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"Le Relazioni Pubbliche e la Corporate Social Responsibility: due casi di buona comunicazione aziendale a confronto."

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Presentazione sul tema: ""Le Relazioni Pubbliche e la Corporate Social Responsibility: due casi di buona comunicazione aziendale a confronto.""— Transcript della presentazione:

1 "Le Relazioni Pubbliche e la Corporate Social Responsibility: due casi di buona comunicazione aziendale a confronto."

2 Le origini della professione
Pur essendo un fenomeno del XX ° secolo, le radici delle RP affondano profondamente nella storia e possono essere rintracciate nel concetto di: “informazioni per influenzare il punto di vista e le azioni delle persone”

3 Le RP nelle civiltà antiche
“Nelle civiltà antiche il popolo veniva convinto ad accettare l’autorità del governo e della religione mediante tecniche ancora oggi attuali: la comunicazione interpersonale, i discorsi, le diverse forme di arte figurativa, la letteratura”. (Wilcox et al., 2000)

4 Le RP nella storia della Chiesa Cattolica
Il concetto originario delle RP-“propaganda” viene precisato nel 1600, quando la Chiesa Cattolica organizza la sua Congregatio de propaganda fide, ovvero la congregazione per propagandare nel mondo la fede cattolica. (Cutlip, Center, 1978)

5 Le RP e la Rivoluzione Americana
La Rivoluzione Americana viene considerata a tutt’oggi come una rivolta del popolo americano. In realtà, secondo gli storici più accreditati un ruolo determinante nel creare un vasto supporto alla causa rivoluzionaria fu svolto da un gruppo di propagandisti dell’epoca.

6 I 4 modelli di Grunig (1984) I quattro modelli di professione sono:
Press agentry - Publicity Public information Two-way asymmetric Two-way symmetric

7 I 4 modelli di Grunig (1984) vengono definiti secondo quattro variabili: • obiettivo • natura della comunicazione • modello di comunicazione • natura della ricerca

8 1° Modello: Press agentry - Publicity
propaganda OBIETTIVO a una via: la verità non è essenziale NATURA DELLA COMUNICAZIONE emittente→ ricevente MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA scarsamente usata

9 2° Modello:Public information
Diffondere informazioni OBIETTIVO a una via: la verità è importante NATURA DELLA COMUNICAZIONE emittente→ ricevente MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA non è molto diffusa

10 3° Modello: Two-way asymmetric
Persuasione scientifica OBIETTIVO a due vie: effetti non equilibrati NATURA DELLA COMUNICAZIONE emittente→ ricevente ←feedback MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA formativa: valutazione degli atteggiamenti

11 4° Modello: Two-way symmetric
comprensione reciproca OBIETTIVO a due vie: effetti equilibrati NATURA DELLA COMUNICAZIONE gruppo↔gruppo MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA formativa: valutazione delle competenze

12 Le RP in Italia Invece in Italia le Relazioni Pubbliche cominciarono ad assumere un ruolo professionale distinto e a consolidarsi come disciplina solo a partire dagli anni Settanta.

13 Oggi il ruolo delle RP è sempre più strategico nel governo delle singole imprese e organizzazioni e si tende ad usare il termine Corporate Communication o comunicazione aziendale per indicare quell’ insieme di attività di relazioni e di comunicazioni che sono di competenza delle RP (Extended PR)

14 Ma le Relazioni Pubbliche e la Corporate
Communication, pur riferendosi alla stessa realtà aziendale, si sono evolute in modo separato.

15 Extended PR La comunicazione delle Extended PR
tende a perseguire tre specifici obiettivi: affermare la reputazione rafforzare la notorietà/visibilità diffondere e consolidare l’identità sociale

16 Core PR Il concetto di Core PR si riferisce
prevalentemente alla comunicazione rivolta a influenzare l’opinione pubblica, e comprende: attività di base (Relazioni con i media, Organizzazione di eventi); attività specialistiche (Comunicazione di crisi, Comunicazione finanziaria, Comunicazione della Responsabilità Sociale, Public affair e, a volte, Comunicazione interna); attività manageriali (progettazione, gestione e coordinamento dei servizi di Relazioni Pubbliche; valutazione e misurazione dei risultati; coordinamento delle attività di RP con gli atti gestionali e produttivi).

17 Gli stakeholder: analisi di un concetto
Letteralmente: stake (interesse), holder (portatore), ossia un soggetto che ha posta in gioco nelle azioni dell’azienda.

18 Gli stakeholder: una classificazione secondo Freeman
Sulla base della definizione di Freeman, e tendendo conto dei successivi contributi di altri autori, si possono individuare due differenti tipi di Stakeholder: Gli Stakeholder primari sono quelli senza la cui continua partecipazione l’impresa non può sopravvivere come complesso funzionante. Gli Stakeholder secondari comprendono invece coloro che non sono essenziali per la sopravvivenza di un’azienda o che esercitano un’influenza indiretta sull’impresa stessa

19 Gli stakeholder: un’ulteriore classificazione
Un’ altra interessante tassonomia classifica quattro gruppi di stakeholder: I supportive: da coinvolgere direttamente; I marginal: da monitorare; I non supportive: dai quali bisogna cautelarsi; I mixed blessing: con i quali si può collaborare.

20 Gli stakeholder e la Responsabilità Sociale d’Impresa
Quindi la Responsabilità Sociale d’Impresa si presenta oggi come un modello di gestione strategica dell’azienda, secondo il quale chi prende le decisioni e ha il controllo effettivo sull’impresa (l’imprenditore), ha doveri fiduciari: non solo nei confronti dell’unico stakeholder protetto dal diritto di proprietà (l’azionista), bensì nei confronti dell’intera platea degli stakeholder (clienti, dipendenti, azionisti, fornitori, investitori, concorrenti, istituzioni e organi di controllo, comunità locale e territorio).

21 Avviene dunque il passaggio dell’azienda
da una visione mono-stakeholder ad una multi-stakeholder, in grado di bilanciare in modo equo gli interessi e le aspettative legittime di tutti gli interlocutori con cui l’impresa dialoga nel territorio.

22 Lo Stakeholder Relationship Management
è pertanto “quel processo di direzione con cui un’organizzazione complessa si sforza di monitorare, governare e migliorare le dinamiche dei sistemi di relazione con i propri stakeholder”.

23 Lo Stakeholder Relationship Management
individua inoltre tre fattori determinanti per stabilire il “peso relativo” delle richieste avanzate dagli stakeholder verso l’impresa: La legittimità delle richieste; Il potere, ovvero la capacità degli stakeholder di influenzare le scelte dell’impresa; L’urgenza delle richieste.

24 Come può l’impresa garantire un equo bilanciamento di questi interessi?

25 Sacconi propone una teoria “neo-contrattualista”, che si fonda sull’idea del “contratto sociale” equo ed efficiente tra l’impresa e tutti i suoi stakeholder.

26 Il contratto sociale Il contratto sociale non è un contratto reale,
ma ideale, in cui vengono stabilite le allocazioni dei diritti e dei doveri di tutti gli stakeholder di un’impresa e che genera benefici.

27 I benefici del contratto sociale
Capacità di combattere i comportamenti opportunistici che danneggiano le legittime aspettative di benessere degli stakeholder. Capacità dell’azienda, che sviluppa relazioni eque e corrette con i propri stakeholder, di porre le basi per instaurare rapporti di fiducia che riducono i conflitti e facilitano lo svolgimento di transazioni economiche. Il management dell’impresa potrà identificare i potenziali effetti sociali negativi delle attività dell’azienda, riconoscendo i legittimi interessi di stakeholder spesso dimenticati o poco considerati (come ad esempio le future generazioni).

28 La Corporate Social Responsability: una possibile soluzione ai problemi legati all’impresa capitalistica

29 Il Libro Verde della Commissione Europea
(2001) individua diversi fattori che hanno spinto le imprese ad adottare iniziative di CSR: preoccupazioni e attese dei cittadini, dei consumatori, delle pubbliche autorità e degli investitori in vista della mondializzazione e delle trasformazioni di grande portata i criteri di tipo etico e socio-ambientale le pressioni delle ONG, le crescenti inquietudini in relazione all’ ambiente. la trasparenza garantita dalla comunicazione nell’attività delle imprese.

30 La CSR: Definizioni e oggetto
Le numerose pubblicazioni presenti all’interno del dibattito internazionale riconoscono al Libro Verde della Commissione Europea la migliore e più appropriata definizione della CSR: “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo «di più» nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate”.

31 Le principali caratteristiche della CSR
Risultano quindi essere le seguenti: Andare al di là della normativa Lo stretto legame con la sostenibilità La volontarietà

32 Com’è un’impresa socialmente responsabile?
L’impresa deve soprattutto dimostrare di essere socialmente responsabile,realizzando specifiche iniziative, come ad esempio: Investire sul capitale umano Contribuire alla tutela dell’ambiente Curare il rapporto con partner commerciali e fornitori Investire nel rapporto con i clienti Investire nella comunità

33 La CSR in Italia Dal 2003 l’Istituto per i Valori d’Impresa
(ISVI) pubblica, in collaborazione con altri istituti di sondaggi, un “Rapporto sulla Responsabilità Sociale d’Impresa in Italia”(giunto nel 2006 alla terza edizione). L’indagine (su un campione di aziende su tutto il territorio nazionale) indica: la conoscenza del tema della CSR nelle imprese italiane le motivazioni che spingono le aziende ad adottare politiche di CSR.

34 delle caratteristiche
grado di conoscenza della CSR consapevolezza delle caratteristiche degli elementi connessi alla CSR = Per stimare il grado di conoscenza della CSR è stato domandato agli intervistati se erano consapevoli dell’esistenza e delle caratteristiche principali di questi elementi strettamente connessi al fenomeno della CSR: Il Libro Verde della Commissione Europea; Il Codice Etico; Il Bilancio Ambientale; Il Bilancio Sociale; La certificazione sociale SA 8000; Le certificazioni e/o registrazioni per la tutela ambientale (EMAS – ISO 14001).

35 Risultato: l’indagine rivela una limitata
conoscenza del fenomeno della CSR.

36 Un’analisi più specifica riguarda poi le motivazioni che inducono le imprese italiane ad adottare iniziative di tutela ambientale. L’argomento “Salute, Sicurezza e Ambiente” sembra essere nel nostro paese un punto di riferimento costante nelle politiche di CSR delle aziende.

37 Terzo Rapporto sulla Responsabilità Sociale d’Impresa in Italia
Un’indagine del 2005 che ha coinvolto 354 aziende italiane che, negli ultimi anni, hanno dimostrato sensibilità ai temi della CSR. Sono stati adottati tre criteri per la scelta delle imprese: La candidatura a premi in tema di Responsabilità Sociale; La redazione del Bilancio Sociale/di sostenibilità; Le informazioni pubblicate dalla stampa nazionale.

38 Le principali motivazioni
Il rapporto mette anche in evidenza un maggiore impegno ad adottare politiche di CSR da parte delle imprese di grandi dimensioni.

39 La CSR in Italia: gli orientamenti sociali
Molteni e Lucchini hanno proposto uno schema, una “mappa” degli orientamenti sociali che guidano l’operato delle aziende italiane. Si individuano così cinque grandi modelli di imprese italiane, ciascuno dei quali si caratterizza per un diverso orientamento nei confronti della CSR: le imprese coesive; le imprese multi-certificate; le imprese consapevoli; le imprese mobilitabili; le imprese scettiche.

40 Responsabilità Sociale d’Impresa: storia di un concetto
Sulla base di tre criteri è possibile proporre una classificazione delle iniziative che usano l’etichetta di “Responsabilità Sociale d’Impresa: Le forme che le iniziative possono assumere; La natura delle istituzioni che le hanno promosse; Il tipo di imprese considerate

41 Nella mappa, l’asse orizzontale indica l’intensità del
fenomeno (assunzione di comportamenti socialmente responsabili) e l’asse verticale tiene conto di aspetti qualitativi legati alle pratiche e ai comportamenti aziendali.

42 Il ruolo dell’Unione Europea
L’importanza strategica assunta dal tema della Responsabilità Sociale d’Impresa a partire dagli anni ’90 è testimoniata dall’alto numero di iniziative promosse e di progetti realizzati a livello internazionale.

43 Nell’ultimo decennio l’UE ha intensificato le iniziative in tema di CSR:
1995: nasce l’associazione “CSR Europe”. 2001: il Libro Verde della Commissione Europea. 2002: la risoluzione del Parlamento Europeo. 2002: il Libro Bianco della Commissione

44 Il contesto italiano: le due direzioni
Le iniziative in tema di CSR promosse in Italia negli ultimi anni si sono mosse in due diverse direzioni: una prima direzione, “dall’alto”, e una seconda direzione, “dal basso”: La prima direzione, “dall’alto”, è quella del “Progetto CSR-SC” promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel 2002 e ispirato al Libro Verde della Commissione Europea. La seconda direzione riguarda iniziative “dal basso”, promosse da associazioni, ONG, Regioni e movimento cooperativo che muovono critiche nei confronti del progetto CSR-SC

45 Le imprese e l’evoluzione della CSR. La certificazione SA 8000
La progressiva affermazione della cultura della CSR va quindi di pari passo con la maturazione delle aziende: un processo evolutivo composto da cinque fasi . In tema di evoluzione della CSR, occorre ricordare che negli ultimi tempi si sono moltiplicate le certificazioni internazionali che riconoscono il comportamento socialmente responsabile delle imprese. Tra queste, la più importante è la certificazione SA 8000 (SA: Social Accountability), che costituisce il primo standard diffuso sulla Responsabilità Sociale d’Impresa.

46 La CSR: un vantaggio globale?
La Responsabilità Sociale d’Impresa costituisce un vantaggio per tutti coloro che ne sono coinvolti: benefici per l’impresa benefici per la comunità

47 I benefici per l’impresa
Miglioramento nella gestione dei rischi Rafforzamento dell’immagine e della reputazione aziendale Aumento delle vendite e della fedeltà della clientela Incremento della produttività e della qualità Aumento della capacità di attrarre e mantenere i dipendenti Miglioramento delle relazioni con le autorità pubbliche

48 I benefici per la comunità

49 La Comunicazione e la CSR: due termini di una proficua relazione

50 La comunicazione incontra il sociale
Gli obiettivi che, in successione, la comunicazione sociale si propone di raggiungere sono: Informare e aggiornare. Convincere e persuadere. Stimolare e motivare.

51 I soggetti promotori di campagne di Comunicazione sociale sono soprattutto:
Le Organizzazioni No Profit Gli enti pubblici Le imprese

52 Gli strumenti al servizio della Comunicazione
sociale sono: Relazioni Pubbliche; Campagne sui media; Azioni di Marketing sociale, rivolte in particolare a categorie a rischio; Eventi di vario genere: manifestazioni, convegni, incontri, attività sul territorio; Attività educative e formative, destinate a operatori, scuole, etc; Attività informative e formative in rete.

53 Il Marketing sociale: una definizione
“Una tecnologia di gestione del cambiamento sociale che comprende la progettazione, l’esecuzione e il controllo di programmi destinati a facilitare l’accettazione di un’idea o di una pratica sociale in uno o più gruppi di utenti designati”. (Kotler e Roberto)

54 Gli strumenti per comunicare la CSR
Il Codice Etico Il Bilancio Ambientale Il Bilancio Sociale Le certificazioni esterne

55 Il Codice Etico Il Codice Etico è uno strumento di autoregolamentazione che estende le regole di governance dalla sfera delle relazioni tradizionali con azionisti ed investitori a quelle più ampie di tutti gli stakeholder.

56 La Commissione Europea raccomanda che
i Codici Etici: Adottino autorevoli punti di riferimento internazionali come standard minimi su cui basarsi; Includano adeguati meccanismi per la valutazione e la verifica della loro attuazione, oltre ad un sistema di conformità; Coinvolgano gli stakeholder nella loro elaborazione, implementazione, monitoraggio.

57 Il Bilancio Ambientale
“Con relazione ambientale [o Bilancio Ambientale] si definisce un documento informativo a carattere volontario, nel quale sono analizzate le principali relazioni fra impresa e ambiente che vengono misurate attraverso l’utilizzo di appositi indicatori di prestazioni ambientali”

58 Secondo Beda e Bodo, gli argomenti che devono essere trattati in un Bilancio Ambientale sono:
Il profilo ambientale dell’impresa La politica ambientale La governance e i sistemi di gestione ambientale Gli indicatori di prestazioni ambientali

59 Il Bilancio Sociale “Il Bilancio Sociale è un sistema di misurazione, organizzazione e comunicazione dei dati relativi all’impatto delle attività dell’impresa sul benessere dei suoi stakeholder ed è strumento di valutazione della coerenza fra i risultati raggiunti dall’impresa e gli obiettivi derivanti dai suoi valori, dalla sua missione e dal suo codice etico”.

60 Gli obiettivi che un Bilancio Sociale si propone di raggiungere sono i seguenti :
Rendere conto agli stakeholder delle dimensioni e degli impatti economici, sociali e ambientali di un’impresa; Fornire un quadro complessivo della performance aziendale, aprendo così un processo interattivo di comunicazione sociale; Ampliare e migliorare la conoscenza e la possibilità di valutazione/scelta degli stakeholder; Focalizzarsi sul miglioramento continuo della prestazione complessiva dell’organizzazione.

61 I contenuti del Bilancio Sociale devono sempre ruotare intorno a quattro punti fondamentali :
L’assetto istituzionale dell’impresa; I suoi valori di riferimento; I collegamenti tra valori dichiarati, politiche e scelte compiute; Il processo seguito per la sua formazione.

62 Alcuni studiosi identificano sei fasi di realizzazione del Bilancio Sociale:
Definizione dell’orientamento etico e della missione; Identificazione e consultazione degli stakeholder; Organizzazione del piano dei conti (accounting); Verifica delle procedure (assessment); Revisione e certificazione esterna (auditing); Presentazione e pubblicizzazione.

63 Due casi di No Profit che realizzano una buona comunicazione aziendale.

64 Lunaria Lunaria è un'associazione senza fini di lucro, laica, indipendente e autonoma dai partiti nata nel 1992 che svolge attività di ricerca, formazione e comunicazione sui temi dell‘economia solidale e del Terzo settore, delle migrazioni e della globalizzazione e promuove iniziative di volontariato internazionale e di politiche giovanili.

65 Le iniziative promosse da Lunaria sono:
Volontariato internazionale Migrazioni Altreconomie e Terzo settore Politiche Giovanili: Informagiovani Sbilanciamoci Globalizzazione e movimenti Informazione alternativa

66 La Città Invisibile La Città Invisibile è un'associazione senza fini di lucro, costituita da “persone fisiche, associazioni o persone giuridiche liberamente associate” , titolare di un nodo Internet: i suoi server calvino e marcopolo ospitano iniziative, pagine web, liste di discussione gestite grazie al lavoro volontario dei suoi soci.

67 Mettendo a disposizione il proprio nodo internet e le proprie banche dati, la Città Invisibile offre visibilità su Internet a quelle organizzazioni - associazioni, pubblicazioni periodiche, schieramenti politici - che ne condividono i fini.

68 È caratterizzata da tre elementi di fondo:
di promuovere il libero accesso alle informazioni e l'utilizzo democratico delle tecnologie informatiche; di promuovere la realizzazione di una democrazia partecipativa, e i valori della pari dignità, dell'uguaglianza, della giustizia e della libertà degli individui; di promuovere un modello di convivenza tra persone basato sul rispetto reciproco e sull'accettazione delle differenze, sulla socialità e sulla convivialità.


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