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PARROCCHIA S. CUORE EBOLI

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Presentazione sul tema: "PARROCCHIA S. CUORE EBOLI"— Transcript della presentazione:

1 14-11-2009 PARROCCHIA S. CUORE EBOLI
LA VERITÀ DELL’UOMO ALLA LUCE DI CRISTO “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”

2 IL BISOGNO PIÙ GRANDE Se il nostro bisogno più grande fosse stata la cultura, Dio avrebbe mandato a noi un maestro. Se il nostro bisogno più grande fosse stato il denaro, Dio avrebbe mandato a noi un economista.

3 J. John Se il nostro bisogno più grande fosse stata la tecnologia, Dio avrebbe mandato a noi uno scienziato. Se il nostro bisogno più grande fosse stato il divertimento, Dio avrebbe mandato a noi un comico. Ma il nostro bisogno più grande era il perdono, e così Dio ha mandato a noi un Salvatore.

4 INDICE E FONTI 6-14. PAOLO VI, Udienza generale, 3/2/1965.
CENCINI A., Amerai il Signore Dio tuo. Psicologia dell’incontro con Dio, EDB, Bologna 1986, pp SANTUCCI L. – RAVASI G., La reliquia della passione . RONCHI E., Il cristiano ama al modo di Gesù, in Avvenire, , p. 25. Sull’adorazione eucaristica.

5 Vogliamo riflettere sul progetto d’amore di Dio per ogni uomo, sua immagine e somi-glianza, nato per amare ed essere amato. Vogliamo approfondire la visione cristiana dell’uomo e la centralità della persona umana nel progetto salvifico di Dio.

6 Gesù nel magistero di Paolo VI, Udienza Generale 3/2/1965
“Gesù è al vertice delle aspirazioni umane, è il termine delle nostre speranze e delle nostre preghiere, è il punto focale dei desi-deri della storia e della civiltà, è cioè il Messia, il centro dell’umanità …

7 … Colui che dà un senso agli avvenimenti umani, Colui che dà un valore alle azioni umane, Colui che forma la gioia e la pie-nezza dei desideri di tutti i cuori, il vero uomo …

8 … il tipo di perfezione, di bellezza, di san-tità, posto da Dio per impersonare il vero modello, il vero concetto di uomo, il fratello di tutti, l’amico insostituibile, l’unico degno d’ogni fiducia e d’ogni amore: è il Cristo-uomo.

9 E nello stesso tempo Gesù è alla sorgente di ogni nostra vera fortuna, è la luce per cui la stanza del mondo prende proporzio-ni, forma, bellezza ed ombra; è la parola che tutto definisce, tutto spiega, tutto clas-sifica, tutto redime …

10 … è il principio della nostra vita spirituale e morale; dice che cosa si deve fare e dà la forza, la grazia, per farlo; riverbera la sua immagine, anzi la sua presenza in ogni anima che si fa specchio per accogliere il suo raggio di verità e di vita, che cioè cre-de in Lui e accoglie il suo contatto sacra-mentale; è il Cristo-Dio, il Maestro, il Sal-vatore, la Vita.

11 Gesù è per tutti, per ogni singola anima, per ciascuno di noi; e per ogni singolo popolo: ogni stirpe, ogni nazione, ogni civiltà lo può raggiungere, lo può avere; anzi lo deve raggiungere, lo deve avere;

12 Cristo è necessario, senza di Lui non si può fare, senza di Lui non si può vivere; e inoltre: Cristo è sufficiente, basta Lui alla nostra guida suprema, alla nostra sapien-za ultima, alla nostra salvezza eterna.

13 Cristo è la vera e sola religione, Cristo è la sicura rivelazione di Dio, Cristo è il solo ponte fra noi e l’oceano di vita che è la Di-vinità, la Trinità santissima, per cui, volere o no, siamo stati creati e a cui siamo desti-nati.

14 La meditazione su Gesù, il Bambino di Be-tlem, l’operaio di Nazareth, il Maestro di Palestina, il Crocifisso del Calvario, il Ri-sorto di Pasqua, si apre davanti come un sconfinato panorama di verità vitali e stu-pende” (fine del discorso di Paolo VI).

15 Ora vediamo come c’è uno strettissimo rapporto tra un modo di intendere Dio, un modo di intendere l’uomo ed un certo stile di vita, cioè di impostare la vita, i rapporti con gli altri, il lavoro, la famiglia, la pre-ghiera, l’apostolato …

16 ESAME DI COSCIENZA … DEL VICINO
Posso utilizzare le prossime riflessioni (per le quali utilizzo CENCINI A., Amerai il Signore Dio tuo. Psicologia dell’incontro con Dio, EDB, Bologna 1986, pp ) per dare ... un voto agli altri; forse è meglio verificare se stessi (cf trave e pagliuzza in Mt 7, 3-4).

17 “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio” (Gal 6, 7).
La fede di ciascuno di noi può essere con-taminata da qualcuna di queste illusioni. Rendersene conto, ammetterlo non è un dramma, ma può costituire anzi l’inizio della liberazione. Infatti, illudersi significa etimologicamente prendersi gioco, ma nessuno di noi vuol prendersi gioco di Dio. Sarebbe troppo pericoloso.

18 Vedremo una serie di errori sull’interazio-ne tra sentimento, volontà, intelligenza. Se ci sentiamo ritratti in uno dei seguenti schemi (ma quello sono proprio io!), dob-biamo evitare di difenderci o di scorag-giarci.

19 Occorrono molta umiltà, disponibilità, fidu-cia
Occorrono molta umiltà, disponibilità, fidu-cia. Io comincerei da una buona dose di gratitudine verso il Signore, che oggi … vuole aprirmi gli occhi.

20 LETTURA AL POSITIVO È possibile anche una lettura al positivo. Emergerà un ritratto piuttosto preciso di come dev’essere il cristiano. Se la Grazia, operando sull’uomo, trova diversi ostacoli nella natura umana, vediamo anche al po-sitivo come deve rapportarsi ognuno di noi col Signore e con i fratelli: anche questo è stile di vita.

21 Ci lasciamo aiutare dalla parola di Dio:
“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Mc 12, 30; cf Dt 6, 5).

22 Per fare esperienza autentica di Dio, dev’essere coinvolto tutto l’uomo: cuore, mente, volontà.
Non è vera un’esperienza di Dio che si fermasse, p. es., solo al cuore, senza provocare un cambiamento deciso della volontà e una lucida adesione della mente.

23 UN’ARMONIA INTERNA Dev’essere un impegno serio, profondo. Voglio amare Dio con tutto, cioè compro-mettendo la mia vita per Lui in modo radi-cale.

24 Dio non è solo tenerezza, autorità, verità teorica.
Perciò non posso cercare solo un Dio che di volta in volta accontenta il cuore, o ri-compensa la volontà o rassicura l’intellet-to. Tre rischi: il tutto cuore, il tutto fare, il tutto cervello.

25 il tutto cuore L’ILLUSIONE SENTIMENTALE
Penso che, per conoscere Dio, è decisivo sentirlo dentro. Tendo a ridurre l’amore ad un’emozione piacevole. Il soggetto è solo un fascio di sensazioni positive. Alla fine, anche Dio diventa una di queste emozioni, magari piacevole (altrimenti perché essere cristia-ni?).

26 LE CONSEGUENZE DI TALE EQUIVOCO - ILLUSIONE
Come sono instabili i miei stati emotivi, co-sì sarà instabile la mia esperienza di Dio. Alternerò momenti di grande entusiasmo a periodi di freddezza e disimpegno.

27 Sarò capace di grandi promesse quando sentirò il Signore vicino.
Mi scoraggerò fino a deprimermi quando non avvertirò più l’emozione positiva.

28 CONSEGUENZE SULLA PREGHIERA
Penso d’aver pregato bene solo se ho av-vertito un certo gusto. La presenza di Dio dev’essere sperimen-tata come qualcosa di bello, attraente, esaltante. Pregherò solo quando mi sentirò di farlo.

29 Sarò portato a confondere le mie sensa-zioni con esperienze mistiche e magari avrò anche pretese in tal senso. Non sopporto i silenzi e le assenze di Dio. Non tollero che Lui non si lasci trovare do-ve io mi ostino a dargli appuntamento o come il mio cuore lo sogna (cf Mt 16, 21-23: Pietro obietta a Gesù, che preannun-cia la croce).

30 Non capisco che è un bene per me che ogni tanto Dio … se ne vada (cf Gv 16,7) o faccia finta d’andarsene (cf Lc 24, 28). Sarò incapace di vivere tali momenti (che sono prove!) come tempi favorevoli di purificazione del mio stesso desiderio del divino, in modo che cresca sempre più l’at-tesa insieme al gusto ed alla fatica della ri-cerca.

31 ESPERIENZA ILLUSORIA È un monologo sentimentale, da cui resta-no fuori intelligenza e volontà. L’emozione resta fine a se stessa, incapa-ce di produrre un cambiamento concreto di vita (volontà) sulla base di precise con-vinzioni (intelligenza).

32 Proverò magari una certa sensazione del divino, ma non ci sarà alcuna trasforma-zione a livello di mente – cuore – volontà. Resta l’uomo vecchio a vivere con i suoi valori e i suoi criteri.

33 Ci sarà una vivacità a livello emotivo, ma insieme con una certa indolenza spirituale e soprattutto ci sarà una vera allergia a fa-re in concreto la volontà di Dio anche quando l’entusiasmo non mi sostiene.

34 LE CONSOLAZIONI DI DIO INVECE DEL DIO DELLE CONSOLAZIONI
Penserò che Dio mi viene incontro in forti esperienze (magari di gruppo), ma dimen-ticherò che Egli abita concretamente nel difficile intreccio delle vicende quotidiane, nelle quali sono chiamato a vivere dona-zione e coerenza di impegno.

35 Dio è il Signore della vita, non un oggetto di consumo per la mia ricerca di esperien-ze spirituali (cf Mt 7, 21: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Pa-dre mio che è nei cieli).

36 ESPERIENZA CONTRADDITTORIA
Da un lato, ho la pretesa di saper amare; dall’altro, se innamoramento vuol dire coinvolgimento totale e, quindi, molto di più di una semplice emozione fugace e su-perficiale, io non sono davvero innamorato di Dio.

37 Ama con tutto il cuore chi ama veramente con tutto: anche con la mente, con la vo-lontà, con le opere. Perciò ama per sem-pre e resta fedele. Soprattutto, se amo Dio con tutto il cuore, non vivrò alcuna con-traddizione o concorrenza tra i diversi amori.

38 Nella misura in cui Dio è l’unico e il più grande amore, è possibile amare ancora. Anzi, più amo Dio, più sento come un do-vere, come una cosa naturale amare il prossimo: in fondo, è lo stesso amore.

39 Se sono uno che gioca con i sentimenti, nonostante le dichiarazioni d’amore dei tempi belli, in realtà amo poco il mio Dio e soprattutto lo amerò di un amore platonico ed inconsistente. Perciò non amerò nep-pure gli altri.

40 IL SENTIMENTALE AMA POCO
Ecco la contraddizione tipica del sentimen-tale. Egli o si rifugia nello spiritualismo di-sincarnato (mi illudo di amare tutti, ma senza amare nessuno in concreto) oppure vuol bene in modo istintivo, cioè si attac-ca a quelli dai quali spera di ottenere af-fetto.

41 Alla fine, costringerà Dio a dividere il po-sto, nel suo cuore, con tanti altri amori in perpetua concorrenza tra loro.

42 UN DUBBIO DRAMMATICO In tale situazione, si può ancora parlare di esperienza di Dio? Sarà piuttosto espe-rienza del caos che mi porto dentro e quin-di soltanto una grossa illusione.

43 L’ILLUSIONE MORALE il tutto fare. Faccio tutto io
È assolutizzata la volontà. Sono convinto che ciò che conta è fare determinate cose, osservare un determinato codice di com-portamento morale, celebrare certe azioni di culto, imporsi un’ascesi. Fatto questo, che altro mi manca? (cf Mt 19, 20: il giovane ricco).

44 È UN’ALTRA ILLUSIONE Si arriva a capovolgere il senso del rapporto uomo – Dio. Esperienza di Dio significa Dio che si china sul-l’uomo, il Creatore che va incontro alla creatura. È puro dono di Dio. L’unica cosa che può fare l’uomo è disporsi a ricevere questo dono. Sono centrali la gratitudine, la piena coscienza dei miei limiti e la gioia per la misericordia ricevuta.

45 NON SA DIRE GRAZIE Quanto posseggo (anche in santità) è roba mia, frutto delle mie fatiche, delle mie ri-nunce. Il mio rapporto con Dio è caratteriz-zato da narcisismo e individualismo. L’uni-ca cosa che conta è che io abbia un’imma-gine positiva di me stesso, io mi guadagno la mia salvezza.

46 Lc 18, 9-17 (il fariseo che va al tempio a pregare)
La mia virtù (vera o presunta) diventa un idolo di cui vantarmi. Io devo acquisire dei titoli di merito che mi consentono di sentir-mi a posto con Dio e migliore degli altri. Mi autogiustifico.

47 IL VOLONTARISTA È LEGALISTA (minimismo)
Chi ragiona così, anzi chi vuole così, non va oltre la regola, non è il tipo che si spre-ca. Se proprio lo fa, si sente un eroe (o una vittima). Chi ha un tale rapporto con Dio, chi inten-de Dio in tale ottica, si raffigura un dio che premia o castiga secondo rigidi criteri di giustizia umana.

48 Un dio così non fa sconti a nessuno, dà a ciascuno strettamente ciò che si merita. È agli antipodi del padre buono del figliuol prodigo (cf Lc 15, 11-22) o del padrone della vigna che dà la stessa paga agli ope-rai della prima e dell’ultima ora (cf Mt 20, 1-16). Così suscita le ire rispettivamente del fratello maggiore o dell’operaio della prima ora.

49 DEVE IGNORARE I PROPRI LIMITI
La mia pretesa di autosufficienza, il mio narcisismo sono tali che i limiti non posso averli; se ci sono, li devo ignorare, mini-mizzare, proiettare sugli altri; oppure se proprio mi scontro contro di essi, li … devo far fuori assolutamente, cioè pretendo di estirparli alla radice nella mia persona.

50 LA QUESTIONE CENTRALE Io forse non so cogliere – al di là del mio peccato – una misericordia che mi viene incontro in modo del tutto gratuito. Mi sem-bra difficile o addirittura assurdo vivere la mia povertà come occasione di grazia, nella quale mi sento amato e perdonato dalla tenerezza sconfinata del Padre.

51 Io sono uno dei 99 giusti che non hanno bisogno di conversione (cf Lc 15, 7). Rie-sco a non dare mai a Dio la possibilità di far festa in cielo. Prima o poi mi accorgerò che la vera vittima della situazione sono proprio io, incapace come sono di godere della paternità di Dio.

52 CRISTIANESIMO = LEGGE Mi interessa osservare la legge con pun-tiglio. All’esterno sono un perfetto osser-vante, spesso sono rigido con me stesso e con gli altri. Ciò che conta è che all’interno divento povero di passione e di entusia-smo. A volte freddo e incapace di godere della vita e della mia scelta vocazionale, finisco per diventare un triste osservante.

53 Le mie energie sono troppo assorbite nello sforzo perfezionista per potermi appassio-nare.

54 Il volontarista è un tipo concreto, gli piace tenere i piedi per terra, preferisce guardar-si dal sentimento (non si sa mai …), ba-dando piuttosto a darsi da fare senza per-der tempo a pensarci su.

55 Cuore e mente sono coinvolti poco o nul-la
Cuore e mente sono coinvolti poco o nul-la. Anche se moltiplico gli atti di culto e li celebro con molta cura, non mi lascio prendere molto dal mistero che celebro. Certo, onoro Dio con le labbra, ma il mio cuore è lontano (cf Mt 15, 8), se c’è an-cora!

56 Mi impongo, sì, dei duri sforzi ascetici, ma ho l’atteggiamento (lo stile!) dello stoico, non dell’innamorato.

57 CATTIVA VOLONTÀ? Al contrario! Semmai c’è volontarismo, cioè eccesso di volontà. Invece, occorre fare spazio alle altre componenti della per-sona. Insomma, la buona volontà non ba-sta. Nessuno può resistere a lungo nell’im-pegno spirituale chiedendo a se stesso di fare le cose solo perché deve e vuole. Prima o poi si stanca e lascia perdere (e magari dovrà curarsi un bell’esaurimento nervoso).

58 L’ILLUSIONE INTELLETTUALE il tutto testa
Il tipo tutto testa non è chi è dotato di un quoziente intellettuale eccezionale, ma semplicemente ha sviluppato poco la pro-pria capacità di amare e di volere. Pensa che conoscere Dio è un questione soprat-tutto speculativa.

59 A UN DIO RIDOTTO … Dio è: ridotto a puro oggetto di conoscenza,
incasellato entro poveri schemi razionali, freddi, conquistato una volta per tutte.

60 … CORRISPONDE UN UOMO RIDOTTO
A un dio così ridotto corrisponde un uomo ridotto a pura razionalità, che si ritiene tan-to più capace di cogliere il reale quanto più è immune da quella che ritiene essere una contaminazione del sentimento e dalle im-posizioni della volontà.

61 CONSEGUENZE: ASSENZA DI MISTERO E DI TRASCENDENZA
L’uomo religioso scopre la sua vita colma di una presenza divina evidente e nasco-sta, avvolta in un mistero che supera di gran lunga le nostre capacità conoscitive. Tutto ciò dà un senso profondo a tutta l’esistenza, evitando di ridurre la propria vita ad un’arida sequela di azioni, proble-mi, questioni pratiche materiali e passeg-gere.

62 Il razionalista, invece, riduce tutto sulla mi-sura del proprio pensiero e dei propri con-cetti. Ritiene in fondo umiliante (o scomo-do e pericoloso?) avere dubbi o ammette-re di non capire. Ha deciso che per lui tut-to è chiaro.

63 È il tipo che sa tutto di Dio, non ha mai avuto problemi di fede, è sempre pronto a dare spiegazioni. Non può capire chi ha difficoltà o dubbi. Ha ridotto la fede ad una formula che ri-solve tutto in modo sbrigativo (freddo e su-perficiale).

64 Credere, a volte, è invece semplicemente essere capaci di camminare al buio; sem-pre, in ogni caso è accettare un mistero che ci supera.

65 PER ENTRARE IN RAPPORTO CON DIO
Spesso mi è chiesto di riconoscere la mia incapacità a capire, però conservo nel cuore (cf Lc 2, ) ciò che non intendo ed accetto di rimanere di fronte al mistero.

66 Tale rimanere diventa adorazione ed è in-comprensibile a chi crede solo ai sillogismi o riduce Dio ad un’equazione. Chi sa adorare scopre il cuore di Dio e vi si abbandona. Percepisce la sua vita nelle mani del Padre e lascia che sia Lui a ge-stirla e a condurla dove vuole.

67 RIFIUTARE L’ADORAZIONE
Ciò impedisce di conoscere Dio e di la-sciarsi amare da Lui. Si comporta così for-se chi ha paura di Dio, della sua azione, del suo amore e finisce per aver paura della sua stessa vita.

68 LA PRETESA GENERA INSICUREZZA E SOLITUDINE
Il razionalista non accetta il passato, cerca di controllare il presente, guarda con ap-prensione al futuro (cf Mt 6, 25). Tutto ciò che sa d’incertezza gli crea problema: vor-rebbe sapere e capire per programmare e prevedere. Corre, s’affanna.

69 NON HA IL SENSO DELL’ABBANDONO
La vita se la tiene ben stretta nelle proprie mani; la circonda di un fitto reticolato di sicurezze controllate direttamente da lui. Addirittura Dio è ridotto ad una di queste sicurezze: è solo una certezza teorica, che rassicura la mente, ma lascia freddo il cuore e chiede poco alla volontà.

70 QUALE FEDE? Sarà sincera, anche ferrea, ma resta una povera fede. Non c’è malanimo e neanche rifiuto dell’assoluto, ma è un uomo che pretende di credere solo con la testa, escludendo cuore ed opere. Anche questo è illusione.

71 L’adesione a Gesù Cristo domanda di conformare la propria vita al suo Vange-lo. L’accoglienza della Parola non può non tradursi in scelte concrete di vita (fine della citazione di Cencini).

72 IL CONOSCERE Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1, 34). Io dico il contrario: è impossibile, conosco l’uomo.

73 Alla radice dell’amore c’è spesso una scel-ta, la quale a sua volta è preceduta dalla conoscenza.
Vedo varie persone. Mi sono più o meno indifferenti, o antipatiche, qualcuna mi in-teressa, è simpatica, comincia ad attrarmi …

74 Io conosco, scelgo (o sono scelto!), quindi amo. Forse è facile.
Poi magari conosco meglio l’altro, così ri-mango deluso, mi ero illuso, mi tiro indie-tro. Entro nel partito dei pentiti, dei delusi, dei traditi … questo – in modo diverso - accade nell’amicizia, in famiglia, nel fidan-zamento …

75 Invece, talvolta prendiamo l’impegno di amare chi non conosciamo.
Pensiamo alla comunità parrocchiale (p. es. impegnata in una missione).

76 Potrei ribattere che è più facile aprirmi nell’amore verso chi non conosco che ver-so chi conosco. Proprio quelli che cono-sci, di cui sai i difetti, da cui umanamente ti aspetti molto poco o ti aspetti forse solo al-tre delusioni, devi amare.

77 LA RELIQUIA DELLA PASSIONE
“Gesù versò l'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli (Gv 13, 5). Se dovessi scegliermi una reliquia della Passio-ne, raccoglierei quel tondo catino d'acqua spor-ca: girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio, guardare solo i talloni della gente; e a ogni piede cingermi l'asciugatoio, curvarmi giù, non alzare mai gli occhi oltre i polpacci, così da non distinguere gli amici dai nemici.

78 AMORE ATTESA SILENZIO Lavare i piedi all'ateo, al drogato, al mer-cante d'armi, all'assassino del ragazzo, alla prostituta, in silenzio, finché abbiano capito” (SANTUCCI LUIGI) . Io vorrei attirare l'attenzione sulla clausola finale finché abbiano capito. Molti sono convinti che è con la pena di morte che si fa capire al criminale il suo delitto;

79 Altri si affidano a lunghi percorsi psicolo-gici; altri ancora puntano al ragionamento e altri semplicemente si scoraggiano. La via ardua del cristianesimo è quella di far capire l'orrore del male attraverso l'asse-dio dell'amore. In questo già il Dio dell'An-tico Testamento non aveva esitazioni: Io non godo della morte di chi muore: con-vertitevi e vivrete!” (Ez 18, 32)

80 Le prossime riflessioni sull’amore sono tratte da RONCHI ERMES, Il cristiano ama al modo di Gesù, in Avvenire, , p. 25. 

81 AMORE E TOTALITÀ Mt 22, 36-37 «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento? ». Gli rispose: «'Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente'.

82 Ama Dio con tutto il cuore
Ama Dio con tutto il cuore. Eppure, resta ancora del cuore per amare il marito, la moglie, il figlio, l’amico, il prossimo e per-fino il nemico. Dio non ruba il cuore, lo moltiplica. Non è sottrazione, ma addizio-ne d’amore.

83 ANALOGIA: CON DIO AMORE SPONSALE; LUCE RECIPROCA
L’amore per Dio dev’essere caratterizzato dalla totalità. Totalità significa esclusività: sono i tratti dell’amore coniugale; uno solo a cui dare tutto esclusivamente. Ovvia-mente i coniugi poi amano anche altri, ma mai come si amano fra loro. Così io amo Dio in modo totale, questo poi non signi-fica che non amo gli altri, ma mai come amo Dio.

84 LA NOVITÀ DEL CRISTIANESIMO …
… non è l’amore, bensì l’amore come quello di Cristo. Quando lava i piedi ai discepoli, quando piange per l’amico morto, quando esulta per il nardo profumato di Maria, quando si rivolge al traditore chiamandolo amico, e prega per chi lo uccide, e neppure il suo sangue tiene per sé …

85 NON QUANTO, MA COME: LO STILE
… e ricomincia dai più perduti, e intende cancel-lare il concetto stesso di nemico. Amatevi come io vi ho amato. Non quanto, ma come; non la quantità ma lo stile. O rischiamo di esserne schiacciati. Impossibile amare quanto Lui, ma possibile seguirne le orme, coglierne il sapore, il lievito, il sale e immetterlo nei giorni: come ho fatto io, così anche voi.

86 AL FUTURO Amerai il Signore tuo Dio
Amerai il tuo prossimo come te stesso. Perché amare è azione mai conclusa, per-ché durerà quanto durerà il tempo. Perché è un progetto, anzi l’unico. E dentro c’è la pazienza di Dio. Un futuro che traccia strade e indica una speranza possibile.

87 AMARE È VIVERE Amare: non un obbligo, ma una necessità per vivere, come respirare. Amare, voce del verbo vivere, voce del verbo morire Cosa devo fare domani, Signore, per essere vivo? Tu amerai. Cosa farò l’anno che verrà, e poi dopo, per il mio futuro? Tu amerai. E l’umanità, il suo destino, la sua Storia? Solo questo: l’uomo amerà. Amare vuol dire non morire. Va’ e anche tu fa’ lo stesso. E troverai la vita.

88 IL RAPPORTO CON GESÙ ALLA LUCE DELL’ADORAZIONE EUCARISTICA
È la creatura che s’incontra col Creatore. Il discepolo presso il divino Maestro. È l’infermo con il Medico delle anime. Il povero che ricorre al Ricco. L’assetato che beve alla Fonte. Il debole che si presenta all’Onnipotente. Il tentato che cerca il rifugio sicuro.

89 È il cieco che cerca la Luce.
L’amico che va al vero Amico. È la pecorella smarrita cercata dal divino Pastore. È il cuore disorientato che cerca la via. È lo stolto che trova la saggezza. È la sposa che trova lo Sposo dell’anima.

90 È il nulla che trova il Tutto.
È l’afflitto che trova il Consolatore. È il giovane che trova l’orientamento per la vita.

91 SI VA A GESÙ COME … mediatore tra Dio e l’uomo sacerdote del Padre
vittima di espiazione il Messia venuto vero Dio buon pastore via, verità e vita salvatore del mondo


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