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PEDAGOGIA SPECIALE di Salvatore Impellizzeri

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Presentazione sul tema: "PEDAGOGIA SPECIALE di Salvatore Impellizzeri"— Transcript della presentazione:

1 PEDAGOGIA SPECIALE di Salvatore Impellizzeri

2 La Pedagogia Speciale studia i problemi relativi all’educazione e ricerca metodi specifici per rispondere in modo speciale ai bisogni educativi speciali di soggetti presentanti menomazioni, deficit o condizioni di salute che li possono portare a disabilità se i <<fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo>> non sono adeguatamente monitorati.

3 relativi all’integrazione?
QUANDO sono nati i problemi relativi all’integrazione?

4 INTEGRARE Cosa? DIVERSITÀ DEFICIT HANDICAP

5 LE DIVERSITÀ Atteggiamento razzista RAZZIALE SESSUALE Luoghi comuni
COSTUMI, CONDIZIONI, COMPORTAMENTI Senso di fastidio, di impotenza , di inadeguatezza ECONOMICA Pregiudizi IDEOLOGICA, RELIGIOSA Rifiuto del dialogo GENERAZIONALE Incomunicabilità

6 “Quando Einstein, alla domanda del passaporto risponde “razza umana”,
non ignora le differenze, le mette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il passaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.” (Giuseppe Pontiggia, “Nati due volte”, Milano, Mondadori, 2000

7 Deficit che determinano handicap Disturbi intellettivi
Deficit sensoriali Deficit cerebrali Deficit motori Disarmonia Disturbi intellettivi Linguaggio

8 Quali parole? Portatore di handicap porta con sé Handicappato
incontra ostacoli Disabile ha minori abilità Deficit individuo Handicap situazione Soggetto in situazione di handicap Soggetto diversamente abile Privilegia potenzialità Alunno con bisogni educativi speciali Pone attenzione alla formazione globale della persona

9 Disabile o “diversabile”
“disabile”: è colui che presenta “disabilità”; l’OMS: <<serve come termine ombrello per menomazioni, limitazioni dell’attività o restrizioni della partecipazione>> 2003 “anno europeo delle persone disabili” nasce il sostantivo “diversabile” per far emergere gli aspetti positivi anziché quelli negativi che emergono nel termine disabilità Direttiva 27/12/2012: alunni con “bisogni educativi speciali”

10 International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH). OMS 1980
Menomazione Qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o una funzione psicologica, fisiologica, anatomica Disabilità Limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di compiere una attività nel modo e nell’ampiezza considerati normali Handicap Condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto, in relazione all’età, al sesso, ai fattori socioculturali.

11 International Classification of Functioning Disability and Health,
La classificazione ICF è uno strumento innovativo per concezione e costruzione. È stato accettato da 191 Paesi come standard internazionale per misurare e classificare salute e disabilità. E’ una classificazione universale della inabilità e della salute per uso in ambito sanitario e nei settori correlati alla salute. L’ICF descrive che cosa una persona disabile è in grado di fare o non fare. È uno strumento per creare un profilo completo della salute dell’individuo e delle inabilità in tutte le sfere della vita. L’ICF elenca i “fattori ambientali”, le caratteristiche nel mondo che rendono o meno abili gli individui.

12 Perché si chiama ICF? Perché focalizza l’attenzione sulla salute e la funzionalità, non sulla disabilità l’ICF classifica le condizioni di salute e delinea gli interventi di cui hanno bisogno le persone per vivere la propria vita nel pieno delle potenzialità. E’ un classificazione positiva e completa, al contrario di una che pone la gente in un gruppo separato, etichettato come diverso, che sottolinea gli aspetti negativi, cioè quello che la persona non può fare. L’ICF riconosce che ogni essere umano può subire un peggioramento dello stato di salute, in grado di determinare una certa inabilità. E questo non accade soltanto ad una minoranza di individui. L’ICF così mette in primo piano l'esperienza dell' inabilità e la riconosce come esperienza umana universale.

13 INTEGRARE Dove? FAMIGLIA SCUOLA LAVORO SOCIETÀ

14 INTEGRARE Come? LEGGI RISORSE STRUMENTI

15 Gli atti giuridici L. 1859/62: scuola media unica
L. 517/77: inserimento classi comuni Sentenza C.C.215/87: diritto frequenza sup. Circ. min. 262/88:attuazione Sentenza n.215 L. 104/92: Legge quadro Sentenza C. C. 226/2001: diritto formativo fino a 18 anni Decisione C. Stato 145/2001: sostegno personalizzato

16 Struttura Legge quadro:104/92
Prevenzione e diagnosi Cura e riabilitazione Inserimento Integrazione

17 Legge quadro:104/92 Integrazione: Inserimento (art. 8): interventi
di rimozione e risorse Integrazione: Sociale Scolastica (art.13 e s.) Lavorativa

18 finanziarie: L. 104/92 L. regionale
Le risorse finanziarie: L. 104/ L. regionale Umane: équipe pluridisciplinare équipe riabilitativa insegnante di sostegno assistente disabili personale ATA gruppo H

19 DF: Diagnosi funzionale
Gli strumenti ( articolo 12) DF: Diagnosi funzionale PDF: Profilo dinamico funzionale PEI : Piano educativo individualizzato

20 DF: Diagnosi funzionale
Gli strumenti DF: Diagnosi funzionale Chi ? ASL Funzionale a che cosa?

21 DIAGNOSI FUNZIONALE è il documento indispensabile per la determinazione delle risorse di docenza per il sostegno viene compilato dagli operatori sanitari rappresenta la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico - fisico dell’alunno in situazione di handicap ha caratteristiche di temporaneità e transitorietà

22 PDF: Profilo dinamico funzionale
Gli strumenti PDF: Profilo dinamico funzionale Chi? ASL- Scuola - Famiglia DOCENTI CURRICOLARI DOCENTE DI SOSTEGNO

23 IL PROFILO DINAMICO FUNZIONALE funzionale perchè contiene:
è un documento funzionale perchè contiene: Informazioni dettagliate utili per la scelta di obiettivi, di strumenti e di strategie Potenzialità da valorizzare e sviluppare dinamico perché: Può essere aggiornato durante l’anno scolastico e di anno in anno Deve essere aggiornato nel passaggio al grado di scuola successivo e, nelle superiori, all’inizio del triennio

24 PEI:Piano educativo individualizzato
Gli strumenti PEI:Piano educativo individualizzato Chi? Scuola, ASL, Famiglia DOCENTE DI SOSTEGNO DOCENTI CURRICOLARI

25 la metodologia, gli strumenti e la valutazione
P.E.I. Che cos’è? È il piano in cui vengono descritti… gli obiettivi educativi e didattici, distinti nelle seguenti aree: affettivo-relazionale e dell’autonomia dei linguaggi verbali e non verbali logico-matematica antropologica scientifico-tecnica senso-percettiva e motoria la metodologia, gli strumenti e la valutazione eventuali forme di integrazione tra attività scolastiche ed extrascolastiche

26 L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA?
COME SI REALIZZA L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA? articolo 13 Assistenza per l’autonomia Attività di sostegno Sperimentazione nelle aree disciplinari individuate sulla base del PDF e del PEI

27 IL RUOLO DELL’ EQUIPE MULTIDISCIPLINARE lo psicologo e il pedagogista
L’equipe ha il compito di fornire informazioni clinico - mediche e psicologiche indicazioni relative alla “situazione attuale”; - sugli “effetti riscontrati o prevedibili” sulla prassi scolastica lo psicologo e il pedagogista collaborano nella definizione dei livelli di competenza posseduti dal disabile nelle varie aree di sviluppo ( mediante schede di osservazione diretta)

28 I docenti hanno il compito di…
IL RUOLO DELLA SCUOLA I docenti hanno il compito di… confrontare i “deficit” e le “potenzialità“ con gli obiettivi della classe privilegiare le potenzialità individuare strategie, metodi e mezzi collegare il P.D.F. alla programmazione delle attività e degli interventi, fino alla determinazione degli obiettivi

29 IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
La famiglia: una risorsa da valorizzare perché fornisce informazioni e dati utili per la determinazione dei livelli di competenza posseduti dal disabile nelle varie aree di sviluppo garantisce la “continuità educativa” tra i diversi gradi di scuola

30 Integrare si può se… si crea un ambiente facilitante e generativo
si rinuncia alla centralità della lezione frontale si sa strutturare un setting funzionale si approntano strategie didattiche fondate su: coerenza educativa del team apprendimento cooperativo problem solving

31 Integrare si può se... Coerenza educativa del team
Non si può insegnare da soli Lavorare insieme non significa essere amici “Lavoro con te perché la tua competenza è complementare alla mia”

32 Un ambiente è facilitante se…
si utilizza l’errore come area della ricerca, come risorsa si privilegia la domanda, più che la risposta si rimprovera poco e si ride molto la cultura del gruppo classe prevede relazioni di aiuto multiple

33 Un ambiente è generativo se…
si è in grado di gestire la dimensione emozionale felicità, eccitazione, divertimento, fiducia, sollievo rabbia, ansietà, frustrazione, infelicità, noia si è attenti nel costruire una sfida moderata

34 La sfida moderata se è troppo facile non c’è emozione
se il compito è troppo difficile non si parte neppure se è troppo facile non c’è emozione bisogna percepirsi come causa delle proprie azioni riuscite, frutto di impegno

35 Il team che progetta: l’uso delle risorse
STRATEGIE INTEGRANTI Il team che progetta: l’uso delle risorse la propria coerenza educativa la scelta delle strategie ed il loro adattamento la identificazione dei diversi stili cognitivi e delle diverse tipologie di intelligenza

36 STRATEGIE INTEGRANTI Problem solving bisogna dare dei problemi, ma anche dei problemi che danno dei problemi (emozioni) imparare ad imparare

37 Niente delega al sostegno
NO al disabile in appalto NO al pietismo e al moralismo apprendimento e integrazione vanno affrontati con strumenti scientifici, prima che morali e politici

38 L’ALUNNO “SVANTAGGIATO”
Non deve essere trattato diversamente all’interno del gruppo classe Resta in classe Svolge lavori di gruppo Partecipa alle attività programmate: gite, ecc.

39 I DOCENTI DI SOSTEGNO Sono considerati una risorsa dell’Istituto
Svolgono la loro attività nelle classi dove si trovano gli alunni H Hanno lo stesso peso dei docenti curricolari all’interno del Consiglio di classe (L.104/92 art.13, comma 6 )

40 Formulano con i curricolari P.D.F e P.E.I.
I DOCENTI DI SOSTEGNO Formulano con i curricolari P.D.F e P.E.I. Suggeriscono strategie Preparano percorsi di lavoro (schede ecc.) da proporre agli alunni svantaggiati Verificano, periodicamente, con i curricolari quanto programmato nel P.E.I.

41 I DOCENTI CURRICOLARI Partecipano attivamente alla stesura del P.E.I.
Non delegano la responsabilità al docente di sostegno Intervengono periodicamente nell’attività di apprendimento dell’alunno H svolgendo quanto concordato col docente di sostegno e programmato nel P.E.I.

42 I DOCENTI CURRICOLARI Si consultano con i colleghi di altre discipline per ipotizzare interventi che mirino al raggiungimento di abilità trasversali prioritarie per l’alunno H Si rendono disponibili per uno scambio di ruoli con l’insegnante di sostegno

43 “Contrariamente a quanto si pensi,
il diverso ci fa sentire diversi, ed è questo che non siamo disposti a perdonare.” (G. Pontiggia, “Nati due volte”, Milano, Mondadori, 2000)

44 Conseguenze operative
Se non possiamo intervenire sulla menomazione, possiamo invece agire sull’ambiente fisico sull’ambiente sociale per contrastare lo svantaggio (handicap)

45 Una pluralità di figure professionali per un comune obiettivo: l’integrazione di alunni con disabilità

46 Il disabile è un individuo
Non hanno senso le etichette (identificazione della persona con la sua disabilità). Cercare di vedere la persona prima della sua “disabilità”. La persona disabile ha una propria identità, con caratteristiche proprie.

47 Implicazioni educative
La riflessione sull’identità porta a impostare il progetto educativo centrando l’attenzione sulla singola persona. Chi è? quali sono le sue difficoltà? quali sono le sue potenzialità? quali interventi educativi? quali interventi didattici?

48 Implicazioni educative
Il disabile deve sentirsi  riconosciuto come individuo ma anche inserito in un contesto ( la SCUOLA)

49 Il problema del “contesto”
La percezione che un individuo ha di sé cambia in relazione al contesto. L’urto con un ambiente non attrezzato a compensare le incapacità restituisce un senso di inadeguatezza. La persona disabile non deve essere vissuta come elemento eccezionale, da affrontare secondo una logica di emergenza. La scuola deve diventare un ambiente attrezzato, cioè capace di rispondere ai bisogni educativi speciali di tutti.

50 L’integrazione Guardare le esigenze di sviluppo del soggetto
Progettare con “strabismo a tre occhi” (Ianes): Guardare le esigenze di sviluppo del soggetto Guardare come posso agganciare il soggetto alle attività della classe Guardare oltre la scuola (il “progetto di vita”)

51 Indicatori di qualità dell’integrazione
Dove stanno i diversabili a scuola? Con chi stanno i diversabili a scuola? Perché un diversabile a scuola?

52 L’integrazione di qualità
Riconoscimento della variabilità individuale dei disabili Flessibilità degli interventi educativi Continuità

53 La “speciale normalità”
speciale = “separata”? normalità = “assimilazione alla norma”? speciale normalità = condizione di sintesi di normalità e di specialità (intesa come arricchimento) che si influenzano reciprocamente

54 La “speciale normalità”
Normalità  fondamentale bisogno di formazione / educazione di tutti Specialità  attenzione alle differenze di alcune caratteristiche: della persona della sua partecipazione sociale dei fattori contestuali

55 La “pluralità” come incrocio di competenze
Non si ha integrazione di qualità se i diversi soggetti che intervengono sul disabile non uniscono i loro sforzi. Occorre unire invece di separare, incrociare gli sguardi, intrecciare competenze e conoscenze, lavorare in rete, scambiare esperienze

56 Una “rete” per l’integrazione dei disabili nella scuola
insegnanti assistenti collaboratori dirigenti

57 La scuola come “ambiente di apprendimento”
Insegnare = “lasciare un segno” Gli operatori della scuola sono tutti “insegnanti”  con i gesti, le parole, i modelli di comportamento


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