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Primo modulo: cos’è, a che serve, come opera la cittadinanza attiva

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Presentazione sul tema: "Primo modulo: cos’è, a che serve, come opera la cittadinanza attiva"— Transcript della presentazione:

1 Primo modulo: cos’è, a che serve, come opera la cittadinanza attiva

2 Che significa essere cittadini attivi?
prendiamo il caso del signor Cirillo

3 La cittadinanza tradizionale si può definire come un insieme di diritti e doveri che regolano il rapporto tra il cittadino e lo stato a cui esso appartiene. L’esercizio del diritto di voto è la forma più alta di espressione della cittadinanza, ma nello stesso tempo indica una concezione riduttiva del cittadino, considerato maturo solo fino al punto di scegliere altre persone che si occuperanno della cura dell’interesse generale.

4 La cittadinanza del signor Cirillo, invece, è qualcosa di più concreto, che si realizza non solo al momento del voto ma tutti i giorni Possiamo definire la nuova cittadinanza come esercizio di poteri e responsabilità del cittadino nella vita quotidiana della democrazia, dove si affrontano problemi di rilevanza pubblica.

5 come e perché si diventa cittadini attivi?
consideriamo le ragioni della signora Maria Grazia

6 quindi le ragioni per cui si diventa cittadini attivi possono essere:
il desiderio di stare insieme ad altri in modo più autentico la voglia di conoscere la realtà “in diretta”, senza mediazioni il desiderio di giustizia la solidarietà il cambiamento della realtà la voglia di contare ed essere protagonisti

7 alcuni esempi di organizzazioni di cittadinanza attiva
volontariato associazionismo imprese sociali comunità di accoglienza gruppi di auto-aiuto movimenti di rappresentanza e di tutela network e coalizioni organizzazioni non governative

8 una definizione di cittadinanza attiva
Cittadinanza attiva è la capacità dei cittadini di organizzarsi autonomamente in una molteplicità di forme per tutelare diritti esercitando poteri e responsabilità nelle politiche pubbliche per la cura dei beni comuni.

9 a che serve la cittadinanza attiva?
Serve a prendersi cura dei beni comuni I beni comuni sono beni di proprietà di tutti e che ciascuno può utilizzare liberamente. Sono beni comuni l’ambiente, la salute, la cultura e altri pilastri della vita sociale. Essi sono continuamente minacciati da un uso egoistico e speculativo. Il loro impoverimento equivale a un impoverimento di tutta la società.

10 prendersi cura dei beni comuni è possibile perché abbiamo il potere di incidere sulla realtà e sui comportamenti di altri soggetti

11 i poteri specifici del cittadino
il potere di produrre informazioni e interpretazioni sulla realtà; il potere di cambiare le coscienze usando i simboli; il potere di costringere le istituzioni a funzionare in coerenza con la loro missione; il potere di cambiare concretamente le situazioni; il potere di creare alleanze e partnership.

12 a che serve la cittadinanza attiva?
serve per rendere effettivi i diritti che sono proclamati nelle leggi questi diritti, come sappiamo bene, sono garantiti con molta difficoltà, e spesso non lo sono affatto, dalle pubbliche istituzioni che se ne dovrebbero occupare, se queste sono da sole a farlo.

13 non è facile tutelare i diritti
quando qualche cittadino si rimbocca le maniche e risolve problemi di interesse pubblico, invece che essere ringraziato, spesso viene multato.

14 i cittadini attivi, oggi, dovrebbero essere più garantiti grazie a questo articolo inserito nella Costituzione “Stato, regioni, province, città metropolitane e comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà”. (art.118 quarto comma)

15 come opera la cittadinanza attiva?
ecco alcuni esempi

16 fine

17 Il signor Cirillo, un piccolo imprenditore sulla sessantina, molti anni fa andò a Roma da una regione del sud per ricoverarsi in un grande ospedale. Cardiopatico, doveva subire una operazione per mettere un pace-maker. Arrivato all’ospedale, fu ricoverato nel reparto di cardiochirurgia dove trovò un’altra ventina di malati in attesa della stessa operazione. Non comprendendo la ragione della presenza di così tante persone si informò e scoprì che l’ospedale aveva finito i soldi per comprare i pace-maker: in quella voce di bilancio non c’era più nulla e bisognava quindi aspettare non si sa cosa per poter acquistare questi strumenti e quindi operare i malati. Il signor Cirillo non era certo un malato molto paziente, e del resto non era affatto contento di stare chiuso in una camerata con il pigiama a fare nulla e dovendo oltretutto subire quegli orari assurdi. Ma la sua pazienza si esaurì del tutto non appena fece quattro conti e scoprì che con i soldi che l’ospedale stava sperperando per tenere venti malati in ospedale senza far loro niente si sarebbe potuto comprare un numero di pace-maker molto superiore alle necessità, addirittura sufficienti per arrivare alla fine dell’anno (era luglio). Fu così che il signor Cirillo decise di cominciare uno sciopero della fame in ospedale. Comunicò la decisione ufficialmente alla caposala, telefonò ai giornali locali e al Tribunale per i diritti del malato.

18 Naturalmente la notizia dello sciopero fece il giro della città e soprattutto gettò nel panico i responsabili dell’ospedale, anche perché subito l’assessore regionale e lo stesso ministro della sanità cominciarono a loro volta ad agitarsi. Del resto, non era una cosa da tutti i giorni che un cardiopatico ricoverato in attesa di una operazione facesse uno sciopero della fame. Tutti i tentativi di convincere il signor Cirillo a smettere lo sciopero, fatti dal direttore sanitario e dal primario del reparto, risultarono vani. Cirillo era irremovibile. Anche i tentativi di spaventarlo enfatizzando i danni alla salute che gli potevano derivare non fecero altro che aumentare la sua determinazione: se mi succede qualcosa, disse, sarà per colpa vostra. Ci fu anche un tentativo, piuttosto ingenuo, di corruzione: chissà come, i sanitari trovarono un pace-maker e corsero da lui per operarlo subito. Ma Cirillo disse che non ci pensava per niente e che lui si sarebbe operato per ultimo perché prima avrebbero dovuto operare tutti gli altri. Alla fine, non si sa come, i soldi furono trovati, i pace-maker comprati e i pazienti operati. Tutti ne ebbero un vantaggio: i pazienti che videro tutelato il loro diritto alla salute e lo stato che interruppe un assurdo spreco di risorse finanziarie. Il signor Cirillo, vinta la sua battaglia, salutò tutti e se ne tornò a casa.

19 La denuncia che intendo presentare al Tribunale per i diritti del malato riguarda il ricovero e il decesso di mia figlia Valentina, avvenuto nel 1978 presso la seconda clinica pediatrica del Policlinico di Roma. Voglio premettere che consegnare nelle vostre mani quanto porto con me da due anni non significa solo fornirvi dei dati utili per il vostro lavoro, che è anche il mio, ma affidarvi anche qualcosa di estremamente delicato, sofferto in prima persona e che segna la mia coscienza di un grave senso di responsabilità. Sono convinta che parte della colpa di quanto oggi avviene negli ospedali ricada su coloro che subiscono tacendo. Prima di tutto voglio dire qualcosa sulla mia presenza, mia e di altre madri, nell’ospedale. Faccio notare che è ben diverso avere il diritto di assistere il proprio figlio in ospedale anziché avere un permesso a discrezione di un primario. La soggezione psicologica che si viene a verificare fa sì che la madre abbia letteralmente paura di inimicarsi anche l’ultimo dei portantini per il rischio di essere mandata via. (…) L’ospedale è per i bambini dolore, paura fisica, una dimensione assurda e ingiustificata che ti fa sentire diverso, punito per la tua malattia. La terapia delle iniezioni veniva praticata a mezzogiorno e a mezzanotte, credo per una suddivisione del lavoro nei turni delle infermiere, senza tener conto dell’esigenza dei bambini che dovrebbe essere primaria. Mia figlia faceva delle iniezioni molto dolorose di due tipi di antibiotici mescolati insieme. A mezzogiorno, poco dopo la terapia le veniva portato il pranzo che mia figlia, sfinita dal pianto e dallo stress emotivo, quasi sempre saltava, addormentandosi. Ancora più drammatico a mezzanotte, quando venivamo svegliati di soprassalto dalla luce al neon accesa in camera. Il primo giorno di ricovero, al termine di una giornata stressante tra prelievi, analisi, visite, lastre, di notte, dopo aver sperimentato per la prima volta con grande stupore questa incredibile prassi, subimmo una ulteriore, crudele follia: dopo che la bambina si era calmata e stava per prendere sonno venne la stessa infermiera che in malo modo mi disse di spogliarla nuda per poterla pesare e misurare l’altezza. Nonostante le mie proteste, i miei richiami a un minimo di ragionevolezza, pretese di adempiere a quella disposizione a cui si sarebbe potuto ottemperare tranquillamente la mattina dopo, suscitando altro pianto e paura perfettamente inutili.

20 Per quanto riguarda il personale devo dire che se c’è in qualche caso un comportamento più umano ciò dipende solo dalla sensibilità e dalla buona volontà individuale. Non c’è nessuna norma in proposito a cui appellarsi per ottenerne rispetto. Può capitare di essere trattati villanamente per motivi futili e assurdi, sia dalla portantina che dal primario barone. (…) C’è poi un altro grave problema: l’atteggiamento paternalistico del medico, che ti considera un intralcio escludendoti dalla gestione della malattia di tuo figlio, immaturo tanto da non volerti spiegare diffusamente e chiaramente le cause del male. Questo fa sì che i genitori non siano assolutamente preparati alle eventuali conclusioni tragiche della malattia del proprio figlio, cosa che purtroppo è capitata anche a noi che ci siamo trovati ad affrontare la morte della bambina mentre ancora ci si davano speranze, nonostante che le condizioni di mia figlia fossero così gravi e irrevocabili che perfino un profano poteva capire che non ce l’avrebbe fatta. Ritengo che il genitore abbia diritto all’informazione costante e chiara come anche che le sue opinioni debbano avere un minimo di credito presso i medici. Spesso ho segnalato durante la visita fatti notati da me e da mia figlia stessa che sono sempre stati disattesi, salvo poi essere puntualmente verificati magari due o tre giorni dopo come scoperte fatte dai medici. Si può solo assistere impotenti: non si possono condividere i rischi della terapia né conoscerne l’utilità. Questa espropriazione si verificherà anche oltre il decesso: il corpo non è tuo ma ancora una volta dell’ospedale. (…) Così quella sera, quando la bimba morì, dopo averla accompagnata alla camera mortuaria avvolta solo in un lenzuolo per un lunghissimo percorso nei sotterranei dell’ospedale, ce ne dovemmo tornare a casa, né io la potei accudire in alcun modo. E che dire del personale della camera mortuaria che veste camici imbrattati di sangue e bestemmia caricando e scaricando salme al piano superiore per le autopsie? Grazie a una lauta mancia sono potuta stare mezz’ora accanto a mia figlia e uno di questi inservienti si è avvicinato proponendomi in tono complice l’acquisto di un loculo per il cimitero. Di lui ho saputo che era già stato in prigione per lenocinio ed è stato lui che l’indomani ha vestito mia figlia per l’ultima volta perché a me non è stato concesso di farlo. Se riferisco questi particolari non è certo per morbosità o per sadismo ma perché voglio con tutte le mie forze che la situazione cambi e che altri non debbano soffrire quello che abbiamo sofferto noi. Avrei molti altri episodi da raccontare ma credo che questi possano bastare per descrivere una situazione che, se cambiasse, non potrei altro che essere contenta. Non desidero infatti la vendetta che potrei avere per altre strade. Resta però il fatto che mia figlia ha finito i suoi giorni in uno squallido e triste modo, fra tante sofferenze inutili e tanta paura che si sarebbero potute evitare se le mamme che prima di me hanno passato la stessa esperienza avessero parlato e protestato

21 Chi dovrebbe tutelare i diritti …
Qualche anno fa, una donna è morta di parto. Il medico è stato indagato e rinviato a giudizio per omicidio colposo, ma il processo non si è mai celebrato. Scioperi del settore, carenza di magistrati, cambi del titolare della inchiesta, e probabilmente qualcosa di peggio, hanno fatto sì che il processo di primo grado non sia mai nemmeno cominciato. Passati cinque anni, il reato è stato prescritto. Il Movimento, nell’ambito di un programma finanziato dalla Commissione Europea, ha patrocinato una causa civile della famiglia contro il Ministero di grazia e giustizia che ha la responsabilità della organizzazione degli uffici giudiziari. Il processo di primo grado si è concluso e ha dato torto alla famiglia: nella sentenza c’è scritto che il cittadino non ha diritto a un processo in tempi rapidi e che, anzi, non c’è proprio nessun diritto soggettivo o interesse legittimo alla giustizia per il cittadino. Si aspetta ora il processo di appello che è stato promosso dalla famiglia con il sostegno del Movimento. Per fortuna, comunque, la Corte europea di giustizia condanna regolarmente lo stato italiano a risarcire i cittadini a causa della lunghezza dei processi.

22 Imputati per eccesso di cittadinanza
Roma Gli abitanti del quartiere di Torbellamonaca edificano un campo di calcio su un terreno di proprietà del comune di Roma, da tempo abbandonato e divenuto ormai una vera e propria discarica. Per questo vengono denunciati. Per anni avevano chiesto al Comune di intervenire per la bonifica di quel terreno. Avellino I ragazzi di un centro sociale ristrutturano un asilo comunale in disuso, quasi distrutto dai teppisti e rimasto in pessime condizioni per molto tempo, e lo adibiscono a spazio di incontro e di ricreazione. I ragazzi sono stati fatti sgombrare mentre lo rimettevano a posto, alcuni sono stati denunciati, due o tre di essi hanno subito un processo per “occupazione di suolo pubblico”. Corcolle (Roma) Viste le condizioni nelle quali sono le strade e i marciapiedi del loro quartiere, gli abitanti di Due Colli si mettono d’accordo e li riparano, da soli, con le ruspe. Vengono denunciati dal comune di Roma, i marciapiedi sono smontati, le ruspe requisite. Taranto Alcuni avvocati del locale coordinamento Giustizia per i diritti vengono denunciati al loro ordine professionale per aver patrocinato gratuitamente la causa di un cittadino senza mezzi. L’accusa è di concorrenza sleale. Rimangono sospesi e indagati per parecchio tempo. Vicenza Un’associazione di ex alpini, ospite in un edificio del comune, a sue spese rivernicia e cambia gli infissi della sede. Per questo viene multata. Un tabaccaio mette a disposizione all’interno del suo locale un contenitore per lo smaltimento delle pile esaurite. Provvede poi lui a smaltirle, una volta che il contenitore si è riempito, portandole al raccoglitore comune, che si trova in un luogo impervio e difficilmente raggiungibile. Multato.

23 Livorno I ferrovieri della tratta Livorno-Bologna chiedono la sostituzione di un locomotore sprovvisto di dispositivo di sicurezza. Multati. Roma I genitori ripuliscono di svastiche e frasi razziste i muri della scuola dei loro ragazzi. Multati. Allume-Giglio (Grosseto) Alcuni cittadini risistemano una strada sterrata, trascurata al punto da essere diventata impraticabile. Multati. Sapri (Salerno) Il gruppo locale del Tribunale per i diritti del malato si reca presso l’ospedale per effettuare un sopralluogo, regolarmente autorizzato dall’azienda sanitaria. Ma di fronte ai reclami degli esponenti del Tribunale per la gravità della situazione trovata, le autorità ospedaliere li denunciano per interruzione di pubblico servizio. Al processo vengono assolti solo perché una televisione locale aveva ripreso il sopralluogo, filmando la situazione di estremo degrado dell’ospedale. Una commerciante ripulisce il marciapiede davanti al proprio negozio dagli escrementi dei cani e da altri rifiuti che i netturbini non hanno provveduto a eliminare. Le viene comminata una multa dai vigili, con l’accusa che, bagnandolo, ha reso scivoloso il marciapiede. Rieti Il Circolo locale di Legambiente dà inizio a una campagna di sensibilizzazione contro un progetto dell’amministrazione comunale, che prevede la costruzione di un parcheggio proprio al di sotto di una piazza del centro storico. L’amministrazione comunale denuncia per diffamazione gli aderenti al Circolo e i vigili urbani li multano per aver distribuito senza autorizzazione dei volantini. Busto Arsizio (Varese) In treno un viaggiatore viene multato dal controllore perché, visto che la macchinetta obliteratrice è rotta, ha annullato il suo biglietto scrivendovi data e ora dell’inizio del viaggio.

24 L’ emergenza idrica A Foggia l’acqua viene razionata dal mese di novembre. Nelle abitazioni ai piani medi l’acqua arriva ai rubinetti fino alle ore Il problema esiste da molti anni ma quest’anno la situazione è allarmante. Nel mese di gennaio 2001 è stato promosso e realizzato dall’Assemblea territoriale di Cittadinanzattiva di Foggia un convegno pubblico (mobilitazione) sull’annoso problema dell’acqua. Nel corso del convegno è stato presentato un dossier dal coordinatore dell’assemblea contenente dati, informazioni e proposte. Dal convegno sono scaturite tre piste di lavoro: avvio di una campagna sull’acqua attraverso un monitoraggio capillare esteso anche alle regioni limitrofe; costituzione di un tavolo interregionale con i rappresentanti pubblici e sociali delle regioni più coinvolte; avvio di una campagna d’informazione e di sensibilizzazione nei confronti della popolazione sul tema dell’uso razionale delle risorse idriche. Da tempo si è avviato un rapporto di interlocuzione con i rappresentanti dell’acquedotto pugliese ma anche di collaborazione, basti pensare all’importante coinvolgimento dei rappresentati di Cittadinanzaattiva nella stesura della Carta dei servizi dell’Acquedotto pugliese. 2 - Azioni civiche contro l’inquinamento elettromagnetico Di recente a Roma è stata messa sotto sequestro dalla magistratura una emittente radiofonica in attesa della delocalizzazione delle antenne non solo radiofoniche ma anche televisive, presenti su tutta l’area della Scuola elementare “Leopardi”, grazie alla mobilitazione dell’assemblea dei genitori degli alunni della scuola stessa. Tra le attività realizzate da questa assemblea dei genitori, ci sono le seguenti. - Dopo lunga ricerca, si riescono ad acquisire i dati relativi alle misure di campo elettrico effettuate dall’ARPA del Lazio sull’area interessata. Questi dati allarmanti (valori di campo elettrico superiore a 6V/m causati per il 95,4% dalla trasmittente radio) vengono fatti conoscere a tutto il quartiere tramite ripetuti volantinaggi e con comunicati stampa (sensibilizzazione e informazione). - Attraversamento pacifico della adiacente via Trionfale da parte di un nutrito gruppo di genitori, con ripercussioni sul traffico, allo scopo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul grave problema (azioni simboliche). – Una delegazione viene ricevuta dall’assessore regionale il quale si impegna ad avviare una campagna sistematica per la verifica del mantenimento del livello di campo elettrico entro valori accettabili. Il giorno successivo il Vice Sindaco si presenta a scuola e accoglie buona parte delle richieste avanzate dall’Assemblea dei genitori (interlocuzione).

25 - Una delle mamme inizia uno sciopero della fame (azione simbolica).
– Inizia una raccolta di firme in tutto il quartiere con la richiesta di risarcimento dei danni per gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche e si boicottano i prodotti reclamizzati dall’emittente radiofonica (azione simbolica). Viene consegnata una denuncia–querela alla Procura della Repubblica (intervento giudiziario) per ottenere il sequestro delle antenne. La richiesta ha successo. 3 - Il Tribunale per i diritti del malato interviene sulle leggi finanziarie Da qualche anno il Tdm si mobilita per l’inserimento, nelle leggi annuali di bilancio, di stanziamenti e norme programmatorie a tutela dei diritti in settori o per soggetti particolarmente svantaggiati. L’iter seguito in diverse occasioni è stato il seguente. - Esame accurato del documento di programmazione economica e finanziaria e costituzione di gruppi di lavoro con rappresentati di altre organizzazioni civiche, per elaborare un documento di proposte comuni (partnership). - Incontri con esponenti del governo e delle varie commissioni parlamentari per presentare la propria posizione e le proposte, cercando di farle introdurre direttamente nel testo (lobbying). - Se ciò non avviene, si contestano le deliberazioni delle Commissioni Parlamentari. Contemporaneamente si pubblicizzano le proprie posizioni e proposte attraverso i media (informazione). - Si fanno sottoscrivere a più soggetti possibile, gli emendamenti proposti (raccolta di firme e adesioni). Mediante queste azioni è stato possibile incidere significativamente su questioni cruciali come i ticket, la spesa farmaceutica, l’oncologia, i servizi di lungodegenza, ecc.


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