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IL SENSO COMUNE Il senso comune (SC) consiste delle interpretazioni condivise della VQ. Esse riguardano le conseguenze immediate dell’esperienza. Il SC.

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1 IL SENSO COMUNE Il senso comune (SC) consiste delle interpretazioni condivise della VQ. Esse riguardano le conseguenze immediate dell’esperienza. Il SC è costruito storicamente, varia cronotopicamente, è un sistema culturale poco integrato e coerente al suo interno, si fonda sulla convinzione.

2 Come si spiegano le eccezioni al SC?
Esempi tratti dagli Zande (o Azandé): interpretazione delle mancate conferme alle aspettative di SC come “stregoneria”. Gli uomini interpretano le falle dei sistemi di SC a spiegare le cose con la loro attribuzione a eventi ‘speciali’.

3 Sfide al SC: gli ermafroditi
Il SC descrive la ‘normalità’ per le popolazioni che lo condividono (cambiano le popolazioni, cambiano le normalità). La necessità di difendere la ‘normalità’ spinge a DOVER definire le eccezioni. Gli ermafroditi per gli americani (USA) sono esseri orribili, per i Navajo (USA) sono dei ‘Leader’ e portano fortuna, per i Pokot (Kenya) sono “errori” puri e semplici.

4 Pretese assolutistiche del SC
Il SC pretende di attribuire ai fenomeni qualità essenziali, e pretende che tali sue definizioni siano semplicemente LA REALTÀ. Tutti coloro che condividono un qualunque sistema di SC (diverso in genere da tutti gli altri) CREDONO in genere nella veridicità delle descrizioni che esso offre della realtà (credono che la realtà descritta dal SC sia semplicemente “LA REALTÀ”.

5 Le qualità di ogni SC: naturalezza e praticità
NATURALEZZA: alcuni aspetti selezionati dell’esperienza sono assunti come ‘naturali’, e altri (i casi giudicati ‘strani’), come ‘innaturali’. PRATICITÀ: (sardo: no ses pràticu, non sei sagace). Non è una ‘praticità’ utilitaristica (misurabile sulla base di ciò che si ottiene), delle persone, ma è una qualità di alcune cose rispetto ad altre: le prime sono classificate ‘pratiche’ le seconde no. Pratico è chi sa le cose ‘importanti’ per il SC locale.

6 Le qualità di ogni SC: ‘leggerezza’ incoerenza e accessibilità
“LEGGEREZZA”: i fenomeni sono considerati per ciò che essi appaiono, sono ovvi. Ma l’“ovvio sta negli occhi di chi guarda” , che decide quali siano i FATTI in cui il mondo deve essere diviso. MANCANZA DI METODICITÀ: il SC è un tipo di conoscenza sfacciatamente contraddittorio. Questo carattere lo rafforza. ACCESSIBILITÀ: si crede che chiunque, se sano di mente, possa capire le asserzioni di senso comune e farle proprie. Il SC rappresenta il mondo in modo ‘familiare’.

7 STRATIFICAZIONE SOCIALE: Definizione
“Sistema di disuguaglianze strutturali di una società”. “strutturali” : permanenti, non effimere. Distribuzione diseguale di beni materiali e simbolici fra gruppi sociali. Relazioni diseguali di potere fra i gruppi sociali (chi comanda, chi obbedisce).

8 Che cos’è uno strato sociale?
UN INSIEME DI INDIVIDUI CHE GODONO DELLA STESSA QUANTITÀ DI: Risorse materiali (ricchezze); Risorse simboliche (onore sociale, prestigio, purezza rituale, “considerazione”); Potere (occupano la stessa posizione nei rapporti di potere).

9 SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: I CETI
Sistema di gruppi sociali chiusi fra di loro diseguali in base al diverso onore sociale connesso a uno stile di vita. Appartenenza per nascita. Diritti e privilegi di ceto. Esclusività e chiusura sociale. Stile di vita particolare.

10 SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: SISTEMI DI CETO: L’ANCIEN RÉGIME
“è solo la nascita, indipendentemente dalla ricchezza, a classificare gli uomini” (A. de Tocqueville) Importanza degli status ascritti. Disuguaglianze di fatto e di diritto. L’appartenenza ai ceti conferisce prestigio ma impone obblighi in termini di stili di vita.

11 SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: LE CLASSI SOCIALI
Gruppi sociali con le stesse possibilità di vita in termini economici (ricchezza), disuguali per le diverse possibilità economiche ma uguali di fronte alla legge. I tipo di classificazione: la fonte del reddito (rendita, profitto, salario). II tipo di classificazione: relazione di lavoro e situazione di mercato.

12 TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE La teoria delle classi in Marx
Fondamento dei sistemi di classe: il rapporto fra le forze produttive e i rapporti di produzione configura i modi di produzione (mdp antico, mdp feudale, mdp capitalistico) Si appartiene a una classe sociale se si è proprietari o meno dei mezzi di produzione. La classe in sé si differenzia dalla classe per sé sulla base della coscienza di classe.

13 TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE La teoria di Max Weber
La disuguaglianza sociale si manifesta in tre ambiti diversi (sovrapposti o distinti): ECONOMIA (nel mercato)  classi sociali: il bene distribuito in modo diseguale è la RICCHEZZA. CULTURA (nella società)  ceti sociali: il bene distribuito in modo diseguale è l’ONORE SOCIALE. POLITICA (nei rapporti di potere)  partiti (distribuito in modo diseguale è il POTERE)

14 TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE La teoria di Max Weber: le classi
La situazione di mercato fonda l’appartenenza e il conflitto di classe. Mercato del lavoro: acquisto e vendita della forza lavoro (operai; imprenditori). Mercato delle merci: consumatori, venditori. È il mercato tipico dell’era feudale. Mercato del credito: debitori, creditori. È il mercato prevalente nell’Antichità classica.

15 TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE La teoria di Max Weber: le classi
Tipi di classi sociali prevalenti a seconda del periodo storico e del tipo di economia:

16 TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE La teoria di Max Weber: i ceti
Situazione di ceto: destino di un gruppo di uomini, condizionato da una comune valutazione sociale del proprio onore, comune a tutti i membri del gruppo. ONORE DI CETO: implica una particolare condotta di vita; limita i rapporti sociali (connubium e commensalità).

17 Le classi sociali in Bourdieu
Per capire le classi sociali occorre trovare un principio di classificazione che si fondi su proprietà determinanti costanti e non differenze apparenti. Occorre studiare realtà empiriche situate in un tempo e in uno spazio concreti come casi di un universo di configurazioni possibili.

18 Le classi sociali in Bourdieu/2
Le classi sociali non sono un dato, ma una predisposizione ad esistere in base alla posizione dei loro membri nello spazio sociale. Distanze predittive di incontri, affinità, simpatie e desideri fra chi è vicino. Le classi non sono un gruppo che si mobilita in vista di obiettivi comuni.

19 Le classi sociali sono fenomeno relazionale, non di sostanza
Per il senso comune le classi hanno un’essenza che le caratterizza. Le pratiche e le preferenze degli attori sociali (agenti) che ne fanno parte sono visti come una loro essenza naturale. Ma ogni pratica o consumo può essere capito solo in relazione alle pratiche che possono sostituirle in altre posizioni sociali, non in sé.

20 Le relazioni fra le strutture obiettive intangibili
Bourdieu individua tre strutture fondamentali: l’habitus, il campo e le forme di capitale. L’habitus  struttura introiettata dagli agenti e naturalizzata come una propria essenza. Il campo  struttura obiettiva delle relazioni fra gli agenti.

21 La teoria dell’azione disposizionale
Per Bourdieu l’agire sociale prende atto dell’habitus e delle forme di capitale iscritte nei corpi degli agenti. L’agire non è solo motivato razionalmente, ma è mosso anche da habitus e capitale. Gli agenti non sono automi, ma compiono SCELTE fra campi diversi di pratiche di consumo, possesso, espressione, ecc.

22 La distinzione sociale
È una proprietà relazionale che sottolinea le distinzioni di habitus fra chi occupa posizioni sociali diverse. È alla base della vita relazionale e conduce a fissare i confini di uno SPAZIO SOCIALE. Contiene spesso la violenza simbolica (disprezzo degli stili di vita “inferiori”).

23 L’HABITUS STILE DI VITA unitario che traduce i criteri intrinseci e relazionali di una posizione sociale. Gli habitus sono differenziati (fra di essi) e differenzianti (distinguono i gruppi fra di loro) Sono strutture incorporate dagli agenti. Per chi li ha introiettati, corrispondono a princìpi di classificazione del mondo.

24 L’HABITUS/2 Le differenze di stile di vita diventano differenze simboliche che costituiscono un linguaggio. Essere distintivi = essere significativi. In coloro che hanno introiettato un habitus, la differenza struttura la percezione degli altri, del mondo, naturalizza le disposizioni di ciascuno.

25 HABITUS E SPAZIO SOCIALE
Le classi di habitus e di gusti formano lo spazio delle posizioni sociali. Esse rappresentano un insieme sistematico di beni e proprietà uniti da affinità di stile. Tali classi sono prodotti da condizionamenti sociali tipici delle posizioni sociali occupate dagli agenti.

26 HABITUS E CLASSI SOCIALI
Si stabilisce una corrispondenza fra le posizioni nello spazio sociale, gli habitus e le prese di posizione (le scelte) degli attori. Le classi sociali raggruppano attori simili per ricchezza, pratiche culturali, consumi e opinioni politiche.

27 LO SPAZIO SOCIALE “Insieme di posizioni distinte e coesistenti, esterne le une alle altre, definite le une in rapporto alle altre, in base alla loro reciproca esteriorità e a relazioni di prossimità, di vicinato e di distanza e inoltre da relazioni gerarchiche (sopra, sotto, fra)”, p. 19 ed. orig.

28 Attori e spazio sociale
Lo spazio sociale è prossimità e distanza degli agenti fra di loro. Tali proprietà corrispondono a un campo di SCELTE fatte all’interno degli stili di vita esistenti. Gli agenti si distribuiscono al suo interno in base a due criteri: il capitale economico e quello culturale.

29 Spazio e campo sociale, concetti fondamentali
Gli individui ed i gruppi esistono non per se stessi, ma nella e grazie alla differenza e alla relazione con l’altro. Lo spazio s.  luogo al cui interno ci si affronta con mezzi e fini differenziati. Il campo s.  posizioni sociali fra di loro prossime, all’interno dello spazio s.

30 L’oggetto della sociologia: le relazioni sociali
La sociologia non deve individuare classi o ‘tipi’ per se stessi diversi, ma campi di forze al cui interno i tipi si formano. Deve individuare il principio che genera le differenze, spesso invisibile e oscuro. Per Bourdieu, si tratta della distribuzione del potere e dei tipi di capitale. La struttura della sua distribuzione varia nel tempo e nello spazio.

31 Campo sociale, strutture formali, capitale
È facile che all’interno di un campo s. si formino strutture formali. Si formano così il campo economico, politico, artistico, ecc., in un processo che culmina con lo Stato, che concentra le risorse economiche e politiche. È il capitale che si detiene a determinare le posizioni nello spazio.

32 Le forme di capitale e lo spazio sociale
Bourdieu individua il capitale culturale e quello economico, cui aggiunge una forma di capitale sociale o relazionale. In alcune situazioni (Paesi socialisti p. es.) il capitale politico, in quanto conduce alla patrimonializzazione del patrimonio pubblico, ha un ruolo centrale.

33 Le forme di capitale e lo spazio sociale
Gli attori si distribuiscono nello spazio sociale per: Volume globale di capitale (di ogni tipo) che detengono; Proporzioni delle specie di capitale (culturale, economico ecc.) che ogni attore detiene; Evoluzione nel tempo di 1. e 2.

34 Prestigio e riproduzione dei tipi di capitale
Le forze sociali che possiedono (in proporzione) un certo tipo di capitale lottano per rafforzarne il tasso di cambio ovvero il suo valore rispetto agli altri tipi. Il capitale culturale si riproduce soprattutto attraverso la famiglia e la scuola.

35 Istruzione e disuguaglianza: cosa dice la sociologia dell’educazione
I sistemi educativi sono un fattore di disuguaglianza. Essi producono e riproducono i sistemi di stratificazione sociale. FORME DI DISUGUAGLIANZA SCOLASTICA: 1): Rendimento scolastico; 2): Intelligenza degli studenti; 3): Origine sociale; 4): Ambiente scolastico.

36 Istruzione e disuguaglianza CORRELAZIONI FONDAMENTALI
SUCCESSO SCOLASTICO E CLASSE SOCIALE D’APPARTENENZA. SUCCESSO SCOLASTICO E TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI (DELLA MADRE IN PARTICOLARE).

37 La scuola perpetua la disuguaglianza
Esiste una “nobiltà” ereditaria di grandi manager, grandi medici, burocrati e politici. Le grandi università, che conducono alle posizioni sociali più elevate, sono monopolizzate dai figli dei ceti elevati. Legame nascosto fra le capacità scolastiche e l’eredità in termini di capitale culturale.

38 La selezione scolastica
Attraverso le bocciature e i percorsi riservati (licei…) la scuola separa i detentori del capitale culturale da quelli che ne sono sprovvisti. La scuola maschera la selezione (funzione sociale) con una funzione di ‘valutazione’ (funzione educativa)

39 Come si legittima la selezione
IL CAPITALE CULTURALE: Conoscenze e valori  rendimento scolastico. L’ETHOS DI CLASSE: Atteggiamenti positivi rispetto alla cultura scolastica  durata. OSMOSI: modo di trasmissione “naturalizzante” di capitale culturale e ethos di classe  auto- ed eteropercezione.

40 Effetto di destino e violenza simbolica
Le disposizioni generate dall’habitus sono interpretate come ‘vocazioni’ individuali e naturalizzate. La scuola impone una gerarchia fondata sul criterio oggettivo dell’intelligenza. Reazioni: rotture brutali (bullismo, suicidio, crisi psichiche, immagini del Sé negative).

41 La scuola ‘classifica’ gli individui
La scuola assegna in via definitiva differenze di rango fra le persone. Tale differenza è attestata dal titolo di studio, che ha anche funzione rituale. Questo processo sanziona la differenza di competenze e status sociali mascherandola con diverse competenze ‘tecniche’ o culturali anodine.

42 Le strategie educative dei ceti elevati
I ceti elevati investono nelle strategie educative perché: possiedono più capitale culturale che economico oppure perché queste strategie riproduttive sono più redditizie di quelle successorie Le strategie cambiano in base all’evoluzione del sistema della riproduzione sociale (scuole, leggi, ecc.)

43 Una storia socio-tecnica: la bicicletta
La bicicletta sorge in opposizione al biciclo (Ordinary), ma anche come sua evoluzione. Si può scomporre l’Ordinary in due realtà: il Malsicuro e il “Macho”. Entrambi provengono dalla stessa storia di inventori e di chimere. I primi produttori di bicicli a Coventry: le imprese sportive e gli ‘uomini giovani, ricchi e atletici’.

44 Una storia socio-tecnica: la bicicletta (2)
Il contenuto tecnico del biciclo e della bicicletta non è ‘oggettivo’, ma è quello che intendono per contenuto tecnico i membri dei gruppi sociali pertinenti. I loro problemi tecnici portano a sviluppare alternative all’Ordinary: l’Ordinary di sicurezza, il triciclo e la revisione del telaio. L’introduzione dello pneumatico è l’evento che porta a mettere d’accordo ciclisti e altri gruppi.

45 Costruzione sociale della bicicletta: modello descrittivo
Gruppi sociali pertinenti. Soluzioni ai “problemi”. Flessibilità interpretativa. Invenzione dello pneumatico. Chiusura. Stabilizzazione dell’artefatto (naturalizzazione).

46 L’identificazione dei gruppi sociali pertinenti
Non si identificano a priori rispetto all’indagine empirica. Metodo a palla di neve: attraverso le interviste a attori-chiave ci si fa indicare chi è (secondo loro) importante. Sono gli attori che ne fanno parte a delimitare essi stessi il campo di indagine, e non l’ISTAT o noi stessi.

47 L’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (2)
Metodo degli attori: si usa dopo aver ricostruito un primo elenco di attori pertinenti. Raccoglie le descrizioni e le caratterizzazioni che gli attori identificati come pertinenti forniscono degli altri. Risultato: delimitazione di ogni gruppo pertinente rispetto agli altri, ricchezza descrittiva.

48 Importanza dell’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (GSP)
Per descrivere l’Ordinary, è importante conoscere i dettagli tecnici ma anche: gli uomini ricchi, giovani e atletici ma anche i costruttori, gli inventori, i venditori, e chi li considerava pericolosi. I GSP mutano nei contorni e nella composizione: alcuni non diventano più pertinenti, altri lo divengono, altri ancora di scindono o si fondono.

49 Importanza dell’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (2)
I GSP sono tali in quanto gli attori coinvolti nel processo socio-tecnico li interpretano come rilevanti. La loro non è una qualità essenziale, ontologica, ma empiricamente determinabile. I GSP servono (come definizioni) agli attori sociali stessi, per ordinare e descrivere la loro “realtà”. Gli attori coinvolti imprimono un significato condiviso fra di loro sia ai gruppi pertinenti che all’artefatto stesso (il biciclo, poi bicicletta). Il sociologo non ha sue definizioni, ma fa emergere quelle degli attori.

50 I gruppi sociali pertinenti per l’affermarsi della bicicletta
Ogni artefatto ha una storia a sé stante. I ciclisti sportivi. Le donne cicliste. Produzione di massa e piccole officine (anche di riparazione). Altri (giornalisti, uomini politici, aristocrazia, ecc.)

51 Problemi tecnici? Utilità dello studio dei problemi per il sociologo: ogni ‘sistema’ mette in luce in modo migliore le sue caratteristiche se sottoposto a stress (nuovi arrivati, cambiamenti di assetto, ecc.). La descrizione dei problemi non è mai la stessa per tutti i GSP. Ogni GSP seleziona alcuni problemi da affrontare e sceglie solo alcune soluzioni che portano alla modifica dell’oggetto tecnico (artefatto). Qualsiasi aspetto assuma via via l’artefatto, il suo significato per gli attori sociali muta man mano che si modifica il significato a cui viene associato.

52 Che cos’è il modello lineare di diffusione della tecnologia?
CARATTERE CONTINUO DEL PROCESSO DI DIFFUSIONE. FRA INNOVAZIONE E DIFFUSIONE NON ESISTONO BARRIERE: IL SUCCESSO E’ DOVUTO ALLE QUALITÀ INTRINSECHE DI EFFICACIA DELL’ARTEFATTO SE L’ARTEFATTO E’ EFFICACE, IL SUO FALLIMENTO E’ DOVUTO ALLE RESISTENZE ALL’INNOVAZIONE

53 Perché il modello lineare non funziona?
Carattere discreto del processo di trasposizione delle tecnologie. Fra innovazione e diffusione esistono “salti” e ostacoli in cui le qualità di efficacia e di utilità dell’innovazione sono continuamente rimesse in gioco. Il fallimento di un artefatto è dovuto al fatto che esso è stato interpretato come inefficace e/o inutile.

54 Problemi ‘ciclistici’
Problema della sicurezza (riguarda le donne cicliste e i ciclisti non sportivi): soluzioni  freni, forcella anteriore, rimpicciolimento della ruota anteriore. Problema dell’abito (riguarda le donne: bloomers e rational dress). Problema delle vibrazioni (telai elastici e pneumatici) L’inclusione di sempre più gruppi pertinenti nella soluzione dei problemi porta al successo.

55 Efficace per chi, e perché? La flessibilità interpretativa
Differenze di interpretazione degli artefatti da parte dei diversi GSP. L’esempio dell’Ordinary I non-utilizzatori: difficile da guidare e da smontare e montare, pericolosa. Gli utilizzatori: le stesse qualità erano giudicate positivamente. Il sociologo deve spiegare il perché di questi giudizi, non dare per scontate le qualità attribuite agli oggetti dai GSP.

56 La flessibilità interpretativa applicata all’Ordinary
Nessun artefatto esiste di per sé. Esistono almeno due Ordinary: il Malsicuro e il “Macho”. Materialmente corrispondono a un solo oggetto, ma sono due realtà diverse. Le due realtà corrispondono a diversi significati attribuiti all’oggetto dai vari GSP.

57 La flessibilità interpretativa applicata all’Ordinary (2)
Nella progettazione tecnica di un artefatto, i significati attribuitigli dai GSP determinano l’evoluzione dell’oggetto verso una o un’altra direzione. Una sola delle interpretazioni degli oggetti prende il sopravvento, e l’oggetto assume una forma definitiva che corrisponde a una sua interpretazione univoca.

58 La flessibilità interpretativa applicata allo pneumatico
Il successo dello pneumatico non è contestuale alla sua apparizione. È giudicato antiestetico, si buca facilmente, si aggiustavano male. Il suo successo avviene quando ha successo fra i corridori (risolve il problema della lentezza più che quello della stabilità).

59 Un unico significato: chiusura e stabilizzazione
Il successo di un artefatto come oggetto tecnologico pronto per l’uso è il risultato di due processi concomitanti: chiusura e stabilizzazione. Chiusura: fine della flessibilità interpretativa fra i vari GSP. Stabilizzazione: l’oggetto viene concordemente attribuito a un ‘inventore’ e la sua storia viene ricostruita in modo lineare.

60 La chiusura Consenso fra i vari GSP sul significato prevalente di un artefatto. Esso assume una forma abbastanza univoca. Finisce la flessibilità interpretativa e in genere si accetta una sola interpretazione dell’oggetto.

61 La stabilizzazione Sviluppo di un artefatto all’interno dei singoli GSP (gradi diversi di stabilizz.) “Qualità” attribuite o sottratte agli artefatti (pneumatico ‘ridicolo’ o ‘veloce’). IL PROCESSO TECNOLOGICO NON È IL RISULTATO DELL’INVENZIONE DI UN GENIO, MA IL RISULTATO DI UN PROCESSO SOCIOTECNICO COMPLESSO.

62 Howard S. Becker e l’interazionismo simbolico
Interazione, significato, interpretazione. Si risponde alle azioni degli altri sulla base del significato che si attribuisce loro (interpretazione). L’interazione umana è mediata dall’uso di simboli (linguaggi di ogni natura). Interpretare le azioni reciproche come mezzo per agire l’uno verso l’altro.

63 Howard Becker e l’interazionismo simbolico (2)
Non si accetta che il comportamento degli individui sia “agito” da fattori sistemici (cultura, posizione sociale, struttura delle personalità, ecc.). L’interpretazione delle situazioni da parte degli attori è parte della formazione dell’azione sociale.

64 Howard Becker e l’interazionismo simbolico (3)
Il succedersi di interazioni simili porta alla creazione di definizioni condivise riguardo al modo in cui le diverse situazioni devono essere interpretate. La condivisione di senso comune porta a una certa uniformità nei comportamenti. Adattamento reciproco dei partecipanti. Società moderna  continua presenza di situazioni nuove, da interpretare ex novo.

65 Howard Becker: Outsiders (1963, it. 1987)
Creare norme, farle rispettare. Le norme indicano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato fare. Chi viene presunto come una persona che infrange le norme è interpretato come un outsider. Interpretare i devianti come ‘persone particolari’ (attribuire loro qualità).

66 Definizioni tradizionali di devianza
Gli atti contrari alle norme sociali sono devianti di per sé. I devianti hanno in se stessi qualità (biologiche, psicologiche) che li spingono a deviare. Ma  gruppi diversi giudicano devianti cose diverse; giudicano gli stessi atti devianti con più o meno tolleranza; sono influenzati nel giudizio da CHI commette l’atto e da CHI se ne sente leso.

67 L’interpretazione statistica della devianza
È deviante chi si comporta in modo diverso dalla media di una popolazione. Inserisce in una stessa categoria tutto ciò che si differenzia dalla media. Non tutto ciò che è eccentrico trasgredisce norme.

68 L’interpretazione psicologica
Devianza come patologia, malattia mentale. È difficile trovare una definizione di salute ed equilibrio mentale simile a quella valida per l’organismo. Dà per scontato il giudizio sulla devianza di un atto, ma ne riporta la causa alla struttura della personalità del deviante.

69 L’interpretazione funzionalista
Devianza come sintomo di disgregazione sociale e di riduzione della stabilità sociale. Nella pratica, è difficile individuare ciò che è funzionale o disfunzionale Decidere ciò che è funzionale è il prodotto di negoziazioni sociali.

70 L’interpretazione relativistica
Definite le norme, è deviante chi le infrange. Nella società moderna, i vari gruppi hanno norme diverse, e i più forti impongono i propri agli altri. Una persona può essere conforme per il proprio gruppo e deviante per gli altri.

71 Istituire norme, creare devianza
Definizione tradizionale: devianza come infrazione di una norma accettata  la società crea la norma, alcuni individui (con qualità particolari) le infrangono, spinti da situazioni particolari. Critica interazionista: i gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa. La società crea la devianza.

72 Il carattere sociale della devianza
Né fattori sociali né disagio sociale. Etichettamento: applicare le norme del gruppo a determinate persone e interpretarli come outsiders. Il deviante non è altro che un individuo che si è riusciti ad etichettare come tale

73 Applicare l’etichetta di deviante
Non è semplice applicare un’etichetta di deviante  il legame fra l’interpretazione di una persona come deviante e il fatto che abbia effettivamente compiuto atti devianti è incerto e non meccanico. Devianti sono gli etichettati, non i colpevoli. È difficile trovare fattori psicologici e sociali comuni a chi ha infranto una norma, tranne l’etichetta condivisa.

74 Devianza come processo e non come qualità essenziale
Transazione fra i gruppi sociali e chi viene visto come deviante. Il processo della devianza si fonda sulla reazione degli altri e del deviante a un comportamento non conforme. Un atto è deviante (a) perché è contrario a una norma (b) per la reazione degli altri che lo considerano tale  ruolo fondamentale del giudizio sociale.

75 Applicare l’etichetta
Infrangere una norma non comporta meccanicamente l’applicazione dell’etichetta di deviante (outsider). Le norme si applicano con maggiore facilità a membri di gruppi da cui ci si attende un comportamento deviante (meno ai colletti bianchi, più ai giovani, a gruppi stigmatizzati).

76 Devianza come prodotto dell’etichettamento
Reazione di altre persone verso un comportamento  processo che dà luogo alla devianza. La qualità della devianza si situa non nel comportamento, ma nell’interazione fra l’autore di un atto e chi vi reagisce. “Lo stesso comportamento può essere un’infrazione delle norme in un certo momento, e non in un altro; può essere infrazione se commesso da una certa persona, ma non da un’altra…”

77 Norme, etichettamento e gerarchia sociale
Sono i gruppi dominanti che adottano le norme e che etichettano. Gli adulti dettano le norme ai bambini. Le classi medie dettano le norme educative. Gli in-groups dettano le norme per gli out-groups.

78 TIPI DI COMPORTAMENTO DEVIANTE
Segretamente deviante Conforme Percepito come conforme Pienamente deviante Falsamente accusato Percepito come deviante Comportamento trasgressivo Comportamento obbediente

79 Modelli sincronici di devianza
Si accetta che la devianza sia una patologia sociale. Se ne ricercano le cause di tipo oggettivo.  Ma le cause non sempre si ‘attivano’ se il deviante non ha raggiunto una fase in cui la causa può provocare devianza.

80 Il concetto di carriera
Tratto dalla sociologia delle professioni (influenza di Everett Hughes). “Successione di passaggi da una posizione all’altra compiuta da un lavoratore all’interno di un’occupazione” Career contingency  fattori casuali e contingenti (e oggettivi/soggettivi) che condizionano le mobilità di carriera.

81 Le carriere devianti Perpetrazione di un atto non conforme
Partecipazione a una sottocultura organizzata intorno a un’attività deviante. Essere etichettato pubblicamente come deviante. Devianza maggiore o secondaria: assunzione di un’immagine di sé deviante. Ingresso in un gruppo deviante organizzato.

82 1. Il primo passo Cause inintenzionali: ignoranza delle norme.
Cause intenzionali: crisi del commitment; scarsa integrazione nella società convenzionale; convenienza.  Commitment: coinvolgimento nel comportamento e nelle istituzioni convenzionali.

83 2. Le subculture devianti
Sviluppo di interessi, motivazioni e tecniche devianti. I linguaggi con cui si esprimono le motivazioni devianti mostrano che vengono acquisite nell’interazione fra devianti. Esse hanno sempre natura sociale.

84 3. L’etichetta Essere etichettati dipende dagli altri
Cambia l’identità pubblica dell’individuo. Un uomo che ha rubato diventa “un ladro” Ci si aspetta che sia predisposto a commettere reati di ogni genere.

85 3. Etichetta e status La devianza diventa la caratteristica- chiave dello status sociale dei devianti Gli altri status divengono accessori rispetto a questa caratteristica principale. Si considera la persona deviante come se il suo status principale sussumesse tutti gli altri (profezia che si autoadempie).

86 4. Devianza maggiore o “secondaria”
Il deviante è escluso dagli ambienti conformi (e talvolta recluso): cambiamento di routines Si ricostruisce la storia personale e psicologica del deviante alla luce di una qualità deviante prevalente Il deviante adatta la propria immagine di sé stesso alle aspettative sociali.

87 5. Membro di un gruppo deviante
L’identità deviante si rafforza. Adozione di visioni del mondo, tecniche e comportamenti, routine istituzionalizzate devianti. Razionalizzazione della posizione deviante e produzione di forme di legittimazione/giustificazione. “Semplifica” la vita, è difficile recedere


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