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Dory, ti voglio abbastanza bene.

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Presentazione sul tema: "Dory, ti voglio abbastanza bene."— Transcript della presentazione:

1 Dory, ti voglio abbastanza bene.
Foto di Robert Doisneau Dory, ti voglio abbastanza bene. Conversazione di e con Giancarlo Onger Monza, 29 aprile 2015

2 Ai servizi arriva una persona, non una sindrome.
Prima di tutto Ai servizi arriva una persona, non una sindrome.

3 Farsi domande per trovare risposte
“… deprehendas te oportet, antequam emendes …“ (conviene dunque che tu ti sorprenda in errore prima di cominciare a correggerti) (L. A. Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, Liber Tertius, epistula XXVIII, IX)

4 (Associazione Handiamo)
“Le persone con disabilità non sono un mondo a parte, ma una parte del mondo” (Associazione Handiamo)

5 Dalla relazione finale della commissione senatoriale “Falcucci”, 1975
Condizione essenziale è che tutti gli operatori, docenti e specialisti, lavorino in équipe per l’attuazione dei finì indicati, e per tutti gli interventi ritenuti necessari onde evitare che il loro apporto si vanifichi in generiche ed unilaterali iniziative. Quanto alle figure degli specialisti, si ritiene di dover fare riferimento agli assistenti sociali; psicologo, pedagogista specializzato; tecnici riabilitativi e specialisti clinici adatti a seguire le dinamiche dei singoli gruppi.

6 ECOSISTEMA Unità ecologica fondamentale formata da una comunità di organismi viventi in una determinata area e dal suo specifico ambiente fisico, con il quale gli organismi sono legati da complesse interazioni e scambi di energia e di materia. ALUNNO PERSONA FAMIGLIA TERRITORIO ASL/AO SCUOLA ENTE LOCALE ECOSISTEMA EDUCATIVO Ecologia dello sviluppo umano: rapporto dinamico tra uomo e ambiente nello sviluppo. (Bronfenbrenner) Ambiente ecologico: strutture INCLUSE l’una nell’altra; le relazioni tra le strutture sono importanti quanto le strutture stesse.

7 NOMEN OMEN Assistente ad personam Assistente educativo-culturale
Assistente socio-educativo Assistente educatore NOMEN OMEN

8 BASSO DI STATURA: SVANTAGGIATO VERTICALMENTE
C’ERA UNA VOLTA …L’HANDICAPPATO BREVE CORSO DI IGIENE VERBALE BASSO DI STATURA: SVANTAGGIATO VERTICALMENTE GRASSO: SVANTAGGIATO ORIZZONTALMENTE CIECO: VISUALMENTE SVANTAGGIATO CADAVERE: DIVERSO DA UN PUNTO DI VISTA METABOLICO SENZATETTO: SVANTAGGIATO DA UN PUNTO DI VISTA RESIDENZIALE POVERO: PERSONA AVVANTAGGIATA IN ALTRI MODI (Edoardo Crisafulli, IGIENE VERBALE, Vallecchi) THE POWER OF LANGUAGE A PRATICAL GUIDE TO THE USE OF LANGUAGE, MANCHESTER (2000) (In dotazione alla polizia della città)

9 Come risposta alla superficialità della fisiognomica, c’è bisogno di conoscere la persona nella sua interezza. La diagnosi è una misera sintesi di storie complesse che accompagnano il percorso di vita di ognuno di noi. E se parliamo di vita la qualità dell’offerta formativa non può non essere rapportata alla qualità della vita. La persona

10 “Qui come altrove, è un cambiamento che lo storico vuol cogliere
“Qui come altrove, è un cambiamento che lo storico vuol cogliere. Ma nella pellicola che prende in esame, soltanto l’ultimo fotogramma è intatto. Per ricostruire i tratti sfocati degli altri, è stato necessario anzitutto svolgere la bobina in senso inverso a quello seguito nella ripresa”. (Bloch, 1998) Come un film

11 I DOMINI DELLA QUALITA’DELLA VITA 1- benessere emozionale 2- relazioni interpersonali 3- benessere materiale 4- sviluppo personale 5- benessere fisico 6- autodeterminazione 7- inclusione sociale 8- diritti

12 DISABILITÀ Conseguenza o risultato di una complessa relazione tra
la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo. DISABILITÀ

13 UNA QUESTIONE DI APPROCCIO
ANTROPOCENTRICO DISTURBOCENTRICO

14 1 ALUNNO NELLA SUA UNICITA’ 2 CONTESTI 3 RELAZIONI ALCUNI CAPISALDI

15 ICF come chiave di lettura
La bontà della via italiana, che ha scelto l’integrazione in tempi non sospetti, è suffragata, a mio avviso, dagli assi portanti dell’ICF e rafforzata, se mi permettete, dalla scoperta tutta italiana dei neuroni/inoruen specchio.

16 Lorenzo Lotto, Triplice ritratto di orefice, 1530 L’approccio olistico
Ci obbliga a scandagliare tutti gli aspetti della persona. Una visione a trecentosessanta gradi, bio-psico-sociale, ci restituisce la dinamicità della crescita che non è ferma, imbalsamata nelle definizioni delle diagnosi. Una crescita destinata ad incontrare barriere, ma anche facilitatori a seconda dell’ambiente che circonda la persona.

17 Insieme Con Fiducia Proiettato sullo sfondo integratore della qualità della vita, l’ICF si affranca da una connotazione esclusivamente “medicale” per trovare anche ragioni pedagogiche nel senso più ampio della parola, evitando di entrare nella nicchia della disabilità. “Un autentico ricercatore di verità non seguirà le mode; diffiderà di esse e le saprà anche combattere se necessario”. (Karl Popper)

18 La forte connotazione interprofessionale e interistituzionale ne fa uno strumento molto utile per la prospettiva del progetto di vita che non può e non deve esaurirsi con il ciclo scolastico. ICF e progetto di vita

19 “L’educazione inclusiva mira a garantire la partecipazione di tutti gli alunni nel processo di apprendimento in quanto persone e non perché appartenenti a una“speciale” categoria. R. Medeghini, W. Fornasa, M. Maviglia, G.OngerL'INCLUSIONE SCOLASTICA Processi e strumenti di autoanalisi per la qualità inclusiva – Ed Vannini SCUOLA INCLUSIVA

20 ACQUISIRE LA CONSAPEVOLEZZA DEI DOVERI E DEI DIRITTI
ALLEANZE

21 L’ALTRO IO L’ALTRO “L’altro può quindi essere visto sia come nemico, sia come cliente. Sono la situazione, le circostanze, il contesto a decidere se, in un dato momento, vediamo la stessa persona come un nemico o come un partner”. Kapuscinski, Ryszard, L’altro, Feltrinelli,2012

22 L’alunno non è una persona passiva , ma un protagonista della propria crescita
L’ educatore, senza imporre la propria mentalità, dovrebbe riuscire a realizzare una comunicazione autorevole, in cui a ciascun partecipante sia data la possibilità di “mettere in comune”. Per fare ciò bisogna riconoscer e all’altro lo stesso valore e la stessa dignità che si riconosce a se stessi. (Da: Paolo Perticari, La scuola che non c’è, Armando Editore, 2008) Ogni conoscenza reciproca deve sviluppare non un adattamento unilaterale, ma vicendevole. Questa reciprocità può consentire un’evoluzione più armonica del vivere insieme.

23 Progetto di vita: una definizione.
L’insieme organizzato delle risposte e degli interventi che accompagnano la persona nei suoi cicli di vita, seguendone la modificazione dei bisogni nelle differenti fasce di età e in relazione agli ecosistemi in cui è inserito, con l'obiettivo di garantirgli la più alta qualità di vita possibile.

24 PROGETTO DI VITA SOSTENIBILITÁ QUALITA’

25 “Altra cosa sarebbe pensare plurale” Andrea Canevaro, Animazione Sociale, giugno/luglio 2012
Vi è una grave carenza di competenza per un agire cooperativo, al di là della disponibilità soggettiva. Non esiste un punto di vista che comprenda in sé tutte le prospettive. Piuttosto esistono versioni multiple che a volte possono convivere in relativa armonia fino a produrre insieme pensieri complessi, plurali al loro interno, che aiutano a comprendere meglio la situazione, altre volte sono inconciliabili l’una con l’altra, come quando ogni operatore continua a descrivere la realtà unicamente dentro il suo linguaggio. Un servizio deve contaminarsi e darsene ragione in quanto la contaminazione è propria dei sistemi complessi che cercano vie di uscita dai problemi. È lo specialismo una vera e propria malattia endemica. Proponiamo la competenza solidale.

26 Interdipendenza positiva attraverso le competenze solidali
CLASSE DOCENTI ASSISTENTI ALUNNI COLLABORATORI SCOLASTICI

27 L’arte del mescolare Le capacità Le abilità Gli ostacoli
I facilitatori Le performance I linguaggi Le discipline I saperi Le conoscenze Le competenze

28 Un contributo dal sociale: senza reti nessuno si salva.
Le reti forniscono identità e aiuto materiale. Mettere la lente sulle reti di cui le persone dispongono è cogliere un aspetto cruciale del vivere contemporaneo. Si è buone madri perché si ha una rete intorno (rete di prossimità). Nelle reti troviamo la possibilità di essere riconosciuti dagli altri. Chi ha meno reti sono i gruppi sociali più deboli. Un contributo dal sociale: senza reti nessuno si salva. Intervista a Paola Di Nicola, sociologa, docente Università di Verona Da: ANIMAZIONE SOCIALE N. 262, aprile 2012

29 Con quali modalità affrontare la coprogettazione del PEI da parte degli insegnanti, degli operatori socio – sanitari, in collaborazione con i genitori se si hanno convinzioni diverse in ordine alle capacità, conoscenze, grado di autonomia dell’alunno? Come riuscire a rendere complementari le azioni dei vari attori implementate in contesti diversi? Sono solo alcune delle questioni sul tappeto che, peraltro, si possono benissimo mettere in campo per ogni alunno in quanto tutti fanno i conti con la costruzione del proprio progetto di vita. La rete

30 Interrogativi 1 Durante una giornata-tipo il nostro alunno “porta se stesso” in numerosi contesti di vita: la famiglia, la scuola, il pulmino, l’oratorio, la palestra, ecc. Quali messaggi educativi incontra? Quali potenzialità sono offerte dalla specificità dei diversi contesti? Quale coerenza è auspicabile? Quali problemi per il soggetto e per il contesto da eventuali discordanze o messaggi, non necessariamente verbali, disconfermanti da un contesto verso l’altro?

31 La scuola ha il suo progetto educativo, l’ASL ha il suo progetto riabilitativo, la famiglia ha il suo progetto di vita, il volontario ha il suo progetto di coinvolgimento, l’associazione ha il suo progetto di supporto….Che ne è del nostro bambino/ragazzo? Si può lasciare al caso l’integrazione di tutti questi interventi? Interrogativi 2

32 Cosa fare e, soprattutto, come fare Medeghini, Cavagnola, L’assistente educatore nella scuola, Edizioni Vannini, 2001 L’intervento dell’assistente educatore si definisce e concretizza all’interno del campo sociale, inteso come area dei bisogni espressi nella interazione con un contesto sociale, ed educativo, e come azione tendente a produrre un cambiamento nel soggetto e/o nel gruppo e/o contesto in cui si colloca.” (D. Demetrio, 1990)

33 Le azioni rivolte al gruppo e al contesto in cui il soggetto è inserito hanno l’obiettivo di contrastare il rischio del mancato adattamento e della marginalità sociale. Il punto di vista che si deve adottare non è tanto quello del deficit, bensì quello del contesto e si traduce con una domanda fondamentale per l’azione dell’assistente educatore: “Quali chiavi di lettura e quali strumenti offro a chi sta attorno al soggetto per interagire con lui?” (ad es. di fronte all’aggressività, alle urla, ai silenzi, quali relazioni di aiuto attivo?) ASSISTENZA Azioni finalizzate all’igiene, alla pulizia personale, all’alimentazione e all’abbigliamento; l’accompagnamento e l’assistenza negli spostamenti. AUTONOMIA DI BASE che comprende l’alimentazione, l’igiene e la cura della persona, l’abbigliamento, gli spostamenti. SOCIALE che include l’orientamento nel tempo e nello spazio, l’utilizzo di ausili, l’utilizzo del denaro, del telefono, dei mezzi pubblici. COMUNICAZIONE Si individuano le attività finalizzate alla motivazione della comunicazione, alla comprensione e produzione di richieste con i diversi codici: verbale, gestuale, iconico, simbolico. AZIONI CON IL SOGGETTO: si intendono tutte quelle attività svolte direttamente col soggetto e/o col gruppo o contesto nel quale è inserito.

34 1) Azioni per il soggetto 2) Azioni per il progetto
2) AZIONI PER IL PROGETTO L’azione acquista una dimensione collegiale in quanto viene richiesta l’interazione con le figure che, a vario titolo, intervengono nella gestione e realizzazione del progetto: insegnanti, specialisti, famiglia… Questa dimensione rimanda al concetto di progettualità condivisa, di azione complementare e coordinata, di valutazione progressiva che analizza lo svolgersi del progetto man mano che si compie. 1) AZIONI PER IL SOGGETTO L’ambito è quello della progettazione e della organizzazione. Sono comprese tutte quelle operazioni di preparazione, organizzazione e messa in opera finalizzate all’esito positivo dell’intervento. Le azioni per il soggetto richiedono infatti intenzionalità e consapevolezza progettuale, di verifica e di valutazione dell’intervento in modo da poter adattare e modificare l’attività in base alla variazione dei bisogni del singolo e del contesto. 1) Azioni per il soggetto 2) Azioni per il progetto

35 AZIONI PER LA FORMAZIONE
La complessità dei compiti richiede una formazione teorico-metodologica che consenta agli operatori di agire adeguatamente e consapevolmente sul versante della relazione, della mediazione, del progetto e dell’operatività per evitare: atteggiamenti troppo “personalizzati”; atteggiamenti troppo “relazionali”; atteggiamenti totalizzanti del rapporto a due. AZIONI PER LA FORMAZIONE Le attività e le caratteristiche del lavoro di assistente educatore richiedono un forte investimento nel settore della formazione iniziale , ma soprattutto continua.

36 L’osservazione L’osservazione, a mio avviso, è uno strumento molto importante e propedeutico alla programmazione e, più in generale, permette: la costruzione di significati ad opera dell’osservatore; la reciprocità osservativa, in quanto chi è osservato è a sua volta osservatore; l’espressione di punti di vista in virtù non solo delle diverse rappresentazioni che condizionano le esperienze osservative, ma anche dei significati che vengono attribuiti alle relazioni. In questa prospettiva la realtà osservata non è oggettiva, ma è condizionata dai significati attribuiti dall’osservatore alle varie relazioni: in tal modo l’osservazione diventa un’azione pluridirezionale e circolare in quanto si stabilisce un’influenza reciproca fra gli attori del contesto.

37 OSSERVARE PER DEFINIRE L’ALTRO: l’obiettivo è la descrizione “dell’altro” attraverso parametri e criteri che consentono di definire la distanza dalla norma e richiedono all’osservatore un particolare distanziamento dal soggetto. RICONOSCERE L’ALTRO: l’osservatore si pone il problema di conoscere chi gli sta di fronte; in tal modo vengono accolte la storia del soggetto, la sua originalità fatta di potenzialità e limiti. RICONOSCERSI NEL RAPPORTO CON L’ALTRO: l’osservazione richiama in questo modo la relazione osservatore-osservato ed introduce un aspetto dinamico. In questa dimensione si evidenzia uno scambio continuo di informazioni attraverso un gioco di regolazioni reciproche e di una riflessione sulla propria osservazione. Emersione del quadro potenziale Evidenza del rapporto fra soggetto ed ecosistema Accompagnamento dell’azione per eventualmente poterla riorientare Strumento di comunicazione e confronto fra gli osservatori IMPORTANTE L’osservazione deve far emergere il rapporto esistente tra il soggetto ed i suoi ambienti di vita. Questo è possibile se si indaga la reciprocità delle richieste e delle aspettative fra ambiente e soggetto.

38 Testimoniare documentare
Le testimonianze individuali sono molto importanti, ma per essere efficaci devono diventare rete, lasciare tracce attraverso la documentazione. Lo scopo non è la trasferibilità delle esperienze, a cui personalmente non credo, ma il trasferimento delle emozioni, della passione, di alcune idee che ci aiuteranno a progettare il nostro percorso. Nello stesso tempo lo scambio, il confronto ci faranno sentire parte di un progetto più grande: organizzare la scuola di tutti attraverso l’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori.

39 … Come ho detto sono affiorati tanti pensieri
… Come ho detto sono affiorati tanti pensieri. E allora faccio un passo indietro e mi viene in mente la nascita di mio figlio, lunedì saranno vent'anni, e ricordo l'arrivo della “diagnosi”. Quel momento quando ci si sente cadere nel vuoto dell'ignoto e non sai dove andrai a sbattere o se c'è una rete di salvataggio. Bene, credo che quella rete ci sia, ovvero, dovrebbe esserci, e sono i medici, gli infermieri, i genitori, gli amici, i genitori degli amici, i vicini di casa. Persone Persone che con un gesto o una parola aiutano a ridimensionare tutto, a raccogliere i pezzi e a cercare di dare un senso a quello che ci è capitato. Appunto, le persone, non l'istituzione, non “L'ASL”, “la scuola” e tanto meno le banche o la politica. Quando mi trovo davanti una persona che sa ascoltarmi, capace di comprendere le mie speranze e le mie angosce, allora mi sento accolta e di conseguenza, anche mio figlio. Una persona può essere la più brava nel proprio settore ma se manca di umanità, le sue qualifiche per me sono carta straccia… (aprile 2012) Janet R.,una mamma

40 EDUCAZIONE/FORMAZIONE PERMANENTE
“La convinzione che l’adulto educato non abbia più bisogno di leggere la si ritrova chiaramente nella cosiddetta “teoria del cammello” seconda la quale, prima di incominciare il viaggio della vita (o dell’insegnamento, np), riceviamo tutto il nutrimento mentale (o professionale, np) di cui abbiamo bisogno per attraversare l’intero percorso”. Mauro Guerrini (a cura di),Leggere Ranganathan, AIB

41 La storia in tre tempi Passato Presente Futuro
Liberiamoci dalla tirannia del passato. Presente Viviamo consapevolmente il presente senza essere intrappolati nella/dalla quotidianità. Futuro Non lasciamocelo scippare dai profeti di sventura. La storia in tre tempi

42 (Zygmunt, Bauman, Conversazioni sull’educazione, Erickson, 2012)
“Non è più questione di essere tolleranti, poiché la tolleranza è un’altra faccia della discriminazione; la sfida si situa a un livello più alto e attiene alla creazione di un sentimento di solidarietà”. (Zygmunt, Bauman, Conversazioni sull’educazione, Erickson, 2012) Tolleranza

43 Una metafora bio – psico - sociale
L’orto sinergico con il tutor: una straordinaria dimostrazione di comunità mutualistica. Ognuno dà il proprio contributo secondo le proprie caratteristiche, le proprie risorse, prendendo atto dei propri limiti.

44 “… Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza…” (Indicazioni per il curricolo, 2007)

45 Essere professionisti riflessivi non significa essere perennemente in crisi e sentirsi perennemente inadeguati. Significa uscire dalla fase impressionistica e basare il proprio lavoro quotidiano sulla riflessione critica per trovare nuove soluzioni.

46 Meri. Sì. Ti amo. Come te nessuna.
“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”. Robert Doisneau, Meri. Sì. Ti amo. Come te nessuna.


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