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Università della Calabria

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Presentazione sul tema: "Università della Calabria"— Transcript della presentazione:

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Sociologia delle comunicazioni d massa Emozioni in rete Relazioni affettive e forme d’intimità nei siti di social network (PRIN 2009) Orario di ricevimento Lunedì dalle 10:00 alle 11:00 Cubo 18b IV piano Prof.ssa Giovannella Greco

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I media sono vissuti non solo come tecnologie ma come ambienti, veri e propri luoghi nei quali fare esperienza quotidiana, in grado di dare forma all’habitus cognitivo dell’individuo e strutturare relazioni sociali, con la capacità di trattare le variabili dello spazio e del tempo che ci consente di produrre forme comunicative istantanee e differite, permanenti e volatili. […] ci troviamo all’interno di un SuperNetwork di comunicazione mediata costituito da relazioni sociali (amicali, lavorative, affettive), da azioni di reciprocità… il punto di svolta di questo processo di interazione interpersonale di massa che si sta strutturando attorno alle tecnologie della comunicazione mediata e in particolare del web sociale… risiede soprattutto su questo versante di potenzialità di contatto, di messa in relazione, di reperimento di informazioni… che attraverso queste tecnologie diventano appunto accessibili e concretamente gestibili. Possiamo infatti pensarci, comunicativamente, in una perenne connessione potenziale tra persone, cose e fatti, una connessione da poter attivare e gestire in tempo reale e a distanza attraverso gli strumenti del comunicare che pervadono la nostra vita quotidiana. G. Boccia Artieri, SuperNetwork (2009, 24-25)

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Presentazione della ricerca La ricerca su Emozioni in Rete: relazioni affettive e forme di intimità nei siti di Social Network, si colloca nell’ambito di un PRIN (Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale) dal titolo Relazioni sociali e identità in Rete: vissuti e narrazioni degli italiani nei siti di social network, cofinanziato dal MIUR nel 2009. Il Programma, coordinato da Giovanni Boccia Artieri, coinvolge cinque Unità di Ricerca che fanno capo, rispettivamente, alle Università di Urbino, Bologna, Cattolica Milano, Bergamo e della Calabria.

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L’Unità di Ricerca dell’Università della Calabria è costituita da: Giovannella Greco (Responsabile scientifico), Ciro Tarantino, Anna Lisa Palermiti, Simona Perfetti, Davide Bennato (Università di Catania), Gianna Cappello (Università di Palermo), Rosario Ponziano, Enrico De Santo, Walter Belmonte.

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L’ipotesi sulla quale si fonda la ricerca è la seguente: nei “territori mediali” che la contemporaneità vede affermarsi si sviluppa una cultura emozionale che trova espressione in forme inedite di intimità, capaci di retroagire su quelle tradizionali e che, pertanto, costituiscono uno sfondo del mutamento della natura e del significato tanto delle relazioni sociali e delle pratiche di costruzione dell’identità, quanto delle emozioni che presuppongono, sostanziano, orientano e governano l’azione e l’interazione sociale.

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A partire dall’ipotesi appena formulata, la ricerca indaga la ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme che l’intimità tende ad assumere nella contemporaneità, utilizzando i siti di Social Network (SNs) come luogo di osservazione privilegiato. L’obiettivo è quello di osservare i fattori di mutamento di relazioni intime quali quelle amicali, sentimentali e familiari, analizzandone le pratiche di condivisione materiale e affettiva e le forme di rappresentazione prodotte all’interno di un “contesto conversazionale connesso” come quello dei SNs. Ciò che s’intende mettere in evidenza è la relazione tra le forme di interazione mediata e le pratiche di costruzione dell’identità all’interno dei SNs e la produzione e riproduzione dei legami sociali, al fine di osservare come cambino i concetti di “amicizia”, “amore”, “famiglia” e come tale cambiamento si traduca in pratiche e strategie di azione.

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Sulla base dei suddetti obiettivi, la ricerca esplora, con una metodologia quanti-qualitativa, l’impatto che la frequentazione dei SNs produce nella ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità, avvalendosi di un approccio fortemente innovativo in grado di coniugare tecniche di analisi proprie delle scienze sociali con metodologie e strumenti delle scienze informatiche e computazionali.

8 Presupposti teorici della ricerca
Università della Calabria Presupposti teorici della ricerca La crescente pervasività della tecnologia in ogni ambito della vita umana produce una dilatazione dello spettro esperienziale dell’individuo, cui corrisponde una configurazione sempre più mediata dell’esperienza. Diversamente dal passato, anche recente (per intenderci, quello della comunicazione di massa), la mediazione comunicativa si presenta oggi come una condizione stabile delle nostre vite.

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La mediazione tecnologica sembra rendere, oggi, più consistenti quei fili la cui incessante tessitura costituisce – secondo Simmel (1908) – la trama sottile della vita sociale. Il punto di svolta di questo processo di interazione interpersonale di massa (Boccia Artieri 2009), che si sta strutturando attorno alle tecnologie della comunicazione mediata, risiede nell’orizzonte delle possibilità che tali tecnologie rendono concretamente accessibili e gestibili; ovvero in quello stato di potenziale “connessione continua” tra persone, cose e fatti che oggi percepiamo nelle nostre vite e che, in qualsiasi momento, possiamo attivare e gestire, in tempo reale e a distanza, grazie agli strumenti del comunicare che oggi pervadono la nostra vita quotidiana.

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La percezione di questo stato di connessione continua tra persone, cose e fatti (sintetizzabile nello slogan always on) configura un contesto di «umanità accresciuta» (Granieri 2009) dall’accesso generalizzato a quell’orizzonte di potenzialità e aspettative che, grazie ai media digitali, diventano accessibili e concretamente gestibili. Tale percezione appare largamente diffusa, soprattutto (ma non solo) tra le giovani generazioni la cui frequentazione dei territori mediali, che la tecnologia consente oggi di abitare, costituisce parte integrante della loro vita quotidiana (Ito 2008).

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Limitandoci a considerare i dati più recenti sulla comunicazione nel nostro Paese, l’ingresso nel mondo digitale è per le giovani generazioni un passo interamente compiuto, nel senso che rispetto al 2003, anno in cui è stata condotta la prima indagine sistematica sul rapporto tra giovani e media (CENSIS-UCSI 2004), si registra non solo un forte incremento nell’uso dei media digitali ma, cosa più importante, una trasformazione dell’intero ambiente comunicativo, sintetizzabile nell’espressione i media siamo noi (CENSIS-UCSI 2012). La caratteristica che meglio contraddistingue tale evoluzione consiste, infatti, nella progressiva integrazione dei diversi strumenti di comunicazione che, grazie alla diffusione di device sempre più piccoli e mobili e al successo dei social network, decreta inequivocabilmente la centratura sull’individuo del sistema mediatico.

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In altre parole, la centralità del soggetto nell’ambiente mediale deriva dal fatto che l’individuo è, al tempo stesso, soggetto e oggetto della comunicazione mediale, anche perché l’autoproduzione di contenuti nell’ambiente web fa sì che l’utente è il contenuto. Dunque: “I media siamo noi”, dal punto di vista della fruizione dei contenuti, perché siamo noi a costruirci i nostri palinsesti multimediali personali, tagliati su misura in base alle nostre esigenze e preferenze. “I media siamo noi”, anche dal punto di vista della produzione dei contenuti, perché siamo noi che realizziamo di continuo contenuti digitali e, grazie a Internet, li rendiamo disponibili in molti modi.

13  un cambiamento nel modo di percepirsi e di mostrarsi agli altri;
Università della Calabria Per ciò che riguarda in particolare i giovani, le tendenze emergenti dalla ricerca sulla comunicazione giovanile condotta presso l’Università della Calabria (PRIN 2005) segnalano:  un cambiamento nel modo di percepirsi e di mostrarsi agli altri;  una ridefinizione delle forme della relazione sociale e delle pratiche di costruzione dell’identità;  una difficoltà di espressione delle emozioni in situazioni d’interazione in presenza;  un ricorso sempre più diffuso alle tecnologie e ai luoghi della comunicazione mediata che sembrerebbero, invece, consentirne una più agevole condivisione (Greco 2008).

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Stando ai risultati di questa ricerca, la percezione di vivere in uno stato di connessione continua sembra trovare espressione in una inedita capacità di “tenersi assieme”, intesa nella duplice accezione di tenere in relazione le molteplici parti di sé (Jedlowski 1994) e di tenersi in connessione costante con altri e con altro (Greco 2009). A partire da qui, si fanno strada una idea di relazione sociale e una corrispondente idea di identità che possono essere intese, entrambe, come una rete di nessi che prende forma all’interno di un contesto conversazionale connesso, reso costantemente possibile dai media digitali.

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Come abbiamo già evidenziato nelle lezioni precedenti, emerge una duplice natura della relazione sociale le cui forme attuali tendono a svilupparsi, al tempo stesso, “in riferimento a” (Jacquinot-Delaunay 2007; Rivoltella 2007) e “in connessione con” (Donati 1983; Archer 2003):  la prima dimensione trova un ancoraggio significativo nella media cultura che le giovani generazioni contribuiscono oggi a costruire;  la seconda dimensione, a seguito delle molteplici, diversificate e quotidiane esperienze di comunicazione mediata, interviene a mutare la percezione stessa dell’essere “in relazione con”.

16  attività off line e attività on line
Università della Calabria A questa duplice natura della relazione sociale si accompagnano e si legano nuove pratiche di costruzione dell’identità che, attraverso forme crescenti di autonarrazione pubblica (Castells 2009), nuove forme di negoziazione e di messa in scena (Goffman 1959, 1961), oggi si mostra in equilibrio problematico tra:  attività off line e attività on line  ciò che è pubblico e ciò che è privato

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È in atto una ristrutturazione della distinzione fra pubblico e privato (boyd 2007), cui corrisponde una ridefinizione della cultura emozionale (Turnaturi 2000), una categoria che, facendo riferimento all’insieme di norme, convenzioni, linguaggi che regolano la formazione e l’espressione delle emozioni all’interno dei diversi contesti sociali, allude al diverso significato oggi attribuito ad affetti, sentimenti, passioni e alle loro espressioni.

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La Rete, e in particolare i siti di social network (SNs), la cui frequentazione nel corso degli ultimi anni è sensibilmente aumentata anche nel nostro Paese, si configurano come un luogo di osservazione privilegiato per lo studio del mutamento tanto delle forme della relazione sociale e delle pratiche di costruzione dell’identità, quanto della cultura emozionale. Ma, prima di presentare il disegno della ricerca, è opportuno mettere a fuoco il nodo delle emozioni nell’universo giovanile, discutendone alcuni interrogativi di fondo.

19 Il nodo delle emozioni nell’universo giovanile
Università della Calabria Il nodo delle emozioni nell’universo giovanile Perché la sociologia dovrebbe occuparsi delle emozioni? Le emozioni presuppongono, sostanziano, orientano, governano l’azione e l’interazione sociale, conferiscono tono e colore all’agire sociale, attribuendo significati culturali alle relazioni sociali. Come afferma Eva Illouz, «una sociologia ermeneutica che voglia comprendere l’azione sociale “dall’interno” non può farlo adeguatamente senza porre attenzione alla colorazione emotiva dell’azione» (Illouz 2007, 29-30).

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Eppure, nonostante i numerosi spunti di riflessione che la letteratura sociologica fornisce sulla dimensione emotiva dell’agire sociale (rintracciabili tanto nelle analisi dei sociologi classici, quanto in quelle dei sociologi moderni e contemporanei), la sociologia è apparsa paradossalmente priva di riferimenti in questo campo di azione. È solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso che le emozioni diventano – volendo utilizzare una espressione di Gorge Herbert Mead (1943) – «emergenti sociali»; ovvero si costituiscono «al tempo stesso come oggetti sociali e come oggetti dell’analisi sociologica» (Turnaturi 2000).

21 A cosa ci riferiamo quando parliamo di emozioni?
Università della Calabria A cosa ci riferiamo quando parliamo di emozioni? Con il termine “emozioni”, si fa qui riferimento a quel regno dell’autentico e dell’imprevedibile della vita personale che comprende affetti, sentimenti, passioni. Tuttavia, considerati i molteplici nessi esistenti fra ciò che sentiamo e il mondo che ci circonda, questo regno, come si può desumere già a partire dalle analisi dei classici della sociologia (Durkheim 1893; Simmel 1903, 1908, 1917, 1921, 2004; Weber , 1922), non è una sfera del sé separata e incontaminata (Turnaturi 2007).

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La natura relazionale dell’emozione si può rintracciare nel significato originario della parola che, derivando dal verbo latino ex moveo, allude ad un muovere fuori. Emozione è, dunque, quello che fa muovere un essere fuori di sé, una situazione al limite dell’esistenziale che s’impone per la sua autoevidenza, che irrompe come una frattura all’interno della sfera delle abituali certezze del soggetto e tinge d’incertezza ogni azione (Delaunay, 1978, 367).

23 Dall’incertezza dell’età giovanile alla gioventù dell’incertezza?
Università della Calabria Dall’incertezza dell’età giovanile alla gioventù dell’incertezza? L’incertezza, oltre a costituire un carattere distintivo della postmodernità (Bauman 1999), è una caratteristica peculiare dell’età giovanile la quale, per il suo marcato carattere di liminalità (Levi, Schmitt 1994), si colloca in una fase del corso di vita che è, di per sé, transitoria, di passaggio, e dunque di cambiamento.

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Giovane è, per definizione, colui che non è più bambino ma non è ancora adulto: la liminalità che caratterizza l’età giovanile «presuppone che un individuo, in uno spazio temporale non rigidamente definito, a un certo punto, abbandoni definitivamente il confine (limen) e approdi ad un’altra stagione di vita» (Greco, Ponziano 2007, 73).

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Oggi, tuttavia, la soglia dell’età adulta è varcata sempre più tardi, tanto che si parla di moratoria prolungata (Cavalli, de Lillo 1993) per descrivere un fenomeno che vede i giovani restare sospesi e prolungare gli studi, restare a casa con i genitori, differire sempre più avanti l’età del matrimonio, dilazionando quelle scelte che indicano l’abbandono definitivo della vita giovanile e l’entrata nella vita adulta.

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A questo fenomeno se ne aggiunge un altro, la giovanilizzazione (Santambrogio 2002), che tende a configurarsi come paradigma dominante di una società e di un tempo storico «in cui l’età sociale si disancora da quella biologica rendendo il soggetto libero di consacrare la propria parabola esistenziale al mito imperante della giovinezza» (Greco, Ponziano 2007, 84).

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Già nei primi anni Sessanta, Edgar Morin (1963) evidenziava come la giovinezza andasse progressivamente trasformandosi in un oggetto di culto della società complessa. Negli ultimi decenni, «la corsa sfrenata al mantenimento se non proprio di uno stato reale almeno di un’apparenza giovanile» (Pasqualini 2005, 60) è andata ulteriormente rafforzandosi.

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Così, da condizione privilegiata di pochi e di una determinata età, la giovinezza è diventata condizione di molti e di tutte le età. In una società come quella attuale, caratterizzata dal policentrismo dell’esperienza, dal vuoto etico, dall’anomia, dalla reversibilità delle scelte, dalla frammentazione, dall’incertezza, la giovinezza sembra essere «la condizione che meglio si adatta al clima culturale, politico e sociale in cui siamo chiamati a vivere quotidianamente» (Pasqualini 2005, 61).

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I fenomeni ai quali si è brevemente accennato contribuiscono a rendere sempre più confusa nei giovani la percezione del sé e ad aumentare quel senso di disorientamento e incertezza, che è tipico dell’età ma, anche, fortemente accentuato dalla complessità sociale e dalla costitutiva provvisorietà e revocabilità dei legami odierni (Bauman 2000). «Crescere nella “società degli individui”, quella che pone l’io al centro delle scelte, non sembra offrire ai giovani quelle sicurezze relazionali, quella fiducia, quel senso di poter contare sugli altri, che sono essenziali per evitare di chiudersi in se stessi, e così diventare prigionieri delle proprie fantasie, e per contrastare ansie e timori e riuscire a non cedere di fronte alle derive depressive» (Donati, Colozzi 1997, 281).

30 Verso un disimpegno emotivo?
Università della Calabria Verso un disimpegno emotivo? Niente destabilizza più delle emozioni e i giovani temono la destabilizzazione. Così, tendono a mettere in atto una sorta di disimpegno emotivo che «si connota sia nell’atteggiamento di vita quotidiano sia nelle manifestazioni più intime della propria emotività» (Fornari 205, 136). Le ragioni di questa ritirata emotiva (Lasch 1984) risiedono nelle grandi trasformazioni, strutturali e culturali, che accompagnano il passaggio dalla modernità alla postmodernità, le quali intervengono a mutare anche la cultura emozionale e a ristrutturare la distinzione tra pubblico e privato.

31 Com’è cambiata la cultura emozionale?
Università della Calabria Com’è cambiata la cultura emozionale? Alcuni autori teorizzano un passaggio da uno stato emotivo caldo a uno freddo nel quale le emozioni, divenute al tempo stesso oggetto di studio e di consumo, acquisiscono un significato altro rispetto alle connotazioni dell’età premoderna e moderna (Turnaturi 2000; Illouz 2004; Fornari 2005). Questo passaggio si realizza «nel momento in cui alla passione si sostituisce la patologia, quando cioè dagli antichi cantici, dai poeti, dai romanzieri si passa agli specialisti dell’amore, ai tecnici dei sentimenti, a una schiera di professionisti che perseguono “la pura e semplice soddisfazione del desiderio”» (Greco 2008, 126).

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Il desiderio diventa «una forma smisurata di possesso», un atto che, racchiudendo in sé un preciso significato del consumo inteso come ostentazione, mostra l’incapacità di attribuire significato e valore a ciò che possediamo, e l’impersonalità del legame che intratteniamo con le cose e le persone: «avere un bene, avere una persona… non mostra il contenimento, il sentirsi parte di questo bene, materiale o spirituale che sia, non c’è partecipazione, ma solo acquisizione» (Fornari 2005, 142). Secondo Silvia Fornari, è questo il modo in cui oggi consumiamo anche affetti, sentimenti, passioni.

33  individuo ed emozioni  emozioni ed esperienza
Università della Calabria Tra i cambiamenti che, nel passaggio dalla modernità alla postmodernità, contribuiscono a mutare la cultura emozionale, Gabriella Turnaturi menziona quelli che vengono a prodursi tra:  società e individuo  individuo ed emozioni  emozioni ed esperienza

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Società e individuo Il mutato rapporto tra individuo e società, che viene a prodursi a seguito della trasformazione di entrambi i poli della relazione, si riverbera anche sui modi di sentire e sul rapporto tra emozioni individuali e collettive: mentre tramonta la concreta possibilità di una comune attribuzione e condivisione di senso, si afferma una solitudine del sentire indotta dal fatto che la sfera emozionale, colonizzata dal cognitivismo, appare sempre più intellettualizzata e le emozioni, divenute oggetto di studio, si trasformano in oggetti di consumo, grazie all’azione dei media.

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Individuo ed emozioni Il mutato rapporto che l’individuo intrattiene con le proprie emozioni è generato contestualmente dall’acquisizione di una maggiore autoriflessività e dallo sviluppo di saperi e figure professionali che, interpretando le emozioni, contribuiscono alla loro costruzione sociale.

36 Emozioni ed esperienza
Università della Calabria Emozioni ed esperienza Il rapporto tra emozioni ed esperienza tende a ridefinirsi sulla base della riproducibilità e non autenticità delle emozioni, non prodotte né riconducibili a esperienze vissute, bensì indotte da eventi mostrati dai media che appaiono già connotati emozionalmente.

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Secondo Turnaturi, i mass media giocano un ruolo cruciale nel mutamento della cultura emozionale, caratterizzato: … da una vera e propria invasione delle emozioni, del linguaggio emozionale, dallo straripamento delle espressioni delle emozioni e dall’imposizione quotidiana di drammatizzazione di eventi già di per sé drammatici. Fenomeni che attestano da una parte quel bisogno di espressività e riappropriazione del proprio mondo individuale e della ricerca di autenticità emozionale e dall’altra il formarsi di un mercato mediatico che risponde a questi bisogni. Si crea così una circolarità fra richiesta soggettiva e “spontanea” di emozioni e di libera espressione delle emozioni ed un’offerta di eventi emozionati ed emozionanti che soddisfano e riproducono contemporaneamente la domanda di emozioni. Gabriella Turnaturi, Lo spettacolo delle emozioni (2000, )

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Sottolineando il ruolo cruciale dei mass media nella preconfezione e manipolazione delle emozioni, Turnaturi sostiene che la loro continua esibizione «incoraggiata e legittimata dalla cultura dei media, mentre diventa il nuovo imperativo al quale conformarsi, forse l’unico modo di esserci e di partecipare, promuove contestualmente l’emergenza di un individuo deprivato e muto, costretto a vivere una intimità fasulla e una partecipazione fittizia» (Turnaturi 2000, 107).

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Lo spettacolo delle emozioni, cui fa riferimento Turnaturi, non valorizza le emozioni ma le mortifica, riducendole a «merci da consumare in silenzio e in solitudine»; né, tanto meno, produce una ridefinizione delle identità individuali necessaria al fare società, ovvero individui capaci di dialogare e dare voce alle proprie e alle altrui emozioni. Secondo l’Autrice, infatti, «All’indignazione, che induce a uscire fuori di sé, si sostituisce la compassione lacrimevole, che rafforza invece lo stare presso di sé» (Turnaturi 2000, 108).

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In ultima analisi, lo spettacolo delle emozioni fornito dai mass media, nel favorire processi di identificazione passiva, voyeurismo e complicità interindividuale, finisce col disincentivare l’impegno e l’azione collettiva: è questa la tesi sostenuta da Turnaturi. Le tendenze emergenti dalla nostra ricerca sulla comunicazione giovanile, che prendono in considerazione l’intero sistema dei media e più in particolare i media digitali, inducono a essere meno categorici, anche se non escludono i rischi paventati dall’Autrice.

41 Verso una nuova cultura dell’intimità?
Università della Calabria Verso una nuova cultura dell’intimità? Se da una parte i modelli di persona proposti come desiderabili dai media rendono oggi più problematica l’accettazione di sé e, dunque, meno probabile la rispondenza tra ciò che si è e ciò che si mostra, dall’altra il gioco della simulazione incentivato dalla mediazione comunicativa consente di:  esprimere e condividere più liberamente le proprie emozioni;  esibire molteplici sé;  scoprire aspetti di sé di cui non si aveva consapevolezza ma che potrebbero rivelarsi preziosi.

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Di fronte a una crescente incapacità di entrare in contatto con le proprie e le altrui emozioni in situazioni di interazione in presenza, la condizione di mediazione comunicativa, presentandosi oggi come una “condizione stabile” nella vita quotidiana delle giovani generazioni (e non solo), tende a facilitarne l’espressione e la condivisione, grazie alle inedite opportunità offerte dai media digitali la cui capacità di rendere vicino il lontano e lontano il vicino consente di dare espressione al desiderio di comunicare sul proprio mondo interiore senza esporsi al rischio del rifiuto o della disconferma (Greco 2008).

43 I media digitali consentono, infatti, di:
Università della Calabria I media digitali consentono, infatti, di:  estendere la comunicazione oltre i limiti spazio- temporali connessi alla fisicità dei corpi;  comunicare senza incontrare le difficoltà e i rischi connessi alla comunicazione faccia a faccia;  realizzare il desiderio di mettersi a nudo, rendendo pubblici aspetti intimi di sé per farli riconoscere e convalidare dal proprio entourage.

44 L’intimità è là dove io voglio che sia e quando io voglio trovarla
Università della Calabria Alla costante ricerca di punti di riferimento e di connessione, i giovani tendono oggi a coltivare una vita sullo schermo (Turkle 1996) nella quale sperimentano “pratiche di superficie” che, in quanto tali, non richiedono l’impegno di andare in profondità e a trasferire, poi, questa abitudine coltivata dalla vita on line anche nella vita off line e, persino, nella sfera dell’intimità: L’intimità è là dove io voglio che sia e quando io voglio trovarla (A. Oliverio Ferraris, 2007, 61)

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L’intimità, intesa come quel “giardino segreto” che non si condivide con nessuno o, tutt’al più, con pochi “intimi”, esiste da sempre, ma, come si è già accennato nelle lezioni precedenti, la configurazione di uno spazio intimo della persona è una conquista relativamente recente, connessa alla nascita dell’individuo come categoria che si differenzia dalla collettività e all’affermazione di una identità svincolata dal gruppo. È infatti a partire dalla scissione, nella modernità, tra pubblico e privato che prende forma la sfera della privacy il cui diritto, anche dopo la comparsa della vita privata come valore fondamentale della persona, è stato per molti secoli privilegio esclusivo di quanti, grazie alla loro collocazione sociale, potevano coltivare il lusso del riserbo e della separatezza, mentre sulla gente comune continuavano a gravare le costrizioni del gruppo sociale di riferimento e la sorveglianza reciproca all’interno della comunità (Greco, Ponziano 2010).

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Il tema della privacy e della sua tutela risulta oggi particolarmente rilevante alla luce delle problematiche emergenti in merito agli spazi di Rete, laddove la privacy va indagata a partire dalle forme di “integrità contestuale” degli utenti (Nissenbaum 2004) che la definiscono nel loro agire, con ricadute sulla costruzione di forme relazionali che distinguono tra una “realtà pubblica” e “una realtà in pubblico”. Tale tematica risulterà di attualità sempre più stringente se, come sembra, il trend di crescita degli utenti dei SNs si manterrà costante, e se il loro utilizzo tenderà sempre più a realizzarsi in continuità con le attività e le identità off line.

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Disegno della ricerca

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Oggetto della ricerca Modalità di ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità nei SNs.

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Ipotesi e domanda della ricerca Ipotizzando che il trend di crescita degli utenti dei SNs tenda a mantenersi costante e che il loro utilizzo si realizzi all’interno di forme di continuità con le attività e le identità off line, la domanda da cui muove la ricerca è la seguente: perché la frequentazione dei SNs è diventata parte integrante delle pratiche di vita quotidiana e quali sono le correlative implicazioni a livello delle relazioni affettive?

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Nodi da esplorare A partire da questa domanda, la ricerca esplora una serie di nodi problematici di rilevante interesse sociologico:  Quali pratiche di condivisione affettiva si attivano nei SNs?  Quali forme l’intimità tende ad assumere nei SNS?  E come tali pratiche e tali forme tendono a ridefinire le relazioni affettive?

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Ipotesi da verificare Il proporsi di questi nodi problematici apre un ventaglio di ipotesi da verificare. I SNs tendono a configurarsi come luogo privilegiato di:  narrazione del sé che, libero dai vincoli off line, può più agevolmente mostrarsi;  espressione e condivisione di emozioni;  costruzione e/o rafforzamento di legami affettivi.

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Obiettivi Obiettivo primario dell’Unità di Ricerca dell’Università della Calabria è quello di contribuire, nell’ambito della ricerca empirica, alla riuscita del progetto esplicitato nel Programma nazionale, cui contribuirà svolgendo una specifica attività di ricerca relativa alla ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità nei SNs. Tale attività specifica è, a tutti gli effetti, funzionale a una completa comprensione delle modalità attraverso le quali è possibile osservare e descrivere le forme relazionali emergenti, che sono al centro degli interessi di ricerca del programma nazionale.

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L’attività dell’Unità di ricerca dell’Università della Calabria è riassumibile, pertanto, in due ambiti: A) Indagine delle relazioni sociali all’interno dei SNs. B) Focus sulle modalità di ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità nei SNs.

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Relativamente al punto B, l’obiettivo specifico è quello di osservare i fattori di mutamento di relazioni intime quali quelle familiari, sentimentali e amicali, analizzandone le pratiche di condivisione materiale e affettiva e le forme di rappresentazione prodotte all’interno dei SNs. Ciò che sarà messo in evidenza è la relazione tra le forme di interazione mediata e le pratiche di costruzione dell’identità all’interno dei SNs e la produzione e riproduzione dei legami sociali, al fine di osservare come cambino i concetti di “famiglia”, “amore”, “amicizia” e come tale cambiamento si traduca in pratiche e strategie di azione.

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Metodologia Seguendo l’articolazione, le modalità e i tempi di realizzazione del programma nazionale, la ricerca esplora, con una metodologia quanti-qualitativa, l’impatto che la frequentazione dei SNs produce nella ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità, avvalendosi di un approccio fortemente innovativo in grado di coniugare, forse per la prima volta all’interno dello scenario di ricerca nazionale, tecniche di analisi proprie delle scienze sociali con metodologie e strumenti delle scienze informatiche e computazionali.

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Si tratta di una prospettiva recente che prevede la realizzazione di uno strumento software in grado di acquisire informazioni sulle reti sociali strutturate all’interno di uno specifico SNs (nel nostro caso, Facebook) e di immagazzinarle all’interno di un database per future interrogazioni di natura sociologica. É una modalità innovativa di ricerca sociologica dove la formulazione di ipotesi si intreccia in maniera forte e continuativa con operazioni di campionamento e verifica dei dati quantitativi. Le due fasi (quantitativa e qualitativa) sono, infatti, strettamente interconnesse e prevedono un costante confronto rispetto ai risultati, anche preliminari, che vengono man mano raggiunti.

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Fasi I – Aggiornamento dello stato dell’arte sulle tematiche dell’identità e della relazione on line. II – Indagine qualitativa di sfondo, basata su focus group, volta a definire in via preliminare la struttura relazionale percepita dagli utenti all’interno del contesto mediato di rete dei SNs; tale struttura relazionale, definita a partire dalle pratiche descritte dai partecipanti ai focus group, sarà la base di partenza per la definizione del Large Social Database (LSD) che ospiterà i dati estratti dal SNs prescelto.

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III – Validazione quantitativa dei dati raccolti. IV – Analisi delle relazioni sociali online per come emergono dall’interrogazione dell’LSD. V – Costruzione di una traccia di intervista e di una griglia di analisi per la verifica e l’approfondimento qualitativo dei dati raccolti. VI – Fase interpretativa. VII – Stesura di un report finale sui risultati della ricerca da presentare nell’ambito di un convegno internazionale.


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