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A2) teoria del consumatore e della domanda

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Presentazione sul tema: "A2) teoria del consumatore e della domanda"— Transcript della presentazione:

1 A) approccio ad alcuni concetti micro-economici funzionali alle tematiche del marketing management

2 A2) teoria del consumatore e della domanda

3 approccio storico alla teoria del consumatore e della domanda

4 Richard Cantillon

5 il MOTORE DELL’ECONOMIA:
non è il proprietario-capitalista non è il lavoratore è l’imprenditore: “la circolazione e lo scambio delle mercanzie e la loro produzione, avvengono ad opera degli imprenditori e a loro rischio” l’imprenditore è colui che: > intuisce la “combinazione produttiva” > la prepara > la realizza > ne assume il rischio in vista del profitto

6 sul concetto di VARIAZIONE DEL PREZZO AL VARIARE DELLA DOMANDA e sull’INCERTEZZA dell’imprenditore
“il fittavolo impiega una parte della terra (presa in fitto dal proprietario) per nutrire greggi, per produrre grano, vino, foraggio…secondo il proprio giudizio, senza poter prevedere quale di questi generi di derrate procurerà il prezzo migliore. Questo prezzo delle derrate dipenderà in parte dalle stagioni e in parte dal consumo; se vi sarà abbondanza di grano in proporzione al consumo, esso avrà un prezzo basso, se ve ne sarà scarsità, il prezzo sarà alto. Chi può prevedere il numero delle nascite e dei decessi in uno Stato nel corso d’un anno ? Chi può prevedere l’aumento o la diminuzione delle spese che può verificarsi nelle famiglie ? E tuttavia il prezzo delle derrate del fittavolo dipende naturalmente da simili avvenimenti che egli non può prevedere, e di conseguenza egli conduce il suo podere nell’incertezza.”

7 Scuola CLASSICA da metà ‘700 a metà ‘800

8 OPERA: La ricchezza delle Nazioni 1776
Adam Smith ( ) OPERA: La ricchezza delle Nazioni 1776

9 Smith individuò le cause dello sviluppo economico:
1) l’accumulazione dei beni capitali (che entrano nel processo produttivo) 2) la divisione del lavoro 3) l’incremento demografico

10 OPERA: Principi di Economia Politica 1817
David Ricardo ( ) OPERA: Principi di Economia Politica 1817

11 VALORE e UTILITA’: Ricardo distinse, senza ambiguità, i due concetti, affermando che ”non esiste rapporto tra l’utilità totale ed il valore”: “se l’utilità è necessaria perché una merce abbia un valore di scambio, la stessa utilità, però, non misura il valore. Vi sono, infatti, dei beni molto utili (grano) che valgono poco; dei beni poco utili (brillanti) che valgono molto; dei beni indispensabili (aria) che non valgon nulla.” intorno al concetto di valore si espresse in modo laconico: “il valore è il rapporto nel quale si scambiano le merci fra loro.”

12 teoria del VALORE-LAVORO
la teoria del valore-lavoro è la prima teoria del valore proposta da un economista. Con essa si considerò preminente l’aspetto della produzione (quale generatore del valore)

13 William Nassau Senior (1790 - 1864)
OPERA: An Outline of Political Economy 1836

14 il concetto di RARITA’:
corresse la teoria ricardiana del valore, affermando che esso non deriva esclusivamente dal lavoro, ma anche dalla rarità del bene definì, perciò, la ricchezza come ”tutto ciò che può essere scambiato e che possiede valore essendo trasferibile, utile e scarso”

15 il concetto di UTILITA’ DECRESCENTE:
“ non solo vi sono limiti al piacere che certi beni procurano, ma il piacere stesso diminuisce sempre più rapidamente e molto prima che questi limiti siano raggiunti. Raramente due beni dello stesso genere offriranno doppio piacere di quello offerto da uno di essi. Di conseguenza, quanto più un bene è abbondante, tanto più è probabile che sia grande il numero di quelli che ne sono provvisti e che non desiderano aumentare la loro scorta; cosicchè, per costoro, un’offerta addizionale perde tutta, o quasi tutta, la sua utilità.”

16 i 2 elementi che determinano il VALORE:
la DOMANDA e l’OFFERTA sono i due elementi essenziali per determinare il valore di un bene P Punto di equilibrio p’ O D Q q’

17 OPERA: Principles of Political Economy 1848
John Stuart Mill ( ) OPERA: Principles of Political Economy 1848

18 Mill individua 3 tipologie (classi) del VALORE:
1) Valore temporaneo (o corrente) che dipende dalla DOMANDA e dall’OFFERTA 2) Valore permanente (o naturale) al quale il “valore temporaneo” tende ad avvicinarsi e che concerne i beni risultanti da un lavoro, i quali possono essere aumentati in modo indefinibile senza particolari difficoltà (beni di consumo) 3) Valore di rarità è il valore permanente di alcuni beni “non aumentabili” e, comunque, non sufficienti a soddisfare la totalità della DOMANDA (beni economici)

19 Autori PRE-NEOCLASSICI
prima metà ‘800

20 Jeremy Bentham

21 il concetto di PIACERE ed il principio dell’UTILE (utilitarismo):
“il piacere è l’unico scopo dell’esistenza umana, che può esprimersi in forma di utilità” ovvero: “ogni azione (e, perciò, anche quella economica) è utile se porta ad un incremento di piacere” “il dovere non proviene né da Dio, né dalla Legge, ma dalla tendenza, innata nell’uomo, a procurare a sé ed agli altri una maggiore somma di felicità” il “principio dell’utile” può, dunque, riassumersi nella formula: “la più grande felicità del maggior numero di persone”

22 Jean Baptiste Say

23 la genesi del VALORE “il valore delle merci non dipende, unicamente, dalla quantità di lavoro occorrente per produrli e neppure dall’insieme dei costi di produzione“ “il valore di ogni cosa è il risultato della valutazione contraddittoria tra colui che ne ha bisogno e colui che l’ha prodotta e la offre” i “fondamenti del valore” sono: > 1) l’utilità, che provoca la DOMANDA > 2) i costi di produzione, che limitano l’estensione della domanda, “poiché ciò che costa troppo cessa di essere domandato” il prezzo, dunque, non è determinato dalla domanda e dall’offerta, ma agisce su di esse

24 Federico Bastiat

25 dalla teoria del “valore-lavoro” alla teoria del VALORE-SERVIZIO:
“ il valore è il rapporto di due servizi scambiati ed eseguire un servizio per qualcuno è risparmiargli una pena “ > in questa teoria Bastiat presenta il punto di vista del consumatore

26 Hermann Heinrich Gossen

27 riprese il concetto di “utilità decrescente” già evidenziato da Nassau Senior, giungendo alla determinazione del VALORE di un bene: “un affamato è disposto a pagare una prima forma di pane molto più di quel che realmente costa; una seconda pagnotta (dopo aver mangiato la prima) gli procura una soddisfazione minore e, perciò, ha per lui un valore minore; l’individuo, infine, continuerà a comprare pane sino a giungere ad un punto in cui il sacrificio del denaro (che deve dare in cambio) sarà superiore al piacere di disporre del pane; l’ultima forma di pane (quantità marginale) determina l’estensione della sua domanda: il prezzo della pagnotta marginale, allora, determina il valore al quale viene venduto tutto il lotto di pane.”

28 visualizziamo il concetto di UTILITA’ MARGINALE DECRESCENTE:
mentre l’utilità totale aumenta sempre, l’utilità marginale decresce con l’incremento delle dosi possedute di un bene U U.T. D U.M. ………n dosi

29 le “LEGGI” di Gossen: > 1) legge della “decrescenza dei godimenti protratti”: “il godimento, se protratto, diminuisce a gradi d’intensità così da offrire risultati edonistici (piacere, profitto...) sempre inferiori, finchè si arriva ad un momento di saturazione, quando si estingue la soddisfazione” > 2) legge del “massimo edonistico” (massimo profitto): “attesa la possibilità di scelta fra i vari piaceri, si ottiene il massimo edonistico col godere ogni piacere in misura tale che l’intensità di ogni singolo piacere sia uguale a quella di ogni altro e cioè in modo che i gradi finali di intensità dei piaceri siano tutti uguali. In una economia monetaria, ogni individuo deve ripartire le sue disponibilità monetarie tra le varie soddisfazioni che vuole procurarsi (distribuzione del reddito) , in modo che la soddisfazione ottenuta da ciascuna unità di reddito speso sia uguale. Solo a questa condizione si ha il massimo teorico di soddisfazione.”

30 Scuola NEOCLASSICA seconda metà ‘800 - prima metà ‘900 (ma ancora oggi alcuni economisti si basano sull’apporto teorico del pensiero neoclassico)

31 esponenti della Scuola Neoclassica:
SCUOLA INGLESE: > William Stanley Jevons ( ) SCUOLA VIENNESE (Scuola psicologica): > Karl Menger ( ) > Eugen Von Böhm Bawerk ( ) SCUOLA AMERICANA (Scuola sociologica): > John Bates Clark ( )

32 un confronto fra Scuola Classica e Scuola Neoclassica
la Scuola Classica, in particolare con Ricardo, diede all’Economia uno spiccato senso oggettivo in Ricardo fu assente lo studio psicologico, mancava, cioè, la ricerca dei motivi che determinano le azioni economiche come sottolinea Gustavo Del Vecchio: “oggetto dell’economia ricardiana non sono gli uomini, ma le cose…Non c’era altro modo, per uscire dal sistema ricardiano, che quello di spostare il punto di attacco allo studio dei fenomeni economici. Bisognava passare dall’aspetto oggettivo all’aspetto soggettivo, cioè dallo studio delle merci e delle ricchezze, allo studio degli uomini che queste ricchezze producono, desiderano, scambiano…Bisognava spostare l’inizio dello studio dell’Economia, dallo studio del valore (come faceva Ricardo) a quello dell’utilità…Bisognava, perché il concetto di utilità potesse divenire base del sistema economico, applicare alla utilità il concetto di margine (già applicato da Ricardo nella teoria della rendita).”

33 il concetto di MARGINE:
“fino a quando - prosegue Gustavo Del Vecchio - consideriamo l’utilità senza riferimenti quantitativi, sul concetto di utilità non si può creare una teoria economica…Invece parlando di utilità delle cose in genere, parleremo dell’utilità che hanno le singole quantità componenti la massa d’una merce. Fin quando si parla dell’utilità del panno non si conclude nulla, ma quando noi identifichiamo l’utilità d’una pezza di quel panno, tenuto conto delle altre pezze esistenti sul mercato, allora il problema diventa risolvibile.”

34 William Stanley Jevons (1835 - 1882)
OPERA: Theory of Political Economy 1871

35 l’utilità dipende dalla quantità disponibile e distinse fra:
utilità totale: l’utilità che un bene, complessivamente preso, ha per un individuo grado finale di utilità: l’utilità che per un individuo hanno le singole dosi di un bene, e, soprattutto, l’ultima dose conseguita, attesa o sperata

36 Jevons criticò la teoria del “valore-lavoro” di Ricardo:
il “paradosso dei pescatori di perle”: “se un pescatore invece di portare in superficie delle perle, porta solo sassi, il suo lavoro non conferisce ai sassi un valore, anzi il lavoro stesso perde ogni valore. Quindi il valore non deriva dal lavoro e neppure dal costo di produzione; deriva solo dall’utilità delle merci, combinata con la rarità.”

37 intorno al concetto di UTILITA’:
“l’utilità è l’attitudine di un bene a procurare piacere o ad evitare una pena” (“purchè la volontà o l’inclinazione della persona interessata sia assunta come il solo criterio, in quel momento, di ciò che è o non è utile”) “l’utilità non è una qualità intrinseca del bene, ma è l’espressione di un rapporto fra un oggetto e un soggetto, fra il bene e l’uomo”

38 gli effetti indiretti del COSTO DI PRODUZIONE sul VALORE:
> il costo di produzione determina: > l’offerta (quantità prodotta) determina: > il grado finale di utilità determina: l’offerta il grado finale di utilità il VALORE “valore di scambio” (prezzo del bene)

39 una critica alla teoria del valore di Jevons:
Jevons derivò il “valore di scambio” (prezzo) di un bene direttamente dal grado finale di utilità, senza alcun riferimento al VALORE D’USO ed è sulla questione del “valore d’uso” che la Scuola Austriaca amplierà, in modo più completo, la teoria del valore

40 OPERA: Principi di Economia Politica 1871
Karl Menger ( ) OPERA: Principi di Economia Politica 1871

41 il VALORE concepito nel suo significato “subbiettivo”, cioè come UTILITA’ che il soggetto economico attribuisce a un bene atto a soddisfare un suo bisogno, fu già concepito dai “classici” e fu indicato dal Say quale supporto del COSTO, a causa dell’influenza dell’utilità sulla DOMANDA e di conseguenza sull’OFFERTA e sui COSTI DI PRODUZIONE: il concetto di VALORE D’USO fu messo in evidenza anche dai nostri economisti: > Davanzati ( ) > Montanari ( ) > Galiani ( ) > Genovesi ( ) > Beccaria ( )

42 il concetto di VALORE D’USO presenta un significato assai vasto:
A) può essere inteso come utilità astratta (Nützlichkeit), generalmente riferito a tutti i beni utili, senza che nessuno faccia sforzi per procurarseli (acqua, aria…) B) può essere inteso come utilità concreta (Nutzen), ovvero utilità di beni esistenti in quantità limitata, perciò desiderati e richiedente uno sforzo per procurarseli; tali beni hanno un COSTO

43 dunque nel concetto di UTILITA’ è incluso anche il concetto di COSTO e, altresì, i concetti di SCARSITA’ e di BISOGNO: da questi concetti basilari Menger trasse le sue teorie fondamentali: > la TEORIA DEI BENI > la TEORIA DEL VALORE

44 TEORIA DEI BENI: def. di “bene”: “ogni cosa atta a soddisfare un bisogno umano, che sia disponibile per tale scopo” beni di 1° grado: beni diretti (che soddisfano direttamente i bisogni umani) beni di grado superiore: beni indiretti (che servono a produrre beni di 1° grado) def. di “bene economico”: un bene può dirsi economico quando è disponibile in quantità limitata ed insufficiente rispetto alla massa dei bisogni. Solo i beni economici sono acquistabili, solo essi hanno un valore

45 TEORIA DEL VALORE: > il valore è l’utilità che il soggetto economico attribuisce ad un bene ritenuto adatto a soddisfare un bisogno (quando scompare il bisogno, scompare, per quel soggetto economico, il valore del bene !) > il valore si palesa anche al di fuori dello scambio. L’individuo può classificare i beni di cui dispone in funzione della loro utilità (si instaura, così, un rapporto fra i vari beni posseduti dall’individuo) 2 sono i valori: > valore d’uso (che dipende dall’utilità) > valore di scambio

46 come può stabilirsi il VALORE D’USO ?
Menger prese l’avvio dalle Leggi di Gossen: > 1) in ogni individuo i beni hanno differenti livelli di importanza:“il cibo ha più importanza dell’abbigliamento, l’abbigliamento è più importante dell’esigenza di istruzione…” > 2) ogni bisogno ha un’intensità inversamente proporzionale al proprio grado di soddisfazione

47 tavola “mengeriana”: gruppi di bisogni (e dei VALORI D’USO) I II III
VI VII VIII IX X gradi di soddisfazione e scala di importanza (UTILITA’) 10 10 9 8 7 III 9 9 8 7 II 8 8 7 8 9 7 7 6 5 >la tavola mengeriana rappresenta un meccanismo di tipo decisionale (dove l’UTILITA’MARGINALE indirizza la scelta) > e, altresì, permette di quantificare l’UTILITA’ e il VALORE D’USO dei beni 4 3 2 1

48 attraverso la sua “tavola” Menger spiegò:
il meccanismo psicologico della VALUTAZIONE ovvero: come un individuo attua un GIUDIZIO DI VALORE che anticipa la SCELTA (la scelta di “distribuire” il proprio REDDITO fra più beni per soddisfare i propri bisogni) il valore (sia esso VALORE D’USO o VALORE DI SCAMBIO) è sempre condizionato da valutazioni soggettive

49 Eugen Von Bhm-Bawerk

50 intorno al concetto di VALORE COMPLEMENTARE:
> 1° caso) quando 1 elemento del gruppo non può aver altro uso al di fuori del gruppo stesso: il singolo elemento acquista il valore totale del gruppo, ma isolato dal gruppo non possiede alcun valore > 2° caso) quando i singoli elementi del gruppo possono essere utilizzati individualmente: il valore del singolo elemento oscillerà fra la grandezza dell’utilità marginale che esso è capace di generare (valore min) e la grandezza del valore marginale comune alla combinazione, meno il valore marginale degli altri elementi (valore max)

51 esemplificazione della determinazione del VALORE COMPLEMENTARE:
beni VALORI MARGINALI dei singoli elementi Valore marginale comune: V{ABC} = 100 A 10 B 20 C 40 S valori marginali: VSABC = 70 se togliamo A dal gruppo >>> quanto varrà A ? valore MIN valore MAX 10 V{ABC} - VSBC = = 40

52 BENI PRESENTI e BENI FUTURI:
> i beni presenti sono, di norma, preferiti a quelli futuri; per 3 ragioni: 1) PSICOLOGICA: la differenza di valutazione sta nella differenza dei rapporti fra il bisogno e la sua soddisfazione nei diversi periodi di tempo; si corre meno rischio e si apprezza di più la soddisfazione immediata 2) ECONOMICA: si sottovalutano i bisogni ed i mezzi futuri 3) TECNICA: i beni presenti, essendo preferiti per ragioni tecniche per la soddisfazione dei bisogni, possiedono una “utilità marginale” superiore

53 John Bates Clark

54 intorno al concetto di VALORE SOCIALE:
“sebbene l’UTILITA’ appaia come fenomeno individuale e soggettivo, la valutazione dell’utilità che sul mercato costituisce il VALORE, è data dalla società” > Clark intraprese la strada dell’interpretazione “sociologica” dei fenomeni economici e, soprattutto, avviò una “lettura” del VALORE come manifestazione sociale

55 OPERA: Principles of Economics 1890
Alfred Marshall ( ) OPERA: Principles of Economics 1890

56 operò un tentativo di mediazione fra la teoria del “Valore oggettivo”, di Ricardo, e quella “subbiettiva”, o dell’utilità soggettiva, di Jevons il Valore è, nella teoria marshalliana, un punto di equilibrio fra UTILITA’ (aspetto soggettivo) e COSTI (aspetto oggettivo) cioè: >>> fra le forze che spiegano la DOMANDA (UTILITA’) e quelle che determinano l’OFFERTA (COSTI) in questa logica, lo SCAMBIO avverrà quando: sarà vantaggioso (almeno soggettivamente) per le due parti, quando, cioè, assicura ai contraenti un BENEFICIO

57 le Leggi che regolano la FORMAZIONE DEI PREZZI:
sono diverse a seconda del periodo di tempo preso in esame: > il “breve periodo”: ovvero nel tempo in cui l’azienda mantiene inalterata la consistenza dei propri impianti e varia, solo, il volume di produzione nei limiti della propria capacità produttiva > il “lungo periodo”: ovvero nel tempo in cui si suppone che mutino sia la consistenza degli impianti, che il numero delle aziende

58 nei 2 periodi si può osservare:
nel “breve periodo”: l’OFFERTA è considerata immutabile e non può influenzare il prezzo, né adattarsi alla DOMANDA nel “breve periodo”: si può accettare la teoria marginalista del PREZZO determinato dall’UTILITA’ nel “lungo periodo”: l’influenza del COSTO appare decisiva Marshall annotò: “più sarà breve il periodo preso in esame, più si dovrà tener conto dell’influenza che la DOMANDA esercita sul VALORE; al contrario, più tale periodo sarà lungo e più importante sarà l’influenza esercitata dal COSTO DI PRODUZIONE sul VALORE

59 OPERA: The Economics of Welfare 1920
Arthur Cecil Pigou ( ) OPERA: The Economics of Welfare 1920

60 come può attuarsi l’armonia fra INTERESSI PRIVATI e INTERESSI SOCIALI ?
attraverso il “libero gioco” delle forze economiche e degli egoismi individuali ma aggiunse che, in taluni casi, l’optimum può raggiungersi solo con l’intervento dello Stato lo Stato, comunque, dovrà agire ragionevolmente, per poter raggiungere il massimo della soddisfazione collettiva: dovrà applicare una politica economica che tenda alla migliore distribuzione della ricchezza per Pigou l’Economia deve occuparsi, particolarmente, di “welfare”, di “benessere” e tale benessere è tanto maggiore quanto meglio si assicura la costanza del dividendo (ricchezza) e l’eguaglianza nella distribuzione (di costi e benefici sociali)

61 OPERA: léments d’économie politique pure 1874
Lèon Walras ( ) OPERA: léments d’économie politique pure 1874

62 un’interpretazione marginalista dell’idea di VALORE-RARITA’:
“ogni uomo raggiunge la sua massima soddisfazione individuale, o il suo equilibrio individuale, quando l’UTILITA’ FINALE (denominata RARITA’) di ogni bene di consumo, divisa per il prezzo del rispettivo bene, e la DISUTILITA’ FINALE di ogni SERVIZIO PRODUTTIVO COSTOSO (fertilità della terra, produttività del capitale, forza del lavoro), divisa per il prezzo del rispettivo servizio, diano lo stesso quoziente (risultato), che rappresenta anche l’UTILITA’ FINALE del REDDITO NETTO PERPETUO moltiplicato per il SAGGIO DI INTERESSE.”

63 l’EQUILIBRIO ECONOMICO è basato sulla solidarietà di 2 mercati:
mercato del CONSUMO (beni/prodotti) mercato dei SERVIZI PRODUTTIVI (terra, capitale, lavoro) SCAMBIO BENI SERVIZI SI ACQUISTANO in un sistema perfetto di LIBERA CONCORRENZA il Valore dei beni eguaglia il Valore dei servizi Vb = Vs

64 il problema della CAPITALIZZAZIONE:
il mercato del RISPARMIO Walras presume un 3° mercato: i lavoratori risparmiano una parte del Valore dei SERVIZI PRODUTTIVI venduti successivamente i capitalisti risparmiano una parte del Valore dei BENI venduti trasformano il risparmio in NUOVI CAPITALI (macchine…) la qn dei NUOVI CAPITALI deve essere uguale alla qn del RISPARMIO se: qnNC > qnR il tasso di interesse si abbassa e diminuisce R

65 EQUILIBRIO PARZIALE ed EQUILIBRIO GENERALE nella Teoria dello scambio di Walras:
in un sistema perfetto di libera concorrenza lo scambio dipende da 2 fattori: 1) la possibilità di ottenere, per ogni scambista, la max utilità 2) l’uguaglianza fra la qn domandata e la qn offerta di ogni merce per tutti gli scambisti gli EQUILIBRI PARZIALI si compongono nell’EQUILIBRIO GENERALE P Punto di equilibrio p’ O D Q q’

66 OPERA: Manuale di Economia Politica 1906
Vilfredo Pareto ( ) OPERA: Manuale di Economia Politica 1906

67 il concetto di UTILITA’ e il concetto di OFELIMITA’:
il concetto di utilità non possiede un identico significato nel linguaggio comune e in quello economico def. OFELIMITA’: l’attitudine di un bene a soddisfare un bisogno (tale soddisfazione deve essere percepita dall’uomo, che ne trae un piacere) “una medicina non desiderata da un bambino non ha per lui alcuna ofelimità, ma certamente è utile” ofelimità è, dunque, una qualità soggettiva: “non è sufficiente che vi siano dei beni, occorre che tali beni siano desiderati dall’uomo”

68 il concetto di OFELIMITA’ ELEMENTARE:
Pareto, riferendosi a Edgeworth, ritenne che l’ofelimità elementare (il piacere ricavato da un piccolo incremento del bene, quando un individuo ne ha già consumato una certa quantità) è funzione della quantità consumata di tutti i beni Oe = f (S QCb)

69 la spiegazione dell’EQUILIBRIO col riferimento ai GUSTI e agli OSTACOLI:
l’individuo stila una graduatoria dei vari beni di consumo (ovvero: ordina tutte le possibili combinazioni di preferenza) l’equilibrio economico risulta dall’opposizione fra i gusti degli uomini e gli ostacoli che si frappongono alla soddisfazione dei gusti per spiegare il meccanismo dei gusti e degli ostacoli e determinare la quantità e i prezzi dei beni, Pareto ricorse alle “combinazioni di indifferenza”: > se un individuo esita fra 2 combinazioni possibili per la soddisfazione dei suoi gusti, allora tali combinazioni hanno per lui la medesima importanza (ovvero non ha preferenze)

70 le COMBINAZIONI INDIFFERENTI:
esempio: > un individuo ha: 10 Kg bene A - 10 litri bene B egli può consumare differenti quantità dei 2 beni, con soddisfazioni identiche: questa serie può prolungarsi si chiama serie di indifferenza A grado di soddi= sfazione 1,6 0,6 S1 B 0,7 1,1

71 “curve di indifferenza”: la salita verso la max soddisfazione
punto di termine S2 S1 obiettivo B

72 per Pareto vi sono 2 generi di ostacoli:
1) i gusti degli altri consumatori 2) la limitazione della quantità di merci, la non disponibilità di esse nel tempo e nello spazio > questi ostacoli limitano la variabilità del prezzo durante o prima dello scambio

73 se gli ostacoli sono i GUSTI dei consumatori:
ci troviamo di fronte ad una situazione che coinvolge i produttori la collina dei gusti si trasforma in collina dei profitti > il produttore, nella sua ricerca del max profitto, tenderà a salire il più possibile sulla collina, fino a raggiungere la situazione più favorevole: il prezzo di monopolio

74 alla ricerca dell’EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE:
per raggiungere lo stato di “equilibrio economico generale” si devono trovare i punti (sulle curve di indifferenza) che corrispondono, allo stesso tempo, all’equilibrio dei gusti (per il consumatore) e all’equilibrio degli ostacoli (per il produttore), nelle varie ipotesi dello scambio: in condizioni di LIBERA CONCORRENZA in condizioni di MONOPOLIO e

75 riassumendo: imprenditore >>> motore dell’economia CANTILLON
abbondanza di beni >>> prezzo basso scarsità di beni >>> prezzo alto valore >>> rapporto nel quale si scambiano le merci fra loro RICARDO valore >>> dipende dalla qn di lavoro valore >>> dipende dal lavoro e dalla rarità, ma anche dalla Domanda e Offerta NASSAU S. utilità decrescente piacere >>> unico scopo dell’esistenza umana che si esprime in forma di utilità BENTHAM

76 riassumendo: valore >>> rapporto fra 2 servizi scambiati,
ed eseguire un servizio per qualcuno è risparmiargli una pena (punto di vista del consumatore) BASTIAT utilità marginale decrescente GOSSEN 2 leggi >>> “decrescenza del godimento” “massimo edonistico” utilità >>> attitudine di un bene a procurare piacere o ad evitare una pena JEVONS utilità >>> non è intrinseca al bene, è l’espressione di un rapporto: bene/uomo tavola mengeriana >>> meccanismo di tipo decisionale MENGER

77 riassumendo: BÖHM-BAWERK beni presenti preferiti ai beni futuri CLARK
valore >>> come manifestazione sociale MARSHALL formazione dei prezzi >> breve periodo lungo periodo WALRAS punto di equilibrio > Domanda/Offerta

78 teoria del consumatore e della domanda

79 così come per l’Imprenditore, anche per il consumatore esiste un comportamento ottimizzante rivolto al raggiungimento di una posizione di equilibrio, ove egli appare soddisfatto delle scelte effettuate e non desidera mutarle, a meno che si verifichino mutamenti nelle condizioni che l’hanno condotto a farle variazioni nel PREZZO dei beni variazioni nel REDDITO del consumatore

80 il comportamento ottimizzante del consumatore:
ovvero: il consumatore ricerca la massima soddisfazione GOSSEN - legge del “massimo edonistico” (max profitto - max soddisfazione): “attesa la possibilità di scelta fra i vari piaceri, si ottiene il massimo edonistico col godere ogni piacere in misura tale che l’intensità di ogni singolo piacere sia uguale a quella di ogni altro e cioè in modo che i gradi finali di intensità dei piaceri siano tutti uguali. In una economia monetaria, ogni individuo deve ripartire le sue disponibilità monetarie tra le varie soddisfazioni che vuole procurarsi (distribuzione del reddito) , in modo che la soddisfazione ottenuta da ciascuna unità di reddito speso sia uguale. Solo a questa condizione si ha il massimo teorico di soddisfazione.” tenendo conto di 2 variabili: il suo REDDITO il PREZZO dei beni

81 la triade COMSUMATORE - BISOGNI - BENI (o SERVIZI)
CONSUMATORE BISOGNI il consumatore, nel procurarsi i beni, segue un comportamento ottimizzante: ricerca della max soddisfazione (in funzione del suo reddito e del prezzo) caratteristica dei beni è la loro capacità di procurare soddisfazione e accrescere l’utilità totale del consumatore BENI ECONOMICI BENI utili scarsi

82 il comportamento ottimizzante del consumatore:
l’equilibrio del consumatore (max soddisfazione) si raggiunge quando: l’utilità marginale dell’ultima dose di B1 (diviso il suo prezzo), eguaglia l’utilità marginale dell’ultima dose di B2 (diviso il suo prezzo), ……ecc UmB1 UmBn UmB2 …. prezzo B1 prezzo B2 prezzo Bn

83 mutamento delle condizioni che hanno condotto alla scelta ottimizzante dei consumatori:
variazioni nel prezzo dei beni beni concorrenti: effetto di sostituzione beni indipendenti: effetto di sostituzione limitato (dipende dal “peso” che tali beni hanno nel “paniere” del consumatore) variazioni nel reddito dei consumatori si potrà registrare un aumento o una diminuzione generalizzati nel consumo di tutti i beni, ma non nelle stesse proporzioni per beni di consumo, per beni voluttuari e per beni economici

84 il concetto di CURVA DI DOMANDA:
è quella funzione che indica come varia la quantità domandata di un bene al variare del prezzo del bene in questione cos’è la curva di domanda ? la CdD viene costruita con riferimento alla “collettività dei consumatori” (media ponderata del comportamento di tutti i consumatori, costruita attraverso le indagini di mercato) per certi beni questa astrazione non è valida ! ad Es.: per oro, gioielli, abbigliamento di qualità…il decremento del prezzo fa diminuire la domanda nel breve periodo la CdD indica all’Imprenditore qual’è la variazione della qn di bene al variare del prezzo P a cosa serve la curva di domanda ? P1 P2 qn qn1 qn2

85 la CdD ha natura istantanea, col passare del tempo la sua forma e la sua posizione possono mutare:
incremento di reddito del consumatore D effetto della pubblicità e altre promozioni andamento del prezzo di altri beni altri fattori che influiscono sui gusti e sul comportamento del consumatore P1 qn qn1 qn1’

86 la RENDITA DEL CONSUMATORE:
P RENDITA DEL CONSUMATORE D tale area misura il vantaggio (rendita) conseguito da un consumatore per il fatto che opera non isolato bensì come componente di una comunità tutti i consumatori disposti ad acquistare a un prezzo > P1 AVRANNO UN VANTAGGIO P1 punto di equilibrio tutti i consumatori disposti ad acquistare a un prezzo < P1 NON ACQUISTERANNO qn qn1

87 relazione fra QUANTITA’ DOMANDATA e PREZZO
da quanto esposto sappiamo che.. quando il prezzo diminuisce la qn domandata aumenta (e viceversa) ma può essere necessario conoscere quale è la dimensione dell’incremento di domanda provocato da una certa diminuzione di prezzo variazione % del prezzo e della qn domandata (elasticità della domanda rispetto al prezzo)

88 e = - {[Dq : (q . 100)] : [Dp : (p . 100)]} =
variazione % del prezzo e della qn domandata (elasticità della domanda rispetto al prezzo) e e = - {[Dq : (q . 100)] : [Dp : (p . 100)]} = = - [(Dq : q ) : (Dp : p )] = = - [(Dq : Dp ) . (p : q)] il concetto di elasticità può essere applicato anche allo studio: della elasticità della qn domandata rispetto al reddito della elasticità della qn domandata rispetto al prezzo di altri beni ….ecc.

89 3 casi di “elasticità della domanda” rispetto al prezzo costante:
le variazioni di prezzo non influenzano la D e = 0 D potenzialmente infinita per P1, ogni variazione del prezzo ha effetti notevoli sulla qn domandata e =  P P P1 qn qn q1 P iperbole equilatera  (p . q = a) cioè (p = a/q) dove (a = costante) la variazione % della qn è uguale (anche se di segno contrario) alla variazione % del prezzo e = 1 il prodotto p . q è sempre costante qn

90 curva della D inelastica - curva della D elastica :
un aumento % del prezzo provoca una diminuzione % maggiore della qn domandata e > 1 lo studio dell’elasticità della domanda è fondamentale, poiché il modo con cui varia percentualmente la qn domandata alla variazione percentuale dei prezzi indica all’Imprenditore la strategia da perseguire per attuare una politica dei prezzi efficace ed efficiente, dato che la spesa del consumatore (cioè, p . q) equivale al ricavo totale che l’Imprenditore ottiene un aumento % del prezzo provoca una diminuzione % minore della qn domandata e < 1 P P qn qn è questo il caso dei beni di prima necessità ciò provoca un aumento della spesa del consumatore e del ricavo totale dell’Imprenditore (e viceversa nel caso di una diminuzione del prezzo) è questo il caso dei beni di lusso (o voluttuari) la spesa del consumatore e il ricavo dell’Imprenditore tenderanno a diminuire (e viceversa per diminuzioni di prezzo)

91 relazioni tra SPESA e REDDITO (Legge di Engel):
all’aumentare del reddito del consumatore, alcuni beni tendono ad essere consumati in misura proporzionalmente maggiore, e altri in misura proporzionalmente minore alimentari spesa per tipo casa vestiario beni voluttuari oltre un certo livello parte del reddito viene risparmiata o investita Rmin R1 R2 Rmin R1 R2 reddito

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