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CdL in Ingegneria Gestionale Sistemi Economici

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CdL in Ingegneria Gestionale Elementi di Economia Prof. Ing. Nicola Costantino

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Presentazione sul tema: "CdL in Ingegneria Gestionale Sistemi Economici"— Transcript della presentazione:

1 CdL in Ingegneria Gestionale Sistemi Economici
Prof. Ing. Nicola Costantino

2 Programma del corso Microeconomia (3 CFU) Macroeconomia (3 CFU)
Offerta, domanda e mercato dei prodotti Mercato dei fattori e distribuzione del reddito Commercio internazionale, intervento pubblico e ambiente Macroeconomia (3 CFU) Crescita economica e cicli economici Economia aperta Disoccupazione, inflazione e politica economica Testo di riferimento: Sameulson, P. A., Nordhaus, W.D., Bollino C.A., Economia, McGraw Hill. Slides su:

3 L’economia “Studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili e di come tali beni vengono distribuiti” (Paul A. Samuelson) Scienza della ricchezza o della scarsità? (Thomas Carlyle: “La scienza triste”) Efficienza (W. Pareto): impossibilità di migliorare le condizioni di un soggetto senza peggiorare quelle di qualcun altro.

4 Micro e Macro Microeconomia (A. Smith, 1776): studio del funzionamento dei singoli mercati. Macroeconomia (J.M. Keynes, 1936): studio del funzionamento complessivo dei sistemi economici. Economie di mercato, pianificate e miste: tre diverse risposte a tre precise domande.

5 Tre domande Cosa produrre? (E in che quantità?)
Come produrre? (Quali tecnologie?) Per chi produrre? (Come distribuire i prodotti?) Prodotti = beni (materiali) o servizi (immateriali)

6 I fattori di produzione (input)
Terra (risorse naturali) Lavoro (e knowhow) Capitale (beni durevoli: impianti, infrastrutture, ecc.)

7 La Frontiera delle Possibili Produzioni
Burro o cannoni? possibile cannoni impossibile efficiente burro

8 F.P.P. nel tempo: anno n Consumi o investimenti? investimenti
Formicandia Cicalandia consumi

9 F.P.P. nel tempo: anno n + 1 Consumi o investimenti? investimenti
Formicandia Cicalandia consumi

10 Costo opportunità Il costo opportunità è il valore di ciò a cui si rinuncia quando si decide un consumo (o un investimento). Ad esempio: burro / cannoni, Porto industriale / flussi turistici interessi a cui rinuncio se presto una somma ad un amico, ecc.

11 Il mercato Un mercato è un luogo (reale o ideale) di incontro tra venditori (offerta) ed acquirenti (domanda). Risultato dell’incontro è la determinazione delle quantità e dei prezzi. Cosa? c domanda (voto del portafoglio) Come? c concorrenza (tecnologia) Per chi? c redditi (prezzo dei fattori)

12 Il circuito del mercato
Mercato dei beni e servizi finali Acquisti Prodotti Famiglie Imprese Mercato dei fattori di produzione Lavoro Terra Capitale Salario Rendita Interesse

13 Il mercato concorrenziale perfetto
In un mercato concorrenziale perfetto viene massimizzata la produzione di ricchezza Il mercato opera come una “mano invisibile” di distribuzione ottimale delle risorse (A. Smith, 1776)

14 Condizioni di “perfezione” del mercato concorrenziale
N° di venditori e acquirenti molto elevato Nessun venditore o acquirente ha dimensioni tali da influenzare singolarmente il mercato Informazione totale, immediata e gratuita Razionalità perfetta dei decisori Una metafora: il modello del gas perfetto

15 Alcuni parametri fondamentali
Specializzazione e scambi (la “pin factory”) Moneta (mezzo di scambio e di misura) Capitale (accumulo di ricchezza per produzioni future) [moneta come mezzo di tesaurizzazione]

16 Le imperfezioni del mercato e l’intervento dello Stato
Imperfezione Intervento (esempi) Concorrenza imperfetta Antitrust, controllo prezzi Esternalità negative Regolamentazioni Esternalità positive Opere pubbliche Cicli economici Politiche economiche Sperequazioni Ridistribuzione

17 Curva della domanda Effetto sostituzione Effetto reddito prezzo
quantità prezzo

18 Relazioni tra domanda e reddito
Quantità domandata Prodotti normali Reddito

19 Relazioni tra domanda e reddito
Quantità domandata Prodotti normali Prodotti inferiori Reddito

20 Determinanti della domanda
Reddito medio Dimensioni del mercato Prodotti correlati (sostitutivi e complementari) Gusti e mode Situazioni ambientali Aspettative per il futuro

21 Evoluzioni della domanda/1
prezzo spostamento della curva quantità

22 Evoluzioni della domanda/2
prezzo spostamento sulla curva P1 P2 Q1 Q2 quantità

23 Curva dell’offerta prezzo quantità

24 Determinanti dell’offerta
Tecnologia Prezzi degli input Prezzi dei beni correlati Politiche governative Influenze particolari

25 Spostamenti della/sulla curva
prezzo quantità

26 Equilibrio di domanda e offerta
quantità prezzo P* Q*

27 Rendita del consumatore e rendita del produttore
prezzo Rendita del consumatore Pz >P* P* Py <P* Rendita del produttore Qx<Q* Q* quantità

28 Perché è un equilibrio stabile?
eccesso di offerta quantità prezzo P* eccesso di domanda Q*

29 Il problema dei prezzi amministrati
Prezzo troppo alto: contrabbando quantità prezzo P* Prezzo troppo basso: equo canone Q*

30 Variazioni della domanda
prezzo P* Q* quantità

31 Variazioni dell’offerta
quantità prezzo P* Q*

32 Elasticità di domanda e offerta
E>1 domanda (offerta) elastica E=1 domanda (offerta) ad elasticità unitaria E<1 domanda (offerta) anelastica P Q dQ/Q E = dP/P

33 Elasticità della domanda e ricavo totale
domanda anelastica: P i c RTi domanda elastica: P i c RTh domanda ad elasticità unitaria P ih c RT = K Iperbole P*Q=cost.

34 1° Esempio: i problemi dell’agricoltura
Domanda anelastica Offerta anelastica, variabile (effetti metereologici)

35 2° esempio: imposte sulla benzina
Offerta elastica, domanda anelastica imposta prelievo fiscale minore domanda

36 Utilità J. Bentham (1748 -1832) Utilità = soddisfacimento
Concetto ordinale e non cardinale (come la qualità) Il paradosso del valore

37 Utilità totale e marginale
Utilità totale Utilità marginale Legge dell’utilità marginale decrescente UT UM

38 Curva di indifferenza Q1 Q2

39 Curva di indifferenza Q1 Q1A Q1B Q2A Q2B Q2
UT(Q1A + Q2A) = UT(Q1B + Q2B) Q1A Q1B Q2A Q2B Q2

40 Retta di bilancio e massimizzazione dell’utilità totale
Q1= R/P1 Umax c UM1/P1 = UM2/P2 Q2= R/P2

41 Variazione di P2 Q1= R/P1 Umax c UM1/P1 = UM2/P2 Q’2= R/P’2 Q2= R/P2

42 Variazione del reddito
Q1= R/P1 Umax c UM1/P1 = UM2/P2 R’ > R Q2= R/P2

43 Equilibrio del consumatore
Il consumatore che disponga di un reddito R destinato al consumo di n prodotti lo ripartisce in maniera tale che risulti: UM1/P1 = UM2/P2 = … = UMn/Pn

44 Funzione di produzione
La funzione di produzione è la relazione tra la quantità massima di output ottenibile e la quantità di input necessaria per ottenerla, per un determinato livello di conoscenze tecnologiche. Prodotto marginale: output aggiuntivo conseguente all’aumento di una unità di input, fermi restando tutti gli altri.

45 Legge dei rendimenti decrescenti
Produzione totale Produzione marginale Aumentando un solo input (e lasciando costanti tutti gli altri) l’output marginale è decrescente. Output marginale Output Input (uno) Input (uno)

46 Rendimenti di scala Rendimenti di scala crescenti (economie di scala)
Output Rendimenti di scala costanti Rendimenti di scala decrescenti Input (tutti)

47 Economie di scala e produttività
Produttività del lavoro: produzione per unità di lavoro. Produttività totale dei fattori: produzione per unità di input totali (lavoro, materie prime e capitali). Le economie di scala fanno aumentare la produttività. Un esempio: i costi di progettazione.

48 Rendimenti decrescenti, costi marginali, costi unitari
Prodotto marginale Costo marginale C CM lavoro CU Costo unitario Perché la curva CM incontra la curva CU nel suo punto di minimo? Q

49 Isoquanto FP1 FP2 Diverse combinazioni dei Fattori Produttivi 1 e 2 danno origine alla stessa quantità di prodotto.

50 Isocosti FP1= S/C1 Cmin c PM1/C1 = PM2/C2 FP2= S/C2

51 Variazione di C2 FP1= S/C1 Cmin c PM1/C1 = PM2/C2 FP2= S/C2

52 Variazione della spesa
FP1= S/C1 Cmin c PM1/C1 = PM2/C2 FP2= S/C2

53 Mix di fattori produttivi
Ogni impresa combina i fattori produttivi in quantità tali che il rapporto tra prodotto marginale e costi di ogni singolo fattore produttivo sia costante: PM1/C1 = PM2/C2 = … = PMn/Cn esempio: operai e robot

54 Costo-opportunità Il costo-opportunità è ciò a cui si rinuncia facendo una scelta (non necessariamente di acquisto: es.: costo-opportunità di studiare invece che andare al cinema). Nei mercati efficienti il costo-opportunità di un prodotto è pari al suo prezzo.

55 I mercati concorrenziali perfetti
Rapporto tra prezzo e quantità: domanda del mercato e domanda per l’impresa. P P Q (impresa) Q (mercato)

56 Massimizzazione del profitto
Costo marginale Costo unitario CM CU P C Q Qottimale profitto mercato concorrenziale: l’impresa massimizza il profitto producendo la quantità per cui CM=P

57 Condizioni di “chiusura”
P C Costo marginale CM CM=CU situazione di profitto nullo (l’impresa non apre) CM=CVU situazione di chiusura dell’impresa CU Costo unitario CVU Costo variabile unitario Qottimale Q

58 L’offerta del mercato L’offerta di un mercato è la somma delle offerte di tutte le imprese presenti in esso. P Q1 P P QT= Q1 + Q2 Q2

59 Breve e lungo periodo Variazioni della domanda e conseguenze sull’offerta Breve periodo Lungo periodo

60 Equilibrio di lungo periodo
Nel lungo periodo, a causa del progressivo ingresso di nuovi concorrenti, è: P = CM = CU P C Costo marginale CM CU Pminimo Costo unitario Ricavi = Costi Qottimale Q

61 Casi particolari Prezzo (costo) costante Rendita pura

62 Un’eccezione: le curve di offerta retrogade
Esempi: lavoro, petrolio, ecc. P Q

63 Efficienza allocativa
Efficienza allocativa (o “Paretiana”): situazione in cui non è possibile riorganizzare la produzione in modo da migliorare le condizioni di qualcuno senza peggiorare quelle di qualcun altro. Nei mercati concorrenziali perfetti l’allocazione delle risorse è Pareto-efficiente.

64 Imperfezioni del mercato
Concorrenza imperfetta Esternalità Cicli economici Sperequazioni Asimmetrie informative

65 Concorrenza imperfetta
Monopolio Oligopolio Concorrenza monopolistica P P Domanda (per la singola impresa) Q Q Concorrenza imperfetta Concorrenza perfetta

66 Cause di imperfezioni del mercato
Economie di scala Barriere all’ingresso (economiche) Barriere all’ingresso (restrizioni legali) Pubblicità e differenziazione del prodotto

67 Struttura del mercato e costi di impresa
CM e CU di singola impresa D del mercato D CU CM CM D D CM CU CU Monopolio naturale Oligopolio Concorrenza perfetta

68 Il vantaggio del monopolista/1
Per il monopolista: D = RU RM > 0 per domanda elastica (E>1) RM < 0 per domanda anelastica (E<1) D = RU 0% 50% 100% RM

69 Il vantaggio del monopolista/2
Il ricavo totale cresce finché è: RM > 0 (E>1) quindi decresce. 0% 50% 100%

70 Il vantaggio del monopolista/ 3
Pmax CM D=RU Qmax RM

71 Il vantaggio del monopolista/ 4
Pmax CM CU D=RU Qmax RM

72 Il vantaggio del monopolista/ 5
Prezzo di massimo profitto: RM = CM Massimo profitto: Pmax * Q max – CU * Qmax Pmax CM CU Profitto D=RU Qmax RM

73 Il vantaggio del monopolista/ 6
CM CU D=RU Profitto RT (ricavo totale) PT (profitto totale)

74 Potere di mercato Rapporto di concentrazione su x imprese: quota % di produzione delle x maggiori imprese del settore. Ad esempio negli USA, nel 1992: RC4 (sigarette) = 93% RC4 (altoforni) = 37% RC4 (utensileria) = 3%

75 Oligopolio collusivo Quando gli oligopolisti sviluppano interazioni strategiche ognuno è monopolista della propria quota di mercato. CM CU D=RU Profitto RM N.B.: le curve sono relative alla i-esima impresa ed alla sua quota di mercato.

76 Concorrenza monopolistica/1
Ogni impresa è monopolista del proprio prodotto, ma … Pmax CM CU Profitto D=RU Qmax RM

77 Concorrenza monopolistica/2
La concorrenza dei nuovi concorrenti fa diminuire la domanda … CM Pmax CU Profitto D=RU Qmax RM

78 Concorrenza monopolistica/3
Fino ad annullare il profitto CM CU Pmax Qmax D=RU RM

79 Concorrenza monopolistica/4
Cosa cambia rispetto alla concorrenza perfetta? CM CU Pc.m. Pc.p. Qc.m. Qc.p.

80 Concorrenza monopolistica/5
Cosa cambia rispetto alla concorrenza perfetta? Prezzi più alti, quantità minori, maggiore varietà, profitto sempre nullo. CM CU Pc.m. Pc.p. Qc.m. Qc.p.

81 Economia dell’informazione
L’informazione è illimitatamente replicabile. L’informazione appropriabile (brevetti) è un fattore di monopolio. L’informazione non appropriabile (ricerca di base) è un fattore di sviluppo generalizzato. Il problema della difesa della proprietà intellettuale (musica, farmaci, ecc.).

82 Economia del rischio e dell’incertezza/1
Rischio: alea statisticamente strutturata. Incertezza: alea per la quale non si dispone di valutazioni statistiche. Competizione: alea conseguente a comportamenti altrui non prevedibili a priori.

83 Economia del rischio e dell’incertezza/2
Speculazione: acquistare con l’intenzione di rivendere in altro luogo e/o tempo. Se il luogo è diverso ed il tempo è lo stesso (trascurando i tempi di trasporto) si ha l’arbitraggio. Copertura (contratti future): compravendita con consegna futura a prezzo prefissato (trasferimento dell’incertezza).

84 Utilità della speculazione/1
Esempio: arbitraggio di frutta tra Bari e Milano Utilità a Bari Q a Bari Utilità a Milano Q a Milano

85 Utilità della speculazione/2
Trasferimento di una unità da Bari a Milano Utilità a Bari Utilità a Milano Q a Bari Q a Milano Analogamente per i trasferimenti nel tempo

86 Le assicurazioni Le assicurazioni trasformano una possibile grave perdita X (costo probabilistico x) in un costo certo (deterministico) y: X>y>x. y-x è il margine dell’assicuratore. Perché l’assicurato è disposto a sostenere un costo (deterministico) superiore a quello probabilisticamente prevedibile? Problema della selezione avversa.

87 Teoria dei giochi Axx Ayx Bxx Bxy Axy Ayy Byx Byy Giocatore A
Opzione X Opzione Y Axx Ayx Opzione X Bxx Bxy Giocatore B Axy Ayy Opzione Y Byx Byy

88 Strategia dominante Axi > Ayj
Un giocatore ha una strategia dominante quando ottimizza i suoi risultati indipendentemente dalle scelte dell’altro giocatore. Se tutti i giocatori hanno una strategia dominante c’è un equilibrio dominante. Esempio: per il giocatore A, x è una strategia dominante se è sempre: Axi > Ayj

89 Equilibrio di Nash Si ha l’equilibrio di Nash quando nessuno dei due giocatori, data (ipotizzata) la strategia dell’altro, è in grado di migliorare il proprio risultato.

90 Dilemma del prigioniero/1
Due pregiudicati, Minguccio e Savinuccio, sono arrestati perché sospettati di rapina. Sono interrogati separatamente, e il giudice fa ad ognuno una proposta: se confessa, se la caverà con una pena di 1 anno, ed il complice sconterà 10 anni. Se entrambi confessano, però, saranno condannati a 5 anni. Se invece nessuno confessa, saranno entrambi condannati a 2 anni.

91 Dilemma del prigioniero/2
Minguccio Confesso Non confesso -5 -10 Confesso -5 -1 Savinuccio -1 -2 Non confesso -10 -2

92 Dilemma del prigioniero/3
Sembrerebbe che convenga sempre confessare: se il complice non confessa, ce la caviamo con 1 anno; se confessa ne scontiamo 5. “Confesso” non è però una strategia dominante: 5 anni è meglio di 10 ma peggio di 2. Confesso/confesso è un equilibrio di Nash nei giochi non ripetuti. Nei giochi ripetuti, non confesso/non confesso è un equilibrio di Nash (omertà).

93 Comportamento opportunistico o cooperativo
Nei rapporti economici occasionali prevale l’interesse (da entrambe le parti) al comportamento opportunistico. Nei rapporti economici ripetuti cresce l’incentivo alla cooperazione (es.: la “reputazione” su eBay).

94 Relazioni cliente/fornitore
Perché le imprese tendono ad avvalersi di un numero ridotto di fornitori abituali? Comportamenti opportunistici (teoria dei giochi) Teoria dei costi di transazione (Coase, Williamson)

95 Redditi Redditi di mercato: salari e stipendi, profitti, rendite, interessi. Reddito personale: reddito di mercato più trasferimenti pubblici. Le pensioni sociali (di invalidità, di vecchiaia, ecc.) sono (almeno in parte) trasferimenti pubblici.

96 Domanda dei fattori La domanda dei fattori di produzione è:
Derivata (dalla domanda di prodotto finito). Interdipendente (lavoro/terra/capitale sono risorse correlate).

97 Il mercato del fattore lavoro
P P O D Q Q Lavoro specialistico Lavoro generico Perché le curve di offerta hanno elasticità differenti?

98 Rendimento del patrimonio
Prezzo = tasso di interesse Prezzo = tasso di interesse D Grandi patrimoni Piccolo risparmio

99 Perché tassi di interesse diversi?
Costi di transazione (fissi) Diversificazione di portafoglio Propensione al rischio Fondi Comuni di Investimento

100 Distribuzione del reddito nazionale/1
Prodotto dell’i-esimo lavoratore Rendita degli altri fattori produttivi Prodotto marginale, tasso salariale Prodotto marginale del lavoro Salari Quantità di lavoro

101 Distribuzione del reddito nazionale/2
In condizioni di equilibrio: Salario = prodotto marginale dell’ultimo lavoratore impiegato Rendita = differenza tra prodotto marginale medio di tutti i lavoratori impiegati e salario (E’ un concetto analogo a quello della rendita del consumatore, applicata al mercato dei fattori)

102 Rendita e rendita del consumatore
Differenze: non consideriamo il prezzo, ma il prodotto marginale; la quantità di lavoro acquistata è data (dall’equilibrio di mercato: Pm=Rm), pertanto la curva della “offerta” è verticale. prezzo Rendita del consumatore P* Rendita del produttore Q* quantità

103 Equa distribuzione dei redditi?
La distribuzione dei redditi dipende dal mercato dei fattori, quindi: dalla domanda di prodotto “finito” (esempio: redditi dell’Arabia Saudita) e dalla interdipendenza dei fattori produttivi Conseguenze: nessuna garanzia di equità

104 Il mercato del lavoro: confronti internazionali
P P O D D Q Q Paese industrializzato Paese emergente Istruzione, capitale, tecnologia, demografia

105 Differenziali salariali compensativi
Differenziali salariali compensativi: differenze salariali a compenso di particolari condizioni di lavoro. Esempi: lavoro straordinario, notturno, all’estero, ecc.

106 Differenziali di istruzione
20 15 10 5 Laurea Diploma Guadagno medio orario ($ USA, 1989) Scuola media Anni di esperienza

107 Conviene studiare? CFj (1 + I)j V.A.N. = S
V.A.N. = Valore Attuale Netto CF = Cash Flow all’anno j I = tasso di attualizzazione n = numero di anni di attività di studio e lavorativa

108 Differenze salariali Individui uguali Occupazioni uguali
Unico mercato con concorrenza perfetta Occupazioni diverse Differenziali salariali compensativi Individui diversi Offerte diverse Gruppi non concorrenti Pure rendite economiche Gruppi in parte concorrenti determinati dal mercato

109 La contrattazione collettiva
Disoccupazione salari Q* paga sindacale P* Quantità di lavoro

110 Terra e rendita La rendita è rendita economica pura P* Q* Rendita
Quantità di terra Rendita P* Q* Offerta anelastica (ma in Olanda …)

111 Imposte sulla terra L’imposta grava sul proprietario P* Pi* Q* Rendita
Quantità di terra Rendita P* Q* Pi* Prelievo fiscale

112 L’imposta “perfetta” imposta Normalmente l’imposta comprime l’offerta, ed altera le quantità scambiate, e quindi l’equilibrio di mercato prelievo fiscale Rendita Se l’offerta è fissa le quantità scambiate restano le stesse: l’offerta (che non può cambiare) “vede” una domanda ridotta prelievo fiscale imposta Quantità di terra

113 Capitale e interesse CFj S (1 + I)j
Tasso di rendimento del capitale: rendimento netto annuo del capitale investito. Il T.I.R. (Tasso Interno di Rendimento) è il tasso I che rende nullo il V.A.N. CFj (1 + I)j J=1 n S V.A.N. =

114 Tassi di interesse Tasso di interesse (nominale) Tn è il prezzo (% annuo) di concessione di un prestito monetario. Tasso di interesse reale Tr è il tasso depurato dagli effetti dell’inflazione In. Per tassi di inflazione modesti si può approssimare: Tr = Tn - In

115 Valore attuale di una rendita perpetua
Un capitale V, prestato al tasso (decimale, non percentuale) i, fornisce una rendita annua perpetua: N = V*i ; quindi è: N.B.: il V.A.N. è il V.A. al netto dell’investimento iniziale. V = N i

116 I profitti dell’impresa: punti di vista
Rendimenti impliciti (costo-opportunità del capitale investito). Compenso per l’assunzione di rischi (imprenditoriali). Premio per l’innovazione (Shumpeter).

117 Teoria generale del capitale
Consumi e investimenti opzione B maggiore produzione consumi opzione A risparmio periodo di investimento tempo

118 Capitale e rendimenti decrescenti
In una situazione stazionaria, l’accumulo di capitale dovrebbe portare a rendimenti decrescenti. Ma in condizioni di progresso tecnologico permanente il capitale crescente trova sempre nuovi possibili utilizzi. In un sistema senza rischi o inflazione il tasso di interesse di mercato è pari al tasso di rendimento concorrenziale del capitale: Cm = Rm

119 Tasso d’interesse di mercato
Nel breve periodo: Tasso di interesse Q* Stock di capitale

120 Tasso d’interesse di mercato
Nel lungo periodo: il rendimento incoraggia il risparmio Tasso di interesse Q* Stock di capitale

121 Il commercio internazionale
Maggiori possibilità di scambio: aumentano scelta e concorrenza. Nazioni sovrane: possibilità di barriere e/o limiti doganali. Tassi di cambio: l’uso di monete locali diverse implica lo sviluppo di un mercato dei cambi.

122 Determinanti del commercio internazionale
Diverse condizioni di produzione (risorse naturali, clima, ecc.) Differenze di gusti (funzioni di utilità differenti nei vari paesi; es.: tonno italiano in Giappone). Costi decrescenti (economie di scala).

123 Vantaggio assoluto e comparato
Se il paese A è più efficiente del paese B nella produzione del bene x, e B è più efficiente di A nella produzione del bene y, è logico che A esporti x ed importi y (viceversa per B). Ma cosa succede se A è più efficiente di B nella produzione sia di x che di y?

124 Teoria del vantaggio comparato
Ogni paese avrà un vantaggio se si specializzerà nella produzione e nell’esportazione dei beni che può produrre a costi relativamente bassi, importando invece i beni che produrrebbe a costi relativamente più alti. Ciò anche se, in termini assoluti, è più efficiente degli altri paesi nella produzione di tutti i beni. (David Ricardo, 1817).

125 Vantaggio comparato: esempio/1
Risorse disponibili (h lavoro): USA: 600 h EU: h Ipotesi semplificative: 2 paesi, 2 prodotti, 1 solo fattore produttivo, costi di trasporto trascurabili.

126 Vantaggio comparato: esempio/2
h lavoro/prodotto h (USA) h (EU) alimentari 1 3 vestiario 2 4 rapporto di scambio 1,33

127 Vantaggio comparato: esempio/3
Frontiere delle possibili produzioni V A 300 150 V EU USA 300 150 A

128 Vantaggio comparato: esempio/4
In regime di autarchia: USA EU Tot. A 150 120 270 V 225 60 285

129 Vantaggio comparato: esempio/5
Posizionamento sulle FPP: V A 300 150 V EU USA 300 150 225 A 60 150 120

130 Vantaggio comparato: esempio/6
Gli USA in assoluto sono più efficienti in entrambi i prodotti, ma … devono rinunciare a 2 unità di A per una di V, mentre .. L’EU deve rinunciare a solo 1,33 unità di A per una di V, quindi … conviene che gli USA facciano A, e l’EU faccia V. Infatti …

131 Vantaggio comparato: esempio/7
In regime di commercio internazionale: USA EU Tot. A 280 280>270 V 160 150 310>285

132 Vantaggio comparato: esempio/8
Le nuove produzioni: V A 300 150 V EU USA 300 150 160 A 280

133 Vantaggio comparato: esempio/9
I nuovi consumi: V A 300 150 V EU USA 300 150 V>225 V>60 A A>120 A>150

134 Vantaggio comparato: esempio/10
I rapporti di scambio tra V (prodotto in EU) e A (prodotto in USA) saranno intermedi tra 2 e 1,33. L’esatto valore di scambio dipenderà dalla elasticità delle rispettive domande. I rapporti di cambio tra € e $ saranno tali da garantire lo stesso potere di acquisto in entrambi i paesi.

135 Il protezionismo Divieto di importazione Dazi di importazione
Contingentamento delle importazioni Costi di trasporto (esternalità)

136 Perché il protezionismo?
Gruppi di interesse Asimmetrie di potere Protezione delle industrie nascenti Transitori di riallocazione delle risorse Autarchia “strategica” Il problema dei movimenti finanziari (rapporti di cambio indipendenti dai rispettivi poteri d’acquisto).

137 Strumenti della politica pubblica
Imposte e tasse Spese e trasferimenti Regolamentazioni e controlli

138 Rapporto spesa pubblica / PIL

139 Spesa pubblica e imposte: USA

140 Spesa pubblica e imposte: Italia

141 La spesa pubblica locale in Italia

142 Funzioni della Pubblica Amministrazione
Incremento dell’efficienza economica (combattere le imperfezioni del mercato) Miglioramento della distribuzione del reddito (equità) Stabilizzazione del sistema economico (PIL, disoccupazione, inflazione) Rappresentanza del Paese a livello internazionale

143 Principi di imposizione fiscale
Principio del beneficio (tasse) Principio della capacità contributiva (imposte) Equità orizzontale: individui uguali devono subire la stessa imposizione Equità verticale: giusta ripartizione del carico fiscale tra i percettori di redditi diversi

144 Imposte dirette e indirette
Imposte dirette (gravano direttamente sui percettori di reddito, individui o imprese; es.: IRPEF, IRPEG, IRAP, ecc.) Imposte indirette (gravano su beni e servizi; es.: IVA) Cosa succede se, a parità di gettito fiscale complessivo, si diminuisce l’IRPEF e si aumenta l’IVA?

145 Imposta progressiva

146 Imposte progressive, proporzionali e regressive
progressiva (es.: IRPEF) proporzionale: es. IRPEG Imposte (% di reddito) regressiva: es.: imposte indirette Reddito

147 Relazione aliquote entrate fiscali
Entrate fiscali totali 0% 25% 50% 75% 100% Aliquota di imposta diretta

148 Entrate fiscali totali Aliquota di imposta diretta
La curva di Laffer / 1 Entrate fiscali totali 0% 25% 50% 75% 100% Aliquota di imposta diretta

149 Entrate fiscali totali Aliquota di imposta diretta
La curva di Laffer / 2 diminuendo le aliquote impositive Entrate fiscali totali 0% 25% 50% 75% 100% Aliquota di imposta diretta

150 La curva di Laffer / 3 aumenta il gettito fiscale
Entrate fiscali totali 0% 25% 50% 75% 100% Aliquota di imposta diretta

151 Entrate fiscali totali Aliquota di imposta diretta
La curva di Laffer / 4 ma la curva è questa? Entrate fiscali totali 0% 25% 50% 75% 100% Aliquota di imposta diretta

152 Entrate fiscali totali Aliquota di imposta diretta
La curva di Laffer / 5 o questa? Entrate fiscali totali 0% 25% 50% 75% 100% Aliquota di imposta diretta

153 Regolazione dei monopoli naturali
Le possibili soluzioni: Monopolista pubblico Monopolista privato regolamentato D CU CM

154 Limitazione delle risorse
Malthus (1798): se la popolazione cresce con progressione geometrica (raddoppio ogni x anni) e la produzione agricola cresce con progressione aritmetica (legge dei rendimenti decrescenti) siamo destinati a morire di fame! Ma … ci sono gli sviluppi tecnologici. Ma … alcune risorse sono limitate (Meadows, 1972).

155 Economia delle risorse naturali
Risorse appropriabili: terra, petrolio, ecc. Risorse inappropriabili (esternalità): aria pulita, silenzio, varietà genetica, ecc. Il mercato non fornisce soluzioni efficienti in caso di risorse inappropriabili. Eccessiva produzione di beni ad esternalità negativa. Insufficiente produzione di beni ad esternalità positiva.

156 Il caso dell’inquinamento / 1
CM (costo marginale del disinquinamento) costi e benefici marginali livello di disinquinamento Max

157 Il caso dell’inquinamento / 2
BMS (beneficio marginale sociale del disinquinamento) CM costi e benefici marginali E (equilibrio sociale) livello di disinquinamento Max

158 Il caso dell’inquinamento / 3
BMS BMP (beneficio marginale privato del disinquinamento) CM costi e benefici marginali ES (equilibrio sociale) EP (equilibrio privato) livello di disinquinamento Max

159 Il caso dell’inquinamento / 4
BMS CM costi e benefici marginali ES BMP EP livello di disinquinamento Max

160 Soluzioni: controlli diretti
livello di disinquinamento Max costi e benefici marginali CM BMS ES BMP EP Soglia minima di disinquinamento imposta per legge

161 Soluzioni: imposta sulle emissioni
BMS CM costi e benefici marginali ES BMP EP livello di disinquinamento Max

162 Soluzioni: permessi negoziati di emissione (Kyoto)
Lo stesso effetto dei controlli diretti, ma riferito al totale del sistema industriale, e non alla singola impresa. Vantaggio (teorico): premia le imprese più efficienti. CM BMS ES BMP EP

163 Distribuzione del reddito
Svezia Curva di Lorenz per il reddito uguaglianza assoluta % reddito USA Brasile % popolazione

164 Distribuzione del patrimonio
Curva di Lorenz per il patrimonio uguaglianza assoluta % patrimonio USA Gran Bretagna % popolazione

165 Origini delle disuguaglianze
Da reddito di lavoro (specializzazione, differenziali compensativi, capacità, rendite di posizione). Da reddito di capitale (eredità, risparmio, imprenditorialità).

166 Redditi e ingiustizia sociale (fonte: Economist October 25th 2008)

167 Costi della ridistribuzione / 1
A= massima efficienza senza intervento pubblico E = massima equità reddito del 50% più povero A reddito del 50% più ricco

168 Costi della ridistribuzione / 2
reddito del 50% più povero traiettoria efficiente C traiettoria inefficiente A reddito del 50% più ricco

169 Strumenti di politica economica
Politica fiscale o di bilancio (entrate e uscite dello Stato) Politica monetaria (offerta di moneta) Rapporti internazionali (accordi commerciali, ecc.) Politica dei redditi

170 Disoccupazione e inflazione
disoccupati Tasso di disoccupazione = x 100 forza lavoro Tasso di inflazione = I.P.C.n – I.P.C.n-1 I.P.C.n-1 x 100 I.P.C.n = Indice dei Prezzi al Consumo all’anno n

171 P.I.L. e P.N.L. P.I.L.: valore di mercato di tutti i prodotti finiti realizzati all’interno di un paese nel corso di un determinato periodo. P.N.L.: valore di mercato di tutti i prodotti realizzati da fattori di produzione di proprietà dei cittadini di un paese in un determinato periodo.

172 Obiettivi della politica macroeconomica
P.I.L. h Occupazione h Livello dei prezzi D Inport / export D

173 Domanda aggregata politica monetaria politica fiscale altre forze
Livello dei prezzi PIL reale

174 Offerta aggregata livello dei costi PIL potenziale tecnologia
fattori di produzione PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

175 L’equilibrio macroeconomico
Livello dei prezzi Inflazione PIL reale Disoccupazione PIL potenziale

176 Il circuito del reddito
Beni e servizi finali Famiglie Imprese Fattori produttivi

177 Il circuito del reddito
Acquisto beni e servizi finali Famiglie Imprese Fattori produttivi Beni e servizi finali P.I.L. R.I.L. Remunerazione dei fattori produttivi

178 P.I.L. e R.I.L. P.I.L. = C + I + G + X C = Consumi
I = investimenti (lordi) G = Spesa pubblica X = Esportazioni nette R.I.L. = Reddito Interno Lordo [compresi gli ammortamenti].

179 P.I.L. = R.I.L. Metodo dei costi o dei redditi: misura del R.I.L.
Metodo del flusso dei prodotti: misura del P.I.L. Il problema dei “doppi conteggi”: il Valore Aggiunto

180 P.I.L., prezzi, ammortamenti, G, X
P.I.L. reale e P.I.L. nominale Il deflatore del P.I.L. Investimenti lordi e investimenti netti Invest. netti = invest. lordi – ammortamenti Composizione di G: spesa pubblica senza considerare i trasferimenti e gli interessi sul debito pubblico X = esportazioni – importazioni.

181 I limiti del PIL come indicatore di benessere
Danni ambientali Spese militari Tempo libero Lavoro domestico, volontariato Dal PIL al BEN (Benessere Economico Netto)?

182 Consumo, reddito e risparmio
45° consumi reddito

183 Consumo, reddito e risparmio
consumi reddito

184 Consumo, reddito e risparmio
consumi pareggio debiti reddito

185 Propensione marginale al consumo
PMC = dC / dR dC2 Consumi dC1 Reddito dR1 dR2

186 Curva del risparmio + Reddito Consumi = Risparmio (Save)
PMS = Propensione Marginale al Risparmio PMS = dS / dR PMS + PMC = 1 Reddito Consumi Risparmio

187 Fattori che determinano il consumo
Reddito disponibile corrente Reddito permanente (ipotesi del ciclo di vita: un individuo risparmia in modo tale da ripartire in modo equo i consumi durante tutto la vita) Ricchezza (patrimonio statico)

188 Fattori che determinano gli investimenti
Ricavi (attuali, attesi) Costi (attuali, attesi) Aspettative Tassi di interesse

189 La domanda di investimenti
tassi di interesse investimenti

190 La domanda di investimenti
Ricavi (attuali, attesi) Costi (attuali, attesi) Aspettative tassi di interesse investimenti

191 Cicli economici Fluttuazioni dei “fondamentali” espansione recessione

192 Teorie del ciclo economico
Esogene: dipendenza da eventi esterni al sistema economico (oscillazioni indotte) Endogene: dipendenza da eventi interni al sistema economico (instabilità intrinseca)

193 Variazioni della domanda aggregata
PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

194 Variazioni della domanda aggregata
PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

195 Variazioni della domanda aggregata
PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

196 Il moltiplicatore degli investimenti/1
Reddito=PIL Consumi Ipotesi: Il livello degli investimenti è indipendente dal livello del PIL (dipende da ricavi, costi, aspettative tassi di interesse). E ( I = S ) è il punto di equilibrio che determina il PIL, e quindi il Reddito ed i consumi effettivi. Infatti … S E Risparmio I Reddito=PIL

197 Il moltiplicatore degli investimenti/2
Risparmio A C B Reddito=PIL Per PIL=A è I>S: le imprese investono più dei risparmi: la produzione aumenta Per PIL=B è I<S: le imprese non riescono a vendere, perché c’è troppo risparmio; la produzione diminuisce Per PIL=C è I=S: le imprese investono ciò che le famiglie risparmiano; situazione di equilibrio stabile

198 Il moltiplicatore degli investimenti/3
Risparmio I C C’ PIL dPIL = 1 PMS * dI = 1 - PMC dI Il paradosso del risparmio

199 Moltiplicatore della spesa pubblica
Ipotesi semplificativa: X = 0 Spesa totale C + I + G Reddito=PIL Condizione di congruità: Spesa totale = Reddito totale

200 Moltiplicatore della spesa pubblica
dPIL = 1 PMS * dG dG C+ I + G’ Spesa totale C + I + G 1 dPIL = dG * 1-PMC dPIL Reddito=PIL Condizione di congruità: Spesa totale = Reddito totale

201 La moneta Il baratto La merce moneta
Le merci moneta migliori sono: omogenee, divisibili, ad elevato valore specifico La moneta aurea (o d’argento) La moneta cartacea (titolo convenzionale di credito)

202 Funzioni della moneta Mezzo di scambio Unità di conto
Riserva di valore

203 La domanda di moneta Per transazioni Patrimoniale (risparmio)
Saldi monetari (€) fabbisogno medio 1/ /1 31/1

204 L’offerta di moneta M0 = moneta metallica e cartacea
M1 = M0 + depositi nei conti correnti (assegni) M2 = M1 + depositi vincolati M3 = M2 + fondi comuni monetari, pronti contro termine e analoghi

205 La domanda di moneta per transazioni: effetto dei c/c
Saldi monetari (€) fabbisogno medio (contante) fabbisogno medio (bancomat) 1/ /1 31/1

206 L’attività bancaria Impresa di intermediazione finanziaria
Origini storiche: la banca orafa (“cassette di sicurezza”) Il fattore di contemporaneità: prestare moneta di terzi La riserva obbligatoria: R Creazione di moneta bancaria (M1 – M0)

207 Tassi di interesse Nominali Reali (al netto dell’inflazione)
Attivi (per la banca) Passivi (per la banca) Fissi Indicizzati (funzione di indicatori predeterminati: TUS, Ribor, ecc.)

208 Moltiplicatore bancario/1
Un risparmiatore versa in banca S

209 Moltiplicatore bancario/1
Un risparmiatore versa in banca S La banca accantona S*R e presta ad un debitore S*(1-R)

210 Moltiplicatore bancario/1
Un risparmiatore versa in banca S La banca accantona S*R e presta ad un debitore S*(1-R) Il debitore usa S*(1-R) per pagare un debito

211 Moltiplicatore bancario/1
Un risparmiatore versa in banca S La banca accantona S*R e presta ad un debitore S*(1-R) Il debitore usa S*(1-R) per pagare un debito Il creditore che riceve la somma S*(1-R) la versa in banca

212 Moltiplicatore bancario/1
Un risparmiatore versa in banca S La banca accantona S*R e presta ad un debitore S*(1-R) Il debitore usa S*(1-R) per pagare un debito Il creditore che riceve la somma S*(1-R) la versa in banca La banca accantona S*(1-R)*R e presta S*(1-R)2 … e così via

213 Moltiplicatore bancario/2
Se tutta M0 passa nel sistema bancario, la moneta (M1) complessivamente disponibile diventa: M1 = M0+ M0*(1-R) + M0*(1-R)2 + …+ M0*(1-R)n

214 Moltiplicatore bancario/2
Se tutta M0 passa nel sistema bancario, la moneta (M1) complessivamente disponibile diventa: M1 = M0+ M0*(1-R) + M0*(1-R)2 + …+ M0*(1-R)n cioè (per n tendente a infinito): M1 = M0* 1/R = M0* K dove K = 1/R = Moltiplicatore bancario

215 Moltiplicatore bancario/3
Sistema delle banche (e non unica banca) Il problema del “panico bancario” M1 = M0* 1/R = M0* K costituisce un limite massimo all’espansione monetaria, nell’ipotesi che: Tutta M0 passi nel sistema bancario A velocità molto elevata (infinita)

216 Le attività finanziarie
Moneta (propriamente detta e bancaria) Conti di risparmio (vincolati) Titoli di Stato Azioni Obbligazioni Derivati finanziari (opzioni put e call) Fondi pensione

217 Il mercato finanziario
Rischio Evoluzioni delle quotazioni: informazioni sugli eventi economico-finanziari sottostanti Teoria dei mercati efficienti: non esistono regole per guadagnare più degli altri; i rendimenti pesati per i rispettivi rischi (diversificazione, fondi comuni) sono sostanzialmente uguali L’insider trading L’aggiotaggio

218 Funzioni della Banca Centrale
Gestisce la politica monetaria attraverso: Operazioni di mercato aperto Politica del tasso di sconto Politica della riserva obbligatoria Obiettivo: regolare l’offerta di moneta (M1) per regolare la domanda aggregata Problema: l’offerta di moneta incide anche sull’offerta aggregata (perché?)

219 Aumento dell’offerta monetaria/1
PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

220 Aumento dell’offerta monetaria/2
PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

221 Altre funzioni della Banca Centrale
Istituto di vigilanza Stanza di compensazione Banca dello Stato Banca delle Banche (T.U.S.) Gestione delle riserve valutarie (“difesa” della moneta nazionale) Banca Centrale Europea / Banca d’Italia

222 Cosa determina il PIL potenziale?
Crescita economica Nel lungo periodo, l’andamento del PIL di una nazione dipende dal PIL potenziale. Nel lungo periodo le sorti economiche di una nazione dipendono dalla crescita del prodotto potenziale. In questo capitolo si analizzano le tendenze di crescita a lungo termine insieme alle teorie che illustrano i trend fondamentali, incluso il comportamento dell’offerta aggregata Cosa determina il PIL potenziale?

223 I fattori della crescita
K = formazione di capitale (investimenti) L = lavoro R = risorse naturali A = livello tecnologico Q = produzione Q = A * F(K, L, R)

224 Diffusione delle principali tecnologie (USA XX secolo)
Le odierne tecnologie dell’informazione come i telefoni cellulari e i computer si stanno diffondendo rapidamente nella società americana. Analoghe dinamiche di diffusione si sono osservate per altre invenzioni fondamentali del passato

225 Dinamiche di crescita (il modello classico)
Se le risorse naturali sono illimitate, le tecnologie statiche, ed il tasso di capitalizzazione costante, il PIL aumenta in proporzione alla popolazione (A. Smith). Se le risorse naturali non sono illimitate, per la legge dei rendimenti decrescenti, la crescita del PIL è meno che proporzionale a quella della popolazione (T.R. Malthus).

226 La dinamica classica di Smith e Malthus
Raddoppio della popolazione In (a) la terra illimitata implica che, quando la popolazione raddoppia, il lavoro si può semplicemente espandere e produrre il doppio di qualsiasi combinazione di generi alimentari e abbigliamento. In (b) la terra limitata implica che la popolazione che cresce da 2 a 4 milioni provoca rendimenti decrescenti. Notate che la produzione potenziale di generi alimentari aumenta solo del 25% con il raddoppio degli input di lavoro. [Come traccereste (b) per mostrare l’impatto del progresso tecnologico? È possibile che i generi alimentari e l’abbigliamento aumentino più del doppio?] PIL/cad. (salario) = costante PIL/cad. = decrescente

227 I vincoli ambientali possono essere superati con le nuove tecnologie
La crescita economica, pur in presenza di vincoli ambientali e di risorse, può aumentare il pil dal periodo 1 al periodo 2. Questo fenomeno può determinare un peggioramento della qualità dell’ambiente quando continuano a essere impiegate vecchie tecnologie inquinanti e non esistono regolamentazioni ambientali. Il caso pessimistico è illustrato dalla curva BB denominata “Periodo 2 senza i.t. (cioè senza innovazione tecnologica). Tuttavia, l’applicazione di politiche ambientali prudenti insieme allo sviluppo di nuove tecnologie pulite può spingere la fpp verso l’esterno in CC, in modo che la società possa godere di un ambiente non inquinato e al contempo di un congruo pil

228 Capitale e tecnologia (il modello neoclassico)
Modello neoclassico senza progresso tecnologico: Il prodotto per lavoratore (salario) cresce asintoticamente (legge dei rendimenti decrescenti) Q = F(K, L)

229 Crescita economica e capitale
All’aumento della quantità di capitale per lavoratore anche il prodotto per lavoratore sale. Questo grafico mostra l’importanza dell’aumento dell’intensità di capitale, o della crescita della quantità di capitale a disposizione di ciascun lavoratore. Ricordate però che altri fattori, quali la tecnologia, la qualità della forza lavoro e le risorse naturali, sono rimasti costanti

230 Progresso tecnologico
In seguito ai miglioramenti della tecnologia la funzione della produzione aggregata si sposta verso l’alto nel corso del tempo. Quindi i progressi tecnici si uniscono all’aumento dell’intensità di capitale per far salire il prodotto per lavoratore e i salari reali

231 Trend di lungo periodo (USA)/1
(a) Lo stock di capitale negli Stati Uniti è cresciuto più rapidamente della popolazione e dell’offerta di lavoro. Nonostante ciò, il prodotto totale è aumentato ancora più velocemente del capitale. (b) Il rapporto capitale/prodotto è diminuito bruscamente nella prima metà del xx secolo, ma è rimasto costante negli ultimi quarant’anni.

232 Trend di lungo periodo (USA)/2
(c) I salari reali sono aumentati costantemente e a un ritmo alquanto superiore al prodotto medio per lavoratore/ora. Notate il rallentamento della crescita del prodotto, dei salari reali e della produttività a partire dal Il rallentamento della produttività preannuncia la fine della Rivoluzione industriale? (d) Il tasso di interesse reale non ha mostrato alcuna tendenza particolare nel xx secolo, indicando così che il progresso tecnico ha compensato i rendimenti decrescenti dell’accumulazione di capitale

233 Trend di lungo periodo (USA)/3
La crescita della produttività del lavoro o prodotto per ora lavorata nel settore delle imprese private è il fattore più importante per l’aumento del tenore di vita. La crescita della produttività rallentò, passando da un tasso medio del 3,2% annuo nel periodo all’1,7% annuo dal 1973 al Negli ultimi anni la crescita, spinta dagli enormi guadagni nel settore dell’informatica e dell’elettronica, è risalita

234 Paesi in via di sviluppo
Dal PIL/p.c. (procapite) Al HDI (indice dello sviluppo umano): comprende, insieme al reddito, l’istruzione (iscrizione a scuola), l’alfabetizzazione e l’aspettativa di vita.

235 PIL/p.c. e HDI L’indice dello sviluppo umano (hdi) comprende, insieme al reddito, l’istruzione, l’alfabetizzazione e l’aspettativa di vita. La maggior parte dei Paesi poveri non raggiunge un livello elevato nell’hdi, ma se si mette in rilievo l’aspetto umano della crescita economica si può ridurre la disuguaglianza e migliorare la qualità della vita

236 Ragioni del sottosviluppo?
L = lavoro (istruzione, salute) R = risorse naturali (imperfezioni del mercato, protezionismo) K = formazione di capitale (PMR molto bassa) A = livello tecnologico (limitato)

237 Investimenti nei Paesi in via di sviluppo
Gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo sono aumentati rapidamente. Tra questi rientrano gli investimenti diretti (che includono l’acquisto di azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari). Questa tendenza mostra uno dei principali indicatori della “globalizzazione”

238 Il circolo vizioso della povertà
Molti ostacoli allo sviluppo si rafforzano a vicenda. I bassi livelli di reddito impediscono il risparmio, ritardano la crescita del capitale, ostacolano la crescita della produttività e mantengono basso il reddito. Uno sviluppo riuscito può richiedere l’adozione di misure per spezzare questa catena in più punti

239 Apertura e crescita economica
Qual è l’effetto dell’apertura sulla crescita economica? La tavola (a) mostra che le economie chiuse crescono lentamente e non convergono verso i Paesi ad alto reddito. La tavola (b) mostra le economie aperte, economie non socialiste con barriere relativamente basse al commercio e ai flussi finanziari, che sono cresciute molto più rapidamente e tendono a convergere verso le regioni a più alto reddito

240 Modelli alternativi di sviluppo
Il mercato gestito (modello est-asiatico): alti tassi di investimento, controllo dei fondamentali, tassi di cambio favorevoli. Il socialismo: proprietà statale delle risorse produttive, pianificazione, redisitribuzione del reddito. La Cina oggi?

241 Dal socialismo sovietico al mercato
I Paesi come la Polonia e la Slovenia con forti tradizioni di mercato, riforme economiche decisive e stretti legami con l’Europa occidentale sono cresciute in modo relativamente rapido in quel decennio di transizione che sono stati gli anni ’90. Altri Paesi come la Russia e l’Ucraina hanno introdotto riforme in modo più discontinuo, avevano tradizioni di economia di mercato non altrettanto consolidate e politiche macroeconomiche incoerenti, caratterizzate da elevata inflazione; hanno perciò sperimentato un netto declino economico durante la transizione

242 Dal socialismo sovietico al mercato
I Paesi come la Polonia e la Slovenia con forti tradizioni di mercato, riforme economiche decisive e stretti legami con l’Europa occidentale sono cresciute in modo relativamente rapido in quel decennio di transizione che sono stati gli anni ’90. Altri Paesi come la Russia e l’Ucraina hanno introdotto riforme in modo più discontinuo, avevano tradizioni di economia di mercato non altrettanto consolidate e politiche macroeconomiche incoerenti, caratterizzate da elevata inflazione; hanno perciò sperimentato un netto declino economico durante la transizione

243 Globalizzazione dei mercati
U.S.A. Come tutte le principali economie di mercato, negli ultimi cinquant’anni gli Stati Uniti hanno aperto progressivamente le loro frontiere al commercio estero. Ne è derivata una quota crescente di produzione e consumo legati al commercio internazionale. Dagli anni ’80 le importazioni hanno distaccato notevolmente le esportazioni facendo diventare gli Stati Uniti il Paese più indebitato del mondo

244 Commercio estero/PIL (1997)
Grandi Paesi come gli Stati Uniti e il Brasile hanno quote commerciali ridotte, mentre le città-stato sono centri che commerciano molto più del loro prodotto netto. (le quote sono date dalla media delle importazioni e delle esportazioni di beni e servizi divisa per il PIL)

245 Bilancia dei pagamenti internazionali
a) Partite correnti Merci (bilancia commerciale) Servizi Investimenti netti Trasferimenti unilaterali b) Conti patrimoniali Privati Pubblici Variazione delle riserve ufficiali c) Altro Errori ed omissioni Saldo (a+b+c)

246 Cambi e valute Il tasso di cambio tra due valute è funzione delle rispettive domande e offerte. La domanda (offerta) di una valuta può avere motivazioni: Economiche (import/export) Finanziarie (investimenti/prestiti)

247 Determinazione del tasso di cambio
II mercato dei cambi è dato dall’incontro di domanda e offerta di valuta straniera. Alla base della domanda di sterline vi sono acquisti di beni, servizi e attività finanziarie inglesi da parte di cittadini italiani. Alla base dell’offerta di sterline da scambiare con euro vi è il desiderio degli inglesi di prodotti e servizi italiani. Se il tasso fosse al di sopra di E, ci sarebbe un’offerta eccessiva di valuta straniera. A meno che lo Stato non acquisti questa moneta in eccesso per le riserve ufficiali, le forze di mercato farebbero scendere di nuovo il tasso di cambio per equilibrare la domanda e l’offerta in E. Notate che 1,66 euro per sterlina equivale a 0,60 sterline per euro

248 import/export > D tassi di cambio (domanda di valuta)
Supponete che gli italiani viaggino meno all'estero o non vogliano più acquistare racchette da tennis inglesi: ciò diminuirebbe le importazioni dalla Gran Bretagna e ridurrebbe la domanda di sterline inglesi, facendo spostare quest'ultima, DD, a sinistra, in D'D'. Il tasso di cambio delle sterline si deprezza, mentre l’euro si apprezza. Perché il nuovo tasso di cambio stimolerebbe l'acquisto di prodotti inglesi da parte degli italiani e scoraggerebbe le esportazioni italiane in Gran Bretagna?

249 Manovre monetarie > D tassi di cambio (offerta di valuta)
La politica monetaria può influire sul tasso di cambio mediante i conti patrimoniali. Se la banca centrale aumenta i tassi di interesse in euro, questa operazione induce gli investitori ad acquistare titoli in euro e aumenta la domanda di euro. Ne deriva un apprezzamento della valuta (spiegate perché questo processo determina il deprezzamento della sterlina inglese o del dollaro)

250 PPA = Parità di Potere d’Acquisto
PPA e tassi di cambio 1998 L’utilizzo di tassi di cambio con ppa varia la classifica economica delle nazioni. Dopo aver apportato delle correzioni per tenere conto del potere d’acquisto dei redditi, la Cina passa dalla posizione intermedia a quella di superpotenza economica. Si noti che i punti lungo la bisettrice degli assi sono quelli per cui i pil che utilizzano i due tassi di cambio sono uguali. I punti al di sopra della retta, come quello relativo alla Cina sono quelli per cui la stima del pil con ppa è superiore al calcolo standard. Il Giappone di trova al di sotto della retta perché i prezzi relativi giapponesi sono alti a causa delle rendite elevate e delle barriere al commercio (Fonte: Banca Mondiale. Si noti che i prodotti sono indicati su una scala proporzionale.) PPA = Parità di Potere d’Acquisto

251 Accordi internazionali
Bretton Woods ( ): cambi fissi ma aggiustabili tra le varie valute nazionali, il dollaro (e l’oro). 15/8/1971: il Presidente Nixon annulla la convertibilità del $ in oro. Tassi di cambio flessibili (fluttuanti) Tassi di cambio amministrati (“serpente monetario”). Dal “serpente” europeo all’€.

252 Interventi a difesa del cambio
Supponiamo che l’Argentina costituisca un comitato valutario con tasso di cambio fisso di 1 dollaro statunitense per peso. All’inizio l’equilibrio è nel punto A. Il peggioramento delle condizioni economiche, per esempio dovuto all’inflazione o a timori per la recessione del Brasile, determina una riduzione della domanda di pesos. In un sistema di tassi flessibili, il nuovo equilibrio sarebbe nel punto B, con un tasso di cambio di 0,5 dollari per peso (o 2 pesos per dollaro). L’Argentina può ristabilire la parità ufficiale acquistando pesos per un valore pari a CA, rispostando cioè la domanda sulla curva originale, D. In alternativa, aumentando i tassi di interesse, il governo argentino può indurre gli investitori privati ad aumentare la domanda di pesos di CA

253 Esportazioni nette in % del PIL
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre contribuivano alla ricostruzione dell’Europa, gli Stati Uniti registrarono un ampio disavanzo. Si osservi come le esportazioni nette diventarono nettamente negative nei primi anni ’80 quando il risparmio diminuì considerevolmente mentre il dollaro si apprezzava. Alla fine degli anni ’90 le esportazioni nette ritornarono negative, mentre all’interno si registrava una forte crescita economica e all’estero una recessione U.S.A.

254 Esportazioni nette (prezzi costanti)
Con il forte aumento del dollaro e la debole crescita economica all’estero, le esportazioni nette reali statunitensi assunsero segno nettamente negativo nei primi anni ’80. Questa variazione esercitò un notevole effetto frenante sull’equazione C + I + G + X e contribuì a determinare la più grave recessione americana della seconda metà del secolo scorso. Il crescente disavanzo commerciale dopo il 1995 coincise con la forte crescita della domanda interna, che ridusse il prodotto e l’aumento dei prezzi U.S.A.

255 Il valore del dollaro Prima del crollo del sistema di Bretton Woods, il valore del dollaro era stabile sui mercati dei cambi. Poi, mentre gli Stati Uniti seguivano politiche di stretta creditizia nei primi anni ’80, gli elevati tassi di interesse fecero salire il dollaro. Alla fine degli anni ’90 i tassi di interesse in aumento negli Stati Uniti, insieme alla stagnazione in Giappone ed Europa, determinarono l’apprezzamento del dollaro e un crescente disavanzo commerciale

256 Il commercio e i tassi di cambio
I flussi commerciali reagiscono ai tassi di cambio, ma con un certo ritardo. Il reale apprezzamento del dollaro nei primi anni ’80 fece aumentare i prezzi all’esportazione statunitensi e ridusse i prezzi dei beni importati negli Stati Uniti. Di conseguenza il disavanzo commerciale crebbe notevolmente. Quando, dopo il 1985, il dollaro si deprezzò, iniziò a ridursi. Il recente aumento del disavanzo delle partite correnti ha determinato l’apprezzamento del dollaro e una crescita lenta al di fuori degli Stati Uniti

257 Investimenti nazionali e crescita economica
I Paesi che hanno tassi di risparmio e di investimento elevati presentano anche tassi di crescita economica pro capite superiore alla media. Nel lungo periodo promuovere risparmio e investimenti elevati è una delle strade più sicure per aumentare la crescita

258 Investimenti nazionali e crescita economica
I Paesi che hanno tassi di risparmio e di investimento elevati presentano anche tassi di crescita economica pro capite superiore alla media. Nel lungo periodo promuovere risparmio e investimenti elevati è una delle strade più sicure per aumentare la crescita

259 Variazioni dell’offerta aggregata
In (a) la crescita del prodotto potenziale senza aumento dei costi di produzione fa spostare la curva OA verso destra da OA a OA’. Quando i costi di produzione salgono, per esempio a causa di costi di importazione più elevati, ma il prodotto potenziale rimane invariato, la curva OA si sposta verticalmente verso l’alto, come da OA a OA’’ in (b)

260 Somma dei due effetti Tra il 1982 e il 1999 il prodotto potenziale crebbe in seguito ad aumenti degli input di capitale e lavoro insieme ai miglioramenti tecnici. Contemporaneamente gli aumenti dei salari e di altri costi fecero salire il livello dei prezzi al quale le imprese realizzavano il prodotto potenziale

261 OA di breve e lungo periodo
La curva OA di breve periodo in (a) ha pendenza crescente perché molti costi non sono flessibili a breve termine; ma i prezzi e i salari vischiosi si sbloccano con il passare del tempo, perciò il diagramma OA di lungo periodo in (b) è una retta verticale e il prodotto è determinato dal PIL potenziale. Riuscite a vedere perché un economista keynesiano in (a) potrebbe sperare di stabilizzare l’economia manipolando la domanda aggregata, mentre un economista classico in (b) non lo farebbe?

262 La disoccupazione Livello dei prezzi PIL potenziale Inflazione
PIL reale Disoccupazione PIL potenziale

263 Legge di Okun ( ) Secondo la legge di Okun, ogni volta che il prodotto cresce più velocemente del potenziale del 2% il tasso di disoccupazione diminuisce di un punto percentuale. Questo grafico mostra che le variazioni di disoccupazione sono state ben previste dal tasso di crescita del pil. Stando alla retta, quale crescita del prodotto non porterebbe ad alcuna variazione della disoccupazione? Ad ogni 2 % di scostamento tra PIL reale e potenziale corrisponde un D 1% di occupazione/disoccupazione.

264 Salari rigidi e disoccupazione
disoccupazione volontaria Si possono rappresentare diversi tipi di disoccupazione usando lo schema microeconomico della domanda e dell’offerta. In (a) i salari salgono o scendono per bilanciare il mercato del lavoro: tutta la disoccupazione è volontaria. La parte (b) mostra che cosa accade se i salari non si adeguano per equilibrare il mercato del lavoro: al tasso salariale troppo elevato T**, i lavoratori del segmento JH sono occupati, ma quelli del segmento HG sono disoccupati involontari. Molti ritengono che (a) rispecchi il mercato flessibile del lavoro degli Stati Uniti mentre (b) mostra l’effetto delle elevate imposte sulla manodopera, dei salari minimi onnicomprensivi e della generosa legislazione di previdenza sociale dell’Europa

265 Tipologie di disoccupazione
Volontaria Frizionale Ciclica Strutturale Involontaria

266 Disoccupazione frizionale
U.S.A. Quanto tempo sono stati disoccupati i lavoratori? Le cifre sulla durata della disoccupazione mostrano la distribuzione in termini di lunghezza: nel 1999, un anno di piena occupazione, solo il 14% dei disoccupati rimase tale per più di 26 settimane, mentre il 41% trovò lavoro in meno di 5 settimane. Nelle recessioni la durata della disoccupazione aumenta

267 La disoccupazione nel tempo
Mentre la disoccupazione ha accompagnato il ciclo economico negli Stati Uniti senza evidenziare tendenze marcate, negli ultimi trent’anni in Europa ha subìto un’impennata. Parte dell’aumento nel continente europeo ha origine dal lato della domanda, ma la tendenza generale deriva dalle rigidità del mercato del lavoro e dalla legislazione di previdenza sociale

268 Inflazione e sue terapie
Che cos’è l’inflazione? Quali sono i suoi effetti economici? Quali forze determinano un’inflazione persistente? Come si può rallentare l’inflazione? Queste domande sono fondamentali per la teoria e la politica macroeconomica odierna

269 Andamenti di lungo periodo: U.K.
(1270 = 1) Il grafico mostra la storia dei prezzi e dei salari reali inglesi dal Medioevo. Notate che il prezzo di un paniere di beni è aumentato di quasi 400 volte dal Nei primi anni gli aumenti dei prezzi erano associati a incrementi dell’offerta di moneta, derivante dalle scoperte dei tesori del Nuovo Mondo e dalla coniazione di moneta durante le guerre napoleoniche. Notate l’andamento sinuoso del salario reale prima della Rivoluzione Industriale. Da allora i salari reali sono aumentati in modo rapido e costante

270 Andamenti di lungo periodo: U.S.A.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale i prezzi sono saliti a ogni conflitto e poi sono scesi di nuovo, ma dal 1945 si è avuta una tendenza costante alla crescita sia negli Stati Uniti sia in altri Paesi. Gli unici cambiamenti odierni riguardano il tasso di inflazione, non il fatto che l’inflazione esista

271 Inflazione in U.S.A. ( ) Storicamente negli Stati Uniti l’inflazione era variabile e raggiunse livelli inaccettabili nei primi anni ’80. Negli anni ’90 l’abile gestione della Federal Reserve insieme a un andamento favorevole dell’offerta portarono a un’inflazione bassa e stabile. (Fonte: Bureau of Labor Statistics, Questo grafico mostra l’indice dei prezzi al consumo.)

272 Livelli di inflazione Moderata (a una sola cifra): i cittadini si fidano della moneta (unità di conto, scambio e tesaurizzazione). Galoppante (a due o tre cifre): i cittadini non hanno fiducia nel valore a medio lungo termine (solo unità di conto e scambio). Iperinflazione (quattro o più cifre): la moneta è soppiantata da altre monete o dal baratto.

273 La moneta e l’iperinflazione in Germania, 1922-1924
Nei primi anni ’20 la Germania non riuscì a incassare imposte a sufficienza, perciò utilizzò la zecca per pagare i conti dello Stato. Le scorte di moneta salirono a livelli astronomici dall’inizio del 1922 al dicembre 1923 e i prezzi aumentarono vertiginosamente, mentre i cittadini tentavano disperatamente di liberarsi della moneta prima che perdesse tutto il suo valore

274 Effetti dell’inflazione
Redistribuzione del reddito e dei patrimoni. Distorsioni dei prezzi relativi. Disincentivazione del risparmio. Una inflazione bassa e prevedibile è spesso associata allo sviluppo economico. La deflazione è negativa come e più dell’inflazione. Perchè?

275 I prezzi nell’economia classica
Gli economisti classici ritenevano che non si potessero verificare lunghi periodi di sovrapproduzione. Se DA o OA si fossero spostate, i prezzi avrebbero reagito con flessibilità per assicurare che il prodotto di piena occupazione fosse venduto. Qui si vede come l’intrinseca flessibilità assicuri che i prezzi stessi scendano quanto basta per bilanciare le spese reali in condizioni di prodotto di piena occupazione dopo una diminuzione della domanda aggregata Legge di Say (1803): in un’economia di mercato l’offerta (rigida) crea la propria domanda; non esiste disoccupazione.

276 Modello keynesiano: la domanda aggregata determina il PIL
Nel modello keynesiano l’offerta aggregata ha pendenza crescente: ciò implica che, in presenza di una maggiore domanda aggregata, il prodotto aumenterà fino a quando vi sono risorse inutilizzate. Quando DA è depressa, il prodotto sarà in equilibrio nel punto A con elevata disoccupazione. Se la domanda aggregata sale da DA a DA’ il livello del prodotto reale aumenta da A a B, mentre anche i prezzi crescono. I keynesiani sottolineano che la stimolazione della domanda aggregata può riuscire ad aumentare il prodotto e l’occupazione

277 Politiche kenesiane PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

278 Il monetarismo Equazione di Fisher:
Teoria quantitativa della moneta: se V è costante, P*Q = M*V P*Q = K*M

279 La velocità di circolazione e le sue componenti
La velocità di circolazione della moneta è il rapporto tra il pil nominale e M1. Uno dei princìpi del monetarismo è che V è relativamente stabile e prevedibile. Quanto stabile appare V? Riuscite a pensare a qualche ragione per cui V sia aumentata nel corso del tempo? Suggerimento: pensate ai fattori che determinano la domanda di moneta

280 Teoria keynesiana e monetarista
In sostanza i monetaristi sostengono che ai fini della domanda aggregata conta solo la moneta, mentre i macroeconomisti tradizionali ribattono che la moneta conta quanto la politica fiscale. Una seconda differenza riguarda l’offerta aggregata: gli economisti keynesiani sottolineano che la curva OA è relativamente piatta mentre i monetaristi ritengono che, se i prezzi e i salari sono relativamente flessibili, il prodotto sarà prossimo al livello potenziale

281 Inflazione da domanda A livelli elevati di prodotto, quando la domanda aggregata aumenta, la spesa crescente crea competizione per beni limitati. Con una curva OA ripida, molta della spesa aggregata più elevata finisce col determinare prezzi più elevati. I prezzi salgono da P a P’. Questa è l’inflazione da domanda. Come verrebbe analizzata l’inflazione da costi in questo schema?

282 Inflazione da domanda A livelli elevati di prodotto, quando la domanda aggregata aumenta, la spesa crescente crea competizione per beni limitati. Con una curva OA ripida, molta della spesa aggregata più elevata finisce col determinare prezzi più elevati. I prezzi salgono da P a P’. Questa è l’inflazione da domanda. Come verrebbe analizzata l’inflazione da costi in questo schema?

283 Terapie dell’inflazione da domanda
Manovre monetarie (aumento del T.U.S., contingentamento del credito, vendita di titoli di stato, ecc.). Manovre fiscali (aumento di imposte e tasse). Accordi e/o vincoli sui prezzi.

284 Inflazione da costi (da offerta)
PIL potenziale Livello dei prezzi PIL reale

285 Terapie dell’inflazione da offerta
Manovre di politica economica a sostegno della produttività (defiscalizzazione degli oneri sociali, aumento dell’età pensionabile, sovvenzioni ed agevolazioni alla ricerca ed alla innovazione, ecc.).

286 Inflazione da offerta e spirale prezzi-salari
Supponiamo che i costi di produzione e DA aumentino del 3% annuo: le curve DA e OA si sposterebbero verso l’alto del 3% all’anno. Man mano che l’equilibrio si sposta da E’ a E” i prezzi salgono costantemente a causa dell’inflazione inerziale

287 Inflazione da offerta e spirale prezzi-salari
stretta monetaria Supponiamo che i costi di produzione e DA aumentino del 3% annuo: le curve DA e OA si sposterebbero verso l’alto del 3% all’anno. Man mano che l’equilibrio si sposta da E’ a E” i prezzi salgono costantemente a causa dell’inflazione inerziale

288 Inflazione e disoccupazione: la curva di Phillips
La curva di Phillips di breve periodo mostra la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione. La scala in colore di variazione dei salari, sull’asse verticale a destra, è superiore dell’1% alla scala in nero dell’inflazione, a sinistra, cioè del tasso presunto di crescita della produttività media del lavoro

289 Curva di Phillips o “ricciolo” di Phillips?
I dati sulla disoccupazione e sull’inflazione negli ultimi trent’anni mostrano un relazione complessa; le moderne teorie del nairu spiegano il “ricciolo” di Phillips e le punte rivolte verso l’interno e verso l’esterno mediante variazioni del tasso atteso di inflazione

290 Spostamenti della curva di Phillips dovuti a shock
Periodo 1. L’economia parte dal punto A, poi si espande, mentre la disoccupazione scende sotto il nairu fino al punto B nel periodo 2 e, di conseguenza, l’inflazione sale sopra il tasso inerziale. Periodo 3.Con il trascorrere del tempo, però, la maggiore inflazione viene prevista e incorporata nella nuova curva di Phillips di breve periodo, CPBP’. Quando l’economia ritorna al nairu, nel punto D, nel periodo 4, è ormai gravata da tassi inerziali ed effettivi di inflazione più elevati. Unite i punti A, B, C e D: spostandosi in senso orario, la curva ha prodotto un anello analogo a quello illustrato nella Figura 32.9 Curva di Phillips di breve periodo (periodi 1 e 2)

291 Spostamenti della curva di Phillips dovuti a shock
L’aumento dell’inflazione attesa comporta lo scorrimento da B a C Periodo 1. L’economia parte dal punto A, poi si espande, mentre la disoccupazione scende sotto il nairu fino al punto B nel periodo 2 e, di conseguenza, l’inflazione sale sopra il tasso inerziale. Periodo 3.Con il trascorrere del tempo, però, la maggiore inflazione viene prevista e incorporata nella nuova curva di Phillips di breve periodo, CPBP’. Quando l’economia ritorna al nairu, nel punto D, nel periodo 4, è ormai gravata da tassi inerziali ed effettivi di inflazione più elevati. Unite i punti A, B, C e D: spostandosi in senso orario, la curva ha prodotto un anello analogo a quello illustrato nella Figura 32.9 Curva di Phillips di breve periodo (periodi 1 e 2)


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