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Lezione XII. La rivoluzione culturale

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Presentazione sul tema: "Lezione XII. La rivoluzione culturale"— Transcript della presentazione:

1 Lezione XII. La rivoluzione culturale

2 Due aspetti principali:
La rivoluzione del sentimento e l’emergere del soggetto femminile la secolarizzazione

3 La rivoluzione del sentimento e l’emergere del soggetto femminile

4 I valori dell’individuo
Il romanticismo grande corrente culturale che ha continuato a scorrere con immutato vigore fino a noi (i valori veicolati dal grande cinema commerciale) Critica del razionalismo illuminista: contro modelli e principi universali, sentimento e interiorità, emozioni e anima, ribellione contro le convenzioni, culto dell’originalità e del genio (il cuore vale più della testa)

5 Avviare nuovamente l’uomo verso forze eterne e stabili all’interno di se stesso ma al di fuori del suo controllo razionale (realizzazione dell’individuo anche contro il destino)

6 L’emergere del soggetto femminile
Radicale novità anche quella dell’accesso delle donne ai diritti Profondità storica della “differenza” (la Genesi come interpretazione della sconfitta femminile; il patriarcato e i suoi antichi motivi)

7 Due aree non comunicanti:
L’impegno politico, sociale, intellettuale, economico (il pubblico) al maschio; La continuità della specie, l’organizzazione della vita quotidiana, la piccola produzione per la sopravvivenza, i rapporti personali (il privato) alla femmina Sempre la Genesi: l’uomo “lavorerà col sudore della fronte”; la donna “soffrirà i dolori del parto” Donne dunque solo oggetto di manipolazione? Hanno certo esercitato funzioni e poteri, ma in un’area separata e delimitata

8 Rapporto gerarchico uomo-donna realtà di fatto innegabile nei secoli: all’uomo l’autorità, la sicurezza, l’autonomia; la donna si esprime con la subordinazione e il sacrificio di sé Il cristianesimo parla di parità (“né uomo né donna”) ma solo davanti a Dio Non basta nemmeno la nascita della concezione moderna dell’individuo soggetto dei diritti: essa è pensata come paradigma maschile (da Locke a Rousseau) e non modifica la gerarchia tra i sessi

9 Tuttavia la frattura della modernizzazione (trasformazioni politiche, economiche, culturali ) offre il terreno sul quale è possibile che emergano le rivendicazioni del mondo femminile: nascono la “questione femminile” e il “femminismo”

10 Donne e trasformazioni politiche
Nell’Antico Regime la società è patrilineare: i patrimoni (sia nel mondo contadino che in quello nobiliare) sono gestiti dal soggetto familiare; le donne sono senza diritti, come stranieri e minori La Rivoluzione francese è una rivoluzione dei diritti: i soggetti sono gli individui; e le donne?

11 Nella Rivoluzione la presenza femminile è forte (dame e salotti; i Cahiers de doléance femminili; la partecipazione popolare femminile; i club femminili; Dichiarazione dei diritti della donna di Olympia de Gouges) Dopo un aspro dibattito le donne vengono però escluse dai diritti politici: de Gouges ghigliottinata nel Terrore Resta però l’idea di eguaglianza, difficile da eliminare: la diseguaglianza femminile è per la prima volta in contraddizione con i principi ispiratori della società, mentre prima la gerarchia era in piena armonia I Codici della rivoluzione, intanto, eliminano la impossibilità di ereditare, fare testamento ecc.

12 Donne e trasformazioni economiche
L’esperienza del lavoro in fabbrica uno dei detonatori principali della questione femminile Non inaugura certo il lavoro femminile (la grande azienda familiare contadina o artigiana; la domestica; la prostituta), anzi per certi versi lo sottrae (gli uomini che non avrebbero mai salato il porco, fabbricato candele o tessuto in casa lo fanno in fabbrica)

13 Il lavoro femminile in fabbrica è antagonistico sin dall’inizio rispetto a quello maschile (si diffonde, con quello infantile, perché più a buon mercato) e particolarmente fragile: è spesso vissuto come necessità negativa Tuttavia, elemento di maturazione e socializzazione (anche se senza esagerare: presenza femminile nel movimento operaio subalterna e marginale)

14 L’effetto della rivoluzione industriale è così soprattutto quello di rompere l’unità tra lavoro e famiglia: alla famiglia produttiva (con un certo ruolo direttivo femminile) si sostituisce la famiglia nucleare (in cui la donna diverrà la casalinga)

15 Donne e trasformazioni culturali
La rivoluzione romantica del sentimento è anche una rivoluzione della sessualità che porta all’emancipazione della coppia dalla grande famiglia patriarcale A) Nuova enfasi sul sentimento della maternità con la riduzione della mortalità infantile e il lavoro industriale (prima invio dei figli a balia e distacco psicologico; ora dipendenza madre-bambino: uscita dell’uomo dalla case; alla donna la sorveglianza e l’educazione dei figli)

16 B) L’amore romantico pone l’esigenza di un partner con cui intendersi:
nasce l’idea della grande storia d’amore contro le prescrizioni rituali, le tecniche di corteggiamento, le strategie familiari; l’amore è qualcosa di passionale e misterioso, che non dipende più dai calcoli di vantaggi e svantaggi, ma è sul piano della fantasia e dei sentimenti non controllabili, è avventura esclusiva

17 Tutto questo comporta una esaltazione della donna, ma anche la costruzione di un rigido stereotipo:
UOMO DONNA forte dolce aggressivo pudica iniziativa sacrificio ragione sentimento conquistatore debole protettivo angelo focolare

18 Lo sviluppo della questione femminile
Anche se la questione femminile è nata, il XIX secolo è ancora un secolo maschile: Movimenti proto-femministi hanno scarsissimo seguito e sono presto dimenticati 1869 John Stuart Mill: Sulla schiavitù della donna Negli USA, dopo la guerra di Secessione, movimento per il voto alle donne e ai neri (se votano i maschi neri, perché non le donne bianche?) Donne ancora in genere escluse dai diritti politici, dalle professioni, dall’università

19 Il XX secolo sarà il “secolo delle donne”:
La socializzazione, le esperienze, le lotte sindacali, il lavoro delle donne piccolo-borghesi nei servizi (segretarie, telefoniste, commesse) fanno progressivamente crescere la coscienza femminile Il XX secolo sarà il “secolo delle donne”: 1902 Women’s Social & Political Union di Emmeline Pankhurst: il suffragismo 1903: voto in Australia 1906: Finlandia 1913: Norvegia 1915: Danimarca e Islanda 1918: Gran Bretagna 1920: Stati Uniti (ma alcuni degli Stati già prima)

20 1921: Svezia 1945: Francia 1946: Italia 1952: Grecia 1971: Svizzera 1975: Spagna (1931 la Repubblica; poi il franchismo toglie il diritto) 1976: Portogallo (caduta Salazar) Negli anni ’20 in Europa accesso alle professioni (ad es. il fascismo nega l’accesso ad alcune professioni come insegnati di filosofia o religione)

21 La secolarizzazione

22 Una delle grandi trasformazioni dell’età contemporanea: la presenza della religione nella vita sociale appare cambiata, ridimensionata, diminuita Declino della religione? Enorme problema Analizzeremo e cercheremo di arrivare a una conclusione Una premessa: la distinzione tra fede e religione e le scienze sociali

23 Il punto di partenza: tutte le società nel mondo fino alla seconda metà del Settecento sono “confessionali”, ovunque vige la coincidenza tra religione, vita sociale e potere (organizzazione dello spazio, simboli sociali, riti individuali e familiari, riti politici) Ovunque: paesi cristiani (cattolici, protestanti ortodossi), ebraismo (vita comunitaria in difficili condizioni di minoranza tutt’uno con quella religiosa), mondo mussulmano (società islamica), mondo orientale

24 Esaminiamo meglio il mondo cristiano perché qui la frattura:
Religione ufficiale (Costantino) Identità con la cultura, le istituzioni, la civiltà: la cristianità: quadro di credenze e pratiche imposto Stato confessionale: “Una fede, una legge, un re”, motto della monarchia francese (Enrico IV deve convertirsi; Giacomo II perde la corona perché cattolico) Lo Stato deve impedire l’errore e favorire la verità: il potere politico tutela la religione, la religione garante dell’ordine politico: il dissidente religioso cattivo suddito (l’Inquisizione tribunale dello Stato; il parroco controllore dell’ordine pubblico, ingranaggio del potere)

25 Clero controlla educazione ed assistenza
Clero detiene con l’aristocrazia la proprietà terriera Osmosi profonda: l’esempio del battesimo La Riforma protestante non annulla tutto ciò: Resta l’osmosi: il principio del cuius regio eius religio il pastore al posto del parroco (Ginevra di Calvino, Inghilterra di Cromwell; es. Hawthorne, “La lettera scarlatta”); Il principio della tolleranza Certo differenze: chiese nazionali, cesaropapismo, la specificità cattolica (istituzione sovrastatale)

26 La frattura tra Settecento e Ottocento:
Le rivoluzioni politiche portano progressivamente allo Stato “laico”: Modello americano: presenza pubblica favorita, religione pilastro essenziale ma rispetto libertà dei singoli (laicità e separazione) Modello francese: costituzione civile del clero (accettare all’interno le nuove idee) ha per conseguenza la frattura della coscienza nazionale (i refrattari) e una separazione diffidente Comunque, ovunque la realtà religiosa si riduce a una “parte” della società Le religioni guardavano al nemico, all’infedele, fuori, il mussulmano, l’eretico; ora (pensate al cristianesimo) infedeli sono gli stessi europei: laici, liberali, socialisti, non credenti Si avvia un processo che non si è ancora arrestato (islam)

27 Tre grandi concetti utilizzati per definirlo:
Laicizzazione Scristianizzazione (deislamizzazione? dereligionizzazione?) Secolarizzazione

28 Laicizzazione: Fenomeno che riguarda le istituzioni, regime giuridico, relazioni Stato-Chiesa Introduzione stato civile, matrimonio civile, divorzio, laicizzazione assistenza, emancipazione minoranze, nazionalizzazione beni del clero

29 Scristianizzazione Il regresso quantitativo della pratica religiosa: la diminuzione della frequenza alla messa domenicale, ai sacramenti Un dato indiscutibile; tuttavia, forse, proprio questo il terreno più dubbio Secondo un grande sociologo della religione, Gabriel Le Bras, “mot fallacieux” (parola sbagliata) In realtà, tutto dipende dal punto di partenza: quale cristianizzazione? Conformismo, coercizione. Conseguenze: a) nel XIX e nel XX secolo si rivelano solo comportamenti reali che prima erano nascosti; b) in realtà, chiesa in crisi (ateismo ceti colti, nascite illegittime) già prima della fase rivoluzionaria (scristianizzazione o nuova cristianizzazione? Le donne, i giovani)

30 Esempio fondamentale: il divorzio con la classe operaia
Questo aiuta a capire i limiti del concetto, i problemi della sua interpretazione, ma il fatto è innegabile Esempio fondamentale: il divorzio con la classe operaia Il fattore tempo: la lentezza del tempo ecclesiastico (presenza sul territorio) Il fattore nuova cultura: la rispettabilità borghese e il problema del vestito (il caso inglese)

31 Secolarizzazione Il concetto più vasto: ridurre al “saeculum”, rendere profano Definita dalle scienze sociali (Durkheim, Weber): emancipazione dal condizionamento dei valori sacri o magici (e dunque di conseguenza dal controllo delle autorità religiose) Non solo dimensione istituzionale, ma fatto complessivo, di mentalità, di cambiamento delle credenze individuali: “il disincanto del mondo”; l’onni-calcolabilità dei fenomeni fisici Non fine del religioso; rapporti più complessi: sopravvivenza del sacro in forme nuove Tuttavia, per le confessioni religiose e le chiese realtà particolarmente insidiosa perché entra nell’interiorità del fedele e nello stesso fatto religioso

32 Sviluppo della scienza: la borghesia si stacca dalla pratica religiosa convinta che faccia più la scienza della fede; L’origine delle specie di Darwin non è solo un grande libro scientifico ma una proposta di lettura della vita e del mondo indipendente dal messaggio religioso Metodo storico-critico applicato allo stesso recinto del sacro: vita di Gesù, origini del cristianesimo; Bibbia ebraica, Vangelo cristiano, Corano testi formatisi in tempi diversi, per influssi di persone o gruppi diversi, in rapporto alle proprie concezioni e alla cultura del proprio tempo Cultura, pensiero e arte si sviluppano indipendentemente e spesso contro le religioni tradizionali; nuovi stili di vita allontanano le masse da un orientamento della vita su base religiosa

33 La reazione delle religioni
Tutte le religioni travagliate e divise: Ebraismo: giudaismo riformato (integrazione, evoluzione moderna: liturgia più breve, organo, predica in volgare, distinzione elemento etico-religioso da quello rituale e da quello politico); giudaismo conservatore (sostanza non soggetta a evoluzione, adattare alcuni elementi storicamente determinati); giudaismo ortodosso (fedeltà alla tradizione)

34 Tuttavia, la reazione cattolica ha una sua forte peculiarità:
Protestantesimo: teologia liberale (adattare concettualmente il cristianesimo alla visione del mondo propria della nuova società); ortodossia (difesa intransigente della tradizione); Risveglio (movimento missionario per reagire alla scristianizzazione e alla secolarizzazione) Cattolicesimo: cattolici liberali e intransigenti Tuttavia, la reazione cattolica ha una sua forte peculiarità: Per il protestantesimo i valori di libertà di coscienza e di separazione tra Stato e Chiesa non sono del tutto estranei: più facile accettare la religione come “affare privato”; reazione di adattamento alla modernità : ancora oggi gli anglicani e il sacerdozio femminile

35 La reazione del cattolicesimo alla modernità è invece antitetica:
Scontro cattolicesimo romano/ rivoluzione francese nel 1791 con la Costituzione civile del clero Teoria dell’attacco al cattolicesimo e, poi, “teoria del complotto” Giudizio radicalmente negativo sul mondo moderno e “mito della cristianità” medievale: al posto della potestas indirecta controriformistica, potestas directa Ultramontani: religione positiva, dimensione pubblica, sociale e popolare Si può mettere ai voti la Verità? Si può lasciare libero l’errore? Certo, cattolicesimo liberale (specie tra 1830 e 1848): Manzoni, Montalembert; incontro tra cattolicesimo e libertà; ma messo progressivamente in difficoltà e poi sconfitto Prevale la linea intransigente: valori della libertà incompatibili con il cattolicesimo, necessità dell’appoggio statale e condanna della separazione, difesa del papato e del potere temporale: nel 1864 il Sillabo conclude tutta una evoluzione

36 La risposta cattolica alla secolarizzazione è la politicizzazione della religione:
Culto del Sacro Cuore e della regalità sociale di Cristo Tomismo Dottrina sociale della Chiesa Cattolicesimo “terza via” tra liberalismo e socialismo, tra padroni e operai: i partiti cattolici La reazione diretta è l’anticlericalismo, anch’esso fenomeno politico (“Le clericalisme, voilà l’ennemi”: Gambetta 1877), diverso da ateismo o libero pensiero

37 Il cattolicesimo è però anche la confessione che, nel confronto con la modernità, ha subito il più profondo cambiamento: I tentativi falliti: condanna modernismo 1907 Esperienza del totalitarismo Esperienza dei governi democristiani che non hanno fermato la secolarizzazione Il concilio Vaticano II: Accettazione della libertà religiosa e dei diritti dell’uomo Convivenza con le scienze Nuovo rapporto con le chiese cristiane e le altre religioni Accettazione della secolarizzazione come orizzonte in cui la Chiesa può vivere (non positiva)

38 La fine della religione?
Perdurante presenza del fatto religioso Ancora visibilità (morte Giovanni Paolo II) Ancora elemento decisivo per la conservazione delle identità comunitarie (Islam, Israele, Europa Orientale, Irlanda) Ancora fondamentale per milioni di essere umani Ancora al centro delle polemiche Ancora elemento di condizionamento decisivo della politica Ancora rilevante per gli aiuti finanziari che le chiese raccolgono

39 Lezione XIII. La modernizzazione (1750-1850)

40 Non una data ma una fase di transizione

41 C’è stata una fase della storia degli esseri umani in cui si sono venuti accumulando una serie di processi rivoluzionari: rivoluzione demografica rivoluzione economica (industriale) rivoluzione dei trasporti: l’avvio dell’unificazione del mondo l’urbanesimo; rivoluzione sociale: la mobilità rivoluzione politica: dalle società di ordini alla società dell’eguaglianza programmatica rivoluzione culturale: la laicizzazione e la secolarizzazione; l’età del sentimento e della rispettabilità

42 In sintesi: modernizzazione (invenzione della sociologia americana dello sviluppo)
riesce a comprendere fenomeni diversi, l’insieme di trasformazioni economiche, sociali, politiche, culturali (non basta parlare di società industriale) riesce a dare l’idea di un mutamento che diviene condizione “naturale” della società (dalla prima rivoluzione industriale alla seconda rivoluzione industriale, alla società di massa, alla catena di montaggio, alla rivoluzione dei consumi e Welfare State, società del benessere, alla rivoluzione informatica di oggi)

43 riesce a rendere il fatto che questo grandioso processo, che non si è più fermato, è stato un processo di evoluzione conflittuale, non lineare, generando due atteggiamenti: la religione del progresso; l’idea nuova di “rivoluzione”: dal tempo ciclico al tempo lineare niente più circolarità, orbita, ritorno eterno dei ritmi della natura; ora solo progresso, marcia in avanti che apre le porte, qui e ora, alla possibilità di costruire un mondo migliore (idealismo, marxismo, positivismo, evoluzionismo); il progresso come crisi e dunque la critica del progresso, specie durante le sue accelerazioni (accelerazione del tempo: locomotiva): tradizionalismo; antimodernità, antimaterialismo, difesa valori morali (Civilisation - Kultur); distruzione della natura

44 Dove si colloca, allora, l’avvio della modernizzazione cronologicamente?

45 Lezione XIV. La nuova accelerazione del progresso nella Belle epoque

46 Seconda grande accelerazione del progresso tra il 1870 e il 1914:
La seconda rivoluzione industriale La nascita della società di massa L’imperialismo coloniale

47 La seconda rivoluzione industriale

48 ultimi 30 anni XIX secolo estensione mondiale rivoluzione tecnologica e scientifica (Edison, Siemens, Bell, Dunlop, Bayer, Diesel) rivoluzione nelle dimensioni dell’industria rivoluzione nei rapporti economici internazionali (USA e Germania raggiungono la GB)

49 La rivoluzione tecnologico-industriale-agricola permette un nuovo boom demografico, ma questa volta si tratta di un consistente allungamento della vita che si accompagna a una crisi della natalità: Inizio XIX secolo: 35% Inizio XX secolo: 30%

50 Nuova grande trasformazione del sistema industriale:
A) crisi della libera concorrenza: Holdings, cartelli, trusts Orizzontali, come la Standard Oil di Rockfeller: 90% produzione petrolio anni ’90 o la Siemens AEG Verticali (dall’estrazione al prodotto finito) come la tedesca Krup B) enormi dimensioni finanziarie e di addetti (Krup addetti) Operai specializzati (poi taylorismo) Colletti bianchi

51 C) Nascita del capitalismo finanziario: D) Protezionismo
Compenetrazione banca-industria (Rotschild, Morgan) D) Protezionismo

52 La nascita della società di massa

53 Massa: grande quantità di uomini riunita
Da sempre quantità di uomini che si concentrano, protestano, operano: le folle Ora due aspetti nuovi: A) massa in quanto indifferenziata: aggregato nel quale i singoli tendono a scomparire B) la massa entra in politica Molti storici vedono nella società di massa uno dei tratti distintivi dell’età contemporanea

54 Il diffondersi della industrializzazione e dell’urbanizzazione alla fine del XIX trasformano i caratteri delle società introducendo quelli tipici della “società di massa”: Grandi agglomerati urbani Rapporti anonimi e impersonali Grandi istituzioni nazionali (apparati statali, partiti, sindacati) Uniformazione comportamenti

55 La società si complica:
Lo sviluppo dei ceti medi: i ceti di confine Sviluppo pubblica istruzione Diffusione della stampa quotidiana e periodica Gli eserciti di massa I partiti di massa La crescita dei sindacati Consumi di massa: pubblicità, grandi magazzini Turismo e sport

56 Vediamo la descrizione di José Ortega y Gasset in La ribellione delle masse (1930) (p. 74)
Due aspetti: impossibile isolamento (p. 77) Dimensione mondiale (p. 77) Paura che la standardizzazione significhi perdita di valori: vediamo quanto scrive Jacob Burckhardt nelle sue Meditazioni sulla storia univewrsale (1873) (p. 75)

57 Anche grande potenzialità politica: vediamo quanto osserva Gustave Le Bon nella sua Psicologia delle folle (1895) (p. 74) La nazionalizzazione delle masse (George Mosse)

58 Ascesa delle masse o dominio delle masse?

59 Conseguenze importanti:
A) La trasformazione dello Stato (crisi del modello liberale): Rivoluzioni politiche a cavallo tra XVIII e XIX secolo: dallo Stato giurisdizionale (autonomie locali, diritto comune ma non unico, amministrazione tramite giurisdizione) allo Stato di diritto (legislativo e amministrativo (costituzione, equilibrio dei poteri, suffragio, pubblica amministrazione applica in modo uniforme la legge) di fronte alle nuove dimensioni dell’indutrializzazione e della società di massa lo “Stato arbitro” non basta più e si passa allo “Stato provvidenziale”, allo Stato sociale (dilatazione dei compiti, nascita della concertazione, interventismo, previdenza, assistenza, sanità pubblica, salario minimo) dopo la seconda guerra mondiale, lo Stato costituzionale (per la prima volta principi e diritti fondamentali e dunque un problema di conformità della legge) la rimessa in discussione degli anni Ottanta (libertà e giustizia) B) Il problema dell’inserimento delle masse nello Stato: Lo Stato dei partiti (centralità parlamento? il ruolo dei vertici dei partiti) La protesta contro il parlamentarismo e l’ideale di una società organica

60 C) La politica ideologica:
Dai sistemi di sistemi di idee alle ideologie: L’interpretazione di Karl Dietrich Bracher del Novecento come “secolo delle ideologie” Cosa si intende per ideologia? Un politologo (Mario Stoppino) parla di “un insieme di idee e di valori riguardanti l’ordine politico e avente per funzione di guidare i comportamenti politici collettivi” Marx: falsa coscienza, carattere mistificante Definizioni diverse, ma qualcosa in comune: Orientate all’azione Verità contro efficacia

61 Le ideologie della crisi Le ideologie antiborghesi
Il caso del comunismo Il comunismo come un socialismo rivoluzionario che torna a Marx? In realtà, una rilettura complessiva emersa nel clima del primato dell’azione del primo Novecento e che rompe completamente con la tradizione democratica del socialismo Lenin: rivoluzionari di professione; partito d’élite; centralismo democratico; rivoluzione nei paesi deboli della catena capitalistica Le ideologie della crisi Le ideologie antiborghesi Le ideologie totalitarie I fondamentalismi religiosi (p. 61)

62 L’imperialismo coloniale

63 Rapporto Europa/mondo:
Nel XIX secolo idee, tecniche, economia si trasferiscono dall’Europa al resto del mondo Ciò che avviene in Europa risuona nel mondo intero Oggi avviene largamente anche l’inverso

64 La conquista europea non è un fatto nuovo: dall’epoca delle grandi scoperte geografiche
Ora però fenomeno nuovo: la febbre coloniale

65 Elementi: A) Nuove dimensioni:
Nel giro di pochi anni enormi estensioni sottoposte al controllo europeo (restano fuori pochissime aree): ¼ del globo redistribuito Non solo i paesi tradizionalmente protagonisti dei grandi imperi coloniali (GB, FR, E, N) ma anche Belgio, Italia, Germania (e poi Giappone e Stati Uniti)

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67 I motivi dell’espansione coloniale
Grande problema: perché il mondo industrializzato sempre più ricco e il resto del mondo rimane povero? Perché gli europei e non gli altri hanno colonizzato? L’interpretazione di David S. Landes (Prometeo liberato, 1978): fattori culturali decisivi: il primato europeo risale al medioevo e all’età moderna tutela dei diritti di proprietà che grantisono risparmio, accumulazione e investimenti sviluppo città comunali separazione civile e religioso applicazione innovazioni tecnologiche (occhiali che prolungano l’età lavorativa, orologi che permettono una mentalità volta all’organizzazione razionale del tempo) subordinazione giudaico-cristiana della natura all’uomo etica protestante e razionalità applicata alla vita Viceversa, resistenza culturale asiatica all’innovazione tecnologica (p. 70)

68 Dunque, superiorità economica, tecnica e militare – come si è detto - sì, ma anche qualcos’altro:
Conoscenza/ esplorazione E soprattutto superiorità organizzativa

69 Nuove caratteristiche e obiettivi:
I grandi imperi erano stati in passato iniziativa di privati o di gradi compagnie mercantili; La conseguenza era stata essenzialmente la penetrazione commerciale (la differenza del caso spagnolo) Ora, politica nazionale Ora pieno assoggettamento politico e sfruttamento economico (le forme: colonia, protettorato, mandato)

70 Anche nuovi fattori complessi:
l’imperialismo (termine nato in Francia contro Napoleone III) La politica di potenza e di espansione del governo Disraeli Insomma, tendenza degli Stati europei a proiettare aggressivamente verso l’esterno i propri interessi economici, le proprie esigenze, la propria immagine, la propria cultura: politica di potenza su scala mondiale

71 Secondo le “teorie dell’imperialismo” (Hobson, Luxemburg, Lenin) dominante la dimensione economica legata alla II rivoluzione industriale: Accaparramento materie prime a basso costo Sbocchi commerciali, fondamentali nella nuova situazione protezionistica (ricerca mercati) Capitali disponibili per investimenti d’alto profitto in Oltremare Tendenza alla formazione di un’unica economia mondiale Quelli economici sono elementi assolutamente fondamentali, ma non esclusivi: Grosso del commercio mondiale direttamente tra i paesi industrializzati (e non tra essi e le colonie) Assenza spesso di veri vantaggi economici (caso italiano e caso tedesco)

72 Certo, le aspettative possono contare quanto i fatti; ma è indubbio che giocarono anche i fattori politico-ideologici: Nazionalismo, politica di potenza (competizione, occupazione caselle, prestigio) Razzismo positivista, paternalismo umanitario e spirito missionario (il “fardello dell’uomo bianco” di Kipling del 1899)

73 Insomma, l’imperialismo è visione complessiva con fattori multipli (e infatti “età dell’imperialismo”); è concetto preciso, con un significato storico (al di là della dilatazione polemica): Fattore economico prerequisito più che elemento che favorisce Fattore politico-militare fondamentale Due realtà che giocano intrecciandosi: non solo politica economica, ma non solo politica estera; non solo potenza internazionale, ma non solo potere interno; non solo conquista militare (caso americano), non solo penetrazione economica

74 Certo, imperialismo idea popolare (ceti medi, mondo operaio):
Empire Day, 1902 Esposizioni universali

75 Come avviene la penetrazione?
Esploratori Missionari (in alcuni casi insieme: il dott. Livingstone) Mercanti Stati L’Europa esporta tecnica ed economia, ma non solo la faccia migliore: Forza (conquista) Violenza (repressione) Discriminazione (sudditi coloniali) Trasformazioni economiche, ma sfruttamento che introduce lo sviluppo in funzione dei colonizzatori (dalla povertà al sottosviluppo)

76 Distruzione culturale:
Modello inglese e modello francese I sistemi culturali più strutturati Il caso drammatico dell’Africa in cui comunità di tribù e universi culturali vengono travolti

77 Lezione XV. Il ridimensionamento dell’Europa

78 L’età dell’imperialismo è l’età dell’apogeo e dell’inizio del tramonto dell’Europa:
Apparentemente espansioni irresistibile Ma anche: Rivalità Troppa estensione Conflitto di interessi tra colonizzatori e colonizzati (ed es. resistenza dei dominions – Canada, Australia, Nuova Zelanda – per l’indipendenza in materia economica e politica estera che cominciano a guardare agli USA) Sviluppi incontrollabili

79 Il risveglio dell’Asia e lo scivolamento verso il Pacifico (dopo Mediterraneo e Atlantico)
1884: guerra cino-giapponese (Manciuria) 1898: occupazione delle Filippine da parte USA dopo guerra di Cuba con la Spagna 1900: rivolta dei Boxers 1905: guerra russo-giapponese (al Giappone il protettorato sulla Corea) Sviluppo movimenti indipendentisti in Asia 1885: partito del Congresso in India Sun Yat-sen: democrazia occidentalizzata Rivoluzione cinese del 1911: repubblica; Kuomintang (partito nazionale); dittatura conservatrice porterà alla guerra civile

80 Un fenomeno importantissimo: Europa ancora al centro, ma alcuni paesi lontani si trasformano e sono il segno del cambiamento degli equilibri mondiali: USA Giappone

81 Bilancia demografica a sfavore dell’Europa:
Rallenta l’emigrazione Mutato l’equilibrio tra bianchi e non bianchi Boxers e 1905: il “pericolo giallo” Psicologia assedio: AUS e NZ introducono barriere all’immigrazione

82 Cambio di equilibrio anche nelle relazioni internazionali:
Si pensava che si sarebbe trasferita la nuova realtà del colonialismo nel vecchio schema dell’imperialismo europeo (spartizione dell’Africa): solo uno straripamento dell’Europa Potenza dell’industrializzazione e della tecnologia non confinabili: tra 1890 e 1914 USA superano GB e D Ormai due terreni del sistema mondiale: europeo ed extra europeo: USA: solo sul teatro extra-europeo GB e Russia (ai margini dell’Europa): entrambi F, D, I solo teatro europeo

83 Fino alla fine del XIX secolo c’è spazio per tutti; poi non sarà più così e si svilupperanno i conflitti Fino alla fine del XIX secolo prevale la vecchia logica: si fa un passo avanti nel mondo coloniale in funzione europea (I e D) Tra 1885 e 1905 compaiono le due nuove grandi potenze di Giappone e USA Cambia il sistema: la prova è che in Cina dopo il 1895 non si può ripetere ciò che si è fatto in Africa nel 1885, cioè spartire: la paura che la Cina possa cadere sotto controllo europeo spinge USA e Giappone a intervenire e apre lo scontro tra potenze del Pacifico e dopo il 1898 (Filippine) e il 1905 (Giappone) l’Estremo Oriente è affare di Russia, USA e Giappone

84 Gli USA approfittano di Fashoda, della guerra anglo-boera e della rivalità anglo-tedesca per eliminare la GB dall’America centrale e dai Caraibi Il Giappone sfrutta le preoccupazioni europee di GB e Russia Conclusione: L’Europa non è più il luogo esclusivo delle decisioni: si forma un sistema mondiale di politica internazionale

85 Lezione XVI. La “Grande Guerra”

86 Un fatto, non un processo: e per di più un fatto casuale
In Italia il conflitto è conosciuto come la “Grande Guerra”: una definizione data dai contemporanei che definisce già la novità smisurata dell’evento Un fatto, non un processo: e per di più un fatto casuale Cause, naturalmente, numerose, ma scoppia per un processo accidentale: nessuno la vuole (Rusconi) Per gli storici, però, un fatto “epocale”, uno spartiacque tra epoche: Inizio del XX secolo? (Hobsbawm) Inizio dell’età dei totalitarismi? (Mosse, Bracher)

87 Una guerra molto diversa da quelle del passato:
1. La durata 2. L’estensione geografica (sistema di alleanze; neutrali – offerte e richieste più opinione pubblica; cerchi concentrici): in Europa resteranno neutrali solo Spagna, Svizzera, Scandinavia Turchia e Medio Oriente Colonie Giappone e Cina: vantaggi Continente americano 3. Il carattere: la guerra totale

88 Una guerra tecnologica:
Una guerra di massa: effettivi (Armée ; ora 8 ml. e ½ di francesi; 14 ml. di tedeschi; 20 ml. di russi etc.) Una guerra tecnologica: Armi chimiche Radiofonia Aeronautica Carro armato Sottomarino Mitragliatrice Lanciafiamme Esplosivi

89 Una guerra di massa ma anonima:
Guerra romantica e guerra fatta di lavoro e macchine Trincee e assalti Il nemico invisibile Seppelliti vivi Il bombardamento e il caso (l’orecchio del musicista) Renitenza e insubordinazione La nascita della nevrosi di guerra Fatalismo e scaramanzia Volontari borghesi e proletari L’esperienza indicibile: la comunità di trincea e il cameratismo

90 La sacralizzazione della guerra:
La morte di massa Tentativi di esorcizzare la morte di soldati famiglie e società : cinismo e assuefazione alla violenza; odio al nemico; culto dei caduti (cimiteri, monumenti)

91 Una guerra di logoramento:
Prevalenza della difesa Unica immobile trincea dalla Manica al Carso Non finisce con la vittoria militare, ma di chi ha resistito di più (il blocco economico – la guerra sottomarina – la Germania che chiede la pace in territorio francese – l’Austria)

92 Una guerra di mobilitazione:
A) delle risorse (per equipaggiare gli eserciti di massa): Industria di guerra Direzione economica Approvvigionamento popolazione B) della popolazione civile: Tutti coinvolti: es. mondo femminile Il “fronte interno”: propaganda, guerra psicologica (il nemico e il clima del totalitarismo) Bombardamenti Deportazioni e campi di concentramento

93 Enormi conseguenze: 1. Territoriali: Scompaiono 4 grandi imperi:
Austria-Ungheria Impero russo Impero tedesco Impero ottomano Moltiplicazione di Stati

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96 2. Demografiche: 3. Economiche: 9 ml. di morti fra i 20 e i 40 anni
Senso di invecchiamento improvviso Famiglie sconvolte 3. Economiche: Problema riconversione Economia planetaria interdipendente come non mai (riparazioni e crediti) Inflazione e crisi economica

97 4. Sociali Il problema degli ex-combattenti I nuovi ricchi (pescecani)
La crisi delle classi a reddito fisso La crisi dell’agricoltura Il problema della manodopera femminile la crisi della famiglia patriarcale e della tradizione (vestiti e divertimenti) Il nuovo ruolo dello Stato: produttore, cliente, ha fissato prezzi e salari, alloggi

98 5. Politiche Vittoria democrazie contro regimi autocratici
Riforme democratiche all’interno (suffragio universale, proporzionale, partiti di massa) Sistema democratico nella politica internazionale: fine della diplomazia segreta e SdN Massificazione della politica (masse mobilitate per anni dalla propaganda e dalle promesse) Brutalizzazione della politica: dall’avversario al nemico; l’uso del paradigma militare e le nuove organizzazioni paramilitari (squadrismo; Frei Korps)

99 6. Il ridimensionamento dell’Europa:
USA creditori American Way of Life Il modello della rivoluzione sovietica Le colonie: hanno combattuto; come si possono negare diritti? (il Commonwealth)

100 Lezione XVII. Crisi della democrazia e totalitarismi

101 Gli anni della vittoria della democrazia (wilsonismo, suffragio universale, proporzionale) sono anche gli anni della sua crisi Tre periodi:

102 1. 1919-1925/26: la pesante eredità della guerra
La crisi della democrazia: il modello autoritario si afferma in molti paesi dove la democrazia non ha una vecchia tradizione e appare troppo nuova e impraticabile: Ungheria: Horthy (reggente) (1919) Austria: mons. Seipel / Dolfuss (1920) Italia: Mussolini (1922) Spagna: Primo de Rivera (1923) Bulgaria: colpo di stato militare (1923) Turchia: Kemal (1924) Portogallo: Salazar (1926) Polonia: Pilsudsky (1926)

103 : stabilizzazione Weimar Patto Briand Kellog

104 3. 1929-1939: crisi economica e crisi drammatica della democrazia liberale

105 Non è questa volta una rivoluzione, ma una crisi
Un’altra grande trasformazione della società industriale (il capitalismo diretto) Non è questa volta una rivoluzione, ma una crisi Di nuovo, un classico “avvenimento” : Giovedì nero, 24 settembre 1929 Crisi cicliche e crisi strutturale: Sopravvalutazione dei titoli in borsa, speculazione eccessiva I tecnici: incidente, il mercato, la prosperità tornerà (Hoover)

106 Tuttavia radici profonde:
Interdipendenza tra settori (credito, licenziamenti, stokes invenduti, agricoltura) Interdipendenza tra paesi (debiti di guerra): nel 1931 arriva in Austria, in Francia; il caso tedesco Effetti traumatici: Disoccupazione Intervento dello Stato: rottura liberalismo e nascita nuova democrazia Crollo di fiducia nel capitalismo e nella democrazia

107 Trasformazioni decisive:
Ruolo dello Stato Sostegno esterno Controllo soggetto attivo (sostegno domande o assunzione diretta) Teorie di Keynes: Welfare State Il New Deal di Roosevelt

108 Riprende e si accentua la crisi della democrazia
Jugoslavia: Alessandro I (dittatura regia) (1929) Germania (1933) Grecia: Metaxas (1936) Romania: re Karol (1938) Solo la Cecoslovacchia rimane democratica in Europa centro-orientale

109 Critica democrazia: vecchia e instabile; le leghe antiparlamentari in Francia; rappresentanza interessi e rappresentanza organica (Kelsen e Schmitt) In realtà, il gioco è a tre: democrazia, totalitarismo, autoritarismo Autoritarismo, anzi, più diffuso della democrazia e del totalitarismo Ma come distinguere?

110 Classica definizione di totalitarismo di Hannah Arendt (Le origini del totalitarismo, 1951):
Partito unico Regime di polizia (anche per la vit provata dei cittadini) Dominio asosluto dei mezzi di comunicazione Propaganda e mobilitazione di massa Eliminazione fisica avversari politici, violenza diffusa: “universo concentrazionario” (lager e gulag)

111 Modello Juan Linz Autoritarismo/Totalitarismo
Ideologia di Stato non decisiva Smobilitazione delle masse Élites tradizionali TOTALITARISMO Religione politica Mobilitazione delle masse Nuova élite rivoluzionaria

112 Tantissimi movimenti e regimi nell’Europa tra le due guerre
C’è qualcosa in comune tra di loro? E’ il fascismo questo qualcosa? Fascismo o fascismi? L’uso improprio e larghissimo della categoria di fascismo: dai regimi militari, all’imperialismo americano, a Berlusconi Guardiamo ai due movimenti che sono stati anche regimi: Italia e Germania

113 La questione della specificità tedesca (Sonderweg, via particolare) si è posta sin dal 1945:
Idea di una linea di continuità autoritaria: militarismo, debolezza liberalismo, industrializzazione dall’alto Addirittura, una predisposizione particolare (luteranesimo: da Lutero a Hitler) Nazione late comer, giunta in ritardo e in modo sbagliato alla democrazia: Hagen Schulze (p. 83) Qualcuno ha proposto l’Italia fino al fascismo come un caso analogo Nazismo punto di arrivo inevitabile

114 Altri hanno suggerito diversi elementi di specificità:
La risposta della giovane storiografia tedesca (David Blacbourne e Geoff Eley) Ruolo della Stato e autoritarismo della borghesia analoghi ad altri casi Modello cancellierato non così diverso da altre forme monarchiche che non erano parlamentari fino in fondo Democrazia dei partiti molto più forte che altrove Altri hanno suggerito diversi elementi di specificità: Jeffrey Herf: modernismo reazionario degli intellettuali Jürgen Kocka: certo, nazionalizzazione tardiva, scarso ruolo parlamento, conflitto di classe, burocrazia autoritaria, ma nazismo troppo nuovo e legato al clima internazionale postbellico per dipendere dalla Sonderweg

115 Perché gli storici discutono? Vicini, alleati, simili?
Ideologia: razzismo? Proiezione al futuro vs. proiezione al passato (rivoluzionario vs. reazionario) Stato vs. partito Ruolo del capo Leggiamo la posizione di Renzo De Felice in merito (p. 84)

116 Tuttavia, anche profondi elementi simili:
Nazionalismo radicale (diktat e vittoria mutilata) Nazional-socialismo: né destra né sinistra Antiparlamentarismo e antiliberalismo: vero nemico la democrazia (rivoluzione antiborghese dei borghesi) Pragmatismo non dottrinario: la fede e il sentimento non la ragione (testi sacri non dottrine) Il problema del carattere totalitario del fascismo: la discussione (torniamo al modello di Linz): I politologi: Autoritarismo? Monarchia e Chiesa Alcuni storici: totalitarismo “imperfetto”? E. Gentile: l’esperimento totalitario

117 Realtà diverse (nazismo non il “fascismo tedesco”) ma parte di un fenomeno comune:
Fenomeno moderno della democrazia di massa(fisionomia originale, non strumento)

118 Il XX secolo: il secolo del terrore, della violenza, degli stermini?
Grande dibattito: chiaramente ideologico? Avviato da Ernest Nolte (articolo del 1986: Un passato che non vuole passare) Priorità del comunismo sul nazismo: il lager ha seguito il gulag (p. 85) Come vedete, non porve documentali (documenti con duichiarazioni naziste, ma congetture) Immediatamente si scatenò un vivacissimo dibattito (Historikerstreit) Kocka accusa Nolte di voler relativizzare la Shoah, legandola ai genocidi precedenti (armeni) e al terrore staliniano e poi comunista (Cambogia) Accetta la categoria di totalitarismo, ma sottolinea una differenza fondamentale nella violenza (p. 86) Poi il dibatitto si è allargato: La Shoah è fenomeno così unico? E i bombardamenti sulle città tedesche E le bombe atomiche?

119 Riproposte questioni ingiustamente trascurate e dimenticate
Es. foibe Però contabilità delle vittime insufficiente difficile da accertare in fondo, priva di reale significato, perché mette fenomeni diversi sullo stesso piano (Kocka spiega giustamente che il confronto è giusto, ma tra realtà omologhe: nazioni europee di pari sviluppo sociale e civile) spesso riemerge dietro di essa l’ideologismo vecchio Strumento di ridefinizione del proprio ruolo dei paesi soprattutto sconfitti Non a caso Germania, Italia (stragi subite e mai stragi compiute) e Giappone (vittima della bomba ma mai attore di violenze e atrocità (Nanchino, prigionieri ecc.)

120 Comunque, differenze profonde tra nazismo e comunismo:
Non è tanto questione di valori di emancipazione (come pone la questione Vidotto): altrimenti, di nuovo dipendenza dai valori E’ questione del carattere diverso dei massacri: Disprezzo del valore della vita individuale, idea di poter manipolare a piacere la società Progetto di sterminare un’intera razza

121 Possibile fare un bilancio del XX secolo in questi termini?
I grandi drammi della prima metà del secolo si sono ripetuti anche nella seconda Cambogia Jugoslavia Ruanda Il terrorismo contro i civili Possibile fare un bilancio del XX secolo in questi termini? Certo, lacunoso (nel secolo c’è molto altro) E forse ingiusto: Charles Maier ha cercato di fare un’accurata contabilità delle vittime (assassinii politici, , campi di concentramento, genocidi per fame o stenti, genocidi per sterminio, caduti in guerra e in guerre civili tra civili e militari:, violenze interetniche, terrorismo): Tra l’1 e l’1,55 della popolazione nel secolo Nei secoli precedenti l’1% Però, l’idea di progresso messa effettivamente in discussione Oggi, mettiamo in discussione i costi umani dell’imperialismo e del colonialismo

122 Lezione XVIII. La globalizzazione

123 Interazione delle imprese in un mercato mondiale concorrenziale
Non è un fenomeno del tutto nuovo (molti storici dell’economia ne parlano dal momento dell’espansione coloniale) Tuttavia, accelerazione negli ultimi decenni E, soprattutto, processo di integrazione economica e sociale (comunicazioni e consumi) della popolazione mondiale

124 Diversi fattori ne spiegano lo sviluppo:
Il ridimensionamento dell’Europa che esplode con la seconda guerra mondiale Il mondo bipolare La decolonizzazione La società dei consumi

125 La seconda guerra mondiale
L’estensione geografica della guerra: una guerra combattuta e decisa su uno scacchiere planetario All’inizio sono la Germania (e l’Italia) che portano la guerra Dal dicembre 1941 si aggiunge anche l’Estremo Oriente: Pearl Harbour J occupa Singapore e Malesia: contro GB J occupa Indonesia contro N Così i due conflitti si saldano (guerra in Cina dopo le occupazioni giapponesi della Manciuria nel 1932 e della Cina nel 1937) Durata: 6 anni (sett – agosto 1945) Data la vastità dello scacchiere non basta una sconfitta locale a far perdere la guerra Intensità: certo la più totale Guerra industriale: La Germania occupa tutta l’Europa per costruirsi una riserva Gli USA arsenale delle democrazie Operazioni complesse: Aeronavali Logistica

126 Metodi e obiettivi totali:
Colpire la potenza industriale del nemico Colpire il morale delle popolazioni Di qui i bombardamenti delle città (Spagna, Polonia, Rotterdam, Coventry, Londra, Belgrado; poi gli anglo americani sulle città tedesche: Dresda, Colonia, Hiroshima e Nagasaki)) Resistenza e collaborazionismo: guerriglia partigiana (niente nel 1914-’18: patriottica, di classe, civile); rastrellamenti; rappresaglie

127 La guerra fredda Ha presto una estensione planetaria:
Nasce in Europa (Grecia, Turchia, Germania), ma si estende presto agli altri continenti : guerra civile in Cina (appoggio USA a Chan-Kai- Schek) 1950: Corea 1954: Indocina (Diem Bien Phu): guerra coloniale o guerra fredda? Divisione dei due Viet-Nam La cintura antisovietica anche nel Pacifico e in Medio Oriente: ANZUS: Australia, Nuova Zelanda, USA OTASE: Filippine, Tailandia, Nuova Zelanda, Australia CENTO: Turchia, Iraq, Iran, Pakistan

128 L’estensione planetaria della guerra fredda
Nasce in Europa, ma si estende presto agli altri continenti : guerra civile in Cina (appoggio USA a Chan-Kai- Schek) 1950: Corea 1954: Indocina (Diem Bien Phu): guerra coloniale o guerra fredda? Divisione dei due Viet-Nam La cintura antisovietica anche nel Pacifico e in Medio Oriente: ANZUS: Australia, Nuova Zelanda, USA OTASE: Filippine, Tailandia, Nuova Zelanda, Australia CENTO: Turchia, Iraq, Iran, Pakistan

129 Lo scontro all’ONU (il “signor niet”)
Le basi americane nel mondo Gli armamenti nucleari

130 Fenomeno avviatosi tra le due guerre ma realizzatosi dopo il 1945
La decolonizzazione Fenomeno avviatosi tra le due guerre ma realizzatosi dopo il 1945 Fattori: La II guerra mondiale e la crisi del colonialismo nel mondo bipolare L’ONU e il principio di autodeterminazione Il nazionalismo: dalle ideologie dell’occidente al terzomondismo

131 Iniziano l’Asia e il Medio Oriente: Medio Oriente
1945: Lega degli Stati Arabi (Egitto, Arabia Saudita, Iraq, Yemen: tutti già indipendenti) 1946: Transgiordania, Siria e Libano 1948: Israele e la nascita della questione palestinese 1952: Nasser in Egitto e il movimento panarabo

132 Il movimento dei “non allineati”
1955: la Conferenza afroasiatica di Bandung L’America Latina Regimi militari sostenuti dagli USA (es. Brasile) Il populismo: peronismo in Argentina (militari USA) 1959: la rivoluzione cubana (scontro con gli USA)

133 La “affluent society” USA, Europa e Giappone: Demografia (baby boom)
Razionalizzazione produttiva Materie plastiche Motorizzazione privata Aviazione civile (esplorazioni spaziali) Mass media (transistors, televisione) la nuova cultura giovanile

134 Conseguenze: Esplosione consumi Consumi superflui
Standardizzazione modelli Insomma, consumismo

135 Però, anche il ritorno delle ideologie
La frattura generazionale e la cultura della “contestazione” Critica della società repressiva: famiglia, scuola, manicomio; Democrazia-Fascismo (Scuola di Francoforte) Il ritorno della rivoluzione Due tendenze: Ideologia pacifista e democratica (“figli dei fiori) Ideologia marxista rivoluzionaria: I nuovi modelli: Cina, Cuba, Vietnam Motivi: egualitarismo, anti-industrialismo, antipuritanesimo, guerriglia avventurosa (Castro, Guevara) Terzomondismo: speranza “da fuori”; il sottosviluppo e i drammi della decolonizzazione: l’altra faccia della democrazia occidentale? Le lotte anti-imperialistiche in Occidente La guerra del Vietnam: guerra anti-coloniale?

136 Situazione attuale Allarme diffuso di uno sviluppo incontrollato:
sostenibilità nel mondo industrializzato Sottosviluppo Nascita movimenti ambientalisti (crisi petrolifera anni ’70, incidenti, rapporto Gruppo di Roma) Nascita ideologie no-global (nuova manifestazione della critica del progresso?)

137 Lezione XIX. Come si fa una ricerca

138 Prima cosa, per raccogliere informazioni sul tema da affrontare, è fornirsi di una bibliografia
Una volta il primo passo era recarsi in una biblioteca dove consultare enciclopedie e bibliografie; ora molti strumenti sono disponibili in internet

139 Strumenti a disposizione:
Google: vastissimo ma spesso poco utile (moltissimi risultati, poi da selezionare) Meglio i grandi cataloghi bibliografici on line Le grandi biblioteche del mondo Library of Congress di Washington British Library Bibliotheque Nationale di Parigi I grandi OPAC (cataloghi collettivi) nazionali MultiOpac Internet culturale E gli articoli sulle riviste specialistiche? Molto utile Google Scholar che archivia libri e riviste e permette di allargare con il sistema delle citazioni Catalogo italiano dei periodici in Internet culturale Strumenti come JStor Comunque, poi occorrerà andare in una biblioteca specialistica (per noi, a Roma: Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Via Caetani) sia per consultare ciò che si è trovato, sia per allargare la ricerca alle bibliografie specialistiche Bibliografie presenti nelle opere generali (es. storie d’Italia, Bibliografia del fascismo) Historical Abstracts Bibliografia storica nazionale

140 Sul volume di Vidotto due esempi: potete leggerli
Noi ne faremo uno a caso

141 Ora abbiamo il nostro materiale Ma come leggerlo e utilizzarlo?
Lo storico chiama il suo materiale “fonti” (sono come i dati degli scienziati) Tra di esse importanti alcune distinzioni fondamentali: Fonti primarie e fonti secondarie Essenziale imparare a distinguerle

142 Facciamo un esempio: RENATO MORO
“Religione del trascendente e religioni politiche: il cattolicesimo italiano di fronte alla sacralizzazione fascista della politica” Mondo contemporaneo, 2005/1

143 Le prime categorie interpretative con le quali la Chiesa accennò inizialmente ad inquadrare il fenomeno fascista furono quella, positiva, di una reazione in fondo sana in senso antiindividualista, antiliberale ed antidemocratico alla società liberale[1] e quella, negativa, di una manifestazione del fenomeno del «nazionalismo esagerato», riferimento largamente usato di fronte alla situazione europea seguita alla prima guerra mondiale[2]. Nessuna delle due metteva al centro dell’attenzioni i nuovi aspetti di sacralizzazione della politica operati dal fascismo. Fu l’antifascismo cattolico a mettere sotto accusa, e già prima della marcia su Roma, il fascismo usando per le sue denunce anche il termine di “paganesimo”. Nel luglio 1922, ad esempio, Francesco Luigi Ferrari notava che, come era svanito “nel fosco medio evo di Roma il sogno paganeggiante di Arnaldo da Brescia”, così sarebbe svanito “nella modernità contemporanea il sogno ugualmente paganeggiante di Benito Mussolini”: “Roma pagana” aveva “rappresentato il massimo progresso della società umana ancora ignara di Dio”, ma costituiva “uno stadio di civiltà infinitamente più arretrato del nostro ed altrettanto sarebbe lo stato fascista plasmato sul suo modello” e animato dall’”impeto di un nuovo Giuliano l’Apostata”[3]. E sono ben note le polemiche contro il “paganesimo fascista” di Igino Giordani e Luigi Sturzo[4], tanto che su di esse appare superfluo ritornare. Basti sottolineare che i popolari non solo denunciarono molte volte il “fondamento pagano” del nazionalismo e del fascismo[5], ma insistettero anche esplicitamente sul carattere tutto strumentale e al fondo anti-cristiano della nuova “religiosità fascista”. [1] P.G. Zunino, Interpretazione e memoria del fascismo. Gli anni del regime, Roma-Bari, 1991, pp. 143ss. [2] Nell’enciclica Ubi Arcano del 23 dicembre 1922 Pio XI si limitò, con una certa vaghezza ed anche molta cautela, a condannare «l’immoderato nazionalismo» che dimenticava «che tutti i popoli sono fratelli nella grande famiglia dell’umanità»: questo eccesso portava con sé «la cupidigia del comandare e del sovrastare, la superbia vitae» che si conver­tiva «in concorrenze e competizioni di partiti, in perpetua gara di ambizioni, fino all’aperta ribellione all’autorità, al delitto di lesa maestà, al parricidio stesso della patria». Pio XI, Ubi Arcano (20 dicembre 1922), in Le encicliche sociali dei papi, cit., pp [3] F.L. Ferrari, Stato liberale e stato fascista, in "Il popolo di Modena", 27 luglio 1922, ora in Id., Il domani d'Italia e altri scritti del primo dopoguerra ( ), a cura di M.G. Rossi, Roma, 1983, pp [4] Cfr. E. Gentile, Il culto de littorio, Roma-Bari, 1993, pp [5] L. Sturzo, Nazionalismo e fascismo, Id., Il partito popolare italiano. II. Popolarismo e fascismo (1924), Bologna, 1956, pp

144 Altre distinzioni: Fonti scritte: Fonti materiali
Fonti documentarie Fonti narrative Fonti a stampa Fonti manoscritte Fonti materiali Fonti orali: memoria e storia Fonti iconografiche: attenzione all’uso antologico e di supporto Fonti sonore o audiovisive Fonti informatiche

145 Come si lavora sulle fonti?
Ricordate quello che abbiamo detto sulla scientificità della storia? Ogni studioso una prospettiva personale Tuttavia, regole generali: Critica esterna (autenticità) Critica interna (attendibilità) Attenzione, però, a non farsi schiave della purezza dell’informazione: il caso dei falsi (es. I Protocolli dei Savi Anziani di Sion)

146 Il luogo tipico del lavoro dello storico è dunque, accanto alla biblioteca, l’archivio
ACS Archivi di Stato Archivi di enti pubblici Archivi dei partiti, dei movimenti delle associazioni Archivi privati Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano Vincoli: 40 anni Da 50 a 70 per il materiale riservato (persone) Codice deontologico del 1996 Difficoltà odierna di accesso: Estensione del criterio del “segreto di Stato” (“misteri italiani”) Paradosso per il quale oggi gli storici usano la documentazione inglese, americana ecc. e non la nostra Carte giudiziarie largamente disponibili perché pubbliche, ma il procedimento giudiziario non è quello storico

147 Lezione XX. Alcune opere classiche sulla storia contemporanea

148 Vedremo ora alcuni esempi di grandi lavori storici:
Aiuteranno a capire le grandi opzioni di metodo che abbiamo visto all’inizio delle lezioni Ci permetteranno di tornare su alcune grandi questioni già affrontate Cominceremo a imparare come si legge un libro di storia, come lo si capisce, come se ne valuta il valore di conoscenza e di ricerca Cominceremo con un’idea dello sviluppo della storiografia italiana, poi passeremo a quella internazionale

149 1. Lo storicismo politicamente impegnato: Gioacchino Volpe e Benedetto Croce
Due storie d’Italia di due dei più autorevoli storici italiani dell’inizio del secolo, uno esponente della cultura del regime fascista, l’altro dell’antifascismo Volpe: Nazionalista, poi dal 1924 deputato fascista Medievista: aspetti economici e socialitra Il luogo tipico del lavoro dello storico è dunque, accanto alla biblioteca, l’archivio Direttore dal 1926 al 1943 della Scuola di storia moderna (Nello Rosselli, Carlo Morandi, Federico Chabod, Ernesto Sestan, Walter Maturi) L’Italia in cammino, 1927 pubblicata nella collana dell’Istituto nazionale fascista di cultura chiara intenzione di leggere il passato a partire dal presente: cosa lega l’Italia liberale a quella fascista? KL’idea era che all’inizio del Novecento si era aperta una nuova strada che aveva portato alla “nuova Italia” del presente Attenzione alle forze sociali e popolari (a cui il fascismo aveva dato risposta) Prosa nervosa e ispirata, che cerca di suggestionare

150 Storia d’Italia dal 1871 al 1915, gennaio 1928
Croce Filosofo, storico della letteratura e storico 1921 Storia della storiografia italiana 1925 Storia del Regno di Napoli Tra gli estensori e i primi firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti (tollerato dal fascismo) Pensava da anni a una storia d’Italie e dopo l’uscita del libro di Volpe trovò lo stimolo definitivo per una risposta (in una lettera dichiara che gli pare “cosa insulsa” perché basata su “una tesi politica”) Storia d’Italia dal 1871 al 1915, gennaio 1928 pubblicata da Laterza e con un successo molto maggiore (traduzioni in tedesco e inglese) Chiaro rovesciamento interpretativo: il nazionalismo che aveva portato alle manifestazioni interentiste del 1915 una ferita al sistema liberale (cedimento alla piazza) Molto maggiore attenzione filologica (note numerose) Prosa assennata, didascalica, razionale; già di per sé, prima che nei giudizi, capace di contrastare la cultura fascista Centrata sulla storia delle idee

151 Si aprì una vivace polemica:
Volpe rimproverò a Croce di essere un laudator temporis acti, di non riuscire a spiegare il cammino del paese Croce rimproverò a Volpe di aver raccontato un’Italia che “cammina , ma non pensa, non sogna, non medita, non si critica”, in cui mancavano i dibattiti e le idee Il lavoro di Croce ha goduto di una consistente fortuna; quello di Volpe dimenticato, se non tra gli addetti ai lavori

152 2. Lo storicismo come metodo: Federico Chabod
Carriera di studio con uno dei grandi esponenti dello stoicismo tedesco, Friedrich Meinecke Campagne di ricerca negli archivi di Simancas (Carlo V e lo Stato di Milano) Antifascista (nel 1925 aveva aiutato Gaetano Salvemini ad espatriare) ma poi defilato dall’impegno politico Vicino al Partito d’Azione, partecipò alla Resistenza e si battè per l’autonomia della Val d’Aosta Professore di Storia moderna dal 1936 a Perugia, del 1938 a Milano, dal 1946 a Roma Dal direttore dell’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli (Istituto Croce) Direttore della “Rivista storica italiana” Il più autorevole storico italiano

153 Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, 1951
In realtà sottotitolo: I. Le premesse: non una storia della politica estera ma un quadro più ampio (p. 131) Progetto dal 1936 all’interno dell’ISPI coordinato da Volpe Due parti: Le passioni e le idee e Le cose e gli uomini Opera di enorme fascino: il capitolo sull’idea di Roma nel Risorgimento insuperato; i ritratti dei protagonisti (Vittorio Emanulele, Visconti Venosta , il conte di Robilant ecc.) splendidi Progetto rivoluzionario: nell’introduzione manifesto storiografico sul nesso tra politica estera e politica interna Ricchissimo: imperativo categorico “leggere tutto” e rendere tutto visibile nella stesura: qui l’etica proessionale dello storico modello di storiografia etico-politica dello storicismo: centralità forze morali, idee, uomini; tutto quista rilevanza storica quando acquista un significato e un valore morale (non politico) Modello di canone storiografico (lo storicismo tedesco e italiano): dopo gli sbandamenti ideologici e l’uso politico della storia da parte del fascismo una nuova legittimità del lavoro della storiografia (sarà seguito dai principali storici italiani del secondo dopoguerra, come Romeo e De Felice)

154 3. Il problema del Risorgimento: la storiografia liberale di Rosario Romeo
Aveva studiato con Volpe e con Chabod all’Istituto Croce Tra i più promettenti storici italiani nel 1950 a 26 anni aveva pubblicato un libro importante sul Risorgimento in Sicilia Molto versatile nel 1954 aveva pubblicato un volume su un tema molto lontano: Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento Professore giovanissimo, nel 1956 (32 anni), avrebbe insegnato Storia moderna a Roma dal 1963 Il tema del Risorgimento e del suo rapporto con lo sviluppo economico sarebbe sempre rimasto al centro dei suoi interessi: nel 1961 Breve storia della grande industria in Italia; a partire dal 1969 una grande biografia di Cavour in 3 volumi (conclusa nel 1984)

155 Risorgimento e capitalismo, 1959
Genere diverso di opera storica: non profilo di sintesi come (Volpe e Croce), non ampia ricerca monografica (come Chabod) ma raccolta di due saggi problematici dedicati alla discussione di un nodo interpretativo essenziale della storia del Risorgimento italiano Tesi largamente discussa in merito era quella di Gramsci: rivoluzione agraria mancata per il fallimento dei democratici a realizzare un progetto giacobino di mobilitazione delle campagne e di rivoluzione agraria; con la conseguenza dell’egemonia moderata, del fallimento di una vera politica unitaria forte e la necessità, in prospettiva, di una nuova alleanza tra operai e contadini per un vero rinnovamento del paese A questa interpretazione Romeo poneva due domande: 1. Era possibile concretamente l’alternativa democratica? 2. Se realizzata, questa soluzione sarebbe stata più progressiva?

156 La risposta a entrambe era negativa :
L’arretratezza secolare delle campagne italiane avrebbe, in caso di alleanza, avrebbe impedito lo sviluppo in senso moderno del paese e rallentato quel tanto di evoluzione in senso capitalistico che si era sviluppata nel Nord e nel Centro Il decollo industriale degli anni Ottanta derivava proprio dall’accumulazione capitalistica del primo decennio post unitario La compressione dei consumi agrari, che allora aveva avuto un significato positivo, dopo si sarebbe rivelata un ostacolo assai grave al successivo sviluppo del capitalismo, creando il problema dell’arretratezza del Mezzogiorno Comunque, grazie alla classe dirigente liberale (a quelle condizioni), si era raggiunto il ritorno dell’Italia in Europa Romeo rivalutava il ruolo del liberalismo italiano ma proprio sulla base degli stessi strumenti “materialistici” dell’interpretazione marxista: più marxista dei marxisti

157 4. Il problema del fascismo: Renzo De Felice
Allievo di Chabod a Roma e all’Istituto Croce (storicismo metodologico) Tuttavia, grande influenza anche di Delio Cantimori, storico degli eretici, degli utopisti e dei giacobini, con un complesso itinerario intellettuale (repubblicano di cultura idealista, fascista, comunista), egli stesso sintesi di tante tendenze ideologiche del Novecento italiano Militante comunista, nel 1956 lasciò il PCI, avvicinandosi al socialismo e alla cultura liberal-democratica Lavorò all’inizio con Cantimori sul tema dei giacobini All’inizio degli anni ’60 si accosta al tema del fascismo e la sua ricerca è attraversata sin dall’inizio da furibonde polemiche: 1961 Storia degli ebrei italiani: caso di Leopoldo Piccardi 1962 bocciato al concorso di accesso alla carriera universitaria, nonostante i tanti importanti lavori, perché considerato un’iconoclasta dell’antifascismo (anche se nel 1968 vincerà la cattedra e dal 1971 insegnerà a Roma Storia dei partiti e dei movimenti politici)

158 Mussolini il duce: I. Gli anni del consenso, 1929-1936, 1974
Caratteristica del lavoro storiografico di De Felice è l’assoluta indipendenza intellettuale: recuperare il dimenticato, rovesciare le immagini correnti e accomodanti, abbandonare ogni prospettiva degli occhi del presente, per calarsi nell’esperienza degli uomini del passato, nella loro mentalità Mussolini il duce: I. Gli anni del consenso, , 1974 Quarto volume di una monumentale biografia di Mussolini iniziata nel 1965 Già il primo volume aveva suscitato diverse polemiche: Mussolini il rivoluzionario e non riguardava solo il periodo socialista, ma si concludeva con la Marcia su Roma del 1922 (attribuiva dunque al movimento fascista un carattere rivoluzionario) Anche questo aveva un titolo tutt’altro che scontato: parlava di un consenso al fascismo che in genere veniva negato, insistendo sulla costrizione dittatoriale

159 L’immagine corrente del fascismo era dominata allora dalle interpretazioni, per così dire, “classiche” che si erano sviluppate nella polemica stessa ideologica e politica (braccio armato del capitalismo, malattia morale, rivelazione del ritardo democratico del paese) Conseguenze: fascismo come fenomeno solo “negativo” (nel senso di privo di individualità), nessun credito a intenzioni e aspirazioni, cultura fascista inesistente, consenso inesistente, regime di cartapesta De Felice proponeva invece di abbandonare una prospettiva antifascista nel ricostruire la storia del fascismo cominciare, prima di avviare interpretazioni complessive, a ricostruire concretamente e senza pregiudizi la storia del fascismo non rifiutare di prendere in considerazione il punto di vista dei fascisti (non per condividerlo, naturalmente, ma per tener conto del loro modo di pensare e agire)

160 Il volume ottenne notevole attenzione sulla stampa, ma non riuscì a raggiungere l’eco enorme dell’Intervista sul fascismo pubblicata pochi mesi dopo nel giugno 1975 (la complessità dello stile di De Felice; il canone chabodiano) Leo Valiani rimproverò a De Felice una certa condiscendenza verso il fascismo e la categoria di “totalitarismo di sinistra” Nicola Tranfaglia parlò di “una completa riabilitazione del fascismo”, denunciando il fatto che potesse insegnare all’università di Roma e pubblicare con editori della sinistra italiana come Einaudi e Laterza Romeo difese De Felice denunciando il “linciaggio”, parlando do “rituali vergognosi” per la violenza degli attacchi e invitando a una discussione seria e libera da pregiudizi delle tesi di De Felice La rivista ufficiale degli Istituti per la storia della Resistenza parlò di una “storiografia fascista per la maggioranza silenziosa” Ma quali le tesi di ricerca del volume del 1974? Consenso più esteso e profondo tra il 1929 e il 1934 (oscillazioni e precisazioni successive: il “piccolo Mussolini”) La distinzione tra movimento e regime (p. 149) La differenza tra fascismo e nazismo De Felice ha legittimato lo studio scientifico del fascismo, rendendolo indipendente dalla prospettiva antifascista Nessuna riabilitazione: quello che diceva sulla smentita più radicale che la storia poteva offrire

161 5. Una nuova storia sociale: E.P. Thompson
Storico inglese animato da forte passione politica: insegna ai corsi serali per operai e sindacalisti Comunista, esce dal partito (come De Felice) nel 1956 ma continua a militare come esponente della New Left (tra i fondatorie dell’END) Storico sociale, ha una particolare attenzione a una storia “vista dal basso” Rivoluzione sociale e classe operaia in Inghilterra, 1963 Una biografia (il titolo originale è The Making of the English Working Class) collettiva Approccio in un’ottica marxista, ma eterodossa (pp ) Il problema è l’origine della classe operaia: la interpretazione tradizionale vede questa origine nella fabbrica Secondo Thompson coscienza di classe e classe operaia nascono prima e contro la fabbrica Mosaico delle figure del lavoro preindustriale (operai e artigiani specializzati), percezione del mutamento, antagonismo politico e ideologico, il ruolo dei movimenti religiosi dissidenti Grande fascino nella capacità di descrizione di un mondo alla soglie di un disfarsi e di un cambiamento epocale (difesa di una tradizione) (p. 141 e 142)

162 6. Una politica per la società di massa: George Mosse
Famiglia ebraico-tedesca proprietaria di un impero mediatico La persecuzione nazista e il rifiuto del padre di un compromesso La fuga in Francia e gli studi in Inghilterra e Stati Uniti Dal 1956 a Madison Fondatore con Walter Laqueur del “Journal of Contemporary History” Doppio outsider: ebreo e omosessuale (reso pubblico solo negli anni ’80) Grande interesse, oltre che per il nazionalismo e il nazismo, per il tema dell’esclusione, del pregiudizio, della rispettabilità, dei modelli di virilità 1968: Le origini culturali del Terzo Reich; 1980: Il razzismo in Europa dalle origini all’Olocausto; 1984: Sessualità e nazionalismo; 1990: Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania dalle guerre napoleoniche al Terzo Reich, 1975 Comparato sin dall’inizio (De Felice) ai classici di Bloch e Huizinga, effettivamente un lavoro fondamentale che ha cambiato come pochi la storiografia (nazionalizzazione delle masse, nuova politica) Mosse parte dalla constatazione che la realtà di massa trasforma la politica legandola al mondo dell’irrazionale, del simbolico, del mito Il liberal Mosse sottolineava i rischi per l’individuo ma non deprecava: cercava di capire “il persecutore”

163 Hitler aveva parlato nel Mein Kampf di “nazionalizzazione delle masse” e Mosse vi vedeva “la compenetrazione dei valori, degli ideali borghesi e nazionali in un corpus non solo comune alla gran maggioranza delle classi medie, ma in grado di poter coinvolgere anche le masse popolari” L’attenzione era quindi ai nuovi riti, ai nuovi miti, alle nuove forme politiche del nazionalismo, e poi del fascismo e del nazismo, che erano state sempre considerate essenzialmente “folcloristiche” e insignificanti e che ora acquistavano un grande significavano e si collegavano alla lunga tradizione della “nuova politica” che aveva parzialmente coinvolto lo stesso movimento operaio (p. 154) Mosse parlava di una “nuova religione laica” costruita dai movimenti nazionali del XIX secolo attraverso associazioni corali, società di tiro, società ginnastiche, i loro simboli, le loro feste, i monumenti da esse promossi Fonti alte e basse, storiche, ma anche letterarie e artistiche, cronache e teorie della propaganda e della monumentalità Per la prima volta si guardava alla dimensione artistica, estetica, drammatica della politica di massa, alla loro forza di persuasione e di rappresentazione, a una dimensione diversa in cui scenario e riti divenivano più importanti di ciò che veniva detto

164 7. Marxismo e Annales: Eric John Hobsbawm
Famiglia ebraico-anglo-tedesca (nato al Cairo) Giovinezza a Vienna e Berlino dove diviene un convinto giovane comunista I suoi ricordi dell’ultima manifestazione di massa comunista del 1933 (pp ) Curiosità e militanza: grande capacità di scrittura, coinvolgente e informale Insegna a Londra, in Francia e negli Stati Uniti Studi di storia del movimento operaio e del capitalismo: 1959 I ribelli; 1968: La rivoluzione industriale e l’Impero; 1969 I banditi; 1974 I rivoluzionari Tra i fondatori della principale rivista storica inglese Past & Present: marxismo aperto alle Annales (Braudel e le strutture) L’età degli imperi, , 1987 Parte di una trilogia sull’Ottocento (1962: Le rivoluzioni borghesi, ; 1975: Il trionfo della borghesia, ; poi proseguita con Il secolo breve del 1994) Volontà efficace di parlare non solo al mondo degli “addetti ai lavori” (p. 158) Grande successo

165 Sottolinea le radici del presente in quell’epoca
Grande affresco delle contraddizioni dell’”età imperiale”, confrontate con il periodo precedente e il successivo: la morte che coglie la società borghese al suo apogeo (p. 161) Attenzione a tutte le dimensioni ma lettura della politica di massa opposta a quella di Mosse (p. 162) Sottolinea le radici del presente in quell’epoca Il socialismo (e quindi la successiva divisione del mondo bipolare La globalizzazione come risultato della colonizzazione La società urbana della cultura di massa, dagli spettacoli sportivi, ai giornali, ai cinema

166 8. Le Annales e le ideologie: François Furet
Storico delle idee politiche Comunista fino al 1956, anche lui lascerà il partito Vicino alla scuola delle “Annales”: leggiamo cosa ha scritto del suo metodo l’allieva Mona Ozouf (p. 164) Rilegge la storia della rivoluzione rovesciando il paradigma marxista e sottolineando l’importanza del discorso rivoluzionario e la deriva totalitaria del giacobinismo (Critica della Rivoluzione francese del 1978) Dal 1977 al 1985 presidente della prestigiosa École des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi Dal 1985 ha insegnato a Chicago Il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo, 1995 Studia l’evoluzione dell’ideologia comunista e del regime sovietica, ma in confronto con il nazismo e il fascismo Non libro di ricerca documentaria ma sintesi basata su cultura storica e forza interpretativa Hobsbawm lo bollò (ingiustamente) come un frutto tardivo della guerra fredda

167 Elementi di fondo (molto influenzati dalla lettura di De Felice):
Ruolo decisivo della prima guerra mondiale Comune origine rivoluzionaria di fascismo e bolscevismo Distinzione però tra i totalitarismi (comunismo: dottrina universalistica basata sulla classe; “fascismi”: istanze particolaristiche legate alla nazione; ma poi tra loro nazismo pià universalista perché legato alla razza) Parallelo tra “notte dei lunghi coltelli” e caso Kirov (p. 166) Paradossalmente, molto poco presente il tema dell’illusione degli intellettuali

168 9. Una “microstoria” etica: Michael Ignatieff
Storico canadese, esponente di una grande famiglia della nobiltà russa Autore di una storia delle origini del penitenziario e di una biografia di Iasahia Berlin Attualmente professore di Diritti umani ad Harvard Album russo. Una saga familiare tra rivoluzione, guerra civile ed esilio, 1987 Storia della sua famiglia, basata però su un’analisi scientifica, ricerche, fonti storiche, i diari dei due protagonisti (il nonno Pavel e la nonna Natascia), viaggi di studio in Russia, soprattutto le fotografie Affresco dell’aristocrazia russa: grandi proprietà terriere, viaggi in Francia, educazione cosmopolita, spirito tolstojano Pavel anche carriera tradizionale al servizio della zar (ministro dell’Agricoltura, poi ultimo ministro dell’Istruzione): riformismo liberale debole e tardivo che guarda con angoscia all’incapacità dello zar e del governo Nel 1916 lascia l’incarico

169 Allo scoppio della rivoluzione cade in depressione e nell’abulia; la famiglia diviene povera; scampa al fucilazione solo grazie ai buoni ricordi lasciati tra alcuni insegnanti; le redini passano a Natascia; poi l’emigrazione in Inghilterra e in Canada Debito con il proprio passato, ma non alla ricerca di sé stessi: pietas verso esseri umani il cui ricordo altrimenti svanirebbe ( p. 169); il ruolo in questo specialmente della fotografia (p. 170) Recupera delle esistenze individuali accanto alla “grande storia”: il valore esistenziale del “desiderio del passato” (p. 170)


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