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Il Cammino della donna.

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Presentazione sul tema: "Il Cammino della donna."— Transcript della presentazione:

1 Il Cammino della donna

2 Indice: Introduzione Perché 8 Marzo Giornata della donna?
2 Giugno 1946:la prima volta al voto Diritto di voto nei paesi europei Cronologia dei diritti delle donne Tappe fondamentali 1:Parità un traguardo lontano 1.1: Diritto al lavoro Le donne lavoratrici 1.2: La donna e la famiglia 1.3:La violazione dei diritti umani nei paesi occidentali 1.4: Uno sguardo al resto del Mondo Il Femminismo

3 Introduzione Quasi tutti i popoli antichi ritenevano che la donna dovesse essere del tutto soggetta all'uomo: la famiglia di tipo patriarcale infatti, caratterizzava la società presso i persiani, i Greci, i Romani. Quando, nel 200 A. C, si propose di abrogare la legge che vietava alle donne di possedere più di mezza oncia d'oro, di portare vestiti multicolori e di passeggiare in carrozza, le "femministe" della antica Roma inscenarono una manifestazione di piazza per difendere i loro diritti. Ma non riuscirono nel loro intento, per l'accanita opposizione del maschilista Catone, che sosteneva che gli uomini non dovevano far calpestare la loro indipendenza negli affari pubblici dalla prepotenza muliebre. Né la situazione della donna mutò nel Medioevo quando, addirittura, alcuni "intellettuali" si imbarcavano in estenuanti discussioni Questa presunta inferiorità della donna era "riconosciuta" anche dalla legge.

4 Anche nel Rinascimento la condizione della donna non subì miglioramenti. Però, più numerose che nel Medioevo, ma soprattutto presso le classi più elevate, ci furono le donne che riuscirono a raggiungere i gradi più alti dell'istruzione e ad affermarsi in vari campi: dalla letteratura all'arte, dalla politica agli affari. Ma furono comunque delle eccezioni, in quanto la massa femminile avrebbe dovuto attendere ancora dei secoli per ottenere la parità con gli uomini. Il movimento che si è proposto e si propone il preciso scopo di ottenere l'equiparazione della donna all'uomo sia nel campo civile che in quello socio-politico, e il diritto della donna di realizzare liberamente la propria personalità si chiama oggi femminismo. Questo movimento è tipicamente moderno e nasce in Francia durante la rivoluzione francese, quando nel 1792 Olympe de Douges presentò al governo rivoluzionario una "Declaration des Droits des Femmes" nella quale venivano richiesti per le donne tutti i diritti civili e politici. Al di là della Manica, poi, circa una anno dopo, venne pubblicato un libro intitolato

5 Vindication of the Rights ofWoman" di Mary Wollstonecraft che segnò l'inizio del movimento femminista in Inghilterra.

6 Perché 8 MARZO GIORNATA DELLA DONNA?????
Questa data è meglio definita come la”festa della donna”,l’8 marzo ha sicuramente radici lontane. Meno certo è invece il motivo che sta alla base della scelta della data. Alcuni storici sostengono che possa risalire all'8 marzo del 1848, giorno in cui il re di Prussia, asserragliato nel suo palazzo e terrorizzato alla vista dei dimostranti inferociti, si affrettò ad elencare promesse su promesse (quasi tutte mai mantenute) come quella di concedere il diritto di voto alle donne. Altri biografi riportano episodi di sangue nel tentativo di dare a quella celebrazione anche il carisma del martirio: l'8 marzo del 1908 una fabbrica di Washington Square, New York, avrebbe preso fuoco e sarebbero morte 129 operaie; oppure quello sciopero, organizzato sempre a New York nel marzo del 1857, durante il quale le donne che vi partecipavano furono brutalmente disperse dalla polizia. Ma recenti e approfondite ricerche hanno messo in chiaro che quegli

7 episodi non sono avvenuti
episodi non sono avvenuti. E' documentato invece l'episodio del 23 febbraio 1917 a San Pietroburgo: un grande corteo di donne si formò quasi spontaneamente e sfilò per le strade della grande città russa. Erano madri, mogli e figlie delle migliaia di soldati impegnati nella prima guerra mondiale, che chiedevano a gran voce la fine delle violenze, il ritorno a casa dei loro uomini, la caduta della dittatura zarista. Si potrà obbiettare: ma cosa c'entra una manifestazione avvenuta un 23 febbraio con la festa dell'8 marzo? C'entra, perché in quell'epoca in Russia si adottava ancora il calendario "Giuliano" (elaborato da Giulio Cesare) che era sfalsato di tredici giorni rispetto al calendario "Gregoriano" (da papa Gregorio XIII), in uso fino dal 1582 in quasi tutto il mondo occidentale. In Italia la festa ha un'origine ancora più recente, che può essere datata all'8 marzo del 1945, quando un gruppo di donne appartenenti all'Udi (Unione donne italiane) si riunì a Roma per approvare un ordine del giorno mirato a: "... difendere il pane ai nostri figli, alle nostre famiglie e per difenderci dal freddo e dalla miseria...". Sembrano parole pronunciate nella notte dei tempi, invece sono trascorsi poco

8 più di cinquant'anni. Del resto la festa vera e propria fu organizzata solo l'anno successivo, dopo che a Londra si erano riunite le rappresentanti di venti nazioni per redigere la "Carta della donna" nella quale si chiedeva, fra l'altro: "... il diritto al lavoro in tutte le industrie, la parità salariale, la possibilità di accedere a posti direttivi e di partecipare alla vita politica nazionale e internazionale". Anche la tradizione di offrire alle festeggiate un rametto di mimosa è tipicamente italiana e - contrariamente a quanto si potrebbe pensare riallacciandosi al garofano rosso, che viene offerto il primo di maggio e che possiede una simbologia precisa - nacque per ragioni unicamente pratiche: perché quello è l'unico fiore - o perlomeno il più comune (e quindi il meno caro) - che sboccia spontaneamente nel periodo invernale. Probabilmente la scelta di questa data risale all’8 marzo 1848, quando le lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento di New York proclamarono uno sciopero cui parteciparono trentamila donne, la più gigantesca manifestazione femminile che si fosse mai avuta negli Stati Uniti. Sulla stampa statunitense fino al 1908 nessuna Verità storica della misteriosa origine dell’8 marzo: l’incendio risulta mai accaduto. Alla stessa conclusione giungono Tilde Capomazza e Marisa Ombra nel loro 8 marzo

9 2 Giugno 1946: la prima volta al voto
Il 2 giugno 1946 , per la prima volta nella storia d’Italia, dodici milioni di donne votano nel nostro paese. Devono scegliere tra Monarchia e Repubblica e, contemporaneamente, eleggere un Assemblea costituente, che ha il compito di preparare la nuova Costituzione. Quel giorno le donne spazzano via ogni dubbio e accorrono in massa ad esercitare il proprio diritto di voto e di essere votate. All’Assemblea costituente su 556 deputati eletti, 21 sono donne: nove dc, nove comuniste, due socialiste e una della lista “L’uomo qualunque”. Cinque di loro, Maria Federici e Angela Gotelli (DC), Tina Merlin (PSI), Teresa Noce e Nilde Jotti (PCI), entrano a far parte della “Commisione dei 75”, incaricata a scrivere la Costituzione repubblicana.

10 Il diritto di voto nei paesi europei
Il riconoscimento del diritto di voto alle donne é una vittoria recente, che data massimo cento anni. Cronologicamente : 1906 Finlandia 1915 Danimarca-dal 1908 potevano votare le donne con più di 25 anni che pagassero imposte 1917 Germania, Austria 1918 Estonia, Irlanda, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia, Regno Unito a partire dall’età di 30 anni, fino al 1928, data nella quale l’età fu abbassata ai 21 anni, parificandola a quella degli uomini  Paesi Bassi, Svezia, Lussemburgo 1920 Repubblica Ceca, Slovacchia 1948 Belgio-dal 1920 le donne ebbero il diritto di votare per le elezioni comunali Spagna 1944 Francia-In Algeria, allora costituita da Dipartimenti francesi, le donne dovettero aspettare il 1956

11 Italia, Slovenia Malta Grecia-viene riconosciuto il diritto per le sole elezioni politiche 1960 Cipro Portogallo-il diritto fu riconosciuto nel 1931 alle donne diplomate nelle scuole superiori, mentre agli uomini era richiesto solo di saper leggere e scrivere. I primi tre paesi a riconoscere il diritto di voto alle donne furono : La Nuova Zelanda nel 1893, ma le donne potranno essere elette solo a partire dal 1919 l'Australia nel 1902 – esclusa la Tasmania , in cui il diritto fu stabilito nel 1903 la Finlandia nel 1906 Gli ultimi tre : Moldavia Africa del Sud per le donne di colore Kuwait Ancora oggi, in diversi paesi del mondo, le donne non hanno diritto di voto.

12 Presenza delle donne nei parlamenti dei 25 paesi europei
PAESE Totale seggi Numero donne % Data elezioni SVEZIA 349 157 45 2002 DANIMARCA 179 68 38 2001 FINLANDIA 200 75 37,5 2003 PAESI BASSI 150 55 36,7 BELGIO 53 35,3 SPAGNA 350 120 34,3 2004 AUSTRIA 183 62 33,9 Curiosità Nel 2004, José Luis Rodriguez Zapatero forma in Spagna il primo governo paritario : 8 donne ed 8 uomini. 8 novembre 2005, Ellen Johnson-Sirleaf (Liberia) é la prima donna Presidente di uno stato africano. GERMANIA 603 194 32,2 2002 POLONIA 460 93 20,2 2001 PORTOGALLO 230 44 19,1 ESTONIA 101 19 18,8 2003 LETTONIA 100 18 REPUBBLICA CECA 200 31 15,5 2002 IRLANDA 166 22 13,3 SLOVENIA 90 11 12,2 2000 FRANCIA 577 70 12,1 GRECIA 300 34 11,3 2004 CIPRO 56 6 10,7 2001 LITUANIA 141 14 9,9 ITALIA 630 62 9,8 UNGHERIA 386 35 9,1 MALTA 65 5 7,7 2003 REGNO UNITO 659 118 17,9 2001 SLOVACCHIA 150 26 17,3 2002 LUSSEMBURGO 60 10 16,7 1999

13 Cronologia dei diritti delle donne Tappe fondamentali
01/02/45 - DLL. 23 10/03/46 - DLL. 74 Estensione alle donne del diritto di voto. Diritto di eleggibilità delle donne (art. 7). 1/1/1948 Entra in vigore la Costituzione. Gli articoli sanciscono la parità tra uomini e donne. 19/12/1969 L’adulterio femminile non è più considerato reato. 1970 – L 898 Viene approvata la legge sul divorzio. 30/12/1971- Viene approvata la legge sulle lavoratrici madri. 1975 – L 151 Riforma del diritto di famiglia: sancisce la parità giuridica tra i coniugi (art. 29 della Costituzione). 9/12/1977 – L 903 Viene riconosciuta la parità di trattamento tra donne e uomini in materia di lavoro. 20/5/ L 194 Viene approvata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. 1991 – L 125 Legge Pari opportunità: strumento per intervenire e rimuovere le discriminazioni, allo scopo di creare condizioni di parità nel lavoro. L 886 Lo stupro viene riconosciuto come delitto alla persona e non più contro la morale e il buon costume.

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15 Diritto al lavoro Le donne lavoratrici
Quante donne dirigenti in Italia? In Italia solo il 45% delle donne ha un occupazione contro il 70% degli uomini. Il tasso italiano è il più basso d’Europa. A parità di lavoro, le donne guadagnano il 7% in meno rispetto ai colleghi maschi. Anche gli stipendi continuano a non essere uguali. Un altro dato significativo su cui riflettere è che, nel nostro paese, le donne, che occupano posti dirigenziali sono solo il 18% contro il 33% della Gran Bretagna e il 30% della Francia. Eppure nel nostro paese il 57% dei laureati è donna e le ragazze si laureano più in fretta e con voti migliori :103, 4 è il voto medio finale delle donne, 101,4 quello degli uomini.

16 La donna e la famiglia Passati gli anni del femminismo e del totale rigetto dei valori tradizionali, le donne riscoprono la famiglia, vista non più come luogo che annulla le proprie aspirazioni di successo e di affermazione personale, ma “come nuovo spazio in cui la donna riesce a trovare una nuova dimensione complementare alla realizzazione professionale e un nuovo ruolo nella società”. In Italia, infatti, il 40% di donne è casalinga. Questa scelta, a volte, è fatta,, in modo consapevole, spesso, però, è dettata dall’impossibilità di riuscire a conciliare la vita lavorativa con le esigenze della famiglia e dei figli. Come in quasi tutti i paesi europei, anche in Italia sono le donne ad assumersi i maggiori compiti nella cura dei figli e della casa. A causa di orari inconciliabili con gli impegni familiari, molte donne sono costrette a scegliere tra un figlio o l’impiego. I principali ostacoli al mantenimento del proprio lavoro sono: la rigidità dell'orario di lavoro e i turni lavorativi, un impegno troppo faticoso e la difficoltà a raggiungere il posto di lavoro. Per molte madri, l’allontanamento dal mondo del lavoro è solo un intenzione temporanea, ma difficilmente riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro. E’ necessario, quindi, ripensare a nuove modalità organizzative del lavoro femminile, introducendo: flessibilità degli orari, part-time, maggiore utilizzo dei congedi parentali, da parte degli uomini, politiche di supporto adeguate che tutelino la donna nella sua scelta di avere un figlio, con aiuti finanziari, asili nidi più numerosi e a costi accessibili.

17 LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEI PAESI OCCIDENTALI
Nonostante le donne occidentali siano tutelate sul piano legislativo, la violenza contro le donne è presente in tutti i paesi del Nord del mondo e tocca tutti gli strati sociali. Qui di seguito riportiamo alcuni dati significativi e preoccupanti: In Italia l’80% degli stupri non è denunciato. Nei paesi più ricchi, la violenza o la discriminazione sono esercitate da persone vicine, familiari o parenti. Il 70% delle donne vittime di omicidio sono state uccise dai propri partner. Il 69% delle violenze compiute nelle famiglie italiane è rappresentato dagli stupri. Negli Usa i casi di violenza domestica sono all’anno In Europa, le donne vittime della tratta o destinate alla prostituzione sono Ogni 4 giorni in Francia, una donna muore sotto i colpi del suo compagno.

18 Uno sguardo al resto del Mondo
In ogni parte del mondo la popolazione femminile è vittima di molteplici forme di violenza. Ne citiamo solo alcune: La violenza sessuale e lo stupro perpetrati come parte di un piano di annientamento di un gruppo etnico in Ruanda, nell’ex Jugoslavia, nel Darfur, in Indonesia ecc. La tratta di donne a scopo sessuale in Cambogia, Cina, Thailandia, in Vietnam ecc. 2 milioni di bimbe ogni anno subiscono mutilazioni genitali in 28 paesi africani e in 4 asiatici (Yemen, Oman, Indonesia e Malesia). In India, ogni anno, migliaia di donne sono bruciate vive dai mariti o dalla sua famiglia per motivi di dote. In Afghanistan, 200 spose, nel 2004, si sono date fuoco per non sposare chi le aveva comprato. Altre sono state sfregiate con l’acido da pretendenti non corrisposti. In Perù il regime di Fujimori ha imposto, per scopi politici, 400 mila sterilizzazioni. In Cina mancano all’appello milioni di bambine, a causa degli infanticidi femminili e degli aborti selettivi.

19 L’obbligo del Burqa Con la parola burqa (certe volte scritta burka) si indica un capo d'abbigliamento tradizionale delle donne di alcuni paesi di religione islamica. Il termine burqa individua due tipi di vestiti diversi: il primo è una sorta di velo fissato sulla testa, che copre l'intera testa permettendo di vedere solamente attraverso una finestrella all'altezza degli occhi e che lascia gli occhi stessi scoperti. L'altra forma, chiamata anche burqa completo o burqa afghano, è un abito, solitamente di colore blu, che copre sia la testa sia il corpo. All'altezza degli occhi può anche essere posta una retina che permette di vedere senza scoprire gli occhi della donna. L'obbligo o la richiesta di indossare il burqa per rispettare le norme coraniche è una forzatura alla quale molti paesi islamici

20 non vogliono aderire. Infatti nelle norme coraniche, il verso 59 della sura XXXIII sembra chiarissimo: “…Oh Profeta! Dì alle tue spose e alle tue figlie e alle donne dei credenti che si ricoprano dei loro mantelli; questo sarà più atto a distinguerle dalle altre e che non vengano offese…”[1]. Nel verso viene chiaramente affermato che le donne devono essere riconosciute, la qual cosa non può avvenire indossando il burqa, senza tralasciare il fatto che l'essere distinte dalle altre significa che le altre musulmane, pur non ricoprendosi d'un mantello, non compivano tuttavia alcun atto riprovevole.

21 Femminismo Con il termine femminismo, in modo semplificativo, si può indicare la posizione di chi afferma la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, partendo dalla constatazione che le donne sono state e tuttora sono, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini ed ad essi subordinate; la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere il fattore pre-determinante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona; il movimento politico che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che –in vari modi- si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere. Il termine "femminismo" è entrato nell'uso e nel senso corrente grazie a Hubertine Auclair a partire dal Prima di allora designava una malattia maschile (tipo "femmineo", femminuccia). La prime femministe lottarono in Francia per il diritto al divorzio ( ): Dumas figlio le chiamerà

22 "femministe", ma in senso dispregiativo.
Il movimento femminista, con questo nome, è venuto alla ribalta internazionale negli anni '60, con l'intento di modificare radicalmente la divisione sessuale dei ruoli maschili e femminili e quindi di rimettere in discussione, in tutti gli aspetti del vivere associato, una gerarchizzazione umana che assegna un meno o un più ai diversi individui in base a meri rapporti di potere che trovano fondamento proprio nella sessualità maschile e nelle sue proiezioni sociali e politiche. La critica al "ruolo femminile" si manifesterà a partire dal 1963 con l'uscita, negli Usa, del libro di Betty Friedan, Mistica della femminilità, nel quale l'autrice denuncia il ruolo coatto di "sposa" e di "madre" della donna americana, e rivendica l'uguaglianza della donna all'uomo nel campo professionale, culturale e politico (corrente "egualitarista" del femminismo). Dal 1970 al 1980 il movimento femminista occidentale comincia a porsi obbiettivi rivoluzionari, negli Usa, in Francia, Germania, Italia, ecc. Il via viene dato, sempre negli Usa, nel1969 dall'uscita del libro di Kate Millet, Sexual politics, portabandiera della corrente radicale del femminismo, secondo la quale i rapporti tra i sessi sono rapporti di potere e il patriarcato tuttora vigente è un sistema di oppressione

23 il patriarcato tuttora vigente è un sistema di oppressione
contro le donne. Il femminismo ha pertanto rimesso in discussione, con un'analisi politica "a partire da sè" ( autocoscienza), tutti i settori della società, della quale contestava l'aspetto ed il carattere fortemente maschilista, ed il fatto di essere retta su discriminazioni di sesso individuando i nessi esistenti tutt'oggi tra la sessualità e i poteri. Benché la lotta contro la subordinazione della donna all'uomo sia il fulcro del femminismo, la teoria femminista al suo interno non è omogenea. Vi sono infatti teorie contrastanti riguardo all'origine di questa subordinazione (tra chi la ritiene mera ineguaglianza o disparità giuridica, chi vera e propria oppressione sociale, chi differenza sessuale o di genere, ecc.), se lottare solo per le pari opportunità tra uomini e donneo anche sulla necessità o meno di criticare radicalmente le nozioni di "identità sessuale" e "identità di genere, oppure per eliminare alla radice i ruoli, la subordinazione e/o l'oppressione femminili. Enorme la produzione letteraria, filosofica, politica prodotta

24 dalle donne dagli anni Settanta a oggi
dalle donne dagli anni Settanta a oggi. Prima di allora, molti sono i testi che andrebbero letti e studiati: tra questi rimane a tutt'oggi fondamentale l'opera di Simone de Beauvoir, Pioniere del movimento per i diritti della donna in Italia furono, tra le altre, Anna Maria Mozzoni, Sibilla Aleramo con il suo libro autobiografico Una donna ed Anna Kuliscioff. Negli anni Settanta il movimento delle donne, almeno nella sua parte maggioritaria, ha centrato le sue pratiche politiche dall'analisi della soggettività, che pure permane ancora oggi in alcuni gruppi, a un ambito sociale lottando per la conquista di più ampi diritti civili che hanno portato in Italia all'introduzione del divorzio, alla modifica del diritto di famiglia nel 1975, all'istituzione dei consultori familiari, alla legge sulle pari opportunità, alla liberalizzazione dei contraccettivi e all'approvazione delle leggi che regolano l'aborto, alla costituzione dei Centri antiviolenza e alle Case delle donne. Il femminismo dopo gli anni Settanta in Francia e in Italia acquista la connotazione teorico-politica di pensiero della differenza sessuale. Creando luoghi di discussione e di impegno, come sono le librerie delle donne, i centri di documentazione, le associazioni collegate alla ricerca deldel pensiero e della storia femminile, il pensiero della differenza femminile ha avuto modo di esprimersi e diventare conosciuto, anche nelle Università.

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