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LABORATORIO FISP ANNO 2010/2011

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Presentazione sul tema: "LABORATORIO FISP ANNO 2010/2011"— Transcript della presentazione:

1 LABORATORIO FISP ANNO 2010/2011 ECONOMIA ED ETICA: UN BINOMIO POSSIBiLE ? L’ALTERNATIVA DELL’ECONOMIA DI COMUNIONE Laura Capodaglio, Franco Carpanese, Alberto Castellin, Mirella Cavuoto, Carlo De Luca, Gianni Mamprin, Sara Melchiori, Dario Sarretta Marco Bertazzolo, Alessandra Brunetti, Marco Finco

2 LE CAUSE DELLA CRISI Dal secondo dopoguerra una nuova economia ha causato.... Famiglie votate al consumo e non più al risparmio. Uso sfrenato dell’indebitamento: mutui, carte di credito, ecc... con conseguente perdita della “percezione” del denaro.

3 Nel mondo... i “mutui subprime”
I mutui subprime: prestiti ad alto tasso di interesse concessi dalle banche, senza nessuna garanzia, a soggetti non solvibili. Aumento dei tassi sui “mutui subprime” con conseguente vendita delle case degli insolventi spesso senza recuperare il valore del prestito. Cartolarizzazione: “impacchettamento” del debito delle banche in obbligazioni immesse nel mercato attraverso “società veicolo”: il rischio viene trasferito nel mercato azionario a danno dei risparmiatori.

4 In Italia... un groviglio economico
Altissimi ed ingiustificati compensi dei top manager. Fitta ed inestricabile rete tra aziende e istituti di credito: scatole cinesi e patti di sindacato. Contesto di controllo nel quale il controllore è anche il controllato: non c’è concorrenza, solo profitto personale e mantenimento degli equilibri ad ogni costo.

5 E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
ECONOMIA DI COMUNIONE E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA Giovanni Paolo II, Enciclica Centesimus Annus: l’impresa ha non solo una funzione economica, ma anche sociale, di collaborazione e valorizzazione delle capacità delle persone coinvolte. L’impresa deve riuscire a rispondere a due esigenze che non sono in contrasto tra di loro: profitto tutela della dignità umana (BENE COMUNE)

6 IL BENE COMUNE Il bene comune è uno dei principi fondanti della dottrina sociale, derivante dalla pari dignità di tutti gli esseri umani. Si tratta di qualcosa di più rispetto alla semplice somma dei beni individuali, in quanto bene indivisibile, cioè al tempo stesso di tutti e di ciascuno ed è per questo che è possibile raggiungerlo soltanto insieme. Dal principio del bene comune discende quello della destinazione universale dei beni. La ricchezza, dunque, esiste per essere condivisa, cosicché anche i bisognosi possano goderne.

7 Enciclica Caritas in Veritate
La reciprocità e la gratuità sono principi fondativi anche per l’economia e per il mercato «dono» e «gratuità» come sinonimi Il dono è soprattutto un «darsi» Un’economia autenticamente umana non può prescindere dalla gratuità L’amore cristiano è sempre un «amatevi l’un l’altro» (Giovanni 13, 34).

8 NASCITA ED EVOLUZIONE STORICA DELL’ECONOMIA DI COMUNIONE CENNI SUL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

9 DAI FOCOLARI L’ECONOMIA DI COMUNIONE
L’Economia di comunione si propone come un «progetto per un umanesimo e una società più giusta e fraterna» DAI FOCOLARI L’ECONOMIA DI COMUNIONE Il movimento dei Focolari o movimento di Maria nasce ufficialmente il 7 dicembre 1943 dal carisma di Chiara Lubich, la cui ricerca di verità trova piena rispondenza in Gesù e nella parabola di Francesco e Chiara d’Assisi. OBIETTIVO: risolvere il problema sociale dell’indigenza attraverso la guida e la potenza rinnovatrice del Vangelo. PRINCIPIO GUIDA: Dio è amore.

10 Chiara Lubich

11 L’Economia di comunione
NASCE NEL 1991: Chiara durante un viaggio in Brasile di fronte alla realtà dei poveri sempre più poveri e dei ricchi sempre più ricchi lancia un progetto che coinvolgerà nel tempo centinaia di imprese e aziende nel mondo. Da un carisma spirituale un’attuazione nel vivere quotidiano non solo del contesto familiare, ma anche del sistema economico. PRINCIPIO GUIDA e OBIETTIVO: aiutare i poveri e chi chiede pane e lavoro. MODALITÀ : la comunione degli utili. Da realizzare tramite: la formazione culturale l’aiuto agli indigenti lo sviluppo dell’impresa

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14 LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DELL’IMPRESA EDC
Carisma, Cultura, Esperienza al servizio dell’uomo e dell’impresa, condividendo i profitti in 3 parti: Per aiutare i poveri, perché possano liberarsi dall’indigenza Per favorire la cultura del dare Per la crescita dell’impresa riconoscendo che l’uomo è al centro dell’economia Dal documento "Linee guida per l'Economia di Comunione“, maturato dalla viva esperienza delle imprese EdC e formalizzato nel 1997, emergono le seguenti linee guida di gestione:

15 1. Economia e lavoro La persona umana al centro dell’economia, con particolare attenzione Alla creazione di nuovi posti di lavoro Al coinvolgimento dei lavoratori nella condivisione dei profitti, delle conoscenze e delle competenze 2. Rapporto con clienti, fornitori, pubblico Nell'offerta di utili, beni e servizi l’impresa EdC si impegna a operare professionalmente e con fair play per stabilire e rafforzare rapporti buoni e sinceri con clienti, con fornitori, e con la comunità. 3. Etica L'impresa si impegna a mantenere rapporti etici con il fisco, le agenzie di regolamentazione, i sindacati e tutte le istituzioni.

16 4. Salute e il valore della vita
Obiettivo primario del management delle imprese EdC è quello di trasformare l’impresa in una vera comunità ponendo particolare attenzione alla qualità delle relazioni interpersonali e assicurando la produzione di prodotti e servizi sicuri e rispettosi dell’ambiente. 5. Armonia nell'ambiente di lavoro La bellezza è una forma di comunione. I membri dell’impresa si impegnano a mantenere l’ambiente il più pulito e piacevole possibile, in modo che tutti si possano sentire "a casa propria" e a loro volta possano abbracciare e diffondere questo stesso stile.

17 6. Formazione e Istruzione
Le imprese EdC si impegnano a incoraggiare i loro membri a sviluppare un clima di reciproco sostegno, rispetto e fiducia, in cui diventi naturale condividere liberamente i propri talenti, le idee e le conoscenze per la reciproca crescita professionale e per il progresso dell’azienda. ll business deve prestare particolare attenzione alla formazione non solo tecnica ma anche orientata alla "cultura del dare“. 7. Comunicazione I manager delle imprese EdC si impegnano a favorire la comunicazione aperta e onesta, utilizzando anche moderni mezzi di comunicazione, per condividere in rete con il mondo esterno successi o difficoltà, in uno spirito di reciproco sostegno e solidarietà.

18 INCONTRO CON UNA REALTÀ LOCALE DI EDC
L’EdC ha delle caratteristiche specifiche che la differenziano da una semplice azienda etica? Abbiamo fatto la conoscenza di: Giampietro Parolin, coordinatore commissione regionale EdC, Giancarlo Faggion, imprenditore di un’azienda EdC. Economia e Felicità: “Al cuore della nostra vita c’è un paradosso. La maggior parte delle persone vuole guadagnare di più e si batte per raggiungere questo scopo. Tuttavia, mentre la ricchezza delle società occidentali ha continuato a crescere, i loro abitanti non sono affatto diventati più felici.” [Richard Layard – 2005]

19 I “beni relazionali” sono relazioni non strumentali che soddisfano bisogni di interazione sociale.
Le relazioni umane sono esse stesse un bene le cui caratteristiche sono la reciprocità e la gratuità. Tra gli economisti il dibattito sulla felicità riporta l’attenzione sul fatto che la stessa, per le persone, conta di più del possesso dei beni. Chiara Lubich ha affidato agli economisti l’incarico di studiare una nuova formula economica. Molti economisti che aderiscono all’ EdC hanno lavorato alla stesura della Caritas in Veritate. Le persone si ritrovano con più beni di consumo e meno beni di relazione. Nel bilancio della felicità, il saldo può diventare negativo.

20 L’EdC ha scelto di definire delle linee guida e di non attribuire “bollini” o “certificazioni” lasciando all’imprenditore stesso il compito di sentire l’impegno al rispetto delle regole. L’EdC non vuole proporsi come modello “migliore” di altri; non esiste un buono o un cattivo tra chi opera in maniera eticamente corretta. L’EdC vuole mostrare al mondo che è possibile vivere un’economia che non sia basata semplicemente sul fare utile ma che metta al centro la persona umana.

21 Non c’è un modo unico ed univoco che stabilisce come impiegare e suddividere i tre terzi degli utili. Scegliere di aderire all’EdC è soprattutto una scelta di vita e di spiritualità, legata (almeno fino ad oggi) all’incontro con il movimento dei focolari e la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich.

22 VALORI IN UN’ECONOMIA ETICA
onestà giustizia rispetto altrui lealtà coerenza libertà equità verità possono avere origine dal sociale, dalla filosofia o dalla religione ma, qualunque ne sia la fonte, il loro mancato rispetto, o la loro non attenta considerazione, determina una serie di effetti negativi nell’economia.

23 ECONOMIA ED ETICA Un’economia orientata all’egoismo, che porta ad arricchirsi senza limiti e che finisce per sopraffare gli altri negando in nome della produzione e del consumo ogni valore autenticamente morale, non può funzionare per sempre. Diventa necessario ripensare l’economia nella direzione dell’etica della quale ha bisogno per il suo corretto funzionamento. Economia ed etica insieme per conseguire il bene sia personale che comune: un bene comune universale.

24 ECONOMIA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 41. «L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».

25 Le istituzioni devono essere le prime a promuovere un modello d’impresa, fatta non solo di profitti, ma anche di impegno sociale, attenzione alle condizioni di lavoro e alle realtà locali, oltre che a uno sviluppo sostenibile. Ogni impresa dovrebbe sforzarsi costantemente nel creare un corretto valore etico aziendale. Condizione essenziale per la valorizzazione della persona umana è il rispetto delle persone e degli impegni presi. Impresa e società dovrebbero impegnarsi a realizzare assetti più giusti e solidali, capaci di coniugare competitività, crescita economica, occupazione, “vita buona” (o quanto meno decente) per tutti.

26 EDC: VANTAGGIO O SVANTAGGIO COMPETITIVO?
Il vantaggio competitivo di un’impresa EdC nasce non tanto dalla pubblicizzazione della sua adesione al progetto, ma dalla prassi corrente che crea legami e relazioni interpersonali “di qualità” che sono arma competitiva a cui l’impresa può ricorrere.

27 EDC: UN PROGETTO «ESPORTABILE»?
I punti di “forza” delle imprese EdC possono rappresentare un limite per l’estensione del progetto stesso. Lo stretto legame che unisce l’EdC al movimento dei Focolari può limitare l’adesione al progetto e l’esportazione dell’EdC in contesti culturali e religiosi diversi da quello in cui è nata.

28 L’EdC e le altre esperienze di economia etica ci interrogano!
L’EdC è una modalità imprenditoriale che punta a fondere economia ed etica. L’elemento esportabile in ogni contesto culturale è l’attenzione all’uomo e all’eticità del comportamento economico. …. A questo punto… L’EdC e le altre esperienze di economia etica ci interrogano!

29 Nella notte in un cielo stellato alcune stelle sono più luminose
In un’economia buia l’etica è il cielo stellato … e l’economia di comunione è tra le stelle che brillano di più!


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