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Classe 4b Classe 2l PROF.SSE STEFANIA RUBOLINI IVANA VITROTTO

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Presentazione sul tema: "Classe 4b Classe 2l PROF.SSE STEFANIA RUBOLINI IVANA VITROTTO"— Transcript della presentazione:

1 Classe 4b Classe 2l PROF.SSE STEFANIA RUBOLINI IVANA VITROTTO
ISTITUTO TECNICO STATALE COMMERCIALE E PER PERITI AZIENDALI CORRISPONDENTI IN LINGUE ESTERE LICEO LINGUISTICO –AZIENDALE “ERASMO da ROTTERDAM” NICHELINO (TO) Classe 4b Classe 2l PROF.SSE IVANA VITROTTO STEFANIA RUBOLINI ANNO SCOLASTICO 2002/2003

2 VITA EUTANASIA MORTE

3 QUESTIONI ? Esiste un diritto alla vita ad ogni costo?
Esiste un diritto a vivere dignitosamente? L’eutanasia può essere considerata una forma estrema di tutela della dignità umana ? ? La difesa della dignitA’ umana contempla la possibilità di anticipare la morte?

4 “Una morte dolcissima” – Aforisma – S. De Beauvoir
CITAZIONI... Spesso, vedendo un ammalato soffrire un lungo martirio, mi ero indignata per l’inerzia dei parenti: ”Io lo ucciderei”. Alla prima prova, eccomi indietreggiare: io rinnegavo la mia morale, vinta dalla morale sociale. “No,” mi disse Sartre. “vi ha vinta la tecnica: ed era fatale.” Infatti: ci si trova presi in un ingranaggio, impotenti davanti alla diagnosi degli specialisti, alle loro previsioni e decisioni. Il malato è diventato di loro proprietà: provatevi a strapparglielo! “Una morte dolcissima” – Aforisma – S. De Beauvoir Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno. Uno storpio 4.50, un epilettico Visto che la quota media è di 4 marchi al giorno e i ricoverati sono , quanto si risparmierebbe complessivamente se questi individui venissero eliminati? “La vita è bella“ – V. Cerami Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia,bambino o adulto, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo. “Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede” L’amabile donna meritava di morire con dolcezza e non di disfarsi in mezzo a medici impotenti e glaciali… “Post mortem” – A. Caraco

5 Mi domandavo come si fa a sopravvivere
quando una persona cara ci ha gridato invano: Pietà! “Una morte dolcissima”-S.de Beauvoir “Sta a noi decidere, deve essere riconosciuto a noi il diritto il quando e il come della nostra morte” difendendo i malati terminali. I. Montanelli “Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante “perversione” di essa: la vera “compassione”, infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza”. “La scelta dell’eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l’ ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell’arbitrio e dell’ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire”. “Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone” Evangelium Vitae- Giovanni Paolo II –25 marzo 1995

6 ACCANIMENTO TERAPEUTICO:
GLOSSARIO ACCANIMENTO TERAPEUTICO: S i oppone all’eutanasia ed indica invece il ricorso ad interventi medici di prolungamento della vita non rispettosi della dignità del paziente. codice deontologico I nsieme di norme che regolano il comportamento relativo ad una professione praticata COMA: S tato patologico di sonno profondo caratterizzato da perdita parziale o totale di coscienza, di sensibilità, motilità e riflessi, mentre si mantengono le funzioni respiratorie e cardiache. E’ spesso accompagnato da febbre per sopravvenute complicazioni broncopolmonari. CURE: S glossario ’intendono quegli aiuti ordinari ai pazienti infermi, cosi come la compassione e il sostegno affettivo e spirituale dovuto ad ogni essere umano in pericolo. ESSERE VIVENTE: S istema fisico che sfrutta il proprio ordine interno e il flusso di energia attraverso se stesso per mantenere o aumentare tale ordine. S EUTANASIA: ’intende un’azione o un omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore.

7 I R P A S S Q EUTANASIA ATTIVA (POSITIVA O DIRETTA):
l medico, o un’altra persona, interviene direttamente per procurare la morte di un paziente. EUTANASIA NON VOLONTARIA: Q uando la volontà del paziente non può essere espressa perché si tratta di una persona incapace. EUTANASIA PASSIVA (NEGATIVA O INDIRETTA): S i evitano interventi medici che manterrebbero la persona in vita. EUTANASIA VOLONTARIA: R ichiesta esplicitamente dal paziente. MORTE: S tato irreversibile di cessazione delle funzioni vitali in un organismo. E’ necessario distinguere la morte clinica, la morte biologica e la morte sociale. MORTE BIOLOGICA: P erdita irreversibile dell’attività cerebrale, con possibilità di mantenere artificialmente, grazie ad apparecchi di rianimazione, l’attività circolatoria e respiratoria. MORTE CLINICA: A rresto irreversibile dell’attività cardiaca, cerebrale e respiratoria.

8 V L D I I MORTE SOCIALE: SUICIDIO ASSISTITO:
ita soltanto vegetativa, con perdita irreversibile di buona parte dell’attività cerebrale senza speranza di recupero. SUICIDIO ASSISTITO: L a morte è conseguenza diretta di un atto suicida del paziente, ma consigliato e o aiutato da un medico. TESTAMENTO BIOLOGICO (living will): D irettive anticipate carto di auto determinazione. Con queste definizioni si fa riferimento ad una espressione di volontà, formulata quando si è ancora in grado di farlo, sulle cure che i medici possono mettere in atto per allungare artificialmente la vita.(rianimazione polmonare; respirazione assistita;alimentazione artificiale). TRATTAMENTI TERAPEUTICI: I nsieme di interventi medici disponibili e appropriati al caso clinico specifico più o meno complessi volti a rimuovere i fattori patologici e a ristabilire la salute del paziente codice deontologico nsieme di norme che regolano il comportamento relativo ad una professione praticata I

9 A S P Malattia Salute Vecchiaia
lterata condizione organica e funzionale di un organismo (o di una sua parte), che può evolvere verso la guarigione, la cronicizzazione, la morte. tato di normalità strutturale e funzionalità fisiologica di ogni apparato e organo, per cui si instaura una condizione di equilibrio generale dell’organismo in rapporto agli stimoli interni ed esterni. Salute S Vecchiaia eriodo terminale della vita caratterizzata dal progressivo rallentamento delle funzioni fisiologiche e dal decadimento dell’organismo, cioè il declino dello stato di salute dell’organismo umano. P

10 I CASI DI EUTANASIA NEL MONDO

11 Gli ultimi casi di eutanasia praticati col "mazzolu"
Fino agli inizi del '900 veniva praticata una vera e propria eutanasia, la praticava una donna, la "Femina Agabadora", che veniva chiamata dai parenti del malato e, di notte assestava il colpo alla testa con un particolare strumento chiamato: "Mazzolu". Gli ultimi due casi si sono verificati in Sardegna; uno nel 1952 a Orgosolo e, un altro, meno recente nel 1929 a Luras. I carabinieri, nel verbale riguardante quest'ultimo episodio, specificarono che i familiari avevano dato il loro consenso alla soppressione del malato.

12 LA SOFFERENZA Il caso di Diane Pretty
L'11 maggio 2002 è morta Diane Pretty, colpita da una malattia alle cellule del sistema nervoso che l’aveva progressivamente paralizzata; aveva due figli. Diane è morta per cause naturali dopo essere entrata nella fase finale della malattia.Il timore del soffocamento l'aveva spinta a chiedere l'eutanasia. La famiglia della donna aveva precedentemente perso una battaglia legale per ottenere che suo marito potesse aiutarla a morire. La signora Pretty non era fisicamente in grado di suicidarsi e, quindi aveva chiesto alla Corte europea che le fosse riconosciuta la possibilità all'estremo atto d'amore del marito senza che questi rischiasse fino a 14 anni di carcere ma fu rifiutata. La decisione della Corte venne accolta con enorme delusione da Diane e il marito Brian. Nel marzo scorso Diane si era sottoposta ad un penoso viaggio a Strasburgo per essere presente all'udienza: costretta su una sedia a rotelle ed alimentata da una sonda, ma in pieno possesso delle sue facoltà mentali reclamando con dignità il suo diritto di scelta. La Corte fu però di diversa opinione, in particolare rispetto all'articolo 2 della Convenzione. I giudici di Strasburgo hanno concluso che esso "non può essere interpretato come tale da conferire il diritto a morire e, pur dichiarando la loro solidarietà non avevano potuto aiutarla.

13 Vado a morire all’estero
Roma, 23 luglio 2002; ha sessantasette anni ed è un manager romano, da due anni affetto da una malattia degenerativa irreversibile. Non riesce a muovere braccia e mani e si sposta su una sedia a rotelle. Ha deciso di andare a morire all’estero ricorrendo al suicidio assistito. Egli ha finanziato e organizzato, insieme a Cittadinanzattiva, il congresso sul “diritto a vivere e a morire” e sulla “legalizzazione della morte” , con l’ obiettivo si sollevare il dibattito e abbattere il silenzio sull’eutanasia. Egli non ha alcuna possibilità di cura, come gli hanno detto i migliori specialisti. Da sempre ha avuto la premonizione di voler morire vivo senza mettere in discussione il suo orgoglio e la sua dignità, senza diventare qualcosa di meccanico. Egli ha affermato di ricorrere, all’ estero, al suicidio assistito, preferendo morire in un comodo letto, seguito da due professionisti;la famiglia è d’accordo. Ben presto partirà per l’ estero.

14 Il caso di Lillian Agosto 1991, Winchester. Lillian di settant’anni, da venti soffriva di una dolorosa forma di artrite reumatoide, che le aveva procurato vertebre fratturate, emorragie interne e deformazioni alle mani e ai piedi.La donna era giunta al punto di chiedere al suo medico, il dottor Cox, di essere aiutata a morire. Il 16 agosto Lillian urlava continuamente per il dolore, le rimaneva ormai poco da vivere ma, non sopportava quell’atroce sofferenza e chiedeva di essere aiutata a morire, allora il dottor Cox, le iniettò una dose doppia di cloruro di potassio, un farmaco letale. Il dottore fu accusato di tentato omicidio e condannato a 12 mesi di reclusione ma la pena fu sospesa.

15 La morte di Nancy Crick Nei suoi ultimi mesi la settantenne Crick, colpita da cancro all’intestino, aveva dato vita ad una campagna per la legalizzazione dell’eutanasia e per il diritto di togliersi la vita in compagnia di persone care. Aveva tenuto una cronaca delle sue sofferenze sul sito web personale, prima di togliersi la vita, sabato sera con una dose letale di barbiturici, alla presenza di 21 familiari, amici e sostenitori. Il medico attivista pro-eutanasia Philip Nitschke, che è stato a fianco della Crick negli ultimi mesi e ha aiutato diverse persone a morire quando l’eutanasia era legale in parte dell’Australia nel 1996-’97, ha confermato che almeno altre quattro suoi pazienti si prepareranno a rendere pubblica la loro intenzione di togliersi la vita e sono “molto adirati” per la mancanza di sostegno governativo per l’eutanasia volontaria. Il suicidio “pubblico” della Crick, alla presenza di 21 persone che, secondo le leggi locali sono imputabili di aver dato assistenza a un suicidio, reato punibile con l’ergastolo, crea un delicato precedente legale. La polizia è obbligata ad indagare, e se raccoglie prove di reato non può che incriminare le persone presenti all’evento. I familiari e gli amici della Crick dovranno in ogni caso attendere mesi per sapere se saranno incriminati. L’autopsia della donna non ha dato risultati conclusivi sulla causa della morte e la polizia dovrà attendere dai complessivi test di tossicologia prima di determinare il corso delle indagini.

16 Paura della solitudine
TORINO -Uccise la sorella di 67 anni, da molto sofferente di poliomielite, con il suo permesso: un caso di eutanasia, sanzionato ieri da un giudice torinese con una condanna a due anni e mezzo di carcere per "omicidio del consenziente". L'imputata, Domenica P., ha anche ottenuto la sospensione condizionale della pena, in quanto ha 85 anni. Il fatto risale al settembre del 2001 ed ebbe per teatro l'abitazione di Settimo Torinese che le due donne dividevano. Anna P. venne soffocata dalla sorella con un cuscino. Condotte dal pm Vincenzo Pacileo, le indagini hanno accertato che fu la stessa la vittima a invocare la morte: era in preda alla disperazione, in quanto Domenica non riusciva più ad accudirla e i familiari avevano deciso di mandarla in una casa di cura. Anche due badanti, interrogate dagli investigatori, hanno confermato che Anna non voleva più vivere. Domenica dopo aver ucciso la sorella cercò anche di suicidarsi tagliandosi le vene dei polsi... Difesa dall'awocato Antonio Mencobello, attualmente è libera. " Sono inabile al lavoro e invalido, penso all'eutanasia"... "sono invalido da anni e nessuno mi aiuta; con la pensione sociale minima non riesco ad andare avanti. Non mi resta che l'eutanasia." Ammette lui stesso che la sua è una provocazione. Ma Eolo Albani, 52enne cittadino sammaritese residente a Novafeltria, è dawero disperato. Il..Chiedo alla magistrura e agli Eccellentissimi Capi di Stato che mi concedano la dolce morte..". Parliamo dei suoi problemi. Dopo anni da emigrante in Messico sono tornato nel '96. E' iniziato il mio calvario; ho subìto 3 bypass coronarici a Cotignola, poi un susseguirsi di blocchi intestinali e altri problemi, un bypass aortico e uno femorale. l'invalidità civile dopo sei anni di ricoveri e sei d'interventi. Mi negano la domanda di pensione perchè mancano 423 contributi I versati negli ultimi 3 anni lavorativi I ma i 6 anni di ricovero non hanno prodotto contributi.. come vivo con 417 euro al mese? Mi mantengono i miei anziani genitori!

17 SYDNEY -Si è uccisa perchè non voleva arrivare agli 80 anni
SYDNEY -Si è uccisa perchè non voleva arrivare agli 80 anni. E così ha deciso di assumere un'overdose di farmaci e porre fine alla sua vita. Protagonista della storia è una sostenitrice dell'eutanasia volontaria, che si è fatta morire in Australia, non senza aver ringraziato prima il medico e attivista pro-eutanasia Philip Nitscke, da cui ha avuto "ispirazione e sostegno", si legge nella nota lasciata dalla donna sul letto. Limette Nigot avrebbe compiuto 80 anni il 15 dicembre. IIDopo una vita di buona qualità, ne ho abbastanza", ha scritto nel messaggio. " Voglio fermarmi prima che cominci ad andare male, voglio avere il controllo della mia morte".

18 LA LOTTA “ MAI ARRENDERSI”
BOLOGNA -Questa è una storia da raccontare sotto l'albero di Natale, perchè ha la forza della speranza simbolizzata dalla natività. Una mamma adesso è felice: suo figlio, un bel ragazzo di 24 anni, si è risvegliato dopo due anni di coma. Un'auto lo falciò sulle strisce, proprio davanti a casa. Era il giorno di Santo Stefano, il cervello di Cristian rimase intrappolato nel buio: in qualche modo ancora aggrappato alla vita, ma una vita inerte, oscura, racchiusa da un confine misterioso e pressata da un interrogativo spietato: riuscirà mai a riaprire gli occhi? Oggi Cristian torna a casa, perchè ha riaperto gli occhi, ha mormorato "mamma". Questa bella storia è accaduta all'ospedale Maggiore, nel reparto di Medicina riabilitativa. Non è un miracolo. Cristian non è "resuscitato". Ma è un evento molto, molto raro. La strada di Cristian è stata lunga e difficile: farmaci, stimolazioni emotive e sensoriali, medici, infermieri, volontari. E sarà ancora altrettanto lunga e difficile. Questo caso non è unico, ma sicuramente eccezionale. Ora si apre la scommessa della piena riabilitazione. Il ragazzo ancora non parla, ma muove già le labbra per farlo. A Bologna sta nascendo la " Casa dei risvegli'l, una iniziativa benemerita per aiutare i giovani in coma, in ricordo di Luca De Nigris, un ragazzino strappato alla vita troppo presto. Il Ilprodigio" natalizio è una spinta di entusiasmo al faticoso lavoro dei volontari, che si sono prodigati per chiamare dall 'abisso la mente del giovane studente. La mamma racconta cosa vuoi dire entrare in un' esperienza così forte e drammatica. In sintesi: Il Mai arrendersi ". Ed ecco che ritorna, a voce pacata, ma con forza equivalente all'urlo, il no alla tentazione della "buona mortell. Alcuni genitori disperati, estenuati dalla fatica e dall'età, si arrendono: e pensano che sia megl io la morte. A questa affermazione la mamma di Cristian risponde che "Non è vero, è sempre meglio la vita.. adesso mio figlio mi sorride ed la cosa più importante". Questo è i I momento per sperare che i I bel ragazzo finito in coma torni integro alla sua vita, alle sue passioni, alle sue speranze. Ora riesce a scherzare con gl i infermieri, a modo suo, senza poter parlare. lo come mamma posso dire che adesso Cristian ha una vita normale" E' un tifoso sfegatato dell'Intero L'altra sua passione è i I basket. La Fortitudo l' ha fatto assistere agli allenamenti, era immobile, ma i suoi occhi seguivano la palla. Quegli occhi dicevano: mamma ce la farò.

19 dare un senso, non poteva essere solo sofferenza".
"VI RACCONTO L ‘ AMORE E IL DOLORE DI VIVERE CON UN BIMBO IMMOBILE” E' un peso, diciamolo senza ipocrisie. In quel sacco pesante ci metto tutto, dal dolore all'amore. Andrea ci ha portato via un pezzo di vita. Ma ora posso dirlo: sono felice, ho un ragazzo sereno, che mi sorride, allunga le mani per farsi abbracciare. Silvana Desiato ha 50 anni. Ne aveva 19 quando partorì Andrea e capì subito che qualcosa non andava. Il E' stata dura all'inizio. Non è il bambino che ti aspetti. E' diverso, ti dicono, e questa cosa ti fa impazzire. E' diverso. E rimane così: da 29 anni gli cambio il pannolino, gli do la pappa. E la testa non sta su. Quando ti nasce un figlio così devi azzerare tutto. In ospedale sto male. Il mio bambi no non riesce a succhiare il latte, ha gesti diversi. Prova dolore, le altre mamme gioia". La prima sensazione. " La solitudinell. Capire era uno sforzo tutto nostro. Pensi subito a quanto soffrirà tutta la vita e a quanto soffri rai tu. A vrai tutta la vita a che fare con questo. Poi scatta l'Amore, un amore talmente forte che vince su tutto. Ma non vince una volta per sempre. Bisogna ricominciare, ogni giornoll. Andrea cresce. Quando ha poco più di un anno arriva un fratello "normale". " Ne avevo bisogno -dice Silvana -.E anche Andrea. E mio marito, che nei primi anni si ammazzava di lavoro. Per non vedere e non pensare. Simone è geloso, capisce che tutte le attenzioni sono per Andrea, poi a poco a poco comincia a volergli bene". Il mondo esterno non capisce, è ostile, oscilla tra pietismo e rifiuto. "Quando ho avuto Andrea, ho pensato subito che ha questa cosa bisognava dare un senso, non poteva essere solo sofferenza". Sono passati 29 anni. "Andrea adesso è di là, su una carrozzella. Guarda una Fiction in tv. Serve a scandire il tempo Il. "Il corpo è più magro. I muscoli non si sono formati, al gabbia toracica non si è sviluppata. Fa fatica a deglutire". Il Andrea è sereno, noi siamo con lui, il peggio è passato".

20 LA PIETA' IL CASO FORZATTI
Il 24 aprile 2002 l’ingegnere è stato però assolto in appello dell’accusa di omicidio volontario premeditato. I giudici hanno infatti stabilito che Forzatti, staccando la spina del respiratore al quale era attaccato il corpo della moglie, non la uccise, poiché,a loro avviso la donna era già morta. L’ingegnere Forzatti venne condannato a sei anni e mezzo di reclusione per avere, due anni prima, staccato i fili che pompavano aria nei polmoni della moglie.

21 Lasciate morire la nostra Eluana
Roma. Eluana, di 29 anni, otto dei quali passati come un vegetale avrebbe voluto morire piuttosto di vivere così: immobile, come addormentata. Il tutore di Eluana , nonchè suo padre, da un anno si sta battendo perchè alla figlia venga riconosciuto il diritto di avere pace. Eluana, prima dell'incidente d'auto che l'ha ridotta in coma, aveva detto al padre che se le fosse capitata una cosa del genere non avrebbe mai voluto essere lasciata in una condizione così poco dignitosa. Per il rispetto di Eluana e per evitare l'accanimento terapeutico, il padre di Eluana ha chiesto che venga interrotta l'alimentazione artificiale; ma il Tribunale di Lecco e la Corte d'Appello di Milano hanno detto di no. Dunque il padre si è appellato al mondo delle istituzioni; e per lei si sono alzate le voci del mondo giudiziario e politico. Tutti sanno che i suoi occhi non vedono e le sue labbra non serviranno più a parlare. Il presidente dell'ordine dei medici ha detto che è difficile sperare in qualche speranza per Eluana ma ci si deve chiedere se si ha il diritto di mantenere in vita una persona la cui qualità di vita è completamente inesistente; il 68.6% degli italiani condivide la richiesta del padre di Eluana.

22 “Uccide il figlio malato”
Il Me lo ha chiesto più volte..." -Spara due colpi di pistola e si costituisce: " l'ho fatto per lui, ora è in pace". Concessi gli arresti domiciliari. Il ragazzo sognava di fare il ballerino. Dopo gli effetti della sclerosi multipla aveva tentato il suicidio e accoltellato il padre. Alessandro, questo era il suo nome, era malato dal '95, sclerosi multipla, ma non voleva si sapesse. Faceva il ballerino, prima. Così ora viveva da solo, non incontrava nessuno, parlava poco, camminava a malapena, un occhio quasi cieco, però non usava mai l'ascensore, continuava ad andare in palestra e poteva passare una giornata ad abbigliarsi per uscire la sera, lui così bello alto, bruno, anche se la sera tornava dopo un'ora perchè ormai non ce la faceva più, il volto abbronzato dalle lampade ed eroso dalla sofferenza che lo faceva sembrare più vecchio di 33 anni. Voleva vivere come se il male non esistesse e aveva tentato tre volte il suicidio. Voleva essere autonomo, l'anno scorso si era fatto prendere un appartamento a Milano e i genitori andavano a trovarlo due, tre volte al giorno, per lavarlo fare la spesa, avere cura di lui. Finchè una mattina, poco esprima delle sette e mezzo, suo padre è passato da casa, ha preso una pistola che i I figl io aveva comperato da poco, gl iel' ha appoggiata alla tempia mentre ancora dormiva e ha sparato due colpi, "ho fatto quello che mi aveva chiesto più volte". Quindi Antonio Capponi, 61 anni papà di Alessandro,dopo aver ammazzato il figlio andò subito a costituirsi.

23 Il caso di VIAREGGIO Il 23 maggio, un giovane di Viareggio ha aiutato il suo amico a farla finita, con una dose di insulina: ora rischia fino a 15 anni di carcere, nonostante i genitori stessi del ragazzo defunto definiscano il suo gesto "un atto d’amore”.

24 ASPETTI SCIENTIFICI

25 Hanno un proprio ordine
Tutti noi percepiamo intuitivamente le differenze fra gli esseri viventi e gli oggetti inanimati. Tuttavia , rispondere alla domanda “ chi è un essere vivente?”, “ che cosa è la vita? “ non è semplice. Non esiste una risposta esauriente. Noi ci limiteremo a dare una definizione di vita intesa in senso biologico, considerando le speciali caratteristiche che gli organismi posseggono e che li differenziano da tutto ciò che è inanimato. Le caratteristiche fondamentali dei viventi La vita è apparsa sulla Terra circa 3 miliardi di anni fa. Ciò che ne ha assicurato la diffusione e il mantenimento dal suo primo apparire ad oggi è una serie di proprietà fondamentali che la distingue e che non si trovano mai tutte insieme nel mondo inanimato Sono individui Hanno un proprio ordine Sono complessi Muoiono Consumano energia I viventi I viventi Si evolvono Crescono Reagiscono all’ ambiente Si riproducono

26 I VIVENTI SONO STRUTTURE ORDINATE
I VIVENTI ESISTONO COME INDIVIDUI Il termine “individuo” vuole dire “indivisibile”. Esso non è costituito da un insieme di parti uguali ma da un insieme di parti diverse, ognuna con una sua specifica funzione. L’organismo è dunque un’unità e ogni una sua parte contribuisce a costruire un insieme finale che è unico. Non vi è nulla del genere nel mondo inanimato. I VIVENTI HANNO USO SONO COMPLESSINA STRUTTURA COMPLESSA Tutti i viventi che popolano la biosfera spiccano per la varietà e la complessità delle loro forme organizzate in funzione del tipo di vita che conducono e dell’ambiente in cui vivono. I VIVENTI SONO STRUTTURE ORDINATE Sono organismi detti “ordinati”, sia a livello cellulare che molecolare poiché il loro progetto è “scritto” nel DNA, la molecola depositaria delle informazioni genetiche.

27 I VIVENTI SI RIPRODUCONO
CONSUMANO ENERGIA Per tenere ordinate le proprie strutture essi devono “lavorare”, cioè consumare energia , la cui fonte primaria è rappresentata dal Sole. I VIVENTI CRESCONO I viventi si accrescono e si sviluppano per cui da una cellula di partenza si ottiene un organismo completo. Il loro progetto interno permette di crescere e di compiere il loro ciclo di vita, sfruttando materiale plastico ed energia. I VIVENTI SI RIPRODUCONO Tutti i viventi sono in grado di fare copie di se stessi, cioè di riprodursi. E’grazie alla riproduzione che la vita sulla terra si è mantenuta dalla sua comparsa sino ad oggi.

28 I VIVENTI REAGISCONO ALL’AMBIENTE
Tutti i viventi reagiscono agli stimoli ambientali, cioè sono dotati di reattività. I VIVENTI SONO CAPACI DI REGOLARE IL PROPRIO AMBIENTE INTERNO I viventi, per adattarsi e sopravvivere all’ambiente in cui vivono, devono essere un grado sia di regolare le proprie attività in funzione delle necessità, sia di mantenere relativamente costante nel tempo le proprie caratteristiche chimiche e fisiche. Il mantenimento di uno stato interno costante viene detto “omeostasi”. Il termine adattamento ha in biologia due significati diversi. Il primo significato si riferisce alla capacità di ogni singolo organismo di modificare alcune caratteristiche in relazione alle condizioni ambientali. Il secondo significato si riferisce alla capacità delle popolazioni di modificarsi nel tempo,cioè di evolvere,adottando quelle caratteristiche che sono più vantaggiose alla sopravvivenza e alla riproduzione.

29 I VIVENTI SI EVOLVONO I VIVENTI MUOIONO
I viventi si adattano all’ambiente in cui vivono. Nel corso della vita sulla Terra, oltre il 90% della specie sono scomparse e quelle rimaste,uomo compreso, rappresentano i soggetti che sono risultati selezionati in modo positivo. I VIVENTI MUOIONO La morte sopravviene quando i viventi non sono più in grado di mantenere le proprie strutture ordinate e distinte rispetto all’ambiente esterno.

30 INVECCHIANO… perché? Gli organismi
Il fenomeno dell’invecchiamento ha sempre attratto l’umanità e probabilmente questo interesse deriva dal fatto che sino a tempi relativamente recenti solo una modesta % di persone sopravviveva sino ad età avanzata. Il concetto di pensione non esisteva prima della fine del XIX sec. Oggi invece parecchi fattori hanno permesso all’invecchiamento di diventare importante, sia come problema sociale che come problema scientifico. Se confrontiamo la piramide d’età della popolazione italiana all’epoca della proclamazione dell’Unità d’Italia (1861) con quella dei giorni nostri è evidente che il processo d’industrializzazione ed il conseguente miglioramento delle condizioni di vita hanno prodotto cambiamenti negli indicatori demografici. La natalità è andata riducendosi, così come la mortalità, con il risultato di un allungamento della durata media della vita che, oggi, nel nostro paese si attesta a 76 anni per gli uomini e 82 per le donne.

31 Perché un organismo invecchia?
Le società più sviluppate sono società con una forte connotazione di anziani e questo ha indotto una minore attenzione nei confronti delle condizioni di vita sociale e biologica degli individui in età senile. Sono emerse l’occasione e la necessità nel contempo di studiare più a fondo il processo di invecchiamento ed i fattori che lo influenzano. Perché un organismo invecchia? Il corpo umano può essere considerato come un sistema autonomo organizzato secondo un proprio orologio biologico che programma il ciclo vitale delle cellule che lo costituiscono. In pratica le cellule del nostro corpo possono dividersi e replicarsi per un numero limitato di volte, poi invecchiano e muoiono. Si chiama APOPTOSI: un meccanismo di “suicidio” cellulare programmato, finalizzato ad eliminare le cellule più vecchie e malate. Ogni volta che una cellula si divide la parte finale dei cromosomi, detta TELOMERO, si riduce e porta ad un accorciamento progressivo del cromosoma. Dopo un certo numero di replicazioni cellulari, il telomero, che funziona come un “contatore” si esaurisce, la cellula non riesce più a riprodursi e muore. Questo processo non è uguale per tutte le cellule del corpo, perché non tutte sono capaci di riprodursi, quindi c’è ancora molto da scoprire. Tuttavia già si è scoperto che esiste l’Enzima Telomerasi, attivo soprattutto nelle cellule tumorali, il quale evita la progressiva riduzione del telomero e rende pressoché “immortali” le cellule, non più soggette al processo d’invecchiamento. Non solo: alcuni scienziati hanno scoperto che l’apoptosi è sotto il controllo d’alcuni geni: sembra che la responsabilità genetica dell’invecchiamento si attesti attorno al 60%, mentre il restante 40% sarebbe legato ad altri fattori, primo tra tutti l’influenza ambientale . Qual è lo strumento biologico che controlla questo processo e scandisce l “ora x “?

32 Come invecchiano le varie parti del nostro corpo?
Il cervello arriva a perdere intorno agli 80 anni anche il 10% dei neuroni rispetto al periodo giovanile; per quanto riguarda cuore e vasi sanguigni, già intorno ai 20 anni si possono riscontratre microlesioni nella parte più interna; la pelle perde circa il 6% dell’elesticità ogni 10 anni, nell’occhio il calo della vista inizia intorno ai 40 anni e verso i 60 possono comparire danni più gravi come danni alla retina o cataratta; nell’orecchio il calo dell’udito inizia intorno ai anni; nelle ossa, progressivamente si hanno osteoclasti che distruggono l’osso e meno osteoblasti che lo riparano(osteoporosi). Quali sono le caratteristiche dell’invecchiamento? Le articolazioni diventano più rigide, meno mobili e talvolta si deformano(specie quelle delle mani) per fenomeni di artrosi; l’altezza può ridursi, a causa di un incurvamento della colonna vertebrale; i capelli diventano bianchi, crescono più lentamente e sono più sottili; la pelle diventa rugosa e meno elastica, in particolar modo la volto e al dorso delle mani; le unghie possono diventare opache e fragili; i muscoli si riducono e diminuisce la forza di contrazione; è presente la perdita di tessuto osseo, con predisposizione alle fratture; è comune la presbiopia, cioè non si vede bene da vicino; per quanto riguarda l’udito è frequente la presbiacusia che si manifesta soprattutto in condizioni di rumore ambientale ed in presenza di contemporanee molteplici fonti del suono; diminuisce la tolleranza allo sforzo fisico, con facile insorgenza di affanno; aumenta la pressione del sangue e le arterie diventano più rigide; arretrano le gengive; l’intestino diventa più pigro, per cui è frequente la stitichezza; è frequente nell’uomo l’ingrossamento della prostata che comporta un getto urinario minore con minzioni più frequenti, specie nelle ore notturne; si riduce la capacità del sistema immunitario, la velocità di guarigione delle ferite è più lenta; diminuisce la capacità di concentrazione.

33 Gli eventi biologici non possono certo essere arrestati ma molto si può fare per rallentare il processo: l’età psicologica può influenzare di molto l’età biologica giocando su diversi fattori: Fattori che rallentano l’invecchiamento Fattori che accelerano l’invecchiamento Soddisfazione del proprio lavoro Solitudine Soddisfacente vita sessuale Depressione Relazione stabile, matrimonio felice Preoccupazioni Senso di felicità personale Insoddisfazione del proprio lavoro Capacità di avere e mantenere amicizie intime Disperazione, rimpianti, ipercritismo, irritabilità Senso dell’umorismo Eccesso di lavoro Piacere nel trascorrere il tempo libero Problemi finanziari Ottimismo Incapacità di esprimere le proprie emozioni Capacità di esprimere le emozioni Sensazione di non mancare di mezzi finanziari Capacità di reagire creativamente ai cambiamenti L’età senile rappresenta un periodo involutivo della vita biologica di un organismo , per cui bisogna necessariamente accettare sintomi di decadimento del proprio corpo. Tuttavia un anziano che viva una condizione di malattia, aggravata da solitudine e depressione, può precipitare in uno stato di disperazione tale da non accettare più quella qualità di vita.

34 ASPETTI STORICI

35 Che cosa è cambiato nei secoli?
La morte cercata, la morte procurata... Che cosa è cambiato nei secoli? CENNI STORICI Il problema dell’eutanasia non è specifico della nostra epoca; da sempre i medici hanno dovuto farvi fronte e da sempre hanno incontrato pazienti che chiedevano loro di essere aiutati ad anticipare la propria morte. Agli inizi dell’era moderna il medico e filosofo inglese Francesco Bacone scriveva che era altamente desiderabile che i medici imparassero “l’arte di aiutare gli agonizzanti ad uscire da questo mondo con più dolcezza e serenità”. Le esposizioni tradizionali della storia occidentale cominciano con l’antica Grecia, una civiltà con una cultura di cui si ammira ancora la filosofia, l’arte, le istituzioni politiche. Ma i greci avevano verso la vita umana un atteggiamento molto diverso dal nostro: non credevano che ogni vita fosse preziosa o che si dovesse preservare a tutti i costi. A Sparta, per esempio, la legge imponeva che i bambini deformi fossero uccisi. Anche in Atene, che in generale si reputa essere stata una polis illuminata, l’uccisione di neonati deformi o malati era approvata. Il fatto che i greci approvassero l’infanticidio non significa che non attribuissero alcun valore alla vita umana.

36 In generale non approvavano il suicidio: Pitagora, Platone e Aristotele lo rifiutavano come modo codardo di evitare le difficoltà della vita e i doveri verso se stessi e lo stato. Essi però lo consentivano in caso di malattie incurabili accompagnate da grandi dolori: la differenza tra suicidio ed eutanasia in tali casi non era ritenuta importante – se alla persona morente occorreva aiuto per porre fine alla propria vita, era permesso che altri la aiutassero. I Romani condividevano molti degli atteggiamenti greci. Il filosofo stoico Seneca, per esempio, scriveva senza problemi “Noi distruggiamo i nati mostruosi e anneghiamo i nostri figli se hanno costituzione debole e deforme”. I filosofi stoici ed epicurei ritenevano il suicidio una scelta accettabile qualora, in un qualsiasi momento, non si fosse più interessati alla vita. L’avvento del cristianesimo modificò profondamente questo quadro. Nei suoi primi tre secoli, la Chiesa non prese alcuna posizione ufficiale sulla moralità dell’uccidere; in linea generale sia l’infanticidio che il suicidio erano proibiti perché la vita era vista come dono di Dio e solo lui aveva il diritto di prenderla. La sofferenza, non importa quanto orribile o in apparenza senza scopo, venne ad essere considerata un fardello imposto da Dio stesso, per motivi noti solo a lui, che uomini e donne dovevano sopportare fino alla fine “naturale”.

37 Con il Medioevo s’impose la dottrina dell’innocenza ovvero il principio che uccidere intenzionalmente umani innocenti è sempre sbagliato: infanticidio, suicidio ed eutanasia costituiscono tutte uccisioni innocenti, pertanto sono vietati. Uccidere in una guerra giusta e giustiziare lentamente i criminali non costituivano uccisioni d’innocenti; pertanto non erano vietati. Il cristianesimo è stata la forza culturale più potente nel modellare la morale occidentale: fino al XVII e XVIII secolo le posizioni intorno a quest’argomento rimasero pressoché invariate. Durante l’Illuminismo, i filosofi abbandonarono l’idea che la moralità richiedeva un fondamento religioso. Furono considerate fonti di conoscenza morale la ragione umana e la coscienza individuale che dovevano concorrere per lo sviluppo massima felicità possibile per le creature sulla terra. Pertanto l’eutanasia doveva essere moralmente accettabile, indipendentemente da quella che fino allora era una lunga tradizione contraria. Paradossalmente proprio nel XX secolo, quando il progresso della medicina raggiunse livelli apprezzabili, accadde in Europa un avvenimento terribile e sconcertante. Durante la seconda Guerra Mondiale il nazismo non solo mise in atto il mostruoso progetto di sterminio degli ebrei, a tutti tristemente noto, ma elaborò un sofisticato piano di eutanasia “di Stato” destinato ad eliminare sia malati di mente che portatori di handicap. L’EUGENETICA DEL NAZISMO Sin dai primi anni Venti, Adolf Hitler aveva teorizzato la necessità di proteggere la razza ariana germanica da tutti quei fattori di “corruzione” che avrebbero potuto indebolirla. Il nazismo predicava un progetto di “eugenetica” vale a dire coltivava l’idea di ottenere un miglioramento della “razza” germanica coltivando e favorendo i caratteri ereditari favorevoli (“eugenici”) e impedendo lo sviluppo di quelli ereditari sfavorevoli (“disgenici”). All’interno di questo progetto d’eugenetica non trovavano ovviamente posto i malati incurabili e i disabili fisici e psichici.

38 Buona parte del mondo psichiatrico tedesco si schierò in modo sorprendentemente veloce con le teorie naziste. Venne abbandonata l’idea di lottare contro la malattia e si firmava, di fatto, l’autorizzazione scientifica alla soppressione fisica dei malati in nome della purezza della razza. A dare inizio al processo d’eutanasia fu un ordine scritto da Hitler datato 1^ set tembre Con quest’ordine la macchina per l’eliminazione fisica dei disabili trovava la sua copertura giuridica. In primo luogo fu stabilita la struttura che avrebbe dovuto condurre l’operazione d’eliminazione.A Berlino, al centro dell’elegante quartiere residenziale di Charlottenburg, venne espropriato un villino di proprietà di un ebreo. Lo stabile si trovava al civico numero 4 della Tiergartenstrasse. Proprio da questo indirizzo fu ricavavo il nome in codice per l’operazione di eutanasia: “Action T4”. Naturalmente i malati non venivano mai realmente visitati: una volta decise le persone da eliminare la sede centrale di Berlino preparava delle liste di trasferimento che inviava ai singoli istituti avvertendo che si preparassero i malati per la partenza. Il giorno stabilito si presentavano gli uomini della “società di pubblica utilità per il trasporto degli ammalati”. I pazienti erano caricati su dei pullman dai finestrini oscurati e trasportati in uno dei centri d’eliminazione. In questi istituti erano stati predisposti delle camere a gas camuffate da sale docce e forni crematori per l’eliminazione dei cadaveri. Una volta arrivati nelle cliniche di eliminazione i malati erano uccisi dopo pochi giorni; ai parenti era inviata una lettera standard che annunciava la morte per una causa qualsiasi. Si avvertiva che per ragioni sanitarie il cadavere era stato cremato e avvertiva che l’urna con le ceneri era a disposizione. Dai cadaveri erano tolti i denti d’oro, una parte dei cervelli erano sezionati da un’èquipe medica per studi di neuropatologia. Naturalmente oltre ai disabili ad essere eliminati in massa furono anche i cosiddetti “psicopatici” (vale a dire asociali) e gli ebrei fossero sani o meno. Il programma T4 nel suo svolgimento tra il 1940 e il 1941 pose fine alla vita di circa persone classificate come “indegne di vivere”. Le stesse modalità di sterminio delle cliniche vennero in seguito utilizzate nei campi di concentramento, per questo motivo si può, a buon diritto affermare che l’Aktion T4 fu la “palestra” alla quale si allenarono i carnefici che avrebbero condotto il massacro nei campi. Quando nell’agosto del 1941 l’operazione d’eutanasia verso gli adulti fu sospesa il personale e i mezzi tecnici furono impiegati immediatamente per l’inizio della “soluzione finale”. Frattanto l’eutanasia continuò sino alla fine della guerra nei campi, nelle cliniche dove continuò l’eliminazione dei bambini disabili e attraverso la cosiddetta “eutanasia selvaggia”, vale a dire l’eliminazione dei malati senza alcun’autorizzazione. Amis Martin. Nei manicomi nazisti Noi qui diciamo che c’è una vita indegna della vita

39 EUTANASIA NEI SECOLI Anno 0
ILLUMINISMO:la oralità non richiedeva un fondamento religioso, l’eutanasia è una scelta di coscienza individuale GRECI: non approvavano il suicidio, consentito, come l’eutanasia, solo in caso di malattie incurabili CRISTIANESIMO: la vita è un dono di Dio: è solo suo il diritto di scelta. Anno 0 MEDIOEVO: si afferma la dottrina dell’innocenza: infanticidio, suicidio ed eutanasia sono ROMANI: Stoici ed Epicurei accettavano il suicidio qualora non si fosse più interessati alla vita XX SECOLO,II GUERRA MONDIALE: con l’avvento del nazismo si mette in atto L’Eutanasia di Stato

40 CHE COS’E’ LA MORTE? La morte spetta a tutti ed è la fine della vita fisica nonché il momento supremo dell’esistenza di un essere umano) ACCERTAMENTO DELLA MORTE (L’evento metafisico della morte non è visibile in sé) TERAPIA DEL DOLORE (La sofferenza della persona che si avvicina alla morte) ACCOMPAGNAMENTO DELLA MORTE (Si vive un’esperienza molto particolare) EUTANASIA (provoca la morte) ACCANIMENTO TERAPEUTICO (Non accompagna alla morte ma fa di tutto per evitarla)

41 EUTANASIA, oggi Il problema dell’eutanasia è specifico della nostra epoca, da sempre i medici hanno dovuto farvi fronte e da sempre hanno incontrato pazienti che chiedevano loro di essere aiutati ad anticipare la propria morte. È per questo che nel cosiddetto “giuramento di Ippocrate” si trova scritto:”non mi lascerò indurre dalla preghiera di nessuno, chiunque egli sia, a propinare un veleno o a dare il mio consiglio in una simile contingenza. Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio e mi asterrò dal recar danno o offesa” Agli inizi dell’era moderna il medico e filosofo inglese Francesco Bacone scriveva che era altamente desiderabile che i medici imparassero “l’arte di aiutare a uscire da questo mondo con più dolcezza e serenità”. Quello che è specifico però della nostra epoca, è il profondo mutamento delle condizioni del morire causa dei progressi della medicina, e, più in generale, del miglioramento delle condizioni e delle aspettative di vita. Fino a non molti decenni fa, la morte giungeva di solito abbastanza presto.perché la malattia non poteva essere efficacemente contrastata, o perché insorgevano complicanze quali infezioni polmonari rapidamente mortali. La morte avveniva prevalentemente a casa, e, anche se non sempre era una morte “dolce e quieta”, il processo del morire e, quindi, il dolore e la sofferenza duravano comunque relativamente poco. La medicina possedeva pochi strumenti per salvare la vita del paziente, e il medico spesso si sentiva impotente di fronte all’evento drammatico e la sua etica medica tradizionale gli imponeva di prolungare ad ogni costo la vita del paziente, per cui quel poco che poteva essere fatto doveva essere fatto. Oggi si muore più tardi non più per malattie acute, malattie croniche e degenerative legate alla vecchiaia, accompagnate da forme di demenza senile crescente. Al momento la medicina è in grado di mantenere le funzioni dei più importanti organi vitali e quindi di tenere in vita un paziente indefinitamente, si può fare moltissimo non solo per salvare la vita, ma anche per prolungarla anche quando “non può promettere più nulla”.

42 La strumentistica medica (respirazione artificiale, nutrizione per via interinale…) permette di portare il paziente al punto in cui occorre chiedersi se: si sta prolungando ragionevolmente la vita; si sta procrastinando la morte. La nostra società, fondata su un esasperato senso di benessere, ha maturato una visione totalmente negativa della morte, così da cercare di esorcizzarla, basti pensare agli eufemismi con la quale spesso la si indica (“sta per lasciarci…, è mancato…, è passato nel mondo dei..”) collegati a macchinari per rimanere in vita, che limitano la relazione con gli altri, sia a gesti che a parole. Ciò ha provocato forti cambiamenti nel contesto della morte degli esseri umani; spesso si muore in ospedale: in completa solitudine, i parenti non sempre possono stare con i propri cari in fin di vita perché “disturbano”i normali ritmi delle corsie; collegati a macchinari per rimanere in vita, che limitano la relazione con gli altri, sia a gesti che a parole Spesso i morenti vengono anche nascosti da paraventi, non per rispetto ma bensì per evitare di impressionare gli altri e si evita di dedicarvi troppo tempo, in quanto un essere in fin di vita è “inutile” è meglio dedicare più tempo a pazienti in condizioni meno critiche. Un malato terminale può quindi essere assistito in due modi: attraverso la negazione della morte ACCANIMENTO TERAPEUTICO; Attraverso l’ACCOMPAGNAMENTO ALLA MORTE.

43 CHE COSA DICE IL CODICE DEONTOLOGICO?
L’ultima edizione del Codice di Deontologia Professionale del Medico dell’ottobre del 1998 così affronta l’argomento: Il capo V dopo aver premesso che “Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti diretti a provocare la morte”(art.36), affronta il tema dell’assistenza al malato inguaribile:”In caso di malattia a prognosi sicuramente infausta e pervenuta alla fase terminale, il medico deve limitare la sua opera alla assistenza morale e alla terapia atta a risparmiare inutili sofferenze, fornendo al malato i trattamenti appropriati a tutela, per quanto possibile, della qualità della vita. In caso di compromissione dello stato di coscienza, il medico deve proseguire nella terapia di sostegno vitale finché ritenuta ragionevolmente utile” (art.37). L’art.14 vieta l’accanimento diagnostico-terapeutico “il medico deve astenersi dall’ostinazione in trattamenti, da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita”, mentre l’art. 15 ammette che “i trattamenti che comportino una diminuzione della resistenza vitale possono essere effettuati al fine di procurare un vantaggio al paziente e alleviarne le sofferenze”. E’ quindi chiaro che la scelta presa dal codice deontologico italiano si basa su: rispetto della volontà del paziente; tutela della dignità della persona; esclusione di terapie sproporzionate alle necessità; assicurazione della sedazione del dolore. Anche l’attuale codice deontologico della professione infermieristica (1999) si ispira agli stessi principi: viene indicato come dovere quello “di attivarsi per alleviare i sintomi, in particolare quelli prevenibili” della malatia (art.4-14), tra i quali ha un ruolo prevalente il dolore.

44 L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO è anche definito come ostinazione terapeutica o “medical futility”.
Esso consiste in ostinati tentativi di proseguire i trattamenti quando ormai il malato è in un fase terminale, in un momento in cui le cure non danno più alcun beneficio, e al contrario danneggiano ulteriormente la qualità della vita. In questo modo si cerca quindi di rincorrere risultati parziali che non daranno alcuna utilità al morente. Questi estremi trattamenti nascono da una predeterminata volontà del medico di tenere comunque in vita un paziente quasi perso, oppure dalle pressanti volontà dei parenti che non vogliono rinunciare al proprio caro. Questi comportamenti anomali hanno quindi origine da un errore di fondo nel giudizio delle possibilità di recupero del malato, che spesso è un paziente in rianimazione, in stato vegetativo permanente o un paziente oncologico in fase terminale. Tali scelte vanno ponderate considerando tutti i dati, che sono diversi da caso a caso, ed è compito del medico giudicare sul da farsi facendo presente alle famiglie, i limiti della medicina. Queste scelte vanno prese con la massima serietà, ma soprattutto con un assoluto realismo al fine di evitare un inutile prolungamento della vita ai malati terminali. Il medico infatti deve praticare al malato solo ciò che può comportare un beneficio, anche se molto spesso è difficile capire ciò che può aiutare da ciò che danneggia. IN CHE COSA CONSISTE L’ACCOMPAGNAMENTO ALLA MORTE? evitare di intraprendere o proseguire terapie inutili; rimanere vicino al malato comprendere e accettare i limiti della medicina; evitare di intraprendere o proseguire terapie inutili; rimanere vicino al malato. rimanere vicino al malato. Intraprendere un cammino verso la morte: l’obiettivo non è più guarire, ma prendersi cura del malato, aiutandolo a vivere gli ultimi momento della sua vita confrontarsi con la sua idea di morte cercare di capire le cause dell’eventuale desiderio di morte (dolore fisico, problemi psicologici, amore per i familiari…) niziare le cura palliative, cure differenti dalle terapie, praticate al fine di alleviare il dolore e aiutare psicologicamente i malati terminali.

45 LE CURE PALLIATIVE CHE COSA SONO LE CURE PALLIATIVE? Le cure palliative sono cure totali prestate alle persone affette da una malattia tale da non rispondere più alle terapie specifiche che hanno come scopola guarigione; hanno principalmente il compito di controllare il dolore. Secondo recenti studi effettuati in Piemonte nel 2002 necessitano di cure palliative il 70, 90% dei malati di tumore, nell’ultimo periodo di vita. A questo scopo sono state create delle vere e proprie cliniche chiamate “hospices” che ospitano circa un terzo di tutti i malati terminali aventi necessità di tali cure. Purtroppo però, queste strutture sono presenti sul nostro territorio in misura esigua: 4 con 50 letti in totale e il fabbisogno è stimato in circa 230 posti. E questo limitatamente ai malati terminali di cancro. Queste cliniche non hanno come obiettivo quello di accorciare la vita del paziente, ma al contrario quello di salvaguardare fino all’ultimo la dignità della persona. Negli “hospices” non si fa uso di sedativi, ovvero di farmaci impiegati in casi di agitazione psicomotoria o difficoltà respiratorie dei malati terminali, che molto spesso sono potenti al punto di indurre i pazienti ad un coma profondo dal quale non si sveglieranno più.

46 ALLEGATI

47 Giuramento di Ippocrate
Affermo con giuramento per Apollo medico e per Esculapio, per Igea e per Panacea – e ne siano testimoni tutti gli Dei e le Dee – che per quanto me lo consentiranno le mie forze e il mio pensiero, adempirò questo mio giuramento che prometto qui per iscritto. Considererò come padre colui che mi iniziò e mi fu maestro in quest’arte, e con gratitudine lo assisterò e gli fornirò quanto possa occorrergli per il nutrimento e per le necessità della vita; considererò come miei fratelli i suoi figli, e se essi vorranno apprendere quest’arte, insegnerò loro senza compenso e senza obbligazioni scritte, e farò partecipi delle mie lezioni e spiegazioni di tutta intera questa disciplina tanto i miei figli quanto quelli del mio maestro, e così i discepoli che abbiano giurato di volersi dedicare a questa professione, e nessun altro all’infuori di essi. Prescriverò agli infermi la dieta opportuna che loro convenga per quanto mi sarà permesso dalle mie cognizioni, e li difenderò da ogni cosa ingiusta e dannosa. Giammai, mosso dalle premurose insistenze di alcuno, propinerò medicamenti letali né commetterò mai cose di questo genere. Per lo stesso motivo mai ad alcuna donna suggerirò prescrizioni che possano farla abortire, ma serberò casta e pura da ogni delitto sia la vita sia la mia arte. Non opererò i malati di calcoli, lasciando tal compito agli esperti di quell’arte. In qualsiasi casa entrato, baderò soltanto alla salute degli infermi, rifuggendo ogni sospetto di ingiustizia e di corruzione, e soprattutto dal desiderio di illecite relazioni con donne o con uomini sia liberi che schiavi. Tutto quello che durante la cura ed anche all’infuori di essa avrò visto e avrò ascoltato sulla vita comune delle persone e che non dovrà essere divulgato, tacerò come cosa sacra. Che io possa, se avrò con ogni scrupolo osservato questo mio giuramento senza mai trasgredirlo, vivere a lungo e felicemente nella piena stima di tutti, e raccogliere copiosi frutti della mia arte. Che se invece lo violerò e sarò quindi spergiuro, possa capitarmi tutto il contrario.

48 INTERVISTA AD UN MEDICO
Abbiamo intervistato un medico dell’ospedale “Le Molinette” di Torino per conoscere il parere di un esperto circa il problema dell’eutanasia Qual è la sua specialità? Sono medico chirurgo specializzato in urologia Opera in ospedale o soltanto in studio privato? Opero sia in studio privato che in ospedale. Le è capitato di ricevere richiesta di eutanasia da malati terminali? Si, mi è capitato più di una volta di ricevere richieste di eutanasia da persone che convivevano con atroci dolori fisici e morali e, ormai, non avevano più di due o tre mesi di vita; sapevano che comunque nei mesi a venire le sofferenze sarebbero aumentate. Molte di loro dicevano che avevano paura della morte e del modo in cui sarebbe sopravvenuta, per cui volevano che gli fosse praticata l'eutanasia: così si sentivano a conoscenza del modo in cui sarebbero morti, senza alcuna sofferenza. Mi è stata richiesta l'eutanasia anche da parte di parenti di malati terminali, che piuttosto di veder soffrire i loro cari preferivano porre fine alle loro sofferenze. La richiesta è più frequente da parte di uomini o donne? Ho avuto pochissime richieste da parte di donne, forse per una questione di coraggio, dagli uomini ne ho avute molte di più. Lei è personalmente favorevole o contrario ad una eventuale legalizzazione dell’ eutanasia in Italia? Si’, sono favorevolissimo all’eutanasia, anche se ci sono medici che affermano che se viene diminuito il valore della vita di una persona in punto di morte la vita di un uomo perde il suo valore assoluto e diventa relativa. Secondo me l’eutanasia in Italia dovrebbe essere accettata, in quanto se praticata in un concetto di precise regole e di controlli validi, costituisce un’espressione di libertà dell’individuo nel momento in cui egli giudica che la medicina non sia più in grado di migliorare il suo stato fisico e che l’esistenza, ulteriormente prolungata, sarebbe intollerabile. Nell’ambiente dove lei opera si è a favore o assolutamente contrari a questa pratica? Come ho già detto alla domanda precedente, ci sono medici pro e medici contro, ma la maggior parte sono a favore di questa pratica perché il loro concetto è molto simile al mio. Cosa ne pensa dell’accanimento terapeutico? Penso che l’accanimento terapeutico non serva, ma prolunghi solo le sofferenze del malato che, magari, vegeta attaccato ad un respiratore. Ditemi voi se giusto tenere in vita in questo stato una persona, persino la Chiesa è contro l’accanimento terapeutico, ed io lo stesso.

49 IL TESTAMENTO BIOLOGICO
Nome e Cognome … Luogo di nascita ………………………… data …………………………………… Domicilio ………………………………………… ………………… Addì … in nella pienezza delle mie facoltà fisiche e mentali, dispongo quanto segue. Qualora fossi affetto: ·        da una malattia allo stadio terminale, ·        da una malattia o una lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile, ·        da una malattia implicante l’utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale vita di relazione, non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico. Nelle predette ipotesi: ·        qualora io soffra gravemente dispongo che si provveda ad opportuno trattamento analgesico pur consapevole di affrettare la fine della mia esistenza; ·        qualora non fossi più in grado di assumere cibo o bevande, rifiuto di essere sottoposto all’idratazione o alimentazione artificiale; ·        qualora io fossi anche affetto da malattie intercorrenti (come infezioni respiratorie ed urinarie, emorragie, disturbi cardiaci e renali) che potrebbero abbreviare la mia vita, rifiuto qualsiasi trattamento terapeutico attivo, in particolare antibiotici, trasfusioni, rianimazione cardiopolmonare, emodialisi Sempre nella predetta ipotesi: Rifiuto qualsiasi forma di rianimazione o di continuazione dell’esistenza dipendente da macchine. Detto inoltre le seguenti disposizioni: Richiedo l’assistenza religiosa (la mia confessione è …………………………..) Non richiedo alcuna assistenza religiosa Il mio corpo può/non può essere donato per trapianti Il mio corpo può/non può essere utilizzato per scopi scientifici e didattici

50 Io sia cremato (a tale proposito ho già l’iscrizione alla Società di cremazione di ) Io non sia cremato Io possa morire a casa mia Il mio funerale avvenga Questo atto, da me coscientemente sottoscritto, avviene di fronte alle seguenti persone: 1.      2.    3.    che, sottoscrivendo, attestano la veridicità della presente mia dichiarazione di volontà. Resta inteso che questa mia dichiarazione di volontà, purché mi trovi nella pienezza delle facoltà mentali e fisiche, potrà essere da me revocata e modificata in ogni momento: le persone coinvolte nella presente dichiarazione dovranno prenderne atto. Lo scopo principale di questo mio documento è di salvaguardare la dignità della mia persona, riaffermando il mio diritto di scegliere fra le diverse possibilità di cura disponibili ed eventualmente anche rifiutarle tutte, diritto che deve essere garantito anche quando avessi perduto la mia possibilità di esprimermi in merito. E questo al fine di evitare l’applicazione di terapie che non avessero altro scopo di prolungare la mia esistenza in uno stato vegetativo o incosciente e di ritardare il sopravvenire della morte. Dispongo che copia della presente dichiarazione sia trasmessa all’Associazione EXIT - Italia per il diritto ad una morte dignitosa, di cui sono socio, con sede in Torino Corso Monte Cucco 144. Firma del dichiarante ………………………… …………………………

51 Firma della persona nominata fiduciaria......…… ………………………… Firma dei testimoni …………………………… ………………………… Disposizione particolare Nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non determini la mia morte, chiedo mi venga praticato il trattamento eutanasico nel modo che sarà ritenuto opportuno per una buona morte.

52 SONDAGGIO

53 SONDAGGIO SULL’EUTANASIA
SU UN CAMPIONE DI 560 INTERVISTATI 1)      SAI CHE COSA SIGNIFICA LA PAROLA EUTANASIA? a)      DOLCE MORTE b)      UCCIDERE UNA PERSONA MALATA c)      NON SO

54 2) RITIENI CHE SIA GIUSTO LEGALIZZARE L’EUTANASIA IN ITALIA?
Si sempre Si , ma soltanto se praticata con il consenso del paziente No in nessun caso Non so

55 3) Secondo te l’eutanasia e’ una forma di:
Suicidio assistito Omicidio Diritto alla buona morte

56 4)Tu,personalmente ,ricorreresti all’eutanasia?
No Non so

57 S O N D A G G I O Nel corso dell’anno scolastico 2002/’03 è stato elaborato da un gruppo di allievi dell’Erasmo da Rotterdam un sondaggio sull’eutanasia, somministrato ad un campione di 560 persone, in parte all’interno della stessa scuola, in parte ad amici e conoscenti ed in ultimo ad un consistente numero di anziani del Centro Grosa di Nichelino. Abbiamo schematizzato i dati relativi a 4 domande particolarmente significative. Come si può constatare dalla rappresentazione grafica, rileviamo che tutte le persone intervistate, senza distinzione di fascia d’età attribuiscono alla parola eutanasia il significato di “DOLCE MORTE” , mentre soltanto una bassissima percentuale dichiara di non saper rispondere (circa 10%) Interessante il dato relativo alla seconda domanda: i giovani ventenni/trentenni si schierano apertamente a favore della legalizzazione dell’eutanasia (62%), mentre gli ultra sessantenni sono in buona parte contrari (35%), anche se oltre il 16% non esprime un giudizio. In linea con la risposta precedente, gli under 60 ritengono che l’eutanasia sia una forma di “diritto alla buona morte” (circa il 50%) , mentre in controtendenza gli over 60 dichiarano che l’eutanasia è una forma di omicidio (41%) o di suicidio assistito (34%). Alla domanda “ricorreresti all’eutanasia”, le risposte si diversificano: i giovanissimi in maggioranza non sanno rispondere, mentre tra i ventenni/trentenni prevale una risposta affermativa; la certezza cresce tra gli adulti che con una maggioranza relativa (48%) confermano il loro favore verso l’eutanasia: interessante però notare come la parte restante sia equamente distribuita tra il no (26%) e il non so (26%); tra gli over 60 prevale di poco il sì (38%), contro il no (34%) e gli incerti (28%).

58 ORDINAMENTO GIURIDICO

59 Che cosa dice la legge Nel nostro ordinamento giuridico non vi sono specifici riferimenti normativi all’accanimento e all’astensionismo terapeutico. Ci si deve quindi riferire alla disciplina codicistica relativa ai delitti comuni, sia pure con l’attenuante dei motivi di particolare valore morale o sociale. In particolare ricordiamo: Omissione di soccorso (art.593 c.p.) “ Chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore degli anni dieci, o un’altra persona incapace di provvedere a se stessa per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette di darne immediato avviso all’Autorità è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a 309 euro. Alla stessa pena soggiace chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediato avviso all’Autorità. Se da siffatta condotta del colpevole deriva una lesione personale, la pena è aumentata; se ne deriva la morte, la pena è raddoppiata.” Nella singola fattispecie diventa quindi cruciale definire il rapporto di causalità tra comportamento omissivo ed evento. Omicidio volontario art.575 c.p. “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno” Lesioni personali artt.582 c.p. “Chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni. Se la malattia ha una durata non superiore ai venti giorni e non concorre alcuna delle circostanze aggravanti previste negli articoli 583 …..il delitto è punibile a querela della persona offesa” Art.583 c.p. “ La lesione personale è grave e si applica la reclusione da tre a sette anni: se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa, ovvero una malattia o un’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta giorni; se il fatto produce l’indebolimento permanente di un senso o di un organo. La lesione personale è gravissima, e si applica la reclusione da sei a dodici anni, se dal fatto deriva: una malattia certamente o probabilmente insanabile; la perdita di un senso;

60 la perdita di un arto, o una mutilazione che renda l’atto inservibile, ovvero la perdita dell’uso di un organo o della capacità di procreare, ovvero una permanente e grave difficoltà della favella; la deformazione, ovvero lo sfregio permanente del viso. Può ricorrere questo reato quando le terapie risultino non appropriate per eccessività o inutilità rispetto ad un giudizio clinico-diagnostico sullo stato psico-fisico del paziente. Stato di necessità (invocato per quegli interventi che “salvino” o semplicemente “prolunghino” la vita) art.54 c.p. “ Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. Questa disposizione non si applica a chi ha un particolare dovere giuridico di esporsi al pericolo. La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche se lo stato di necessità è determinato dall’altrui minaccia; ma, in tal caso, del fatto commesso dalla persona minacciata risponde chi l’ha costretta a commetterlo” In base a questo principio ogni attività curativa è non solo opportuna, ma doverosa. Unico limite oltre il quale conviene desistere è l’ipotesi in cui il danno (insito ad esempio nei trattamenti invasivi) sia sproporzionato al pericolo che si vuole evitare procurando tale danno (cioè la morte). In base al principio di libertà di disposizione di sé e del proprio corpo, una parte della giurisprudenza ritiene che il paziente/utente del servizio salute (in pieno possesso delle sue facoltà mentali), possa decidere di lasciarsi morire rifiutando le cure oppure, al contrario, possa richiedere ogni intervento e cura idonea a dilatare nel tempo l’evento della morte. Nel caso in cui il paziente sia in stato di incoscienza occorre distinguere se questi ha dato anticipatamente delle direttive (testamento biologico) oppure se non ha mai espresso alcuna volontà al riguardo. In quest’ultima evenienza ci si rifà al Codice di Deontologia Medica (art.37 vedi supra) che prevede l’obbligo per il medico di proseguire il sostegno vitale fino a quando produce evoluzione favorevole della salute, ma secondo parametri del tutto soggettivi lasciati alla ragionevole discrezione del medico. In proposito ci soccorre il parere accreditato di gran parte della giurisprudenza che ritiene la vita un valore protetto in sé e non in quanto species del genus salute Riguardo ad eventuali direttive anticipate verbalmente, si deve definire il ruolo dei parenti che, sotto il profilo giuridico, non hanno alcun potere nella spendita della volontà del paziente incosciente (atteso anche il loro status giuridico di erede) rispetto ad una supposta procura data in stato di coscienza e da far valere in un eventuale futuro stato di incoscienza.

61 Riguardo alla somministrazione di farmaci antidolorifici che in particolari condizioni potrebbero avere come effetto collaterale la morte del paziente, (n.d.r.), la legge 8 febbraio 2001 n.12 ha introdotto nel T.U. delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, importanti modificazioni dirette a favorire l’impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore. In particolare viene riconosciuto agli operatori sanitari il diritto di “consegna di sostanze …..a pazienti affetti da dolore severo in corso di patologia neoplastica e degenerativa” La legge 28 marzo 2001 n.145 ha reso esecutiva in Italia la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei diritti dell’uomo e della dignità dell’essere umano riguardo all’applicazione della biologia e della medicina (Convenzione fatta ad Oviedo nel 1997). Particolare rilievo assume la regolamentazione del c.d. consenso informato, in base al quale “un trattamento sanitario può essere praticato solo se la persona interessata abbia prestato il proprio consenso libero e consapevole…..”previa quindi l’acquisizione di “informazioni adeguate sulla finalità e sulla natura del trattamento nonché sulle sue conseguenze e i suoi rischi”. Il testo si sofferma poi sulle ipotesi di trattamento da praticare: ai minorenni o interdetti, per i quali è richiesta l’autorizzazione del loro rappresentante legale; alle situazioni di urgenza, in cui “si potrà praticare ogni trattamento necessario…per la salute della persona interessata” ai “desideri espressi anteriormente”, che saranno presi in considerazione ma non ritenuti vincolanti Circa l’abbandono di tormenti curativi nel caso in cui non vi siano concrete speranze di successo, può essere applicabile il secondo comma dell’art.40 del codice penale laddove stabilisce che : “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. Ovvero se si desiste dal combattere la morte, a rigore di logica, la si cagiona!

62 LE NUOVE PROSPETTIVE LEGISLATIVE IN MATERIA DI EUTANASIA

63 PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE:
“ Legalizzazione dell’eutanasia “ I sottoscritti cittadini italiani presentano – ai sensi dell’art. 71, comma secondo della Costituzione ed in applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modificazioni – la seguente proposta di legge: Articolo 1 (informazione) Ogni individuo maggiorenne giuridicamente capace ha il diritto ad essere informato, in modo completo e comprensibile, riguardo alla diagnosi delle patologie da cui è affetto, alla natura, ai benefici e ai rischi delle procedure diagnostiche e terapeutiche prospettate, nonché alle opportunità terapeutiche alternative. L’obbligo ad informare non sussiste soltanto nel caso di indicazione contraria da parte dei soggetti interessati. Articolo 2 (consenso) Gli individui di cui all’articolo 1 della presente legge hanno il diritto di prestare o negare il proprio consenso relativamente a qualsiasi trattamento sanitario sia loro prospettato. La prestazione o la negazione del consenso di cui il comma 1 è sempre vincolante per gli operatori e per le strutture sanitarie, anche qualora ne derivasse un pericolo per la salute o per la vita del soggetto interessato. Articolo 3 (suicidio assistito e eutanasia) Gli individui di cui all’articolo1 della presente legge, nel caso di malattia terminale oppure di malattia grave, gravemente invalidante e irreversibile, hanno il diritto di scegliere le modalità della propria morte e di chiedere l’assistenza di un medico per porre termine alla propria esistenza.

64 (dichiarazione di volontà)
Articolo 4 (dichiarazione di volontà) Per dichiarazione di volontà si intende quell’atto formale di autodeterminazione (c.d. test. biologico o direttive anticipate), sottoscritto liberamente e volontariamente, con cui l’individuo, nella pienezza delle sue facoltà, detta le sue volontà riguardo ai trattamenti sanitari nonché agli atti di cui all’articolo 3. La dichiarazione di volontà di cui al comma 1 del presente articolo è vincolante e rimane valida anche nel caso i cui il soggetto interessato abbia perso le sue capacità. In caso di ricovero ospedaliero, la dichiarazione di volontà di cui al presente articolo deve essere allegata alla cartella clinica. La dichiarazione di volontà di cui al presente articolo è sempre revocabile dal soggetto interessato. Ogni individuo capace nomina un fiduciario, il quale, nel caso sopravvenga uno stato di incapacità naturale, garantisca l’adempimento delle indicazioni contenute nella dichiarazione di volontà. Qualora un individuo si trovi in stato di incapacità naturale e sia venuto meno il fiduciario, il Giudice Tutelare provvede la nomina di un nuovo fiduciario, su segnalazione di chiunque sia venuto a conoscenza della situazione. Articolo 5 (regolamento di attuazione) Le procedure e le modalità d'esercizio dei diritti di cui all’articolo 3 e all’articolo 4 comma 1 sono stabilite da un regolamento d'attuazione, da emanarsi con decreto del Ministero della sanità entro e non oltre 60 giorni dalla pubblicazione della presente legge della Gazzette Ufficiale. Articolo 6 (obiezione di coscienza) Gli operatori sanitari non sono tenuti a partecipare a procedure e atti finalizzati al trattamento eutanasico e al suicidio assistito di cui all’articolo 3, qualora sollevino obiezioni di coscienza, previa dichiarazione lesa al responsabili della struttura sanitaria La dichiarazione di cui al comma 1 del presente articolo può essere resa o revocata in qualsiasi momento e con effetto immediato. Articolo 7 (modifiche degli articolo 579 e 580 del codice penale) Non sono punibili per i delitti previsti dagli articolo 579 e 580 del codice penale gli operatori sanitari che compiano gli atti di cui all’articolo 3 della presente legge.

65 Il Principio di Autodeterminazione
Il 10 febbraio 1999 al Parlamento Italiano è stato presentato un progetto di legge collegato con l’autodeterminazione della scelta dell’eutanasia. Il Principio di Autodeterminazione Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Qualsiasi intervento effettuato dal medico senza il consenso della persona deve ritenersi illecito. Il paziente ha il diritto di disporre della propria salute ed integrità personale, deve ricevere un’informazione adeguata in merito allo scopo e alla natura dell’intervento, le conseguenze e i rischi. Il diritto di autodeterminazione incontra limitazioni nel caso la persona perda la capacità di decidere. Per garantire questo diritto c’è uno strumento nuovo che consente alla persona di dare disposizioni per l’eventualità, finché si trova nelle capacità mentali. Con l’art. 1 la proposta di legge cerca di dare un’informazione corretta degli aspetti diagnostici e terapeutici che riguardano la persona, un diritto al quale si può rinunciare con una dichiarazione esplicita che giustifica il venire meno dell’obbligo d’informazione del medico. Art. 2 propone la piena autonomia di scelta del paziente riguardo i trattamenti sanitari. Art. 3 propone che oltre a formulare le “volontà anticipate” la persona possa indicare un altro soggetto di fiducia. Art. 4 propone le modalità per risolvere le eventuali divergenze che dovessero intervenire tra le scelte operate dal sostituto nominato dalla persona rispetto alle “volontà anticipate”.

66 La proposta di legge si articola così:
Articolo 1 Ogni persona capace ha il diritto di conoscere i dati sanitari che la riguardano e di esserne informata in modo completo e comprensibile, in particolare riguardano la diagnosi, la prognosi, la natura, i benefici ed i rischi delle procedure diagnostiche e terapeutiche suggerite dal medico, nonché riguardo le possibili alternative e le conseguenze del rifiuto del trattamento. Salvo il caso in cui la persona rifiuti esplicitamente le informazioni effettuate ai sensi del comma 1, l’obbligo del medico di informare sussiste anche quando particolari condizioni consiglino l’adozione di cautele nella comunicazione. Articolo 2 Ogni persona capace ha il diritto di prestare o di negare il proprio consenso in relazione ai trattamenti sanitari che stiano per essere eseguiti o che siano prevedibili nello sviluppo della patologia in atto. La dichiarazione di volontà può essere formulata e restare valida anche per il tempo successivo alla perdita della capacità naturale. Il rifiuto deve essere rispettato dai sanitari, anche qualora ne derivasse un pericolo per la salute o per la vita, e li rende esenti da ogni responsabilità. In caso di ricovero ospedaliero la dichiarazione di volontà di cui al comma 1 deve essere annotata nella cartella clinica e sottoscritta dal paziente. Articolo 3 Ogni persona capace ha il diritto di esprimere i proprio consenso o rifiuto in relazione ai trattamenti sanitari che potranno in futuro essere prospettati. La dichiarazione di volontà può essere formulata e restare valida anche per il tempo successivo ala perdita della capacità naturale. ogni persona capace può indicare una persona di fiducia la quale, nel caso in cui sopravvenga uno stato di incapacità naturale valutato irreversibile allo stato delle conoscenze scientifiche, diviene titolare in sua vece dei diritti e della facoltà di cui agli articoli 1 e 2, alla quale può eventualmente dare indicazioni o disposizioni vincolanti in merito ai trattamenti sanitari ai quali potrà essere sottoposta. La volontà del soggetto in merito ai trattamenti sanitari, sempre revocabile, è dichiarata con atto scritto di data certa e con sottoscrizione autenticata. Per coloro che si trovano in istituto di ricovero o di cura, la sottoscrizione può essere autenticata dal direttore sanitario. Nelle medesime forme deve essere formulata l’accettazione della persona di fiducia designata ai sensi del comma 2. Qualora una persona si trovi in stato di incapacità naturale irreversibile, e non abbia nominato una persona di fiducia ai sensi del comma 2, il giudice tutelare, su segnalazione dell’istituto di ricovero o di cura ovvero di chiunque sia venuto a conoscenza dello stato di incapacità, provvede a tale nomina.

67 Articolo 4 Nel caso in cui vi sia divergenza tra le decisioni della persona nominata ai sensi dell’articolo 3, commi 2 e 4, e le proposte dei sanitari, è possibile il ricorso senza formalità, da parte dei soggetti in conflitto o di chiunque vi abbia interesse, al pretore del luogo dove si trova la persona incapace. Il pretore di cui il comma 1 decide con ordinanza, assunte, se necessario, sommarie informazioni. Per quanto compatibili si applicano le norme di cui agli articoli 669-sexies e seguenti del codice di procedura civile. Nei casi in cui risultino le dichiarazioni di volontà di cui all’articolo3, commi 1 e 2, il giudice decide conformemente ad esse.

68 Eutanasia in Europa "favorevoli"
PAESI POSIZIONE SUL TEMA ASPETTI GIURIDICI Olanda Favorevole Dal 1994 l’Eutanasia non è punita. Prima era ancora un reato, ma non si procedeva penalmente nei confronti del medico se dimostrava di aver agito su richiesta del paziente. Il 28/11/2000 il Parlamento ha approvato (prima nazione al mondo) la legalizzazione vera e propria dell’Eutanasia. Dall’1/04/2002 la legge è effettivamente entrata in vigore. Belgio Il 25/10/2001 il Senato ha approvato un progetto di legge volto a disciplinare l’Eutanasia. Il 16/05/2002 anche la Camera ha dato il suo consenso. Germania Il suicidio assistito non è reato, purché il paziente sia cosciente delle proprie azioni. Danimarca I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure. Svizzera È ammesso il suicidio assistito, ma il medico deve limitarsi a fornire i farmaci necessari al malato. Svezia L’Eutanasia non è punita, anche se non c’è una legge che la legalizza.

69 Eutanasia in Europa "contrari"
PAESI POSIZIONE SUL TEMA ASPETTI GIURIDICI Gran Bretagna Contrario Nel 1990 la camera dei Lord ha respinto la richiesta di legalizzare l’eutanasia attiva volontaria. Italia L’Eutanasia non è esplicitamente contemplata dall’Ordinamento. Se qualcuno sopprime la persona che ne ha fatto richiesta esplicita l’accusa che viene mossa contro di lui è di omicidio del consenziente, a patto che la vittima abbia almeno 18 anni, non sia inferma di mente, non si trovi in condizioni di deficienza psichica, non sia stata suggestionata o indotta con la minaccia o con l’inganno a domandare la morte. Nel caso di eutanasia per motivi pietosi, e senza una richiesta esplicita del paziente, l’accusa sarà di omicidio volontario. Irlanda Fino al 1993 lo stesso suicidio era reato.

70 Eutanasia nel Resto del Mondo
PAESI POSIZIONE SUL TEMA ASPETTI GIURIDICI Canada Favorevole Negli stati di Manitoba e Ontario è legale. Colombia La pratica è consentita in seguito ad un pronunciamento della Corte Costituzionale, ma una legge non è stata mai varata. Cina Nel 1998 il Governo ha autorizzato gli ospedali a praticare l’Eutanasia per i malati in fase terminale di una malattia incurabile. Australia Contrario In alcuni Stati le direttive anticipate hanno valore legale. I territori del Nord avevano legalizzato l’Eutanasia attiva volontaria nel 1996; provvedimento annullato due anni dopo dal Parlamento Federale. Stati Uniti La normativa varia da Stato a Stato, ma la legge federale vieta l’Eutanasia. L’Oregon è l’unico Stato ad averla autorizzata nel 1994 per i malati in fase terminale che l’avessero formalmente richiesta. Ma la legge è stata sospesa in attesa del pronunciamento sulla posizione da parte di un tribunale federale.


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