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PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA Dott.ssa De Francesco Rita

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Presentazione sul tema: "PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA Dott.ssa De Francesco Rita"— Transcript della presentazione:

1 PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA Dott.ssa De Francesco Rita

2 EMERGENZA La psicologia dell’emergenza ha come propria finalità lo studio, la prevenzione ed il trattamento dei processi psichici (emozioni e comportamenti) che si determinano prima, durante e dopo gli eventi critici.

3 FASI PREVENZIONE: l’intervento è volto a preparare le persone a rischio a fronteggiare gli eventi prima che possano accadere EMERGENZA: l’azione mira ad attuare interventi di pronto soccorso psichico volti al sostegno dell’io delle persone coinvolte. POST-EMERGENZA: l’attività è volta a ridurre o superare i danni psicologici riportati dalle vittime attraverso interventi di ri-abilitazione del loro quadro psichico

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5 IL TRIAGE Il fatto che maggiormente differenzia la maxi-emergenza dall’incidente “quotidiano” è l’improvvisa e netta sproporzione tra le necessità della popolazione colpita e le risorse disponibili nell’immediato. Un’importante e necessaria operazione, che deve precedere ogni iniziativa di assistenza, è quella di distinguere le vittime in base a come e quanto sono state coinvolte nel disastro, necessario per ottimizzare l’intervento.

6 IL TRIAGE PSICOLOGICO CODICE 0 (BIANCO): comportamento adeguato alla situazione, in grado di elaborare una reazione di dolore e/o spavento in modo autonomo CODICE 1 (VERDE): pianto, irrequietezza fisica, tensione muscolare, difficoltà respiratoria, battito cardiaco accelerato. CODICE 2 (GIALLO): gravità intermedia. Urla, invocazione d’aiuto con atti di disperazione non mirata e sottostima del pericolo. Reazioni isteriche che potrebbero influenzare ed inoculare nelle altre vittime reazioni di panico. Paziente non orientato, mancanza di lucidità in relazione alle proprie capacità, non collaborazione agli ordini dati. Necessità di supporto psicologico e/o intervento farmacologico CODICE 3 (ROSSO): aggressività fisica e comportamenti irrazionali che potrebbero compromettere le operazioni di soccorso, pericolosità per sé e per gli altri, marcata riduzione dell’autonomia individuale, blocco psicomotorio (escludere sordomuti). stato allucinatorio, paziente delirante. necessità di intervento immediato e di valutazioni specialistiche

7 CHI E’ IL SOCCORRITORE? Proviamo a dare delle risposte…

8 IL SOCCORRITORE Persona addestrata tecnicamente.
Persona addestrata anche al contenimento emotivo e supporto psicologico della vittima. Persona capace di gestire il tempo sia sanitario, sia organizzativo nonché psicologico che intercorre tra la presa in carico, il percorso, l’attesa e il trasporto al pronto soccorso o altra destinazione. Deve quindi gestire anche l’emergenza psicologica mettendosi nei panni della vittima e dei parenti Una carenza della formazione in questo ambito causa stress nello stesso soccorritore che non sa come gestire il coinvolgimento emotivo, senza farsene travolgere.

9 LA RELAZIONE IN EMERGENZA
Relazione occasionale e temporanea tra un “io” e un “te”. Uno scambio tra chi domanda (paziente/parente) e chi offre (soccorritore)

10 LA RELAZIONE D’AIUTO Accudire fisicamente Sostenere psicologicamente
Sostenere emotivamente Sorreggere cognitivamente Informare (cosa accade-dove verrà condotto) La vittima riduce lo stato d’ansia ed “agisce” collaborando per risolvere la crisi

11 MIGLIORARE I PROCESSI INTERPERSONALI DURANTE L’INTERVENTO.
LA RELAZIONE D’AIUTO Nel soccorrere una vittima non sono importanti solo le manovre sanitarie e le capacità logistiche ma anche la capacità personale dell’operatore di costruire una relazione efficace con l’altra persona. MIGLIORARE I PROCESSI TERAPEUTICI DEI SOCCORRITORI SIGNIFICA MIGLIORARE I PROCESSI INTERPERSONALI DURANTE L’INTERVENTO.

12 RACCOMANDAZIONI GENERALI
Presentarsi al paziente e ai familiari qualificandosi Chiamare correttamente il paziente evitando atteggiamenti poco rispettosi Adottare un comportamento professionale Dimostrare di avere piena consapevolezza del proprio ruolo Non trascurare la propria immagine Informare il paziente delle manovre che si intendono compiere Mantenere spenti i telefoni cellulari personali

13 CASI PARTICOLARI Approccio nelle emergenze pediatriche
Approccio con adolescenti Approccio con pazienti anziani o con demenza senile Approccio con non vedenti o sordo-muti Approccio con vittime di violenze

14 FATTORI DI RISCHIO Fattori di rischio oggettivi:
Eventi che comportano gravi danni per neonati e bambini; Eventi che coinvolgono molte persone (dall'incidente stradale al terremoto); Eventi che causano lesioni gravi, mutilazioni e deformazioni del corpo delle vittime; Eventi che causano la morte di colleghi; Il fallimento di una missione di soccorso comportante la morte di una o più persone; La necessità di compiere scelte difficili e/o inadeguate al proprio ruolo operativo; La necessità di prendere decisioni importanti in tempi rapidissimi.

15 FATTORI DI RISCHIO Fattori di rischio soggettivi:
Tendenza eccessiva del soccorritore ad identificarsi con la vittima; Bisogno marcato del soccorritore di tenersi a distanza dalle vittime; Presenza di significative problematiche psicologiche del soccorritore e/o la presenza di traumi pregressi inelaborati; Mancanza di idonee strategie per fronteggiare lo stress e/o la mancanza di adeguate capacità di valutare la propria tolleranza allo stress; Scarsa conoscenza della normale risposta fisiologica e psicologica delle persone di fronte allo stress; Lesioni personali.

16 FATTORI DI RISCHIO Fattori di rischio legati all'organizzazione in cui si presta servizio: - Ritmi di lavoro eccessivi; - Inadeguatezze logistiche degli ambienti destinati ai soccorritori; - Carenze nei processi di comunicazione; - Conflitti interni all'organizzazione e tra soccorritori; - Carenze nei processi di selezione e formazione degli operatori; - Mancanza di programmi di supporto psicologico dei soccorritori.

17 QUALI EMOZIONI POTREBBE PROVARE UN SOCCORRITORE IN EMERGENZA???

18 QUALI SONO LE EMOZIONI E SENSAZIONI DEL SOCCORRITORE???
Senso di sgomento e disorientamento Stress Senso di impotenza e/o inadeguatezza Sofferenza Rabbia e frustrazione Empatia Testimoniare la vita Senso di squadra e di affiliazione Soddisfazione generatività

19 IL SOCCORRITORE PUO’ AVERE
PAURA???

20 PAURA La Paura è un’intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo reale o supposto. E’ una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana sia a molte specie animali E’ dominata prevalentemente dall’istinto ed ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto in una situazione pericolosa. Di solito accompagna ed è accompagnata da una accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche difensive

21 LO STRESS Lo stress è una complessa reazione di risposta di tutto l’organismo (psico-fisico-emotivo) come risposta di adattamento a situazioni, avvenimenti, eventi nuovi in alcuni casi vissuti come trauma. Lo STRESS può essere: POSITIVO NEGATIVO

22 STRESS “POSITIVO” e “NEGATIVO”
Le persone reagiscono allo stress adattandosi ai cambiamenti improvvisi nell’ambiente; In questo caso si parla di STRESS “POSITIVO”. Quando invece la reazione di stress è troppo intensa o lo stimolo negativo è eccessivamente prolungato, l’organismo non riesce più a ristabilire l’equilibrio normale. In questo caso si parla di STRESS CRONICO o “NEGATIVO”che a lungo andare determina una diminuzione delle capacità di risposta e di adattamento con comparsa della sindrome da esaurimento. DUNQUE: lo stress acuto (positivo) non fa male, purché si abbia il tempo giusto per recuperare, mentre lo stress cronico sì, perché potrà trasformarsi in disturbi di ansia.

23 Letteralmente tradotto dall’inglese significa “bruciare fuori”
BURN OUT Aiutare gli altri può servire ad aiutare se stessi; PERO’ Un’attività troppo intensa può rivelarsi dannosa se assorbe anche le energie che dovremmo dedicare a noi stessi Cos’è il BURN OUT? Letteralmente tradotto dall’inglese significa “bruciare fuori” La sindrome del BURN OUT colpisce le cosiddette “Helping profession” cioè quelle categorie di persone che svolgono una professione ad elevata implicazione relazionale e sociale; si tratta di una sindrome di esaurimento emotivo ed indica un crollo psicologico.

24 IL BURN OUT Il SOGGETTO COLPITO DA BURN OUT presenta:
SINTOMI ASPECIFICI: irrequietezza, senso di stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia SINTOMI SOMATICI: con insorgenza di vere e proprie patologie (ulcera, cefalea, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali, ecc …) SINTOMI PSICOLOGICI: depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia, risentimento, irritabilità, aggressività, alta resistenza ad andare al lavoro ecc … SIMTOMI COMPORTAMENTALI: assenteismo da lavoro e ritardi, esitamento di appuntamenti, incontri con gli utenti, ricorso a procedure standardizzate. SINTOMI RELAZIONALI: chiusura difensiva ai contatti, distacco emotivo, cinismo, poca disponibilità all’ascolto ma anche uso di tranquillanti

25 IL BURN OUT Il BURNOUT si differenzia dagli altri disturbi post-traumatici perché avviene in maniera graduale … Perciò … SE I NOSTRI SENTIMENTI SUPERANO LE NOSTRE ENERGIE … FERMIAMOCI IN TEMPO!!!

26 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (PTSD)
La diagnosi di PTSD si pone quando una persona, esposta ad eventi traumatici, sviluppa sintomi duraturi intrusivi, di evitamento e di iperattivazione.

27 CRITERI DI DIAGNOSI Nell’evento traumatico sono presenti entrambe queste caratteristiche: la persona ha vissuto, assistito, o si è confrontata con un evento che ha implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri; la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.

28 CRITERI DI DIAGNOSI Il soggetto rivive persistentemente l’evento in uno, o più, dei seguenti modi: 1. ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. 2. sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento. 3. agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, episodi dissociativi di flashback). 4. disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico; 5. reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico. 6. Si verifica un evitamento persistente agli stimoli associati con il trauma e vi è un'attenuazione della reattività generale

29 TECNICHE DI GESTIONE DELLO STRESS DA EVENTO CRITICO
Prevenzione e cura: Alla luce dei fattori di rischio precedentemente accennati, si possono evidenziare le seguenti misure preventive e terapeutiche al fine di minimizzare il rischio dello stress post-traumatico negli operatori dell'emergenza o per intervenire su una condizione patologica in atto.

30 STRATEGIE GENERALI Selezione adeguata del personale.
Ritmi di lavoro che consentano un adeguato riposo. Riduzione al minimo delle tensioni comunicative e politiche all'interno dell'organizzazione che opera in emergenza. Spiegazione agli operatori delle modalità di manifestazioni più tipiche dello stress legato a lavori in contesto di emergenza al fine di non trascurarle. Insegnamento di semplici e rapide tecniche di rilassamento Utilizzazione di strategie di Defusing e Debriefing per gli eventi critici rivolte con regolarità agli operatori al fine di consentire una adeguata condivisione tra colleghi delle tensioni emotive connesse al proprio operato.

31 DEFUSING E DEBRIEFING Si tratta di specifici gruppi di discussione strutturati e coordinati da un esperto nella gestione degli eventi critici che contribuiscono a ridurre l'impatto emotivo delle esperienze con le quali ci si è confrontati. Interventi di questo tipo sono stati utilizzati recentemente, ad esempio, con il personale coinvolto di soccorso in occasione dell'attentato alle torri gemelle di New York del settembre 2001. In particolare il Defusing è un “pronto soccorso emotivo”; non è una psicoterapia; non è una cura. serve essenzialmente per ridurre il senso di isolamento, attraverso l'appartenenza al gruppo che ha subito il trauma e aiuta il gruppo a ritornare alla normalità fornendo soluzioni a breve termine stabilizzando le emozioni e normalizzando l'esperienza, attraverso la condivisione dell'esperienza, dando l'opportunità al gruppo di sentirsi una squadra, considerarsi un "tutto" con la piena coesione tra i singoli.

32 LA “VITTIMA” DEFINIZIONE:
“Colui che perde la vita o subisce gravi danni personali o patrimoniali in seguito a calamità, sventure, disastri, incidenti e simili; chi soggiace ad azioni ingiuste, a prepotenze, violenze, sopraffazioni e simili; chi subisce, anche senza averne piena coscienza, le conseguenze negative di errori, vizi, difetti propri o altrui” VITTIME DEL DISASTRO: Un’importante operazione che deve precedere ogni iniziativa di assistenza è quella di distinguere le vittima in base a come e quanto sono state coinvolte nel disastro, allo scopo di promuovere interventi quanto più possibile calibrati sulle differenti situazioni

33 CLASSIFICAZIONE VITTIME
VITTIME DEL PRIMO TIPO: chi subisce in via diretta l’impatto dell’evento catastrofico VITTIME DEL SECONDO TIPO: parenti e persone care delle vittime del primo tipo VITTIME DEL TERZO TIPO: personale di soccorso VITTIME DEL QUARTO TIPO: la comunità coinvolta nel disastro e che in qualche modo ne è eventualmente responsabile VITTIME DEL QUINTO TIPO: individui il cui equilibrio psichico è tale che anche se non sono coinvolti direttamente nel disastro, possono reagire con un disturbo emozionale. VITTIME DEL SESTO TIPO: persone che, per un concorso di circostanze, avrebbero potuto essere loro stessi vittime del primo tipo o che hanno spinto altri nella situazione della calamità o che si sentono coinvolti per altri modi indiretti.

34 INTERVENTI SUL CAMPO Le squadre di Pronto Soccorso Psicologico devono intervenire avendo l’opportunità immediata di avere un luogo al “sicuro” che abbia quindi le caratteristiche di un ambiente disponibile e di massima rassicurazione per le persone che hanno subito l’evento traumatizzante Il modello per interventi sulla crisi è chiamato modello P.I.E. (IN ITALIANO P.I.A.): Prossimità: l’intervento sulla crisi deve avvenire il più vicino possibile al sito dove avviene l’evento Immediatezza: l’intervento deve essere fatto il più presto possibile Aspettative: l’operatore deve far rientrare quanto prima le vittime nella normale routine

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36 ASSAPORATE LA DOLCEZZA DEL VOLONTARIATO!

37 COCCOLATEVI QUANDO LE EMOZIONI E LA FATICA VI SOVRASTANO!

38 GUSTATE IL SAPORE DELLA CONDIVISIONE CON I FRATELLI…

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40 E… CHE IDDIO VE NE RENDA MERITO!!!


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