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Antropologia - Lezione 11^

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Presentazione sul tema: "Antropologia - Lezione 11^"— Transcript della presentazione:

1 Antropologia - Lezione 11^
Capitolo III La verità dell’Antropologia cristiana: la partecipazione degli uomini alla Predestinazione di Cristo

2 « C’è molta gente che non conosce il proprio cuore, il proprio essere interiore. Questa gente conduce una vita completamente esteriore: è facile vivere la vita a un livello fisico ed esteriore, e molta gente lo fa. Si identificano con la loro forza fisica, con i loro successi, con l’aspetto fisico; altri invece si identificano di più con il loro essere psicologico, con i pensieri e i sentimenti, le emozioni, con l’erudizione. Dobbiamo invece scoprire il nostro essere più profondo e identificarci con quello, cioè essere uno col Signore Gesù, essere uno col Figlio amato di Dio. È lo Spirito Santo che ci dimostra e ci manifesta quello che abbiamo nel più profondo. Quello che abbiamo dentro è in gran parte oltre la nostra coscienza, oltre la nostra consapevolezza. Ed è lo Spirito di Dio che ci manifesta quello che c’è nel profondo di noi, che ci fa vedere la realtà del nostro essere interiore » (A. Louf).

3 della predestinazione
La teologia paolina della predestinazione  Il Mysterion divino: il piano di Dio  Romani 8,28-30: la catena aurea  Ef 1,3-14: la figliolanza adottiva  Colossesi 1,26-28: la creazione in Cristo

4 Il termine mistero? Nel greco profano: mystérion ha origine nella sfera cultuale (es. i misteri eleusini di Osiride, di Mitra). La radice my (myein: “non poter vedere”) indica la chiusura degli occhi o della bocca: reazione ad un’esperienza che si sottrae al pensiero discorsivo; è più una iniziazione pratica che razionale al mistero

5 Nell’apocalittica: molteplicità di «misteri» nel senso di “cose occulte” sono il fondamento reale nascosto e ultraterreno di tutto ciò che esiste e accade di ciò che diventerà manifesto alla fine del tempo, il piano divino degli eventi storici futuri (la sorte finale dei peccatori e dei giusti, gli sconvolgimenti e le catastrofi che precedono e seguono il giudizio divino) piano che viene rivelato a singoli «veggenti» in esperienze straordinarie (rapimento, sogno, visione) e che anch’essi riescono a loro volta a comunicare solo in immagini qui il termine assume un’accezione fortemente escatologica (cf Dn 2, ; Sap 2,22; Sap 6,22).

6 Nei testi neotestamentari
il termine mystérion si riallaccia all’ambiente giudaico dei libri canonici ed extracanonici (es. Enoch etiopico) mentre appare estraneo al mondo delle religioni misteriche. Così, ad esempio, sono detti «mistero» la trasformazione degli uomini al momento della parusia di Cristo (1Cor 15,51) e la futura storia d’Israele (Rm 11,25s.) Nei Vangeli: concentrazione sull’evento di Cristo: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio» (Mc 4,11).

7  Il Mysterion paolino = il piano divino
Paolo approfondisce il disegno salvifico di Dio nelle riflessioni sul mysterion, ossia il mistero eterno della Sua volontà (Ef 1,9), che si è rivelato in Cristo.  Testi di riferimento sul mysterion sono: Rom 16,25; 1Cor 2,7; Ef 1,9. 3,3; 4,9; 6,19; Col 1,26. Qui Paolo ritrova la verità dell’uomo ed il suo legame con Cristo.  Testi di riferimento per l’antropologia paolina: Rom 8,28-30, Ef 1,9-10 (v.9); 3,3-6 (3 e 5); Col 1,26-28 che declinano progressivamente la teologia della predestinazione per Paolo.

8 Ef 3,8 presenta il mysterion divino in questa dialettica di nascondimento-rivelazione:
A me…è concesso di mettere in luce qual è il disegno contenuto nel mistero, nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo. In tal modo, per mezzo della Chiesa, è manifestata ora ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore (3,8-13)

9 il mistero della volontà divina (Ef 1,9) non è più qualcosa di segreto e nascosto
Il termine mistero, biblicamente inteso, non equivale minimamente a qualcosa di “misterioso”, oscuro o incomprensibile. Non ha affatto un’accezione “intellettualistica” indica il disegno eterno di Dio, ormai dis-velato e conosciuto: in Gesù Cristo. Anzi, pare identificarsi con Cristo stesso - secondo l’accezione di Col. In Lui la volontà salvifica di Dio si è manifestata, si è fatta conoscere e dunque, non è più né “oscura” né manipolabile/equivocabile. Per questo, alla luce del mysterion possiamo cogliere definitivamente chi sia l’uomo.

10 Il contenuto del piano divino: la predestinazione
Il contenuto di tale mistero – il progetto di salvezza - è declinato da Paolo nella tesi della predestinazione, la quale, a sua volta si specifica nella filiazione in Cristo. I testi di Ef 1,3-14 e 2,1-10, Rm 8,28-30 presentano il mistero divino come elezione in Cristo di tutta l’umanità prima ancora della creazione del mondo, come predestinazione in Cristo di tutta l’umanità ad essere figlia di Dio, come offerta abbondante della grazia meritata dal sangue di Cristo per la nostra redenzione. Non solo in questa comunione sono vinte le dinamiche di divisione ma, in essa, è preannunciato e anticipato il compimento della storia umana: la riconciliazione, l’assunzione in Dio (G. Colzani)

11  Romani 8,28-30: la catena aurea
28 Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno [prothesis]. 29 Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati [proorisen] a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli. 30 Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”.

12 filiazione in Cristo predestinazione Il Mysterion = il piano divino

13 Paolo presenta il progetto di Dio: il piano salvifico universale.
È la sintesi della storia della salvezza nelle sue tappe di sviluppo: la predestinazione si concretizza nella chiamata all’essere e alla storia e si realizza nella giustificazione la cui meta è la glorificazione. questo è il disegno (pro-thesis), ciò che è “posto prima”, il progetto ab aeterno di Dio i versetti suddivisi così: il v. 29 dice la creazione, la chiamata all’essere, il versetto 30 e il 31 indicano la chiamata storica ed il cammino dell’uomo.

14 v 29. La chiamata all’essere, ossia la creazione
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati [proorisen] a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli.

15 del progetto divino = si evidenzia ripetutamente l’eternità: da sempre
ma anche pre-conosciuti/pro-egno, predestinati/ pro-orísen pro indica il “prima”, l’antecedenza la sottolineatura dell’eternità afferma l’unicità e, dunque, l’unità del progetto divino (non ci sono “fasi scollegate”)

16 esiste un piano solo che non è mai cambiato: l’ordine cristiano
 è superato il problema di due momenti all’interno della storia della salvezza: la Bibbia non si pone neppure in questa prospettiva il fatto che sia “eterno” non intende affermare tanto che sia al di fuori del tempo e della storia  piuttosto indicare che ne è il fondamento e, coerentemente, che ne determina il senso.

17 La predestinazione: proorísen
Concretamente, qual è il contenuto di tale disegno? La predestinazione: proorísen   Il termine proorízo deriva da óros, che significa “confine” il verbo orízo – e il suo rafforzativo proorízo, dunque, “fissare, delimitare” e in senso traslato “decidere, stabilire” – significa: decidere, fissare, ordinare il termine viene precisato nel suo contenuto cristologico: predestinazione significa per Paolo la chiamata ad essere conformi all’immagine del Figlio suo Gesù Cristo

18 L’obiettivo è assumere la “forma” (o la figura) di Cristo, che concretamente è quella del “figlio”.
La relazione cristologica - filiale è il primo versante dell’intenzione di Dio questa originaria relazione a Cristo ne porta in sé un’altra: il Padre ci vuole figli perché egli [Gesù] sia il primogenito tra molti fratelli nella volontà originaria di Dio l’oggetto non è mai solo il singolo, bensì ognuno è visto da sempre come fratello in rapporto a Cristo

19 relazione fraterna non estrinseca ed aggiuntiva all’identità dell’uomo
appartiene al progetto di Dio e alla stessa identità ontologica dell’uomo, non solo a una qualificazione morale. Qui si fonda un’antropologia relazionale. Contenuto predestinazione:  figli nell’Unigenito  Fratelli nel Primogenito

20 V. Solov’ev: Non c’è scisma nell’amore perchè l’Amore è uno solo. Quando amo il prossimo amo tutti quelli che Cristo ama e quando amo Cristo amo Colui che tutti ama.

21 Si noti che nel v. 29 il termine “immagine” è riferito direttamente a Gesù Cristo.
l’uomo è immagine di Dio secondo Genesi 1-2  ma la rivelazione cristiana dà compimento alla figura dell’AT, mostrando nel NT che la vera imago Dei è Gesù Cristo e solo in maniera derivata l’uomo.

22 v 30. La chiamata storica Quelli poi che ha predestinati
li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”.

23 Il Mysterion = il piano divino Chiamati Giustificati Glorificati
filiazione in Cristo predestinazione Il Mysterion = il piano divino Chiamati Giustificati Glorificati

24 Il secondo momento indica invece la dinamica storica dell’attuazione di questa volontà di Dio:
l’elezione, chiamati / ekalesen quindi, giustificati / edikaiosen e glorificati / edocsasen.  Si descrive, così, il cammino storico di realiz-zazione del progetto di salvezza di cui prota-gonista è lo Spirito di Cristo in sinergia con l’uomo.  Paolo sintetizza efficacemente il dinamismo della grazia nell’uomo, sino al suo compimento escatologico.

25 Questo è il piano di Dio, il mistero della sua volontà: nel suo fondamento eterno e nella sua attuazione storica. Osservazione: Quanto è astratta l’idea di una natura pura, poiché l’uomo appare da sempre voluto nel rapporto con Dio in Cristo Il cristocentrismo è decisamente affermato da Paolo e dà unità coerente al progetto di Dio, al punto tale che lo stesso peccato non costi-tuisce un ostacolo, un’interruzione, ma sem-plicemente implica quel passaggio in più che è la liberazione dal peccato (giustificazione)

26  Ef 1,3-14: La figliolanza adottiva

27 Il testo è un inno liturgico il cui contenuto è il mistero di Dio = il piano salvifico
ritornello = categorie sovrapposte di: volontà di Dio e di predestinazione: è il contenuto della volontà di Dio Il nucleo centrale (v. 9) = “ ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà”

28 in Cristo abbiamo il disvelamento del mistero di Dio: egli è il rivelatore del Padre, è l’«esegesi» del Padre (Gv 1,18) tou patros ekeinos exêgêsato in Lui si ri-vela finalmente il piano divino: un progetto, “prestabilito” dall’eternità, che viene qualificato da Paolo come benevolenza, benedizione, beneplacito della sua volontà del Mysterion si insiste sull’aspetto buono, benevolo, “grazioso” del suo contenuto.

29 Il tema viene svolto nell’inno in tre tappe:
nel suo piano eterno (3-6) nella sua attuazione storica (7-9) e nel suo compimento escatologico (10). Il progetto divino è presentato lungo tutto il suo itinerario, nella sua dinamica che avvolge l’intera storia.

30 piano eterno 3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, 6 secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto;

31 v. 4: il disegno eterno (il beneplacito sua volontà)
«in Cristo il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo» il progetto è eterno: sta prima della storia; dunque, la fonda e le dà senso per l’ebreo l’eternità è un concetto astratto: per questo viene espressa con l’idea del «prima»  non significa “al di fuori” della storia: al con-trario, è il modo per dire che la fonda non si lascia condizionare, ma all’opposto sta all’origine e da vita alla storia, all’uomo.

32  In Cristo abbiamo conosciuto la volontà eter-na di Dio, ciò che ha dato origine alla creazio-ne dell’uomo e del mondo e che non è mai cambiata. v. 5: «predestinandoci ad essere suoi figli adottivi» La predestinazione ha per contenuto la figliolanza divina, la figliolanza adottiva  qui la differenza e la dipendenza rispetto a Gesù Cristo

33 attuazione storica 7 nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. 8 Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, 9 poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito

34 v. 7: il piano di Dio, storicamente si è realizzato nella forma della redenzione:
“nel Figlio …la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati”  Gesù Cristo: «rivela» tale progetto: è colui che lo ha fatto conoscere ma il suo ruolo è soprattutto quello di attuarlo

35 poiché l’uomo, anziché conformarsi al piano, si è distanziato con il peccato (a-loghikos)
il piano salvifico si attua nella forma della redenzione cruenta attraverso il sangue anche di fronte al peccato il progetto di Dio non si è fermato, né è mutato semplicemente ha trovato una nuova modalità di attuazione: quella redentiva.

36 compimento escatologico
10 per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. 11 In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

37 L’attuazione del piano di Dio
= attraverso la storia verso la realizzazione nella pienezza dei tempi: l’escatologia. compimento futuro è la ricapitolazione in Cristo di tutte le cose (cielo – terra), ricreando l’unione/comunione attorno a Gesù Cristo anakefalaiôsasthai ta panta en tôi Christôi

38 a) restaurare cioè quello di riportare all’ordine originario
il termine stesso ricapitolazione ha doppio valore: a) restaurare cioè quello di riportare all’ordine originario b) è molto più forte ed è preminente = portare all’unione attorno a quel caput che è Gesù Cristo (l’immagine di avvolgere attorno all’asta il rotolo) I due significati non si escludono, ma si integrano.

39  v. 13-14: avete ricevuto il suggello dello
Spirito Santo che era stato promesso,il quale è caparra della nostra eredità,in attesa della completa redenzione Il dono dello Spirito Santo appare quale anticipo e caparra di tale meta (o eredità) è anticipo del compimento futuro e germe che già ora ne permette la realizzazione, quel “già e non ancora” che caratterizza l’oggi della salvezza. Questa è l’esperienza storica della grazia.

40 Il Mysterion = il beneplacito filiazione adottiva predestinazione
redenzione remissione dei peccati ricapitolazione Caparra dello Spirito

41  Colossesi 1,26-28: La creazione in Cristo

42 Non ricorre in Colossesi il termine predestinazione
ma con chiarezza si espone il medesimo progetto divino. Anzi, al termine del cap. 1 per due volte si esplicita il riferimento al mysterion (Col 1,25-28). Il contenuto del mysterion è Cristo stesso.

43 è un inno della comunità cristiana paolina
contrasta la prospettiva gnostica = contro la materia e centrata sul culto degli angeli, quali mediatori tra Dio e gli uomini oltre a svalutare il corpo e la materia (digiuni, astinenze) porta all’evanescenza del ruolo centrale di Cristo, a favore degli angeli.

44 Paolo porta decisamente l’accento sul ruolo di Cristo: Cristo è il coordinatore di tutto l’essere, sia di quello creato visibile che degli angeli. Il tema di fondo è il carattere universale, cosmico della salvezza di Cristo = è l’unità in Cristo già di Rom 8 e di Ef 1.  Anche qui si può distinguere un primo momento dedicato all’ordine della creazione e un secondo allo sviluppo storico della redenzione.

45 12 Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. 13 E` lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, 14 per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. 15 Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; 16 poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

46 15: imago/eikon = Cristo è l’immagine (visibilità) di Dio
vv 15-16: tutto è stato creato nel Cristo 15: imago/eikon = Cristo è l’immagine (visibilità) di Dio Nella teologia paolina, il termine, in relazione a Cristo, ha un triplice significato: una reale partecipazione a Dio: indica più identità che differenza una diversificazione: insinua qualcosa della distanza/relazione Padre/Figlio insieme, dimostra la manifestazione: Cristo fa vedere il volto del Dio invisibile.  In altri termini, eikon vuol dire prima di tutto identità, non differenza.

47 Osservazioni: a) nella nostra accezione comune, l’immagine non indica mai l’“originale”  in Paolo, all’opposto, in primo luogo sotto-linea un’identità tra l’immagine e colui che è significato da essa (nella visione antica l’im-magine derivata partecipa del prototipo)  gli studi di M. Eliade: se un essere non partecipa a un Essere superiore “non è” b) una distanza rimane: non si dà esattamente una sovrapposizione tra i due (immagine/realtà) c) il terzo significato afferma la visibilità: l’immagine è ciò che mostra, che rende visibile il Dio invisibile.

48 valore della stratificazione di significati = per Paolo, l’eikon di Dio, l’immagine vera può essere solo Gesù Cristo possiamo attribuire agli uomini il senso della distanza, la differenza tra noi e Cristo: non certamente l’identità e l’appartenenza solo Gesù Cristo, dunque, è pienamente l’imago Dei, l’icona del Padre! In questo modo, l’immagine è inequivocabilmente definita nel suo contenuto cristologico.

49 Il punto di partenza della creazione è Cristo
Di Cristo si precisa l’antecedenza rispetto ad ogni creatura: l’avverbio prima i verbi dicono la singolarità di Cristo rispetto alle creature: lui è generato, le creature sono create Paolo fornisce gli elementi essenziali per chiarire la natura di Cristo nel suo rapporto di comunione/differenza rispetto all’uomo. Il v. 15 esprime, dunque, chi è Cristo: immagine del Dio invisibile, generato prima delle creature

50 Al v. 16: l’uso della preposizioni = eis, en, dià - permette di ricostruire la prospettiva teologica di Paolo sul ruolo di Cristo (simile a quello della Sapienza in AT): poiché per mezzo di lui [en auto] sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui [dià autou] e in vista di lui [eis auton].

51 a) en: creato in Cristo + tempo aoristo (ektìsthe) indica l’atto della creazione (l’aoristo, infatti, indica un’azione puntuale, un avvenimento storico del passato, che non c’è più, poiché la creazione è stata attuata) interpretare questo versetto con la formula di Giovanni in Lui era la vita (Gv 1,4), nel senso che tutte le cose trovano in Cristo la loro origine i due polarismi indicano la totalità delle cose (cielo-terra è di origine biblica; visi-bili-invisibili è di origine platonica). Si chiamano “merismo”.

52 b) dià: tutto è stato creato da Cristo
(+ tempo perfetto: ektistai) la funzione di creare viene applicata a Cristo stesso conferma che a Cristo vengono ormai applicate le qualità della Sapienza e si avvicina a Gv 1,3: tutto è stato fatto per mezzo di Lui il tempo del verbo (perfetto) indica che la mediazione di Cristo non viene meno, ma accompagna costantemente la storia del creato.

53 c) eis: e in vista di Lui indica il fine, la meta
le due preposizioni eis – dià + il tempo per-fetto indicano l’azione permanente del Cristo: ossia da un lato la sua mediazione cosmica: attraverso di lui (dià) dall’altro la sua causalità finale: in vista di lui (eis).

54 Cristo e la sapienza creatrice
Proverbi 8,22 Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. 23 Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. 24 Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. 27 quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso; 30 allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.

55 17 Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.
18 Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. 19 Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza 20 e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

56 v. 17: «Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui».
Sussistere? greco: sun-esteken = tener insieme. Cristo fa da principio di coesione e di ordine dell’universo pur rimanendo totalmente trascendente (rispetto alla visione stoica, in cui il divino diveniva una particella dello spirito divino).

57 v 18: Cristo primogenito  prôtotokos ek tôn nekrôn L’affermazione “il progenitore” in questo caso sottolinea Cristo come principio della creazione. Non è il primo della lista – il capofila ma il capostipite cioè l’unità interna di tutti il primogenito porta in sé tutti gli uomini diventando quindi una realtà collettiva. Adamo è progenitore poiché tutti gli uomini sono “in” Adamo Cristo ora sostituisce Adamo.

58 Il progenitore (anche Rom 5, 1Cor 15 e Gal 3)
Il progenitore (anche Rom 5, 1Cor 15 e Gal 3). Occorre mantenere tutta la pregnanza di questo termine per capirne l’uso che ne fa Paolo. Infatti il progenitore per l’AT non era solo il capostipite di una sequenza generativa quasi fosse un uomo che facesse parte di una lista di nomi che si susseguono. Il progenitore rappresenta soprattutto l’unità interna di tutti, in sé li porta tutti diventando quindi una realtà collettiva. Adamo è progenitore poiché tutti gli uomini sono “in” Adamo. Il progenitore quindi rappresenta la radice entro cui tutti sono innestati e traggono linfa. Ora Cristo sostituisce Adamo: è Lui il nostro progenitore in Lui noi siamo uomini nuovi (J. Ratzinger).

59 vv. 18-20: Cristo principio della storia e, dunque, della redenzione.
Abbiamo ancora la trilogia delle preposizioni: v 19: far abitare (en) in Lui ogni pienezza (pleroma) v 20: e (eis) per mezzo di Lui riconciliare a sé tutte le cose... cioè (dià) per mezzo di Lui...

60  Termine chiave di Paolo: pleroma che è la persona di Cristo stesso:
Col 1,19: Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza Col 2,9 perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Ef 1,22-23 Tutto egli (il Padre) ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato (Cristo) alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di Colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

61 Il Mysterion = il pleroma è il capo del corpo predestinazione creare
riconciliare rappacificare compiere in lui

62 Conclusioni su Col 1 il ruolo cosmologico di Cristo: Cristo ha una funzione specifica e propria in riferimento alla creazione b) inserita all’interno e nella prospettiva della sua missione salvifica che implica la redenzione come pre-condizione del compimento in Cristo di tutte le cose

63 i due misteri (attività cosmologica e attività redentrice) sono per Paolo in continuità = in Cristo è data ogni pienezza sia nella creazione, sia nella redenzione l’unità del piano salvifico di Cristo: la redenzione non è una seconda tappa (imprevista) nel piano di Dio, bensì una modalità diversa della sua attuazione, in seguito al peccato insieme, il cristocentrismo di tale progetto, che trova in Lui il punto di partenza ed il suo compimento.

64 Conclusioni bibliche

65 La teologia della predestinazione coincide con il mysterion = essa è il contenuto del progetto salvifico di Dio è il cuore della storia della salvezza e dell’intenzione originaria di Dio: «Questo mistero consiste essenzialmente nel piano di Dio di unificare tutti gli uomini in Cristo, riproducendo in essi l’immagine del Figlio suo (Rom 8,28-30)» (Brambilla)  Questa intenzione di Dio determina la creazione e la storia: per questo rivela anche la verità ed il senso dell’uomo.

66 I caratteri fondamentali della predestina-zione in senso biblico:
La qualità cristologica Il contenuto: la filiazione La struttura protologica della predestinazione: dall’eternità Il carattere libero e gratuito L’infallibilità del progetto, nonostante le tormentate vicende storiche Il contenuto grazioso, benevolo del disegno di predestinazione La destinazione universale

67  caratteristica fondamentale è
la qualità cristologica: la volontà di Dio riguarda anzitutto Cristo non solo si rivela in Lui ma si rivela centrata su di Lui. «L’elezione della grazia di Dio ha come primo ed ultimo scopo Gesù di Nazareth, che viene reso il Kyrios ed il primogenito di molti fratelli» (M. Lohrer) Per Paolo la predestinazione coincide con il mi-stero di Cristo: «la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi» (Col 1,26-28).

68  Allora tutte le caratteristiche della predestina-zione vanno pensate in riferimento a Cristo:
il mistero = consiste essenzialmente nella unificazione di tutti gli uomini in Cristo, riproducendo in essi l’immagine del Figlio suo (Rm 8,28-30), ossia nel senso della parteci-pazione di tutti gli uomini alla filiazione di Dio propria di Gesù Cristo: vedi la lettera ai Colossesi (1,15s) e soprattutto quella agli Efesini (1,3s). Categorie di: ricapitolazione – pleroma - progenitore

69  Alla luce di Cristo il contenuto della predestinazione/piano divino: la filiazione
 non esiste nessun decreto di una doppia prede-stinazione in quest’unica scelta concreta di Dio in Gesù Cristo  «Dio vuole degli uomini come conformi al Figlio suo», figli nel Figlio, così che Lui - che è l’Unigenito - divenga il Primogenito di una moltitudine di fratelli «scopo della divina predeterminazione ed elezione in Gesù Cristo è “riprodurre l’immagine del Figlio suo onde egli sia il primogenito tra un gran numero di fratelli” (Rom 8,29), oppure “l’essere figli adottivi per Gesù Cristo” (Ef 1,5)» (M. Lohrer)

70 L. Ladaria studia il tema della filiazione adottiva con la categoria di uiothesia = nei passi paolini di Gal 4,4-7; Rm 8,14-17; Ef 1,5.  La differenza tra la filiazione di Gesù e la nostra è sottolineata da questa categoria sconosciuta dalla LXX, ma documentata dal greco profano, per indicare esattamente l’adozione di un figlio. Anche il Vangelo di Giovanni mantiene tale distinzione tra noi e Gesù, con la differen-ziazione dei termini: solo Gesù Cristo è l’uios (figlio in senso forte) mentre gli uomini sono indicati come tekna di Dio (figlio in senso debole)

71 La conclusione = l’adozione non è una immagine metaforica (“un po’ come…”), ma rivela le profondità della relazione dell’uomo con Dio: «la metafora dell’adozione non tende a indebolire la nostra condizione filiale, ma a sottolineare l’amore di Dio che ce la concede, volendo unirci a suo Figlio. La vita dei figli di Dio consiste nel partecipare alla relazione che Gesù ha con il Padre. Espressione di questa relazione è la nostra invocazione “Abbà”, la stessa con la quale Gesù si è rivolto al Padre»  Il coinvolgimento nella preghiera di Gesù al Padre/ Abbà, è un esempio efficace per dimostrare fino a che punto l’uomo è realmente e sin d’ora chiamato ad osare di fronte a Dio.

72 In luce due elementi: la possibilità di tale relazione filiale non è propria dell’uomo, ma è data dallo Spirito Santo che la rende possibile (Rom 8,1; Ef 1,13)  si esplicita, così, la pienezza della dimensione trinitaria del rapporto: nello Spirito (non a caso spesso definito lo Spirito del Figlio: Gal 4,6; Rom 8, 14 esplicita la ragione della filiazione esattamente nell’essere guidati dallo Spirito), ad immagine del Figlio nei confronti del Padre  il vincolo che unisce gli uomini con Cristo e tra di loro è lo Spirito Santo, che ci viene dato come Spirito di Cristo o del Figlio. Così si esplicita la relazione tra filiazione di Gesù e quella degli uomini

73 b) la relazione filiale (uomo e Dio in Cristo), fonda immediatamente la relazione fraterna con gli altri uomini: condannando ogni “discriminazione - divisione”, essa fonda in Cristo la solidarietà umana Ef 2,14: Cristo, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbat-tuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo di carne la causa dell’inimicizia Gal 3,28: Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.

74  L’eternità del piano divino: sta prima di tut-to, antecede la creazione («fin dall’origine»: 2 Tes 2,13; «prima della fondazione del mondo»: Ef 1,4; «prima di tutti i secoli»: 2 Tim 1,9; 2 Cor 2,7) la rivelazione non sottolinea tanto la priorità cronologica, quanto la priorità logica rispetto al comportamento umano/storico È la “struttura protologica” della predestina-zione (Lohrer) = indica la semplice anteriorità e premura della volontà di grazia di Dio e non permette di fondare questo evento sul caso e sulla volontà dell’uomo.

75 «L’elezione è ciò che precede fin dall’eternità la chiamata storica» (Moltmann)
eternità = non un’astratta assenza di tempo, neppure la semplice pre-temporalità di una decisione divina ma = Dio è Signore del tempo, la sua eternità qualifica il tempo: l’ultima tappa decide delle precedenti l’elezione e la chiamata di Dio, che avven-gono nella storia, hanno la loro validità perché in esse si manifesta una divina volontà eterna di grazia in vista di Gesù Cristo

76 non è solo una questione temporale:
la predestinazione non solo sta “prima” del tempo e della storia, ma più radicalmente la “fonda” non al di fuori della storia, ma nemmeno condi-zionata dalla storia. un progetto eterno non presuppone l’esistenza degli uomini; al contrario è ad essa antecedente è la predestinazione a “determinare” la storia ed il suo senso, poiché ne è il fondamento: è su di esso, in riferimento a questo che avviene la creazione non significa che la pre-determina, bensì che ne dice il senso autentico, ne disvela la direzione. È la chiave interpretativa dell’umano.

77  Collegato a questa dimensione extra temporale, è il carattere libero e gratuito di tale progetto divino:  Dio non è condizionato da nulla  «è ciò che Dio vuole»  è questa - e non altra - la volontà di Dio («decreto della sua volontà» in Ef 1,11; «suo proposito»: próthesis in Ef 1,11). Già nell’AT, l’alleanza = iniziativa unilaterale di Dio (è quindi gratuita).

78 Nel NT l’alleanza è in connessione con la morte-risurrezione di Cristo
dipendente esclusivamente dalla sua libera volontà (Gv 10,17s), che riflette fedelmente la volontà del Padre (Mt 26,36-43) questa volontà del Padre è assolutamente libera (Rom 9,14ss; Ef 3,9) è una volontà che antecede e previene qualsiasi considerazione dei comportamenti altrui (Ef 1,9s). La gratuità del piano divino e della giustificazione è il tema della lettera ai Rom e di quella ai Gal, è presente anche in tutte le altre lettere (2 Cor 4,1; Ef 2,4; 1 Tim 1,13; 3,5).

79  la predestinazione è incondizionata = si attua nonostante tutte le vicende storiche: è quindi anche infallibile L’infallibile efficacia dell’Alleanza risulta dalla formula dell’Alleanza stessa = Alleanza nel sangue di Cristo versato per i molti, in remissione dei peccati Lettera agli Ebrei = infallibile perché in Cristo è ormai attuata.

80  Il contenuto grazioso, benevolo di questo disegno.
La predestinazione ha un contenuto «buono». E’ una volontà di amore. Il termine «preconoscere» nel suo impiego semitico esprime già una preferenza amorosa (cfr 1 Cor 8,3; Gal 4,9). «mettendo al centro Cristo, la predestinazione appare nel modo più assoluto predestinazione alla grazia» (Colzani). Il contenuto, dunque, è la grazia: «Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù» (2Tim1,10-11).

81  La predestinazione ha come destinatari tutti gli uomini: dunque, è universale. Forse, il passo più nitido in questa affermazione rimane quello della lettera a Timoteo, in cui Paolo dichiara la volontà salvifica universale di Dio “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim 4).  contro al senso comune che intende i «predestinati» come un «ristretto gruppo di eletti», di prescelti o privilegiati. Dunque, l’universalità è caratteristica della nuova Alleanza, cioè dell’ Alleanza come originariamente è stata concepita da Dio.

82 in ordine all’idea di predestinazione
Momento storico in ordine all’idea di predestinazione

83 Premessa: i disagi moderni circa il termine predestinazione
Nell’uso linguistico comune è categoria pregiudicata. Evoca: un senso di determinismo, l’idea di pre-determinazione, di una volontà che ci precede, inappellabile ed ineluttabile e che destina, nel senso forte che determina, l’esistenza storica l’idea di un destino cieco, un fato che ha prefissato deterministicamente la vita

84 L’idea di una discriminazione: alcuni vengono prescelti per la salvezza mentre altri lo sono per la dannazione Una simile tesi ripugna con la coscienza della inalienabile libertà umana. Anzi, sia il volto di Dio che dell’uomo risultano distorti in una simile visione

85 La sensibilità moderna eredita il problema di una annosa controversia storica sull’interpretazione del senso cristiano della predestinazione: il dibattito ha il suo inizio con Agostino un’ulteriore tappa fondamentale nel medio evo, nella celebre controversia «de auxiliis» È una faccenda occidentale-latina…  la patristica greca non conosce il problema teologico della predestinazione in senso agostiniano, ricalca il pensiero biblico/paolino

86 La dottrina agostiniana della Predestinazione: genesi ed esito
due elementi caratteristici: la convinzione che la predestinazione si riferisca solamente ad alcuni soggetti ad esclusione di tutti gli altri il carattere infallibile di questa elezione, nel senso che nulla, neppure la libertà personale degli eletti, può renderla inefficace.  Agostino fonda la sua convinzione a partire dall’esegesi di Paolo (quale Paolo ?!)

87 Il punto di partenza: parte dalla condizione dell’uomo conseguente al peccato: «massa perditionis» la predestinazione consiste precisamente nell’atto divino di liberare alcuni degli uomini da questa massa dannata qui il contenuto dell’atto predeterminante di Dio

88 S. Paolo predestinazione  universalità 1Tm 2,4-11
 Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi S. Paolo

89 S. Agostino predestinazione  alcuni sono salvati massa damnata:
tutti hanno peccato S. Agostino

90 Due qualità fondamentali della predestinazione:
un unico movente: la pura misericordia di Dio ad esclusione di qualsiasi previsione di eventuali meriti = la predestinazione è assolutamente gratuita nulla può opporsi all’attuarsi dell’atto liberatore di Dio: ciò che Egli vuole, inevitabilmente accade. Per questo la predestinazione è infallibilmente efficace sono le due proprietà della P. per Agostino: antecedente (o gratuita) e infallibile.

91 S. Agostino predestinazione  alcuni sono salvati massa damnata:
tutti hanno peccato  gratuità: non per i meriti Peccato Originale  infallibile: efficace anche contro la volontà umana S. Agostino Due proprietà intrinseche alla Predestinazione: Ma non la universalità: è una determinazione concreta e posteriore della Predestinazione: ci sono dei dannati!

92 il «perché?» Questo piano di Dio che libera alcuni dalla «massa dannationis» ha una sua logica mette in evidenza: da un lato la Giustizia di Dio che punisce il peccatore (lasciandolo nelle conseguenze del suo peccato) e dall’altro la sua Misericordia gratuita (perché, nonostante il peccato, alcuni sono infallibilmente e gratuitamente salvati). Giusto e misericordioso: sono le due qualità divine per Agostino (?!)

93 La conseguenza Se Dio è giusto/misericordioso ne consegue che non potrebbe volere la salvezza di tutti, perché allora (dato il rapporto tra la volontà di Dio e la volontà dell’uomo) di fatto tutti si salverebbero in questo caso avremmo un piano divino che non mette in luce una delle proprietà essenziali di Dio, cioè la giustizia di qui la necessità che non tutti siano predestinati questi sono solo un numero «chiuso e scarso» (perché tanto più raro è il dono, tanto più riluce la sua gratuità).

94 qual è la ragione per cui Dio opera questa discriminazione?
il problema: perché questi determinati e non altri, entrano a costituire il numero degli eletti? qual è la ragione per cui Dio opera questa discriminazione? I principi agostiniani non offrono alcun elemento per la risposta.

95 Interpretazione del pensiero
di Agostino Problema = nel punto di partenza posto a fondamento, che pregiudica negativamente l’intero ragionamento: A. fonda la gratuità della salvezza non sulla rivelazione biblica della volontà salvifica universale, ma sulla condizione di universale peccato in cui l’uomo si trova, per cui esso, pur non meritando nulla, viene salvato.

96 S. Paolo predestinazione  universalità 1Tm 2,4-11
 Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi S. Paolo

97 S. Agostino  (= intenzione originaria: predestinazione
 alcuni sono salvati massa damnata: tutti hanno peccato Peccato Originale  non dal disegno eterno  (= intenzione originaria: ma a partire dalla storia: a partire da Cristo) condizione di peccato S. Agostino Inversione- deformazione rispetto alla Bibbia:

98 Rifiuta la dottrina biblica dell’univer-salità della salvezza:
cfr. il suo commento a 1Tim 2,4-11 («Deus vult omnes homines salvos fieri») dove dice che tutte le esegesi sono possibili, purché non in contrasto con la dottrina della predestinazione come da lui intesa.

99 Alla dottrina biblica della grazia, Agostino sostituisce come fondamento della antropologia soprannaturale la dottrina biblica del peccato originale. Sceglie un punto di partenza storico: l’attuale condizione storica dell’umanità che, in seguito al P.O., risulta universalmente segnata dal peccato se non viene ri-generata nel battesimo.

100 Poiché, però, l’attuale ordine storico è segnato dal peccato, non può essere assunto come criterio per cogliere la verità dell’uomo e del piano di Dio.  Infatti la rivelazione biblica propone un diverso punto di partenza: il piano eterno (= questo permette di comprendere la verità dell’uomo nell’originaria intentio Dei). a partire da tale condizione di peccato Agostino ricava il senso della predestinazione

101 però, smarrisce l’essenziale riferimento a Cristo.
La Scrittura, all’opposto, ribadisce che essa si può definire solo a partire da Cristo, non dall’uomo.  andrà superata l’esegesi agostiniana, in quanto la prospettiva individuale che assume e la prospettiva dell’infallibile efficacia lo portano a “deformare” la teologia paolina:

102  Paolo non afferma l’esistenza di una categoria particolare di eletti, scelti ad esclusione degli altri non afferma l’esistenza di una grazia invincibile ed assolutamente efficace per costoro i predestinati sono tutti coloro che hanno ricevuto il Vangelo (1Ts 5,9; Ef 1,3-12; Tim1,9; Rom 8) senza per altro che egli intenda limitare la predestinazione ai soli cristiani non dice che arriveranno infallibilmente alla salvezza; al contrario, considera la possibilità della loro defezione (2Tim 8,10).

103 Esito degli interventi magisteriali
Il Magistero non ha presentato la predesti-nazione come oggetto dell’insegnamento esplicito e solenne  e non ha fatto propria la dottrina agosti-niana della predestinazione. Significativa è la posizione dell’Indiculus de Gratia, che si rifiuta di seguire Agostino nei problemi della predestinazione (DS 249). Il Magistero, invece, è sempre intervenuto contro ogni restrizione della estensione universale della volontà salvifica di Dio e dell’azione redentrice di Gesù Cristo.

104 In particolare: la condanna della proposizione quinta di Giansenio, da cui si ricava che è eretico affermare che Cristo sia morto solo per i predestinati (in senso agostiniano) (DS ) la condanna dell’errore giansenista che Gesù Cristo è morto solo per i fedeli, non quindi per tutti gli uomini, per cui i non fedeli sarebbero esclusi dall’azione di Gesù Cristo (DS ); la presa di posizione contro Quesnel, con cui si afferma l’esistenza di grazie anche fuori della Chiesa e antecedenti alla fede (DS ) la costituzione Lumen Gentium (capitolo II).

105 Conclusione delle prese di posizione del magistero:
la tesi della volontà salvifica universale è «de fide ex ordinario ecclesiae Magisterio» ad essa corrisponde la tesi della predestinazione, nel senso precisato


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