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Terzo Modulo: La Riprogrammazione di Franco Vernò

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Presentazione sul tema: "Terzo Modulo: La Riprogrammazione di Franco Vernò"— Transcript della presentazione:

1 Terzo Modulo: La Riprogrammazione di Franco Vernò
Percorso formativo: “Governance, Monitoraggio e Valutazione, Riprogrammazione” Terzo Modulo: La Riprogrammazione di Franco Vernò

2 LE POLITICHE SOCIALI, GLI ASSETTI ORGANIZZATIVI, I FONDAMENTALI SOTTOLINEATI NELLE LINEE GUIDA, PER RIPARTIRE CON LA PROGRAMMAZIONE

3 Premessa Le chiavi di lettura degli interventi:
Quale prodotto va confezionato, e per prodotto intendo il Piano di Zona e il sistema dei servizi; Attraverso quali modalità, e mi riferisco al processo da attivare e gestire; Con quali strumenti e per questo terzo segmento di domanda, penso agli attrezzi legati alla strumentazione formalizzata e a quella che la professionalità acquisita permette ad ognuno di noi di elaborare; Come raccordare le diverse politiche e i diversi strumenti programmatori, a partire dai Profili e Piani di Salute.

4 Sintesi sui principi di riferimento per le politiche sociali
Le politiche sociali oggi, il welfare, vanno costruite e realizzate a partire dai seguenti principi: L’unitarietà L’integrazione La contestualizzazione, La partecipazione, La concertazione, La programmazione, La compatibilità La valutabilità,

5 Sintesi sui principi di riferimento per gli assetti organizzativi
L’organizzazione dei servizi , gli assetti operativi, vanno costruiti e gestiti a partire dalle seguenti caratteristiche, che discendono dai principi: Essere integrati, a rete Con chiare porte di accesso unitarie Organizzato per gruppi di lavoro; Capace di garantire equità nell’accesso; Capace di garantire l’esigibilità dei diritti; Capace di valorizzare la famiglia e chi l’aiuta; Capace di garantire libertà di scelta; Flessibile e tempestivo

6 Le Linee Guida Regionali
Sintesi degli obiettivi regionali: Dalle Politiche dei Servizi Sociali alle Politiche Integrate. Sviluppo di obiettivi condivisi tra gli attori. Strategie congrue per coinvolgere nel processo tutti gli attori delle diverse politiche. Innovazione e miglioramento qualità dei servizi esistenti (progettazione incrementale in senso verticale) Allargamento della partecipazione (progettazione incrementale in senso orizzontale).

7 Contenuti del Piano di zona
Conoscenza del contesto dei servizi Descrizione del territorio Classificazione servizi e interventi esistenti Raccordo con PePS Partecipazione – concertazione Costruzione della rete Modalità per garantire accessibilità ai servizi Definizione strumenti monitoraggio e valutazione

8 Gli Attori La Regione che definisce obiettivi regionali e che effettua attività di indirizzo. I Comuni titolari della funzione programmatoria. Gli Enti Gestori titolari dell’iniziativa e del coordinamento delle fasi di predisposizione del Pdz e di coordinamento delle attività ed azioni previste. Le ASL partecipano per gli aspetti relativi alla tutela della salute (collegamento PePS – Pdz). Le Province concorrono alla programmazione come Enti intermedi e facilitano i processi per l’integrazione delle politiche di rilievo sociale. Le Organizzazioni sindacali in quanto rappresentanti di interessi diffusi. Il Terzo Settore in quanto soggetti della polis.

9 Gli Organi L’ Assemblea dei Sindaci alla quale compete la delibera di avvio del processo, l’individuazione dei componenti del Tavolo Politico Istituzionale, l’ approvazione del Pdz. Il Tavolo Politico Istituzionale, è presieduto dal Presidente dell’ Ente Gestore, ne fanno parte una rappresentanza dei Sindaci (scelti con criteri definiti dall’ Assemblea), il Pres. della Prov, il DG dell’ ASL. A tale Tavolo compete la lettura dell’ Ambito, l’individuazione delle priorità, la ricognizione delle risorse, la definizione di modalità per coinvolgere altri soggetti, la costituzione dell’ Ufficio di Piano (presieduto dal Direttore dell’ Ente Gestore). L’ Ufficio di Piano al quale compete l’attivazione dei Tavoli tematici e il loro coordinamento, la stesura del documento di Piano, la quantificazione delle risorse, l’individuazione degli strumenti di monitoraggio e valutazione. I Tavoli Tematici, definiti per fasce di età: minori, adulti, anziani.

10 L’ INTEGRAZIONE DELLE POLITICHE, DEI SOGGETTI E DEGLI STRUMENTI, A PARTIRE DALLA CONOSCENZA DEL “PROFILO DI COMUNITA’”

11 Premessa Per la prevenzione secondaria il ruolo che può essere giocato dalle politiche dei servizi alla persona, servizi sociali, sanitari e integrati è essenziale. Per la prevenzione primaria il ruolo delle politiche sociali in senso lato, delle politiche dell’ambiente e del territorio e di quelle per lo sviluppo socio economico è indispensabile.

12 Perché è arduo parlare di integrazione delle politiche e soprattutto passare dalla teoria ai fatti?
Sintetizzo alcuni motivi: L’ ambito territoriale di riferimento non è coincidente e congruo tra le diverse politiche; La dimensione cognitiva necessaria non è univoca e/o confrontabile (ci si riferisce alle conoscenze, ai significati, alle competenze, ai saperi); La dimensione strumentale non è univoca e consolidata (per alcune politiche ci sono strumenti definiti per legge, per altre no); Il sistema delle responsabilità è variegato e complesso (alcuni soggetti sono chiamati in causa in forza di una legge, altri no); Gli interessi in gioco sono molteplici (mossi dal bene comune, per alcune politiche, dal profitto per altre).

13 Le scelte della Regione e l’ introduzione dei PePS
Un primo passo è certamente quello effettuato con la L.R. 6/8/2007 n° 18 “Norme per la programmazione sociosanitaria e il riassetto del servizio sanitario regionale”, nella quale si individua il “Profilo e Piano di Salute”, denominato PePS, come strumento attraverso il quale la comunità locale, a livello distrettuale: Definisce il proprio profilo di salute; Individua gli obiettivi di salute; Produce linee di indirizzo volte ad orientare le politiche del territorio. Nella normativa citata, il PePS è un Atto di riferimento per: Il Programma Attuativo Locale (dell’ ASL); Il Programma dell’ Attività Distrettuale (dell’ ASL); Il Piano di Zona (dei Comuni dell’ Ambito Distrettuale).

14 Le scelte della Regione e l’ introduzione dei PePS
I Piani di Salute possono diventare interessanti e utili anche nella costruzione e adozione di altri strumenti programmatori locali (e non solo degli strumenti di competenza dell’ ASL), a condizione che abbiano preso in esame una vasta gamma di fattori determinanti la salute nella comunità locale. L’ O.M.S. definisce i determinanti di salute come: “lo spettro dei fattori personali, sociali, economici e ambientali che determinano lo stato di salute degli individui e delle popolazioni. I determinanti, in combinazione tra loro, danno luogo a diverse condizioni di vita che hanno impatto sulla salute”.

15 I determinanti fondamentali di tipo non sanitario possono essere raggruppati in tre fondamentali tipologie A) Determinanti correlati agli stili di vita: Abitudini alimentari Attività motorie Dipendenze Vita sessuale

16 I determinanti fondamentali di tipo non sanitario possono essere raggruppati in tre fondamentali tipologie B) Determinanti correlati all’ ambiente fisico: La qualità dell’ aria La qualità dell’ acqua La qualità e la sicurezza del suolo La qualità e la sicurezza degli alimenti La qualità e la sicurezza dell’ ambiente di lavoro La sicurezza delle abitazioni La qualità dell’ assetto urbanistico e viario.

17 I determinanti fondamentali di tipo non sanitario possono essere raggruppati in tre fondamentali tipologie C) Determinanti correlati all’ ambiente socio – economico: Reddito Istruzione e cultura Occupazione Organizzazione del lavoro Struttura delle famiglie Offerta ricreativa.

18 Il ruolo dei Comuni nella promozione della Comunità
La normativa vigente sul ruolo delle autonomie locali individua nel Comune il livello istituzionale per eccellenza, perché più vicino ai cittadini, che ha il compito di promuovere, rappresentare, tutelare gli interessi della Comunità locale. Se l’azione amministrativa nasce dalla comunità ed è orientata a promuoverne lo sviluppo, la conoscenza della comunità rappresenta un elemento strategico essenziale.

19 Il ruolo dei Comuni nella promozione della Comunità
Leggere, conoscere la comunità significa mettere in evidenza non solo il suo “profilo di salute”, così come specificato nella LR 18/2007, bensì l’insieme dei fattori che caratterizzano un determinato territorio e la vita di chi vi abita, sia nei fattori problematici, le criticità, che negli elementi che ne rappresentano una ricchezza, le risorse disponibili e attivabili.

20 Il ruolo dei Comuni nella promozione della Comunità
Leggere e conoscere la comunità è un’azione essenziale non solo per costruire la “fotografia” di un territorio e di una comunità, ma soprattutto perché si sviluppino, in modo incrementale, conoscenze, consapevolezze, competenze e senso di responsabilità.

21 Il ruolo dei Comuni nella promozione della Comunità
La lettura della comunità interessa tutti i Soggetti che, a diverso titolo, con proprie scelte incidono sulla vita delle persone che abitano in un determinato contesto locale. Se la lettura è effettuata insieme, tra i diversi Soggetti Istituzionali e le diverse formazioni sociali presenti, certamente ciò che emergerà è che il processo risulterà una buona occasione per lo sviluppo di forme di responsabilità condivise.

22 Costruire il “Profilo”: una scelta strategica che può configurarsi come obiettivo per il triennio Quali sono i connotati essenziali, i segmenti che nell’insieme possono aiutarci a definire un profilo di comunità? Dati demografici Le attività produttive Occupazione Formazione Offerta abitativa Trasporti Servizi alla persona: Sociali, Snitari, Educativi, Aggregativi (CAG) Istruzione Tempo libero – Sport Cultura.

23 Costruire il “Profilo”: una scelta strategica che può configurarsi come obiettivo per il triennio La costruzione del Profilo è innanzitutto una scelta politica e comporta un investimento anche tecnico È un problema dei Comuni e non dei Consorzi ed è una scelta politica che necessita del coinvolgimento degli Amministratori e dei Dirigenti comunali e che gradualmente deve estendersi ai titolari dei diversi segmenti che costituiscono il Profilo di Comunità. E’ fondamentale che gli Amministratori locali validino la proposta e affidino ad un “Gruppo di regia” il compito di presiedere e coordinare le fasi tecniche necessarie perché, nell’arco temporale di vigenza del prossimo Piano di zona, ci si possa dotare di uno strumento che definiamo “Profilo della comunità”.

24 Costruire il “Profilo”: una scelta strategica che può configurarsi come obiettivo per il triennio Certamente alcune sintetiche “indicazioni per l’uso” potranno favorire un lavoro razionale ed efficace: Va individuata una “base dati” essenziale per procedere con le successive valutazioni; Vanno effettuati approfondimenti con gli interlocutori/partner, con la tecnica dei “focus group”, per evitare appesantimenti, assemblearismi, organismi nuovi; Occorre disporre di dati di riferimento capaci di far cogliere tendenze e non solo produrre fotografie, quindi occorre prendere in considerazione almeno due periodi di annualità.

25 Per ogni segmento del profilo si procederà:
Costruire il “Profilo”: una scelta strategica che può configurarsi come obiettivo per il triennio Per ogni segmento del profilo si procederà: Con l’individuare i diversi soggetti da coinvolgere, “titolari” del segmento; Col definire i dati necessari da raccogliere; Con l’esplicitare le fonti presso le quali raccogliere i dati Col raccogliere e commentare i dati.

26 PRESENTAZIONE DI STRUMENTI UTILI PER RIPROGRAMMARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA VALORIZZAZIONE DEI “SAPERI” E DELLE ESPERIENZE DEI TECNICI, IN FUNZIONE DELLA DEFINIZIONE DI OBIETTIVI DI AREA E DI SISTEMA

27 Premessa In alcuni ambiti territoriali, ho avuto l’occasione di effettuare un interessante lavoro di riflessione sulle esperienze degli operatori e di recupero e sistematizzazione dei saperi acquisiti nel lavoro quotidiano a partire dalla casistica. Il lavoro ha avuto per oggetto: L’ insieme della domanda di aiuto che giunge ai Servizi, la riflessione sui problemi a monte, l’individuazione delle cause che originano tali problemi; Il rapporto tra problemi presi in carico e il sistema delle risposte attivate; Il sistema delle relazioni in atto tra operatori e altri servizi del pubblico e del privato sociale.

28 A partire dai risultati conseguiti si aprono tre piste di riflessione, che si configurano come altrettante possibilità di utilizzo dei “prodotti”. Che cosa valorizzare del lavoro effettuato, nella costruzione e gestione dei singoli processi di aiuto? Un utilizzo, quindi, tecnico – professionale. Quali indicazioni emergono per “rimettere a punto” l’ organizzazione? Un utilizzo organizzativo – gestionale Che cosa utilizzare e come, in occasione del nuovo processo programmatorio? Un utilizzo politico – istituzionale.

29 A partire dai risultati conseguiti si aprono tre piste di riflessione, che si configurano come altrettante possibilità di utilizzo dei “prodotti”. L’ analisi della domanda di aiuto che giunge agli uffici di servizio sociale e dei problemi a monte ed infine delle cause che originano i problemi, ha reso evidente ciò che da tempo gli assistenti sociali sottolineano: se le politiche sociali in senso lato e quelle per lo sviluppo socio economico non sono costruite ponendo al centro le persone e le famiglie, una serie di disfunzioni, che discendono da tali politiche producono e produrranno sempre di più l’incremento della domanda di aiuto, che giunge ai servizi sociali.

30 A partire dai risultati conseguiti si aprono tre piste di riflessione, che si configurano come altrettante possibilità di utilizzo dei “prodotti”. Quindi l’analisi delle cause, a monte delle domande di aiuto, si configura come un’altra opportunità, un altro tassello per dare corpo e gambe all’idea di procedere, seppure in modo incrementale, con l’integrazione delle diverse politiche.

31 A partire dai risultati conseguiti si aprono tre piste di riflessione, che si configurano come altrettante possibilità di utilizzo dei “prodotti”. In questa sede si intende presentare gli strumenti di lavoro utilizzati proprio perché utili in occasione dell’avvio del secondo processo programmatorio. Si tratta di cinque griglie: Dalle “domande” ai problemi e alle cause; Classificazione delle cause che hanno generato i problemi e indotto le domande di aiuto; Classificazione delle risposte in atto; Congruità tra i problemi e le risposte in atto Rilevamento dati sul sistema di collaborazioni in atto tra Soggetti – tra Enti – tra Servizi.

32 Macro voci per aggregare le cause
PROCESSI DI CRESCITA PERSONALITA’ SISTEMI DI COMUNICAZIONE CONTESTI DI RELAZIONE SALUTE CULTURE CONCILIAZIONE TEMPI ABITAZIONE REDDITO LAVORO FUNZIONAMENTO SERVIZI

33 Metodologia adottata Dai Problemi alle cause e alla loro classificazione Attraverso incontri di Area Tematica, con la tecnica del Brain Storming sono state evidenziate le diverse domande di aiuto che dai molteplici interlocutori, il singolo cittadino, un tecnico, l’ Autorità giudiziaria, ecc., giungono ai tecnici del CISS. Successivamente, in alcuni Focus Group, si è cercato di capire e definire i problemi che inducono la domanda, per poi giungere all’analisi e alla classificazione delle cause che generano i problemi.

34 Metodologia adottata Mappatura delle risposte in atto e loro congruità rispetto ai problemi Utilizzando due strumenti di mappatura delle risposte in atto nella singola area tematica, si è analizzata, la congruità delle risposte in atto, per affrontare e risolvere adeguatamente i problemi.

35 Metodologia adottata Analisi delle collaborazioni in atto
Si è poi effettuata un’analisi delle collaborazioni in atto che centra l’attenzione da un lato sulla crucialità, rispetto all’efficacia dell’intervento, e dall’altro sui livelli di formalizzazione e le caratteristiche dell’interazione, se collaborativa o conflittuale.

36 Possibile utilizzo Il lavoro è utile per poter formulare (unitamente ad altri dati di “base conoscitiva”) ipotesi di obiettivi di “area” e di “sistema”. Ovviamente si tratta di ipotesi formulate dai tecnici dei Consorzi, da integrare con i saperi di quanti operano in altri Enti/Organizzazioni. Il lavoro contiene inoltre indicazioni utili ai Comuni per definire strategie di contrasto su quelle cause riferibili alle politiche del lavoro, della casa, dei trasporti, che incidono pesantemente sulla qualità della vita delle persone e che inducono bisogni, e quindi domande di aiuto.

37 Per concludere ….. alcuni richiami di metodo e di processo per riprogrammare
E’ opportuno garantire un livello essenziale di informazione/formazione E’ necessario definire mandati su natura e funzioni dei diversi tavoli Occorre pianificare i tempi per la realizzazione delle diverse sottofasi Occorre scegliere con attenzione i coordinatori dei tavoli tematici e supportarli nelle funzioni di cura dei processi e dei prodotti E’ opportuno che l’ Ufficio di Piano individui modalità, tempi e strumenti per la comunicazione tra i diversi tavoli.


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