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L’ufficio stampa ai tempi dei “non-proprio-media”/2

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Presentazione sul tema: "L’ufficio stampa ai tempi dei “non-proprio-media”/2"— Transcript della presentazione:

1 L’ufficio stampa ai tempi dei “non-proprio-media”/2
Storia, legge e prospettive della comunicazione pubblica in Italia Margherita Rinaldi

2 Margherita Rinaldi Giornalista professionista
Master in comunicazione pubblica Funzionario esperto in comunicazione Regione Marche Fino al 2010 all’Ufficio stampa del Comune di Ancona Dal 1995 responsabile di uffici stampa di enti, istituzioni pubbliche e private

3 Seconda parte LA STORIA

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5 Gazzette e manifesti La comunicazione pubblica in Italia nasce nel 1600, con contenuti prevalentemente giuridici e di propaganda. Il primo che in Italia utilizza la stampa per questi scopi è lo Stato Pontificio. Nel 1626 la Santa sede acquista una stamperia. L’informazione ha il suo principale strumento di trasmissione nelle Gazzette. Nel 1854 il Regno di Sardegna affida alla Gazzetta Ufficiale il compito di “avvisare i lettori dell’avvenuto riscontro ministeriale di conformità all’originale del foglio a stampa, successivamente e contemporaneamente inserito nella costituenda Raccolta Ufficiale delle Leggi e diffuso nei pubblici uffici tramite il sistema dei fogli sparsi”. Il 4 gennaio 1860 la testata cambia denominazione in Gazzetta ufficiale del Regno e l’anno successivo diventa Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia (n. 67 del 17 marzo 1861). Lo strumento principale della comunicazione resta tuttavia l’affissione.

6 Uffici stampa e filtri Nel 1887 sono istituiti l’Ufficio stampa del ministero dell’Interno e l’ufficio di Segreteria del presidente, che agiscono da filtro per la diffusione delle notizie. Il R.D. dell’8 giugno 1893, n. 377 stabilisce che anche la Gazzetta Ufficiale sia pubblicata a cura del ministero dell’Interno. Negli anni del governo Giolitti ( ), con la diffusione della stampa socialista e cattolica e la nascita della cinematografia, diventa difficile per il governo controllare l’opinione pubblica.

7 Esaltare il regime controllare la stampa
Con il D.M. 9 agosto 1923 n il regime fascista trasferisce l’ufficio stampa dal ministero dell’Interno al Consiglio e ne amplia i poteri, con l’obiettivo di esaltare il regime, cancellando o minimizzando tutto ciò che è ad esso nocivo. Nel 1928 è istituito l’Albo dei giornalisti, accessibile solo a chi intrattiene buoni rapporti con il governo. La tenuta dell’Albo è vigilata dal ministero di Grazia e Giustizia e la moralità degli iscritti è controllata dai prefetti. Il soggetto pubblico centrale ricorre in questi anni soprattutto a manifesti e poster per diffondere le indicazioni su acquisto di prodotti italiani, comportamenti sociali in sintonia con il bene della nazione e argomenti simili, finalizzati a “vendere” l’Italia sui tavoli della politica internazionale. I disegni accattivanti e gli slogan efficaci divengono mezzi di comunicazione pubblica al servizio della propaganda. Durante il Congresso internazionale della pubblicità tenutosi a Roma e a Milano dal 17 al 21 settembre 1933 si concede ampio spazio alla discussione sulle problematiche inerenti la pubblicità di Stato, mentre s’infittiscono i rapporti con il Terzo Reich. Da quel momento la macchina della propaganda fascista parte a pieno ritmo verso la radicalizzazione dei controlli, la centralizzazione e gerarchizzazione del potere, la repressione totale della libera espressione.

8 MinCulPop Il R.D. 27 maggio 1937 n. 752 trasforma il ministero della Stampa in ministero della Cultura popolare,  con funzioni ulteriormente allargate. Il ministero lavora per preparare l’opinione pubblica alla Seconda guerra mondiale, presentata come evento inevitabile, necessario all’affermazione della supremazia del popolo italiano.

9 Veline Il controllo del fascismo sulla stampa si attuava concretamente anche attraverso le veline, fogli di carta velina che riportavano tutte le disposizioni obbligatorie da seguire. Cominciarono a circolare dal 1935 e con l’istituzione del ministero della Cultura popolare, che controllava anche la Siae e l’Eiar (1 ottobre 1937) divennero ancora più pressanti verso la stampa. Furono vietate dopo la caduta del fascismo il 25 luglio 1943, ma ricomparvero nella Repubblica sociale italiana nel settembre dello stesso anno, fino al giorno prima della liberazione, il 24 aprile 1945.

10 VELINE VECCHIE? FOTOGRAFIE 31/5/25: Oggi mattina 31 maggio è stato rinvenuto greto Tevere cadavere bambina Berni Elisa con evidente tracce stupro strozzamento (…) Astenersi dare eccessiva pubblicità truce delitto mediante diffusione fotografia vittima (…) 31/7/25: Con riferimento disposizioni vigenti che vietano pubblicazione atti istruttori richiamo attenzione SS.LL. su grave sconcio che si verifica quotidianamente ad opera dei giornali mediante riproduzione fotografie di delinquenti arrestati sotto imputazioni gravi reati. Tutti i giorni accade di veder riprodotte fotografie di omicidi, ladri, adulteri, ecc., che sono così elevati agli onori della più biasimevole pubblicità. (…) Poiché tali fotografie sono consegnate ai giornali o dagli uffici di questura o da funzionari stessi che compiono servizi di polizia, provvedere che tale abuso cessi immediatamente vietandosi altresì ogni amplificazione di notizie che riesce a deviare opinione pubblica e a rendere più difficile compito magistrati inquirenti. Riterrò personalmente responsabili i Sigg. Questori di ogni colpevole infrazione alle norme della presente circolare. 1930: Tutte le autorità cui mi rivolgo sanno che è proibito assolutamente prendere fotografie di esecuzioni capitali, e pertanto responsabilità morale di un tale delitto contro la Patria ricade su chi per debolezza, incapacità, incomprensione dei propri doveri non sa fare rispettare ordini di così grave importanza.

11 VELINE VECCHIE? 1931: È un errore politico pubblicare sui giornali fotografie di ricordi socialisti, comunisti, ecc. “Il Lavoro Fascista” ha pubblicato una fotografia della testata dell’“Avanti!”, col risultato di richiamare sul giornale sovversivo anche l’attenzione dei giovani che non lo lessero e neanche lo conobbero (…) Vanno quindi assolutamente eliminati i disegni di figure artificiosamente dimagrite e mascolinizzate, che rappresentano il tipo di donna sterile della decadente civiltà occidentale (…) Le fotografie di avvenimenti e panorami italiani devono essere sempre esaminate dal punto di vista dell’effetto politico. Così se si tratta di folle, scartare le fotografie con spazi vuoti; se si tratta di nuove strade, zone monumentali, ecc., scartare quelle che non danno una buona impressione di ordine di attività, di traffico, ecc. (…) 11/7/33: È stato ripreso il Popolo di Roma per aver pubblicato fotografie di donne nude in terza pagina, mentre nella prima pagina vi sono le fotografie col pontefice. L’on. Polverelli ha preso spunto da questa circolare per raccomandare nuovamente ai giornali di non pubblicare fotografie di donne nude perché costituiscono un elemento antidemografico. 21/10/33: Il Corriere della Sera e il Mattino hanno pubblicato due disegni riproducenti il Duce. Uno è piaciuto, l’altro no; vale quindi, anche per i disegni, la norma vigente per le fotografie e cioè che debbono essere precedentemente presentate all’Ufficio stampa del Capo del Governo per avere l’autorizzazione alla pubblicazione. 29/1/35: Il sottosegretario Ciano ha deplorato l’abitudine dei giornali di pubblicare fotografie, corrispondenze e titoli come questi freddo intenso a Roma, Napoli sotto la neve, La neve a Palermo. In questo modo si sviano le correnti turistiche del paese. 28/6/35: Vietato pubblicare le fotografie di Carnera a terra.

12 VELINE VECCHIE? GUERRA 11/7/35: Si fa assoluto divieto di pubblicare fotografie di carattere sentimentale e commovente di soldati in partenza, che salutano i loro cari. 17/7/35: Il Messaggero è stato sequestrato per una foto che si risolveva in propaganda pro Etiopia. 7/12/35: Non pubblicare, nelle corrispondenze, notizie dei bombardamanti dei nostri aerei nell’Africa Orientale. 4/1/36: Non pubblicare fotografie sul genere di quella pubblicata questa mattina dal Messaggero, che dimostrino intimità dei nostri soldati con abissini. (…) Si dia l’impressione di benevolenza da parte dei nostri soldati verso gli indigeni ma non di cordialità, di protezione ma non di affetto.

13 VELINE VECCHIE? DUCE 26/8/36: Non pubblicare fotografie in cui il Duce è riprodotto insieme ai frati, fotografie fatte oggi durante la visita al Santuario di Montevergine. 14/8/37: Il Duce ha fatto un viaggio in Sicilia. Vietato pubblicare le foto che lo ritraggono mentre danza. 9/5/38: Non pubblicare la fotografia Luce sul saluto del Sovrano e del Duce alla stazione di Termini, pubblicata in prima pagina dal Giornale d’Italia. 1/7/38: Tutti i giornali debbono riprendere le fotografie Luce pubblicate stamane dal Popolo di Roma in prima pagina “il Duce si prepara a salire sulla trebbiatrice”. Si fa presente che un giornale è stato sequestrato perché ha pubblicato fotografie del Duce alla manifestazione dell’Agro Pontino non autorizzate. 22/11/36: Ricordarsi che le fotografie del Duce non debbono essere pubblicate se non sono state autorizzate.

14 VELINE VECCHIE? PERSONAGGI 18/7/38: Giornalisti e fotografi si astengano dall’avvicinare i duchi di Windsor. 26/12/36: Non interessarsi mai di nessuna cosa che riguardi Einstein.

15 VELINE VECCHIE? PRESCRIZIONI 5/6/36: Ricordiamo che Africa si scrive con una sola “f” e non con due. Addis Abeba deve essere scritta e pronunciata senza l’accento sull’ultima “a”. 18/6/36: Pubblicare un articolo consigliante un limitato consumo della carne durante l’estate. 26/8/38: I giornali eseguano una costante revisione di tutte le fotografie di parate militari, passo romano, presentazione alle armi, sfilate giovanili e premilitari, pubblicando esclusivamente quelle dalle quali risultano allineamenti impeccabili. 31/10/38: Si precisa che domani la prima pagina dei giornali deve essere impostata sulla rivista di Gaeta e sull’inaugurazione del Centro Prato Smeraldo. Dare molte fotografie e tenere presente che le parole pronunziate dal Duce a Prato Smeraldo non vanno pubblicate nel testo integrale, ma nel sunto che darà la “Stefani”.

16 VELINE VECCHIE? PRESCRIZIONI 3/11/38: La notizia dello scoprimento di una statua del Duce a Tripoli va data nella cronaca, senza alcun sottotitolo. Non definire monumento la nuova statua. Non pubblicare fotografie della suddetta statua. 4/11/38: Entro domani o dopodomani pubblicare qualche bella fotografia di funzionari in uniforme. Non scrivere sotto le fotografie a quale Ministero appartengono. 6/1/39: Nelle cronache delle partite di calcio e nei commenti sul Campionato non “sfottere” gli arbitri 13/6/39: Ignorare la Francia. Non scrivere nulla su questo paese. Criticare invece sempre e comunque l’Inghilterra. Non prendere per buono nulla che ci venga da quel paese. 13/7/39: Vietato pubblicare foto di donne in costume da bagno. 14/6/40: Usare la parola “tedeschi” e la parola “germanici” nella proporzione del 70 e del 30 per cento: cioè dire più spesso “tedeschi”. 7/12/40: Sensibilizzare con fotografie, interviste, ecc. i viaggi delle coppie prolifiche per essere ricevute a Roma dal Duce. 18/6/41: Nessun trafiletto e tanto meno nessuna condanna contro le donne senza calze. 26/5/43: Si rinnova ai giornali il divieto d’inserzione di pubblicità ebraica, anche se mortuaria

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18 Dopo la caduta del fascismo
Dopo la caduta del fascismo il governo Parri, nel 1945, sopprime il sottosegretariato per la Stampa, lo Spettacolo ed il Turismo, erede del ministero della Cultura popolare, il principale strumento istituzionale della propaganda del ventennio. Le funzioni e le competenze della comunicazione sono trasferite a un sottosegretariato alla presidenza del Consiglio.

19 ARTICOLO 21 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria (…). La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. (…)”.

20 Da qui nasce la storia della comunicazione italiana moderna
Nel periodo repubblicano italiano ricompaiono i giornali di partito la radio rimane ente pubblico-monopolio del governo radio e cinema arrivano solo in questa fase, con un certo ritardo, nelle zone periferiche della penisola ricompaiono i comizi, i discorsi di piazza, gli incontri pubblici con gli elettori NASCE LA COMUNICAZIONE DI MASSA

21 … ma la maggior parte della popolazione è analfabeta

22 Torna la comunicazione di servizio

23 Nostra signora la televisione

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25 1968 La comunicazione vive il suo momento più innovativo.
La televisione è il medium principale Ma si aprono nuovi luoghi di dibattito e incontro: le comunità di base, le comuni giovanili, ecc. Il cinema è al culmine del successo, è il medium con maggiore audience . Le riviste hanno tecniche di riproduzione e di trasmissione all’avanguardia. I lettori sono cresciuti e la quantità di popolazione analfabeta è minore. Il ciclostile è lo strumento più economico a disposizione dei giovani contestatori. La piazza è il luogo di diffusione orale per eccellenza: studenti del 68 e del ’77, operai, divorzisti e radicali, sono i maggiori frequentatori.

26 Il marketing urbano Anni ‘70-’80: strumento per la gestione strategica di una città (progettazione di beni e servizi, incentivi per gli utenti, miglioramento dell’accesso, promozione dei valori e dell’immagine della città per farne conoscere i vantaggi ai potenziali utenti). Fondamentale per il successo di questa politica è la cooperazione dei vari soggetti che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti nella gestione della città: l’amministrazione comunale, gli enti pubblici, le società e le imprese private, i cittadini. Per la pubblica amministrazione diventa necessario utilizzare un linguaggio condiviso dai vari attori coinvolti, soprattutto dagli eventuali investitori privati, la cui presenza è fondamentale all’interno dei programmi complessi. Di qui, la necessità di introdurre figure professionali specializzate per la promozione dell’ente pubblico.

27 Il muro di Berlino Cambio di rotta per la comunicazione istituzionale, dovuto a: declino del sistema partitico Cambio della classe politica Il mondo mediatico è governato dalla Tv. la liberalizzazione dell’etere = nuove possibilità di comunicazione. spettacolo mediatico di Tangentopoli. L’avvento del computer nuove tecnologie Pubblicità e spettacolo sono due elementi essenziali per comunicare e fare apprezzare il prodotto-partito a cominciare da Bettino Craxi, sino a Silvio Berlusconi, i leader di partito sono fautori di una politica spettacolo e si circondano di professionisti della comunicazione.

28 Gli anni ‘90 e la trasparenza
Primo contributo del diritto al processo che conduce ad un’interpretazione compiuta della comunicazione pubblica del territorio Legge 142/1990 sulle autonomie locali: è il coronamento del processo di decentramento amministrativo avviato nella metà degli anni Settanta con l’istituzione delle Regioni. Al suo interno sono regolati: il diritto all’informazione dei cittadini le forme di accesso e partecipazione ai procedimenti amministrativi il diritto a essere informati è riconosciuto alla comunità degli individui come modalità di relazione efficace nei confronti dell’ente (art.7) legge 241/1990 Trasparenza amministrativa

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30 Ivy Lee Ivy Ledbetter Lee (Cedartown, 16 luglio 1877 – 9 novembre 1934) è considerato, assieme a Edward Bernays, uno dei padri delle moderne pubbliche relazioni. Avviò la sua carriera come giornalista nel New York Journal American, nel New York Times e nel New York World. Nel 1903 come direttore pubblicitario per il Citizens Union, organizzazione che appoggiava la candidatura del politico repubblicano Seth Low a sindaco di New York. Pubblicò il libro The Best Administration New York City Ever Had (La migliore amministrazione che New York abbia mai avuto). L’anno seguente accettò un incarico per conto del partito democratico Democratic National Committee. All’interno di questo comitato, strinse dei rapporti col giornalista George Parker, il quale aveva gestito una campagna pubblicitaria per Grover Cleveland durante la sua terza candidatura presidenziale. Nel tardo 1904, i due colleghi fondarono la terza società di pubbliche relazione degli Stati Uniti, la Parker & Lee. La nuova agenzia si vantava di “Precisione, autenticità, e interessi”. Egli elaborò ed affermò la sua filosofia nel 1906 nella Declaration of Principles (Dichiarazione dei principi), la prima espressione del concetto che vedeva i professionisti delle relazioni pubbliche come coloro che si assumevano una responsabilità pubblica che si estende oltre gli obblighi verso il cliente. Nello stesso anno, passò alla società ferroviaria Pennsylvania Railroad come assistente del presidente.

31 La fiducia del pubblico
Per conquistare la fiducia del pubblico le aziende avrebbero dovuto sciogliere i sigilli mettere i loro libri contabili a disposizione di tutti fare appello alla gente comune. La politica del silenzio e del segreto non pagava

32 QUESTO NON E’ UN UFFICIO STAMPA SEGRETO
Come press agent di una grande azienda produttrice di antracite, dichiarò: “Questo non è un ufficio stampa segreto. Tutto il nostro lavoro è fatto apertamente. Questa non è un’agenzia di pubblicità. Se pensate che qualcuna delle nostre occupazioni starebbe meglio all’ufficio commerciale, abbandonatela. Il nostro compito è preciso. Tutti i nuovi dettagli e tutto ciò che trattiamo sarà prontamente comunicato e ogni giornalista sarà assistito con il massimo dell’impegno nella sua verifica personale dello stato delle cose. …Con tutta onestà e chiarezza il nostro piano consiste nel dare alla stampa e al pubblico degli Stati Uniti informazioni accurate e tempestive su quanto il pubblico vuole sapere, tenendo presenti gli interessi tanto delle aziende, quanto delle pubbliche istituzioni”.

33 La dichiarazione fu fatta nel corso di uno sciopero e il lavoro dei cronisti fu molto semplificato. Sebbene infatti la stampa non fu ammessa nel locale dove si svolgevano le trattative fra aziende e scioperanti, Lee provvide a distribuire comunicati dopo ogni seduta. Nel 1906, quando era press agent della Pennsylvania Railroad, accadde un incidente ferroviario e lui con un treno speciale, per la prima volta, portò i giornalisti sul luogo dell’incidente e fornì loro ogni tipo di assistenza. L’azienda non aveva mai goduto di un trattamento così favorevole da parte della stampa.

34 Publicity non è pubblicità
Ivy Lee: il lavoro del comunicatore è: far capire l’azienda al pubblico e il pubblico all’azienda Publicity = relazioni pubbliche La pubblicità è inutile se non è preceduta e seguita da un comportamento corretto dell’impresa L’importanza del fattore umano

35 GRAZIE!


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