evadono il fisco: 98,40 % esportazione illecita di capitali: 360 miliardi di € fatturato annuo delle mafie: miliardi di € beni consolidati delle mafie: 1000 miliardi di € affiliati alle mafie: 1,8 milioni di persone percentuale estorsioni per regione: Campania14,9 % Sicilia 12,9 % Lombardia 10,4 % investimenti americani in Italia (2003): 3 % investimenti in Europa (Fonte: Elio Veltri - Il topino intrappolato - Editori Riuniti - Giugno 2005) R. Boni

86 Economia e finanza pubblica in Italia (Fonti)
OCSE Secit Revue de droit fiscal Agenzia delle entrate fiscali Confcommercio Eurispes Procura nazionale antimafia DIA Ministero dell’Interno Camera di commercio americana in Italia R. Boni

87 Italia - Quali prospettive?
Condizioni di illegalità diffusa rendono difficile avviare progetti innovativi di politica economica favoriscono il passaggio delle risorse impegnate in progetti finalizzati all’innovazione e allo sviluppo delle infrastrutture nelle tasche della criminalità, non solo nel Mezzogiorno Strategie la strada per uscire da questo circolo vizioso passa per la definizione di regole trasparenti per gli appalti la riduzione progressiva del lavoro nero il controllo del territorio R. Boni

88 Cosa fanno gli altri ? Il modello Galles Il modello Malese
Il modello New England R. Boni

89 Il modello Galles Galles (UK) - area di deindustrializzazione (chiusura miniere carbone) punta sugli incentivi per attrarre capitali Riduzione del costo del lavoro < 20 % Nessun limite all’orario settimanale Un solo contratto a livello aziendale Fiscalità: 31 % sugli utili R. Boni

90 Il modello Malese Area di 50 per 15 km - “Supercorridoio multimediale”
Progetto (completamento 2020) per una città dell’era multimediale con Telecomunicazioni a basso costo Strade intelligenti per auto Treni superveloci Ambienti non inquinati Insediamenti accoglienti Scuole internazionali Aeroporto per 25 milioni di passeggeri Servizi sanitari e ricreativi di alto livello Imprese coinvolte: Acer, Alcatel, IBM, Microsoft, Sun, Intel, ecc. (nessuna italiana) R. Boni

91 Il modello Malese (segue)
Linee strategiche Specializzazione nell’IT Visione a lungo termine Obiettivi e offerte Innovazioni legislative Telemedicina Sicurezza Evasione pratiche in 30 giorni Incentivi fiscali: tasse 0 per 10 anni Servizi efficaci: telefono installato in 24 h, ecc. R. Boni

92 Il modello New England New England (USA) dopo II guerra mondiale -> crisi recessiva Rilancio basato su formula rivoluzionaria: creazione di una società per fornire capitali, management e tecnologie per avvio di aziende hi-tech Nasce l’American Research and Development Corporation (partecipata da: MIT, Harvard Business School, altre istituzioni finanziarie) Numerose iniziative imprenditoriali avviate – ad es. Digital Formula vincente per sviluppare competitività tecnologica: forte integrazione tra ricerca accademica, industria e finanza L’integrazione è massima quando l’università, produttrice di conoscenza tecnologica, si fa promotrice diretta d’impresa R. Boni

93 2.6. La crisi del Giappone Prof. Romano Boni R. Boni

94 GIAPPONE PIL 4.800 M $ (4,5 volte l’Italia) Crescita +5 % - 3 % - 1 %
PIL pro capite da $ a $ in 20 anni Agricoltura da 13 % a 6 % Industria da 36 % a 34 % Servizi da 51 % a 60 % (Dati 2000) R. Boni

95 Gli anni della crisi Anni ‘80 Giappone, nazione modello, ricca, esportatrice Anni ‘ la locomotiva perde vigore tassi d’interesse: da 0% a 5% - $ forte yen debole Nazionalismo economico valori immutati - orgoglio smisurato Crisi finanziaria Fallimento Long Term Credit Bank (2000) Lo Stato interviene R. Boni

96 La situazione nel 2000 Aspetti negativi
Yen forte impedisce ripresa esportazioni Disoccupazione: 4,5% (3 milioni – livello altissimo per il paese) Consumi privati e investimenti ridotti al minimo Restrizione nella concessione dei crediti da parte delle banche Aspetti positivi Annuncio di spese pubbliche per 100 milioni di euro per rilanciare l’economia, data la stasi degli investimenti privati Spese per ricerca e sviluppo: 3 % (USA - 2,5 %) R. Boni

97 Debito pubblico 2001 Totale debito pubblico giapponese/PIL: % Passività a carico dello stato fuori bilancio: 150 – 260 % Totale debito pubblico italiano/PIL: % R. Boni

98 La nuova strategia del Giappone
Totale cambiamento di strategia del governo guidato da Koizumi Città più industrializzate: Tokio – Nagoya (Toyota) – poi Osaka Privatizzazione delle Poste (gestivano 1/3 delle finanze giapponesi) Più efficiente utilizzo delle risorse pubbliche eliminando il finanziamento di opere pubbliche non necessarie Efficiente allocazione dei capitali Soluzione raggiunta dopo anni di studio del modello USA Riforme graduali per arrivare ad un mercato con maggiore attenzione a redditività e competitività minore spazio agli accordi di potere R. Boni

99 La ripresa del Giappone
2002 – nasce IRCJ (Industrial Reconstruction Corporation of Japan) Obiettivo: acquistare e ricollocare sul mercato aziende in crisi Periodo di operatività: 5 anni 2005 – IRCJ – Presidente: Saito imprese rilevate: 41 – imprese risanate e vendute: 15 molte aziende avevano il capitale allocato male risorse liberate senza creare traumi per la collettività 2006 – Il Giappone ha ripreso a muoversi con una moderna cultura di valutazione dell’impresa nuovi standard economici R. Boni

100 2.7. La crisi Petrolifera Prof. Romano Boni R. Boni

101 Crisi petrolifera - Lo scenario
Fonti energetiche Combustibili fossili: carbone, petrolio, gas naturale Energia nucleare Energie rinnovabili: eolica, solare, marina Idrogeno Petrolio: fonte di energia di maggiore impiego R. Boni

102 Il processo di produzione dei carburanti
Il ciclo di produzione e distribuzione dei carburanti ricerca: anche nelle zone più impervie del pianeta estrazione: costo da 15 $ il barile del 1980 a 5 $ nel 1998 trasporto del greggio estratto, via nave o via oleodotto: collo di bottiglia raffinazione e lo stoccaggio: scarsa elasticità/inquinamento, scorte strategiche/speculative distribuzione capillare ai consumatori: frazionata/antieconomica R. Boni

103 Crisi petrolifera - La storia
1° fase: fino al 1970 sovrapproduzione petrolifera  basso prezzo del greggio : 2 $ al barile mercato saldamente controllato dalle 7 sorelle (alti profitti) 2° fase: dal 1970 al 1980 crescita della domanda  prezzo del greggio da 2 a 3 $ a barile guerra del Kippur  p. del greggio da 3 a 12 $ a barile rivoluzione islamica in Iran e guerra con l’Iraq (1980)  p. del g $ a barile 3° fase: dal 1983 1983 per la prima volta greggio quotato alla Borsa di New York 1985 Arabia Saudita aumenta la produzione  prezzo del greggio scende R. Boni

104 Crisi petrolifera - La storia
prezzo del greggio 8 $/b I paesi dell’OPEC tagliano la produzione  prezzo 18 $/b Le previsioni di fine 2000 Non possono resistere a lungo dicembre 2000  diminuzione del prezzo del greggio Cosa è successo dopo? R. Boni

105 11 settembre 2001 Antefatti: 11 settembre 2001
Anni ’80 - Sostegno USA a: Saddam Hussein, Iraq, contro l’Iran di Komeini Talebani (Omar e Bin Laden), Afganistan, contro i Russi Prima guerra del Golfo contro Saddam Hussein Basi militari americane in Arabia Saudita Liberazione del Kwait - Anni ‘90 - Reazioni alla presenza americana in Arabia Saudita Attentati terroristici contro sedi diplomatiche americane 11 settembre 2001 - Distruzione delle Twin Towers (New York) e di parte del Pentagono (Washington) con 4 aerei dirottati da 19 kamikaze islamici (1, precipitato in Pennsylvania, aveva come obiettivo la Casa Bianca) R. Boni

106 Reazioni USA all’11 settembre 2001
Reazioni USA agli attacchi terroristici dell’ Invasione USA dell’Afganistan, con sostegno internazionale Invasione unilaterale dell’Iraq da parte degli USA Contrari: ONU – Unione Europea – Paesi arabi e africani A favore: Inghilterra, Spagna, Italia, Polonia, e altri Nota Prima la Spagna, poi l’Italia ritirano le truppe dall’Iraq Brown, succeduto a Blair, avvia il ritiro delle truppe inglesi R. Boni

107 Prezzi storici del greggio
(a) (b) 1973 Guerra dello Yom Kippur 16,0 9,7 1974 Embargo arabo 46,6 25,6 1979 Rivoluzione iraniana 51,5 28,8 1980 Guerra Iran – Iraq 75,4 47,4 1990 Invasione del Kwait 30,9 21,9 1998 Crisi in Asia 14,2 13,2 2003 Invasione dell’Iraq 29,4 29,1 2004 Media annua 37,0 36,8 2005 Nuova crisi energetica 63,8 63,8 a) Prezzi reali deflazionati con l’indice medio dei prezzi al consumo (in $ 2005) b) Prezzi reali deflazionati con l’indice del valore medio delle esportazioni (in $ 2005) (Fonte: La Repubblica – p. 32) R. Boni

108 2005 – Acutizzazione del terrorismo
Esplosione a livello mondiale del terrorismo islamico Attentati in Spagna (Madrid), Indonesia, Egitto (Taba, Sharm El Sheik) Attentati continui in Iraq dopo la fine della guerra (2003) contro le truppe straniere e contro civili e militari iracheni cattura e uccisione di ostaggi di ogni nazionalità Note 2005 Settembre - caduti americani più di caduti italiani più 20 2006 Settembre - caduti americani: oltre caduti italiani: oltre 30 2007 Settembre - caduti americani: circa 3500 – l’Italia ha ritirato i soldati R. Boni

109 2005 - Andamento dei prezzi del petrolio
Prezzo del greggio Inizi agosto supera i 70 $/barile poi riscende a 64 $/barile fine agosto l’ Uragano Katrina devasta New Orleans e distrugge circa 70 piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico petrolio a 68 $/b settembre 2005 – Uragano Rita – danni alle raffinerie del Texas (FMI - petrolio a rischio 80 $/barile) R. Boni

110 2006 – Continua l’altalena del prezzo del greggio
Il Presidente dell’Iran annuncia che procederà ad arricchire l’uranio nonostante le diffide del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 2006 aprile – Washington annuncia riduzione scorte USA  prezzo del greggio sul mercato di Londra supera i 74 $/b 2006 agosto – prezzo del greggio sale a 78 $/b 2006 fine settembre – prezzo del greggio scende a 60 $/b R. Boni

111 2007 – Aggiornamenti sui prezzi del greggio
Nuova impennata dei prezzi del greggio Andamento altalenante dei prezzi 2007 fine settembre – prezzo del greggio sale a 83 $/b R. Boni

112 Ombre sul futuro Prospettive Crisi attuale
strutturale - diversa dagli shock petroliferi degli anni ’70 è una crisi da domanda (crescente fabbisogno di energia di Cina e India) il forte sviluppo economico richiederà sempre più energia prima o poi il petrolio non basterà più Prospettive recessione mondiale o sviluppo di energie alternative (nucleare, vento, sole, idrogeno, che costano più del petrolio) L’energia costa – la Grande Era del Petrolio lo aveva fatto dimenticare R. Boni

113 Fonti alternative al petrolio
Carburanti biologici biodiesel per i motori diesel etanolo per i motori alimentati a benzina Sono sottoposti all’ IVA ma non alle accise R. Boni

114 Biodiesel Carburante biologico per i motori diesel
Si ottiene lavorando gli oli di semi di colza o di girasole R. Boni

115 Etanolo Carburante biologico per i motori alimentati a benzina
Si ricava dalla fermentazione degli zuccheri presenti in coltivazioni naturali come uva, patate, mais e barbabietole L’Italia è proprietaria della tecnologia per utilizzare le vinacce da etanolo Attualmente le manda al macero senza sfruttarle R. Boni

116 Possibili risparmi Ipotesi: - miscela di benzina con etanolo e di gasolio con biodiesel al 25 %  fabbisogno di petrolio diminuirebbe del 25 % Calcolo della riduzione dei costi di acquisto del greggio Importazione da parte dell’Italia due milioni di barili di greggio al giorno (dati 2004) Costo di un barile di greggio 60 $ al barile (dati autunno 2006) ( x 60 x 365)  43,8 miliardi $ di bolletta petrolifera in un anno Riduzione del 25 %  taglio di 10,95 miliardi di $ R. Boni

117 Energia Eolica In Italia vengono prodotti megawatt - in Germania Nel mondo industria eolica - da (1992) a (2004) megawatt “L’approccio di Fiuminata” (Provincia di Macerata - Marche) verranno costruite 11 pale a vento sul monte Ferro Rotondo per 10 megawatt (eviteranno l’emissione di tonnellate di anidride carbonica l’anno - daranno elettricità a persone) Le Marche puntano a realizzare 160 megawatt di eolico garantendo il controllo dell’impatto ambientale e paesistico R. Boni

118 Pannelli solari Situazione 2005
In Italia sono stati installati circa mq di pannelli solari In Germania ne sono stati installati di mq C’è molto da fare e molto da recuperare Importante imparare dalle esperienze e cominciare a fare i passi giusti R. Boni

119 2.8. Globalizzazione dei mercati
Prof. Romano Boni R. Boni

120 Come è percepita e cos’è
La globalizzazione Come è percepita e cos’è Il “villaggio globale” Una descrizione Una definizione Qualche esempio Caratteristiche essenziali Come prepararsi ad affrontarla R. Boni

121 Una descrizione Chi ha scritto:
Le antichissime industrie nazionali sono state e vengono, di giorno in giorno, soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tante nazioni civili. Industrie che non lavorano più materie prime del luogo, ma delle zone più remote, ed i cui prodotti non vengono consumati solo nel paese, ma in tutte le parti del mondo. R. Boni

122 La descrizione è di Karl Marx e Friedrich Engels
(Manifesto del Partito Comunista – 1848) R. Boni

123 Una definizione Il fenomeno della globalizzazione consiste, sostanzialmente, in una maggiore integrazione tra i paesi ed i popoli del mondo, determinata dall’enorme riduzione dei costi dei trasporti e delle comunicazioni e dall’abbattimento delle barriere artificiali alla circolazione internazionale di beni, servizi, capitali, conoscenza e, in minor misura, delle persone R. Boni

124 La definizione è di Joseph E. Stiglitz Nobel per l’economia nel 2001
(“La globalizzazione ed i suoi oppositori” - Einaudi – 2002) R. Boni

125 Qualche esempio Vai in qualsiasi posto del mondo e ci trovi la Coca-Cola o le Nike o le Marlboro Puoi comprare azioni in tutte le Borse del mondo, investendo in aziende di qualsiasi paese I monaci tibetani collegati a Internet L’auto costruita a pezzi, un po’ in Asia, un po’ in Europa e magari un po’ negli Stati Uniti Al computer puoi comprare tutto quel che vuoi on line Dappertutto, nel mondo, hanno visto l’ultimo film di Spielberg o si vestono come Madonna o tirano a canestro come Michael Giordan R. Boni

126 Questi esempi sono stati raccolti da
Alessandro Baricco Scrittore (Autore di “Novecento” da cui è stato tratto il film di Tornatore “La leggenda del pianista sull’oceano”) (“Next” - Feltrinelli – 2002) R. Boni

127 Globalizzazione - Cenni storici
La globalizzazione è il risultato di un processo sia culturale che economico, che si è sviluppato in due fasi: I fase: allargamento progressivo dei confini culturali e commerciali del mondo (dalla Grecia all’Australia) II fase: la globalizzazione moderna La globalizzazione attuale R. Boni

128 I Fase Conquiste di Alessandro Magno (IV sec. a.C.)
Geografi di Alessandria d’Egitto (II sec. a.C.) Impero romano (I sec. a.C. – V sec. d.C.) Marco Polo – “Il Milione” (XIII sec.) C. Colombo – Scoperta dell’America XVI sec. Vasco de Gama - Magellano - Vespucci XVIII sec. Macchine a vapore - Rivoluzione industriale XVIII sec. Scoperta dell’Australia R. Boni

129 II Fase XIX sec. Enorme sviluppo delle ferrovie e della navigazione a vapore. Telegrafo. Sviluppo delle Borse XX sec. Aviazione. Il primo uomo sulla Luna (1969). Grande sviluppo delle scienze: energia nucleare, informatica, telecomunicazioni, Internet, medicina, biologia (DNA), ecc. R. Boni

130 La nuova globalizzazione
non è una novità; è una nuova ondata caratterizzata da: mercato finanziario globale spostamento delle fabbriche grande sviluppo del sapere R. Boni

131 La globalizzazione attuale
rivoluzione basata sull’unione del computing con le telecomunicazioni e la TV la lotta per il futuro l’impatto sulle aziende e sulla vita sociale R. Boni

132 Conseguenze concorrenza globale innovazione e cambiamento
quale territorio? nazione o mondo migrazione delle industrie nazioni senza ricchezze e ricchezze senza nazioni R. Boni

133 Posizione dell’Italia
concorrenza dai paesi a basso costo concorrenza dai paesi ad alta ricerca e tecnologia via gli strumenti di protezione destatalizzazione imprenditorialità diffusa R. Boni

134 Come prepararsi ad affrontarla
essere cittadini del mondo imparando due o tre lingue apprendere in continuazione assumere una mentalità aperta al cambiamento avere dei principi, degli ancoraggi sicuri; punti fermi a cui riferirsi in tempi in cui tutto cambia rapidamente per interpretare i mutamenti come opportunità e non subirli R. Boni

135 Globalizzazione e politiche economiche
Aspetti positivi della globalizzazione: - eliminazione delle barriere al libero commercio - maggiore integrazione tra le diverse economie Necessità di politiche economiche adeguate per: - valorizzare aspetti positivi - evitare possibili disastri R. Boni

136 Quali disastri? Reazione: Crisi economiche gravi a partire dal 1997
Aumento della miseria in molti paesi Sconvolgimenti sociali e rivolte popolari Reazione: Nascita dei movimenti “No Global” R. Boni

137 Chi doveva evitarli? Gli organismi internazionali messi a punto
con questo specifico obiettivo: FMI Banca Mondiale WTO R. Boni

138 FMI Fondo Monetario Internazionale Presidente: europeo
1944 luglio – Bretton Woods (New Hampshire – USA) Nasce per evitare crisi economiche mondiali tipo “Grande depressione” degli anni trenta Negli anni ottanta: Sotto l’influsso di R. Reagan e di M. Tatcher abbraccia l’ideologia del libero mercato R. Boni

139 Banca Mondiale Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo
Presidente: americano 1944 luglio – Bretton Woods (New Hampshire – USA) Nasce con l’obiettivo di: - finanziare la ricostruzione dell’Europa - cooperare con l’FMI per evitare depressioni economiche R. Boni

140 FMI e BM Nascono con il: Presupposto che: i mercati funzionano male
Convincimento che: occorre esercitare una pressione internazionale sugli stati perché adottino politiche economiche più espansive, aumentando, per esempio, la spesa pubblica, riducendo le imposte oppure abbassando i tassi d’interesse per stimolare l’economia (orientamento keynesiano) R. Boni

141 WTO World Trade Organization Non stabilisce regole
Ha preso forma nel 1995, anche se l’esigenza di un’organizzazione di questo tipo era emersa negli Accordi di Bretton Woods Non stabilisce regole Fornisce una tribuna per lo svolgimento dei negoziati commerciali Assicura che gli accordi vengano rispettati R. Boni

142 Il “Washington Consensus”
Con questo termine si indica: l’identità di vedute tra l’FMI, la Banca Mondiale ed il Tesoro degli Stati Uniti d’America sulle politiche “giuste” da adottare per i paesi in via di sviluppo, che devono accettarle senza discutere R. Boni

143 La politica dell’FMI Prescrivere, senza tener conto della realtà dei
paesi, soluzioni “standard” che prevedono: Apertura delle frontiere dei paesi in via di sviluppo alle merci di importazione Liberalizzazione del commercio senza reti di sicurezza per i lavoratori in esubero Liberalizzazione dei mercati finanziari e dei capitali Adozione di politiche monetarie rigide Imposizione di condizioni a fronte dei prestiti R. Boni

144 2.9. La crisi asiatica del 1997 Prof. Romano Boni R. Boni

145 Sistemi Integrati Principio fondamentale
Sistema economico - descritto e misurato dal PIL Sistema valutario - riguarda i rapporti di cambio Sistema finanziario - sistema bancario Sistema politico - Stato e struttura Sistema sociale - società e componenti Principio fondamentale Questi sistemi si intrecciano tra loro e si influenzano reciprocamente NB Il fattore umano Le trasformazioni non sono reversibili (Principio di Entropia) R. Boni

146 Macroeconomia tratta i più importanti aspetti e problemi economici del nostro tempo si occupa dei “Sistemi integrati” economico, valutario, finanziario, politico e sociale studia il comportamento del sistema economico nel suo complesso i periodi di espansione e di recessione, la produzione complessiva di beni e servizi, la crescita del prodotto, i tassi di inflazione e disoccupazione, la bilancia dei pagamenti, i tassi di cambio analizza i comportamenti economici e le politiche che influiscono su consumi e investimenti, bilancia commerciale e tassi di cambio, variazione dei prezzi e dei salari R. Boni

147 Macroeconomia – I tre modelli base
Ogni modello si presta a studiare un diverso orizzonte temporale Lungo periodo Capacità produttiva dipende dall’offerta aggregata Prezzi dipendono da rapporto tra domanda e offerta (aggregate) Medio periodo Capacità produttiva fissa. Fluttuazioni della domanda aggregata determinano prezzi e inflazione Breve periodo Fluttuazioni della domanda aggregata determinano ammontare produzione e tasso di disoccupazione R. Boni

148 Teoria quantitativa della moneta
mette in relazione il tasso di crescita della moneta (m) la variazione percentuale della sua velocità di circolazione (v) il tasso d’inflazione (i) il tasso di crescita del prodotto (p) attraverso l’equazione m + v = i + p da cui, isolando l’inflazione (i) si ottiene i = m – p + v R. Boni

149 Modelli Economici Istituzioni e Sistemi
Modelli economici semplificati Istituzioni e Sistemi giuridici e normativi L’approccio dei neoliberisti L’approccio dei gradualisti R. Boni

150 Modelli economici semplificati
Sono alla base dell’ideologia del libero mercato Prevedono tre ingredienti essenziali: Prezzi, proprietà privata e profitti + concorrenza Tengono in scarsissima considerazione le dinamiche di cambiamento Postulano una concorrenza e un’informazione perfette. Si rifanno ad A. Smith (“ La ricchezza delle nazioni” 1776) R. Boni

151 Principali critiche ai modelli economici
Funzionamento imperfetto dei mercati (non esiste una concorrenza perfetta) Asimmetria delle informazioni (macroscopiche quelle tra le parti) Mancato riconoscimento dell’importanza delle Istituzioni e dei sistemi di riferimento giuridici e normativi Grenwald e Stiglitz - Non c’è equilibrio competitivo se informazione e mercati sono imperfetti R. Boni

152 Istituzioni e Sistemi Giuridici e Normativi
Nelle nazioni con economie di mercato mature sono stati messi a punto in un secolo e mezzo per garantire che: I contratti vengano rispettati Le vertenze commerciali siano risolte La concorrenza sia salvaguardata Le banche siano in grado di restituire i depositi ricevuti Sono la risposta ai problemi creati dal Capitalismo di mercato che operava libero da ogni vincolo, tipo: Fallimenti di banche Raggiri di azionisti R. Boni

153 L’approccio dei gradualisti
I gradualisti sostengono che: La transizione all’economia di mercato deve essere preceduta da creazione di strutture minime indispensabili al suo funzionamento Molti paesi industrializzati hanno costruito con successo le loro economie proteggendo saggiamente e in maniera selettiva alcuni settori industriali finché non sono diventati abbastanza forti per competere sul mercato Un programma economico, per riuscire, deve prestare la massima attenzione alla sequenza e ai tempi di realizzazione delle riforme R. Boni

154 La crisi del Sud Est asiatico
La crisi asiatica del 1997 è stata la più grande crisi economica dai tempi della “Grande depressione” del 1929 Ha travolto Tailandia, Indonesia, Corea del Sud, Singapore e Hong Kong, conosciute come le “Tigri asiatiche” perché avevano avuto uno sviluppo ininterrotto negli ultimi 20 anni Ha investito la Nigeria, l’America latina e la Russia R. Boni

155 Le tigri asiatiche: INDONESIA (un esempio)
PIL M $ (1/4 dell’Italia) Crescita % annuo PIL pro capite da 500 $ a $ in 20 anni (fino al 1997) Agricoltura da 30 % a 17 % Industria da 33 % a 40 % Servizi da 36 % a 42 % R. Boni

156 La crisi delle Tigri 2 luglio 1997 Effetto domino Crescita tumultuosa
Indebitamento estero a breve Problemi istituzionali R. Boni

157 L’inizio della crisi La crisi inizia in Tailandia il 2 luglio 1997 con il crollo del bath, nonostante il governo abbia bruciato tutte le riserve in $ e l’FMI abbia cercato di sostenerlo L’FMI ha prestato : 18 miliardi di $ alla Tailandia 43 miliardi di $ all’Indonesia 58 miliardi di $ alla Corea del Sud R. Boni

158 L’espansione della crisi
Con effetto domino la crisi si espande a tutte le tigri asiatiche, le cui monete sono legate al dollaro In Indonesia cade la dittatura di Suharto In Corea del Sud il leader dell’opposizione passa dalla galera a fare il capo del governo R. Boni

159 La crisi delle Tigri I punti di vista dei Neoliberisti Gradualisti
R. Boni

160 Le cause della crisi delle Tigri (neoliberisti)
Corruzione Trasparenza mercato finanziario Mancano giudici Legami politici finanza Indebitamento estero a breve R. Boni

161 Effetti della crisi e ripresa (neoliberisti)
Caduta delle dittature Nuove classi medie Società civile Nuove regole imposte da FMI 2000 – Inizia la Ripresa Hong Kong + 8,5% PIL Indonesia + 3,5% Tailandia + 3,5% Corea + 8,3% Singapore + 8,0% R. Boni

162 Condizioni imposte dall’FMI (gradualisti)
Fino al 1997 Aumento dei tassi d’interesse Tagli della spesa pubblica Aumenti delle imposte Dopo il 1997 Nonostante le negative conseguenze sociali ed economiche riscontrate (Crisi delle tigri asiatiche ) l’FMI ha: Continuato ad auspicare politiche di contrazione Invitato i paesi a ridurre il disavanzo della bilancia commerciale R. Boni

163 Condizioni imposte dall’FMI(gradualisti)
Conseguenze sociali ed economiche Distruzione sistematica di posti di lavoro Tassi di interesse a livelli tali da impedire il ricorso ai finanziamenti necessari per creare posti di lavoro Chi ha perso il lavoro è sprofondato nella povertà Chi non lo ha perso è stato colpito da forte insicurezza R. Boni

164 Condizioni imposte dall’FMI(gradualisti)
Altre conseguenze negative Rinuncia dei paesi a gran parte della loro sovranità economica, con rischi per la democrazia Diminuzione degli investimenti e dei consumi (anticamera della recessione) Drastica riduzione del gettito fiscale Squilibri di bilancio Riduzione delle importazioni da parte dei paesi in crisi Diffusione della stasi congiunturale da un paese all’altro Innesco di una forte recessione esportata in tutto il mondo (effetto domino) R. Boni

165 Il caso dell’India e della Cina
Questi due paesi, contrariamente alle indicazioni dell’FMI, avevano introdotto attenti controlli sul movimento dei capitali In tal modo hanno evitato la crisi di origine speculativa che aveva investito gli altri paesi dell’area Nel 2002 il PIL della Cina ha superato quello dell’Italia e nel 2003 quello della Francia R. Boni

166 Tigri asiatiche – La ripresa
Nazioni leader nella ripresa della crescita economica Indonesia + 11,93 % Corea + 11,83 % Filippine + 9,30 % (new entry) (Fonte: Sole 24 ore del – Finanza e Mercati) R. Boni

167 La crisi della Nigeria e del Brasile
Cause: riduzione delle importazioni da parte dei paesi in crisi paura degli investitori esteri e tagli dei finanziamenti (nel caso del Brasile) Conseguenze: Crollo dei prezzi delle materie prime Crisi finanziaria R. Boni

168 Il Brasile Legame con il $ Fuga di capitali Export in difficoltà
Aumento tassi e tasse Recessione R. Boni

169 La crisi dell’Argentina
È scoppiata nel 2001 a la riprova del fallimento dell’FMI l’FMI, in quel paese, aveva in precedenza ridotto significativamente l’inflazione agganciando il peso al $ Questa misura, inizialmente positiva, nel lungo termine si è rivelata deleteria in quanto ha: impedito di procedere ad una svalutazione controllata per favorire le esportazioni facilitato le tensioni speculative che hanno portato al crollo del peso R. Boni

170 La Russia Caduta del muro Crollo del modello Libero mercato
Chi intraprende I boiardi R. Boni

171 La Russia PIL 392 M $ Crescita +3 % - 5 % - 4 %
PIL pro capite da n.d. a $ Agricoltura da 12 % a 7 % Industria da 50 % a 37 % Servizi da 38 % a 56 % (Dati 1999) R. Boni

172 La crisi russa Errore fondamentale 1989 Caduta del muro di Berlino
Avvio del processo di transizione dal comunismo all’economia di mercato Errore fondamentale Mancato riconoscimento della centralità del problema della trasformazione delle strutture sociali e politiche del paese R. Boni

173 Realtà economica dell’Unione Sovietica (1989)
nelle campagne e nelle fabbriche non ci si doveva preoccupare né di procurarsi i mezzi per produrre né di vendere i prodotti pensava a tutto lo Stato la disoccupazione non esisteva non si poneva un problema di sussidi i lavoratori passavano tutta la vita lavorativa nella stessa azienda mancava un mercato del lavoro non c’erano case per i lavoratori per passare da un’azienda all’altra mancava un mercato immobiliare lo Stato determinava i prezzi in base a criteri politici impegnava una quota enorme del PIL per le spese militari aveva la proprietà di tutte le risorse produttive e naturali R. Boni

174 La crisi russa e i fondamentalisti del mercato
Errori commessi nel cercare scorciatoie per il capitalismo Liberalizzazione affrettata dei prezzi Rialzo eccessivo dei tassi d’interesse, da parte del governo Eltsin e dell’FMI, per contenere l’inflazione Rigidità delle politiche monetarie Mancanza di regole e di meccanismi di controllo Privatizzazioni effettuate tenendo in scarso conto la concorrenza R. Boni

175 Conseguenze eclatanti
La privatizzazione ha favorito la cessione delle aziende di stato ai loro ex dirigenti La mancanza di leggi e di controlli ha favorito la spoliazione delle aziende Programma “prestiti in cambio di azioni” (in pratica una “finta vendita” delle aziende di stato) Questi abusi hanno minato la fiducia dei russi nei governi, nella democrazia e nelle riforme R. Boni

176 2.10. Gli scandali globali Prof. Romano Boni R. Boni

177 Scandali globali americani
Il caso della Long Term Capital Investments Gli scandali Enron e Worldcom La scomparsa della Arthur Andersen La risposta americana: Sarbanes-Oxley Act R. Boni

178 Il caso Long Term Investments
Società fondata da John Merriwether e da due professori Ha raccolto risparmi per 100 miliardi $ Attività iniziale come Hedge fund Poi è entrata nel mercato dei derivati Ha puntato sui mercati asiatici e sul mercato russo 1998 agosto - dopo mesi di rovesci in Asia crolla la Russia I risparmiatori cercano di ritirare i loro fondi 1998 settembre - non ci sono soldi in cassa - scoppia il caso La Federal Reserve, banca centrale USA, interviene per salvare la Long Term Investments per non creare drammi sul mercato internazionale R. Boni

179 Lo scandalo Enron 1985 Enron nasce dalla fusione di Houston Natural Gas e Internorth Diventa uno dei maggiori gruppi energetici degli Stati Uniti 2001 autunno Enron riduce il capitale di 1,2 miliardi $ Direttore Finanziario Andrew Fastow viene licenziato Dichiara perdite per 586 milioni $ - Inchiesta SEC 2002 gennaio Dipartimento di giustizia apre un’inchiesta penale Amministratore Delegato Kenneth Lay si dimette R. Boni

180 Conseguenze penali 2002 ottobre
A. Fastow viene imputato di 78 capi d’accusa 2003 settembre Glisan (ex tesoriere) viene condannato a 5 anni 2004 A. Fastow viene condannato a 10 anni Kenneth Lay si consegna all’FBI (Processo previsto per il 2006) R. Boni

181 La scomparsa dell’Arthur Andersen
Risultati delle inchieste Bilanci Enron e Worldcom gonfiati con la complicità della società di revisione Arthur Andersen & Co. Come? inserendo come poste attive guadagni presunti mascherando perdite effettive 2002 ottobre 500 mila $ di multa ad Arthur Andersen & Co. per aver distrutto documenti compromettenti (circa una tonnellata) La società di revisione AA&Co. è costretta a chiudere R. Boni

182 La risposta americana: Sarbanes-Oxley Act
Firmato da Gorge Bush il 30 luglio 2002 Aggrava responsabilità e pene per il reato di falso in bilancio Condannati in base al S-O Act (oltre ai responsabili Enron) Bernard Ebber, Chief Executive Officer della Worldcom, a 25 anni John Rigas, presidente della Telecom, a 15 anni Timothy Rigas, suo figlio a 20 anni Settembre condannati a 25 anni + risarcimento danni di 134 milioni $ Tennis Kozlowski (ex presidente Tyco) + multa 70 milioni $ Mark Swartz (ex vicepresidente Tyco) + multa 35 milioni $ R. Boni

183 Scandali globali italiani
Cirio–De Rica e Parmalat Agli inizi degli anni 2000 emergevano nel nuovo mercato globale Il loro fallimento ha avuto grande impatto su opinione pubblica italiana per rilevanza delle dimensioni impatto economico e finanziario evidenziato pericolose falle nei sistemi di controllo connivenze e finanziamenti occulti di politici al vaglio della magistratura R. Boni

184 Cirio-De Rica 1856 Francesco Cirio fonda la società Cirio a Torino
1875 la Cirio è la prima industria conserviera italiana 1891 l’azienda fallisce 1894 il fondatore non si arrende e riparte da Napoli 1900 F. Cirio muore, entrano nuovi soci e la società si espande 1972 la SME acquisisce il controllo della società 1993 l’IRI vende la SME a pezzi 1994 Sergio Cragnotti acquista il gruppo Cirio-De Rica 2000 inizi - fatturato Cirio-De Rica sfiora i miliardi di lire R. Boni

185 Il fallimento Cirio-De Rica
politica aggressiva di acquisizioni di società estere Del Monte (fatturato: miliardi di lire) sudafricana Bompril (detergenza, fatturato: 800 miliardi di lire) brasiliana Peixe (conserve alimentari) brasiliana Centrale del latte di Roma (poi ceduta a Parmalat) 2002 espansione si interrompe - Sergio Cagnotti non è in grado di restituire obbligazioni per 150 milioni di euro - il gruppo fallisce entrano i commissari che ne curano la gestione e la vendita 2004 fine di settembre - Cirio e De Rica sono acquistati (155 milioni di euro) da Conserve Mediterraneo, controllata al 51 % da Conserve Italia, colosso della cooperazione bianca emiliana R. Boni

186 Cirio-De Rica - Sviluppi
25 Settembre 2007 – Sviluppi giudiziari Le decisioni del GUP di Roma Rinviati a giudizio Cragnotti, Geronzi e Fiorani Complessivamente 35 imputati più una società di revisione Il processo inizierà il 14 marzo 2008 Prosciolti gli ex manager di San Paolo - IMI R. Boni

187 Lo scandalo Parmalat 19 dicembre Bank of America nega di custodire 4 miliardi di $ del gruppo - Scoppia lo scandalo 23 dicembre Ministero delle Attività Produttive nomina commissario straordinario Enrico Bondi 27 dicembre Calisto Tanzi viene arrestato a Milano 31 dicembre Viene arrestato l’AD Fausto Tonna R. Boni

188 Processo Parmalat 28 settembre 2005
Comincia a Milano il processo a Calisto Tanzi e ad altri 18 imputati per i reati di aggiotaggio e false comunicazioni al mercato Aggiotaggio Delitto commesso da chi divulga notizie false o tendenziose o usa altri mezzi al fine di causare una variazione dei prezzi delle merci o dei valori quotati in borsa, in modo da turbare l’andamento delle attività commerciali e trarne illeciti profitti (Fonte: Dizionario Garzanti ) R. Boni

189 Parmalat – Sviluppi 18 maggio 2007
Parmalat sta crescendo di nuovo in termini di utili e di ricavi La sua posizione finanziaria netta è tornata in utile per € 87,4 milioni (ultima trimestrale di bilancio) Il titolo azionario ha raggiunto € 3,3 da € 2 di fine 2005 grazie ad Enrico Bondi e al management Parmalat non ha ancora concluso i suoi processi i cittadini si sono costituiti in parte civile R. Boni

190 La risposta italiana - Falso in bilancio depenalizzato
Leggi e D.L. proposti e approvati dal Governo Berlusconi ( ) Decreto delegato per la riforma del diritto societario (2001) depenalizza il reato di falso in bilancio per le società non quotate in Borsa 26 settembre caso “All Iberian” chiuso perché il falso in bilancio non è più reato Leggi che hanno ridotto i termini di prescrizione di gravi reati (es. corruzione di magistrati) caso “SME” - “Consolidato Fininvest” - Procedimenti penali per i reati di corruzione chiusi per decorrenza dei termini R. Boni

191 Perdita di credibilità dell’Italia
Le conseguenze Perdita di credibilità dell’Italia Gli scandali Cirio-De Rica e Parmalat hanno evidenziato la mancanza di regole controlli attenzione della politica informazione finanziaria cristallina e comprensibile al cittadino L’Italia è agli ultimi posti per investimenti esteri R. Boni

192 2.11. Reazioni alla globalizzazione
Prof. Romano Boni R. Boni

193 Reazioni contro la globalizzazione
Cenni storici Un documento “No global” ante litteram Le contestazioni (da Seattle a Cancun) Prospettive R. Boni

194 Cenni storici XVIII sec.
I gesuiti in Sud America levarono la loro voce in difesa degli Indios XIX sec. primi scritti “no global” modernamente intesi R. Boni

195 Un documento “no global” ante litteram
Io sono convinto che le strade di ferro, i telegrafi, le macchine, i miglioramenti dell’industria, tutto ciò finalmente che sviluppa e facilita il commercio, è da una legge fatale destinato ad impoverire le masse fino a che il riparto dei benefizi sia fatto dalla concorrenza. Tutti quei mezzi aumentano i prodotti, ma li accumulano in un piccolo numero di mani, dal che deriva che il tanto vantato progresso termina per non esser altro che decadenza. Se tali pretesi miglioramenti si considerano come un progresso, questo sarà nel senso di aumentare la miseria del povero per spingerlo infallibilmente a una terribile rivoluzione, la quale, cambiando l’ordine sociale, metterà a profitto di tutti ciò che riesce a profitto di alcuni R. Boni

196 Il documento è di Carlo Pisacane
È un brano del suo “Testamento politico” scritto a Genova il 24 marzo 1857 prima di imbarcarsi per la spedizione di Sapri R. Boni

197 Le contestazioni 1999 – Seattle (USA) – 1^ contestazione contro il WTO
2001 Marzo – Genova – disordini contro il G8 (1^ vittima Carlo Giuliani) 2002 Novembre – Firenze – “Social forum” – prospettive per la costruzione di un metodo di confronto 2003 Settembre – Cancun (Messico) – Fallimento del confronto tra Europa/America e paesi emergenti al vertice del WTO Suicidio del sindacalista coreano Lee R. Boni

198 La democrazia e le sue radici globali
Saggio di Amartya Sen che, in un’intervista concessa a Paolo Flores D’Arcais (11 marzo 2004) così si esprime La globalizzazione di per sé non è un problema. La globalizzazione in economia, nelle scienze, in matematica, nella musica è qualcosa che arricchisce l’umanità, è un fatto assolutamente positivo. Il problema è l’ineguaglianza nel partecipare alla globalizzazione R. Boni

199 L’età dell’odio Sottotitolo
Esportare democrazia e libero mercato genera conflitti etnici? La studiosa cinese Amy Chua in questo saggio mette in evidenza che: Libero mercato e democrazia, senza ridistribuzione della ricchezza o “stato sociale” o “welfare” che dir si voglia, sono incompatibili perché come diceva Adam Smith, “il potere dei numeri” (democrazia) mal si concilia con “il potere della proprietà” (capitalismo) R. Boni

200 L’approccio degli Stati Uniti
L’approccio degli Stati Uniti, negli ultimi anni, è consistito nel prendere la forma più cruda di capitalismo mescolarla con la forma più grezza di democrazia esportare questa miscela precotta nei paesi più poveri, frustrati e disperati del mondo Se a tutto questo si aggiunge qualche minoranza economicamente dominante, il risultato è che l’instabilità insita in questa forma primitiva di democrazia sarà aggravata all’ennesima potenza dalle forze dell’odio etnico R. Boni

201 Cosa fare? Sembrerebbe che la soluzione più logica sia quella di
esportare, insieme a democrazia e capitalismo, la ridistribuzione della ricchezza e dello stato sociale. introdurre lo stato di diritto, come complemento indispensabile non esistono formule magiche per risolvere i problemi, non solo economici, che sarà necessario affrontare nel nuovo millennio, ma almeno abbiamo preso coscienza di vivere tutti sullo stesso pianeta R. Boni

202 Un nuovo sistema di regole
Facciamo tutti parte di una comunità globale Dobbiamo pertanto darci delle regole che ci permettano di convivere Queste regole devono: essere, ed essere considerate, eque e giuste tener conto dei poveri e dei potenti essere animate dai principi fondamentali della decenza e della giustizia sociale non devono lasciare spazio a estremismi o fondamentalismi sia economici che religiosi R. Boni

203 Una speranza per il futuro
È giunto il momento di preoccuparsi che le cose funzionino e di ripensare a come vengono prese le decisioni e nell’interesse di chi Una globalizzazione gestita in modo equo e giusto permetterà di creare una nuova economia mondiale la cui crescita sarà più sostenibile, più equamente distribuita e potrà contribuire al progresso di tutti R. Boni

204 Una prospettiva positiva
12 settembre Evento di grande valore simbolico “Dichiarazione di Interdipendenza” - Filadelfia (USA) Istituzione della “Giornata d’interdipendenza” promossa dal Prof. Benjamin R. Barber celebrata nel 2003 a Filadelfia e a Budapest 12 settembre “Giornata di Interdipendenza” celebrata a Roma Intervenuti: Prof. Benjamin R. Barber, Sindaco di Roma (Walter Veltroni), eminenti personalità, rappresentanti del Segretario dell’ONU (Kofi Hannan) e del Presidente della Commissione Europea (Romano Prodi) R. Boni

205 La dichiarazione di Interdipendenza
Filadelfia, 12 settembre 2003 Noi, il popolo del mondo, con la presente dichiariamo la nostra interdipendenza come individui e membri di comunità e nazioni distinte. Ci impegniamo ad essere cittadini di un unico “CivWorld”: un mondo civico, civile e civilizzato. Senza pregiudizio per le risorse e gli interessi delle nostre identità nazionali e regionali, riconosciamo le nostre responsabilità nei confronti delle risorse comuni e delle libertà dell’intero genere umano. R. Boni

206 La dichiarazione di Interdipendenza (12 sett. 2003)
Ci impegniamo altresì ad operare sia direttamente sia tramite le nazioni e le comunità cui pure apparteniamo come cittadini, per: garantire giustizia ed uguaglianza per tutti … forgiare un ambiente globale sicuro e sostenibile per tutti … offrire ai bambini, nostro futuro comune, particolare attenzione e protezione nella distribuzione delle risorse comuni …. mettere in atto forme democratiche di governance globale, civile e legale, che consentano di garantire i nostri comuni diritti … promuovere la realizzazione di politiche e istituzioni democratiche in grado di esprimere e salvaguardare la nostra appartenenza alla medesima comunità umana sostenere spazi liberi in cui le nostre particolari identità religiose, etniche e culturali possano prosperare e dove le nostre esistenze – tutte di pari valore – possano essere condotte con dignità, al riparo da qualsiasi forma di egemonia politica, economica e culturale R. Boni

207 2005 – 60° anniversario delle Nazioni Unite
Dichiarazione del summit – Un passo significativo enumera nuovi diritti e nuovi obblighi della comunità internazionale relativi all’intervento nelle questioni interne del Darfur Il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha commentato positivamente stiamo diventando un mondo nel quale ciascuno di noi è responsabile dei propri fratelli R. Boni


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