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Polifonia Quando oggetto della parola è un’altra parola, altrui o propria, che si intreccia alla prima con forme e intenzioni diverse: Stratificazione.

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1 Polifonia Quando oggetto della parola è un’altra parola, altrui o propria, che si intreccia alla prima con forme e intenzioni diverse: Stratificazione del discorso dialogismo intertestualità e intratestualità discorso riportato (o citazione) Bachtin (Estetica e romanzo (1975), Einaudi, 1979) ha scoperto per primo che in una gran quantità di testi, soprattutto letterari, si devono riconoscere diverse voci, attribuite a soggetti che parlano simultaneamente. Ducrot (Le dire et le dit, Paris, 1984) ha sviluppato questa idea (anche sulla scia di Benveniste) mostrando che la pluralità delle voci è rintracciabile non solo in testi complessi, ma anche all’interno di un singolo enunciato. Ma Ducrot esclude dalla polifonia i casi di discorso riportato, che invece vengono ormai fatti rientrare a pieno titolo tra i fenomeni polifonici.

2 Polifonia del giornale
Fisiologica: molteplicità di enunciatori delegati Direttore come primo enunciatore delegato Stile oggettivo: effetto trasparenza enunciativa: il direttore tende a scomparire come enunciatore delegato; il giornale sembra farsi da sé, riflettendo la realtà senza una esplicita istanza interpretativa -> strategia di neutralità del giornale L’assenza di firma ha la funzione esplicita di cancellare la distanza enunciativa che pur sempre separa un enunciatore specifico dall’enunciatore testata Stile soggettivo: in alcuni quotidiani (“il Foglio” di Ferrara, “la Repubblica” ancora legata al nome di Scalfari) il direttore in quanto enunciatore delegato ha una forte funzione coesiva; la sua presenza serve a ribadire l’orizzonte di valori a cui si richiama il quotidiano e così a riattualizzare il contratto tra enunciatore e enunciatario (vedi argumentum di autorità della retorica classica)

3 Le diverse voci, ciascuna dotata di un proprio stile enunciazionale, tendono
a confluire in una voce coerente della testata (nel caso dei quotidiani agenda e attivisti) oppure a mantenere la propria specificità come prova della pluralità delle posizione (nel caso dei quotidiani istituzionali che applicano una strategia di neutralizzazione, es. del Corriere della sera)

4 Altro livello di polifonia: forme del discorso riportato
Discorso Diretto (DD) Esempio: Il discorso di Berlusconi a Strasburgo ( ) Il Giornale: T. «Così l’Italia ridarà slancio all’Europa» St. Berlusconi illustra il programma: dall’allargamento ad est alla riforma delle pensioni

5 CdS, T. «Riforme condivise, alla politica serve moralità » T. Monti: basta veti sul lavoro C. «Tutti cedano qualcosa ». Ma imprese e Cgil: intesa lontana RE, T. Monti: “Sindacati cedete qualcosa” C. Gelo da Cgil, Cisl e UIL. Il premier: Fiat può investire dove vuole T. Napolitano, appello ai partiti “Moralità contro corruzione” St, T. Lavoro, Monti ai sindacati “Rinunciate a qualcosa” T. Napolitano, la scossa ai partiti “Comportamenti più trasparenti” Li T. Le nuove tasse di Monti St. Mario molla i sindacati: l’art. 18 si cambia in settimana. Ma sugli ammortizzatori rischia il posto

6 Gli indicatori grafici tradizionali vengono usati con molta libertà:
Tendenza ad attenuare o addirittura a eliminare i confini tra contesto citante, discorso indiretto subordinato e non subordinato e stile indiretto libero Gli indicatori grafici tradizionali vengono usati con molta libertà: virgolette citazionali sia per gli enunciati che si vogliono far passare per autentici sia per quelli che sono chiaramente parafrasi (in forma diretta) degli originali discorsi diretti privi dei consueti indicatori grafici: il riconoscimento è affidato alla sola struttura sintattico-pragmatica (uso della I persona nelle frasi citate) (es.: “Manda un messaggio chiaro: non ci fermeremo, nessuno ci fermerà”, La Repubblica5.4.93)

7 Giornalismo e discorso riportato
Il giornalismo è il luogo professionalmente deputato alla resa della parola altrui.

8 Discorso riportato Quattro forme fondamentali: Discorso diretto
Discorso indiretto Discorso indiretto libero Discorso diretto libero La tendenza oggi dominante a preferire schematizzazioni di tipo continuo (fuzzy sets) a schematizzazioni di tipo discreto, ha portato a considerare le diverse forme di discorso riportato come varietà comprese entro i due estremi della mimesi (discorso diretto) e della diegesi (discorso indiretto) del discorso originario o discorso primo, di cui le varie forme di discorso riportato sono una derivazione.

9 Mimesi e diegesi Sono le due dimensioni costitutive dell’organismo narrativo mimesi, ovvero dialogo, citazione o riproduzione di parole: “testo di personaggi” . La citazione della parola altrui è prima di tutto riproduzione della immagine che di essa ci si è fatta (Mortara Garavelli, La parola d’altri, 1985: 82). diegesi, cioè racconto, descrizione e avvenimenti: “testo di narratore”

10 Questioni Sottostima quantitativa delle possibilità a disposizione del parlante per riportare la parola d’altri Sottostima qualitativa degli aspetti funzionali legati alle diverse forme del DR Il DD è una delle forme di rappresentazione del D originario (discorso primo); resta un discorso secondo anche quando (caso raro) riproduce esattamente la forma del discorso originario.

11 È necessario prestare attenzione al contesto citante, al “discorso riportante” in cui si inserisce il discorso riportato. In generale l’espressione “discorso riportato” individua lo studio dell’insieme del discorso riportante e del discorso riportato. Ma Calaresu (p. 109) propone di adottare questa espressione solo come iperonimo di DI, DD, DIL, DDL e di distinguerlo dal discorso riportante e citante, per utilizzare infine l’espressione rappresentazione o riproduzione di discorsi per indicare il loro insieme. La riproduzione della parola altrui è un fenomeno del discorso che riguarda la messa in relazione di due diversi contesti e due diversi scopi (quelli del discorso citante e del discorso citato) (Calaresu:107)

12 Condizioni del DR secondo Mortara Garavelli (La parola d’altri, 1985):
Metareferenzialità: quando cioè una enunciazione viene assunta come oggetto di un’altra enunciazione Rappresentatività: è necessario che venga rappresentato l’oggetto o argomento del DR (Calaresu preferisce parlare di “rappresentazione, riassuntiva, del tema del discorso: operazione affine alla assegnazione di un titolo) Non-performatività: il verbo dire che funziona da introduttore non deve svolgere funzione performativa (valido per le autocitazioni) Calaresu adotta la prospettiva di Mortara Garavelli, modificando però la prima condizione attraverso la condizione della multiplanarietà, preferendo assumere la parte riportata solo come oggetto di citazione (non dunque necessariamente identificata con il tema del discorso e dunque non sempre esplicita). La multiplanarietà enunciativa comporta la moltiplicazione interna alla enunciazione dei piani enunciativi, cioè uno sfasamento di piani enunciativi. Tale sfasamento può essere riprodotto tramite la presenza di almeno due centri deittici (DD), oppure solo raccontato e descritto, come nelle forme di citazione indiretta.

13 Criteri di distinzione
Forme dirette vs forme indirette Forme legate vs forme libere (cioè prive di elementi introduttori) Le forme di DIL sono ibridazioni di vario tipo tra DD e DI “Libero” va inteso soprattutto nel senso di “libero dalle restrizioni tipiche delle forme puramente diegetiche (come nel DI classico). Considerazioni morfo-sintattiche (subordinatori, cornici esplicite) (trattamento tradizionale e scolastico del discorso riportato) Considerazioni pragmatiche: resa rappresentativa e imitativa (dimensione polifonica) vs descrittiva (azione discorsiva tra parlanti, in determinati contesti, e che condividono determinate conoscenze) Si tratta di criteri spesso discordanti (Calaresu 2004:34), il primo dipendente da una prospettiva centrata sulla lingua scritta e letteraria, il secondo da una prospettiva centrata sul parlato.

14 Introduttori Segnalatori espliciti di discorso o clausole citanti (terminologia strutturale-sintattica), cioè porzioni discorsive che esplicitamente introducono la riproduzione della parola d’altri. La cornice discorsiva può trovarsi prima, dopo o in mezzo alla parte citata Varietà di forme: X ha detto X sostiene, osserva…. Secondo X A parere di X Con le parole di X CdS, : Definisce Smentisce Conclude attacca Ecc. In forma parentetica [… (secondo X)…] segnalano una presa di distanza maggiore del reporter rispetto al discorso riportato I due punti danno un tono più incisivo al discorso riportato che segue

15 Modalità degli introduttori
La modalità riguarda le forme linguistiche utili a segnalare il proprio atteggiamento e la propria adesione nei confronti del discorso riportato. Gli introduttori sono strumenti di variazione della modalità epistemica (soggettiva oppure oggettiva) (Venier 1991) Calaresu (p. 36) (con Reyes 1994) preferisce utilizzare l’espressione “modalità evidenziale di tipo citativo”, più ampia rispetto alla precedente, che esprime credenza, opinione o inferenza del reporter. Evidenziali: espressioni o segnali che indicano a che tipo di fonte si appoggia il parlante nell’asserire qualcosa; mezzi linguistici che indicano in che modo il parlante ha ottenuto l’informazione su cui si basa un’asserzione Chafe (1986) distingue anche tra fonte di conoscenza (evidenza diretta, linguaggio, ipotesi) e modo di conoscenza (credenza, induzione, deduzione, doxa) Willett (1988) distingue tra tipi diretti di evidenza (visiva, uditiva, percettiva in generale) e tipi indiretti (riportata: di seconda mano, di terza mano, di senso comune; inferita).

16 Nella grammatica funzionale
Il DD è un processo verbale di tipo paratattico Il DI è un processo mentale fondato sull’ipotassi, nel quale la parte proiettata non è una riproduzione letterale ma un significato (Halliday 1985: )

17 Criterio fondamentale per distinguere DD e DI
La presenza di uno oppure di più centri deittici: distinzione tra diversi locutori e tra locutori ed enunciatori. Nel DI il centro deittico è sempre uno solo e rimanda sempre e soltanto al locutore dell’atto di enunciazione. Nel DD i centri deittici sono sempre almeno due.

18 Deittici / anafore A differenza degli elementi anaforici, l’interpretazione dei deittici può avvenire solo in riferimento alla scena in cui avviene lo scambio discorsivo. Il loro referente non è – come nelle anafore – dato all’interno del discorso, ma è variabile, aperto e dipendente dalla situazione di enunciazione.

19 Funzioni del DD Nel racconto:
Contestualizzazione del climax di una narrazione (messa in evidenza dei punti cruciali) Intensificazione della dimensione emotiva (riproduzione di scambi di botta e risposta: esemplificazione delle situazioni di conflitto) Distanziamento dalla voce del locutore riportato Nella argomentazione Rafforzamento di una tesi attraverso una strategia di autenticazione: caso estremo in cui il locutore citato fa da portavoce al locutore citante. Altre possibili funzioni verranno attivate di volta in volta dal contesto del DR

20 Nel giornalismo: problema della fedeltà del DD
Quando si riportano le parole, ci si conforma a quanto realmente detto? Ricerche di Tannen, Mizzau, Sakita

21 La posizione di D.Tannen
D. Tannen, Talking Voices, Cambridge University Press, 1989 Nei quotidiani il DD sembra la forma di distanziamento più frequente, soppiantando altre forme con funzione analoga, quali l’uso di forme discorsive del tipo “forse”, “probabilmente”, “il cosiddetto”, “il presunto”; verbi modalizzatori o al condizionale. Il ricorso al DD nei titoli sembra conferire loro “neutralità”, introducendo una forza illocutiva globale di tipo espositivo.

22 Ma un esame condotto sui titoli di giornali quotidiani conferma che le frasi tra virgolette contenute nei titoli non rispettano in alcun modo la letteralità del discorso altrui. Le trasformazioni sembrano essere suggerite dallo scopo di fornire una informazione rapida costruendo al contempo un effetto di immediatezza. Quindi massima sinteticità che coincide con la ipersemplificazione. Anche disinteresse per la fedeltà al contenuto, a vantaggio della massima messa in rilievo di aspetti marginali ma suggestivi. Drammatizzazione. Il DD riguarda dunque non la riproduzione di enunciati ma l’evocazione di situazioni enunciative. Proverbio Wolof citato da Tannen (1989:101): “Everything can be moved from one place to another without being changed, except speech”. Riferire un discorso significa correlarlo alla prospettiva del ricevente.

23 il DD non assolve una funzione meramente riproduttiva
il DD non assolve una funzione meramente riproduttiva. Più che riportare le parole effettivamente usate il DD sembra aggiungere vivacità alla narrazione, fornire la possibilità di diverse prospettive e dare l’impressione di un’autentica ripetizione dell’evento, senza però esserlo davvero. Serve anche ad evitare l’operazione cognitivamente più complessa di una trasposizione in discorso indiretto o di una sintesi riassuntiva.

24 La posizione di Sakita Cfr. Sakita T., Reporting Discourse, Tense and Cognition, Amsterdam, Elsevier, 2002: fattori contestuali, intertestuali e pragmatici influenzano la scelta tra diversi stili: Un testo lungo e complesso porta preferibilmente a una ripresa nella forma del DD (e tuttavia, per Tannen, proprio questo tipo di discorso difficilmente può essere riportato in modo diretto) Ma la scelta è dettata anche da finalità comunicative: Affidabilità del parlante Drammatizzazione Rapporto primo piano/sfondo

25 Sfondo e primo piano Elementi in primo piano: discorso diretto
Informazioni contestuali, sfondo: discorso indiretto

26 Secondo Mizzau La finzione del discorso riportato, in Orletti (a cura di), Fra conversazione e discorso, Carocci, 1994 Riepiloga quanto già sottolineato da Tannen. La funzione del DD è fornire una informazione rapida costruire un effetto di immediatezza e massima sinteticità Ipersemplificazione messa in rilievo di aspetti marginali ma suggestivi da parte del lettore, si può assumere una accettazione della convenzione di autenticità sulla base della condivisione tacita della operazione di finzione (p. 254). A queste funzioni, Calaresu aggiunge quella della tipizzazione: connotare il parlante citato attraverso le parole che il parlante citante gli attribuisce. E Santulli: il principio di autorità, che consente di mettere in risalto e dare risonanza al discorso di un personaggio

27 Stipulazione di autenticità
Mentre le definizioni tradizionali del DD includono il tratto della fedeltà al discorso primo, le analisi condotte su forme di DR nella forma diretta mettono in evidenza una diffusa infedeltà L’infedeltà nel riportare discorsi riguarda primariamente il passaggio da una forma parlata ad una seconda forma parlata, ma anche da una forma parlata a una forma scritta E da una forma scritta a una forma scritta (vedi studio di Santulli)

28 Livelli di fedeltà Secondo Short (1988) la fedeltà del DD riguarda tre diversi livelli: La forza illocutiva, cioè la funzione comunicativa del discorso primo Il contenuto proposizionale del discorso primo Il lessico e le strutture del discorso primo

29 Tipi di infedeltà nel DD
Sulla base di Short, Calaresu individua 4 tipi di infedeltà: Di forma rispetto al lessico e alla struttura del discorso primo Pragmatica rispetto alla forza illocutiva ma anche agli aspetti contestuali del discorso primo Esistenziale (esistenza stessa del discorso primo) Sia formale che pragmatica L’infedeltà formale e pragmatica produce l’infedeltà (involontaria) di contenuto o proposizionale

30 L’infedeltà esistenziale è molto grave in contesti giudiziari, giornalistici, politici, scientifici.
La valutazione delle conseguenze della infedeltà varia sui tre assi (diastratico, diamesico e diafasico), da una maggiore tolleranza nei contesti familiari ad una minore accettabilità nei contesti ufficiali e scritti. Nel discorso ordinario la richiesta di fedeltà riguarda quasi esclusivamente i contenuti, nei discorsi formali e ufficiali riguarda anche la forma.

31 Infedeltà di forma (la più diffusa):
Il DD è una parafrasi riassuntiva del discorso primo, più o meno elaborata o semplificata. Ma modificare il grado di assertività, la modalità, l’impegno, il lessico (non esistono sinonimi assoluti) incide sul significato delle parole riportate. Infedeltà contestuale o pragmatica (riguarda anche il DI) Relativa al mancato rispetto della forza illocutiva: ironia, ordine, esclamazione ecc.

32 Infedeltà esistenziale
Quando il discorso primo non è mai esistito (è solo immaginato o evocato). Funzione di drammatizzazione che guida la decodifica e l’interpretazione dell’interlocutore. Secondo Calaresu in questo caso si ha un inversione del ruolo di portavoce: nel DD il parlante citante fa da portavoce al parlante citato, nel DD fittivo il parlante (inventato) citato fa da portavoce al parlante citante, che generalmente gli fa esprimere una propria valutazione (vedi sopra Percontatio) Modalità tipica della narrazione artistica (letteraria o cinematografica) oppure del parlato ordinario (anticipazione di discorsi che potrebbero avvenire o richiamo a discorsi che avrebbero potuto realizzarsi). Combinazione della infedeltà formale e pragmatica Modifica del contesto di inserimento degli enunciati proferiti Modifica del tono emotivo

33 Percontatio (esempio di infedeltà esistenziale)
Finzione di uno scambio di domande e risposte tra l’oratore e l’avversario e tra l’oratore e il pubblico, tipica degli articoli di fondo: “Poi stupisce l’altra reazione: «Lo sapevamo». Ma che cosa sapevamo? Sospettavamo, questo sì […]. Allo stesso modo, stupisce un’altra reazione, che è corollario della precedente: «Finalmente». Finalmente cosa? Finalmente che si indaga […]? Finalmente che qualcosa si viene a sapere […]? O finalmente che Belzebù è stato preso per la coda […]?” (La Stampa, , in Mortara Garavelli 1999:398) Vedi anche esempio in Calaresu: 56.

34 Massimo Giannini, RE «Manovre, congiure, complotti? Sciocchezze. Qui si lavora, come sempre…». Nonostante i veleni che l’hanno preceduta, Giulio Tremonti racconta di aver passato una Pasqua «assolutamente tranquilla». Una Pasqua di «ordinario lavoro», appunto: «business, as usual», come diceva Churchill agli inglesi ai tempi delle grandi guerre.

35 Cause della infedeltà Riferire un discorso significa sempre
correlarlo alla prospettiva del ricevente Adattarlo a un diverso contesto Collocarlo in un diverso genere testuale Adattarlo a un diverso mezzo (problema diamesico: passaggio dal parlato al parlato; dal parlato allo scritto, dallo scritto al parlato, dallo scritto allo scritto) La riproduzione della parola d’altri è cioè sempre orientata (Sternberg parla di fattori costituzionalmente anti-riproduttivi) Implicazioni diamesiche e diafasiche La resa fedele non è la principale funzione del DD nel caso del parlato e non lo è sempre nel caso dello scritto.

36 DD e ricontestualizzazione
Considerato che ogni DD deve essere ricontestualizzato in rapporto al lettore e perciò introdurre delle modifiche rispetto al discorso primo, la questione sarà quella di stabilire la misura di tali modifiche (cfr. Short 1994, in Calaresu:61)

37 Discorso diretto e diamesia
Quattro diverse possibilità: a) citazione diretta parlata di un orginale parlato (frequente nel parlato canonico e conversazionale) b) citazione diretta scritta di un originale parlato (frequente nel linguaggio giornalistico) c) citazione diretta parlata di un originale scritto (frequente nei generi espositivi: didattici e scientifici) d) citazione diretta scritta di un originale scritto (prosa scientifica e letteraria)

38 DD e focalizzazione La focalizzazione nella produzione ma anche nella ricezione del testo spiega il ricorso al DD nonostante l’impossibilità di riprodurre il discorso originale Sul piano della produzione: limiti di memoria, vincoli di spazio grafico e di pregnanza impediscono la riproduzione fedele di un discorso Sul piano della ricezione però la forma del DD risulta più congeniale alla focalizzazione, cioè cattura meglio l’attenzione e risulta più facilmente comprensibile

39 Ma allora, perché si usa tanto il DD?
La scarsa fedeltà del DD è una conseguenza del ruolo del giornalista, che non è un registratore passivo ma un interprete attivo Ha vincoli spaziali Vincoli di significatività e di pregnanza Ma allora, perché si usa tanto il DD? Cattura più facilmente l’attenzione Induce il lettore ad accostarsi all’articolo come ad una riproduzione fedele Risulta più immediatamente comprensibile

40 È più espressivo, riduce la distanza tra scritto e parlato
Il DD ha qui funzioni affini a quelle che ha nel parlato (cui in generale la scrittura giornalistica tende sempre più ad avvicinarsi) Ha un forte potere indicale (deitticità) delle enunciazioni dirette Economizza e semplifica Drammatizza il racconto e ha un effetto di presa diretta: chi legge ricava inconsapevolmente un’impressione di simultaneità fra l’avvenimento e la sua ricezione.

41 Intervista Eco, Sulla stampa, 1997: i giornali traboccano di interviste Cause: Settimanalizzazione, spettacolarizzazione, teledipendenza (Murialdi 2002) Influenza del linguaggio politico sempre più immediato e spontaneo Effetti Aumento della polifonia, che diviene sempre più complessa

42 La diffusione del DD è comune a tutte le tradizioni giornalistiche?
No: è decisamente caratteristica del giornalismo italiano Ancora una questione di contratto di lettura: cosa significano le virgolette per il lettore anglofono e cosa significano per il lettore italiano?

43 Giornalismo italiano e giornalismo anglofono
Il patto tra giornalista e lettore nei paesi anglofoni include l’esattezza (e dunque la fedeltà) delle citazioni (criterio di veridicità verbale) Quello tra giornalisti e lettori italiani ammette la modifica dei discorsi tra virgolette, sia per esigenze di sintesi, sia per evitare la frammentazione del parlato (criterio di veridicità sostanziale) Problema del rapporto tra fatti e interpretazioni

44 Funzioni del DD nel giornalismo anglofono
Segnalare le parole effettive del personaggio (cioè un fatto) Distanziarsi da quanto dichiarato dal personaggio (deresponsabilizzazione del giornalista) Aggiungere alla narrazione lo stato d’animo, il tono emotivo del personaggio In generale il DD è un’eccezione, non la regola nella scrittura giornalistica. La resa attraverso il DI consente di focalizzare meglio il racconto (A. Bell, The Language of News Media, 1991). Anche Scollon (Mediated Discouse as Social Interaction. A study of News Discourse, 1998) sottolinea il maggiore controllo sul racconto consentito dal DI

45 Caratteristiche della tradizione italiana
Ruolo dell’interpretazione, in quanto lettura autorevole dei fatti (onestà vs verità); influenza della prospettiva filosofica ermeneutica Scarsa considerazione del ruolo della lingua e in generale dell’organizzazione verbale del testo (modalità, scelte lessicali ecc.) Eccessiva fiducia nelle proprie capacità di resa del contenuto sostanziale Vedi considerazioni di Papuzzi, riportate anche in Calaresu: 65.

46 Questione in gioco C’è una correlazione tra diversi tipi di testate e uso del DD? Una ricerca di Santulli ha mostrato che il DD compare più frequentemente nei quotidiani che si dichiarano indipendenti, mentre il ricorso al DI è più frequente nei quotidiani che si presentano come politicamente impegnati (interpretativi). E’ sempre così? C’è una correlazione tra sezioni del quotidiano e DD? La fedeltà del discorso è una questione etica oppure una questione linguistica? Posizione di Papuzzi vs posizione di Calaresu

47 Polifonia patologica: discorso indiretto libero
Bally (1912) introduce nell’analisi del discorso riportato lo “stile indiretto libero” Il DIL sussiste ogni volta che il centro discorsivo (locutore) di una enunciazione (E) funziona come tale soltanto per il sistema personale e non anche per gli altri aspetti della deissi e per gli elementi orientativi in genere. Tutti gli altri elementi che abbiano un qualche grado di indessicalità (deittici di luogo e di tempo, dimostrativi, forme esclamative, interiezioni ecc.) sono regolati invece come se il centro discorsivo fosse costituito dal primo locutore, e ciò conformemente a quanto accade nel DD. (Mortara Garavelli 1985:113)

48 Ibridazioni Mortara Garavelli (Strutture testuali e retoriche, in Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, 1999:398-9) si chiede: “Che cosa è cambiato oggi nel costume citatorio?” e osserva che “i cambiamenti dipendono da fatti di struttura: e questi consistono essenzialmente nella possibilità, per la lingua italiana, di attenuare o addirittura di eliminare, nelle procedure narrative, i confini tra contesto citante, discorso indiretto subordinato e non subordinato e stile indiretto libero, oltre che di alternare, con un procedimento di antica tradizione, forme citazionali dirette e indirette. Sono strategie letterarie, praticate con successo nella narrativa dalla metà dell’Ottocento in poi, ma anticipate, con intenti imitativi del parlato, già da autori del Seicento, e reperibili ancor prima, sia pure saltuariamente, in testi trecenteschi, in conseguenza dell’allentarsi dei rigidi legami subordinativi del periodare latineggiante.”.

49 DIL: esempi Si ostinava a dire che il viaggio le avrebbe fatto certo più male. Oh, buon Dio, se non sapeva più neppure come fossero fatte le strade!..per carità, per carità, la lasciassero in pace! (Pirandello) E se ne stizzì tanto che improvvisamente si interruppe per ordinare che, perdio, quel figliolo se ne poteva andare a piangere di là. Aria! Aria! Un po’ d’aria intorno al letto (Pirandello)

50 DI: L’imputato dichiarò di essere innocente
L’enunciazione riportata è formalmente dipendente dalla enunciazione riportante. Presenza di un unico centro discorsivo DD: L’imputato dichiarò: “sono innocente” L’enunciazione riportata è formalmente indipendente dalla enunciazione riportante. Presenza di due centri discorsivi DIL: L’imputato fu interrogato. Era sempre stato amico della vittima, era innocente sfasatura enunciativa o paradosso enunciativo; assenza di coerenza tra indicatori di persona e altri indici di orientamento (spaziale e temporale) scelte lessicali connotate sull’asse diastratico e diafasico e marcate dal punto di vista espressivo forma più ambigua: la seconda parte dell’enunciato in questo caso può essere infatti sia affermazione dell’imputato sia constatazione oggettiva; funzione primaria: nascondimento del narratore; messa in scena (mimesi) della parola dei personaggi; drammatizzazione; punto di vista del personaggio

51 Forme colloquiali e gergali
Da sballo, il sesso elettronico / Ma vuoi mettere quello vero (Il Giornale, ) La voce narrante della informazione assume spesso il punto di vista dello spettatore: E adesso passiamo alla cronaca, e purtroppo dobbiamo dire che è successo ancora: qualcuno ha investito un passante ed è fuggito senza prestare soccorso (Tg1 h 20.00, E con l’estate tornano a tormentarci le zanzare tigre (Tg1 h20.00, )

52 Locutore / enunciatore
Locutore = soggetto della enunciazione (chi parla) Enunciatore = responsabile dell’atto illocutivo, punto di vista dell’enunciazione Angelo Acquaro, RE, Che sapore ha la vendetta? Wayne Hobbin non avrebbe immaginato di inginocchiarsi davanti a Ground Zero […]. Renzo Guolo, RE, Che ne sarà di Al Qaeda dopo la morte di Bin Laden? L’organizzazione che, contando sugli ingenti mezzi e contatti del suo fondatore ha segnato un passaggio epocale […]. Le domande poste dalla prima parte dei due enunciati introducono un enunciatore (il lettore, che sembra voler sapere qualcosa dal giornalista): forma non esplicitata di discorso riportato. Forma eco, che rientra tra i fenomeni di riproduzione del discorso altrui (il fenomeno eco è una forma di ripetizione), è anche una modalità di distanziamento (vedi sopra Percontatio)

53 Modo e Voce (Genette) Modo: punto di vista del personaggio che orienta la prospettiva narrativa (chi vede) Voce: narratore (chi parla)

54 Focalizzazione Focalizzazione interna: Focalizzazione esterna:
la scena è vista dalla prospettiva di un personaggio Focalizzazione esterna: nessun accesso alla prospettiva dei personaggi

55 Strategie di focalizzazione interna, esempi
Quattordicenne folgorato a Milano mentre dipinge le pareti esterne di un convoglio del metrò: “Più fai metro e più spacchi, è il gergo dei writers” (Tg1, h 20.00, ) Paolo Pari era appena salito sulla sua Bmw nera quando l’hanno giustiziato (Tg1, h 13,30, ) Il verbo giustiziare è entrato nell’uso corrente dei mass media dal gergo dei terroristi Uccisi due barboni a Prato: “Forse un giustiziere” (Tg1, h 20.00,

56 Analogo discorso per il sostantivo esecuzione:
Servizio sulla missionaria Annalena Tonelli in Somalia: “Un’esecuzione ancora senza un perché” (Tg1, h 20.00, ) Assassinio a Bologna del prof. Marco Biagi: Ed è stata pare una vera e propria esecuzione. Questo ha rivelato l’autopsia” (Tg1, h )

57 Altre espressioni gergali ricorrenti:
…hanno sparato “anche se il taxi sul quale viaggiavano era ‘pulito’” “la soffiata arriva da Angelo Siino, il boss di Cosa Nostra che collabora con la giustizia” “Sei ragazzi decidono di passare una serata diversa..Doveva essere una serata da sballo” “Droga e alcol: una miscela pericolosa che continua a far vittime fra i giovani in cerca di sballo” “Qui il supermarket dello spaccio non conosce sosta: si lavora a pieno ritmo anche a Natale”

58 Le parole della mafia “Uccisi due coniugi a Corleone”. Il cronista commenta: “Forse avevano visto qualcosa che non dovevano vedere” (forse testimoni di un delitto) Un giovane di Modugno “freddato con un colpo al petto” “da più di dieci anni pagava il pizzo” (era soggetto ad estorsione) “due imprenditori denunciano di essere stati costretti a pagare il pizzo” “qui a Caccamo il rispetto per Nino (Giuffrè) è ancora grande. “quando l’hanno arrestato gli hanno trovato addosso una saccata di bigliettini. I pizzini, come li chiamano in Sicilia “lo si vede poco anche nelle campagne di R., dove è tornato ad abitare e dove con Brusca fece le prove dell’attentatuni”

59 L’adozione del punto di vista del personaggio
Ripresa delle parole che appartengono all’ambiente del personaggio, con effetto di focalizzazione interna e di mimesi Le parole mediano un punto di vista: adottare le parole altrui implica adottare il punto di vista altrui Il giornalista non ha più un suo punto di vista (di contro, si veda l’esempio di Montanelli come giornalismo oggettivo)

60 La voce del personaggio si sovrappone a quella dell’enunciatore
Il DIL è una forma legittima del testo narrativo, ma non di quello informativo Polifonia patologica nel giornalismo: assumere parole altrui equivale a veicolare concezioni che a queste parole sono inscindibilmente legate; avvicinamento alle “parole della gente”

61 Metaplasmo Questione di registro Esempi: casa/magione
destriero/ronzino assassinio/esecuzione divertimento/sballo

62 Iconimo Motivazione posta alla base di un termine in relazione ad un contesto sociale Gli iconimi più produttivi sono quelli legati ad aspetti centrali della società Es: settore dell’automobile, sport (e soprattutto calcio); ma anche delinquenza Dietro l’uso metaforico è in agguato lo spostamento del punto di vista

63 Metafore e metaplasmi “Regolamento di conti sulle pensioni”
“Museruola a Donat Cattin, il popolo Dc vorrebbe giustiziarlo” (metafore, di cattivo gusto) “Due coniugi giustiziati a Palermo” (metaplasmo, adozione del punto di vista della criminalità) “Uccisi due coniugi a Corleone, forse avevano visto cose che non dovevano vedere” (espressioni del codice mafioso): freddare, pizzo, pizzini, struscio, attentatuni Usare le parole della delinquenza per riportare notizie sulla delinquenza produce uno spostamento del punto di vista

64 Saviano a Che tempo che fa
Bin Laden e ’o sceriffo controllavano gli affari In cella cugino del defunto ‘formaggino’ Arrestato ’o cappotto Delitto Iovine,’o lupo e ‘nasone in tribunale Carcere duro per Peppe,’o Padrino Blitz dell’arma da ’o mussuto dopo l’agguato a ’u urpacchiello, in ballo il business del caffè Stupra donna sposata e finisce in cella Giustiziato sindacalista Lo zio faceva cose sporche

65 Domanda di Saviano Perché quest’uso insistito di soprannomi invece del nome e cognome? Che cos’è il soprannome?

66 Nome e soprannome Nominare è il primo atto di conoscenza: “Nomen quasi notare quod res notas efficit” (Il nome ha ricevuto questa definizione perché rende noti gli oggetti e le cose), Isidoro di Siviglia. I nomi propri hanno comportamento autonomo rispetto alla categoria generale del nome comune, dal punto di vista morfologico e sintattico. A causa del loro valore referenziale specifico non sono sensibili alle categorie grammaticali del genere e del numero e non subiscono, pertanto, variazioni morfologiche desinenziali (Beccaria 1996:512) Il nome proprio non è preceduto dall’articolo (tranne che nelle varietà diatopiche settentrionali) Il soprannome è l’assunzione di un nome comune (morfologicamente variabile: genere, numero, caso) come nome proprio. Introduce una sfumatura semantica espressiva, affettiva: livello patemico del discorso Il ricorso al soprannome è tipico delle situazioni familiari e amicali (informali)

67 Effetti Punto di vista dell’amico, del familiare
Richiamo affettivo, patemico Pervasività del livello passionale nel discorso giornalistico, anche dove le singole passioni non sono nominate (Lorusso-Violi 2004: 121) La passione si dice in molti modi e non è riducibile alla sola manifestazione linguistica di superficie o agli usi lessicali (ivi, p. 122). L’enfatizzazione del livello emotivo varia nelle singole testate (è maggiore in quelle locali, è maggiore nei quotidiani che ricorrono allo stile soggettivante), ma non è mai eliminabile completamente

68 Dissoluzione dei confini
Tra informazione e intrattenimento Tra giornalista e pubblico Tra giornalista e personaggi

69 Le formule La formula è una frase breve, efficace, facile da ricordare, la cui funzione è condensare un pensiero complesso dandogli maggiore forza a partire da tale condensazione. Figura della chiusura La parola non serve a fornire serie valutazioni dei fatti ma a riproporre proverbi e detti popolari (forza conservatrice, punto di vista dell’uomo qualunque): è la voce della comunità, perciò può essere mesa in relazione con lo stile indiretto libero Tirare per la giacchetta Mettere le mani nelle tasche del consumatore Anche le formiche nel loro piccolo.. La prima gallina a cantare ha fatto l’uovo Cantar vittoria


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