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L’UCCELLINO DI PIAZZAfoto

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Presentazione sul tema: "L’UCCELLINO DI PIAZZAfoto"— Transcript della presentazione:

1 L’UCCELLINO DI PIAZZAfoto
Bassorilievo pc in terracotta, di piccole dimensioni e buona fattura, proveniente dall’antica Pieve che rappresenta un uccellino e si trova nell’attuale piazza della Collegiata,coll Secondo la tradizione chi tocca questa immagine prima di partire, tornerà sicuramente in visita al paese; ciò si è probabilmente consolidato prima e dopo la II guerra mondiale pc, quando molti paesani partivano in cerca di fortuna e si fermavano davanti all’ uccellino per augurarsi un ritorno alla loro terra. I PALAZZI DEI PODESTA’foto Questi due palazzi erano le sedi dei Governatori del paese: i Podestà.pc Gli edifici sono oggi restaurati: il più antico conserva ancora la facciata in mattoni rossi, l’altro, del 1452, reca ancora frammenti di affreschipc e gli stemmipc dei podestà Simone di Giovanni Cavalcanti(1615), Piero di Giovanni Riannetti (1640), Andrea Pitti (1687) e Giuliano di Giovanni Pietro Lapi (1699). Gli stemmi attuali non sono che una minima parte di quelli che dovevano trovarvisi nei secoli passati. Il secondo palazzo, messo in vendita nel 1777, venne acquistato da Domenico Brilli per 270 scudi, ed era dotato, come è stato recentemente scoperto, di silos pcsotterranei per le cibarie.

2 CASA GALILEIfoto CASA CARDUCCIfoto .
CASA GALILEIfoto Al numero civico 33 di via Carducci si trova la casa di Vincenzo Galilei,coll noto musicista e padre del più celebre Galileocoll Quando Michelangelo Galilei, appartenente ad una nobile famiglia fiorentina, fuggì da Firenze per debiti, trovò riparo a Santa Maria a Monte,coll ottenendo la casa e alcuni possedimenti. Tutto ciò è attestato dai documenti e dallo stemma foto posto sulla porta in pietra serena e raffigurante una scala. Qui nacque, nel 1520, Vincenzo Galilei, la cui madre era una Berghi, appartenente ad una famiglia del luogo. CASA CARDUCCIfoto Poco distante da casa Galilei si trova l’ abitazione che per due anni, dal 1856 al 1858, ospitò Michele Carducci, sua moglie Ildegonda Celli e i loro due figli minori, Dante e Valfredo. Giosuè,coll famoso poeta, risiedeva invece a San Miniato,pc dove insegnava latino e greco. La casa, sobria, reca la lapide foto posta dal Comune a ricordo della tragica morte di Dante ad opera del padre, avvenuta il 4 novembre Il 15 agosto 1858 morì anche il padre Michele, a cinquant’ anni, e tale avvenimento segnò la fine del burrascoso soggiorno della famiglia Carducci a Santa Maria a Monte,coll dove il poeta ritornò di passaggio, nel 1892.

3 CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIEfoto
La chiesa della Madonna delle Grazie è sussidiaria della Collegiata,coll. Dal 1798 e stata adibita a stanza mortuaria e vi è sepolto il proposto Don Lelio Mannari, caro ai santamariamontesi e profondo conoscitore della storia locale. L’interno, ad navata unica, reca un affrescopc del tardo 1400 raffigurante la Madonna,il Bambino e due Santi, molto rovinato. Sotto l’altare una lapide attesta la devozione a San Rocco, protettore contro la peste, che è raffigurato nell’atto di mostrare una gamba con gli effetti del morbo.

4 SAN SEBASTIANO foto TORRE CAMPANARIAfoto
L’area della zona di San Sebastiano, sede di attività commerciali, oltre che borgo residenziale prende il nome dal piccolo oratorio, in stato di degrado, che vi si trova e dedicato al Santo Martire Sebastiano, raffigurato in un bassorilievopc sulla facciata, trafitto dalle frecce, di cui adesso se ne vede solo una. TORRE CAMPANARIAfoto Sulla cerchia più esterna di mura, compresa negli edifici abitativi, si trova una torre risalente ai secoli XIII o XIV, contornata da merli guelfipc. Adesso è adibita a campanile della Collegiatacoll di S. Giovanni ma, all’epoca della sua costruzione, era una postazione di avvistamento, dal momento che la vista dalla cima spazia per tutta la pianura.coll foto La Torre, in mattoni, ha su tutti i lati sia una colonnina in marmo bianco e un capitello corinziopc,che divide due archi a tutto sesto, in una finestra con una strombatura pc rispettivamente ad arco gotico e romanico.pc

5 GIORGIO E JACOPO CHIESA DEI S.S.
E’ situata nella ex Piazza del Comune, di fronte al vecchio Palazzo Municipale. La facciata, in mattoni rossi, è priva di ornamenti, pur essendo dotata di incavi per dei marmi; è stata edificata nell’800, precisamente nel 1830, e consacrata nel 1836. Su un antico monastero dell’ VIII secolo sorge invece la chiesa di San Giorgio, oggi sconsacrata, sulla cui facciata è inoltre visibile una croce in ferro, infranta e poi ricostituita come recita la targa marmorea sotto a questa. L’ interno presenterebbe due navate, ma le luci di quella sinistra sono state riempite per evitare di ostruire la strada che costeggia la chiesa. Sulla parte destra sono presenti tre altari, in marmo di Carrara policromo, sotto una statua del santo a cui è dedicata la cappella. Sulla parte sinistra sono presenti una Madonna del 1908, San Jacopo e un Crocifisso del XVI-XVII secolo. Ai lati, in fondo alla chiesa e prima dell’abside ci sono in tutto quattro confessionali in pietra serena oggi non più usati. Alle colonne sono fissati dei candelabri ottocenteschi laccati d’ oro, mentre in dietro l’ altare sempre in marmo si trova un Crocifisso. Nella sacrestia è invece conservato un ciborio di scuola fiorentina per contenere gli oli sacri. Infine, in fondo a destra della chiesa si trova un fonte battesimale e un affresco del battesimo di Cristo risalenti alla costruzione dell’ edificio, mentre a sinistra assieme ad un affresco dell’ Immacolata Concezione, ci sono due statue di San Francesco e di Sant’ Antonio.

6 LE PIANORE VILLA LA FONTE
 La cinquecentesca villa delle Pianore è stata costruita dai Medici per la caccia nei boschi circostanti, ma venne adibita ad abitazione rurale polifunzionale: colombaia, magazzino, fienile, che, sacrificando ornamenti e decorazioni, la rendono sobria, modesta, ma pratica ed elegante. A pianta rettangolare (65 braccia x 23 braccia) la villa è orientata a nord, per sfruttare i venti secchi come la tramontana per favorire la conservazione di grano e frutta.La villa dispone di tre piani: il magazzino sotterraneo ( per vino e olio), il piano terra con il salone e il piano nobile. Alla villa si accede da due sobri ed eleganti portoni, posti uno davanti ed uno dietro all’abitazione, entrambi affiancati da finestre ritagliate nel vivo muro per sfruttare la illuminazione diretta del sole. Alcune piccole modifiche vennero fatte nell’800. L’abitazione dai Medici passò ai Lorena,quindi ai Chiocchino,agli Scaramucci e,per la linea femminile, ai Mayer. LA FONTE Nella valle Silvana si trova una fonte con annessi lavatoi. Sino a mezzo secolo fa le donne di paese si recavano lì ogni giorno a pulire vestiti e panni vari, portati in una cesta tenuta in equilibrio sulla testa; dapprima si andava a prendere l’ acqua alla fonte e poi, tramite un viottolo passante per dei prati si giungeva ai lavatoi. Oggi purtroppo la fonte, pur sgorgando ancora acqua fresca, non ha ricevuto adeguati restauri e valorizzazioni, come nel 1798, lasciandola in uno stato di avanzato degrado. Solo negli ultimi anni, dopo le proteste dei paesani, a cui la fonte è molto cara, il Comune ha deciso la costruzione di un impianto sportivo ed ha aggiunto un cartello recante informazioni sulla struttura, anche se i vecchi lavatoi sono stati dimenticati completamente dai più, ed essi sono tutt’oggi ormai inglobati da rovi e arbusti.

7 GIUSEPPE E ANNA . CHIESA DEI S.S.
Costruita a partire dal 1783 e terminata nel 1785 con i materiali di chiese diroccate e abbandonate della zona ( Santo Stefano di Partigiana, Sant’ Andrea di Macea, Sant’ Ippolito di Aniano e lo stesso oratorio di San Donato), si trova oggi sulla piazza principale del paese. Quella che noi oggi ammiriamo è solo una piccola parte dell’ originale edificio, semidistrutto nel 1944 e pesantemente restaurata nel dopoguerra. La dinamica della distruzione è molto particolare: il 13 luglio del ’44 i tedeschi fecero saltare il campanile che cadde sopra la chiesa e la casa canonica, demolendole entrambe. Il campanile e l’intero complesso vennero ricostruiti ed inaugurati solo nel La facciata è stata affrescata nel 1985 dal pittore Silvio Lotti, con scene della vita di San Donato ( predicazione, liberazione di un indemoniato, cacciata dei demoni, resurrezione di una donna, martirio per decapitazione nel 361). L’ interno presenta una sola navata terminante con un abside semicircolare e con due cappelle ai lati; il è soffitto a capriata, sotto il quale, nelle pareti si aprono cinque monofore con delle vetrate colorate, opera di artigiani fiorentini. Sulle pareti è anche posta una lapide che commemora la riapertura al culto nel Il fonte battesimale, collocato in una nicchia è costituito da una vasca in marmo con un piedistallo scolpito, dove compare anche lo stemma della famiglia Mori. La semivolta dell’abside è stata affrescata da Luigi Gaioni nel 1947, con un bellissimo affresco dello “Sposalizio della Vergine”, mentre sulla controfacciata si trova una lunetta figurante la fuga in Egitto (sempre del solito pittore, che inoltre fu anche scultore realizzando nel 1968 per la chiesa il calco usato per dare la forma al bronzo per la porticina del Tabernacolo; quest’ultimo è dietro l’Altare Maggiore su progetto di Santi Giuseppe di Cascina, lo stesso che ha realizzato la chiesa di Cerretti).

8 Le sue tradizioni e la sua cultura
Vecchi Mestieri Ci sono alcuni mestieri che sono scomparsi o sono praticati molto poco a causa dei processi tecnologici I FIACCHERAI foto Se oggi il fiaccheraio percorre esclusivamente le strade più rappresentative della città, improvvisandosi anche guida per turisti fornendo loro qualche informazione sui monumenti e sui palazzi più famosi, fino a anni fa era un vero e proprio “ viaggiatore” che, come il concorrente “procaccia”, oltre trasportare le persone, aveva la funzione di trasportare piccoli pacchi, o lettere molto importanti. Era insomma un personaggio importante della vita pubblica e per questo doveva per forza accaparrare stima e dimostrare efficienza e serietà. Naturalmente chi aveva i cavalli migliori era più avvantaggiato. L’attrezzatura era costituita dal fiacre foto o calesse, o il “legno”, come lo chiamavano in tante zone della Toscana. Era un servizio pubblico in piena regola con la prerogativa di autentica linea di trasporto viaggiatori.

9 ER PROCACCIA foto Un po’ di tempo fa (quarant’anni circa) nei nostri paesi oltre ai notabili come il dottore, il farmacista, il veterinario e il curato, c’erano altre figure minori di una certa importanza, in qualche modo conosciute e anche un po’ invidiate da tutti.“ER PROCACCIA”, ad esempio, cioè colui che aveva il compito di consegnare e ritirare la posta ai treni e agli autobus in arrivo e in partenza, ma oltre a questo compito principale , gli venivano affidati incarichi anche molto delicati: di ordine amministrativo e finanziario, e di ordine intimo e sentimentale. Questa persona era molto importante, sia perché era uno dei pochi dipendenti pubblici in forza a quei tempi nei piccoli centri, sia perché attraverso di lui giungevano e partivano tutte le notizie importanti (era come il “superiore” del postino ) e vantava di piena fiducia da parte di tutta la gente, perché qualsiasi situazione, anche la più ingarbugliata, da lui veniva sempre risolta. Riusciva sempre a trovare l’indirizzo giusto cui rivolgersi, le medicine più rare prescritte dal medico condotto, i pezzi di ricambio di certe macchine per cucirefoto o di certi telai antidiluviani per tessitrici e così via. Il procaccia era ricercato, salutato, invitato alle cerimonie locali, ai matrimoni, rispettato, considerato come una sorta di autorità paesana. I “ferri del mestiere” del procaccia erano il cavallo, il barroccio, un rozzo brogliaccio sul quale, a matita, venivano appuntate le commissioni da compiere in città e la sua borsa

10 IL MANISCALCO La bottega del maniscalco si trovava quasi sempre al centro del paese, alle sue pareti nere di fumo e di vecchio erano appesi i finimenti di ottone lustro e di cuoio con fiocchi rossi e campanelli che facevano la gioia dei bambini. Il titolare della piccola azienda era un uomo che la sapeva lunga sui cavalli, sul cuoiame in genere, sulle sellerie, sul come e quando un cavallo dovesse essere ferrato a seconda dei percorsi che avrebbe dovuto fare. I suoi aiutanti di solito erano raccogliticci ed eseguivano alla lettera gli ordini che venivano loro dati, qualche volta urlati, perché occorreva una notevole sincronia di manovre per fare un buon lavoro; sincronia di movimento, ma anche di temperature. Perché i chiodi che dovevano essere conficcati nello zoccolo del cavallo non dovevano essere riscaldati oltre misura, altrimenti la ferratura sarebbe stata debole e il cavallo avrebbe perso presto il ferro col rischio sempre presente di prodursi lacerazioni. Intorno alla bottega c’erano sempre plotoni di sfaccendati, di pensionati con le pipe con il cannello di bambù, che scaracchiavano con magnificenza parlando di cavalli, di antichi avventurosi viaggi, di stagione e di banda musicale del paese. Erano loro che, quando occorreva, si trasformavano in aiutanti del maniscalco e si esibivano ostentando forza e coraggio nell’assediare il cavallo da sottoporre alla ferratura. Più il cavallo era nervoso e più loro si sentivano importanti e diversi dagli altri uomini che si tenevano alla larga, il più lontano possibile dalla traiettoria dei calci. La presenza della bottega del maniscalco si avvertiva da lontano ed era data da due fattori: l’acre odore di bruciato, o meglio di strinato, misto a quello delle braci che alimentavano la cucina e il battito ritmico dei ferri sull’incudine. C’era anche, spesso, un vociare di uomini che discutevano animatamente come se qualcosa di grave incombesse ad ogni minuto; costoro bestemmiavano, sbavavano, fumavano e a volte, d’estate, bevevano da un unico fiasco di vino che il maniscalco teneva riposto tra i suoi infernali ferii del mestiere. Il Maniscalco, un uomo che poi, con l’avvento degli autocarri, ha abbandonato quel suo biblico mestiere, improvvisandosi spesso tagliatore di teli cerati per le coperture dei cassoni dei camion.

11 IL LEGNAIOLO Il legnaiolo teneva davanti alla bottega un trespolo, una specie di rudimentale fornello, sul quale fin dal mattino metteva a scaldare il paiolo della colla. Era una faccenda complessa preparare la colla ma, nella bottega del legnaiolo, grondante di polvere di legno, intrisa di segatura e trucioli, nascevano seggiole, tavoli, letti e armadi di gran classe. La produzione in serie era di là da venire e il legnaiolo, come allora veniva definito il maestro falegname, era davvero il deus ex machina di tutto. Dal disegno che tracciava con un buffo lapis grosso e schiacciato, alle ultimissime rifiniture dei cassetti e dei piedini. Nella bottega del legnaiolo c’erano quasi sempre tre o quattro ragazzi che facevano l’apprendistato. Alcuni di loro, una volta diventati valenti falegnami, raggiungevano a pieno diritto e merito il rango di industriali. Martello, chiodi, anzi bullette, la sega, la raspa, la pialla, erano gli attrezzi principi del legnaiolo. Con questi e, solo con questi, egli f In tempo di guerra , dunque di angustie, di ristrettezze, molti che volevano farsi una camera da letto, portavano con un barroccino direttamente al legnaiolo tre o quattro tronchi di vecchi noci. Il legnaiolo, autentico artista ”in nuce”, ne traeva tavole, raramente usando la sega circolare, cioè quella elettrica. Se lo faceva doveva ricorrere alle poche aziende attrezzate che operavano nei dintorni. Poi con martello, bullette, raspa, pialla e colla, creava il mobile che di solito era perfetto, di valore, a volte irripetibile, sempre molto pesante e robusto. Ne sono testimonianza alcuni “pezzi” tuttora efficientissimi nelle case arredate diversi anni fa fabbricava il “top” del mobile di quei tempi.

12 CARBONAIO:persona che lavorava il carbone con la tecnica della combustione incompleta del legno, posto poi in apposite cataste coperte di terra chiamate carbonaie. CENCIAIO:raccoglitore e trafficante di stracci. CORBELLAIO: lavoratore del castagno intrecciato per la costruzione di corbelli,ceste,canestri e panieri. GABBIETTAIA: lavoratrice addetta alla costruzione di imballaggi in sfoglie di legno per frutta e verdura. MUGNAIO: proprietario del molino per la frantumazione dei cereali del ”piano”.I molini erano azionati ad acqua . OGLIAINO:venditore ambulante di olio di produzione locale . SCHIAPPATORE: lavoratore addetto a ”schiappare” il castagno,cioè a ridurre i ”pedoni, tronchi giovani del castagno, in sottili strisce per essere intrecciate. ARROTINO:persona che affilava coltelli,forbici e altri oggetti provvisti di una lama. CALZETTAIA:persona addetta al rammendo di calze. SPAZZACAMINO:persona che puliva camini e comignoli.

13 La sua Cultura OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI TAVOLAIA
ABBIAMO CONTATTATO L’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI TAVOLAIA DEDICATO A GALILEO GALILEI. L’Osservatorio Astronomico di Tavolaia ha sede in un fabbricato dove, al piano terra è stata allestita una sala riunioni e un laboratorio ambientale, mentre al primo piano sono stati posizionati il telescopio e la relativa cupola girevole. Il telescopio possiede un riflettore di 400mm di diametro in duplice configurazione ottica newton e cassegrain, cioè un apparecchio che proietta lontano la luce rendendola più intensa e un rifrattore di guida da 150 mm, cioè una lente che permette di ingrandire l’immagine. Grazie alle caratteristiche della sua strumentazione l’Osservatorio Astronomico di Tavolaia è uno tra i maggiori centri per l’osservazione del cielo, presenti in Toscana. All’interno del Laboratorio Ambientale si osservano e si studiano i corpi astrali situati fuori dal Sistema Solare, che si trovano anche nelle zone più lontane del Cosmo; si approfondisce l’origine storica e mitologica delle costellazioni; si seguono costantemente alcune stelle, valutando nel tempo le variazioni della loro luminosità; si osservano e si studiano infine le comete. Presso l’Osservatorio sono svolte, inoltre, attività didattiche: serate a tema, iniziative -nel corso della settimana- per i bambini e corsi di astronomia a vari livelli a cura dell’associazione ISAAC NEWTON. L’Osservatorio collabora, al livello internazionale, con il Programma di Ricerca dei Pianetini presso il Minor Center di Cambridge, in USA, ed è inserito negli elenchi di siti contro l’inquinamento luminoso.

14 ARCHIVIO STORICO DI SANTA MARIA A MONTE
ABBIAMO CONTATTATO L’ARCHIVIO STORICO DI SANTA MARIA A MONTE. L’Archivio Storico del Comune di Santa Maria a Monte è situato, dal 2003, nel Museo “Casa Carducci” al terzo piano. Vi si trova collocata l’intera documentazione preunitaria del territorio di Santa Maria a Monte. Lo spazio è stato dotato di due tavoli per la consultazione dei libri e di un computer per la consultazione dell’ inventario informatizzato; deve essere pubblicato l’inventario dello Archivio Storico preunitario, corredato anche da immagini. L’Archivio Storico svolge inoltre attività educativa, con lo scopo di avvicinare i ragazzi delle scuole al concetto stesso di archivio storico, alle sue funzioni e ai suoi contenuti, attraverso l’organizzazione di quattro percorsi didattici: CACCIA ALLO STEMMA: seguendo le indicazioni di un vecchio registro del 1880, si cercano gli stemmi ancora esistenti nel paese; MONTECALVOLI 1813: analisi statistica di una relazione del 1813, riguardante un notevole numero di aspetti della vita della comunità di Montecalvoli; MAXI MINIATURE: elaborazione artistica delle miniature presenti sul registro delle Deliberazioni e Partiti del 1424; SMAM! IL GIOCO DI SANTA MARIA A MONTE: ideazione e realizzazione di un gioco da tavolo, sullo stile del Monopoli, utilizzando come regole gli Statuti e i Saldi, dai quali si estraggono multe, paghe, divietI.

15 I suoi Personaggi Giosuè Carducci Enrico Banchini Vincenzo Galilei
Galileo Galilei Diana Giuntini Generale Frido von Senger und Etterlin

16 Giosuè Carducci Giosuè Carducci nasce a Valdicastello, in Versilia, il 27 Luglio 1835 e trascorre l’infanzia nella Maremma toscana, tra Bolgheri e Castagneto, seguendo il padre, medico condotto, che gli impartisce la prima educazione e gli infonde il culto del Manzoni pc e gli ideali patriottici. Di questa infanzia felice e dei paesaggi maremmani il Carducci avrà sempre un caro ricordo e li citerà in molte delle sue poesie(“San Martino”, “Davanti San Guido” pc).Nel 1853 il poeta entra nella Scuola Normale di Pisa,pc foto dove , in tre anni, si laurea in Lettere e Filosofia e, dopo, ottiene anche il Diploma di Magistero. In seguito insegna per un anno al Ginnasio di San Miniatopc ,dove stampa il primo volume di rime; ma viene presto allontanato dalla scuola a causa della sua condotta immorale e di alcune sue idee politiche. Durante questo periodo la famiglia Carducci abita a Santa Maria a Montecoll, dove si consuma la tragedia del fratello Dante Carducci. La tradizione santamariamontese vuole infatti che Dante sia stato ucciso nel novembre del 1857 dal padre, con il bisturi, durante un momento di rabbia; anche se la famiglia non ha mai confermato questa versione. Nel 1858, dopo un periodo difficile per la prematura morte del fratello e poco dopo anche del padre, Carducci si trasferisce a Firenze dove si dedica all’ insegnamento privato e collabora, per la traduzione di testi classici, con l’editore Barbera. Nel 1859 sposa la cugina Elvira Menicucci dalla quale ha quattro figli. Nel gli viene assegnata la Cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Bologna , dove insegna per quarantaquattro anni. Partecipa anche alla vita politica aderendo al movimento contrario ai governi di destra pc ed alla casa Savoiapc ma, dopo la morte di Mazzini pc, si avvicina alla monarchia e, nel 1890, viene nominato Senatore del Regno. Anche nella religione Carducci ha una lenta e progressiva evoluzione e il suo forte anticlericalismo della gioventù scompare lentamente negli anni. Nel 1906, due anni dopo aver lasciato l’insegnamento, Giosuè Carducci, primo tra gli italiani, riceve il premio Nobel pc per la letteratura. Poco dopo, il 16 febbraio del 1907, muore a Bologna. Carducci è stato uno dei maggiori esponenti della letteratura italiana e viene ricordato, soprattutto, per le sue raccolte di poesie più famose, come Rime nuove,pc Odi Barbarepc e Rime e ritmi,pc dove possiamo trovare alcune delle poesie più belle e celebri del ‘900. Ma, a Santa Maria a Monte, è ricordato in particolare, per il presunto omicidio del fratello e per il periodo trascorso dalla famiglia Carducci nel nostro paese.

17 Enrico Banchini Enrico Banchini, in arte Nanni Bierocchi, nasce nel 1865 e frequenta la scuola fino alla terza elementare. Finita la scuola, inizia ad aiutare il padre nella direzione della fornace di laterizi, occupandosi dell’amministrazione. Conduce una vita molto spensierata e adora divertirsi occupandosi soprattutto delle sue maggiori passioni: suonare la chitarra e scrivere poesie in vernacolo e, nel 1896, viene pubblicata la sua raccolta di poesie intitolata “Per passà mezzora”, composta da 40 sonetti, uno dei quali dedicato anche a Garibaldi.pc Si ammala di tubercolosi, pc ma riesce a riprendersi da questa grave malattia anche se ne resta indebolito; stremato dalla continua vita mondana che conduce, ricade nella malattia e, per non soffrire, si suicida nel 1898, all’età di trentadue anni lasciando la moglie e tre figli piccoli.

18 Vincenzo Galilei Vincenzo Galilei nacque a Firenze nel 1533 e fu un importante musicista e teorico della musica tardo-rinascimentale. Apparteneva ad una delle migliori famiglie fiorentine, che ebbe illustri rappresentanti nel governo democratico della città. In seguito ad alcuni problemi finanziari la famiglia si trasferì a Santa Maria a Monte, allora sotto Firenze, ed il padre Michelangelo divenne podestà di quel comune. Vincenzo sposò poi Giulia Ammanati, di una famiglia nobile di Santa Maria a Monte, e rientrò a Firenze ma, in seguito ad altre difficoltà finanziarie, dovette dedicarsi al commercio oltre che alla musica. Sempre per ragioni commerciali, nel 1562, ritornò a Santa Maria a Monte, dove sembra che gli sia nato Galileo, il primo di sette figli. Durante il periodo fiorentini fece parte de “La camerata de’ Bardi”, fu famoso suonatore di liuto e di viola; musicò madrigali a quattro o cinque voci; “Le lamentazioni di Geremia” e, probabilmente, in seguito alle lezioni tenute dal figlio Galileo presso l’accademia di Firenze, sull’Inferno di Dante, il canto dantesco del conte Ugolino. Vincenzo fu un sostenitore dello stile recitativo e accompagnato basandosi in ciò anche su modelli di composizioni greche da lui scoperte. Come teorico della musica scrisse diversi saggi: - Dialogo della musica antica et della moderna; - Discorso intorno all’opera di Messer Gioleffo Zarlino da Chioggia; - Fronimo (dialogo sull’arte di comporre e suonare musiche per liuto). Morì a Firenze nel 1591.

19 Galileo Galilei Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio 1564 e fu il maggiore astronomo del suo tempo perché cambiò il modo di concepire l’universo, facendo scoperte rivoluzionarie. Il padre Vincenzo,coll affermato musicista, faceva parte di una famiglia fiorentina, nobile ma povera che si era trasferita a Santa Maria a Monte.coll A dieci anni, Galileo si trasferì a Firenze con la sua famiglia, dove frequentò il liceo presso la Badia di Passignano. A diciannove anni scoprì la Legge dell’Isocronismo del Pendolopce, tre anni dopo, costruì la prima bilancia idrostatica pc, per calcolare il peso specificopc dei corpi. Nel 1590, con un esperimento dalla Torre di Pisa foto, indicò la legge fisica esatta sulla caduta dei gravi.pc Nel 1592 entrò all’Ateneo di Padova come professore di matematica, dove restò per diciotto anni. Qui confermò la teoria di Copernicopc sostituendo il Sole alla Terra come motore dell’universo. Nell’agosto del 1608, Galileo costruì e presentò al doge di Veneziapc la sua più grande scoperta: il cannocchiale,pc con il quale si potevano vedere in mare vascelli lontani due ore prima che giungessero in porto. Dopo il 1609, sempre a Padova, individuò nel cielo quattro nuove stellepc e scoprì i satelliti di Giove.pc Per questo motivo, nel 1610, lasciato l’insegnamento, si trasferì a Firenze, dove Cosimo IIpc lo nominò “primario matematico” dello studio di Pisa. Qui ultimò le altre sue grandi scoperte astronomiche: la montuosità della Luna, la natura stellare della Via Lattea, le macchie solari e le fasi di Venere. In questi anni la sua teoria del sole motore dell’Universo cominciò ad essere contrastata dalla Chiesa e questa battaglia delle menti provocò lo scontro tra “fede e scienza”. La dottrina del moto della terra fu dichiarata “eretica” e il 24 febbraio la teoria di Copernico venne definita dall’Inquisizione pcstolta e assurda: tutti gli scritti che diffondevano questa dottrina furono inoltre messi all’Indice.pc Durante i giorni di discussione del processo prima della sentenza, Galileo portò un solo argomento a sostegno della sua teoria: le maree.pc In questo periodo ebbe tre figli da una donna che non volle mai sposare e ciò contribuì alla sentenza di scomunica pc che gli fu fatta alla fine del processo. Dopo un periodo a Roma, Galileo morì nel 1642. Dobbiamo a lui il Metodo sperimentale pc sul quale si basa la scienza moderna e tante delle cose che sappiamo oggi sul cielo.

20 Diana Giuntini La venerazione per la Beata è sempre stata molto sentita tra la popolazione, tanto che nell’orazione recitata per la sua festa viene chiamata “patrona nostra”. Diana nacque presumibilmente il 5 Maggio nel 1187 e morì il lunedì di Pasqua nel Era una donna di penitenza e di solitaria contemplazione, ma anche donna di carità,perché vendette tutti i suoi beni per donarli ai poveri. Secondo la tradizione la Beata fece cessare miracolosamente una bufera di pioggia e vento che si stava abbattendo sulla Processione del Venerdì Santo, un’altra versione dell’evento narra che Diana disegnò un ampio cerchio e vi fece entrare i fedeli i quali non si bagnarono mentre, tutt’attorno pioveva a dirotto; ma il miracolo più celebrato è la trasformazione del pane, che portava “in grembo”, in “rose e fiori” e poi nuovamente in pane quando lo consegnava ai poveri, per evitare di essere scoperta dal padre: quest’episodio è un ulteriore attestato popolare alla sua opera caritatevole. Anche il recupero della sua salma tra le rovine di San Dalmaziocoll assume i contorni del prodigio: una leggenda narra che i buoi di un pastorello si “inginocchiarono” sulle zampe anteriori davanti al sepolcro e un’altra vuole che, una giovane pastorella, nello stendere la mano per raccogliere un giglio “candidissimo”, avrebbe sentito la voce della Beata. Entrambe continuano affermando che la Beata chiese ai giovani di chiamare il prete per dissotterrarla; dopo un’iniziale incredulità, allontanata dal miracoloso suono delle campane, venne iniziato il recupero delle spoglie, durante il quale un badile tagliò di netto un dito alla salma e di nuovo si sentì una voce: “Stai attento al capo, che il dito già mi hai tagliato”. Effettivamente nell’urna foto della Beata c’è un dito staccato, in realtà però esso venne trafugato da un sacerdote, come reliquia, e poi resituito. Anche in quest’episodio si parla di un miracolo perché il religioso si ammalò e guarì solo dopo aver restituito il dito della Beata.

21 Generale Frido von Senger und Etterlin
Un generale tedesco anti-nazista Durante la Seconda Guerra Mondiale,pc il Generale tedesco Frido Von Senger und Etterlin era il comandante del XIV Corpo d’ Armata Corazzato, che agiva sugli ordini della Wehrmacht di Pisa, Lucca, Livorno e Pistoia lungo la famosa Linea Gotica:pc fronte tra i Tedeschi e gli Americani che risalivano la penisola. Era un convinto antinazista, oltre che uno dei più brillanti generali della guerra e fu infatti, difensore di Cassino e delle successive linee, che il Feldmaresciallo Albert Kesseling ordinò di costruire. Il Gen. Frido era un credente fervente e, durante la sua permanenza a S. Maria a Monte, coll arrivando di fronte alla Collegiata di San Giovanni coll a bordo di un’enorme auto nera e scortato da un soldato, seguiva la S. Messa sull’attenti. Il suo comando si trovava nella Villa - Fortezza di Pozzo,coll a Santa Maria a Monte, dalla quale partì quando dovette andare a difendere Cassino ed in seguito, nel giugno - luglio del 1944, quando i reggimenti 361, 362 e 363 della 91esima divisione di Fanteria americana del Generale William Livesay, espugnate Volterra e Montevaso vi si diressero. Molte persone del borgo di Santa Maria a Monte lo videro e lo conobbero, fra tutti anche il parroco, che conserva ancora un suo diario.

22 La gente Anna Renato Arturo Sig. Taccini David Turini Michela
Athos Banchini Ilio Gelichi

23 Anna INTERVISTA ALLA SIGNORA ANNA, CHE HA VISSUTO DURANTE IL PERIODO DELLA GUERRA: INTERVISTATORE: Anna quanti anni avevi quando è scoppiata la guerra in Italia ? ANNA: Avevo circa 7-8 anni. INT: E quando la guerra è terminata quanti ne avevi? ANNA: 12 INT: Hai dei ricordi particolari riguardo alla guerra? ANNA: Sì, innanzi tutto ricordo di aver sofferto la fame a causa della tessera, che non permetteva di comprare più di una certa quantità di alimenti perché scarseggiavano ed il poco cibo che avevamo, la mia mamma lo dava soprattutto ai miei fratelli più grandi, i quali avevano bisogno di più energia perché lavoravano. Poi ricordo quando passavano gli aerei che bombardavano ed io e i miei amici ci divertivamo a contarli, dalla strada. Un giorno, però, mentre tornavo da scuola, si fermò un camion sulla strada che io stavo percorrendo, passarono i cacciabombardieri e mitragliarono il camion. La prima scarica di mitragliatrice mi arrivò proprio vicino ma non mi fece niente poi, durante la seconda, mi ero nascosta nella fossa e gli aerei andarono via. Quando tornai a casa, mi dissero che gli aerei avevano scoperchiato una casa e un automobilista, che si era fermato, aveva detto che avevano fatto così perché nella strada c’era una bambina: ero io; quindi gli aerei avevano fatto così per non colpire me. INT: Come vivevate in tempo di guerra? ANNA: Male, come ho detto prima, si mangiava poco ed in seguito siamo sfollati, in primo tempo a Rimozzo, perché i tedeschi avevano iniziato i rastrellamenti e poi a Colle di Compito, da una famiglia che ci aveva trovato una capanna in un bosco: qui siamo stati un po’ meglio perché i bombardamenti non c’erano. Vicino a noi abitava una famiglia di tedeschi che ci aveva preso a ben volere e ci ha aiutato. Comunque siamo stati molto male perché si viveva di stenti e sacrifici. INT: Grazie signora Anna.

24 Renato INTERVISTA AL SIGNOR RENATO, SOCIO-FONDATORE DELL’AUSER
INT: Quando è nato l’AUSER e come? RENATO: L’AUSER è nato nel Il nostro scopo era quello di aiutare persone più bisognose di noi, in particolare con aiuto domestico, assistenza domiciliare e disbrigo di pratiche. INT: Che cos’è l’AUSER? RENATO: L’AUSER è un’ associazione di volontariato, senza fine di lucro e con la convinzione di fare qualcosa di buono per sentirci soddisfatti di ciò che facciamo. INT: Quali sono gli obiettivi dell’ AUSER? RENATO: Gli obiettivi dell’ AUSER sono quelli di migliorarsi sempre più e far sentire la gente soddisfatta del nostro operato. INT: Sono stati raggiunti questi obiettivi? RENATO: Quando ci sono degli obiettivi da raggiungere non ci si accontenta mai ma, modestamente, devo dire di essere molto soddisfatto. INT: Quanti sono i volontari che vi aderiscono, all’incirca? RENATO: Non so il numero preciso, ma sono molti, tra cui tanti giovani. INT: Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a portare avanti l’idea dell’AUSER? RENATO: Il sentirmi realizzato, perché so di aver fatto una cosa buona. INT: Oltre agli obiettivi specifici, avete portato avanti altre iniziative in questi anni? RENATO: Ci siamo impegnati a realizzare e commercializzare le pigotte, cioè bambole, per l’UNICEF, il cui ricavato è andato ai bambini poveri del mondo. INT: Il progetto dell’AUSER funziona? RENATO: Sì, funziona come si dice in gergo, “ a gonfie vele”! INT: Grazie signor Renato.

25 Arturo INTERVISTA AL SIGNOR ARTURO, VOLONTARIO DEL CIRCOLO ARCI “LA PERLA” DI MONTECALVOLI. INT: Quando è nato il circolo ARCI e come? ARTURO: E’ nato negli anni ’50, nel dopoguerra, grazie alla volontà e ai sacrifici di persone comuni che si sono associate. E’ diventato ciò che è oggi, dopo essersi ampliato e dopo che si sono aggiunti altri volontari. INT: Voi, come volontari, di cosa vi occupate? ARTURO: Si svolgono varie mansioni, come servire la cena, preparata da noi, tutti i sabati e le domeniche, d’estate, all’aperto e d’inverno al chiuso. Dopo aver cenato, d’estate, c’è uno spazio, sempre all’aperto, per il ballo dove si alternano orchestre diverse. INT: Quali servizi offre il Circolo? ARTURO: La Polisportiva, l’ Arcicaccia e l’Arcipesca. La Polisportiva comprende la pallavolo, il calcio e il ciclismo. Inoltre, d’estate, il Circolo organizza serate d’intrattenimento e di divertimento gratuito. INT: Grazie signor Arturo.

26 Sig. Taccini INTERVISTA AL SIGNOR TACCINI, PRESIDENTE DELLA MISERICORDIA DI MONTECALVOLI. INT: Quando è nata la Misericordia e con quale scopo? SIG. TACCINI: La Misericordia di Montecalvoli è nata nel 1911 con lo scopo, che esiste tuttora, di aiutare le persone malate o che hanno fatto incidenti stradali. INT: Quali sono i servizi di cui si occupa? SIG. TACCINI: I servizi sono vari: alcune volte veniamo chiamati dalla Centrale Operativa, cioè il 118, per soccorrere persone che hanno avuto incidenti stradali o che sono state colte da un malore e queste funzioni possiamo svolgerle anche senza la chiamata del 118; invece altre volte è il medico curante a chiamarci per accompagnare le persone all’ospedale. Certamente ci auguriamo di essere chiamati il meno possibile, perché ciò significherebbe che le persone stanno meglio. Inoltre trasportiamo, tre volte a settimana, i dializzati a Pontedera o a San Miniato e questo servizio ha la priorità sugli altri. Poi abbiamo il Servizio di Protezione Civile, detto anche Bonifica perché, per esempio, quando c’è stato un incendio, dopo che i vigili del fuoco lo hanno spento, noi abbiamo il compito di vigilare se ci sono ancora altri piccoli focolai e spegnerli o; quando ci sono le strade ghiacciate, siamo noi ad andare a spargere il sale; abbiamo anche il dovere, se ci sono delle fognature intasate, di andare a pulirle ed ancora, se troviamo una frana, di comunicarlo al Comune e di transennarla fino all’arrivo degli addetti al lavoro. INT: Quali mezzi di trasporto sono disponibili oggi? SIG.TAC: Le ambulanze, che sono anche abbastanza attrezzate e dotate di defibrillatore, di respiratore, cioè il pulsosimetro per misurare i valori dei battiti del cuore. Grazie a questi servizi non abbiamo necessariamente bisogno di un medico a bordo ma, in caso di incidente grave, quando arriviamo sul posto, facciamo sapere le condizioni del ferito al 118, che ci manda un medico. Un po’ di tempo fa non c’erano i mezzi di oggi, la barella era costituita da una “portantina”,foto come la chiamiamo noi, era come una piccola carrozza trainata dai nostri volontari e quindi c’erano molte difficoltà. Per quanto riguarda la Protezione Civile invece, oggi abbiamo una jeep, dotata di un piccolo contenitore d’acqua utilizzato, insieme a una gomma, per spegnere piccoli focolai. Inoltre possediamo una roulotte, che ci serve per fare alcune simulazioni di incendi o frane, sia nelle scuole che nelle fabbriche o altri luoghi. Per esempio, circa due anni fa, a Ponticelli, fingendo che l’Arno dovesse straripare, abbiamo fatto evacuare alcune famiglie. INT: Per Natale offrite il servizio di Babbo Natale che va nelle famiglie; è stata vostra quest’idea? SIG. TAC. No, è stata un’idea dei donatori di sangue, anche se noi collaboriamo mettendo a disposizione le auto della Misericordia e mandando i nostri volontari come assistenti; comunque è da tanti anni che c’è questa usanza che rende felici i bambini. INT: Che cosa l’ ha spinta a far parte di questo volontariato e a raggiungere la Presidenza? SIG. TAC: Diciamo che mi ha spinto la mia volontà di aiutare chi ha bisogno, ho preso questo impegno e cerco di portarlo avanti. Per quanto riguarda la Presidenza, sono stati i volontari e i soci ad eleggermi e vorrei concludere con un forte ringraziamento a tutti i volontari. INT: Grazie signor Taccini.

27 David Turini ABBIAMO CONTATTATO IL SINDACO DI SANTA MARIA A MONTE DAVID TURINI, CHE FA PARTE DELLO SCHIERAMENTO DI CENTRO-SINISTRA, ELETTO NELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL HA STUDIATO A PISA E SI E’ LAUREATO IN ARCHITETTURA A FIRENZE. Il Sindaco dice di aver potuto conoscere il nostro territorio operando come libero professionista e gli aspetti sociali, politici ed economici lavorando come Consigliere Comunale. Ha accettato la candidatura a sindaco per avere l’opportunità di: ·       rilanciare lo sviluppo economico e sociale del nostro Comune, cercando di salvaguardare il patrimonio esistente: storico, culturale ed edilizio; ·       salvaguardare le attività produttive e commerciali presenti nel territorio; ·       vigilare la corretta gestione dei beni e dei servizi; ·       difendere le categorie più deboli, il diritto all’ istruzione e la qualità della scuola; ·       salvaguardare l’ambiente; ·       cercare di rendere la società il più partecipe possibile all’ Amministrazione del Comune, al fine di crescere insieme. Il Sindaco nel suo Programma si propone sia uno sviluppo urbano, sostenibile per mezzo della realizzazione dei servizi e degli spazi pubblici per lo svago e la socializzazione, sia un’amministrazione più funzionale nel dare risposte concrete alla popolazione, con la riduzione degli sportelli e più competenza nel personale. Questo in sintesi è il suo Programma.


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