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Istituzioni come causa fondamentale di crescita nel lungo periodo

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Presentazione sul tema: "Istituzioni come causa fondamentale di crescita nel lungo periodo"— Transcript della presentazione:

1 Istituzioni come causa fondamentale di crescita nel lungo periodo
De Metrio Laura Galassi Giovanni Tinella Angelo Zippo Beatrice Corso di Economia del Capitale Umano-Prof.ssa Rosa Capolupo Corso di Laurea Magistrale in Economia e Management Anno Accademico 2005/2006

2 Indice Beatrice Zippo: ruolo delle istituzioni economiche
Laura De Metrio: inversione della prosperità economica Angelo Tinella: fonti dell’inefficienza Giovanni Galassi: democrazia e crescita

3 Cause fondamentali delle differenze di reddito tra Paesi
Geografia Cultura Istituzioni economiche per la formazione di incentivi economici (Fortuna, tuttavia non sufficiente a determinare differenze di reddito tra Paesi)

4 Ipotesi geografica-versioni principali
Clima (Montesquieu, Marshall) Influenza della morfologia del territorio sull’acquisizione di nuove tecnologie(Sachs) “Fardello delle malattie”(Sachs, Bloom e Sachs) → Correlazione positiva tra latitudine e reddito

5 Cultura Influenza della fede religiosa e dei suoi valori sull’iniziativa economica (es.Protestantesimo e imprenditorialità) Importanza dell’eredità culturale per l’evoluzione del “capitale sociale”(es. continente americano; Sud Italia)

6 Istituzioni economiche
Società economicamente di successo quando hanno buone istituzioni economiche in grado di correggere le imperfezioni del mercato Ruolo primario dei mercati finanziari Trappole di povertà ed equilibri subottimali Ruolo dell’organizzazione industriale su mercato e concorrenza

7 Istituzioni economiche
Qui considerate come endogene =serie di istituti approntati dalla società per strutturare le relazioni economiche tra i soggetti ≠istituzioni politiche Una istituzione economica è considerata “buona” quando garantisce sicurezza nei diritti di proprietà e un accesso egualitario alle risorse economiche da parte di una fascia quanto più ampia possibile della popolazione

8 Istituzioni economiche e politiche

9 Esempio di istituzioni e crescita: la Corea
Stesse condizioni di base al momento della separazione tra Nord e Sud (1945) La Corea del Nord sperimenta il fallimento delle economie pianificate La Corea del Sud diventa uno dei miracoli del Sud-Est Asiatico

10 Esempio di istituzioni e crescita: il colonialismo
Nelle colonie occupate nel corso dei secoli, gli Europei hanno imposto istituzioni economiche diverse tra loro; ciò ha determinato performance economiche diverse tra loro e causato molti dei conflitti del periodo di decolonizzazione

11 Inversione fra le ex colonie-urbanizzazione 1500 e reddito 1995

12 Inversione per le non-colonie-urbanizzazione nel 1000 e nel 1500

13 Inversione per le ex colonie-urbanizzazione nel 1000 e nel 1500

14 Inversione per le non colonie-urbanizzazione nel 1500 e reddito nel 1995

15 Evoluzione dell’urbanizzazione tra le ex colonie europee

16 Evoluzione della produzione industriale pro capite tra le ex colonie europee

17 Ruolo delle istituzioni economiche nell’inversione-urbanizzazione nel 1500 e protezione dei diritti di proprietà nel

18 Ruolo delle istituzioni economiche nell’inversione: densità di popolazione nel 1500 e protezione dei diritti di proprietà nel 1995

19 La teoria delle istituzioni efficienti-il Teorema Politico di Coase
Le società scelgono le istituzioni che sono socialmente più efficienti Se i differenti partiti economici potessero negoziare in modo da massimizzare il proprio benessere, negozierebbero per interiorizzare le esternalità potenziali Efficienza come approccio metodologico standard Limite fondamentale: nessuna spiegazione alle differenze di reddito

20 La teoria ideologica Le società possono scegliere differenti istituzioni economiche, con implicazioni molto differenti, perché loro o i loro leader, non sono d’accordo su quale sia la scelta migliore per la società Piketty: la dispersione di opinioni potrebbe generare dispersione di preferenze anche se tutti gli agenti avessero gli stessi obiettivi Romer: se società diverse hanno diverse opinioni circa la scelta socialmente efficiente, possono scegliere razionalmente istituzioni economiche differenti

21 La teoria delle istituzioni incidentali
Moore: analisi dell’evoluzione sociale di Gran Bretagna, Germania e Russia, in base al ruolo del ceto medio commerciale e alle condizioni del lavoro rurale Shleifer: analisi basata sulle origini del sistema legislativo: maggiore efficienza della Common Law rispetto alla Civil Law

22 La teoria del conflitto sociale
Le istituzioni economiche non sono sempre scelte dalla società intera, ma dai gruppi che controllano il potere politico. Questi gruppi sceglieranno istituzioni che massimizzano le loro rendite a scapito del resto della società Questa teoria include situazioni in cui le istituzioni economiche possono inizialmente essere efficienti per una serie di circostanze, ma non sono più efficienti una volta che l’ambiente cambia.

23 Le fonti dell’inefficienza
Analisi dell’impatto della costituzione di istituzioni politiche, e della distribuzione del potere politico, sull’efficienza economica, porta al cosiddetto commitment problem: Problema di distribuzione del potere politico ed economico; incapacità di garantire in una società, la presenza di un ente esterno in grado di assicurare imparzialità nell’esecuzione dei contratti, in forza del suo potere economico e politico (North, Olson). Analisi di casi estremi di distribuzione del potere politico e delle conseguenti decisioni e promesse fatte dai detentori: i. Società governata da un potere dittatoriale. ii. Società retta da un regime democratico.

24 Alla base del commitment problem vi è l’incapacità di poter garantire l’insensibilità dei comportamenti e delle decisioni, agli avvenimenti politici ed economici. Gli interessi ex-ante variano rispetto a quelli ex-post, in relazione a certi accadimenti. Partendo da questa affermazione possono essere individuate tre diverse situazioni di commitment problem che portano alla formazione di istituzioni economiche e politiche inefficienti: i. Hold – up ii. Political losers iii. Economic losers

25 HOLD - UP Situazione di hold – up (esempio di come economie inefficienti sorgono in presenza di un monopolio del potere politico): i. un individuo o gruppo di individui (political elites) detengono un incondizionato potere politico (spesso dittatoriale); ii. gli investimenti produttivi vengono intrapresi solo da produttori (producers) totalmente distinti dai political elites. I producers necessitano di garanzie sui loro diritti (e benefici) affinchè siano invogliati ad effettuare investimenti, anche attraveso la creazione di istituzioni. Problema: i political elites modificheranno le loro promesse prima e dopo gli investimenti (in virtù del monopolio sul potere politico). Conseguenza: Senza alcuna protezione e tutela, gli investimenti produttivi non saranno intrapresi dai producers, portando ad un abbandono delle opportunità di crescita economica.

26 Soluzioni possibili: i. Affidarsi alle semplici promesse dei political elites. ii. I political elites possono essere condotti a tenere comportamenti più coerenti attraverso: la promessa di consegnare loro una parte dell’output dell’investimento realizzato dai producers, attraverso futuri pagamenti. la costituzione di istituzioni politiche che garantiscano il corretto esercizio del potere politico. la pianificazione di sistemi rivolti a garantire l’impunità (Pinochet in Cile) o assicurare l’asilo politico (Jean-Claude Duvalier in Haiti) ai dittatori che decidono di rinunciare al potere politico detenuto a favore dell’efficienza.

27 POLITICAL LOSERS Esempio di come economie inefficienti sorgono in presenza della volontà dei political elites di proteggere il loro potere politico; essendo questo fonte di introiti, privilegi e rendite. Così ad una erosione del potere politico, coinciderebbe un loro inevitabile declino. Conseguenza: i political elites valutano ogni potenziale cambiamento economico, analizzandone non solo le conseguenze economiche, ma anche politiche (soprattutto nel lungo periodo). Possibilità che eventuali cambiamenti economici arricchiscano futuri nemici dei political elites, facendo sorgere una paura di perdita di potere. È il caso della rivoluzione industriale o in generale dell’introduzione continua di innovazioni meccaniche e tecnologiche, verso le quali i political elites mostrano una vera e propria paura.

28 Durante la Rivoluzione industriale del XIX sec
Durante la Rivoluzione industriale del XIX sec. furono i detentori del potere politico nelle monarchie assolute di Russia e dell’impero Austro – Ungarico, a temere di diventare “perdenti del potere politico” in seguito ad eventuali innovazioni tecnologiche: L’economista Gregory affermò che “l’impero Russo temeva l’industrializzazione e la modernizzazione, perchè avrebbero concentrato i lavoratori rivoluzionari nelle città, la ferrovia avrebbe dato loro la mobilità, e l’istruzione avrebbe dato loro una più profonda forza di opposizione”. Anche Gerschenkron argomentò come per molti stati “il progresso veniva visto con grande sospetto, non come portatore di sviluppo per i beni e le persone, ma come portatore di temute rivoluzioni contro i detentori del potere politico.”

29 ECONOMIC LOSERS Esempio di come economie inefficienti sorgono in presenza della volontà dei producers o political elites di proteggere il loro potere. In caso di cambiamento dell’assetto economico globale non Pareto efficiente, questi gruppi, per evitare di diventare economic losers, hanno spesso interesse nel bloccare cambiamenti istituzionali, anche quando comporterebbero miglioramenti nella società complessivamente considerata. Rinuncia a situazioni di maggiore efficienza. Esempi più diffusi sono l’introduzione di tecnologie migliori col passare del tempo, e la liberalizzazione dei mercati (free trade). Come nel caso dell’ hold – up un rimedio al problema dell’opposizione degli eventuali economic losers, potrebbe essere dato dalla concessione di compensi da parte di coloro che vedono migliorare la loro condizione economica in seguito ai cambiamenti apportati, a favore di coloro che ne vengono danneggiati.

30 POLITICAL E ECONOMIC LOSERS
Rapporto esistente tra le due fattispecie: spesso accade che ad una condizione di economic loser si accompagni anche una riduzione del potere politico. Se ciò non accadesse infatti, coloro che subiscono la perdita economica sarebbero in grado attraverso il potere politico rimasto immutato, di riorganizzare nuovamente a loro favore, le conseguenze del cambiamento avvenuto. Conclusioni: In base agli esempi precedenti è confermata l’esistenza di un trade – off tra allocazione e titolarità del potere politico, ed efficienza del potere economico. I problemi di political losers sono spesso prodromici, più profondi, e importanti di eventuali problemi di economic losers.

31 EFFETTI DI CARATTERE DINAMICO SUL FUNZIONAMENTO DELL’ ECONOMIA
La formazione di istituzioni, l’attribuzione e la distribuzione del potere, sono decisioni critiche e determinanti per le politiche utilizzate all’interno di una società. Tre esempi importanti che evidenziano come gli avvenimenti economici non dipendono esclusivamente dalle differenze di ideologie, convinzioni e dagli accadimenti storici, ma anche da scelte consapevoli e ragionate: i. Labor markets ii. Financial markets iii. Regulation of prices

32 LABOR MARKET Secondo Adam Smith il mercato permette agli individui di trarre effettivi vantaggi dalla specializzazione e dalla divisione del lavoro. Hicks argomentò che l’espansione dei mercati è forse la forza più importante per lo sviluppo di lungo periodo. Diffusione del mercato del lavoro in Europa ed effetti sullo sviluppo: Fattore chiave per la trasformazione della condizione feudale in una condizione di libero mercato, dove gli individui possono decidere per chi lavorare e dove vivere. Le condizioni di realizzazione di questo processo non furono le stesse in tutta Europa. i. Inghilterra, Paesi Bassi e Francia: completa transizione dalle istituzioni economiche feudali a quelle che possiamo anche definire capitalistiche. ii. In Russia ed impero Austro-Ungarico: il feudalesimo permane per un lasso di tempo più ampio.

33 Perché questa differenza?
i. Postan (1973) affermò che fu il collasso demografico causato dalla black death nella decade del 1340 a demolire il feudalesimo nell’Europa Occidentale, lasciando quindi spazio per nuove soluzioni. ii. Brenner (1976) sostenne che insieme alle condizioni demografiche, uno dei fattori determinanti fu sicuramente l’assunzione di maggior potere da parte dei contadini a scapito proprio dei signori feudali. Furono diversi i modelli di sviluppo della classe agraria in Europa, che hanno portato a condizioni di opposizione differenti; a seconda di fattori quali: l’auto-consapevolezza; l’organizzazione e le risorse politiche a disposizione. Nell’Europa Orientale il modello organizzativo era basato su una scarsa forma di collaborazione che portava a deboli forme di opposizione.

34 FINANCIAL MARKET Analisi di Haber: capire come i sistemi finanziari, alla base della crescita e dello sviluppo, hanno avuto una evoluzione differente in diverse aree geografiche; con ripercussioni disomogenee sull’economie. i. Lo sviluppo del sistema bancario negli Stati Uniti nel XIX sec. ha dimostrato una rapida espansione della intermediazione finanziaria, che sicuramente è stata una delle cause principali per la crescita economica e l’industrializzazione. Le istituzioni politiche statunitensi, hanno assegnato parte del potere politico direttamente alle persone che per investire necessitavano di crediti e prestiti, portando lo Stato a creare un ambiente finanziario fortemente competitivo. Nel 1910 gli Stati Uniti avevano quasi 25’000 banche con una struttura fortemente competitiva.

35 ii. In Messico invece, a causa dell’instabilità politica, non si verificò tale condizione; il regime autoritario garantì una condizione di monopolio a poche banche, che limitarono il credito aumentandone i profitti, con conseguenze negative sull’efficienza e la competitività delle aziende locali. (settore tessile) Nel 1910 in Messico vi erano circa 42 banche, 2 delle quali controllavano quasi il 60% degli affari.

36 REGULATION OF PRICES Studio fatto da Bates (1981) sulla regolazione dei prezzi nei mercati agricoli di diverse aree geografiche. In nazioni come Ghana, Nigeria e Zambia il governo, utilizzando il potere di mercato, acquista direttamente dagli agricoltori a prezzi irrisori, i beni prodotti; salvo poi rivenderli sul mercato internazionale a prezzi più elevati (monopsonio). Usando questo sistema, lo Stato riesce ad accumulare un grosso quantitativo di fondi, che però, purtroppo non vengono impegnati a favore dell’agricoltura e degli agricoltori come indennizzo o incentivi allo sviluppo del settore (cercando invece di finanziare l’industrializzazione). Il risultato è una grossa e costante perdita di produttività e competitività del settore

37 In Kenya e Colombia la situazione invece è differente; più a favore degli agricoltori, che dotati di maggiore centralità e potere politico, hanno potuto evitare le politiche distorsive. In Kenya il vantaggio deriva dal fatto che gli agricoltori non sono piccoli proprietari, e questa concentrazione ha fatto in modo di risolvere i problemi collettivi più velocemente (teoria di Brenner). In Colombia invece il vantaggio è stato ottenuto direttamente dalla condizione politica in cui versa il paese. Trattandosi infatti di piccoli proprietari (soprattutto di piantagioni di caffé), hanno spesso incontrato elevati costi da affrontare per la contrattazione collettiva, che li ha fatti diventare politicamente impotenti. Ma la struttura politica bipolare del paese li ha fatti, al contrario, spesso diventare perno delle promesse e delle decisioni dei governi; costituendo una condizione favorevole per la loro tutela.

38 CHE RELAZIONE C’ E’ TRA POTERE POLITICO E PERFORMANCE ECONOMICHE?
▪ La relazione tra il potere politico delle varie istituzioni e le performance economiche dei diversi paesi appare complessa e dinamica. Ma cosa si intende per potere politico? ▪ Il potere politico può avere duplice natura; in prima analisi, un gruppo politico può assumere potere de jure. Ciò accade se il potere stesso è assegnato agli individui dalle istituzioni politiche. Un secondo tipo di potere concerne la possibilità di gruppi politici di organizzare pubbliche manifestazioni, disordini sociali, rivolte o dimostrazioni di forza; chiameremo questo potere politico de facto. ▪ Oggi, il potere politico appare come una combinazione di queste due tipologie. ▪ In questa parte cercheremo di dimostrare, attraverso il confronto tra le vicende storiche di paesi che hanno avuto sviluppi economici diversi, come il potere politico non solo determini le performance e le istituzioni economiche, bensì, attraverso queste, influisca sulla distribuzione di risorse e quindi sulla futura allocazione di potere de facto. Ecco perché la relazione appare circolare.

39 LA TEORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE / 1
▪ Il potere politico dipende dalle istituzioni politiche e dal potere de facto; questo, infatti, determina le istituzioni economiche e la futura distribuzione del reddito. Ma come si evolvono le varie istituzioni politiche e come influenzano la distribuzione del potere politico? ▪ Il potere politico de facto, per sua natura, risulta essere transitorio, seppur capace di rovesciare le istituzioni politiche ed economiche precedenti e modificare la Costituzione. Ma proprio questo tipo di potere necessita, per poter sopravvivere, di modificare le istituzioni stesse e le fonti legislative primarie a proprio vantaggio, come ad esempio avvenne in Cile con Pinochet all’inizio degli anni settanta. ▪ Cercando di assicurarsi il potere nel tempo, gli individui intendono garantirsi la possibilità di poter influenzare la futura allocazione del potere politico, e di conseguenza, economico. ▪ Possiamo dedurre che gli individui esprimono preferenze sulle istituzioni economiche poiché queste agiscono sulla distribuzione delle risorse; tali preferenze sono diverse, poiché diverse istituzioni beneficeranno diversi gruppi sociali.

40 LA TEORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE / 2
▪ Il potere politico de facto concerne la capacità dei gruppi politici di risolvere problemi della collettività, mobilitare masse e armi; il potere de jure è assegnato attraverso i sistemi elettorali e le fonti legislative. La principale differenza consiste nella possibilità del potere de facto di condizionare i risultati politici indipendentemente dalle istituzioni politiche. ▪ Ma questo significa che chi dispone di maggiori risorse( in termini di maggiori mezzi di persuasione e maggiore efficienza nel rispondere alle esigenze della collettività) nella società può esercitare maggiori pressioni politiche, e quindi esercitare potere de facto. Naturalmente, la distribuzione delle risorse in un dato istante storico è determinato dalle istituzioni e dai risultati economici del passato. ▪ Il potere de facto, in ultima analisi, determina, nonostante la sua natura transitoria, l’allocazione del futuro potere politico de jure. Per questo, fondamentale è il ruolo delle istituzioni nel creare una fonte di potere duraturo. Per questo, i gruppi politici esercitano il loro potere de facto per modificare le istituzioni e la futura distribuzione del reddito.

41 ISTITUZIONI POLITICHE E CRESCITA ECONOMICA NELLA STORIA EUROPEA / 1
▪ In questa parte dimostreremo, attraverso l’analisi delle evoluzioni storiche di alcuni Paesi europei, la correlazione tra sviluppo di istituzioni democratiche e i diversi percorsi economici. ▪ In particolare, questa analisi concerne il confronto tra Inghilterra e Olanda da un lato, e dall’altro Francia, Spagna e Portogallo. ▪ Analizzando la loro storia, le prime due nazioni hanno sviluppato sin dagli inizi del 1400 alcune forme, seppur limitate, di governi costituzionali e, soprattutto, le rispettive monarchie avevano limitato il loro rispettivo potere di imporre deliberatamente le tasse. Diversamente, Francia, Spagna e Portogallo si muovevano verso un assolutismo sempre più esasperato. ▪ In breve, le economie dei due Paesi più “democratici” divennero le economie di riferimento in tutta Europa. Le differenti strutture istituzionali e la garanzia di diritti di proprietà, infatti, permisero lo sviluppo di un clima favorevole per gli investimenti, che da subito generò effetti positivi su altre istituzioni economiche, come i mercati finanziari.

42 ISTITUZIONI POLITICHE E CRESCITA ECONOMICA NELLA STORIA EUROPEA / 2
▪ Le diverse istituzioni politiche condizionarono anche gli sviluppi economici che le cinque nazioni intrapresero con le colonie; in Inghilterra e Olanda il commercio era condotto da compagnie autonome, mentre Spagna, Portogallo e, in misura limitata la Francia, crearono veri e propri monopoli di Stato che limitarono l’iniziativa privata. ▪ La continua espansione dei commerci portò all’ascesa della classe mercantile, ed al conseguente spostamento del potere de facto verso i nuovi ceti emergenti in Inghilterra e Olanda; il rigido controllo dei rapporti con le colonie e l’accumulo dei profitti derivanti dai commerci da parte della ristretta classe dirigente rafforzò i legami di potere in Spagna, Portogallo e Francia, dove non ci poterono essere sviluppi costituzionali che operassero sulle istituzioni politiche ed economiche, e quindi sulla ridistribuzione delle risorse. ▪ Lo spostamento del potere de facto nelle mani della classe mercantile spiega l’introduzione di istituzioni politiche e leggi più democratiche che limitarono il potere delle monarchie anglosassone ed olandese.

43 ISTITUZIONI POLITICHE E CRESCITA ECONOMICA NELLA STORIA EUROPEA / 3
▪ Non a caso, sono questi due i Paesi nei quali avrà luogo il take-off che darà vita alla rivoluzione industriale e ai primi reali segni di crescita economica; all’opposto, la spinta innovativa della rivoluzione francese verrà soppressa dalla Restaurazione di Luigi Napoleone, mentre Spagna, Portogallo si apprestano a diventare due delle nazioni più arretrate d’Europa, destinando le enormi risorse accumulate con la colonizzazione a vantaggio della ristretta classe nobiliare. ▪ I diversi equilibri di potere determinano diverse istituzioni economiche e diverse politiche di ridistribuzione delle risorse, che a loro volta condizionano i futuri assetti istituzionali e, quindi, le future concentrazioni di potere de facto. ▪ La relazione appare, quindi, complessa e circolare.

44 GLI SVILUPPI DELLA DEMOCRAZIA IN INGHILTERRA
▪ Agli inizi dell’ottocento, le principali nazioni europee erano governate da piccole élites; alcune avevano legislature elette dall’esiguo numero dei partecipanti al voto, altre presentavano assetti istituzionali di origine medievale. ▪ Ma la rivoluzione industriale che iniziava a varcare i confini britannici fu la spinta propulsiva per la rivendicazione di maggiori diritti da parte delle masse. ▪ In Inghilterra, in particolare, la “First Reform Act” del 1832 (che rimosse i cosiddetti “rotten boroughs”) fu una prima concessione a fronte delle rivolte popolari. Tale riforma raddoppiò il numero degli aventi diritto al voto, portandolo al 14,5% della popolazione. ▪ I continui miglioramenti del tenore di vita costituirono il catalizzatore per ulteriori rivendicazioni, che portarono a successive concessioni, culminate con i “Reform Acts” tra il 1867 ed il 1884 che “affrancarono” quasi il 60% della popolazione britannica maschile.

45 LE INNOVAZIONI IN CAMPO ECONOMICO IN INGHILTERRA
▪ I governi liberali e conservatori iniziarono ad introdurre le prime serie leggi per il lavoro, che cambiarono le relazioni tra industria e lavoratori più a favore di questi ultimi. ▪ In particolare, durante il periodo compreso tra il 1906 ed il 1914 il governo liberale introdusse prima con Asquith e dopo con Lloyd George una politica efficace di ridistribuzione del reddito che comprendeva assicurazioni sulla salute ed il lavoro, pensioni finanziate dallo stato, redditi minimi ed una tassazione più equa attraverso un sistema più progressivo. ▪ Due dati: il gettito fiscale in proporzione al prodotto nazionale raddoppiò in 30 anni dopo il 1870, ed è pacifico tra gli storici economici che dopo questa data la disuguaglianza precipitò. ▪ Ma il colpo decisivo alle ultime barriere antidemocratiche fu assestato dalla prima guerra mondiale, e dalle voci che parlavano di una rivoluzione proletaria in Russia…

46 PERCHE’ LA DEMOCRAZIA PROPRIO IN INGHILTERRA?
▪ Dalla storia dell’Inghilterra emerge come i cambiamenti economici e sociali connessi alla crescente industrializzazione rafforzarono il potere de facto degli “affrancati”; essi infatti reclamano un ruolo da protagonista nelle istituzioni politiche per poter appropriarsi in futuro del potere de jure. Ed i cambiamenti politici sono la causa di quelli economici. ▪ Ma perché proprio in Inghilterra? Frutto di una èlite illuminata? In realtà, tutto ciò fu piuttosto una concessione “forzata” davanti al pericolo di una rivoluzione, come avvenne in altre parti d’Europa in cui si scelse la via della repressione. ▪ La richiesta di maggiore democrazia istituzionale era un modo per trasformare il sempre più forte potere de facto in potere de jure. ▪ E’ solo grazie al potere de jure che si possono rendere le istituzioni e le politiche economiche più aderenti ai propri interessi; “la democrazia emancipa le classi più povere, e queste usano la democrazia per rendere le istituzioni economiche e la distribuzione delle risorse nella società più inclini ai propri interessi” (Li, Squire e Zou, 1998).

47 CONCLUSIONI / 1 ▪ La rivendicazione di maggiori diritti e di politiche più attente al welfare agli inizi del 1900 dimostrano come le istituzioni politiche influenzano quelle economiche e le relative politiche che incidono sulla distribuzione delle risorse alle varie classi sociali. ▪ Le istituzioni politiche, però, cambiano in risposta agli squilibri di potere de facto, influenzando perciò la futura distribuzione del potere de jure, per sua natura più duraturo. ▪ In questa parte abbiamo cercato di correlare la crescita economica alle relazioni politiche tra chi detiene il potere e chi cerca di modificare l’assetto politico per influenzare le istituzioni politiche, e di conseguenza, quelle economiche. ▪ Non è possibile studiare perché alcuni paesi crescono più di altri se non si conosce come sono organizzate le loro società e le loro istituzioni politiche ed economiche.

48 CONCLUSIONI / 2 ▪ In particolare, l’analisi per la comprensione dei meccanismi di miglioramento della crescita economica non può prescindere dallo studio finalizzato al miglioramento delle istituzioni e del loro funzionamento. ▪ La migliore comprensione delle correlazioni tra assetti istituzionali e crescita economica di lungo periodo potrebbe risolvere quelle che sono le problematiche relative alla crescita nulla dei paesi sottosviluppati.


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