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Criteri e strumenti per la individuazione dei rischi

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Presentazione sul tema: "Criteri e strumenti per la individuazione dei rischi"— Transcript della presentazione:

1 Criteri e strumenti per la individuazione dei rischi
ing. Domenico Mannelli Criteri e strumenti per la individuazione dei rischi

2 Che cosa è l'infortunio sul lavoro?
Menomazione della capacità lavorativa o morte provocata da causa violenta in occasione dei lavori CAUSA VIOLENTA ELEMENTO DETERMINANTE IN OCCASIONE DEL LAVORO ELEMENTO CIRCOSTANZIALE INABILITA’ O MORTE ELEMENTO CONSEQUENZIALE 2009

3 INCIDENTE: evento improvviso e non previsto
L’INFORTUNIO DERIVA DA UN INCIDENTE INCIDENTE: evento improvviso e non previsto ANCHE SE PREVEDIBILE 2009

4 CONCENTRAZIONE AMBIENTALE DELLA SOSTANZA PERICOLOSA
LA MALATTIA PROFESSIONALE O TECNOPATIA È LA CONSEGUENZA DI UNA SERIE DI AZIONI NOCIVE CHE MATURANO LENTAMENTE SULL’ORGANISMO DEL LAVORATORE PER POI TRASFORMARSI IN FORMA MORBOSA INVALIDANTE O MORTALE CONCENTRAZIONE AMBIENTALE DELLA SOSTANZA PERICOLOSA TEMPO DI ESPOSIZIONE FATTORI CARATTERISTICHE FISICHE DEL LAVORATORE 2009

5 CAUSA PROSSIMA DEL DANNO
LE CAUSE DEL DANNO CAUSA PROSSIMA DEL DANNO Atto pericoloso di una o più persone Condizione di pericolo esterna Mancato rispetto delle normative di sicurezza Casualità CAUSA REMOTA DEL DANNO Mancanza di programmazione ed organizzazione 2009

6 SICUREZZA TECNOLOGICA
LA SICUREZZA TECNOLOGICA È LA PROBABILITÀ DI NON AVERE UN GUASTO CHE POSSA PROVOCARE UN DANNO. LA SICUREZZA È COSA DIVERSA DALL’AFFIDABILITÀ 2009

7 UN LIMITE ALLA SICUREZZA TECNOLOGICA
probabilità di guasto residua probabilità di guasto dovuto a caso fortuito o di forza maggiore 1 limite concettuale sicurezza massima S I C U R E Z A raggiunta limite economico variabile da 0 a 1 sicurezza naturale costo della sicurezza dell'impianto rapportato al costo dell'impianto spesa massima tecnologicamente sostenibile 2009

8 SICUREZZA SUL LAVORO LA SICUREZZA SUL LAVORO È LA PROBABILITÀ DI NON ARRECARE UN DANNO SIGNIFICATIVO AL LAVORATORE. 2009

9 Il genere Il concetto di genere, impiegato originariamente nei paesi anglosassoni, si riferisce non tanto al “sesso”, quanto al maschile e femminile intesi come risultante di un complesso di modelli culturali e sociali che caratterizzano storicamente ciascuno dei due sessi condizionandone il ruolo e il comportamento. Riguarda la condizione delle donne nel loro evolversi storico, le differenze sociali e culturali che le donne hanno sia subito che creato, la testimonianza della loro cultura, delle loro aspirazioni e diritti. 2009

10 Nella valutazione occorre valutare le specificità biologiche e le caratteristiche anatomiche e fisiologiche tra gli individui, in particolare tra: uomini e donne adulti e minori persona e persona i fattori di rischio possono provocare conseguenze e danni diversi a seconda dell’individuo esposto. (per la specificità femminile, fertilità, funzione riproduttiva) ( soggettività individuale, ipersensibilità, condizioni di salute e condizioni sociali). 2009

11 il percorso della prevenzione che salvaguardi la salute della donna deve tener conto:
delle caratteristiche proprie del lavoro femminile della specificità biologica del lavoro domestico (ai fattori di rischio legati all'attività produttiva si aggiungono quelli presenti nell'attività di casalinga, con l'ulteriore sovraccarico di stress dato dalla frequente inconciliabilità dei compiti di lavoratrice con quelli derivanti dal "secondo lavoro" svolto tra le pareti di casa). 2009

12 “Gender issues in safety and health - A review”
Nel 2003 è stata presentata ufficialmente la relazione dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro “Gender issues in safety and health - A review” (Problemi di genere nella sicurezza e la salute – Resoconto) che esamina le differenze legate al genere negli infortuni e nelle malattie sul luogo di lavoro, le lacune nelle conoscenze e le implicazioni per il miglioramento della prevenzione dei rischi. 2009

13 tra gli obiettivi della “Strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro” , figura il “mainstreaming”, ovvero l’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro. La relazione intende contribuire all’attuazione dell’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro 2009

14 Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro sicurezza e salute sul luogo di lavoro (SSL). Le misure attuate per la prevenzione dei rischi devono, quindi, tenere conto di tali differenze Al fine di contribuire al raggiungimento di tale obiettivo, l’Agenzia ha elaborato una relazione in cui vengono esaminate le differenze legate al genere in materia di lesioni e malattie sul lavoro, le lacune a livello di conoscenze e le implicazioni per il miglioramento della prevenzione dei rischi. Le principali conclusioni della relazione sono state raccolte nella scheda “Problematiche legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro”, disponibile on line sul sito dell’Agenzia, insieme con un’altra pubblicazione sul tema dedicata a “Inserire le problematiche legate al genere nella valutazione dei rischi”. Nella relazione particolare interesse viene rivolto all’importanza, ai fini della prevenzione dei rischi professionali, di un approccio olisitco nella sicurezza e salute sul lavoro, compresa l’interfaccia lavoro-vita privata ed i problemi più vasti dell’organizzazione del lavoro e dell’occupazione. 2009

15 L’indagine rivela che nelle realtà lavorative europee la progettazione del lavoro, la sua organizzazione e la sua dotazione in attrezzature sono spesso basate sul modello dell’uomo “medio” Anche i rischi legati al lavoro per la sicurezza e la salute delle donne sono stati sottovalutati e trascurati rispetto a quelli per gli uomini, sia nella ricerca che nella prevenzione. ”, benché il principio dell’adeguamento del lavoro ai lavoratori sia contemplato nella legislazione dell’UE. 2009

16 Il direttore dell'Agenzia, Hans-Horst Konkolewsky, ha sottolineato
“Il nostro studio rivela che l’orientamento tradizionale sulla prevenzione può dare una sottovalutazione dei rischi effettivi, specialmente nei confronti della salute delle donne……” La valutazione e la prevenzione dei rischi devono essere maggiormente volte al genere e prendere in considerazione la crescente diversità nella forza lavoro europea 2009

17 Rischi specifici di genere
molestie sessuali (mobbing verticale) discriminazione lavori poco qualificati lavori con elevato peso emotivo doppio peso del lavoro domestico non retribuito che si aggiunge al lavoro retribuito 2009

18 Legge di Murphy «se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno lo farà.» «Edward A. Murphy Jr. era uno degli ingegneri degli esperimenti con razzo-su-rotaia fatti dalla U.S. Air Force nel 1949 per testare la tolleranza del corpo umano all'accelerazione (USAF project MX981). 2009

19 Legge di Murphy Un esperimento prevedeva un set di 16 accelerometri montati su diverse parti del corpo del soggetto. C'erano due maniere in cui ciascun sensore poteva essere incollato al suo supporto, e metodicamente qualcuno li montava tutti e 16 nella maniera sbagliata. Murphy pronunciò la prima versione della sua storica frase a una conferenza stampa. "La Legge di Murphy" si diffuse in tutti gli ambienti dell'ingegneria aerospaziale. Furono prodotte molte varianti. La maggior parte sono variazioni del genere "Se qualcosa può andare storto allora lo farà"; questa è qualche volta conosciuta come legge di Finagle o legge di Sod. Un'altra famosa applicazione è alla probabilità domestica: «La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto.» 2009

20 Principio di precauzione
Politica di gestione del rischio che viene applicata in circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica Applicato ideologicamente porta ad effetti devastanti Il principio di precauzione è una politica di gestione del rischio che viene applicata in circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica, e riflette la necessità di intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati della ricerca scientifica. Riflette la necessità di intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati della ricerca scientifica identificazione dei potenziali rischi valutazione realizzata in modo rigoroso e completo sulla base di tutti i dati esistenti mancanza di una certezza scientifica che permetta di escludere ragionevolmente la presenza dei rischi identificati. 2009

21 Prudent avoidance Si intende una serie di provvedimenti semplici, facilmente raggiungibili e a basso costo, anche in assenza di rischi dimostrabili per evitare le esposizioni Semplice, facilmente raggiungibili e a basso costo sono termini che non hanno un significato preciso Per prudent avoidance si intende una serie di provvedimenti semplici, facilmente raggiungibili e a basso costo, per ridurre l’esposizione a campi elettromagnetici anche in assenza di rischi dimostrabili. I termini “semplici”, “facilmente raggiungibili” e a “basso costo”, comunque, non hanno un significato preciso. In generale gli enti governativi hanno applicato questa politica solo ai nuovi impianti, dove piccole modifiche di progetto permettono di ridurre i livelli di esposizione del pubblico….Così definito, il principio della “prudent avoidance” prescrive l’adozione di misure a basso costo per ridurre l’esposizione, in assenza di una qualunque previsione scientificamente giustificabile che tali provvedimenti riducano il rischio. Nell’espressione “prudent avoidance” così come è stata applicata in differenti Stati, l’aggettivo “prudente” si riferisce ai costi, non all’atteggiamento verso il rischio. La “prudent avoidance” non implica fissare limiti di esposizione ad un livello arbitrariamente basso e richiedere che questi siano raggiunti senza badare ai costi, ma implica piuttosto l’adozione di provvedimenti per ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici ad un costo modesto. Essa non richiede una valutazione dei potenziali benefici per la salute. L’aggettivo prudente si riferisce ai costi, non all’atteggiamento verso il rischio 2009

22 As Low As Reasonably Achievable
ALARA As Low As Reasonably Achievable E’ una politica atta a minimizzare i rischi conosciuti, mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi ragionevolmente possibili, considerando costi, tecnologia, benefici per la salute pubblica ed altri fattori sociali ed economici ALARA sta per …(il più basso ragionevolmente raggiungibile): è una politica atta a minimizzare rischi conosciuti, mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi ragionevolmente possibili, tenendo in considerazione i costi, la tecnologia, i benefici per la salute pubblica ed altri fattori sociali ed economici. Oggi il principio ALARA è usato soprattutto nel contesto della protezione dalle radiazioni ionizzanti, dove i limiti …. La gente chiede naturalmente ad esperti, a scienza e scienziati, di, finalmente chiarire come stanno davvero le cose, ma guai se questi non dicono ciò che la gente si aspetta. Nel migliore dei casi si osserva che gli scienziati non sono – vivaddio – d’accordo, e vengono privilegiate le risposte “di fantasia” con la scusa che “sono tutti scienziati” e perciò accreditabili in eguale misura… Sotto altro profilo non strettamente giuridico – ma l’argomento non è privo di suggestione – va osservato che sono attualmente consentite talune attività – ad esempio la circolazione veicolare – che sono certamente fonte di grave danno alla salute dei terzi, senza che il principio di precauzione serva per impedirle o contenerle il principio ALARA è usato soprattutto nel contesto della protezione dalle radiazioni ionizzanti, dove i limiti non sono stabiliti sulla base di una soglia, ma piuttosto sulla base di un "rischio accettabile". In queste circostanze, è ragionevole minimizzare un rischio che si presume possa esistere anche a livelli inferiori ai limiti raccomandati, considerato che ciò che costituisce un "rischio accettabile" può variare molto da individuo a individuo. 2009

23 PERICOLO È LA CAPACITA’ DI CAUSARE DANNO È UNA REALTÀ:PUÒ
O ESSERE (ON) O NON ESSERE (OFF) 2009

24 ESPRIME RISCHIO IL LIMITE POTENZIALE DI DANNO
1) LA PROBABILITA’ CHE SIA RAGGIUNTO IL LIMITE POTENZIALE DI DANNO 2) LA MAGNITUDO DEL DANNO 2009

25 ZOO RISCHIO PER QUESTA SEDE ???? NO!!!!!!!!
NON ESISTE LO ZOO IN QUESTA REGIONE ! RISCHIO PER QUESTA SEDE ???? NO!!!!!!!! 2009

26 ULTIME NOTIZIE RISCHIO PER QUESTA SEDE ????
LEONE SCAPPA DA UN CIRCO DI QUESTA CITTA' RISCHIO PER QUESTA SEDE ???? SI !!!!! 2009

27 RISCHIO = PERICOLO + ESPOSTI
PERSONE ESPOSTE 2009

28 rischio non professionale o generico
TIPI DI RISCHIO rischio professionale 2009

29 rischio non professionale o generico
situazione di pericolo comune che grava su ogni uomo nell'identico modo e pertanto esclude ogni rapporto col lavoro terremoti, fulmini, epidemie 2009

30 rischio professionale
rischio Specifico rischio Generico aggravato o specifico improprio 2009

31 deriva dalle condizioni peculiari di un determinato lavoro
rischio Specifico deriva dalle condizioni peculiari di un determinato lavoro infermiere che si punge con l'ago 2009

32 es: distorsione da zoccoli che fanno parte della divisa
rischio Generico aggravato o specifico improprio incombe su ogni cittadino ma grava in misura maggiore a causa delle condizioni di lavoro es: distorsione da zoccoli che fanno parte della divisa 2009

33 RISCHIO ACCETTATO TIPI DI RISCHIO RISCHIO IMPOSTO 2009

34 CATEGORIE DI RISCHIO POSSONO CAUSARE INFORTUNI CON DANNI ALLE PERSONE A CAUSA DI UN TRAUMA FISICO DI DIVERSA NATURA (MECCANICA, ELETTRICA, FISICA ECC.) RISCHI PER LA SICUREZZA O DI NATURA INFORTUNISTICA SONO I RISCHI CHE POSSONO COMPROMETTERE L’EQUILIBRIO BIOLOGICO DEI LAVORATORI PER ESPOSIZIONE A SOSTANZE CHIMICHE, BIOLOGICHE O A FATTORI FISICI RISCHI PER LA SALUTE O DI NATURA IGIENICO AMBIENTALE RISCHI PER LA SICUREZZA O LA SALUTE O DI TIPO TRASVERSALE ORGANIZZATIVO SONO I RISCHI CHE DERIVANO DAL RAPPORTO TRA UOMO ED ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO 2009

35 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO - CRITERI
Strutture (ambienti) Macchine Impianti Agenti chimici Agenti fisici -biologici Identificazione delle sorgenti pericolose DOVE Rischi di esposizione per l’uso di macchine, attrezzature, sostanze Rischi di infortunio Rischi di malattie professionali QUALI Stima dell’entità del rischio Stima della probabilità Stima del danno COME 2009

36 Fattore di rischio o fonte di pericolo
qualsiasi materiale, attrezzatura, impianto, struttura, agente chimico, fisico o biologico, organizzazione, metodo, pratica o condizione di lavoro, ossia qualsiasi oggetto o situazione avente una caratteristica di pericolo. 2009

37 FATTORI DI RISCHIO Strutture Macchine Impianti Elettrici
Sostanze pericolose Sostanze combustibili Sostanze esplosive RISCHI PER LA SICUREZZA RISCHI DI NATURA INFORTUNISTICA DOVUTI A: RISCHI PER LA SALUTE RISCHI DI NATURA IGIENICO AMBIENTALE DOVUTI A: Agenti Chimici Agenti Fisici Agenti Biologici RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE RISCHI DI TIPO COSIDDETTO TRASVERSALE DOVUTI A: Organizzazione del lavoro Fattori psicologici Fattori ergonomici Condizioni di lav. difficili 2009

38 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche
L'analisi degli infortuni in azienda ha un ruolo rilevante nell'approccio alla valutazione dei rischi sul lavoro, ìn quanto fornisce e consente di elaborare i "dati storici" degli eventi di danno con causa istantanea effettivamente verificatisi: II registro infortuni . 2009

39 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche
Ai fini statistici è opportuna l'annotazione, oltre che dei dati del registro infortuni, anche delle seguenti . informazioni relative a ciascun infortunio, che potrebbero costituire la fonte dati per un semplice database aziendale: n° progressivo nel registro infortuni mansione o gruppo operativo dell'infortunato ora solare e ora del turno in cui è avvenuto l'infortunio giorno della settimana mese sesso dell'infortunato anzianità di lavoro descrizione dettagliata dell'evento agente materiale causa dell'infortunio (secondo la codifica INAIL) forma di accadimento (secondo la codifica INAIL). 2009

40 Il registro infortuni E' obbligatorio per qualsiasi azienda, registrare tutti gli infortuni che comportino l'assenza di almeno un giorno, escluso quello in cui l'evento si è verificato. Il registro degli infortuni deve essere vidimato in ogni pagina dall'ASL competente, e deve riportare per ogni infortunio: => data di abbandono e di ripresa del lavoro => nome, cognome, età, reparto e qualifica professionale dell'infortunato cause e circostanze dell'infortunio => natura e sede della lesione => conseguenze dell'infortunio (assenza per inabilità temporanea, % inabilità permanente, morte). Il D. Lgs. 81/08 ne prevede la sostituzione informatica. 2009

41 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: gli indici
I dati assoluti derivano dalla pura registrazione degli eventi che si sono verificati, e sono espressi in termini di numero di infortuni o entità delle conseguenze. I dati pesati, anche detti indici di infortunio, rendono invece conto dell'intensità del fenomeno: sono espressi in termini di numero di infortuni o entità delle conseguenze per ora lavorata o lavoratore. 2009

42 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: gli indici
I dati sugli infortuni, essendo relativi a condizioni di rischio, devono ovviamente rendere conto dei due aspetti che lo determinano: la probabilità e il danno. Distinguiamo quindi fra dati di frequenza, legati alla probabilità, e dati di gravità, legati all'entità dei danni verificatisi. 2009

43 INDICI DI FREQUENZA ore lavorate
La dimensione del rischio infortunistico si misura attraverso gli indici di frequenza, presi in esame anche dalla norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro". Gli indici di frequenza previsti dalla norma UNI hanno al numeratore gli infortuni verificatisi in un anno ed al denominatore le ore lavorate nello stesso anno. Allo scopo di rendere più leggibile il risultato, tale rapporto viene poi moltiplicato per (un milione). L’indice dunque fornisce il numero di infortuni avvenuti ogni milione di ore lavorate. IF=n° infortuni x ore lavorate   In alcuni casi l’indice di frequenza è calcolato ponendo al denominatore il numero di operai (o di addetti) anziché le ore lavorate.   IF=n° infortuni x 1.000 n° operai anno 2009

44 INDICI DI GRAVITA’ La norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro", prevede come principali misure del danno infortunistico (cioè della serietà delle conseguenze degli incidenti sul lavoro) gli indici di gravità. Essi vengono calcolati con una delle due formule seguenti (in realtà la norma UNI cita solo la prima): (somma dei giorni convenzionali di invalidità permanente) con perci = grado di inabilità permanente espresso in percentuale gM = 7.500M (somma dei giorni convenzionali di invalidità dei casi mortali) con M = n° dei casi di morte In pratica l'indice di gravità rappresenta il numero di giornate mediamente perdute da ogni addetto a causa degli infortuni. Per il calcolo si fanno le seguenti considerazioni sul numero di giorni perduti: per un infortunio con inabilità temporanea si considera l'effettivo numero di giorni perduti per un infortunio con inabilità permanente si fa l'ipotesi che ogni grado di inabilità corrisponda a 75 giorni perduti per un infortunio con morte si ipotizzano 7500 giorni perduti 2009

45 BANCHE DATI Nel sito ISPESL, accedendo alla sezione "Statistiche" si trovano le aree tematiche: "Infortuni": "Banca dati interattiva degli infortuni " (Dati assoluti, fonte e codifiche INAIL ), "Atlante degli infortuni anni ". "Archivio storico infortuni e malattie e professionali" (tabelle e grafici dei dati assoluti sugli infortuni denunciati e dell'indice di frequenza di quelli indennizzati, per gli anni ), "Infortuni mortali" (presentazione. e risultati del progetto di studio sugli infortuni mortali del periodo , promosso da regioni e province autonome, INAIL e ISPESL, su dati da fonti ASL e INAIL) "Malattie professionali": "Secondo rapporto MALPROF" (Approfondimenti, grafici e tabelle con dati ASL assoluti e tassi di incidenza per abitanti, su malattie professionali segnalate alle ASL di Lombardia e Toscana nel periodo , "Malattie professionali" (Dati INAIL su malattie indennizzate, manifestatesi negli anni , ) 2009

46 BANCHE DATI INTERNAZIONALI
ILO ( dati mondiali accedendo a "Social protectiòn", quindi "The Infocus programme on safework", e all'area tematica "Accident and desease information") OSHA, Agenzia europea per la sicurema e la salute sul lavoro ( dati europei anche per paesi membri e non membri, cliccando su "accesso diretto" e quindi entrando nella sezione "Statistiche") NIOSH ( dati U.S.A. nella sezione "Data & Statistics") OSHA ( dati U.S.A. nella sezione "Statistics" 2009

47 TRIANGOLO DI HEINRICH INCIDENTI CON INFORTUNIO A GRAVITA’ TOTALE (Mortale o Invalidante) INCIDENTI CON INFORTUNIO A GRAVITA’ NON TOTALE INCIDENTI SENZA INFORTUNIO 1 29 300

48 L'analisi dei quasi incidenti
I quasi incidenti sono da attribuire ad anomalie di funzionamento senza conseguenze, carenze anche organizzative, comportamenti non corretti ecc.. . Se per individuare il rischio ci si deve riferire a una possibilità, ossia anche una semplice potenzialità, i quasi incidenti sono indicatori di rischio . E' quindi estremamente utile adottare procedure o prassi aziendali, previa un'adeguata informazione e formazione dei lavoratori, per assicurare la segnalazione, e quindi la registrazione dei quasi incidenti e degli infortuni con conseguenze leggere. 2009

49 LINEE GUIDA CEE SULLA VALUTAZIONE DEI RISCHI SUL LAVORO
Obiettivo della valutazione dei rischi L’obiettivo della valutazione dei rischi consiste nel consentire al datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la sanità dei lavoratori. Questi provvedimenti comprendono: prevenzione dei rischi professionali informazione dei lavoratori formazione professionale degli stessi organizzazione e mezzi destinati a porre in atto i provvedimenti necessari. 2009

50 Eliminare e non spostare il rischio
È essenziale che i rischi non siano semplicemente "spostati", cioè che la soluzione di un problema non ne crei un altro di nuovo. Ad esempio, sarebbe di dubbio vantaggio montare doppi vetri sulle finestre di un ufficio per ridurre il rumore proveniente dall’esterno, se ciò non è accompagnato dalla messa in opera di un sistema adeguato di ventilazione. Un altro aspetto di pari importanza è che il rischio non deve essere trasferito in un altro settore. Ad esempio, si deve evitare che lo scarico di un impianto di ventilazione di sostanze tossiche sia montato in modo tale che la sua uscita comporti rischi per un’altra zona di lavoro o per il pubblico. Si e visto infatti che in un ospedale l’uscita del sistema di ventilazione di un obitorio si trovava direttamente al di sotto delle finestre di un reparto pediatrico. 2009

51 La valutazione dei rischi
La valutazione dei rischi è articolata come segue: identificazione dei pericoli; identificazione dei lavoratori (o di terzi) esposti a rischi potenziali; valutazione dei rischi, dal punto di vista qualitativo o quantitativo; studio sulla possibilità di eliminare i rischi e, in caso contrario, decisione sulla necessità di introdurre ulteriori provvedimenti per eliminare o limitare i rischi. 2009

52 Cosa valutare La valutazione deve riguardare i rischi derivanti dall’attività lavorativa e che risultano ragionevolmente prevedibili. Quelli derivanti invece dalla vita di tutti i giorni, in generale, e che non fanno oggetto di particolari preoccupazioni (p.es. il fatto che un impiegato d’ufficio si ferisca mentre taglia un pezzo di carta) non richiederanno di norma un’attenzione così minuziosa, a meno che l’attività o l’organizzazione del lavoro aggravi questi rischi. 2009

53 Orientamenti per la valutazione del rischio
osservazione dell’ambiente di lavoro (p. es. vie di accesso, condizioni dei pavimenti, sicurezza dei macchinari, fumi e polveri, temperatura, illuminazione, rumore ecc.); identificazione dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (per definire tutti i compiti, in modo da inserirli nella valutazione dei rischi); esame dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (valutazione dei rischi derivanti dalle singole mansioni); osservazione del lavoro in corso di esecuzione (le procedure sono rispettate, oppure comportano altri rischi); 2009

54 Orientamenti per la valutazione del rischio
esame dei modelli di lavoro (per valutare l’esposizione ai rischi); esame dei fattori esterni che possono avere effetti sul posto di lavoro (p. es. aspetti climatici per i lavoratori all’esterno); rassegna dei fattori psicologici, sociali e fisici che possono contribuire a creare stress sul lavoro e studio del modo in cui essi interagiscono fra di loro e con altri fattori nell’ organizzazione e nell’ambiente di lavoro; esame dell’organizzazione destinata a mantenere condizioni soddisfacenti di lavoro, tra cui le misure di salvaguardia (p.es. assicurarsi che siano in atto i sistemi opportuni di valutazione dei rischi derivanti dall’impiego di un nuovo impianto, di nuovi materiali ecc., in modo da aggiornare le informazioni sui rischi). 2009

55 Lavoratori che possono risultare esposti a rischi maggiori secondo linee guida CEE
- lavoratori portatori di handicap - lavoratori molto giovani ed anziani - donne incinte e madri che allattano - personale non convenientemente formato o inesperto (es. : nuovi assunti, lavoratori stagionali o temporanei) - persone che lavorano in spazi confinati o scarsamente ventilati - addetti alla manutenzione - dipendenti che evidenziano malattie del sistema immunitario - dipendenti con malattie croniche antecedenti, per es. bronchite - dipendenti che sono sottoposti a trattamento farmacologico tale da aumentarne la vulnerabilità. 2009

56 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
1. IMPIEGO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO a) Elementi in movimento rotatorio o traslatorio non sufficientemente protetti, che possono causare schiacciamenti, tagli, perforazioni, urti, agganciamenti o trazioni. b) Elementi o materiali in movimento libero (caduta, rotolamento, scivolamento, ribaltamento, dispersione nell'aria, oscillazioni, crolli) cui possono conseguire danni alle persone. c) Movimenti di macchinari e di veicoli. d) Pericolo di incendio e di esplosione (per es: per attrito; serbatoi in pressione) e) Intrappolamento. 2009

57 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
2. METODI DI LAVORO E DISPOSIZIONE DEGLI IMPIANTI. a) Superfici pericolose (bordi acuminati, spigoli, punte, superfici abrasive, parti protundenti). b) Attività in altezza. c) Compiti che comportano movimenti/posizioni innaturali. d) Spazi limitati (per es: necessita' di lavorare tra parti fisse). e) Inciampare e scivolare (superfici bagnate o comunque scivolose, ecc.). f) Stabilita' del posto di lavoro. g) Conseguenze derivanti dalla necessita' di indossare attrezzature di protezione personale su altri aspetti del lavoro. h) Tecniche nei metodi di lavoro. i) Ingresso e lavoro in spazi confinati. 2009

58 3. IMPIEGO DELL'ELETTRICITA' a) Pannelli di comandi elettrici.
Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 3. IMPIEGO DELL'ELETTRICITA' a) Pannelli di comandi elettrici. b) Impianti elettrici, per es: rete principale di adduzione, circuiti di illuminazione. c) Attrezzature, sistemi di controllo e di isolamento a comando elettrico. d) Impiego di attrezzi elettrici portatili. e) Incendi o esplosioni causati dall'energia elettrica. f) Cavi elettrici sospesi. 2009

59 b) Impiego di materiali infiammabili e esplosivi.
Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 4. ESPOSIZIONE A SOSTANZE O PREPARATI PERICOLOSI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE a) Inalazioni, ingestione e assorbimento cutaneo di materiale pericoloso per la salute (compresi aerosol e polveri). b) Impiego di materiali infiammabili e esplosivi. c) Mancanza di ossigeno. d) Presenza di sostanze corrosive. e) Sostanze reattive instabili. f) Presenza di sensibilizzanti. 2009

60 5. ESPOSIZIONE AD AGENTI FISICI.
Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 5. ESPOSIZIONE AD AGENTI FISICI. a) Esposizione a radiazioni elettromagnetiche (calore, luce, raggi X, radiazioni ionizzanti). b) Esposizione a laser. c) Esposizione al rumore od a ultrasuoni. d) Esposizione a vibrazioni meccanica. e) Esposizione a sostanze/mezzi ad alta temperatura. f) Esposizione a sostanze/mezzi a temperatura molto bassa. g) Presenza di fluidi sotto pressione (aria, vapore, liquidi compressi). 2009

61 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
6. ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI. a) Rischio di infezioni derivanti dalla manipolazione e dall'esposizione non intenzionale a microorganismi, esotossine ed endotossine. b) Rischio di infezioni dovute all'esposizione non intenzionale a microorganismi (per es: legionella, liberata dai sistemi radianti di raffreddamento). c) Presenza di allergeni. 2009

62 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
7. FATTORI AMBIENTALI E AMBIENTE DI LAVORO. a) Illuminazione non adeguata o tecnicamente errata. b) Controllo inadeguato di temperatura, umidità, ventilazione. c) Presenza di agenti inquinanti. 2009

63 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
8. INTERAZIONE DEL POSTO DI LAVORO E DEI FATTORI UMANI. a) Dipendenza del sistema di sicurezza dalla necessità di ricevere ed elaborare con cura le informazioni. b) Dipendenza dalle conoscenze e dalle capacita' del personale. c) Dipendenza dalle norme di comportamento. d) Dipendenza da una soddisfacente comunicazione e da istruzioni corrette per far fronte a condizioni mutevoli. e) Conseguenze di deviazioni ragionevolmente prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di sicurezza. f) Adeguatezza delle attrezzature di protezione professionale. g) Scarsa motivazione alla sicurezza. h) Fattori ergonomici, quali la progettazione del posto di lavoro per venire incontro alle esigenze del dipendente. 2009

64 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
9. FATTORI PSICOLOGICI. a) Difficoltà di lavoro (intensità, monotonia). b) Dimensioni dell'ambiente di lavoro, per es. claustrofobia, solitudine. c) Ambiguità del ruolo e/o situazione conflittuale. d) Contributo al processo decisionale con conseguenze sul lavoro e sulle mansioni. e) Lavoro molto esigente a scarso controllo. f) Reazioni in caso di emergenza. 2009

65 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
10. ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO. a) Fattori condizionati dai processi di lavoro (per es: lavoro in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno). b) Sistemi efficaci di gestione e accordi per l'organizzazione, la pianificazione, il monitoraggio e il controllo degli aspetti attinenti alla sicurezza e alla sanità. c) Manutenzione degli impianti, comprese le attrezzature di sicurezza. d) Accordi adeguati per far fronte agli incidenti e a situazioni d’emergenza. 2009

66 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi.
11. FATTORI VARI. a) Pericoli causati da terzi, per es: violenza a colleghi, personale di sorveglianza, polizia, attività sportive. b) Lavoro con animali. c)Lavoro in atmosfere a pressione superiore o inferiore al normale. d) Condizioni climatiche difficili. e) Integrità dei software. f) Lavorare in prossimità di specchi d'acqua o sott'acqua. g) Posti di lavoro variabili. 2009

67 Criteri da applicare alla valutazione dei rischi
Norme legali Norme e orientamenti pubblicati, p. es. norme tecniche nazionali, codici di buona pratica, livelli di esposizione professionale, norme delle associazioni professionali, orientamenti dei fabbricanti ecc. Princìpi gerarchici della prevenzione dei rischi: evitare i rischi sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno combattere i rischi alla fonte applicare provvedimenti collettivi di protezione piuttosto che individuali (p. es. controllare l’esposizione ai fumi mediante un impianto di ventilazione dei locali, piuttosto che attraverso l’impiego di respiratori personali) adeguarsi al progresso tecnico e ai cambiamenti nel campo dell’informazione cercare di garantire un miglioramento del livello di protezione 2009

68 VALUTAZIONE DEL RISCHIO
IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO Identificazione, definizione, descrizione BANCHE DATI Valutazione della frequenza (o probabilità) di accadimento dell’evento e valutazione delle conseguenze STIMA DEL RISCHIO (quantificazione) CONTROLLO DEL RISCHIO (riduzione) Confronto con obiettivi di sicurezza per stabilirne l’accettabilità e azioni per ridurre i rischi e mitigare gli effetti degli eventi 2009

69 ANALISI O VALUTAZIONE ? Va sottolineata la distinzione tra "risk assessment" (valutazione dei rischi - attività cognitiva, di conoscenza della situazione) e "risk management" (gestione del rischio - processo decisionale). La demarcazione tra i due momenti non è sempre netta. 2009

70 FASI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO
2009

71 DEL PROCESSO DI STIMA, DI VALUTAZIONE E DI CONTROLLO DEL RISCHIO
RELAZIONI TRA LE FASI DEL PROCESSO DI STIMA, DI VALUTAZIONE E DI CONTROLLO DEL RISCHIO descrizione dell’impianto o del sistema analisi storica degli incidenti analisi di tipo quali-quantitativo identificazione dei rischi stima delle probabilità di accadimento stima delle conseguenze stima dei rischi obiettivi di sicurezza valutazione e confronto con gli obiettivi assunti criteri di confronto definizione di interventi correttivi: eventuali modifiche per eliminare o ridurre i rischi 2009 controllo dei rischi

72 La norma EN 1050:1998: Sicurezza del macchinario - Principi per la valutazione del rischio, impone ai costruttori di eseguire l'analisi del rischio 2009

73 2009


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