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H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford”

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Presentazione sul tema: "H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford”"— Transcript della presentazione:

1 H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford”
Lezione I

2 Chi è H.L.A. Hart? Un filosofo inglese. Nato nel 1907 e morto nel Dopo aver studiato “Greats” a Oxford ha fatto per qualche tempo l’avvocato (Barrister) e preso parte alla seconda guerra mondiale nei servizi segreti britannici. Considerato uno degli esponenti più significativi della c.d. “Filosofia di Oxford” nel secondo dopoguerra, nell’università inglese Hart ha insegnato prima filosofia e poi Jurisprudence (cioè filosofia del diritto). “Greats” (literae humaniores) corso di studi della durata di quattro anni. Lingue classiche e letteratura, storia antica e filosofia (inclusa la filosofia greca). Dei tre essays per gli esami finali, due erano sulla filosofia moderna e uno su Platone e Aristotele.

3 H.L.A. Hart Professor of Jurisprudence a Oxford dal 1952 al 1969.

4 Cos’è la “Filosofia di Oxford”?
Un gruppo di filosofi che, a partire dall’anno accademico , cominciano a incontrarsi regolarmente per discutere. Dopo la guerra, tornati all’insegnamento, questi giovani studiosi cominciano a sviluppare un approccio distintivo alla filosofia attraverso la critica delle idee dei positivisti logici.

5 Chi appartiene a questo gruppo?
Oltre a Hart, gli esponenti principali della “Filosofia di Oxford” sono J.L. Austin, Isaiah Berlin, J.O. Urmson, G.J. Warnock, Paul Grice e P.F. Strawson. A partire dagli anni cinquanta, e fino alla fine degli anni settanta, alcuni di questi studiosi esercitano una profonda influenza sulla filosofia di lingua inglese, sia nel Regno Unito sia in altri paesi.

6 Alcuni Oxford Philosophers
J.L. Austin, Isaiah Berlin e Paul Grice

7 Quali sono le caratteristiche di fondo della “Filosofia di Oxford”
Per i filosofi di Oxford lo studio del linguaggio ordinario è la premessa per affrontare i problemi della filosofia. Dal punto di vista epistemologico, sono realisti. Si oppongono quindi all’empirismo e al riduzionismo. Dal punto di vista etico, sono pluralisti. Si oppongono quindi al monismo degli utilitaristi.

8 Da chi sono influenzati?
In primo luogo da Aristotele. Poi da John Cook Wilson e dai suoi seguaci come W.D. Ross, H.A. Prichard e W.E.B. Joseph. Infine, da Gilbert Ryle.

9 Principali influenze sulla Filosofia di Oxford (I)
Aristotele, John Cook Wilson, H.A. Prichard e Gilbert Ryle

10 John Cook Wilson e l’autorità del linguaggio ordinario
L’autorità del linguaggio è troppo spesso dimenticata in filosofia, con serie conseguenze. Le distinzioni tracciate o applicate nel linguaggio ordinario hanno maggiore probabilità di esser corrette che scorrette. Sviluppate, come sono, in ciò che potrebbe essere chiamato il corso naturale del pensiero, sotto l’influenza dell’esperienza e nell’apprendere verità particolari, appartengano alla vita quotidiana o alla scienza, esse non dipendono da alcuna teoria preconcetta. In questo modo sono emerse le stesse forme grammaticali; che non sono il risultato di alcun sistema, non furono inventate da alcuno. John Cook Wilson, Statement and Inference, vol. II, Clarendon Press, Oxford 1926, p. 874

11 Principali influenze sulla Filosofia di Oxford (II)
Ludwig Wittgenstein ( )

12 Che rapporto hanno con Wittgenstein?
In una prima fase sono molto colpiti dagli scritti del filosofo austriaco, e ne traggono diversi spunti. In particolare, condividono l’idea che la filosofia non è una scienza e che il suo scopo è chiarire i concetti che impieghiamo nella vita quotidiana. Tuttavia, il loro modo di fare filosofia è molto diverso da quello di Wittgestein. La filosofia di Wittgenstein è essenzialmente negativa. Quella dei filosofi di Oxford costruttiva.

13 Wittgenstein e la filosofia come terapia
“[…] i problemi filosofici […] sorgono quando il linguaggio va in vacanza”. Wittgenstein, Philosophical Investigations, § 38

14 Contenuto e scopo del libro di Hart
Lezione II

15 H.L.A Hart, The Concept of Law (1961)

16 Cosa si propone Hart? Migliorare la nostra comprensione del diritto (law), della coercizione (coercion) e della moralità (morality), intesi come fenomeni sociali.

17 Come intende realizzarlo?
Attraverso la chiarificazione della cornice generale (general framework) del pensiero giuridico. Un compito che richiede attenzione al modo in cui si impiegano le parole.

18 Tre livelli di lettura Filosofia: si confrontano due concezioni dell’analisi. Filosofia del diritto: si esaminano diverse teorie del diritto. Diritto: si esaminano diversi aspetti del diritto.

19 Piano dell’opera Cap. I: presentazione dell’opera.
Capp. II-IV: critica dell’imperativismo. Capp. V-VII: chiarificazione del termine “diritto”, nel suo uso paradigmatico, come unione di regole primarie e secondarie. Capp. VIII-IX: resoconto dei principali standard di valutazione dei sistemi giuridici. Cap. X: il case-study del diritto internazionale.

20 Le perplessità della teoria giuridica
Lezione III

21 Disorientamento Perfino dei giuristi esperti hanno avuto la sensazione che, benché la loro conoscenza del diritto sia fuori discussione, vi sono molte cose relative al diritto e ai suoi rapporti con altri fenomeni che essi non sono in grado di spiegare e non comprendono del tutto.

22 Casi paradigmatici

23 La natura del diritto: tre domande ricorrenti
1. Quale è la differenza tra obbligazione giuridica e ordini sostenuti da minacce? 2. Quale è il rapporto tra diritto e morale? Quale è la differenza tra obbligazione giuridica e obbligazione morale? 3. Che cosa sono le regole e in che misura il diritto è questione di regole? Quale è la differenza tra regole e abitudini (habits) di un gruppo?

24 Analisi e definizione Lezione IV

25 La definizione Di solito a questi problemi si cerca di trovare una soluzione attraverso la definizione della parola “diritto”.

26 Cos’è una definizione? La definizione, come la parola suggerisce, consiste essenzialmente nel tracciare delle linee e nel distinguere tra un genere di cose e un altro, che il linguaggio designa con termini separati. L’esigenza di tracciare queste linee è spesso sentita da coloro che sono perfettamente a loro agio con l’uso quotidiano della parola in questione, ma non sono in grado di formulare o spiegare le distinzioni che, come essi intuiscono, separano un tipo di cose da un altro. Tutti noi ci troviamo qualche volta in questa difficoltà: si tratta essenzialmente della difficoltà in cui si trova colui che afferma: “so riconoscere un elefante quando lo vedo, ma non sono capace di definirlo. H.L.A. Hart, The Concept of Law, pp

27 Perché definire? Come colui che è capace di andare da un punto a un altro di una città conosciuta, ma non è in grado di spiegare o mostrare a altri come farlo, coloro che ricercano una definizione hanno bisogno di una pianta che mostri chiaramente le relazioni, confusamente sentite, tra il diritto, che essi conoscono, e altri fenomeni. H.L.A. Hart, The Concept of Law, p. 14.

28 Limiti della definizione
Talvolta una definizione può funzionare come una pianta. Rendendo esplicito il principio latente che guida il nostro uso delle parole, può mostrare la relazione esistente tra il tipo di fenomeno a cui riferiamo la parola e altri fenomeni. Essa procura un codice o una formula che traduce il termine in questione in altri termini ben conosciuti e circoscrive il tipo di cose a cui esso viene di solito riferito, indicando le caratteristiche che queste hanno in comune con una più ampia famiglia di cose e quelle che le distinguono da altre della stessa famiglia.

29 J.L. Austin

30 La definizione per genere e differenza

31 Perché non funziona? Abbiamo idee vaghe e confuse sul carattere della “famiglia” cui appartiene il diritto. Ciò rende la definizione per genere e differenza inutile nel caso di “diritto”, perché non vi è una categoria, familiare e ben compresa, di cui il diritto è membro.

32 La tesi Aristotelica di Hart
La parola “diritto” non ha un significato univoco. Analogie rispetto a un caso paradigmatico. Paronimia.

33 Aristotele sul significato
Si dicono omonime le cose che hanno il nome in comune, ma la definizione che corrisponde al nome è diversa. Per esempio, “animale” detto di un uomo e di un’immagine dipinta. Si dicono sinonime le cose che hanno il nome in comune, e la medesima definizione. Per esempio, sia l’uomo sia il bue sono detti “animali”. Sono paronime tutte quelle cose che, differendo per il caso, derivano da qualcosa la loro denominazione corrispondente al nome (di quella cosa). Per esempio, dalla grammatica il grammatico e dal coraggio il coraggioso. Aristotele, Le Categorie, I

34 Varietà degli imperativi
Lezione V

35 L’interlocutore ideale di Hart
Come esempio della posizione che intende criticare, Hart prende il filosofo del diritto John Austin ( ), principale esponente dell’imperativismo britannico. Austin è un modello. Hart dice di integrare le tesi di Austin con quelle di Kelsen.

36 John Austin sul diritto
In senso proprio “ diritto” (law) è una specie di comando. Un comando è l’espressione di un desiderio imposto (enforced) da una sanzione. La sanzione è un male che probabilmente colpirà chi disobbedisce al comando. John Austin, The Province of Jurisprudence Determined

37 John Austin e l’analisi decompositiva
Analizzare il concetto di diritto nei termini degli apparentemente semplici elementi dei comandi (commands) e delle abitudini (habits). Costruzione del concetto di diritto.

38 Cos’è un ordine? Una persona esprime il desiderio che un’altra faccia qualcosa o si astenga dal fare qualcosa. Se il desiderio viene espresso non come un’informazione o come la rivelazione del proprio stato d’animo, ma con l’intenzione che la persona cui ci si rivolge si conformi al desiderio espresso. Si manifesta regolalmente usando il modo imperativo.

39 Atti linguistici Hart riprende la tesi di J.L. Austin sugli atti linguistici. Usare una parola è compiere un’azione. Esempi: richiesta, supplica, avvertimento. Le diverse situazioni sfumano l’una nell’altra.

40 L’esempio del rapinatore
“Dammi il denaro o sparo”. Non è una richiesta. Non è una supplica. Si tratta di un ordine. Se la minaccia è efficace, diremo che il rapinatore ha “costretto” l’impiegato, e che questo è in potere del rapinatore.

41 Ordini e comandi Differenza tra “ordinare” e “dare un ordine”.
La parola ‘comando’ si usa regolalmente in un contesto come quello della vita militare. Comandare significa esercitare autorità.

42 La questione dell’autorità
Austin chiama “comandi” gli ordini sostenuti da minacce. La nozione di comando, con il suo legame con quella di autorità, è molto più vicina al diritto rispetto a quella di ordine. L’esempio dei militari. Ciò costituisce un ostacolo nella spiegazione del concetto di diritto proposta da Austin.

43 Pregi e difetti dell’analisi di Austin
Semplicità e chiarezza. Gli elementi della situazione del rapinatore non sono oscuri o bisognosi di molte spiegazioni. Quella del militare che obbedisce al comando di un superiore non ha queste caratteristiche. Per questo seguiremo Austin nel suo tentativo di costruire su questa semplice base il concetto di diritto. Tuttavia, lo faremo cercando di imparare dai suoi limiti.

44 H.L.A. Hart su John Austin Hart propone di seguire Austin nel suo tentativo di costruire il concetto di diritto a partire dai suoi elementi semplici. Tuttavia, sostiene di farlo per cercare di imparare dai limiti di questo approccio.

45 La costruzione di John Austin
Lezione VI

46 Diritto e ordini coercitivi
le leggi (laws) sono generali Rispetto alle condotte che regolano Rispetto alle persone cui si applicano le leggi hanno carattere di permanenza (sono cioè “standing orders”). le leggi sono caratterizzati da una generale abitudine all’obbedienza (general habit of obedience). i sistemi giuridici sono supremi nel proprio territorio. i sistemi giuridici sono indipendenti da altri sistemi giuridici. Le leggi non si rivolgono ai cittadini nel senso che sono state pubblicate per loro, ma nel senso che si applicano a loro.

47 La teoria imperativista
Il diritto di qualsiasi Paese risulterà formato da ordini generali (generalmente obbediti) sostenuti da minacce (per le quali vi è la generale convinzione di una loro esecuzione in caso di disobbedienza) rivolti o dal sovrano o da organi subordinati in obbedienza al sovrano (il quale è supremo all’interno e indipendente all’esterno)

48 La varietà delle leggi Lezione VII

49 Obiezioni alla teoria imperativista
Hart formula tre obiezioni alla teoria del diritto di John Austin, relative al: Contenuto delle leggi (laws) Al loro ambito di applicazione Al loro modo di origine

50 Prima obiezione: il contenuto delle leggi
Ci sono regole cui possiamo obbedire o disobbedire, come quelle del diritto penale o della responsabilità civile, che sono simili a ordini generali sostenuti da minacce. Tali regole impongono doveri o obbligazioni. Ma ci sono anche regole che attribuiscono poteri (privati o pubblici). Esempi: Le regole che riguardano atti come i contratti, i testamenti o il matrimonio. Le regole di competenza dei tribunali. Le regole che attribuiscono autorità legislativa. Differenza tra poteri privati e poteri pubblici per quel che concerne le condizioni di invalidità

51 Diversa funzione sociale
Le regole giuridiche che definiscono i modi in cui si concludono contratti, testamenti o matrimoni validi non richiedono alle persone di agire in certi modi che esse lo desiderino o meno. Tali leggi (laws) non impongono doveri o obbligazioni. Al contrario, esse mettono a disposizione degli individui mezzi (facilities) per realizzare i propri desideri, conferendo loro i poteri giuridici per creare, attraverso procedure specifiche soggette a certe condizioni, strutture di diritti e doveri all’interno della cornice coattiva del diritto (of the law). H.L.A Hart, The Concept of Law, pp

52 Poteri giuridici e vita sociale
Il potere conferito in questo modo agli individui di plasmare le proprie relazioni giuridiche con gli altri attraverso contratti, testamenti, matrimoni e così via, è uno dei grandi contributi del diritto (law) alla vita sociale; ed è una caratteristica del diritto (law) oscurata dal rappresentare tutto il diritto come una questione di ordini sostenuti da minacce. H.L.A Hart, The Concept of Law, p. 28.

53 Tipi di regole che attribuiscono poteri privati
Dietro il potere di concludere contratti o di fare testamento ci sono regole relative alla capacità o alle qualificazioni personali minime (ad es. essere adulto o sano di mente). Altre regole specificano i modi e le forme in cui il potere deve essere esercitato, stabiliscono se l’atto deve essere compiuto oralmente o per iscritto e, nel secondo caso, in che modo l’atto deve essere posto in essere o provato. Altre regole stabiliscono la varietà, o la durata minima o massima, delle strutture di diritti e doveri che gli individui possono creare con questi atti giuridici (acts-in-the law).

54 Relazione tra regola e azione
La relazione tra azione conforme e regola viene resa male in questi casi con le parole “obbedire” e “disobbedire”, che sono più appropriate nel caso del diritto penale dove le regole sono analoghe a ordini. Nel caso di poteri pubblici o privati, la conformità con le condizioni stabilite dalla regola è un passo simile a una mossa nel gioco degli scacchi. La mancata conformità ha come conseguenza la nullità.

55 Due risposte alla prima obiezione
Lezione VIII

56 Possibili risposte alla prima obiezione di Hart
I. La nullità come sanzione  si estende il significato di “sanzione”. II. Le regole che conferiscono poteri sono “frammenti di leggi”  si restringe il significato di “diritto” (law).

57 I. Nullità come sanzione
La nullità è come la sanzione nel diritto penale: un male minacciato. MA le condotte vietate sono scoraggiate; gli atti resi possibili dalle regole attributive di poteri possono invece essere socialmente desiderabili. la nullità, a differenza della sanzione, è parte della regola, nel senso che le regole che conferiscono poteri sono incomprensibili senza le disposizioni che stabiliscono la nullità.

58 II. Frammenti di leggi Versione estrema: Versione moderata:
le regole attributive di poteri, così come tutte le “regole” che non stabiliscono la sanzione, sono antecedenti o clausole condizionali di direttive rivolte ai funzionari di applicare certe sanzioni se certe condizioni vengono soddisfatte  le “vere” leggi sono ordini rivolti agli officiali (officials) di applicare una sanzione. Versione moderata: le regole di condotta (in quanto ordini sostenuti da minacce) sono leggi (laws) a tutti gli effetti; le regole attributive di poteri invece sono antecedenti o clausole condizionali di ordini sostenuti da minacce.

59 Esempi Versione estrema Versione moderata
Se un testamento è stato sottoscritto dal testatore; se vi hanno assistito due testimoni nel modo prescritto; se (…); se l’esecutore testamentario non dà effetto alle disposizioni del testamento; allora gli ufficiali (officials) dovranno sanzionare l’esecutore testamentario. Versione moderata Se un testamento è stato sottoscritto dal testatore; se vi hanno assistito due testimoni nel modo prescritto; se (…); allora l’esecutore testamentario darà effetto alle disposizioni del testamento.

60 Replica di Hart La distorsione come prezzo dell’uniformità  il diritto offre primariamente ai cittadini standard di guida per la propria condotta  una multa guida la condotta in un modo in cui una tassa non fa. Inoltre: la teoria criticata assume la prospettiva di un “uomo cattivo”. Replica: il diritto serve a guidare la vita fuori dai tribunali.

61 Lezione IX

62 2. Ambito di applicazione delle regole giuridiche
I provvedimenti legislativi vincolano anche chi li emana, cosicché il legislatore rientra nell’ambito dell’applicazione delle regole. (distinzione pubblico/privato, promessa) presuppongono l’esistenza di regole attributive di poteri.

63 Espediente per ovviare alla difficoltà
Distinzione tra capacità ufficiale e capacità privata delle persone. MA Richiede l’esistenza di regole che conferiscono poteri => Il modello della promessa: il legislatore, come l’autore di una promessa esercita poteri attribuiti da regole.

64 3. Modo di origine delle regole giuridiche
Le regole, come gli ordini coattivi, dipendono da un deliberato atto creativo. MA La natura giuridica di alcune regole non dipende da alcun atto di questo tipo => il problema della consuetudine.

65 Le due questioni della consuetudine
La consuetudine, come tale, è diritto? No. II. Che cosa significa per la consuetudine essere giuridicamente riconosciuta? Quando i tribunali la applicano e in base a essa danno ordini che vengono obbediti. Il sovrano, non interferendo, ordina tacitamente di obbedire a tali ordini.

66 II. Repliche Perché il principio dell’applicazione, se non vale per le regole giuridiche, dovrebbe valere per (tutte) le consuetudini? La non interferenza non può essere considerata un ordine tacito poiché non è detto che essa sia un segno dei desideri del sovrano (potrebbe, per esempio, mancargli la conoscenza dei fatti).

67 La dottrina della sovranità
Lezione XI

68 La dottrina della sovranità
In ogni società umana in cui vi sia diritto esiste una relazione tra sudditi, che prestano abituale obbedienza, e sovrano, che non la presta a nessuno. Due punti da indagare: Abitudine all’obbedienza. 1.1 La continuità del diritto 1.2 La permanenza del diritto Posizione del sovrano rispetto alla legge.

69 1. L’abitudine all’obbedienza
Tutti fanno regolarmente ciò che Rex I ordina => relazione personale tra Rex I e ciascuno dei suoi sudditi => unità della comunità. L’abitudine all’obbedienza a Rex I non rende però più probabile l’abitudine all’obbedienza a Rex II.

70 1.1 Come assicurare la continuità del diritto?
L’abitudine all’obbedienza è insufficiente, in quanto: Non attribuisce alcun diritto di successione. Non rende probabile l’obbedienza agli ordini del nuovo sovrano. Deve essere accettata una regola che regola in anticipo la successione e che attribuisce a Rex II il diritto di legiferare. Tale accettazione riguarda principalmente i funzionari, più che la popolazione.

71 Lezione XII

72 Abitudini e regole Punti di contatto Differenze
Entrambe sono generali. Differenze Le deviazioni dalla regole sono oggetto di critica e alla minaccia di deviazione viene opposta una pressione molto forte. La deviazione è considerata una buona ragione per la critica. Le regole hanno un aspetto interno.

73 L’aspetto interno delle regole
Almeno alcuni considerano il comportamento definito dalle regole come criterio di condotta che il gruppo deve seguire L’aspetto interno: Si contrappone all’aspetto esterno (= comportamento uniforme e regolare di cui può rendersi conto un osservatore). È diverso dal sentimento di obbligatorietà (= esperienza psicologica). Esempio degli scacchi

74 L’inadeguatezza delle abitudini per spiegare i fenomeni giuridici
Le abitudini non sono regolative. L’abitudine all’obbedienza a un individuo non può riferirsi a legislatori futuri.

75 Bilancio su Austin Pregio: occorre pensare al diritto in termini realistici => aspetti passivi collegati all’abitudine all’obbedienza. Difetto: rende oscuro o distorce l’aspetto attivo (emanazione, riconoscimento e applicazione delle leggi da parte dei funzionari).

76 1.2 La permanenza del diritto
Come è possibile che una regola creata da un legislatore più antico, morto da molto tempo, possa essere ancora giuridica per una società di cui non è possibile dire che gli obbedisca abitualmente? Non abitudine all’obbedienza, ma regola fondamentale correntemente accettata.

77 Gli ordini taciti La validità di leggi antiche dipende dal fatto che il sovrano attuale consente ai tribunali di applicarle. MA La giuridicità delle regole preesiste alla loro applicazione. E’ impossibile per i tribunali odierni distinguere su questi basi tra una legge antica non ancora abrogata e una non meno antica ma successivamente abrogata. Necessità di regole fondamentali accettate per stabilire che cosa è diritto.

78 Realismo giuridico È vero che, perché una legge sia giuridica, i tribunali devono accettare la regola secondo cui certe attività legislative creano diritto. MA È falso che nulla è diritto fin quando non è stato applicato da un tribunale => 7.2. È falso che le regole emanate da sovrani passati, ma non quelle emanate dal sovrano attuale, non sono diritto fin quando non sono applicate da un tribunale.

79 2. Limiti giuridici al legislativo
Secondo la dottrina della sovranità Sovrano è colui al quale si presta abituale obbedienza e che non obbedisce a nessuno. L’esistenza del diritto implica l’esistenza di un sovrano che non è sottoposto ad alcun limite giuridico. L’assenza di limiti giuridici non esclude limiti de facto o di opportunità politica.

80 Vantaggi di questa teoria
Consente di distinguere il diritto dalla morale e dalla consuetudine. Consente di individuare un sistema giuridico indipendente.

81 Difficoltà della teoria
Negli Stati moderni il potere è supremo senza essere illimitato. Limite giuridico va inteso come assenza di un potere giuridico, vale a dire come incapacità giuridica.

82 Limiti giuridici e abitudine all’obbedienza
La presenza o l’assenza di limiti giuridici non può venire espressa in termini di presenza o assenza di abitudine all’obbedienza da parte del sovrano poiché: Il sovrano può rispettare i limiti senza che vi sia nessuno cui obbedisce abitualmente. Il sovrano può cercare di eccedere questi limiti senza che con ciò stia disobbedendo a nessuno. Il sovrano può obbedire a un sovrano straniero anche in assenza di limiti.

83 Punti fermi I limiti giuridici del sovrano sono incapacità contenute nelle regole che lo legittimano come legislatore e non in obblighi di obbedire a un legislatore superiore. La giuridicità di una regola dipende dal fatto che è stata emanata da un legislatore autorizzato a legiferare in base a una regola esistente. L’indipendenza di un sistema dipende dal fatto che le regole che legittimano il legislatore non attribuiscono un’autorità superiore a chi ha autorità su un altro territorio. Un’autorità giuridicamente illimitata è distinta da un’autorità suprema. Le abitudini all’obbedienza del legislatore hanno probanza indiretta della subordinazione o meno della sua autorità legislativa.

84 Il sovrano dietro il legislatore
E’ possibile trovare un sovrano dietro il potere legislativo giuridicamente limitato? Austin: in ogni democrazia non sono i rappresentanti eletti a costituire parte dell’organo sovrano, ma gli elettori => identificazione del sovrano con l’elettorato.

85 Implausibilità dell’identificazione
Come può essere che la maggioranza ordini/obbedisca a se stessa? Distinzione pubblico/privato. Servono regole che costituiscano la sovranità Il mancato esercizio dell’illimitato potere di revisione da parte dell’elettorato non è un ordine tacito. Il corpo elettorale è talvolta soggetto a limiti giuridici nel suo potere di revisione. Non ci sono solo democrazie, ma anche monarchie con limiti giuridici.

86 Risultati provvisori (cap. I-IV)
Gli “ordini” del diritto penale valgono anche per chi li emana. Le regole che attribuiscono poteri (pubblici o privati) non sono riconducibili al modello imperativista. Vi sono regole che differiscono dagli ordini per il modo di origine. Il modello imperativista non spiega la continuità del diritto. Incapacità di identificare il sovrano

87 Espedienti falliti (cap. I-IV)
Nozione di ordine tacito. regole che attribuiscono poteri come frammenti di regole. regole rivolte ai funzionari. Distinzione tra ruolo pubblico e ruolo privato della persona che legifera.

88 Capitolo V Il diritto come unione di regole primarie e secondarie

89 La registrazione di un fallimento
I concetti di ordine, obbedienza, abitudine, minaccia non includono, e non possono produrre con la loro combinazione, la nozione di regola. Bisogna distinguere tra regole che impongono obblighi e regole che attribuiscono poteri (pubblici e privati).

90 Tesi da dimostrare NON la tesi che ogni volta che la parola diritto viene usata in modo corretto si trova la combinazione di regole primarie e regole secondarie. MA la tesi che la maggior parte delle caratteristiche del diritto che si sono mostrate più sconcertanti e hanno provocato e resa vana la ricerca di una definizione possono essere chiarite nel modo migliore se si comprendono questi due tipi di regole e le loro relazioni reciproche.

91 Il concetto di obbligo regole primarie: impongono obblighi
regole secondarie: attribuiscono poteri (pubblici o privati) La loro unione non è condizione del diritto, ma chiarificatrice del diritto; sta al centro dell’sistema, ma non lo esaurisce.

92 Avere un obbligo, essere obbligati, sentirsi obbligati
Essere obbligati: opinioni o motivi di un comportamento. Avere un obbligo: esistenza di una regola (giuridica), benché non ogni regola preveda necessariamente obblighi. Sentirsi obbligati: sentimento psicologico di obbligatorietà.

93 L’obbligo nella teoria previsionale
Austin: le asserzioni regolative sono previsioni o accertamenti della possibilità di ricevere una pena o un male => obbligo come possibilità o probabilità che chi vi è soggetto soffra una pena. MA: Deviazioni dalle regole come ragione o giustificazione delle sanzioni, non indizi per predire una reazione ostile. Obbligo e predizione possono divergere, mentre per questa teoria devono coincidere. La predizione riguarda l’aspetto esterno, vale a dire la regolarità e uniformità dei comportamenti.

94 regole che impongono obblighi
L’obbligo esiste ove vi è una generale richiesta di conformità con pressione sociale seria => affermazione della possibilità di una reazione ostile per le violazioni => se sono preminenti o comuni sanzioni fisiche, esiste una forma almeno primitiva di diritto. Importanza: le regole sono ritenute necessarie per il mantenimento della vita sociale. Talvolta la condotta richiesta è in conflitto con desideri o interessi della persona soggetta all’obbligo. Gli obblighi chiariscono l’aspetto interno delle regole => la violazione della regola come ragione dell’ostilità.

95 Condizioni per l’esistenza di una società con sole regole primarie
Esistenza di regole che prevedono l’astensione dalla violenza Solo una minoranza non le accetta. Società piccola, con stretti legami e credenze comuni, situata in un ambiente stabile.

96 Inconvenienti Incertezza => le regole non formano un sistema => dubbi sulla natura delle regole e sull’ambito preciso. Staticità => impossibilità di adattare le regole alle mutate circostanze e di modificare regole generali od obblighi speciali con atti deliberati => ogni modifica dipende dal lento affermarsi di “consuetudini” e desuetudini. Inefficienza => controversie sulle violazioni, difficoltà di punire, pericolo di vendette.

97 Le regole secondarie come rimedio
Si riferiscono non ad azioni, ma ad altre regole. Consentono di accertare, introdurre, eliminare, variare le regole primarie, e determinare il fatto della loro violazione.

98 Tre tipi di regole secondarie
regola di riconoscimento: specifica alcune caratteristiche il cui possesso da parte di una certa regola è considerato decisivo per la sua qualificazione come regola del gruppo. regole di mutamento: attribuiscono poteri (limitati o illimitati, pubblici o privati) a un individuo o gruppo di modifica, e ne disciplinano le procedure. regole di giudizio: individuano le persone che devono giudicare e le procedure da seguire.

99 La portata esplicativa
Il punto di vista interno: le persone usano le regole come criterio di valutazione del comportamento proprio e di quello altrui. L’unione di regole primarie e secondarie sta al centro dell’sistema giuridico, ma non lo esaurisce.

100 Capitolo VI Il fondamento dell’sistema giuridico

101 regola di riconoscimento e validità giuridica
La validità delle regole dipende dall’esistenza di una regola sociale di riconoscimento che viene accettata e usata per l’individuazione delle regole primarie che impongono obblighi.

102 La complessità della regola di riconoscimento
In un sistema giuridico moderno, i criteri di individuazione del diritto sono molteplici (costituzione scritta, regole emanate da un legislatore, precedenti giudiziari). Esiste per la maggior parte dei casi un relativo ordine gerarchico di tali criteri (subordinazione, non derivazione).

103 L’individuazione della regola di riconoscimento
La regola di riconoscimento non viene nella maggior parte dei casi dichiarata, ma manifesta la propria esistenza nel modo in cui vengono individuate le regole particolari. La regola di riconoscimento è come la regola di punteggio di un gioco: viene usata, raramente formulata.

104 Interno/esterno Punto di vista interno: l’uso di regole di riconoscimento manifesta la loro accettazione. Punto di vista esterno: si fa un’affermazione sul fatto che altri accettano la regola di riconoscimento.

105 La validità delle regole
Avvenuto superamento di tutte le prove stabilite dalla regola di riconoscimento => regola valida = regola dell’sistema. Non c’è alcun connessione necessaria tra validità di una regola e la sua efficacia (salvo che la regola di riconoscimento non contenga tra i suoi criteri una regola di desuetudine). MA Un’affermazione interna sulla validità di una regola presuppone la verità dell’affermazione esterna per cui l’sistema è in generale efficace.

106 La teoria predittiva della validità
Asserire la validità di una regola significa predire la sua applicazione da parte dei tribunali. MA L’affermazione interna sulla validità di una regola (che presuppone la verità dell’affermazione esterna sull’efficacia dell’sistema) viene trattata come un’affermazione esterna circa l’attività dei funzionari => è possibile un’alternativa tra validità come proprietà metafisica e validità come predizione empiricamente verificabile.

107 Caratteristiche della regola di riconoscimento
Definitività. 2) Supremazia di uno dei suoi criteri.

108 1) Definitività della regola di riconoscimento
Non esiste altra regola che stabilisce i criteri per il riconoscimento della validità giuridica. Vi è la permanente possibilità di fare riferimento a essa, anche se può non esservi sempre sempre la necessità pratica di farlo.

109 2) Supremazia di uno dei suoi criteri
Le regole individuate in base a un criterio supremo sono regole dell’sistema anche se in conflitto con regole individuate in base ad altri criteri, mentre queste ultime non lo sono se sono in contrasto con le regole individuate in base al criterio supremo. L’esistenza di un criterio supremo non implica l’esistenza di un potere giuridicamente illimitato.

110 La validità della regola di riconoscimento
Kelsen: mentre la validità delle altre regole può essere dimostrata in riferimento alla regola di riconoscimento, la validità di quest’ultima può essere solo postulata.

111 Replica L’asserzione della validità di una regola presuppone:
1) L’uso di una regola di riconoscimento giudicata adatta per l’individuazione del diritto. 2) L’accettazione e l’uso nel generale funzionamento dell’sistema di quella regola di riconoscimento, come dato di fatto => La regola di riconoscimento non è né valida né invalida (esempio del metro di Parigi). La tesi di Kelsen occulta il carattere fattuale di 2) => assumere la validità della regola di riconoscimento è diverso dal presupporne l’esistenza => L’esistenza della regola di riconoscimento come asserzione fattuale esterna, in quanto prassi complessa di individuazione del diritto in riferimento a certi criteri.

112 Nuovi problemi Classificazione della regola di riconoscimento.
Esistenza di un sistema giuridico

113 Classificazione della regola di riconoscimento
E’ diritto, nel senso che può essere considerata un elemento della definizione di sistema giuridico. E’ fatto, nel senso che si può fare un’affermazione esterna relativa al modo in cui vengono individuate le regole di un sistema.

114 Che cosa significa che un sistema giuridico esiste?
1) Che esiste una generale obbedienza alle leggi che impongono obblighi. MA Questo vale solo per il privato cittadino, non per i legislatori o per i giudici => espedienti: Obbedienza ai costituenti MA: comando senza persona Obbedienza al sovrano MA: non chiarisce nulla

115 Che cosa significa che un sistema giuridico esiste?
2) Che viene accettata dalla massa della popolazione la regola di riconoscimento definitiva che stabilisce i criteri di validità delle regole. MA: il privato cittadino può obbedire alle regole senza porsi particolari problemi circa la loro obbligatorietà.

116 Condizioni minime di esistenza di un sistema giuridico
Generale obbedienza, da parte dei cittadini e dei funzionari, alle regole di comportamento valide in base ai criteri definitivi di validità dell’sistema. Generale accettazione, da parte dei funzionari ma non necessariamente da parte dei cittadini, delle regole di riconoscimento che stabiliscono i criteri di validità giuridica e le sue regole di mutamente e di giudizio.

117 Necessità di distinguere
Obbedienza dei privati cittadini alle regole primarie. Accettazione delle regole secondarie da parte dei funzionari.

118 La patologia di un sistema giuridico
Situazione in cui non vi è più obbedienza generale a regole valide secondo i criteri di validità usati dai tribunali Varietà dei modi: Rivoluzione Occupazione nemica Crollo Gradualità del venire meno dell’obbedienza => il momento esatto in cui un sistema giuridico ha cessato di esistere non è determinabile.

119 L’emergere di un nuovo sistema dal grembo del vecchio
Il caso delle colonie. Il caso dei conflitti di competenza su questioni costituzionali.

120 Capitolo VII Formalismo e scetticismo sulle regole

121 La generalità delle regole
Il diritto deve riferirsi in modo prevalente, benché non esclusivo, a classi di persone e a classi di atti, cose e circostanze => il diritto attua classificazioni generali.

122 Due modi per comunicare criteri di condotta
Legislazione: tutti gli X devono fare y quando ricorre la situazione z. Precedente: questo che vedi è il modo in cui ci si deve comportare nella situazione z => fino a che punto deve giungere l’imitazione?=> indeterminatezza della comunicazione per via di esempi.

123 Le regole sono determinate?
Sì, ma solo nei casi regolali o familiari. Nei casi dubbi sorgono egualmente problemi di classificazione => il caso presente assomiglia in maniera sufficiente al caso regolale in questioni rilevanti?

124 Struttura aperta del diritto
I criteri di condotta, in qualunque modo vengano comunicati, si dimostreranno in qualche punto indeterminati. L’incertezza ai margini come prezzo da pagare per l’uso di termini classificatori generali.

125 Ragioni per l’indeterminatezza
Relativa non conoscenza dei fatti viviamo in un mondo che non è caratterizzato da un numero finito di elementi, che sono conosciuti in anticipo e così le loro combinazioni. Relativa indeterminatezza dei nostri scopi I nostri scopi non sono definiti tutti sin dall’inizio.

126 Difetto del formalismo
Nasconde o minimizza la necessità delle scelte interpretative una volta che è stata posta la regola generale => Congela il significato della regola e dei termini che in essa vengono utilizzati =>

127 Il compromesso tra due bisogni sociali
Necessità di regole che possano essere applicate per ampie sfere di condotta senza bisogno di altra autorità o di ulteriori esami. Necessità di lasciare aperte alcune questioni la cui soluzione va rimandata a quando tali questioni concretamente sorgeranno.

128 Due tecniche di gestione dell’indeterminatezza
Il potere legislativo stabilisce criteri molto generali e delega a un organo amministrativo il compito di foggiare regole adeguate ai casi particolari. Sicurezza sul lavoro. Si lascia ai singoli il compito di conformarsi a un criterio variabile prima che questo sia stato ufficialmente definito. Due care.

129 Il precedente Non vi è un unico metodo di determinazione della regola, ma i casi dubbi sono pochi. Non è possibile estrarre un’unica formulazione corretta, ma vi è un accordo molto generale. Il fatto che i tribunali siano vincolati al precedente non esclude che possano prendere una decisione opposta o allargare la regola. La struttura aperta del diritto convive con la sua funzione di guida della condotta.

130 Scetticismo sulle regole
Il discorso in termini di regole è un mito e nasconde la verità che il diritto consiste nelle sentenze dei tribunali e nella predizione di queste. Le leggi sono mere fonti del diritto e non sono diritto fin quando non sono applicate dai tribunali. MA L’esistenza di un tribunale implica l’esistenza di regole secondarie che attribuiscono la giurisdizione.

131 Versione moderata dello scetticismo
Se vi devono essere tribunali, vi devono essere regole che li costituiscono. MA Ignora comunque il punto di vista interno: i cittadini accettano il diritto come guida del comportamento.

132 Lo scetticismo come teoria della funzione delle regole
Non vi è alcun mezzo per circoscrivere l’area della struttura aperta => I giudici non sono soggetti alle regole nel decidere le controversie => lo scettico come assolutista deluso. MA L’alternativa tra regole che vincolano rigidamente e non esistenza delle regole è un falso dilemma => l’esempio della promessa mancata. L’accettazione di una regola non va confusa con i processi mentali che hanno portato all’azione => l’esempio dello scacchista.

133 L’infallibilità delle sentenze
Le decisioni dei tribunali sono definitive, dunque non sono mai errate => I tribunali nelle loro decisioni non sono mai vincolati da regole.

134 Obiezione Vale per i tribunali ciò che vale nei giochi: la presenza dell’arbitro non è condizione necessaria per l’esistenza e l’applicazione di regole per calcolare il punteggio. La struttura aperta del diritto lascia ai tribunali un potere regolativo ampio, ma non una completa discrezionalità.

135 Le regole sono predizioni delle sentenze dei tribunali?
No, poiché la base per le predizioni è la conoscenza del fatto che i tribunali considerano le regole non come predizioni, ma come standard che si devono seguire nella decisione. Conclusione Il formalismo e lo scetticismo sulle regole sono le Scilla e Cariddi della teoria del diritto, ma la verità sta nel mezzo.

136 Esiste una connessione necessaria tra diritto e morale?
Tommaso d’Aquino I principi della vera morale possono essere scoperti dalla ragione. Lex iniusta non est lex. Altre teorie Esiste un obbligo generale di obbedienza che può essere superato in casi particolari da obblighi morali più forti.

137 Capitolo VIII Giustizia e morale

138 Tre questioni Che cosa è la giustizia? Che cosa sono le regole morali?
Quale connessione c’è tra diritto e morale?

139 1. Che cosa è la giustizia? Giusto < bene (Ingiusto < malvagio)
Giusto = equo (fair) (ingiusto = iniquo, unfair) Modo in cui vengono trattate classi di individui => Risarcimento per l’inflizione di qualche danno

140 Trattare i casi uguali in modo uguale
Gli individui hanno diritto nei loro rapporti reciproci a una certa posizione relativa di uguaglianza o disuguaglianza.

141 Le sfere dell’equità Giustizia distributiva (// cattiva distribuzione)
In assenza di differenze rilevanti tra i soggetti, vi deve essere una distribuzione eguale di oneri e benefici. Giustizia della regola e giustizia nell’applicazione della regola. Giustizia compensativa (// rifiuto di risarcire) Coloro a cui la legge si applica hanno diritto a una reciproca astensione da certi tipi di condotta dannosa => creazione di eguaglianza morale artificiale. Due casi di iniquità: Privilegi. Rimedi insufficienti.

142 Giustizia e altri valori
La giustizia può confliggere con altri valori. La questione del bene pubblico o comune: la giustizia come considerazione imparziale delle pretese in contrasto.

143 2. Che cosa sono le regole morali?
Giustizia < Morale => la giustizia riguarda il modo in cui vengono trattate classi di individui ed è virtù pubblica e giuridica. regole morali = moralità accettata o convenzionale. regole morali < regole sociali non-giuridiche

144 I vari tipi di obbligo morale
Connessi con funzioni o compiti (padre). Generali (astenersi dalla violenza). Speciali (mantenere le promesse).

145 regole morali e regole giuridiche: somiglianze
Entrambe vincolano indipendentemente dal consenso. Entrambe sono sostenute da una seria pressione sociale.

146 regole morali e regole giuridiche: differenze
Le regole morali sono importanti. Mantenute contro la spinta di forti passioni. Soggette a serie pressioni sociali. In loro assenza, ci sarebbero conseguenze spiacevoli. Le regole morali sono immuni da mutamenti deliberati. I crimini morali hanno carattere volontario, mentre la responsabilità giuridica è talvolta indipendente dalla mens rea => scusa // giustificazione. Le regole morali hanno una diversa forma di pressione sociale => il loro rispetto è importante in sé.

147 Obiezione Occorre un quinto criterio che stabilisca una connessione tra morale e bisogni o interessi umani. MA Comporta conseguenze poco realistiche.

148 Due aspetti ulteriori della morale
Ideali morali e critica sociale. Aspetto privato della morale.

149 Capitolo IX Diritto e morale

150 Quale è la connessione tra diritto e morale
Tre questioni: 1) Lo sviluppo del diritto è stato influenzato dalla morale? 2) Un sistema mostra necessariamente un elemento di conformità con la morale? 3) Un sistema si basa necessariamente sull’obbligo morale di obbedirvi?

151 Questione 1 Sì, tanto dalla moralità convenzionale quanto dalla moralità critica.

152 Questione 2 Positivismo giuridico: non è necessario che le leggi riproducano o soddisfacciano certe esigenze della morale Giusnaturalismo: le legge, se vuole essere valida, deve conformarsi a certi principi della condotta umana che attendono di essere scoperti.

153 L’errore del diritto naturale
Le leggi che stabiliscono il corso e le regolarità della natura sono diverse dalle leggi relative al comportamento umano: le seconde, ma non le prime, se vengono violate, rimangono leggi.

154 Il nucleo di buon senso del diritto naturale
La concezione teleologica della natura => Tacita presupposizione che il fine proprio dell’attività umana è la sopravvivenza. Si posso fare alcune generalizzazioni sulla natura umana: i truismi.

155 I truismi Vulnerabilità umana. Uguaglianza approssimativa.
Altruismo limitato Risorse limitate. Comprensione e forza di volontà limitate.

156 Contenuto minimo di diritto naturale
Data la sopravvivenza come fine e i truismi sulla natura umana, sono necessarie alcune regole di condotta, che costituiscono un elemento comune tra diritto e moralità convenzionale => Contenuto minimo di diritto naturale Non uccidere (truismo 1). regole sull’astensione dalla violenza (2 e 3). Qualche forma minima di istituzione. della proprietà (4). Sanzioni coattive (5) => il rapporto tra diritto e sanzioni né come verità analitica né come fatto, ma come necessità naturale.

157 Esiste qualche altro modo in cui il diritto deve conformarsi alla morale?
Un sistema deve basarsi su un sentimento di obbligo morale? La morale influenza il diritto? L’attività interpretativa presuppone il ricorso a principi morali? Un buon sistema giuridico deve conformarsi, in certi punti, alle esigenze della giustizia e della morale? regole generali comunicate pubblicate e applicate giudiziariamente non implicano necessariamente un contenuto minimo di giustizia? Le regole inique sono valide?

158 1) Un sistema deve basarsi su un sentimento di obbligo morale
1) Un sistema deve basarsi su un sentimento di obbligo morale? (Questione 3) L’accettazione degli obblighi giuridici non implica alcun giudizio morale in base al quale è moralmente giusto fare ciò che la legge prescrive.

159 2) La morale influenza il diritto? (Questione 1)
Sì, e la stabilità degli ordinamenti giuridici dipende in parte dall’esistenza di una qualche corrispondenza con la morale.

160 3) L’attività interpretativa presuppone il ricorso a principi morali?
Nell’attività interpretativa sono presenti elementi “morali”, nel senso che la decisione tra diverse opzioni deve poter essere resa accettabile in quanto prodotto ragionato di una scelta consapevole e imparziale. MA Questi principi sono stati quasi altrettanto violati che osservati.

161 4) Un buon sistema giuridico deve conformarsi, in certi punti, alle esigenze della giustizia e della morale? Di fatto è accaduto che ordinamenti statali, con la loro tipica struttura di regole primarie e secondarie, sono durati a lungo facendosi beffe dei principi della giustizia.

162 5) regole generali comunicate pubblicate e applicate giudiziariamente non implicano necessariamente un contenuto minimo di giustizia? La “moralità interna del diritto” è compatibile con la più grande iniquità.

163 6) Le regole inique sono valide?
Sì, ma potrebbe essere troppo inique per essere obbedite e/o applicate => il caso del regime nazista. Vantaggi di questa prospettiva rispetto a quella che considera invalide le regole inique: Consente di separare la questione del giuridicamente valido dalla questione dell’obbedienza, che è questione morale. Evita la semplificazione di questioni complesse.

164 Capitolo X Il diritto internazionale

165 Il problema del diritto internazionale
L’assenza di un potere legislativo internazionale, di tribunali con giurisdizione coercitiva e di sanzioni organizzate centralmente fa pensare a una struttura sociale semplice, in cui vigono soltanto regole primarie. Nel diritto internazionale mancano le regole secondarie di mutamento, di giudizio e di riconoscimento.

166 La natura della questione
NON Mera questione di uso linguistico MA Questione relativa ai principi che guidano l’estensione di termini generali classificatori.

167 Due fonti di dubbio Le regole del diritto internazionale non possono essere obbligatorie. Gli Stati sono incapaci di essere soggetti a un obbligo giuridico.

168 1. Il diritto internazionale è obbligatorio?
Il diritto internazionale non è obbligatorio perché manca delle sanzioni centralmente organizzate. MA La tesi si fonda sulla teoria del diritto come ordini sostenuti da minacce. Un conto è la predizione esterna, un altro l’affermazione regolativa interna.

169 Obiezione Se le regole primarie che impongono l’astensione dalla violenza e le sanzioni organizzate che le sostengono sono necessarie per il diritto statale, non sono tali anche per il diritto internazionale?

170 Replica La situazione internazionale è di fatto diversa dalla situazione statale: nel primo caso le sanzioni fisiche non sono necessarie né possibili allo stesso modo che nel secondo. In entrambi i casi ci si riferisce però alle regole come obbligatorie.

171 2. Lo Stato può avere obblighi in base al diritto internazionale?
Come può uno Stato essere a un tempo sovrano e soggetto al diritto?

172 Che cosa è uno Stato? Il popolo che abita un certo territorio e vive sotto un reggimento ordinato offerto da un sistema giuridico. Il governo gode un un grado vagamente definito di indipendenza.

173 Sovranità come indipendenza
Uno Stato è sovrano se non è soggetto a certi tipi di controllo. La sua sovranità è la sfera di condotta in cui è autonomo. I limiti alla sovranità sono quelli permessi dalle regole. Si tratta di limiti più vaghi e incerti di quelli che vigono nell’sistema statale e che restringono la libertà dei cittadini.

174 Obiezione di fondo Si presume che agli Stati appartenga una sovranità assoluta e da ciò si deduce il carattere generale del diritto internazionale. La questione va ribaltata: la sovranità degli Stati può essere conosciuta soltanto a partire dal diritto internazionale.

175 Teorie volontariste o dell’autolimitazione
Tutti gli obblighi internazionali sono autoimposti esattamente come gli obblighi che sorgono da una promessa. Le teorie volontariste nel diritto internazionale equivalgono alle teorie contrattualiste nella scienza politica.

176 Obiezioni Non spiega perché gli Stati possono essere vincolati soltanto da obblighi autoimposti. È incoerente, poiché il rispetto degli accordi presuppone l’esistenza di regole che impongano l’obbligo di rispettare gli accordi. È smentita dai fatti, perlomeno nel caso a) di un nuovo Stato e b) di uno Stato che acquista un nuovo territorio.

177 Il diritto internazionale può essere considerato analogo della moralità?
NO Gli Stati si rimproverano l’un l’altro l’immoralità di certe condotte, con argomenti ben diversi rispetto a quelli utilizzati per le pretese di diritto internazionale. Le regole del diritto internazionale sono spesso moralmente indifferenti. Le regole del diritto internazionale non sono intrinsecamente incompatibili con l’idea ch possano essere sottoposte a mutamento legislativo. Il rispetto delle regole del diritto internazionale non richiede alcun sentimento di obbligatorietà.

178 Le analogie tra diritto internazionale e diritto statale
Di funzione => modi in cui il diritto internazionale differisce dalla morale. Di contenuto => principi, concetti e metodi comuni. MA NON Di forma => il diritto internazionale non deve necessariamente contenere una regola fondamentale di riconoscimento => il diritto internazionale come serie di regole.


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