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Istituzioni di Economia e Organizzazione d’Impresa

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Presentazione sul tema: "Istituzioni di Economia e Organizzazione d’Impresa"— Transcript della presentazione:

1 Istituzioni di Economia e Organizzazione d’Impresa
Docente: Ing. R. Chiavaccini

2 Un’osservazione personale
Quando mi sono iscritto ad Ingegneria a Pisa (1965) io, come tutti gli studenti italiani, poco o nulla sapevo di problemi economici e organizzativi La scuola italiana di quell’epoca privilegiava altre culture (meglio se orientate al passato) Da cui si diceva …..

3 Paradiso Luogo in cui e tutti sono organizzati dagli svizzeri
i meccanici sono tedeschi i poliziotti sono inglesi i cuochi sono francesi gli amanti italiani e tutti sono organizzati dagli svizzeri

4 Inferno Luogo in cui: e tutto è organizzato dagli italiani !! E oggi ?
i meccanici sono francesi i poliziotti tedeschi i cuochi inglesi gli amanti svizzeri  e tutto è organizzato dagli italiani !! E oggi ?

5 Domanda Qual è questo anno il livello culturale degli studenti del I° anno di ingegneria gestionale? Facciamo una verifica empirica!

6 Chi ha scritto ? L’ILIADE (?) LA DIVINA COMMEDIA (1307)
I PROMESSI SPOSI (1827) IL GATTOPARDO (1958)

7 Chi ha scritto ? "RICERCA SULLA NATURA E SULLE CAUSE DELLA RICCHEZZA DELLE NAZIONI” (1776) "PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE SCIENTIFICA DEL LAVORO" (1906) “L’IMPRESA DI QUALITÀ” (1989) "LA MACCHINA CHE HA CAMBIATO IL MONDO" (1991) “RIPENSARE L’AZIENDA” (1992)

8 Nota bene La scuola italiana, parte dalle origini (come i CV: nato a, scuole a, laurea a, impiegato a, ..) ed è sempre … …. in ritardo ! Gli studenti italiani sanno tutto (quasi) sulle guerre puniche e poco o nulla del mondo attuale …. a meno che non siano personalmente interessati (scelte individuali)

9 Cos’ è ? Il fuorigioco Il pit stop Un sms Un Tablet Facebook Qualcuno di voi sa come funziona l’eolipila (il motore) di Erone ? E un motore brushless?

10 Cos’ è? La produttività Il PIL - Prodotto Interno Lordo Lo Spread
Il profitto Il cash flow netto Un sistema ERP

11 Perché allora studiare l’economia (e l’organizzazione) ?

12 Perché ? Ovvio: Non la conoscete
Influenzerà significativamente la vostra vita in quanto il suo posto è al centro della vita sociale Il mestiere che vi siete scelti si basa sulla stessa (e sull’organizzazione)

13 Economia & vita sociale
Ci sono molti problemi economici per i quali non sempre esiste una soluzione facile: Perché c’è disoccupazione? Perché c’è un trade-off negativo tra disoccupazione e inflazione? Perché il prezzo del pane aumenta? Perché i tassi di interesse aumentano o diminuiscono?

14 Aspetti tipici Ci sono economisti (e politici) che suggeriscono soluzioni diverse E allora come scegliere? Non sarebbe bene comprendere un po’ meglio gli effetti della politica economica, dal momento che sarete l’elite culturale del Paese (chi non ha una laurea se la inventa!) e, soprattutto, che siete stati e sarete elettori attivi ?

15 Economia & professione
Le scelte aziendali che farete (o che farete prendere) devono puntare al massimo profitto o al massimo cash flow netto? Come si possono ridurre significativamente i costi ricercando economie di scala o puntando a strutture organizzative snelle (Lean)? ----

16 Di che cosa si occupa l’economia?
Della società e del comportamento degli uomini nella società Se ne occupa dal punto di vista economico, della ricchezza, perché nella società non ci sono mezzi sufficienti per soddisfare tutti i bisogni e per raggiungere tutti gli obiettivi

17 Allora cos’è l’economia?
L’economia è una scienza si parla infatti di scienza economica Ciò che fa di una materia una scienza è il metodo scientifico, cioè la formulazione di teorie e la verifica “sperimentale” di queste teorie (bene o male siamo tutti figli di Galileo) Ogni teoria nasce dall’osservazione della realtà

18 Modelli Nella scienza si utilizzano modelli:
descrittivi per spiegare la realtà e le sue cause previsionali (simulativi) per prevedere dei possibili comportamenti della realtà stessa normativi per imporre dei comportamenti Generalmente, per i modelli, si utilizzano: equazioni matematiche grafici disegni simulacri fisici

19 Modelli Ecco perché fin dai primi anni gli studenti di ingegneria devono studiare molta matematica, fisica, …

20 Modelli economici Purtroppo nell’economia le cose sono ancora più complicate perché gli oggetti in studio non sono elementi naturali come masse, elettroni, molecole, … che hanno comportamenti sempre uguali Non bastano i precedenti modelli: sono necessari anche i modelli “verbali” ovvero modelli qualitativi (magari riportati in forma di grafici per spiegarli meglio)

21 Gli attori dell’Economia
Gli “attori” dell’Economia sono ancora delle entità naturali Hanno però comportamenti particolari che oltretutto possono cambiare in brevissimo tempo: le persone

22 Modelli Vs persone Il pericolo è che volendo ingabbiare le persone in rigidi modelli “aprioristici” in realtà ci sfuggano di mano E, quindi, o si obbligano le persone con la forza a comportarsi come previsto dal nostro modello (vedi il marxismo) o ci sentiremo dire: gli economisti riescono a spiegare gli eventi solo a posteriori (economia descrittiva vs predittiva) !!

23 Modelli Vs persone Ad esempio un modello classico dell’Economia è la “curva della Domanda” dove si mettono in relazione le quantità vendute in funzione del prezzo Oggi tale modello spiega bene la realtà? Quando comprate qualcosa lo fate solo in relazione al prezzo ? E perché le automobili nel posteggio qui davanti hanno si prezzi diversi ma di fondo sono tutte differenti l’una dall’altra?

24 Modelli vs Persone Ecco perché gli ingegneri tutti, sia i gestionali che gli altri, che necessariamente si devono occupare di aspetti economici e organizzativi, quando si troveranno nella vil realtà (con le persone) avrebbero bisogno non solo di sviluppare il lobo cerebrale sinistro ma anche quello destro !

25 Emisferi cerebrali Conoscete le specializzazioni dei due emisferi del cervello?

26 Ad Ingegneria Vi “alleneranno” molto l’emisfero sinistro (quello dei modelli): il lobo destro rischierà però di rimanere atrofizzato Con questo corso tenterò di darvi uno stimolo ad “allenare” meglio anche quello destro per avere una mentalità più corretta

27 Un consiglio Sia per la tradizionale impostazione scolastica “dal passato al presente” sia per la fatica di aggiornare i programmi, spesso, anche (e purtroppo) all’Università, si utilizzano teorie e modelli obsoleti

28 Parole “classiche” dell’economia
Scarsità è la principale parola chiave, che ha fatto definire l’economia la scienza della scarsità Beni economici (beni scarsi) materiali (cioccolatini, automobili, petrolio, …) immateriali (spettacolo, cura di un dente, uso di un bene pagandone l’affitto, il lavoro delle persone pagandone il salario, …)

29 Parole chiave dell’economia
Utilità: un bene è economico se è utile alle persone (soddisfa un bisogno) ma è scarso Produzione: i beni economici, in quanto scarsi, devono/possono essere prodotti Prezzo: i beni economici, in quanto prodotti, hanno un prezzo di scambio (concetto di mercato)

30 Parole chiave dell’economia
Risorse: nel processo produttivo si utilizzano altri beni intermedi, ovvero risorse, anche queste scarse, per cui sorge il problema dell’impiego alternativo Produttività: quantità di beni ottenuti con l’impiego di una unità di risorsa

31 Nota bene Non tutti i beni intermedi sono prodotti Esempio:
La terra Il lavoro Possono però essere migliorati per aumentarne la produttività , attraverso l’uso dei fertilizzanti (la terra) e attraverso l’istruzione (il lavoro)

32 Definizione di Economia (Samuelson)
L’economia è lo studio del modo in cui gli individui e la società pervengono a scegliere, con o senza l’uso della moneta, di impiegare risorse produttive scarse, suscettibili di usi alternativi, per produrre vari tipi di beni e distribuirli per il consumo, attuale o futuro, tra varie persone e gruppi sociali Si noti il concetto di moneta e di tempo attuale e futuro

33 La scienza economica Si divide in due branche principali:
Teoria economica (o Economia) - Studia le leggi dell’economia e il funzionamento dei mercati Politica economica – Riguarda lo studio dell’intervento pubblico (lo Stato utilizza gli strumenti a disposizione, per correggere le imperfezioni del mercato e per raggiungere l’obiettivo del benessere della collettività)

34 La Teoria Economica Si distingue in:
Microeconomia - Studia il comportamento dei singoli (consumatori e produttori), la formazione dei prezzi, i mercati (dei beni, del lavoro, della moneta), …. Macroeconomia - Studia i fenomeni del sistema economico aggregato, del livello generale dei prezzi, della disoccupazione, dell’interdipendenza reciproca tra i vari mercati, …

35 Il Corso Come sempre il corso di Istituzioni (60 ore) è diviso in questi due classici argomenti: Microeconomia Macroeconomia

36 Il Corso Fatta questa premessa è ovvio che un corso di introduzione all’Economia, per persone che non hanno nemmeno le conoscenze di base, è un grosso “pachiderma” con molti argomenti e, quindi, difficile da “mangiare e digerire” in 60 ore Il trucco è ovviamente quello classico: un morso alla volta … e un po’ di tempo

37 Il Corso Per aiutarvi quest’anno il CdL ha programmato (e pagato) 30 ore di didattica aggiuntiva (facoltativa per voi) per cercare di aiutarvi a digerire meglio gli argomenti proposti L’esame verterà ovviamente solo sugli argomenti trattati nelle 60 ore ufficiali: le 30 ore aggiuntive serviranno solo …. a capire meglio

38 Il Programma Cercherò, nel mio piccolo, di utilizzare modelli più attuali, anche a costo di mettere in dubbio i sacri testi! Tratterò pertanto gli argomenti in ordine temporale inverso dal solito: da oggi a ieri invece che da l’altro ieri ad ieri

39 La I° Rivoluzione Industriale
Un po’ di storia dell’Economia: in pillole ovviamente, per non appesantire il pachiderma !!

40 La I° rivoluzione industriale
Segna, verso la metà/fine del ‘700, la nascita della moderna economia “industriale” È basata su nuove tecnologie (James Watt - macchina a vapore) e su una nuova forma di organizzazione definita “divisione del lavoro” (Adam Smith - Ricerca sopra la natura e ...)

41 La I° rivoluzione industriale
Le nuove tecnologie e la nuova formula organizzativa portarono a fortissimi aumenti della produttività Ovvero della quantità di beni (materiali) prodotti per ora lavorata E, quindi, del PIL (Prodotto Interno Lordo)

42 Il PIL Si indica con PIL la ricchezza prodotta in un anno da un paese
Il PIL è dato dal “valore totale prodotto” ed è misurato dalle vendite dei beni e servizi fatte da tutte le aziende, al netto delle importazioni e della produzione di beni/servizi intermedi

43 Il PIL (al costo dei fattori)
Azienda Acquisti Lavoro Ammor.ti Profitto Vendite 1 (Estero) 10 3 15 II° 5 2 23 Totale 1 + 15 4 38 PIL = 38 – 1 – 15 = 22

44 PIL = VALORE AGGIUNTO = 15 + 4 + 3 = 22
Il PIL (al costo dei fattori) Definizione duale Il Valore Aggiunto è dato dalla somma dei redditi individuali (lavoro = salari/stipendi) + ammortamenti + profitti PIL = VALORE AGGIUNTO = = 22

45 La nascita dell’economia
La nascita dell’economia come scienza autonoma si fa dunque risalire al 1776 con la citata pubblicazione di Adam Smith, professore di Filosofia morale, “Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezza delle Nazioni”

46 La nascita Leggiamo allora il brano (modello verbale) degli spilli di Smith da sempre preso come “simbolo” della rivoluzione industriale e, quindi, della nascita dell’Economia Il brano è alla base del DNA industriale “moderno” e, quindi, degli ingegneri “classici” Badate bene ho detto “moderno, classici” non attuali e/o futuri

47 Il brano degli spilli È il “modello verbale” perfezionato poi da F. W. Taylor (Principi di organizzazione scientifica del lavoro) che ha teorizzato il lavoro industriale realizzato: Dividendo il lavoro con personale “specializzato” (e quindi per operazioni specifiche e in reparti/uffici specializzati ovvero in “Silos”, in gergo attuale) Con modalità meccanizzate/automatizzate (centralità delle macchine) e, inevitabilmente, con lotti e code

48 Le Specializzazioni Task Specialization: suddivisione del processo in attività elementari Labor (o Resource) Specialization: attribuzione al personale di una o più attività da svolgere Knowledge Specialization: “Conoscenze specifiche” necessarie per svolgere le diverse attività

49 Progettiamo un Processo
Avete appena fondato un nuovo giornale e vi ponete il problema del Processo per spedirlo in abbonamento A proposito di cultura, qualcuno a scuola vi ha mai parlato dei Processi come entità fondamentali nel funzionamento delle aziende/organizzazioni?

50 Le attività/operazioni/tasks del Processo
Piegare il fascicolo Imbustarlo Chiudere la busta Incollare cartellino indirizzo Affrancare

51 Una prima domanda (a Smith?)
Conviene utilizzare un Processo: Manuale Meccanizzato/Automatizzato (che, si può dimostrare, costa unitariamente meno del precedente) ?

52 Siamo nel 2013 Ed Internet? Ed i Tablet?
È ovvio che oggi (non ai tempi dello Smith e del Taylor) il rischio (parola chiave in Economia) di acquistare una macchina costosa destinata però a rapida obsolescenza (altra parola che ritroverete spesso) è molto alto Il che fa venire qualche dubbio sulla veridicità (odierna) di una parte almeno delle parole di Smith

53 Una seconda domanda Avendo deciso, per ridurre i rischi, di utilizzare inizialmente un Processo manuale, conviene, per ridurre il tempo, lavorare con modalità: industriali (ogni persona svolge, come dice lo Smith, una sola operazione producendo, inevitabilmente, a lotti) artigianali (ogni persona svolge in sequenza tutte le operazioni: “one piece flow”)?

54 Noi tecnici siamo o no positivisti (Galileiani) ?
Facciamo una verifica sperimentale per vedere quale sia la soluzione migliore !

55 Eppur si muove …. Le teorie ed i modelli, specialmente quelli più vecchi come quello di Smith, non sono il Vangelo: mettiamoli pure in dubbio L’Università l’hanno inventata per questo e Galileo non è nato invano!

56 Siate affamati, siate folli !!! Steve Jobs

57 Eppur si muove …. Come si vede sperimentalmente si mette meno tempo a produrre con uno schema “artigianale” che “industriale” (caro il mio Smith) Perché ? Ci sono meno sprechi (Muda = parola giapponese) di tempo! Li vedete? E poi … con l’One Piece Flow si inizia a consegnare prima

58 La II° Rivoluzione Industriale

59 La II° rivoluzione industriale
Si identifica con la produzione di massa Si basò su nuove tecnologie quali: energia elettrica, lavorazioni meccaniche a dimensioni standard, tolleranze di lavorazione E su nuove forme di organizzazione del lavoro catene di montaggio (Henry Ford) razionalizzazione del lavoro specialistico (F.W. Taylor - “Principi di organizzazione scientifica del lavoro”)

60 La II° rivoluzione industriale
Le nuove tecnologie e la nuova formula organizzativa (per funzioni, silos) portarono ad ulteriori fortissimi aumenti della produttività (ancora di beni materiali) e, quindi, del PIL

61 La Microeconomia A cavallo fra I° e II° rivoluzione industriale si sviluppa la Microeconomia Classica Si inizia a studiare scientificamente: Il comportamento del singolo consumatore Il comportamento della singola impresa Il comportamento del singolo mercato (dei beni, del lavoro, dei fattori produttivi, dei capitali, ecc.)

62 La Microeconomia Il funzionamento del “sistema economico” attraverso la teoria dell’equilibrio economico generale, che mette insieme i risultati raggiunti in precedenza in tema di comportamento di consumatori, imprese e mercati È un punto di arrivo (a differenza della macroeconomia che assume l’interdipendenza del sistema economico nel suo insieme come punto di partenza dell’analisi)

63 Una III° Rivoluzione Industriale ?

64 Una III° rivoluzione industriale ?
Negli anni ’80 del secolo scorso lo sviluppo delle tecnologie informatiche in grado di automatizzare il lavoro sia di officina che di ufficio (le fabbriche automatiche – CIM Computer Integrated Manufacturing) ha fatto ritenere che la produttività (ancora di beni materiali) potesse ulteriormente e significativamente aumentare

65 Una III° rivoluzione industriale ?
Questo nei paesi maggiormente industrializzati non si è verificato tanto che Solow - premio Nobel per l’Economia- ha potuto affermare: i computers si sono visti ovunque tranne che nelle statistiche sulla produttività

66 Una III° rivoluzione industriale ?
Hanno “prevalso” forme di produzione con minore automatizzazione ovvero due nuovi modelli organizzativi giapponesi: la “qualita’ totale” (Total Quality Management) “L’impresa di qualità – Deming” la “produzione snella” (Lean Development/ Production) simbolizzati dalla Toyota “La macchina che ha cambiato il mondo - Womack” T0 T1 T2

67 Una III° rivoluzione industriale ?
I modelli giapponesi hanno imposto (stanno imponendo) a tutto il mondo profonde modifiche organizzative ai modelli della produzione industriale Non sono però riusciti a far aumentare fortemente il PIL nelle nazioni più industrializzate che li hanno adottati, compreso il Giappone

68 Una III° rivoluzione industriale ?
Né le nuove tecnologie informatiche né le nuove formule organizzative sono riuscite da sole a scatenare una rivoluzione ovvero sono state capaci di far aumentare di ordini di grandezza la produttività e, quindi, il PIL

69 Una III° rivoluzione industriale ?
Di recente, nei paesi maggiormente industrializzati, si è però evidenziato un fenomeno del tutto nuovo: i consumi sempre più si sono orientati verso prodotti immateriali e servizi che si basano sulle ICT (Information & Communication Technologies)

70 Una III° rivoluzione industriale ?
Nei paesi ad economia avanzata si sta passando da un’economia basata sul consumo di beni materiali e di servizi “fisici” a un’economia basata sul “consumo di informazioni”

71 Una III° rivoluzione Questo aspetto, in sinergia con:
l’impetuoso sviluppo delle ICT la diffusione dei modelli organizzativi giapponesi ha portato a una III° rivoluzione economica iniziata da alcuni anni negli USA

72 La III° rivoluzione Negli USA:
Gli investimenti in informatica, saliti del 6% all’anno dal 1960 al 1990, dal 1990 sono saliti del 12% all’anno Dal 1996 l’aumento annuo della produttività è passato dal 1,75% al 2,75% Il PIL è cresciuto a ritmi del 5% annuo

73 New o Net Economy o e-Economy
La III° rivoluzione Il 1996 è tradizionalmente considerato l’anno di inizio della III° rivoluzione conosciuta come New o Net Economy o e-Economy I modelli della Microeconomia classica sono diventati, almeno in parte, “obsoleti”

74 La New Economy La New Economy sta cambiando non solo il cosa produrre ma di fatto sta cambiando alla base anche il come farlo ovvero il modo di fare impresa

75 La New Economy Non è un caso che:
all’inizio del nuovo millennio le tre persone più ricche degli USA fossero il fondatore, il cofondatore ed il presidente di Microsoft diecimila dipendenti della Microsoft tramite le “stock options” in pochi anni siano diventati milionari in dollari

76 La New Economy Non è un caso che:
Google abbia avuto alla fine del 2007 uno share del 56% del mercato pubblicitario di internet (valore stimato nel 2008 di 80 miliardi di $) Microsoft abbia recentemente lanciato un’offerta d’acquisto (rifiutata) di Yahoo da 45 miliardi di $ per arrivare al 31% di tale mercato mentre abbia acquistato Skype nel 2011 per 8,5 miliardi di $

77 La New Economy Non si deve comunque confondere l’andamento del PIL con le crescite (o le perdite) tumultuose e anomale della Borsa per effetto di bolle speculative

78 La New Economy Il PIL ogni anno può al massimo crescere di qualche punto percentuale In Italia, molto indietro nella New Economy, saremmo contenti se salisse del 2% (negli ultimi 5 anni e’ diminuito del 9%) Le crescite (o le perdite) di borsa possono viceversa essere di ordini di grandezza

79 La New Economy Le crescite anomale della borsa, dopo una grossa euforia iniziale sono state per altro molto ridimensionate

80 Cosa si pensava nel 1999 Pensiero comune: “If you are NOT IN E-BUSINESS, you are OUT OF BUSINESS” Fiducia comune: .COM or E- significa automaticamente passaporto per la ricchezza

81 E nel 2000? Scoppio della “INTERNET Bubble”
Pessimismo intenso per ogni “nuova avventura ICT” Dappertutto titoli del tipo: “l’e-Business è morto!”

82 Nella realtà La maggioranza delle aziende e un numero sempre maggiore di consumatori utilizza o pensa di utilizzare in qualche modo Internet/Intranet Stanno emergendo molti altri servizi basati sulle informazioni richiesti e svolti in tempo reale Si sono avuti altri enormi progressi nelle infrastrutture e nel software

83 Nella realtà C’è abbondanza di capitali in cerca di impiego (Venture Capital) C’è un forte interesse da parte degli end users In sostanza è inevitabile una importante crescita di medio termine

84 Il trend Long-term Trend E-business trend Situazione attuale

85 I cambiamenti strutturali
Pr riassumere: Negli ultimi vent’anni nel mondo delle aziende si sono verificati a cascata cinque cambiamenti strutturali dovuti alle ICT e ai modelli organizzativi per “processi” dei giapponesi (TQM e Lean) È un periodo che non ha precedenti quanto a ritmo e portata delle trasformazioni

86 I cambiamenti strutturali
Valore m-Business e-Business e-Commerce Qualità & Lean Automazione Tempo

87 I cambiamenti strutturali
Le prime due svolte strutturali (Automazione e Quality & Lean Thinking) hanno imposto alle aziende industriali grandi trasformazioni interne, ad esempio: Nel settore siderurgico la concorrenza estera e la richiesta di maggiore efficienza hanno imposto enormi interventi di ristrutturazione L’industria automobilistica ha compiuto una migrazione strutturale analoga attraverso tagli dei costi, ristrutturazioni e reengineering dei processi

88 I cambiamenti strutturali ICT
Dal 1995 nelle ICT si è assistito a tre grandi migrazioni strutturali avvenute in rapida successione: e-commerce e-business m-business È interessante osservare che i cambiamenti strutturali indotti da questi fenomeni non sono confinati all’interno delle singole imprese, ma in qualche modo sono andati anche oltre i confini

89 I cambiamenti strutturali
L’e-commerce , soprattutto nel mercato nordamericano, ha profondamente modificato le modalità di interazione fra impresa e clienti L’e-business ha avuto un impatto simile su fornitori e dipendenti E, se anche è forse troppo presto per affermarlo con certezza, è possibile prevedere che l’m-business (mobile business) indurrà cambiamenti ancora più profondi, perché i suoi tentacoli si diffondono ovunque

90 I cambiamenti strutturali
Gli effetti dell’m-Business, e questo lo rende un fenomeno del tutto nuovo, si avvertono su tre piani diversi: infrastrutture e device applicazioni ed esperienze relazioni e supply chain

91 La New Economy Esaminiamo più da vicino i tre aspetti che, insieme alle nuove tipologie di prodotti/servizi desiderati dal mercato, hanno generato la III° rivoluzione : ICT aziendali Qualità Totale Gestione per Processi (Lean) ICT QT GP

92 Il CORSO

93 Obiettivo È propedeutico e, quindi, ha lo scopo di introdurre gli studenti al mondo dell’Economia «Attuale» Il mio specifico obiettivo è interessarvi agli argomenti in modo da stimolarvi ad approfondirli (come fate con Facebook) indipendentemente dagli “esami”

94 Programma Lean Thinking: Assessment Principi del Lean Thinking ----

95 Programma Sistemi informativi aziendali:
I sistemi informativi operativi e gestionali Alcune delle principali EAS: Commercio elettronico ERP CRM ----

96 Programma Elementi di microeconomia classica: Domanda Offerta Mercato

97 TESTI di Riferimento: Materiale fornito dal docente (in rete)

98 Esami Prova scritta, in itinere, su Microeconomia con simulazione in aula Prova orale su resto programma

99


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