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Impero carolingio, relazioni feudo-vassallatiche Curtis e signoria rurale 13 marzo 2012.

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1 Impero carolingio, relazioni feudo-vassallatiche Curtis e signoria rurale
13 marzo 2012

2 Impero carolingio La sacralizzazione altomedievale del potere regio, è un elemento costitutivo della creazione del «consenso» e del prestigio, del carisma del quale godrà Carlomagno, in aggiunta alle sue doti personali Prima esperienza della «saldatura» ideale fra altare e trono, tra episcopato «nazionale» e tradizione della regalità barbarica: nella Spagna visigotica (re Wamba) La tradizione franca recupera e trasforma questi schemi: Clodoveo era stato celebrato al momento della conversione (496) con la fraseologia bizantina (l’unica tradizione regia al momento disponibile «sul mercato»), ma poi la tradizione merovingia elabora altri elementi della sacralità regia (Gontrano, re santo, nel secolo VI)

3 Pretesa esclusiva dei vescovi di Reims di procedere all'unzione sacra
, Tutto questo farà parte strutturalmente della «tradizione» regia francese, anche quando dall’impero si passerà al regno di Francia.   Esempio: l’incoronazione di Ludovico il Pio (a Reims , che resterà tradizionalmente la sede della «sacre du roi», l’incoronazione regia) nell’anno 816: unzione liturgica e incoronazione con corona d'oro L'olio usato da san Remigio per battezzare Clodoveo è identificato con l'olio usato per ungere Ludovico Pretesa esclusiva dei vescovi di Reims di procedere all'unzione sacra

4 . Nella tradizione successiva: a partire dall’XI sec. il miracolo delle scrofole (guarigione prodotta dal tocco del re in quanto re, non dalla santità morale del re). Cfr. M. Bloch, I re taumaturghi (pubblicato in Francia negli anni 20 del 900, edito in Italia negli anni 50) Nella tradizione successiva, San Luigi IX re (cfr. la biografia di J. Le Goff). Luigi IX vive nei decenni centrali del Duecento

5 , Sin dall'inizio la funzione della chiesa e in particolare della gerarchia ecclesiastica oltrepassa la mera organizzazione di un culto In particolare nella Gallia dei Franchi e nella Spagna dei Visigoti, il principe o re è contemporaneamente 1) . vertice di un ordinamento pubblico parallelo a quello religioso, e anche 2) tutore dell'ortodossia e della disciplina ecclesiastica e centro di coordinamento dei vescovi perché i vescovi nelle città hanno assunto responsabilità sociali e politiche.

6 . La vivacità delle aristocrazie regionali e l'affermazione dei pipinidi Pipino di Héristal Le relazioni feudo-vassallatiche nella società franca delle origini: Relazioni sociali tra uomini liberi, in assenza di un potere pubblico efficiente, che fungono da strumento di disciplinamento sociale e politico-militare. Inizialmente, contenuto prevalentemente militare: compagnonnage d’armes, solidarietà tra uomini liberi che fanno la guerra assieme

7 , La componente dell’onore e della fedeltà (fidelitas)
La reciprocità, il tradimento dell’onore (fellonia): la nascita del diritto feudale, il giudizio dei pari (curia parium) La componente gerarchica: la dialettica senior / vassus (dal celtico gwas, «ragazzo», giovane»): l’addestramento alla guerra e ai valori delle armi. I «riti di passaggio» di una aristocrazia militare Successivamente, il rapporto vassallatico passa da una funzione prevalentemente militare a una funzione più largamente «sociale», di coordinamento. La fiducia dell’aristocratico franco nei suoi «fedeli» si trasforma in una delega politica. Dall’entourage dei vassalli di Carlo Magno usciranno i conti (comites, Graf) e i Marchesi (markgraf o conte della Marca), i funzionari dell’impero

8 . Le regole si definiscono, molto presto:
Giuramento ‘formale’ di fedeltà Ritualità, cerimoniale Feudo e beneficio

9 Relazioni feudo vassallatiche – testi
(A) Che nessuno abbandoni il suo signore dopo che abbia ricevuto da lui il valore di un soldo, salvo se [il signore] lo vuole uccidere o colpire col bastone o violare sua moglie e sua figlia o togliergli l'eredità. Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 ( ). (B) Se qualcuno vorrà abbandonare il suo signore e potrà comprovare uno dei seguenti crimini: cioè, in primo luogo che il signore abbia voluto ingiustamente ridurlo in servitù; in secondo luogo, che abbia tramato contro la sua vita; in terzo luogo, che il signore abbia commesso adulterio con la moglie del suo vassallo; in quarto luogo, che il signore si sia scagliato con la spada sguainata contro di lui con la volontà di ucciderlo; in quinto luogo, che il signore non abbia prestato aiuto al suo vassallo dopo che questo si era accomandato nelle sue mani, allora sia lecito al vassallo abbandonarlo. Capitolari franchi, KK 1, c. 8 ( ?). .

10 Relazioni feudo-vassallatiche - testi
Tassilone duca di Baviera vassallo di Carlo Magno (774) Ancora più dettagliato è il racconto della seconda redazione degli Annales regni Francorum, scritta probabilmente dopo l'incoronazione imperiale di Carlo Ma­gno (800), secondo la quale 31 Allora venne anche Tassilone, duca di Baviera, con i grandi del suo popolo e secondo l’uso franco si accomandò in vassallaggio con le sue mani nelle mani del re e promise fedeltà sia a re Pipino, sia ai suoi figli Carlo e Carlomanno giurando sul corpo di san Dionigi; promise anche sul corpo di san Martino e di san Germano di prestare fede a questo giuramento ai suoi signori per tutta la sua vita. Allo stesso modo tutti i grandi di Baviera, che erano venuti con lui innanzi al re, promisero su quei luoghi venerabili di mantenere la fedeltà al re e aì suoi fedeli. Come s'è detto, sulla base di questa testimonianza si è dato spesso per scontato che a metà secolo il vassallaggio avesse assun­to delle caratteristiche già ben delineate, a partire dalla cerimonia con cui un uomo diveniva vassallo. Oggi si ritiene per lo più che la descrizione della cerimonia del giuramento di Tassilone ritragga un rituale che si consolidò solo negli ultimi decenni di quel secolo. Pri­ma di analizzare il perché di questa postdatazione è necessario sof­fermarsi brevemente sui gesti compiuti da Tassilone di fronte a Pi­pino, poiché con essi abbiamo una delle rarissime descrizioni dei riti vassallatici di età carolingia.

11 Relazioni feudo-vassallatiche, testi
(C) 1. Giuramento dei fedeli. Io vi servirò fedelmente per quanto io saprò e potrò, con l'aiuto di Dio, senza inganno o frode e con il consiglio e l'aiuto secondo il mio ufficio e la mia persona affinché quel potere che Dio vi concesse, voi possiate conservarlo ed esercitarlo secondo la sua volontà e per la salvezza vostra e dei vostri fedeli. 2. Giuramento del re. Anche io per quanto saprò e potrò ragionevolmente fare, con l'aiuto di Dio, onorerò ciascuno di voi secondo la sua condizione e persona; e veglierò che egli sia onorato ed aiutato; gli conserverò la sua propria legge e il suo diritto; e userò verso lui quella giusta misericordia di cui egli avrà bisogno e di cui farà ragionevole richiesta, come un re fedele deve onorare e salvare secondo giustizia i suoi fedeli. E per quanto lo consente l’umana debolezza e per quanto Dio mi darà intelligenza e potere, non abbandonerò questa decisione a favore di nessuna persona nè per consiglio malevolo nè per alcuna altra indebita esortazione; e se io sarò deviato a causa della mia debolezza, quando avrò capito ciò, cercherò volontariamente di porvi riparo Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858).

12 Relazioni feudovassallatiche, testi
F)   Comportamento da mantenere verso il tuo signore. Dio, come credo, e tuo padre Bernardo, nel fiorente vigore dell'inizio della tua gioventù hanno scelto il signore che tu hai ora [un Carolingio]; ricordati ancora che è nato da una grande stirpe ed è di origine nobile da entrambi i lati, e non lo servire in modo tale che piaccia solo all'apparenza, ma anche che coinvolga i tuoi sensi, e tieni il corpo e l'anima pura e preserva la fedeltà a lui in tutte le cose [...]. Perciò, figlio, ti esorto perché tu mantenga finché vivi la fedeltà con il corpo e con la mente [...]. Mai esca da te un improperio a causa dell'insania dell'infedeltà; il male non nasca neppure nel tuo cuore, al punto da farti essere infedele in qualcosa al tuo signore [...], cosa che non credo che, avverrà né in te né nei tuoi compagni d’arme [...]. Tu, pertanto, Guglielmo, figlio mio [...], come ti ho detto sii sincero, vigile, utile e eccellente; e sforzati di esibire, in ogni affare che sia di utilità del potere regio, per quanto Dio ti darà le forze, la massima prudenza dentro e fuori. Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843).

13 , In un suo ar­ticolo pionieristico pubblicato ormai più di venticinque anni fa, Jacques Le Goff mise in evidenza come i rituali vassallatici mettessero in gioco le tre categorie degli elementi sim­bolici per eccellenza: la parola, il gesto e l'oggetto, che ritroviamo nell'episodio che ebbe come protagonista Tassilone, il quale si ac­comandò in vassallaggio mettendo le mani nelle mani del re (ge­sto) e giurò la sua fedeltà (parola) toccando le reliquie di alcuni santi (gesto/oggetto). Il "contratto vassallatico", infatti, era essenzialmente orale e non comportava alcuna registrazione scritta.

14 , Commendatio (atto attraverso il quale un uomo libero si sottometteva alla protezione e alla tutela (patrocinium / mundium) Immixtio manuum sacramentum

15 . Creazione di reti vassallatiche nelle terre conquistate dai franchi (l’esportazione del rapporto vassallatico in Il rapporto feudo-vassallatico dall’alto al basso della società. Diventa ‘sistema’ Feudalizzazione delle cariche pubbliche (conte, marchese, cariche di corte) Riconoscimento della ereditarietà dei feudi Resterà una struttura stabile della società occidentale : Diritto feudale Esportazione dei rapporti feudo vassallatici (XI sec.) nell’Oriente crociato

16 . Il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche in età carolingia
Vescovi e potere in età carolingia I Carolingi intendono sottrarre i vescovi al condizionamento dell'aristocrazia militare (dalla quale provengono socialmente) e inserirli in un sistema politico-ecclesiastico in cui la collaborazione con il regno nel governo civile e religioso delle popolazioni fosse piena. - dilatazione dei compiti affidati ai vescovi ed abati (missi dominici….) Carlo Magno legifera in materia ecclesiastica e anche pastorale, si percepisce come «vescovo esterno» della Chiesa Carlo Magno incorpora, sancisce la legislazione ecclesiastica, che viene recepita nei capitolari

17 . Secondo i Libri carolini, Carlomagno "con l'aiuto di Dio governava sulla Gallia, sulla Germania e sull'Italia, nonché sulle province ad essa finitime" Finché vive Carlomagno, la restaurazione . dell'impero in Occidente sembra in qualche momento riproporre il modello tardo antico della "Chiesa imperiale" , alla Costantino o alla Teodosio

18 . Anche vescovi e abati sono coinvolti nel riordinamento carolingio delle strutture militari - le chiese reclutano clientele vassallatiche proprie a difesa dei beni ecclesiastici; gli ecclesiastici sono immessi, come «seniores» dei propri vassalli, nell'esercito regio. [obbligo ufficiale per i prelati di vigilare sul buon andamento dei propri uomini e di condurli o di farli condurre ad una guerra].

19 Relazioni feudo-vassallatiche, testi
(E)   Se il conte non amministra la giustizia della sua circoscrizione, mantenga a sue spese un nostro messo finché tutti i processi siano conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto giustizia, allora si installino nella sua casa un conte e un messo e vivano a sue spese, finché non sia fatta giustizia. Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).

20 , Si può parlare di una globale incorporazione dell'organismo ecclesiastico nell'ordinamento pubblico, e contemporaneamente totale subordinazione dell'ordinamento pubblico alle finalità ecclesiastiche».  Europa carolingia come reciproca integrazione su base territoriale fra un apparato politico-militare e un ordinamento di chierici e monaci a fini religiosi e civili

21 . C'è strumentalizzazione e potenziamento ad un tempo. Il re è investito di un potere militare e giurisdizionale sovrano e ammantato di sacralità religiosa, e sovrasta a tutte le istituzioni del regno. C’è o non c’è necessariamente c'è confusione sul piano dei principi? In Occidente si è aderito in modo incondizionato alla "teoria dei due poteri" in costante contrapposizione al "cesaropapismo" bizantino? Questo è un problema aperto

22 L’Italia carolingia 774-888 Tentativo di accentramento
Introduzione dell'istituto comitale in sostituzione (non immediata) di duchi e gastaldi longobardi L'Italia centro-meridionale resta istituzionalmente longobarda e mantiene nel ducato di Benevento anche la sua indipendenza politica Si rafforza la città, centro dell'antico territorio municipale: lotta contro i distretti rurali longobardi (fines, iudiciarie...), e ripristino o introduzione dei comitatus Si arricchiscono e si 'dotano' gli episcopi Si ordina ai conti di collaborare con il vescovo nell'amministrazione della giustizia e nella gestione della cosa pubblica in genere

23 . Motivi del fallimento: - i franchi in Italia sono quattro gatti
Carattere élitario del loro insediamento. Sino all’875 tutti i conti dei quali si abbia notizia sono franchi, o alamanni; quasi tutti i vescovi sono franchi. Si sentono assediati. Precoce tendenza dei conti alla dinastizzazione delle cariche, e alla progettazione di una politica famigliare, dinastica Orientamento degli episcopati e dei monasteri a configurare i loro possessi, grazie all’immunità, come a un’isola giurisdizionale all’interno del comitato Il regnum non ha una politica stabile, ma è solo un potente blocco itinerante, gli spostamenti del quale permettono di tenere a freno le forze centrifughe

24 . Il concetto di regnum in Italia è circoscritto all'antico
territorio del regno longobardo (Italia settentrionale e Toscana), dove dapprima i discendenti dei Carolingi, poi principi che esprimono il particoIarismo delle grandi famiglie italiane di tradizione pubblica (specialmente marchionale) esercitano un potere di fatto . Nell’ tentativi di Ludovico II, rex Langobardorum (ma comincia ad apparire la dizione rex e regnum Italie) e nominalmente imperatore, di conquistare il sud ed espellere gli arabi

25 ,

26 .

27 . 888 Berengario marchese del Friuli eletto re contro Guido di Spoleto. Guerra e sconfitta di Berengario Guido di Spoleto eletto re a Pavia 895 discesa in Italia di Arnolfo di Carinzia, incoronato imperatore nell'8 96 Alla sua partenza Lamberto di Spoleto e Berengario si spartiscono il regno 900 Adalberto di Toscana e Adalberto d'Ivrea invitano Lodovico di Provenza (incoronato 901) 901 reazione di Berengario: Lodovico accecato in Verona. 915 Berengario incoronato imperatore in Roma

28 . 922 i marchesi di Toscana chiamano Rodolfo II di
Provenza. Berengario è sconfitto e ucciso 924 926 contro Rodolfo, Berta di Toscana, Guido di Toscana e Adalberto d'Ivrea chiamano Ugo di Provenza (eletto imperatore, dal 931 col figlio Lotario come collega) predominio di Ugo e di Lotario 940 scontro di Ugo e Lotario con Ottone di Sassonia per il controllo della Borgogna

29 . 950 Morte di Lotario e elezione a re di Berengario (Il)
marchese d'Ivrea (col figlio Adalberto). Crea le marche Arduinica, AIeramica, Obertenga nell'ItaIÙi-nord­ occidentale 951 scende in Italia Ottone di Sassonia che sposa Adelaide, figlia di -Rodolfo di Borgogna e vedova di Lotario di Provenza 960 nuova discesa di Ottone, chiamato da Giovanni XII çontro Berengario II

30 ,

31 .

32 .

33 , 3 caratteri originali dell’età carolingia
- predominio della grande proprietà, laica o ecclesiastica - tendenza (tendenza!!!) all’autarchia - marginalizzazione della moneta e delle attività di scambio

34 curtis Una vita economica complessa e sofisticata in età tardoromana
Una vita economica complessa e sofisticata in età tardoromana Commerci internazionali, vasto e complesso sistema fiscale, facilità di movimento da un capo all’altro dell’impero.... Esempi analoghi sono assenti nell’occidente altomedievale e scarsi a Bisanzio Una società più povera Una popolazione meno numerosa crisi tardoantica e ripresa in età carolingia continuità sostanziale e lento indebolimento (Dopsch) rottura del VII secolo (tesi Pirenne) Peso e ridimensionamento della città (che dipendono meno dal sostegno dello stato, e più dalla loro propria economia agraria) Il sistema fiscale tardoromano e la crisi fiscale dello stato

35 Elementi di continuità - il ceto contadino (consistenza, tecniche e pratiche agrarie)
rapporto fra proprietari terrieri e affittuari Affittuari asserviti e affittuari liberi Pochi schiavi, ma anche una crescente limitazione dei diritti dei contadini liberi

36 Nell’alto medioevo, fino al VIII secolo, l’intervento economico dei proprietari diventa raro Altro fatto involutivo: la minore intensità dello sfruttamento agricolo, l’aumento delle terre incolte, lo sfruttamento demografico Le trasformazioni del paesaggio

37 Frammentazione dei poderi (conseguenza del sistema successorio romano)
 le origini del sistema bipartito in Gallia (VII secolo) pars dominica e pars massaricia Solo dopo la metà dell’VIII secolo si constata la prassi di coltivare il dominico sfruttando il lavoro forzato degli affittuari del massaricio (sistema curtense, régime domaniale classique, manorial system) Loira / Reno, Inghilterra, Italia del Nord

38 curtis

39 , Interpretazioni ideologiche e contrapposte nell’Ottocento (specialmente da parte degli storici del diritto)  Germanisti - villa franca come risultato della sovrapposizione dei dominatori germanici ai latini (sottomissione del mondo romanizzato ai barbari)  - villa come risultato di una evoluzione interna che parte dalla Genossenschaft originaria, dal potente senso associativo che caratterizzava alle origini la società germanica  Romanisti - collegamento e continuità fra i grandi latifondi del II-III secolo e le grandi aziende carolingie e altomedievali in genere (curtis bipartita altomedievale come erede diretta del latifundium romano) Dopsch e la riaffermazione della presenza della piccola proprietà allodiale; sottolinea le differenze regionali, (è nelle terre fra Loira e Reno che si incontra l’effettivo predominio di grandi proprietà fondiarie conformi allo schema bipartito classico)

40 . curtis e sua realtà bipartita analizzata nella sua concretezza
Storici dell’economia curtis e sua realtà bipartita analizzata nella sua concretezza - natura bipartita (pars dominica e pars massaricia) -legame essenziale fra la riserva dominica e i mansi (corvées: non c’è sistema curtense senza corvée) Grande successo della teoria curtense che risponde all’esigenza della storia economica tedesca che inserisce i modelli economici in una visione d’insieme dello sviluppo, caratterizzato da una serie di ben definiti sistemi economici La curtis corrisponde alla fase dell’economia naturale / economia domestica chiusa

41 grande dispersione dei patrimoni
fonti capitulare de villis polittici (documento di gestione patrimoniale di un grande proprietario ecclesiastico, che riporta in genere 1. indicazione della consistenza fondiaria delle riserve e dei mansi 2. indicazione del numero e del nome dei dipendenti di qualunque condizione abitanti nel masserizio 3. inventario degli affitti in denaro o in natura e delle prestazioni lavorative [angarie, operae] alle quali sono tenuti i concessionari dei mansi. grande dispersione dei patrimoni estrema variabilità delle unità fondiarie che compongono (curticelle o villule, con poche decine di mansi, contrapposte a altre che hanno 3300 mansi [si arriva a estensioni di ettari]  natura cangiante: processi contrapposti di accumulazione (donazioni, ecc,) e di creazione di corti, e di frazionamenti terra dominicata, mansus dominicatus, terra salica, dominicalia, manualia, domus cultile Il

42 Curtis 1. Vogliamo che le nostre ville, che abbiamo istituito per il nostro profitto, siano sfruttate integralmente a nostro vantaggio e non all'altrui. 5. Quando i nostri giudici devono occuparsi dei lavori agresti sulle nostre terre: seminare, arare e raccogliere le messi, falciare il fieno o vendemmiare, ciascuno di loro in ogni località, al momento di eseguire questi lavori, provveda e regoli le cose in modo che tutto si svolga nel modo migliore. 7. Che ciascuno dei giudici adempia pienamente al suo compito, come gli è stato prescritto; e se fosse necessario lavorare di più, faccia calcolare se si debba aumentare il carico di lavoro o le giornate lavorative. 8. Che i nostri giudici curino le nostre vigne che sono di loro competenza e le coltivino bene; sistemino il vino in recipienti adatti in modo che non possa andare a male. Il resto del vino se lo procurino, acquistandolo, in quantità sufficiente all'approvvigionamento della tenuta signorile. Nel caso se ne sia acquistato in quantità superiore al fabbisogno dei nostri possedimenti, ci sia reso noto, onde possiamo far sapere quale sia la nostra volontà in proposito. 10. Che i nostri fattori, forestali, cavallanti, dispensieri, decani, esattori e gli altri inservienti arino ciascuno una quantità di terra determinata, consegnino dei maiali dai loro mansi e, per le prestazioni manuali, provvedano diligentemente ai loro compiti. E ogni fattore che abbia un beneficio, invii in sua vece un subalterno che adempia per lui alle prestazioni manuali e agli altri servizi. 15. Che i nostri puledri siano comunque consegnati a palazzo il giorno della festa invernale di san Martino. 18. Che presso i nostri mulini ci siano polli ed oche in proporzione all'importanza del mulino e quanto meglio potranno.

43 Curtis 19. Nei nostri fienili delle più importanti ville ci siano non meno di cento polli e di trenta oche; nei mansi non ci siano meno di cinquanta polli e dodici oche. 20. Ogni giudice faccia sempre arrivare ogni anno alla corte prodotti in abbondanza. 21. Ogni giudice conservi i vivai nelle nostre corti là dove già c'erano e se possono essere ingranditi, li ingrandisca; là dove non c'erano e vi è la possibilità di costituirli, siano fatti ex novo. 22. Chi possiede vigne conservi non meno di tre o quattro corone di grappoli. 23. In ognuna delle nostre ville i giudici abbiano stalle per le mucche, i porci, le pecore, le capre e i montoni, quante più sarà possibile; e per nessuna ragione debbono esserne prive. 26. I fattori non devono avere sotto la loro tutela più terra di quanta possono percorrere e sorvegliare in un giorno. 27. Le nostre case siano sempre provviste di fuoco e di guardiani, in modo che non possano essere danneggiate. E quando i nostri inviati e le ambascerie vengono a palazzo o ne ripartono, per nessun motivo prendano alloggio nelle dimore signorili, se non vi sarà stato un ordine particolare nostro o della regina. I conti, come è loro dovere, e gli uomini che fin dall'antico ebbero per consuetudine questo compito, li ospitino come sempre, e per quel che riguarda i cavalli se ne curino secondo l'usanza e li provvedano di tutto il necessario, onde possano venire a palazzo o ritornarsene nelle loro terre senza difficoltà e decorosamente. 28. Vogliamo che ogni anno nel periodo di Quaresima, il giorno della domenica delle Palme, detta Osanna, procurino di consegnare secondo i nostri ordini, l'argento proveniente dalla nostra industria, dopo che saremo stati informati dell'entità della produzione dell'anno.

44 curtis 30. Vogliamo che i giudici, durante il loro servizio, facciano mettere da parte una certa quantità di ogni prodotto che deve servire a nostro uso; allo stesso modo facciano mettere da parte ciò che deve essere caricato sui convogli destinati alle spedizioni militari, ricavato sia dalle fattorie che dai pastori, e sappiano quanto mandano a questo scopo. 31. Allo stesso modo facciano riporre ogni anno ciò che devono dare ai prebendari e ai ginecei, e a tempo opportuno lo distribuiscano integralmente, e sappiano riferirci cosa ne fanno e donde l'hanno tratto. 32. Ogni intendente provveda a rifornirsi delle sementi migliori, acquistandole o in altro modo. 33. Effettuati i suddetti approvvigionamenti, e terminata la semina, tutto ciò che sarà restato di ogni prodotto sia conservato fino a nostro ordine, finché non sia messo in vendita o tenuto di riserva le nostre disposizioni. 39. Vogliamo che si incarichino di ricevere i polli e le uova che i servi e i possessori dei mansi consegnano ogni anno; e nel caso che non si usino, li facciano mettere in vendita. 43. Facciano consegnare ai nostri ginecei a tempo opportuno, come è stato stabilito, i materiali necessari, cioè il lino, la lana, l'isatide, la tintura rossa, la robbia, i pettini per la lana, il necessario per la cardatura, sapone, grasso, bacili, e tutte le altre piccole cose che sono necessarie nei ginecei. 55. Vogliamo che i nostri giudici facciano annotare in un inventario tutto ciò che hanno consegnato, messo da parte o impiegato a nostro uso, e in un altro quello che avranno speso; e ci informino con un inventario delle rimanenze. 65. Che i pesci dei nostri vivai siano venduti e sostituiti da altri, modo che ve ne siano sempre; tuttavia quando non veniamo nelle nostre ville, allora siano venduti e gli stessi giudici raccolgano il denaro a nostro profitto. 67. Se mancano dei tenutari per i mansi disponibili o se non sanno dove collocare gli schiavi acquistati di recente, ce ne diano avviso. 70. Vogliamo che nell'orto siano coltivate tutte le piante: [...]

45 . mondo signorile cerca di trattenere all’interno di un quadro di produzione abbastanza semplice, vincolante ed efficiente, un mondo rurale in incremento demografico Funzione economica del sistema: assicurare la sussistenza dei proprietari e dei loro contadini, ed eventualmente produrre una eccedenza di beni destinata al mercato - garantire all’aristocrazia fondiaria il suo livello di vita, procurandole i viveri che essa consumava, la manodopera necessaria, e i materiali dei quali essa ha bisogno. Le eccedenze esistono,m ma non alimentano il mercato bensì quei pochi consumi di lusso che il grande commercio fa giungere (Aristocrazia terriero/militare come parassitaria) Ma: -oggi si pensa che la stasi demografica dei secoli VIII-X non è così assoluta, e che il dissodamento continua anche nei secoli IX e X. Per l’olivicoltura, la metallurgia, il sale le grandi abbazie benedettine acquistano terre anche in contesti diversi dal centro del complesso patrimoniale. proliferazione dei mercati locali integrazione dei ceti commerciali sistema curtense e svilupp urbano Varietà di aziende curtensi nei secoli XI-XIII Esiste questa eccedenza? - l’andamento demografico è stagnante -pochi dissodamenti - una parte delle rendite deve essere immagazzinata per riprodurre la risorsa (semina, ecc.)

46 Dalla curtis alla signoria

47 Lo scambio Dai sudditi al signore: soggezione personale, surplus del prodotto Dal signore ai sudditi: protezione dai nemici esterni e dai pericoli naturali Pace interna assicurata dalla giustizia (giustizia signorile che nasce dall’immunità): dalla giustizia «popolare» alla giustizia signorile

48 , Complessità del sistema
Sovrapposizioni, interferenze: rispetto a un signore ecclesiastico, l’ «advocatus» laico può interferire La chiesa privata (Eigenkirche) La donazione di terre con riserva di potestà giurisdizionale -- possono sopravvivere possedimenti liberi (allodi) e comunità libere

49 A partire dalla seconda metà del IX secolo prese piede in tutta Europa un fenomeno nuovo e con grandi conseguenze: l’“incastellamento”, la creazione, cioè, di castelli sul territorio. Le cause di questo fenomeno sociale furono molteplici: da una parte c’era senz’altro la necessità di protezione dagli attacchi e dalle scorrerie degli Arabi (i cosiddetti “Saraceni”), Normanni, Ungari; ma dall’altro anche una risposta all’insicurezza interna dovuta alla frammentazione politica e alla mancanza di un potere centrale forte. A questo si possono aggiungere anche motivazioni economiche di non poco conto perchè i grandi proprietari offrivano protezione ai coltivatori delle loro aziende evitandone la fuga in caso di pericolo. A

50 Quando parliamo di creazione di un castello ci riferiamo essenzialmente a tre situazioni possibili: a) la costruzione dal nulla di un complesso fortificato in una determinata posizione scelta per motivi di sicurezza; b) la realizzazione di una struttura difensiva (mura, torri) intorno a un nucleo già abitato (un’abbazia, una chiesa, un villaggio, oppure un’azienda agraria); c) la costruzione di opere di difesa non intorno, ma accanto a un abitato preesistente che, magari a causa della sua dimensione, era antieconomico o difficoltoso recingere interamente

51 A prescindere dalle diverse modalità della sua creazione, nell’Italia dei secoli X e XI, il castello (in latino castrum o castellum) indicava generalmente un villaggio fortificato in cui abitava stabilmente una popolazione civile, e non una fortezza esclusivamente militare, né un recinto per il rifugio temporaneo di una popolazione che viveva normalmente fuori di esso (quest’ultima soluzione era prevalente in Inghilterra e nell’Europa continentale, non a caso luoghi dove sono maggiormente diffuse le fortezze difese da torri e ponti levatoi che nell’immaginario contemporaneo costituiscono lo stereotipo del castello medievale).

52 Con il trascorrere del tempo, tuttavia, il termine cominciò a essere usato anche per designare edifici che rispondevano a necessità diverse: a partire dal XIV secolo, soprattutto nell’Italia settentrionale, che risentiva maggiormente dell’influsso culturale dell’Europa continentale, cominciò ad affermarsi il significato di castello come dimora signorile fortificata. La conformazione dei castelli era molto varia a seconda del luogo in cui sorgevano, delle soluzioni difensive e degli elementi costruttivi. Anche le dimensioni erano diverse (la maggior parte dei castelli avevano comunque un’estensione compresa fra il mezzo ettaro e l’ettaro e mezzo).

53 Grazie alla costruzione dei castelli, tra i secoli XI-XIII, la signoria fondiaria subì profonde trasformazioni. I proprietari si appropriarono di fatto del potere lasciato vacante dalle autorità centrali, assumendo via via, dopo i compiti di protezione delle popolazioni rurali, anche quelli politici e amministrativi. Tali poteri, detti “di banno” (ovvero di comandare, costringere e punire), venivano esercitati non soltanto sui servi e i coloni che mantenevano rapporti di dipendenza, ma anche sull’intera popolazione che risiedeva sul territorio sul quale operava la giurisdizione del signore. La signoria fondiaria si trasformò, dunque, in “signoria territoriale”, mantenendo nel territorio circostante al castello una vera e propria giurisdizione che conferiva al signore pieni poteri su tutti gli abitanti.

54 Forme caratteristiche di questa dipendenza erano il pagamento al signore di un contributo in denaro (la “taglia”) che, almeno teoricamente, ripagava la protezione da questi accordata loro, e l’obbligo di utilizzare il mulino, il frantoio e il forno signorile pagando con una parte del prodotto. Ovviamente il processo non fu uniforme ma si differenziò a seconda dell’area culturale e politica: in Italia e nella Francia del Sud, ad esempio, i signori rinunciarono a mantenere le terre in gestione diretta per praticare quasi esclusivamente l’affitto.

55 Nel tempo si assiste ad una sempre maggiore contrattazione delle prestazioni d’opera fra contadini e proprietari, spesso convertite in canoni in denaro. Nacquero anche nuovi tipi di corvées, principalmente rivolte alla costruzione e al mantenimento del castello e delle sue mura. La creazione di signorie territoriali non fu certo un processo indolore, né tanto meno stabile. Quasi ovunque, infatti, si verificarono fenomeni di sovrapposizione e contrasti, spesso violenti, fra i detentori del potere “di banno”.

56 A essere in conflitto erano soprattutto i proprietari dei castelli e i semplici signori fondiari. Forti del controllo delle loro strutture difensive, i primi tentavano di sottrarre terre ai secondi richiedendo ai loro contadini canoni e corvées, limitando anche la loro capacità di controllare i beni e le persone che si trovavano nel territorio sottoposto alla giurisdizione del castello. Le controversie esistevano, naturalmente, anche tra i signori territoriali più ricchi per imporre la loro supremazia, con la conseguenza che spesso gli stessi diritti bannali risultavano spartiti fra più detentori.

57 La cavalleria La comparsa della cavalleria pesante
l’esercito romano era composto principalmente da pedites (fanti), sostenuti talvolta da una cavalleria leggera ancora a Poitiers (732 d.C.), l’esercito di Carlo Martello, che resiste ad un’incursione araba, è formato da un quadrato di combattenti a piedi contro cui si infrangono gli assalti saraceni

58 Al termine del medioevo invece la cavalleria è composta da soldati e cavalli rivestiti di corazze: è la cosiddetta “cavalleria pesante”.

59 Quando è nata la cavalleria?
la stessa letteratura cavalleresca medievale, disputava se le origini della cavalleria fossero da ricercarsi nelle antichità germaniche, nella militia romana o nell'Oriente arabo-persiano Georges Duby ha rinvenuto la presenza nelle fonti documentarie del termine miles usato nel senso di «combattente a cavallo» a partire con certezza dal terzo-ultimo quarto del secolo X

60 Quali le cause della nascita della cavalleria?
trasformazioni nell’armamento cambiamenti sociali presupposti culturali approdi istituzionali

61 Nel regno dei Franchi, sotto i Pipinidi si verificò una trasformazione nell’impiego bellico del cavallo (utilizzazione della staffa?). Fra VIII e IX secolo i Franchi diedero ai cavalieri più importanza di quanta ne avessero in precedenza. Il cavaliere assurge allora al vertice del prestigio militare. In realtà per tutto il medioevo perdura il “disagio” del cavaliere di fronte alla fortezza, fino a quando le innovazioni dell’età moderna toglieranno ad entrambi la loro importanza.

62 Trasformazioni dell’armamento
La staffa, secondo Lynn White jr. la sua introduzione avrebbe introdotto un nuovo metodo di combattimento (la carica e l’armatura) ponendo le basi per l’emergere di una nuova classe dominante La lancia. Vedendo l’arazzo di Bayeux (che racconta la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo di Normandia nel 1066), ci sono tre impugnature della lancia: dall’alto, dal basso, e “in resta”.

63 cambiamenti sociali Con il X e XI secolo davanti al disgregarsi dei poteri centrali, si afferma la “signoria di banno”. I piccoli signori si acaparrano il potere pubblico. All’antica divisione tra liberi e non liberi si sostituisce quella tra miles e inermes. I simboli dei signori di banno sono il castello e il cavallo. Miles verrà tradotto nelle lingue volgari cavaliere, chevalier, caballero

64 presupposti culturali
I presupposti culturali della cavalleria sono anche nel legame che nella cultura del tempo si afferma tra l'uso del cavallo e il genere di vita stimato nobile tale legame è probabilmente antichissimo (bisognerebbe spingere l'indagine fino alle tombe dei cavalli vicine a quelle dei capi nella preistoria germanica e, nell'antichità classica, fino al significato sociale dell'equitazione)

65 due fattori culturali La nascita e l’affermazione nel XII secolo nella letteratura cortese cavalleresca La diffusione del codice culturale della cortesia I romanzi cortesi L’influenza della Chiesa che tenterà di “cristianizzare” la cavalleria La diffusione del culto di san Martino Le tregue e le paci di Dio

66 L’interpretazione del Perceval di Chretien de Troyes
Il giovane ed ingenuo Perceval, che udendo nella profonda foresta il frastuono delle armi provocato da alcuni cavalieri in marcia, pensa prima a demoni ma poi, vistili così belli e possenti, crede di esser di-nanzi ad angeli del Signore e prostratosi a terra li adora, risponde con tutte le forze ad un oscuro ma potente appello archetipico; e altrettanto vi risponde la madre, ammaestrata sì dall'esperienza ma partecipe al tempo stesso del medesimo horror sacrale, allorché abbracciando il figlio lo compiange sgomenta: «Credo che tu abbia visto gli angeli di cui la gente dice che uccidono tutto quello che toccano » In questa pagina commossa e vibrante d'una religiosità profonda, anche se ben poco e solo superficialmente cristiana (anzi, proprio per questo), è racchiusa forse la chiave più intima della superiorità del cavaliere medievale sugli uomini del suo tempo.

67 approdi istituzionali
Il risultato fu quella che viene definita la “cavalleria di rito” la vestizione: la consegna delle armi (derivata dai cerimoniali delle benedizioni reali: «Ricevi, con la benedizione di Dio, questo gladio che ti è trasmesso per punire i malfattori e onorare gli onesti. Che tu possa con questa spada, con la potenza dello Spirito Santo, resistere e vincere tutti i nemici e gli avversari della Santa Chiesa di Dio, preservare il regno che ti è affidato e proteggere la casa di Dio. ») L’etica cavalleresca Il prestigio sociale

68 L’incastellamento Terrore, potere, sicurezza
Più che semplici razzie di confine furono le scorrerie condotte tra VIII e XI secolo da nord, est e sud dell’Europa. Si trattò di un’attività predatoria, che non si proponeva alcun obiettivo di conquista, ma era organizzata e tecnicamente elaborata secondo modalità di vera guerra. Vichinghi Saraceni Ungari

69 Vichinghi I vichinghi, o normanni, o varieghi sono i popoli del nord Europa. A partire dal sec. VIII, intensificano le razzie sulle coste settentrionali. Poi risalgono i grandi corsi d’acqua, organizzano basi alle foci dei fiumi. Fino ad acquisire insediamenti stabili. In Francia il ducato di Normandia. In Russia le grandi città ….

70 Saraceni Relazione della razzia compiuta a Genova il 21 giugno 934 da Yakb ibn Ishaq, a capo di una flotta di 20 navi: Superate le mura combattendo, “uccise i combattenti cristiani e politeisti e prese prigionieri i loro figli; saccheggiò tutto quello che c’era come tela di lino, filato di seta grezza, filato di lino, e altre cose. Quindi incendiò la città e tutte le sue chiese, palazzi e altri beni che erano troppo pesanti per essere portati via. I Rum, che avevano avuto notizia del suo arrivo, accorsero da ogni direzione per compbatterlo, ma Allah gli diede la vittoria ed egli ne uccise un gran numero. Yakub tornò vittorioso con molto bottino e pieno di giubilo”

71 Ungari A differenza di Vichinghi e Saraceni, che utilizzarono per le loro razzie le navi, gli Ungari misero a punto una efficace tattica di cavalleria leggera armata di arco, cui gli eserciti occidentali non seppero opporsi. Nel febbraio del 900, l’abate di Santo Stefano di Altino, si lamentava con il doge di Venezia: « A causa dei nostri peccati la crudelissima gente degli Ungari è venuta in Italia e ha perpetrato nel nostro territorio molte depredazioni, incendi e omicidi”.

72 l’incastellamento La proliferazione di centri fortificati era in atto sin dal III sec. Nei secc. X e XI però si registra un fatto nuovo: i signori, ecclesiastici e laici, agiscono autonomamente dal potere centrale (che è in forte crisi). Il castello privato è costruito “per ripararsi dai nemici, trionfare degli uguali, opprimere gli inferiori”.


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