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PREVENZIONE DELLE CADUTE NELL’OSPITE IN STRUTTURA PROTETTA

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Presentazione sul tema: "PREVENZIONE DELLE CADUTE NELL’OSPITE IN STRUTTURA PROTETTA"— Transcript della presentazione:

1 PREVENZIONE DELLE CADUTE NELL’OSPITE IN STRUTTURA PROTETTA
Infermiere Focarelli Alessandro

2 LE CADUTE “ evento inaspettato nel quale una persona cade a terra o a un livello inferiore” “è un evento comune e spesso dannoso nelle persone anziane ed è la maggior causa di ospedalizzazione, istituzionalizzazione e dipendenza”

3 PERCHE’ TANTO INTERESSE?
“La prevenzione delle cadute continua ad essere uno degli aspetti più impegnativi del nursing in RP, non solo per l’alta frequenza ma soprattutto per il significante impatto sui residenti, i familiari, lo staff e le amministrazioni ”

4 Troppo spesso il problema delle cadute nell’anziano è stato affrontato non solo dall’opinione pubblica, ma spesso anche dai medici e dal personale sanitario in genere, come un inevitabile conseguenza dell’invecchiamento e, come tale, un imprevedibile incidente al quale l’anziano deve rassegnarsi.

5 Oggi questo tipo di atteggiamento non è più accettabile, e sempre di più la caduta nell’anziano è vista come una severa sindrome geriatrica, con conseguenze mediche, funzionali e sociali di grande rilevanza, tanto più se si tiene conto dello spessore del segmento di età di cui stiamo parlando.

6 Il numero degli ultra sessantacinquenni in Italia è passato da circa 6 milioni nel 1950 a circa 12 milioni nel 1990 e si prevede diventino 16 milioni nel Oggi possiamo dire che circa la metà dei soggetti over 65 cade, con conseguenti importanti ripercussioni sull’autonomia e sullo stato di salute. Le cadute rappresentano un problema ricorrente nella pratica clinica geriatrica e vanno considerate tra gli eventi più temibili in quanto possono portare a grave disabilità, aumentano la comorbilità e la mortalità e sono frequentemente causa di istituzionalizzazione.

7 QUANTO SI CADE IN RP? Circa il 40% delle persone ricoverate in RP cade almeno una volta all’anno e molti cadono più di una volta. Molti dei soggetti ricoverati hanno già una storia di caduta e/o danni relativi alle cadute prima dell’ammissione spesso che risulta dall’anamnesi di ingresso. I soggetti che cadono sono a rischio di future cadute.

8 Le cadute in un anno per posto letto ammontano a una media di 1
Le cadute in un anno per posto letto ammontano a una media di 1.5 (range ) Fall Prevetion and Injury Protection for NH Resident JAMDA May 2010

9 La frequenza delle cadute è dipendente dall’ambiente di vita, infatti la letteratura riporta che per gli anziani che vivono al domicilio il rischio è del 5%, per gli anziani ospedalizzati invece è del 20%, mentre per gli anziani che vivono in RP il rischio sale al 55-60%. In quest’ultimo caso il 35% dei caduti riporta delle lesioni che nel 5% dei casi sono fratture, nel 10% sono danni gravi dei tessuti molli (ad esempio ferite che necessitano di punti di sutura) e nel 20% lesioni ai tessuti molli di lieve entità come escoriazioni o lacerazioni cutanee.

10 il 25% degli anziani con frattura di femore muore entro 6 mesi dalla caduta

11 Nel caso in cui la caduta non sia seguita da un evento traumatico, si avrà comunque un peggioramento della disabilità dovuto al periodo di immobilizzazione che spesso consegue ad una caduta e alla cosiddetta “post-fall syndrome”, cioè quel timore dell’anziano di poter ricadere con conseguente riduzione del movimento. Gli anziani che cadono quindi, rispetto a quelli che non cadono, hanno una morbilità e una comorbosità più elevata, un’indipendenza funzionale e una capacità di relazioni sociali più basse. È importante quindi sottolineare che cadono di più gli anziani ammalati ed inattivi rispetto a quelli in buona salute ed attivi e che quindi esiste una stretta correlazione tra comorbosità, grado di disabilità e numero di cadute.  

12 I fattori di rischio Dalla letteratura esaminata risulta che le cadute hanno un’eziologia multifattoriale. “Sono stati descritti più di 400 separati fattori di rischio.” Secondo l’OMS i fattori di rischio si possono suddividere in due categorie: A. fattori intrinseci al paziente B. fattori estrinseci relativi all’ambiente e alle attrezzature

13 A. fattori intrinseci al paziente • anamnesi di precedenti cadute e/o ricovero causato da una caduta • età avanzata; l’incidenza delle cadute aumenta all’aumentare dell’età • farmaci assunti; secondo l’OMS le benzodiazepine sono associate con un aumento fino al 44% di rischio di frattura di femore e caduta nelle ore notturne. Aumento significativo del rischio anche per farmaci psicotropi, antiaritmici, digossina, diuretici e sedativi. Il rischio aumenta significativamente se una “persona assume più di 4 farmaci indipendentemente dal tipo. L’utilizzo di 4 o più farmaci è associato con un rischio di nove volte maggiore di alterazione cognitiva e paura di cadere”. • Patologie: circolatorie, polmonari croniche ostruttive, depressione e artriti sono associate ad un aumentato rischio. L’incontinenza è anche frequentemente presente nelle persone che cadono

14 • Ridotta mobilità e alterata andatura; la debolezza muscolare è un fattore di rischio così come il deficit nell’andatura e nell’equilibrio; la difficoltà nell’alzarsi da una sedia è anche associata ad un aumento del rischio • Abitudini di vita sedentarie; esse determinano, in una sorta di circolo vizioso, riduzione della forza e indebolimento muscolare che si somma a quello, di per sé fisiologico, legato all’invecchiamento • Stato psicologico – paura di cadere; secondo l’OMS il 70% delle persone che sono cadute recentemente e circa il 40% di coloro che non riferiscono recenti cadute dichiarano di aver paura di cadere. La ridotta attività fisica e funzionale è associata alla paura e all’ansia di cadere. Si instaura un circolo vizioso per cui la persona, a causa della paura, tende a muoversi di meno con conseguenti danni da riduzione della mobilità e aumentato rischio di cadere.

15 • Deficit nutrizionale; un indice di massa corporeo al di sotto della norma è associato con un aumentato rischio di caduta. La carenza di Vitamina D è particolarmente comune negli anziani istituzionalizzati e può portare ad alterazioni dell’andatura, debolezza muscolare e osteoporosi. • Deficit cognitivo; anche a livello modesto è associato ad un rischio aumentato di caduta. I residenti nelle RP affetti da demenza cadono il doppio di quelli senza deficit cognitivi. • Problemi di vista; acuità, sensibilità al contrasto, campo visivo, cataratta, glaucoma sono fattori contribuenti al rischio di caduta così come le lenti bifocali o multifocali. • Problemi ai piedi; calli, deformità, ulcere, problemi alle unghie e dolore durante il cammino aumentano le difficoltà di equilibrio e il rischio di caduta. Le calzature adeguate sono fattori altrettanto importanti.  

16 B. Fattori estrinseci relativi all’ambiente e alle attrezzature In ambiente residenziale occorre considerare: • Pavimenti (scivolosi, dislivelli, bagnati / presenza di cartelli durante il lavaggio) • Corridoi (corrimano, larghezza, presenza di arredi ingombranti…) • Scale (corrimano, gradini con materiale antiscivolo) • Camere di degenza e bagni (dimensione minima a norma, apertura porta verso l’esterno, luci diurne e notturne adeguate, interruttori visibili al buio, maniglie doccia/vasca, WC rialzabile) • Letti (altezza regolabile, spondine rimuovibili e adattabili in altezza, campanello di chiamata raggiungibile, ruote e freni funzionanti) • Carrozzine (braccioli e poggiapiedi estraibili o reclinabili/ripiegabili, buona manovrabilità, ruote con freni agevolmente comandati, larghezza <70 cm, schienale basso – max cm 95 da terra) • Ausili per la deambulazione adeguati

17 L’OMS considera solo tre fattori: • assunzione di più di 4 farmaci • debolezza alle anche • equilibrio instabile ed evidenzia un rischio del 12% di cadere in persone che non hanno nessuno di questi fattori di rischio fino al 100% in coloro che presentano tutti i tre fattori.

18 Nella revisione sistematica di Conley (autore della scala di rischio Conley), i fattori di rischio più significativi negli ospiti istituzionalizzati sono: • cammino / andatura instabile • confusione / agitazione • incontinenza o necessità di usare frequentemente la toilette • anamnesi di precedenti cadute • assunzione di farmaci sedativi o pastiglie per dormire

19 Azioni Tenuto conto che i tipi di caduta sono generalmente di tre tipi: Cadute prevedibili; cadute che accadono in pazienti che sono al alto rischio di caduta. Cadute non prevedibili: cadute che non possono essere previste a priori prima della loro comparsa. Cadute accidentali: la caduta può essere attribuita a fattori ambientali o a fatalità,

20 gli interventi di prevenzione devono tener conto del fatto che le cadute hanno un’eziologia multifattoriale e complessa e pertanto il messaggio principale che emerge da tutta la letteratura esaminata è che “interventi multifattoriali mirati sono più efficaci rispetto ad interventi volti a modificare un singolo fattore di rischio” Gli approcci alla prevenzione delle cadute devono essere personalizzati /individualizzati in quanto ogni ospite presenta fattori di rischio differenziati e interagenti. Si raccomanda quindi una valutazione multidimensionale.

21 Norme generali di prevenzione delle cadute  1) Conoscere quali ospiti sono a rischio di cadere. 2) Disporre di un programma per la prevenzione delle cadute. 3) Aumentare la consapevolezza dello staff su tutti i fattori di rischio e le strategie potenziali di prevenzione.  4) Valutare l’efficacia del programma

22 Interventi da attuare ai fini di prevenire le cadute 1) La valutazione dell’ospite:  Al momento dell’ammissione in struttura , in presenza di confusione e/o agitazione, in periodo post acuto od anziani ai quali sono stati prescritti sedativi analgesici. 

23 2) Problemi legati all’ambiente:  - diminuire i rischi ambientali, ostacoli, disordine; - accendere le luci notturne vicino al letto e in bagno; - rendere stabili i letti e mobilio ad essi vicino; - disporre di barre a cui aggrapparsi vicino al water. 

24 3) problemi legati all’organizzazione:  - porre gli ospiti con urgenze evacuative vicino al bagno; - controllare quelli che assumono lassativi e/o diuretici; - portare in bagno gli ospiti a rischio, ad intervalli regolari; - istruire gli ospiti maschi soggetti a vertigini ad urinare da seduti;

25 4) Problemi legati all’assunzione di farmaci:  - controllare gli ospiti che assumono lassativi/diuretici;  limitare le associazioni di farmaci, quando possibile (es. sedativi, analgesici ecc…) Farmaci che pongono a rischio di cadute sono: sedativi del SNC (barbiturici, sedativi ipnotici, alcool, antidepressivi triciclici, antipsicotici, antiparkinsoniani, analgesici, tranquillanti, anticonvulsivanti), Cardiovascolari (diuretici, anti-ipertensivi, antiaritmici, vasodilatatori, glucosidi cardiocinetici), Lassativi (tutti i tipi). 

26 5) Problemi legati alla mobilità e al riposo:  -  usare calzature con suole non scivolose; -  controllare la deambulazione, l’equilibrio, l’affaticamento durante la mobilizzazione; -  aiutare la persona ad alzarsi, sedersi e stabilizzare il corpo da un lato all’altro, per stimolare i meccanismi di equilibrio; - istruire gli ospiti ad alto rischio durante i trasferimenti; -  aiutarli a deambulare ad intervalli regolari, anche ricorrendo ai familiari - ove necessario, coinvolgere il personale della riabilitazione, se è ad elevato rischio cadute.  - mantenere il letto in posizione bassa; -  se appropriato utilizzare sponde; -  utilizzare sponde lunghe la metà del letto, per ridurre il bisogno di scavalcare per alzarsi; -  invitare l’ospite ad urinare subito prima del riposo a letto notturno;  

27 7) Problemi legati ai trasferimenti con sedie e carrozzine:  -  utilizzare, ove necessario, cinture di sicurezza nelle sedie e carrozzine; - utilizzare sistemi per evitare scivolamento dell’ospite; - selezionare sedie che abbiano braccioli e che siano ad altezza appropriata per sedersi ed alzarsi.  8) Vari:  -  insegnare l’uso del campanello ed assicurarsi che sia raggiungibile; - coinvolgere la famiglia; -  Educare l’ospite e la famiglia sulla problematica;

28 La gestione dell’ospite caduto Quando si verifica la caduta è necessario verificare quanto segue: • Valutare se la persona ha riportato lesioni prima di mobilizzarla (ferite, traumi cranici, dolori/ traumi determinanti fratture) • Applicare protocollo BLSD in caso di perdita di coscienza • Tranquillizzarlo in maniera appropriata e confortevole • Rilevare i parametri vitali: PA in clino ortostatismo (se possibile) • Comunicare al medico curante o alla guardia medica la caduta al fine di consentire una tempestiva valutazione clinica • Predisporre l’utente per eventuale trasporto al P.S.

29 • Discutere con la persona (in un momento appropriato e se possibile), la percezione dell’esperienza, valutando insieme al personale i fattori che hanno determinato la caduta e l’eventuale intervento su fattori di rischio modificabili • Informare la famiglia della caduta analizzando insieme i fattori di rischio modificabili e relativi interventi • Documentare l’evento compilando la scheda di segnalazione (proposta in allegato) • Sorvegliare la persona caduta per complicanze tardive in caso di trauma cranico, frattura e utente demente, confuso / disorientato • Attuare interventi volti a ridurre i fattori di rischio modificabili in quanto la persona caduta è da ritenersi a rischio di ulteriore caduta

30 Conclusioni Le cadute degli ospiti sono un problema che richiede priorità di intervento perché: • Problema di rilevante impatto: – importate fattore di morbosità, mortalità, disabilità • Gravità e gravosità della gestione clinico assistenziale delle cadute – Prolungamento degenza – Qualità della vita e grado di dipendenza – Valenze etiche e giuridiche

31 Una residenza protetta dove mai nessun ospite cade è probabilmente un luogo dove nessun ospite recupera la sua indipendenza e ritorna a casa”. “la gestione del rischio deve essere bilanciata con il bisogno di promuovere / favorire l’indipendenza funzionale e con il rispetto dell’autonomia dell’ospite.

32 BIBLIOGRAFIA 1) “Valutazione degli strumenti di misura del rischio di cadute dei pazienti” – Paolo Chiari, Daniela Mosci, Sabrina Fontana. Assistenza infermieristica e ricerca, 2002, 21,3:   2) “Stop alla caduta libera!” – Centro studi Evidence Based Nursing , Sant’Orsola Malpighi, Bologna.   3) ”Suggerimenti di pratica clinica per la prevenzione delle cadute dei pazienti in ospedale”, Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S. Orsola Malpighi, Redazione di Paolo Chiari, dicembre 2004.   4) “Le cadute nell’anziano si possono evitare”, Opuscolo dell’Agenzia di Sanità Pubblica – Regione Lazio.  . 5) GRC (Gestione Rischio Clinico) Regione Toscana “La prevenzione delle cadute ” 2007


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