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… Nave dei folli (1494) di Hieronymus Bosch, un dipinto su tavola conservato al Louvre, una metafora ricondotta a quella dell'albero del peccato originale,

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Presentazione sul tema: "… Nave dei folli (1494) di Hieronymus Bosch, un dipinto su tavola conservato al Louvre, una metafora ricondotta a quella dell'albero del peccato originale,"— Transcript della presentazione:

1 … Nave dei folli (1494) di Hieronymus Bosch, un dipinto su tavola conservato al Louvre, una metafora ricondotta a quella dell'albero del peccato originale, da cui derivò la tentazione di Eva. La follia assunse un significato paradigmatico: il peccato originale costituisce, in senso mistico, la follia per eccellenza, è cioè una metafora della “colpa” secondo il simbolismo biblico di cui l'albero della tentazione è divenuto l'esponente. ..

2 La nave dei folli di S. Brant
Nel 1494 il giovane Sebastian Brant pubblicò un volumetto di versi allegorici in tedesco intitolato Das Narrenschiff, ossia La Nave dei folli. Il libro, che satireggiava sulle follie della società, ebbe immediato successo dovuto, anche, alle iconografie che accompagnavano il testo gran parte delle quali eseguite dal ventiduenne Albrecht Durer.

3 Stultifera navis Nel 1497 ecco una parafrasi, più che una traduzione latina, approvata tuttavia da Brant e curata da Jacob Locher con il titolo di Stultifera navis, anch'essa edita a Basilea e che assicura all'opera accesso ai circoli dei dotti umanisti di tutta Europa....

4 In Germania, la Nave dà origine a un “genere” letterario, la Narrenliterature, la letteratura dei pazzi, di cui si hanno espressioni fino al XVII secolo. Particolare fortuna ha un personaggio uscito dalla penna di Brant, il Sankt Grobian (San Grossolano), fonte di una vera e propria moda letteraria.

5 Sebastian Brant Sebastian Brant, latinizzato in Titio, nacque a Strasburgo nel 1458, figlio di un agiato locandiere che faceva parte del consiglio municipale della città che aveva acquistato una notevole autonomia nell'edificio del Sacro Romano Impero ridotto al regno di Germania... Nel 1475 comincia a frequentare l'Università di Basilea, fondata meno di un ventennio prima da Pio II e in cui insegnava Johannes Heynlin von Stein, teologo vicino ai movimenti riforma ecclesiastico-politici dell'epoca e avversario della scolastica: uno spirito aperto che lasciò una impronta incancellabile in Brant. Fino al 1499 insegnò a Basilea, pubblicando opere di carattere giuridico, religioso, politico e morale.

6 Sebastian Brant Sotto il profilo contenutistico Brant appare un conservatore, teso alla difesa dell'antico ordine. Amico dell'editore stampatore Bergmann von Olpe, noto umanista, egli fu uno dei primi a servirsi della xilografia come mezzo di diffusione e popolarizzazione, pervenendo a un'integrazione e a un chiarimento vicendevoli di testo e immagini che rivelano in lui l'innovatore... Nel 1499, si trasferì nella città natale, Strasburgo, dove dal 1500 si dedicò all'attività giuridica e amministrativa; nel 1503 ebbe l'incarico di “scrivano municipale”. Morì nel 1521 insignito di onori anche da Carlo V.

7 Il successo della Nave dei folli
Protagonista della Nave è il Narr, matto, stolto, fou, fool, folle, figura che aveva una sanzione ufficiale: fin dal Basso Impero, la moda dei buffoni al seguito del sovrano si era diffusa, per scomparire solo nel XVII secolo. E' indicativo che in Inghilterra nel '400 si sia imposto la figura del clown (dal latino colonus, contadino). La Buffoneria venne espulsa dalle corti e relegata nelle campagne …

8 Il successo della Nave dei folli
La Buffoneria andava messa al bando, entro le mura non doveva esserci più posto per l'eccesso; e questo doveva essere relegato nel disordine organico, la campagna, la selva …

9 Aristotele e la prostituta
Un anziano cavalcato da una fanciulla, totalmente soggiogato da essa, pronto a cedere anche ai più bassi istinti pur di compiacerla; sicuramente un depravato, uno stolto messo alla berlina da un qualche artista del XIV secolo. Fa scalpore, allora, sapere che l’individuo in questione altri non è che il sommo Aristotele … Ma come è possibile che uno dei padri nobili della filosofia sia trattato alla stregua di un volgare popolano?

10 Quale significato ? niente può salvare l’uomo dalla follia se neppure il grande maestro può averla vinta sulla meretrice, sul desiderio. Il mondo di quaggiù è della Follia che si identifica con le ambizioni della scienza laica Ma anche con il rifiuto dei poteri costituiti, tutto ciò che tende a sottrarsi al benefico controllo delle istituzioni (come ad es. la furia delle Jacquerie…)

11 Un motivo iconografico antico
Memmo di Filippuccio, pittore civico attivo a San Gimignano tra il 1303 e il 1317, che, incaricato di comporre un ciclo decorativo per la Camera del Podestà nel Palazzo comunale, decide di utilizzare scene dall’intento moralizzante, cosicché il capo della comunità abbia sempre sott’occhio, anche prima di coricarsi, in quei momenti di riflessione che nascono al cospetto della notte, i propri doveri.

12 La pietra della follia in Bosch
Numerosi i dipinti di fine ‘400 in cui si illustra l’estrazione della pietra della follia: operazione cruenta che fa urlare di dolore il povero matto, dopo che all’inizio del genere era stato un santo a provvedere alla bisogna (opera celebre è quella di Bosch, ca.1494 oggi conservato al Museo del Prado).

13 Come uscire la follia è inestirpabile dal mondo
la follia è la rovina del mondo Come uscire ? Due soluzioni S. Brant, 1494 Erasmo, 1509

14 La follia secondo Erasmo, 1509
se il mondo è folle, ebbene lo sia, la follia costituendo la condizione di un’esistenza normale Ma Erasmo rispetto a Brant è già in clima rinascimentale … essa avrà connotazioni positive, sarà data per scontata, sarà indicata come antidoto alle simulazioni della ragione …

15 La follia secondo Brant, 1494
La soluzione di Brant invece è ancora tardo medievale, come la sua visione politica è ancorata all’idea dell’Impero. Il folle va perseguitato, non tollerato. Del mondo rurale va denunciata la zoticità; il mondo cittadino va purificato; l’antico potere dell’Impero scenda in campo per respingere l’assalto della Follia/Peccato

16 La follia secondo Brant, 1494
Quindi, abbandonare il mondo ? La tradizione medievale andava in questo senso; ma Brant è un cittadino colto un borghese. La salvezza è possibile. Ma la grazia può soccorrere solo in ambito urbano, ai piedi della cattedrale. Nel mondo pagano-agricolo si celebrano ancora i riti dela fertilità, trionfa la superstizione, la saggezza proverbiale è quella del buon popolo di città, degli artigiani, dei mercanti non dediti all’usura, dell’uomo “prudente” che pensa, programma, presta orecchio ai consigli “autorevoli”, che ha un occhio per la vita di quaggiù onde renderla saggia e un occhio per l’aldilà …

17 La follia secondo Brant, 1494
Brant è un puritano ante litteram che se la prende con tutto quanto non può apparirgli che paganeggiante, in primo luogo il “Carnevale” in cui vede l’irruzione del campestre, priapico, fallico, asinino (asino simbolo della stoltezza e della lussuria in Brant).

18 La follia secondo Brant, 1494
Nel Cristianesimo “vero” “prudente” “saggio” la follia non ha sede; se ne vada con la nave (e non era raro che matti, storpi, diversi fossero affidati a navicelle abbandonate ai sul Reno) perché la Follia è frutto del peccato.

19 La trama dell’opera una nave stipata di folli e guidata da folli, si dirige in un viaggio fantastico verso il paradiso dei folli, Narragonia, fino alla visita del Paese di Cuccagna (Schlaraffenland) e al tragico epilogo del naufragio finale. In quest'opera allegorica Brant sferza con implacabile vigore i vizi e le debolezze umane espresse dalla sua epoca ed è proprio in quel contesto egli concepisce la figura letteraria di Sankt Grobian, che immagina essere il santo patrono delle persone dai tratti "grobiani", ovvero esseri rozzi e volgari.

20 Scopo dell’opera Al bene e alla salute destinato per esortare a seguire la saggezza e a evitare e punir l’insensatezza…

21 Le Scritture Ovunque sono molte le Scritture, alla salvezza umana vie sicure: Bibbia, dei Santi Padri le dottrine, e mille libri di affine discipline… Ahimè, Scritto e Dottrina son spregiati, Nel peccato siam tutti radicati

22 Della cupidigia Chi ha brama solo di beni terreni e in essa cerca i diletti più pieni è matto tutto, stolto e senza testa… Ma dell’anima sua non si dà cura: penuria teme nella vita odierna e non ha mente per la vita eterna…

23 Di crapula e gozzoviglia
Di matto indossa berretto e vestito chi notte e giorno sieda ad un convito e s’empia il ventre e gonfi il gargarozzo tanto da tgrasformarsi tutto in gozzo … Chi come vacca il ventre si fa greve e alla salute di ciascuno beve, solo risse e iatture ne trarrà…

24 Della vana ricchezza Chi ha la roba e da solo se la gode senza mai dare a chi miseria rode non avrà lassù in cielo alcuna lode. La massima follia di questo mondo è per l’oro nutrire inverecondo amore, anziché per la saggezza

25 Disprezzo dell’eterna felicità
Poiché a cose terrene ho sol badato e delle cose eterne non mi son curato eccomi qui in una scimmia cangiato… Che quaggiù non v’è cosa permanente, e che sarem tutti quanti esiliati in terre su cui nessun ci ha informati

26 Della danza Ho ritenuto persona tutta matta chi nella danza si butta e si ributta, per saltabecchi e giravolte fare… Ma se penso che il ballo col peccato è sorto, mi sento invece autorizzato a dire che l’ha il diavolo diffuso allorchè volle il vitello in oro fuso a schermo di Dio Padre onnipotente…

27 Della caccia inutile Neppur la caccia è esente da follia, chè serve solo a gettar tempo via … Proclaman altri, mentendo con boria, d’aver catturato la lepre comprata al mercato, … Oggi il bifolco si vede cacciare pur con la neve; non giunge a contare il privilegio del nobile un corno; batta pur quersti l’intero dintorno, lo zappaterra ha già preso e venduto la selvaggina…

28 Del contadino Per poco non avevo scordato che d’imbarcar qualcun m’era restato: la follia contadina ho qui illustrato… I contadini eran semoplice gente fino a un’epoca ancora a noi recente; nelle campagne giustizia regnava… prima che il contadino alla malora andasse per il vin che adesso inghiotte. Dei debiti ha ormai le ossa rotte… Non han più piacere di panni grossi… Ai nostri giorni succede persino che più d’un matto, fuggendo al destino che lo voleva borghese e mercante, si vuol cavaliere speroni recante. E il nobiluomo vuol essere barone…

29 Del disprezzo della povertà
Matti pei soldi ovunque sono molti… E chi sol da ricchezza è soddisfatto, a tutto è printo pur di averla presto: da atto non rifugge disonesto, da delitto, da usura e tradimento, da peccato e cruidele ammazzamento, ed è ormai questa moneta corrente… Povertà, oggidì tanto spregiata, un tempo era apprezzata ed onorata, quando vigeva ancor l’età dell’oro. Nessuno certo agognava a tesoro, nessuno aveva possesso personale: tutto quanto era bene comunale, e non c’era chi non s’accontentava di quanto il suolo da solo geneerava …

30 Dell’usura e incetta Gli usurai fanno illecito mestiere: coi poveri essi sono come fiere … A far salire i prezzi egli s’affanna, tutto è più caro che al bel tempo andato; costava dieci soldi appena il vino … un mese solo, ed eccolo salito a trenta soldi, e non ha ancora finito di aumentare, e così segale e grano…

31 Del declino della fede Se in rassegna passo le omissioni, scandali e molte perdute ocasioni da principi e da signori di città, nessuno certo meraviglia avrà se ho gli occhi di lacrime pieni al veder dove il mondo tutto meni della Fede il tristissimo declino… Ormai a tutti è stato svelato il frangente e il periglio ognor crescente della Fede cristiana oggi giacente nell’oblio. Degli eretici la schiera per prima in essa ha portato bufera, la Chiesa assai lacerando e minando …

32 Dell’Impero Quale disgrazia a noi ne può venire, se così in basso precipita l’Impero! … Se nelle decisioni c’è unità, maggiore la res publica sarà; se invece aumenterà la dissensione, ecco che s’incrementa confusione, capace ogni edificio di minare …

33 Delle cattive costumanze a tavola
A tavola si mostra zotichezza spesso, ed è segno certo di stoltezza, e di essa infine voglio dar contezza… Ma nel mangiare e bere oltre l’usato si mostran pecorecci e ineleganti, matti villani insomma tutti quanti. Le man costoro non usno lavarsi … c’è chi la bocca s’inzeppa talmente …


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