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I DISTURBI ALIMENTARI Il tema dei disturbi alimentari è stato

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1 I DISTURBI ALIMENTARI Il tema dei disturbi alimentari è stato
approfondito mediante l’integrazione dei seguenti testi: Richard A. Gordon “Anoressia e Bulimia”. Anatomia di un’epidemia sociale, Raffaello Cortina Editore, 2004. Mara Selvini Palazzoli “L’anoressia mentale”, Raffaello Cortina Editore, 2006. Mara Selvini Palazzoli, S. Cirillo, M. Selvini, A. M. Sorrentino “Ragazze anoressiche e bulimiche”. La terapia familiare, Raffaello Cortina Editore,1998

2 L’argomento che andremo a trattare riguarda i disturbi alimentari, fenomeno dilagante e preoccupante al momento attuale visti i modelli quotidianamente proposti attraverso ogni tipo di comunicazione. Per giungere ad un quadro completo abbiamo fatto riferimento ai testi utilizzati integrandoli. Partendo da una prospettiva socio culturale e generale circa le caratteristiche del disturbo e la sua diffusione, passando attraverso il pensiero di vari autori, siamo giunti all’attuale metodo sistemico. Il tutto in un’ottica evoluzionistica espressa in modo esauriente da Mara Selvini Palazzoli.

3 I disturbi dell’alimentazione…
…sono condizioni cliniche complesse dove convergono fattori psicologici evolutivi e biologici, ruotano attorno a problemi di peso e forma del corpo. L’ossessione è verso la magrezza come modo per risolvere problemi relativi all’identità. Cosa sono quindi le roe???… Lo scopo è limitare per evitare che il conflitto degeneri..più l’enforcement e duro..più sarà difficile fare il keeping alla fine delle ostilità. MOTIVAZIONE

4 I disturbi dell’alimentazione
ANORESSIA: problema che sorge poco dopo la pubertà, quando il corpo diventa adulto e deve confrontarsi con sfide adolescenziali. BULIMIA: problema che sorge successivamente e riguarda l’equilibrio tra relazioni interpersonale e senso di separatezza. Particolarmente critico è il momento di separazione dalla famiglia. Il nostro obiettivo quindi è… Lo faremo secondo queste due tappe…

5 Anoressia – Panoramica storica
in tutti i periodi della storia, disturbi mentali di rilevanza epidemiologica o particolare fascino illuminano un aspetto specifico della natura umana in conflitto con i tempi. Fine ‘800: isteria (espressione di una crisi dell’identità femminile) Misterioso disturbo nervoso e forma patologica tanto complessa quanto enigmatica. Fu soprattutto una malattia sociale, un veicolo altamente strutturato per l’espressione di un disagio. La natura dei sintomi sembrava rispondere ai bisogni e allo stile dell’epoca. 1) Le regole d’ingaggio anche se sono rivolte a militari sono a un livello più alto sono l’espressione dello scopo che un governo intende raggiungere in un operazione 2) Poi interviene il militare che con intell, mezzi, situazione, pongono dei primi paletti all’intento del politico 3) DOMANDA: Entrambi però a cosa devono fare riferimento secondo voi?Leggi internazionali. In pratica la difficoltà è tradurre in termini militari l’intendimento politico in modo che rispecchi il suo volere e in modo che il cons giurid possa approvarle, sempre però mantenendo la chiarezza per chi opera.

6 Panoramica storica Svolta del secolo: drastica diminuzione dei casi di isteria apparentemente dovuta alle radicali trasformazioni sociali che seguirono gli inizi del ‘900 (cambiamento nello status delle donne e maggior livello di psicologizzazione della cultura allargata). Metà ‘900: anoressia nervosa (espressione di dilemmi della donna circa la sua identità ) diffusione rapida di un altro oscuro disturbo, noto da oltre un secolo a un numero ristretto di specialisti e del tutto sconosciuto alla maggior parte degli studiosi .

7 Anni ‘30: alta prevalenza di anoressia;
Panoramica storica Anni ‘30: alta prevalenza di anoressia; le variazioni nei tassi di anoressia vanno comprese alla luce delle pressioni socio culturali relative all’immagine corporea ideale. Anni ‘40-’50: diminuiscono i casi di anoressia; Anni ’60-’70: nuovo aumento sino al picco degli anni ’80; Anni ’80-’90: vero e proprio problema psichiatrico nonché argomento “alla moda”. Culto dell’aspetto emaciato. 1) Domanda: a chi si rivolge la roe? A chi opera – ricordate la definizione. Quindi deve essere semplice e facilmente memorizzabile perché i tempi di reazione sono di pochi secondi 2) La legittima difesa è collegata alla proporzionalità e alla necessità ed è un diritto dovere. 3) DOMANDA: Perché sono nazionali? Perché sono politiche! ESEMPIO: Nazionali esempio di linea di C2 jtf iraq alla lavagna, chi vigila sulle roe? 4) Classificate: ne va della sicurezza 5) DOMANDA: chi è l’unico organo tecnico-politico che può autorizzare? Il CSMD

8 KATE MOSS MARILYN MONROE

9 Caratteristiche del disturbo
Maggioranza di donne (rapporto 9 a 1); Malattia adolescenziale (14-18 anni); Scatenato da eventi stressanti che mettono alla prova senso di identità e capacità personali; Famiglia in cui l’investimento sul successo è forte; Figlie compiacenti costrette ad essere perfette con sottostante senso di impotenza; Ora abbiamo approvato le nostre ROE, andiamo sul terreno ad usarle, abbiamo detto che i nostri tempi di reazione sono brevi, dobbiamo inventare qualcosa per ricordare meglio, gli anglosassoni ne hanno inventati tanti, quello che mi piace di più è quello delle 4 s. Esempio calipari Grida e fatti vedere con tutti i mezzi, il faro ad esempio è un buon modo! 2) Mostra le armi e la tua intenzione di usarle se necessario! deterrente Inizia con il sottoporsi ad una dieta ma data la vulnerabilità genera forte senso di autocontrollo;

10 Caratteristiche del disturbo
Inganna tanto gli altri quanto se stessa; L’Anoressia ha diverse analogia con tossicodipendenza e alcolismo, in particolare per dipendenza e diniego della propria condizione Prende avvio una dinamica interna indipendente da fattori che l’hanno originata; Spara dei colpi di avviso non letali (gomme motore…). Spara sull’atto ostile per eliminarlo o per far terminare l’intento ostile. DOMANDA: i militari americani hanno rispettato le 4 S.

11 Disfunzioni fisiologiche
l’Anoressia resta fondamentalmente un disturbo nevrotico che porta a deviazioni comportamentali le quali a loro volta provocano: Inferiori livelli di estrogeni; Superiori livelli di ormone della crescita; Inferiori livelli di neurotrasmettitori; Anomalie nel metabolismo dei carboidrati; Anomalie nella regolazione della temperatura corporea;

12 Comorbidità DISTURBI ANSIOSI DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO DEPRESSIONE

13 Tipologie di intervento
OSPEDALIZZAZIONE TERAPIA AMBULATORIALE STRUTTURE SPECIALIZZATE nonostante le terapie risultino diverse a seconda delle teorie di riferimento gli obiettivi sono unanimi: Costruzione di abilità sociali e di coping Gestione del disagio e di cambiamenti fisici RIMOTIVAZIONE BIBLIOGRAFIA PROSSIMA LEZIONE

14 Bulimia – Panoramica storica
1970: rapida diffusione; 1980: DSM-III la identifica semplicemente come disturbo dal alimentazione incontrollata, definizione poi rivelatasi insoddisfacente in quanto non sottolineava le preoccupazioni per peso, immagine corporea e atti compensatori; 1987: DSM-III-R conia la nuova etichetta di bulimia nervosa;

15 Caratteristiche del disturbo
Maggioranza di donne (rapporto 9 a 1); Forte tensione precedente l’abbuffata; Tra un episodio e l’altro spesso digiunano Nel pieno dell’episodio la persona si sente posseduta; Inizia l’abbuffata, si abbassa la tensione, sopraggiungono però vergogna e senso di colpa; Dopo aver vomitato si sente tranquilla ma segue quasi immediatamente il disagio e il ciclo si ripete;

16 Caratteristiche del disturbo
Il ciclo bulimico viene paragonato ad una condotta dipendente che si rinforza potentemente; Riuscendo a mantenere il peso normale nascondono facilmente il problema; Lo sconforto le spinge a chiedere aiuto ma anche in questo caso l’atteggiamento rimane ambivalente; vorrebbero ridurre il caos prodotto dalla loro condotta, ma temono di essere private della loro “abbuffata” Le difficoltà che trovano sono dovute alla separazione dalla famiglia; Hanno rapporti interpersonali più maturi;

17 Tipologie di intervento
APPROCCIO PSICODINAMICO: Trattamento a breve termine che unisce controllo del comportamento alimentare e sottostanti problemi emotivi TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE: Trattamento a breve termine che unisce automonitoraggio del comportamento alimentare, tecniche per il controllo delle abbuffate mettendo alla prova cognizioni distorte TERAPIA INTERPERSONALE: terapia a breve termine che si concentra sui problemi interpersonali senza occuparsi della sintomatologia

18 Estensione del fenomeno
aumento esponenziale e comprensibile nei paesi fortemente industrializzati come Stati Uniti, GB, Danimarca, Olanda, Svizzera, Spagna, Italia, Francia, Germania nonché Giappone. Si pensava che tali disturbi non sarebbero mai comparsi fuori dall’orbita europea-americana per ragioni di tipo economico. La situazione attualmente appare diversa vista al rapida industrializzazione ed urbanizzazione di aree del mondo prima isolate dall’influenza europea e americana.

19 Estensione del fenomeno
Numerosi resoconti documentano un aumento di anoressia nervosa in particolare nel medio-oriente, Africa, India e Asia meridionale. E’ chiaro pertanto che i disturbi dell’alimentazione non sono più confinati alle sole popolazioni europee e americane. La netta modernizzazione e industrializzazione assieme all’influenza concomitante dei valori dell’economia consumistica e all’aumento dei conflitti relativi al ruolo femminile rendono inevitabile il fatto che i dusturbi dell’alimentazione stiano diventando un problema sanitario globale

20 Perché l’anoressia è donna?
La donna ha maggior resistenza alla mancanza di cibo (chiave evoluzionistica); FATTORI BIOLOGICI La donna ha % maggiore di tessuto adiposo (punto di vista evoluzionistico per gravidanza e allattamento); Lo sviluppo puberale femminile è più complesso (dal punto di vista delle funzioni ormonali e dei meccanismi cerebrali);

21 Il ruolo femminile il ruolo sociale della donna non è chiaro (accanto alle aspettative di successo vi è una pressione verso una femminilità tradizionale) Persistente svalutazione della femminilità malgrado le conquiste del femminismo (benchè riconosciuta a parole l’intelligenza femminile non è ancora rispettata)

22 …e gli uomini? sembra una presenza rimasta costante ma i dati sono pochi e deboli. I motivi sono: Vergogna; Forte stigmatizzazione; Riluttanza dei clinici a diagnosticare ad un uomo tale disturbo; Vista la maggioranza femminile molte rassegne epidimiologiche hanno semplicemente ignorato la popolazione maschile. Uno dei fattori scatenanti sembra essere quello atletico.

23 Risultati di ricerche condotte su studenti universitari americani ( Fallon e Rozin, 1985 )
FEMMINE Tendenza a sopravvalutare il peso reale. Figura femminile ideale più snella di quella che le donne ritenevano più attraente per gli uomini MASCHI Nessuna discrepanza nella percezione del peso reale ed uniformità rispetto al peso che considerano sessualmente attraente. Scelgono una figura più abbondante come ideale maschile per la donna

24 QUINDI L’INTERESSE FEMMINILE PER IL PESO NON DERIVA SOLO DALLO SFORZO DI PIACERE AGLI UOMINI, BENCHE’ SIA QUESTO UN FATTORE OVVIAMENTE RILEVANTE

25 Conclusioni delle ricerche
Entrambi i sessi valutano in modo errato i modelli di bellezza del sesso opposto Le donne, relativamente a queste ricerche, risultano essere i soggetti più insoddisfatti

26 QUESTI TRE FATTORI AUMENTANO IL RISCHIO DI DISTURBI ALIMENTARI?
Idealizzazione della magrezza Diete Ossessione per la linea QUESTI TRE FATTORI AUMENTANO IL RISCHIO DI DISTURBI ALIMENTARI?

27 Il fatto che, nel corso degli ultimi trent’anni, si siano affermati ideali fisici di magrezza sempre maggiori, assieme a un aumento dell’incidenza di disturbi dell’alimentazione, non prova che quest’ultimo fenomeno sia la conseguenza dei tre fattori. È comunque importante ricordare ( Kirkland, 1986 ) che in discipline sportive, come ad esempio la danza, la combinazione di ambiente competitivo requisiti di magrezza comporti l’aumento della probabilità che i soggetti soffrano di disturbi dell’alimentazione

28 La percezione dell’immagine corporea È interessante notare alcune differenze relative alla diversa percezione dell’immagine corporea emerse da una ricerca condotta su ballerine del Nord America e dell’ Europa Occidentale ( Hamilton, 1985 ) ragazze bianche ragazze nere Sensazione costante di essere sovrappeso. Casi di anoressia e di bulimia Sono molto più soddisfatte del loro peso e non vengono riscontrati casi di anoressia e di bulimia

29 Questi risultati possono essere dovuti a differenze culturali nella percezione dell’immagine corporea, oltre che al differente livello socioeconomico

30 Non si può prevedere dove queste tendenze finiranno per condurre, ma in un’epoca di così grande confusione riguardo l’identità femminile e in cui la moda, insieme all’industria, propongono a getto continuo, è probabile che la varietà naturale delle forme del corpo femminile rimanga inaccettabile

31 Il disturbo dell’alimentazione è un disturbo etnico?
La magrezza è un simbolo dal significato sia personale sia sociale. Rappresenta una sintesi dei poli divergenti del ruolo materno e dell’autoaffermazione ed è nel contempo femminile ( secondo il modello attuale di bellezza ) e maschile ( il corpo snello è privo di curve e agile ). Infatti la donna, quando è impegnata a dimostrare le proprie capacità intellettive, è quasi costretta a inseguire la magrezza, per il condizionamento dovuto ai pregiudizi sessuali e stereotipi negativi ( dati emersi da alcune ricerche di Silverstein, 1988, mostrano una stretta relazione riscontrata fra aumento della magrezza e incremento nel numero di donne laureate o inserite nel mondo del lavoro come dirigenti ). Aderendo a una concezione culturale divenuta normativa, le donne spesso si “difendono” nei disturbi alimentari. Le patologie dell’alimentazione fanno quindi parte di un comune significato culturale e sono disturbi etnici poiché estendono una soluzione tipica, dal punto di vista culturale, a un problema che è molto diffuso nella società nel suo complesso.

32 Ruolo della religione Non sono ancora state individuate connessioni certe tra background religioso e disturbi alimentari L’esperienza clinica indica che le anoressiche spesso provengono da ambienti religiosi caratterizzati da “chiusura” Lo scontro tra ambiente religioso severo e costumi contemporanei potrebbero generare tensione, fonte poi di anoressia L’obbligo di scelta può generare gravi crisi di identità

33 La guerra al grasso Il terrore di ingrassare costituisce in generale l’esperienza fondamentale che scatena l’anoressia e la bulimia. La grassezza ha assunto significati simbolici; ad essa si attribuisce ogni sorta di attività riprovevole ( fin da bambini ) L’ambiente famigliare spesso incide, in modo distorto e con conseguenze negative, nella lotta contro il grasso.

34 Famiglie “anti grasso”
Nelle famiglie delle bulimiche la lotta contro l’obesità è più evidente. Ci si “butta” sul cibo per ridurre il disagio emotivo e risolvere i problemi. Elevata percentuale di genitori che ha precedenti di obesità Al contrario nelle famiglie delle anoressiche vi è una “rinuncia” al cibo. La grassezza simboleggia i “peccati della carne”, indolenza, sciatteria e autoindulgenza

35 Obesità: Aspetti Sociali
Nelle società occidentali odierne gli obesi costituiscono una categoria disprezzata. lo stereotipo morale dell’obesità implica attributi quali la pigrizia, l’indulgenza verso se stessi e l’avidità; al contrario, la magrezza è simbolo dell’autocontrollo e della raffinatezza. Nonostante l’obesità sia un problema che riguarda da vicino anche gli uomini, la questione della grassezza NON è sessualmente neutra; ancora una volta gli stereotipi esercitano sulle donne l’influsso più potente e vincolante. Anche per l’obesità ci sono differenze etniche e culturali; i neri infatti preferiscono le donne più floride. La minore riprovazione sociale dell’obesità nelle donne nere spiega probabilmente la più bassa prevalenza di disturbi dell’alimentazione nella popolazione afroamericana.

36 Il linguaggio delle diete nella società moderna
MAGREZZA Rappresenta il bene, la purezza, la perfezione, la bontà dello “spirito” GRASSEZZA Rappresenta il maligno, incarna la corruzione provocata dal desiderio e dall’avidità Dieta intesa come modello culturale supportato dalla poliedrica industria dietetica. Una forma di difesa scelta nell’ambito dei comportamenti ai quali una data cultura attribuisce valore positivo

37 Ma le diete fanno bene??? Nella comunità scientifica si è asserito che le diete non sono un metodo efficace per perdere peso: la stessa industria dietetica promuoverebbe quindi una sorta di delirio di massa. In coloro che si sottopongono a continue privazioni scatta un meccanismo di controregolazione, in altri termini, il controllo normale dell’ingestione di cibo in base ai segnali fisiologici di sazietà è in qualche modo disattivato dalle conseguenze croniche del regime dietetico. È CHIARO CHE SOLO I SOGGETTI GIA’ VULNERABILI POSSONO SVILUPPARE EFFETTIVAMENTE UNA PATOLOGIA MA OCCORRE PRECISARE CHE, SE NON FOSSIMO COSì SENSIBILI ALLE DIETE DAL PUNTO DI VISTA CULTURALE, NON CI SAREBBE ALCUNA “EPIDEMIA” DI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE

38 “Non impazzire, ma se lo fai, comportati così” ( G. Devereux )
Questa direttiva è esemplare per chiarire il ruolo della cultura in questo tipo di disturbi. Diete, attività fisica portata all’estremo e altri fattori già citati fanno tutti parte di una serie di modelli standardizzati, noti a chi li attua e riconoscibili da chi li osserva. In questo modo la psicopatologia diventa un modello di devianza al quale la società fornisce determinati comportamenti che i soggetti possono riconoscere e far propri ( es. le isteriche di Charcot ). In questo contesto i mass media rivestono un ruolo fondamentale facendo in modo che il “prodotto” venga imitato. Anoressia e bulimia, infatti, sono patologie che spesso si manifestano per imitazione, oltre che per la profonda competizione presente.

39 Il ruolo dei mass media I disturbi dell’alimentazione sono stati l’argomento preferito della televisione e della stampa. Per qualche tempo è stato normale cominciare un talk-show che mostrava tutte le celebrità che avevano sofferto di disturbi dell’alimentazione. Questo modo per affrontare o prevenire il problema è quantomeno di dubbia efficacia. Da un lato, permette a chi lotta segretamente con questi disturbi di sentirsi meno isolato e confuso. Dall’altro, però, l’associazione ripetuta tra i disturbi dell’alimentazione e il mondo dello spettacolo può facilmente rinforzare l’idea che soffrire di questa malattia sia una condizione esclusiva ed elitaria. La spettacolarizzazione da parte dei mezzi di comunicazione di massa può, quindi, andare contro l’intenzione di prevenire e combattere questa malattia

40 CHIAVI DI LETTURA LA STRUTTURAZIONE DELLA COSCIENZA CORPOREA COME PROCESSO DI APPRENDIMENTO

41 L’alimentazione necessita della cooperazione di un’altra persona
Primi rapporti reciproci TRANSAZIONI con la nutrice Implica un esperienza interpersonale satura di implicazioni e complicazioni affettivo-emotive IL RAPPORTO E’: FAME-SEGNALE EMESSO DAL BAMBINO(immerso in un disagio ansioso) RICEZIONE-SODDISFAZIOONE DEL BISOGNO(espressioni di piacere rilassamento reciproche B-N)

42 IL BAMBINO APPRENDE A DIFFERENZIARE E A RICONOSCERE
STIMOLI FISIOLOGICI COMPORTAMENTI ADATTI A SODDISFARLI + FORMA La Conoscenze della propria IDENTITA’ CORPOREA (risultato di un processo di apprendimento)

43 LE RICERCHE: Anna Freud Normalità e Patologia del bambino
Attenzione: EVENTI EMOTIVI che contrassegnano l’alimentazione infantile TAPPE FONDAMENTALI verso il raggiungimento dell’INDIPENDENZA: ESSERE ALLATTATO tenendo conto delle modalità, delle variabili fisiologiche, le ansie della mamma -piacere di succhiare come persecutore dell’alimentazione-; LO SVEZZAMENTO l’importanza è data alla modalità di passaggio; PASSAGGIO dall’essere imboccati a mangiare da soli permane l’identificazione cibo-madre;

44 INTRODUZIONE dell’uso del CUCCHIAIO, FORCHETTA ecc
INTRODUZIONE dell’uso del CUCCHIAIO, FORCHETTA ecc.. conflitti sul modo di mangiare GRADUALE SCOMPARSA equazione CIBO-MADRE ATTEGGIAMENTO RAZIONALE VERSO IL CIBO (latenza). ----fase 1----fase convinzione soggettiva della mamma: il rifiuto del cibo come rifiuto di cure e attenzione ----fase disturbi connessi a conflitti interni ----dopo fase disaccordi con la madre si trasformano in disaccordi interni ( manie alimentari )

45 DIFFICOLTA’ NELLE TAPPE COME TERRENO PREPARATORIO per affezioni nevrotiche dello stomaco e dell’appetito della vita adulta Anoressie relativamente tardive come reazione nevrotica a traumi psichici umilianti o deludenti Preoccupazioni ipocondriache centrate sul tubo digerente Idiosincrasie alimentari di origine conflittuale

46 PATOLOGIE ALIMENTARI GRAVI in assenza dei fenomeni infantili precedenti
Anoressia mentale passiva con rifiuto sub-totale del cibo Anoressia mentale attiva con vomito e purgazioni ripetute fino a indurre pericolo di vita Attacchi violenti di bulimia Alcune forme particolari di obesità 1°e 2° infanzia+latenza prive di comportamenti reattivi e di difese nevrotiche

47 ELEMENTI CARATTERISTICI
I GENITORI Non raccontano nulla di significativo, povertà di: ricordi, episodi significativi,modulazioni affettive VUOTO SCONFORTANTE I PAZIENTI Sembrano incapaci di verbalizzare qualsiasi loro vissuto interno, qualsiasi movimento affettivo, con incapacità ad autoregolarsi

48 Hilde Bruch notò: L’incapacità dei pazienti con anoressia nervosa a riconoscere i segnali fisiologici di fame e sazietà, giacchè tali segnali venivano vissuti con i vissuti ansiosi e con i vissuti di vuoto emotivo L’intera coscienza fisiologica e consapevolezza non era stata programmata in modo corretto (apprendimento che inizia nell’infanzia)

49 BAMBINO-Percetto basico
RAPPORTO INTERPERSONALE: Conferme e legittimazione = soddisfacimento del bisogno nella maniera più esatta BAMBINO-Percezione e Concettualizzazione Ciò è realizzabile se i genitori considerano il figlio come “ALTRO DA SE’”

50 NO INDIPENDENZA ATTRIBUZIONE DEL RUOLO
(facile,dipendente,mite,non fa sorprese) TENTATIVO DI ROTTURA si imbatte in una reazione angosciante dei Genitori(rottura schema-emotivo-cognitivo) Propria precaria identità PERDITA Unico rapporto precario NON E’ PIU’ RICONOSCIUTO

51 2°CHIAVE DI LETTURA: LO SVILUPPO PSICODINAMICO DELL’ANORESSIA MENTALE
Caratteristica costante del Quadro clinico VOLONTA’ DI EMACIAZIONE Contro ogni ostacolo! 1°EVIDENZA:Il cibo non è per le anoressiche affatto negativo come cosa in sé(parlano di cibo in continuazione,dettano regole,memoria,sogni) 2° EVIDENZA:è l’atto del cibarsi(passivo) che è divenuto pericoloso e angoscioso, l’atto del nutrirsi

52 SULLIVAN: Il raggiungimento della soddisfazione
3 GRANDI MOVIMENTI correlati tra loro sottendono allo sviluppo primario nel bambino Il raggiungimento della soddisfazione Il raggiungimento della sicurezza Il sentimento del proprio potere (spinta evolutiva a sperimentare la propria capacità e la propria abilità) Dal FALLIMENTO delle mancate conferme delle iniziative personali sperimentate Sentimenti:INADEGUATEZZA,IMPOTENZA,INCAPACITA’

53 ATTIVAZIONE DELLE DIFESE
Scissione e dissociazione Rifiuto della soddisfazione orale (negazione del bisogno alimentare) per acquisire sicurezza e potere personale VISSUTO La soddisfazione orale è incompatibile con il bisogno di sicurezza e potere personale La persona ebbe cibo materiale, ma mai accompagnato da interpersonale risonanza di esperienze positive

54 Hilde Bruch e le sue pazienti:
1°paralizzante senso di inefficienza(fanno le cose per volere degli altri) 2°disturbo dell’immagine corporea e il misconoscimento degli stimoli corporei (-diffidenza ostinata –disperato mascheramento del terrore di perdere il controllo) ADOLESCENZA: TRAPPOLA FATALE fidarsi di se stessi

55 LA CRISI PUBERALE E’ UNA RIVOLTA ALL’AUTORITA’ TRADIZIONALE
PRECARIA SITUAZIONE PSICOLOGICA Si affaccia all’adolescenza in solitudine perché intrappolata nella dipendenza familiare, cariche di paure di ogni tipo. IRROMPERE BRUSCO DELLO SVILUPPO CORPOREO PUBERALE Tale evidenza di sviluppo attira sulle ragazze, ancora psicologicamente fragili e immature, sguardi curiosi, commenti o provocazioni.

56 TRAUMA: Aspetto passivo-recettivo (essere soggetta alla mestruazione, agli sguardi, allo sviluppo)
VISSUTO CONCRETO E PALESE di quella passività, impotenza, di cui oscuratamente sentiva di soffrire sul versante psicologico. CORPO COME CAPRO ESPIATORIO Concreta espressione della parte inaccettabile di sé (recettività passiva) Per le caratteristiche del corpo di crescita potente e invasiva (come l’ambiente)

57 RIFLESSIONI La paziente anoressica a causa del suo sentimento di impotenza profondo, non essendo in grado di sperimentare il suo potere nel rapporto interpersonale, lo trasposta nel rapporto intrapersonale con il proprio corpo. RIFIUTO DELLA FEMMINILITA’: arrivata all’adolescenza sprovvista di strumenti per affrontarla, di significati per questo è impossibilitata ad integrare questi cambiamenti IO ANORESSICA Debole e deformato, è incapace di sperimentare la propria autonomia nella realtà, al di fuori del conflitto con il corpo ANORESSIA: come conquista del potere in modo progressivo

58 ANORESSIA MENTALE in questa ottica:
È la RICERCA di LIBERTA’: Rifiuto del cibo e quindi l’EMACIAZIONE rappresenta per questi pazienti la dimostrazione dell’unica autonomia a loro possibile!

59 LA PSICOTERAPIA Il metodo elettivo per la terapia dell’anoressia mentale è il trattamento psicoterapeutico. Non sempre però è possibile l’attuazione per difficoltà di tipo: Economiche Familiari Logistiche Costo gravoso della cura Enorme dispendio di tempo ed energie

60 Si richiede al terapeuta la capacità di non chiudersi dentro uno schema rigido composto da regole e meccanismi prefissati, che possono far perdere di vista le necessità di pazienti estremamente vulnerabili e chiuse alla terapia. Nella psicoterapia è impossibile astenersi dal rapporto con i genitori e specialmente con la madre. Prima di intraprendere una psicoterapia bisogna profetizzare ai genitori, senza drammatizzare, le possibili difficoltà che incontreranno nel cammino terapeutico. E’ comunque utile che il terapeuta si ponga in maniera empatica nell’ascoltare e raccogliere informazioni sulla storia della paziente e della famiglia per capire e modificare le dinamiche dei rapporti reciproci nel sistema familiare.

61 Ci sono alcune difficoltà nel rapporto psicoterapeutico con le pazienti perchè di rado si prestano spontaneamente al trattamento; la maggior parte si propone in modo rassegnato considerandolo il male minore rispetto al ricovero clinico o a un’alimentazione forzata. Con tali pazienti è difficile creare un’alleanza terapeutica poiché vedono nel terapeuta stesso un “nemico” che vuole semplicemente farla ingrassare. Esse hanno paura di guarire difendendosi quindi dal terapeuta, poiché, per loro, guarire significa divenire grasse.

62 Per questi motivi si impone, sin dal primo giorno, una grande franchezza e un’assoluta apertura per indurle a partecipare al trattamento; l’anoressica mentale è sensibilissima alle reticenze, ai giri di parole, temono sempre fini nascosti. Occorre quindi spiegare chiaramente che il problema non è il cibo, ma è presente in loro stesse e nel loro passato. E’ quindi celato nella loro storia. Il terapeuta deve perciò indagare: I loro difficili rapporti con l’ambiente; Gli eventi che hanno caratterizzato la sua storia; Il loro modo di essere; La tristezza; La paura di cui forse neppure si rendono conto.

63 Il terapeuta deve prestare attenzione dall’insistere troppo nel fare offerte dirette di aiuto e guarigione, perchè ne sentirebbero l’ipocrisia, il ricatto o ne sarebbero spaventate. Nel caso in cui un aggravamento del sintomo renda indispensabile il ricovero dell’ammalata, il terapeuta non deve mai dare alla sua paziente l’impressione di tradirla o rifiutarla. Nulla va fatto all’insaputa della paziente o imposto con toni aggressivi o ricattatori.

64 Tra i metodi terapeutici utilizzati nella cura delle pazienti anoressiche, rilevante e’ la terapia familiare sistemica della M. Salvini Palazzoli e collaboratori. Tale metodo nasce negli anni ’90 con la revisione dell’approccio teorico precedentemente utilizzato dagli stessi negli anni ’70,’80. Tale revisione è sorta dal riscontro di alcuni limiti che ne hanno determinato il superamento.

65 Tali limiti sono emersi grazie a una ricerca di follow-up svolta dalla Palazzoli et all. su 143 pazienti anoressiche da loro prese in carico dal 1971al Alle ragazze contattate telefonicamente è stato chiesto di rispondere a un’intervista semistrutturata di follow-up per indagare le loro attuali condizioni e di conseguenza avere dei risultati sulla validità o meno della terapia familiare sistemica adottata in quegli anni. Dalle risposte è emerso che una percentuale superiore alla metà aveva raggiunto un benessere globale relativo a tutti gli aspetti della vita (il sintomo, la vita lavorativa, le relazioni familiari..). Ma sono emersi anche diversi LIMITI relativi ad alcuni aspetti della terapia a cui erano state sottoposte. Limiti che hanno portato la Palazzoli i suoi collaboratori a riflettere sull’ incompletezza di fondo della terapia famigliare sistemica praticata nel periodo dal .

66 LIMITI Assenza di uno spazio terapeutico individuale per le pazienti a causa della brevità dei trattamenti che ha portato molte di esse a seguire una terapia individuale dopo quella familiare; Scarsa empatia verso i genitori, soprattutto la madre, a causa di una eccessiva colpevolizzazione da parte dei terapeuti nei loro confronti; Intolleranza dei genitori a essere considerati una concausa dell’evento patologico; ciò induceva a scaricare la colpa della sofferenza familiare sulla paziente che da ruolo di vittima si trasforma in persecutrice.

67 DA QUESTI LIMITI NASCE UN DIVERSO METODO TERAPEUTICO
Sull’integrazione di spazi individuali e familiari Revisione dell’apparato teorico precedentemente utilizzato

68 La terapia familiare sistemica partiva dalle RELAZIONI.
PRIMA DOPO ATTENZIONE SU 2 POLI: FAMIGLIA SINTOMO ATTENZIONE SU 3 POLI PERSONA FAMIGLIA SINTOMO La terapia familiare sistemica partiva dalle RELAZIONI. La Palazzoli et all.dichiaravano al primo contatto con la famiglia che la terapia familiare era motivata dal fatto che ci sono delle relazioni che non funzionano, dei conflitti, delle delusioni. La terapia familiare sistemica parte DALLA PAZIENTE E DALLA SUA SOFFERENZA. La visione precedente non è stata abbandonata ma è più chiaro all’equipe il fatto che al primo contatto molti genitori non sono preparati a sentirsi dire alcune cose. Per questo una iniziale presa in carico centrata sulla paziente risulta più accogliente.

69 NEL METODO ATTUALE ATTENZIONE ALLA PERSONA COME PAZIENTE
ATTENZIONE ALLE SINGOLE PERSONE DELLA FAMIGLIA MADRE: far leva su un radicale cambiamento; trasformare la sua depressione in consapevolezza costruttiva; PADRE: responsabilizzarlo rispetto al vissuto della figlia e ai bisogni della moglie; FRATRIA: aiutarli nel passaggio da un atteggiamento competitivo a uno solidale. Diventare consapevole delle vicende che hanno caratterizzato la sua storia personale; Aiutarla a esprimere i suoi bisogni, le sue richieste; Combattere il profondo senso di disvalore.

70 SCHEMA DI FONDO DEL METODO ATTUALE
Partire dall’esame della persona della paziente, ponendola al centro dell’intervento; Analizzare i rapporti diadici nello sviluppo temporale della sua vita (con ciascuno dei genitori e dei fratelli); Esplorare i due sottosistemi generazionali: la coppia genitoriale il gruppo dei fratelli; Indagine sulla persona di ciascuno dei genitori e sulla storia all’interno della famiglia d’origine. Schema che non si applica in modo meccanico ma il percorso terapeutico per ogni famiglia verrà scelto dopo una serie di fasi di presa in carico.

71 FASI DI PRESA IN CARICO PRIMO CONTATTO (quasi sempre telefonico)
COLLOQUI PRELIMINARI SEDUTE DI CONSULTAZIONE FAMILIARE

72 PRIMO CONTATTO COLLOQUI PRELIMINARI
Nel precedente metodo erano UNIFICATE in una telefonata più o meno lunga, nella quale si raccoglieva LA SCHEDA FAMILIARE. Nel metodo attuale la cartella non viene più compilata telefonicamente ma alla famiglia vengono proposti alcuni colloqui preliminari. Questo a seguito di alcuni LIMITI riscontrati nella compilazione della scheda.

73 LIMITI Abbandono della cartella telefonica
I genitori spesso costringevano la ragazza alla terapia familiare senza nessun chiarimento sugli scopi e le modalità, anche se questo veniva loro raccomandato durante la compilazione della scheda telefonica. Iniziare la consultazione familiare con informazioni molto sommarie e spesso date da una sola persona. Dedicare troppo tempo al telefono a persone che in realtà non avevano ancora scelto se intraprendere questo percorso. Abbandono della cartella telefonica CONSEGUENZE DEI LIMITI Separazione delle prime due fasi

74 CONTATTO TELEFONICO Accertarsi della adeguatezza della richiesta rispetto alle competenze; Dare una spiegazione sull’approccio utilizzato, cioè sulla necessità della collaborazione della famiglia; Decidere chi convocare ai colloqui preliminari.

75 I COLLOQUI PRELIMINARI
PRIMO COLLOQUIO: Raccogliere una descrizione del problema e una breve storia della paziente (se è presente la paziente è importante dare a lei per prima la parola); Il terapeuta deve fondare una definizione del problema in senso psicologico, cioè portare la famiglia (paziente compresa) a vedere la sofferenza della ragazza in termini psicologici come una difficoltà di crescita all’interno di relazioni familiari e sociali; Il terapeuta propone una consultazione familiare di tre-sei sedute per capire insieme a loro che cosa ha portato all’anoressia nel loro specifico caso. SE LA FAMIGLIA E’ DISPONIBILE IL TERAPEUTA FISSA UN SECONDO COLLOQUIO PRELIMINARE

76 SECONDO COLLOQUIO: Il terapeuta raccoglie tutti i dati sulla storia dei singoli membri della famiglia con l’obbiettivo di stare sui fatti significativi nella vita dei vari membri, ottenendo solo indirettamente informazioni sulle relazioni. DUNQUE DAI COLLOQUI PRELIMINARI ESCE UN RITRATTO SIA DELLA PAZIENTE SIA DI TUTTI I MEMBRI DELLA FAMIGLIA COME PERSONE. SI GIUNGE ALLA CONSULTAZIONE FAMILIARE

77 LE SEDUTE DI CONSULTAZIONE FAMILIARE DUPLICE SCOPO
Formulare lavorando con la famiglia al completo, un’ipotesi relativamente precisa e articolata sulla quale tra l’equipe e la famiglia si raggiunga un accordo sulle principali ragioni di sofferenza della paziente che hanno generato, la scelta da parte sua dell’anoressia. Verificare quali siano le risorse per il cambiamento che si generano nella famiglia grazie all’incontro con l’equipe. Si cerca cioè di individuare chi si renda più disponibile a imboccare il cammino di un coinvolgimento terapeutico e perciò su chi conviene maggiormente puntare.

78 E’ l’esito di questo “test di trattabilità”che condurrà l’equipe a intraprendere l’uno o l’altro dei diversi percorsi terapeutici, con quella data famiglia, per mobilitare tanto la paziente che i suoi familiari.

79 STRATEGIE TERAPEUTICHE QUANDO TUTTI COLLABORANO
LAVORO PARALLELO CON LA FAMIGLIA E CON LA PAZIENTE Formato ideale dal punto di vista teorico ma non pratico; Fratelli e sorelle: Risorsa importante nella fase di consultazione in quanto testimoni di vita della sorella e della famiglia; Devono essere interessati e non costretti; Da indagare il loro destino all’interno della famiglia.

80 2) LAVORO CON AL FAMIGLIA AL COMPLETO
Si punta sul nucleo familiare senza un parallelo intervento individuale sulla paziente; Efficace in patologie alimentari all’esordio o in reazioni anoressiche di adolescenti ( non in un’anoressia mentale stabilizzata ); Si chiarisce il gioco familiare permettendo alla paziente di modificare la sua percezione interna di se da “debole pedina” a “promotore di cambiamento”; 3) LAVORO INDIVIDUALE CON CIASCUN MEMBRO DELLA FAMIGLIA Si articola in forme di terapia parallele a tutti i membri; Utile in: Casi gravi; Grande disponibilità di risorse.

81 QUANDO SI PUO’ CONTARE SOLO SU QUALCUNO
1) LAVORO PARALLELO CON LA COPPIA E LA PAZIENTE Lavoro inevitabile se la paziente è figlia unica; Fratelli presenti ma non coinvolti poiché: Non collaborativi; Con necessarie emergenze di svincolo (coinvolgerli in un’esperienza emozionale con la famiglia può assumere il significato di responsabilizzarli verso la sorella malata); Lavoro con la coppia per valutare come il coniuge rinforzi involontariamente nell’altro vissuti disturbanti gia patiti nell’infanzia. Tre premesse: Fiducia reciproca; Uso non ricattatorio del materiale emerso; Accettare i propri limiti.

82 2) LAVORO PARALLELO CON LA MADRE E LA PAZIENTE
Disponibilità della ragazza a un lavoro su di se; Capacità della madre e reggere l’implicita colpevolizzazione; Il padre si sottrae; L’obbiettivo del lavoro è far percepire alla madre i propri stati interni di desiderio e dolore così che smetta di reagirvi con sacrificalità o incassando umiliazioni; Migliori risultati se il lavoro è affidato a due terapeuti; La paziente può: Rivisitare la sua storia personale; Recuperare la stima dei genitori;

83 3) LAVORO CON LA SOLA MADRE
Paziente arroccata irriducibilmente nella patologia; Padre / fratelli chiusi o rinunciatari; La madre deve prima riconoscere le sue sofferenze e difese per poter individuare quelle della figlia. 4) LAVORO SOLO CON IL PADRE Madre inaccessibile o troppo disturbata; Scarsa fiducia in questa strategia : “non riesco a cambiare”; Condizione da vincente rispetto alla moglie che è sottomessa ai suoi desideri quotidiani; Ruolo meno scomodo nei confronti della figlia: infatti è la madre ad essere più esposta agli attacchi sintomatici della paziente;al contrario il padre viene rispettato o quanto meno lasciato in pace; In genere con il padre non si intraprendono terapie individuali ma solo alcuni colloqui individuali.

84 5) LAVORO SOLO CON LA COPPIA
La paziente rifiuta il trattamento Coppia sofferente dove la paziente è scoraggiata rispetto all’utilità di far sentire la propria voce e alla possibilità di essere ascoltata; Il difficile sta nel lavorare congiuntamente con i coniugi in presenza di rancori; Orientamento sulla madre (o chi sta peggio). 6) LAVORO SOLO CON LA PAZIENTE Scelta estrema e forzata; possiamo trovarci di fronte a diverse situazioni: Paziente adulta e capace di gestire la terapia; Paziente immatura. Il terapeuta deve fungere da interlocutore principale per la paziente e da contenitore mentale sostitutivo delle funzioni genitoriali; Rifiuto a convocare i familiari; Fase di consultazione familiare come esperienza maturativa.

85 LA FAMIGLIA DELL’ANORESSICA
Ricerca su 52 pazienti in terapia nell’arco di 8 anni ( ’88 - ’96 ) I PADRI E LE LORO FAMIGLIE D’ORIGINE Più carenziati delle mogli; Derubati della loro infanzia; Provenienti da famiglie numerose e povere; Allontanamento in collegio poiché l’istruzione maschi era considerata molto importante; Nonostante ciò, la sofferenza è negata e rimossa; Presto efficienti e indipendenti per guadagnarsi l’amore dei genitori; Scelta sposa guidata dalla loro parte carenziata (ma non riconosciuta); Atteggiamenti maschilisti; Diligenti lavoratori, hobbies escludenti la compagna; Difficile rapporto terapeutico.

86 LE MADRI E LE LORO FAMIGLIE D’0RIGINE
Prive di apprezzamento autentico nella famiglia d’origine; Legate al marito come unica risorsa dal quale dipendono per ottenere un sostegno empatico che però è carente; Idealizzano i genitori nonostante le ingiustizie subite e lo scarso valore con cui sono giudicate; Due tratti: Tendenza sacrificale Incassatrici di umiliazioni Questi due tratti difficilmente verranno ammessi poiché le umiliazioni subite non verranno spontaneamente riferite in terapia. L’acquisirne conoscenza comporterebbe la messa in discussione dei propri genitori che invece sono protetti da forti idealizzazioni.

87 I FRATELLI E LE SORELLE DELLA PAZIENTE ANORESSICA
Fratelli maggiori: Ruolo genitoriale presente spesso nei maschi per guadagnare il prestigio della madre attraverso il ruolo di curanti distanziandosi così dalle proprie insicurezze e disagi; Sorelle vicine per età: Atteggiamento critico e disimpegnato; Forte competizione; Possibile disagio non conclamato; Fratelli e/o sorelle più piccoli Gelosia della paziente per il figlio più piccolo giunto nella coppia in un momento più sereno e che ha perciò un rapporto migliore con i genitori.

88 IL RAPPORTO DI COPPIA La caratteristica principale è un eccessivo adeguamento delle mogli ai bisogni dei mariti. LA PAZIENTE NEI SUOI RAPPORTI CON I GENITORI Tre tipi di organizzazione familiare: di tipo A : affettivamente centrate sulla madre; di tipo B : figlie frustrate dalle inadempienze materne e orientate sul padre come figura affettiva di riferimento; di tipo C : vicinanza emotiva assente. Si sentono sole e si attaccano molto ai fratelli più piccoli.

89 LA PERSONALITA’ DELL’ANORESSICA
Vengono presi in esame gli stessi 52 casi precedentemente utilizzati nello studio sull’organizzazione familiare.. Indagare: La storia clinica e lo sviluppo infantile/preadolescenziale; Il funzionamento della paziente nella fase pre-sintomatica; L’evento scatenante. Si possono descrivere quattro tipi di disturbi di personalità: il tipo dipendente, il borderline, l’ossessivo-compulsivo e il narcisita.

90 IL TIPO DIPENDENTE Ragazze collaboranti, non isolate, adeguate nel lavoro e/o nello studio; Hanno avuto una storia infantile di tipo A; Attaccamento ansioso – ambivalente; Bambina timida, infantile, poco trasgressiva; Esordio precoce; Raro passaggio a bulimia; Dieta come sollievo dai sentimenti di disvalore; Digiuno come affermazione della propria autonomia; Madre non aggressiva ne svalutante ma protettiva (perciò sotterraneamente svalutante); Padre passivo e rinunciatario.

91 TIPO BORDERLINE Ragazze non isolate, con una collaborazione minore alle precedenti; Hanno avuto una storia infantile di tipo B; Attaccamento ambivalente o disorganizzato; Presenti disordini della condotta assenti nelle altre categorie come abuso di sostanze e furti; Prestazioni positive vissute come rassicuranti prove d’integrità mentale; Capaci di relazioni affettive lunghe che spezzano il cronico sentimento di vuoto; Nella storia infantile: Mancanza di ricordi precedenti l’anoressia; Sintomi infantili banalizzati; Controllo alimentare per stabilizzare un mondo interno caotico; Impulsi di morte e autodistruzione; Legame forte ma precario con il terapeuta.

92 TIPO OSSESSIVO-COMPULSIVO
Ragazze isolate, con una collaboratività nella media; Prevalenza di esperienze di attaccamento evitante parzialmente compensate da fasi di attaccamento più sicuro; Hanno avuto una storia infantile di tipo C; Si applicano con dedizione ma i successi ottenuti non sostengono l’autostima; Mancata idealizzazione dei genitori; Madre carenziate e distanti Cura meticolosa ma priva di sentimenti verso la figlia Padri assenti; Sono diffidenti verso il terapeuta.

93 TIPO NARCISISTA Isolate nella vita sociale; Vengono “trascinate” in terapia dai genitori. Tale ostilità alla terapia si fonda sulla difficoltà a entrare in relazioni affettive e intime con gli altri; Usano le persone come una platea per la propria dimensione esibizionistica; Atteggiamenti di superiorità/disprezzo; Storia infantile di tipo B e C; Scarse risorse nella famiglia; Genitori con intenzioni collaborative scarse ; Fratelli con gelosia competitiva tipica di un allevamento dove c’è un affetto carente; Un percorso individuale apre il problema di mostrare la depressione sottostante da cui si difende con l’anoressia.

94 UNA RICERCA SULLA FAMIGLIA DELLA PAZIENTE ANORESSICA di MARA SELVINI PALAZZOLI

95 SCOPO DELLA RICERCA RICERCARE SE LE FAMIGLIE CON PAZIENTE ANORESSICA, PRESENTANO MODALITA’ DI FUNZIONAMENTO COMUNI TALI DA POTER ESSERE CONSIDERATE TIPICHE PER QUEL TIPO DI FAMIGLIA. A TALE SCOPO SONO STATI INDAGATI CINQUE ASPETTI PECULIARI RALATIVI AL FUNZIONAMENTO DELLA FAMIGLIA CAMPIONE DODICI FAMIGLIE SOTTOPOSTE A PSICOTERAPIA CON L’IMPIEGO DI DUE COTERAPEUTI DI SESSO DIVERSO

96 CINQUE ASPETTI DELLA FAMIGLIA INDAGATI 1
CINQUE ASPETTI DELLA FAMIGLIA INDAGATI 1. In quale modo i membri della famiglia della paziente anoressica qualificano le proprie comunicazioni nel particolare contesto. 2. In quale modo i membri della famiglia qualificano i messaggi degli altri membri, e in quali circostanze. 3. Il problema della leadership nella famiglia. 4. Il problema della alleanze all’interno e all’esterno della famiglia. 5. Il problema dell’assunzione,del rifiuto e del trasferimento della colpa nei vari membri della famiglia se qualcosa va male.

97 1. COME I MEBRI DELLA FAMIGLIA QUALIFICANO LE PROPRIE COMUNICAZIONI
I membri delle famiglie di pazienti anoressiche generalmente qualificano le proprie comunicazioni in modo coerente. Essi sembrano sufficientemente sicuri di quanto dicono e nel loro diritto di dirlo, cioè di porre regole nella relazione. A ciò fanno eccezione famiglie i cui membri presentano frequenti squalifiche delle proprie comunicazioni, non tanto simultaneamente a livello non verbale,quanto mediante successivi comportamenti e messaggi verbali. Si tratta di famiglie di pazienti anoressiche in cui il sintomo si è complicato con il tempo mediante certi comportamenti di tipo violento verso altri membri della famiglia (ad esempio l’impinzamento spietato di qualche membro) o con crisi bulimiche.

98 2. COME I MEMBRI DELLA FAMIGLIA QUALIFICANO LE COMUNICAZIONI ALTRUI
Il rifiuto del messaggio altrui è, nella famiglia della paziente anoressica,la modalità di massima frequenza. Ben raramente un membro conferma quanto l’altro sta dicendo, e come si definisce nella relazione. A tale regola fanno generalmente eccezione le famiglie con disturbi più prossimi al tipo schizofrenico e in cui il sintomo anoressico si è aggravato. I membri di queste famiglie tendono più spesso alla squalifica,o addirittura alla disconferma dei messaggi altrui. Questi casi possono inoltre presentare una confusione ad hoc tra passato e presente.

99 3. IL PROBLEMA DELLA LEADERSHIP
Caratteristica dei genitori della paziente anoressica è la difficoltà ad assumersi in prima persona la leadership nella famiglia. In modo assolutamente tipico entrambi i genitori sentono il bisogno di giustificare le proprie decisioni come dettate da considerazioni che non hanno loro stessi per soggetto. Ciascuno fa qualcosa non perché lo desidera,ma in considerazione delle esigenze di un’altra persona,comunque per il bene di qualcun altro. Anche la paziente si è sempre sacrificata per il bene degli altri, così come vuole la regola esplicita della famiglia. Tuttavia con l’esplosione del sintomo è divenuta incapace a non far soffrire i suoi. In tal modo si configura una leadership che non ha la paziente per soggetto ma la malattia e che viene accettata solo in quanto patologia.

100 4. IL PROBLEMA DELLE ALLEANZE
E’ il problema più scottante e centrale della famiglia della paziente anoressica. Su di esso s’incentra un gran numero di regole segrete su cui è vietato comunicare. Da esso deriva una serie di modalità comportamentali osservabili in seduta. Una delle regole più facilmente ritrovabili in questo tipo di famiglie, è quella che vieta di ratificare le alleanze a due,di riconoscerle e di mantenerle. Nelle famiglie composte di tre persone l’osservazione dei fenomeni riguardanti le alleanze è relativamente più facile che nella famiglia più numerosa. Un fenomeno spesso rilevabile nelle famiglie di tre persone con paziente anoressica è il “cosiddetto matrimonio a tre”. Il sintomo generalmente compare nel momento in cui avviene uno spostamento delle alleanze segrete. Come sono vietate le alleanze a due all’interno della casa, lo sono pure quelle all’esterno.

101 5. IL PROBLEMA DELLA COLPA
Nella misura in cui ciascun membro si è sempre tanto cancellato per gli altri, nessun membro della famiglia è disposto ad assumersi davvero la responsabilità se qualcosa va male. Le madri possono colpevolizzarsi in maniera drammatica della malattia della figlia ma l’auto-accusa viene squalificata dall’affermazione che hanno fatto quello che hanno fatto per eccesso di dedizione e zelo. I padri si presentano come quelli che hanno avuto il torto di “incassare” troppo per amor di pace. In realtà hanno coltivato esclusivamente il compianto di sé stessi così da non rendersi conto delle difficoltà della figlia.

102 PECULIARE MODALITA’ D’ INTEREAZIONE DELLA COPPIA PARENTALE
Caratteristiche: insoddisfazione reciproca tra i partners, accompagnata dall’incapacità della coppia sia di ammettere tale insoddisfazione che di operare modificazioni risolutive; ruolo di vittima esperito da entrambi i coniugi nel rapporto di coppia, accompagnato dalla competizione attuata per risultare più vittima del partner; escalation sacrificale espressa in modo atipico con accentramento sulla paziente.

103 INTERVENTI TERAPEUTICI GLI INTERVENTI TERAPEUTICI PRENDONO IN CONSIDERAZIONE QUATTRO DELLE CINQUE CARATTERISTICHE DELLA FAMIGLIA ESAMINATE

104 INTERVENTO SULLE MODALITA’ DI QUALIFICA DELLE COMUNICAZIONI ALTRUI PER CIO’ CHE RIGUARDA LA MODALITA’ ALTAMENTE RIPETITIVA DEL RIFIUTO DEI MESSAGGI ALTRUI, VIENE UTILIZZATA LA PRASSI DI LAVORARE IN COPPA ETEROSESSUALE COME STRUMENTO TATTICO

105 INTERVENTO SUL PROBLEMA DELLA LEADERSHIP RIGUARDO ALLA DIFFICOLTA’ MOSTRATA DA CIASCUN MEMBRO DELLE FAMIGLIE DI DICHIARARE IN PRIMA PERSONA CHE COSA VUOLE O NON VUOLE, DESIDERA O NON DESIDERA, UNA TECNICA DI INTERVENTO E’ DI METACOMUNICARE SU QUANTO OSSERVIAMO (COSI’ FACENDO CONFERMIAMO IL DIRITTO DI CIASCUN MEBRO DI AVERE E DI ESPRIMERE FRANCAMENTE IL PROPRIO DESIDERIO)

106 INTERVENTO SULLE ALLEANZE E’ INDISPENSABILE ESCOGITARE TATTICHE E PRESCIZIONI CHE, AL GIUSTO MOMENTO, INDUCANO PADRE E FIGLIA IN UN’ESPERIENZA DI EFFETTIVO AVVICINAMENTO E ANCHE IN UN’ALLEANZA COSTRUTTIVA

107 L’alleanza dovrà essere temporanea
L’alleanza dovrà essere temporanea. Soprattutto si dovrà fare attenzione a che essa non agisca distruttivamente nei riguardi della madre (la quale è pronta a minacciare con depressione e ostilità appena si sente esclusa). SCOPI Ristabilire la barriera fra le generazioni Controbattere la formazione di triangoli perversi.

108 INTERVENTO SUL PROBLEMA DELLA COLPA USO DELLA CONNOTAZIONE POSITIVA (ATTRIBUIRE INTENZIONI COSTRUTTIVE A QUEL GENERE DI COMPORTAMENTO INTERPERSONALE DESCRITTO COME DISTRUTTIVO E DANNOSO)

109 RISULTATI La ricerca effettuata da Mara Selvini Palazzoli ha messo in luce come le dodici famiglie di pazienti anoressiche, costituenti il campione della ricerca, presentino modalità di funzionamento comuni, tali da poter supporre una loro tipicità in relazione a questa tipologia di famiglia.

110 PADRONI ANNA GALLERAN ILARIA FISONE CHIARA MILANI MARCO FRIGO LUCA FRANZELLI ALESSANDRA COSTA IVAN


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