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Il mondo in casa nostra ci amplia lo sguardo.

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Presentazione sul tema: "Il mondo in casa nostra ci amplia lo sguardo."— Transcript della presentazione:

1 Il mondo in casa nostra ci amplia lo sguardo.
MONDIALITA' E PEDAGOGIA DEI FATTI IN TEMPO DI CRISI Il mondo in casa nostra ci amplia lo sguardo. Promuovere la Carità lavorando insieme ai migranti. Colle Don Bosco 25/05/2013

2 www. caritasdiocesananovara.it

3 Cosa influisce sul nostro sguardo…
Ideologie o immaginari che il migrante richiama ai nostri occhi mediante i cinque sensi : Migrante e rapporto nord/sud del mondo; Migrante visto come lavoratore; Migrante e cittadinanza; Migrante e cultura «altra»; Migrante e povertà, marginalità; Migrante e criminalità, devianza.

4 Per ognuno dei 6 immaginari si può considerare …
Chi si incontra. Quale identità si associa al migrante indipendentemente dal suo essere. Quali ostacoli si incontrano nella relazione a causa delle costruzioni sociali, dei poteri economici ecc. Quali cambiamenti personali si possono mettere in atto per migliorare la relazione con il migrante ed educare la comunità cristiana.

5 Migrante e rapporto nord/sud del mondo
Chi si incontra… Migrante persona proveniente dai paesi sottosviluppati dalle ex colonie, dal terzo mondo. Quali ostacoli …. Dominio politico ed economico, squilibrio internazionale. Il paese di provenienza è più visibile della persona che si incontra e questo influenza negativamente la relazione. Quali cambiamenti … Riconoscere al migrante un patrimonio culturale, professionale, di storia, di socialità, di umanità … ecc. Nessuna visione up-down ma bensì paritaria.

6 «Durante l'infanzia mi hanno indicato molte stelle
«Durante l'infanzia mi hanno indicato molte stelle. Le ho ammirate, le ho sognate: Socrate, Baudelaire, Einstein, Marie Curie, il generale De Gaulle, Madre Teresa... Ma nessuno mi ha mai parlato delle stelle nere. I muri della mia classe erano bianchi, erano bianche le pagine dei libri di storia. Non sapevo nulla dei miei antenati. Soltanto la schiavitù veniva citata. Presentata in quel modo, la storia dei neri non era altro che una valle di armi e di lacrime. Questi ritratti di donne e uomini sono il frutto delle mie letture e conversazioni con alcuni storici e studiosi. Perché il modo migliore per combattere il razzismo e l'intolleranza è arricchire le nostre conoscenze e il nostro immaginario. Da Lucy a Barack Obama, passando per Esopo, Dona Beatriz, Puskin, Anna Zingha, Aimé Césaire, Martin Luther King e molti altri: stelle che mi hanno permesso di evitare la vittimizzazione, di credere nell'Uomo e soprattutto di avere fiducia in me stesso.»

7 Migrante visto come lavoratore
Chi si incontra… L’immigrato è lavoratore e quindi doppiamente sfruttato perché straniero e perché appartiene alla classe operaia. Quali ostacoli …. Il capitalismo come sistema di sfruttamento e di dominio. Il contratto di soggiorno dipinge il migrante come straniero ospite. Gastarbeiter Quali cambiamenti … Il migrante non è un solo prestatore d’opera. Il lavoro come strumento di promozione umana e non come obiettivo della vita. Siamo operatori pastorali o sindacalisti? Il nostro compito è l’evoluzione dell’uomo e della società o di fare solo incontro domanda/offerta ….(quando c’è offerta…)

8 Migrante e cittadinanza
Chi si incontra… Il migrante è straniero, non connazionale Quali Ostacoli …. Nazionalismo, salvaguardia, integrità della nazione. Paura di perdere il potere I valori della “nazione” come fonte di diritti politici e civili. Quali cambiamenti … Abolizione delle discriminazioni tra cittadini autoctoni e stranieri. Instaurazione della uguaglianza tra tutti i “residenti” che operano per il «Bene Comune». Saper donare una parte del potere personale per costruire una società più umana. “Democrazia” contro qualsiasi forma di discriminazione civile e politica dovuta alla “nazionalità”. Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge

9 Criteri per l’acquisizione della cittadinanza
Secondo lo ius soli la cittadinanza è data alla nascita dal luogo del concepimento, mentre con lo ius sanguinis il criterio è la pura appartenenza genealogica. Il ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge, specifica il suo punto di vista sul diritto di cittadinanza, ricordando che ciò che ha in mente non è una formula come quella che viene applicata soltanto negli Stati Uniti, ma piuttosto uno "ius soli temperato". Questa formula, verso cui va l'Europa, è la stessa di cui ha parlato in questi giorni il ministro. "Sarà un processo lungo - ribadisce - che coinvolgerà le due Camere". Il Giornale.it 09/05/2013 Francia Doppio ius soli, un bambino nato in Francia da genitori stranieri ma nati a loro volta in Francia diventa cittadino. Altrimenti, la cittadinanza può essere acquisita solo dai 18 anni in poi se si hanno genitori stranieri che però risiedono nel Paese da almeno cinque anni. Germania Ius soli per i figli nati da stranieri legalmente residenti da almeno otto anni. Lo ius soli puro e incondizionato, consente l’acquisizione della cittadinanza per caso, o incoraggia un “turismo” organizzato a questo fine. In nessun ordinamento le regole incidono sullo ius sanguinis, ovvero sul diritto di cittadinanza dei figli degli immigrati italiani nati all’estero, che resta immutato. Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio”. (Lettera di San Paolo agli Efesini 2,19)

10 Migrante e cultura «altra»
Chi si incontra … Immigrato persona radicata in una cultura, civiltà. Quali ostacoli …. “Imperialismo culturale” come ostacolo all’espressione di una determinata specificità culturale. La cultura dominante che minaccia di annientare l’eredità culturale dell’immigrato e della sua comunità (minoranza). Quali cambiamenti … I cinque sensi sono sottoposti a tanti stimoli che non possono essere messi in gerarchia. Nessuno di noi è solo piemontese, meridionale o straniero. Tutti senza eccezione, dobbiamo poter coabitare, scambiare, dialogare. Si deve andare verso un’identità che accetta e-e sono questo e anche altro.

11 La cultura è visibile, percepibile con facilità negli aspetti quali: Belle arti, letteratura, teatro, musica classica e popolare, danza giochi cucina abbigliamento ecc. (elementi culturali relativamente coscienti) Cosa c’è sotto la linea di galleggiamento? Gli elementi culturali meno coscienti Idea di modestia; idea di bellezza; principi educativi; norme ereditarie; cosmologia; atteggiamento verso gli animali; modelli di relazione con superiori o con subordinati; definizione di peccato; pratiche di corteggiamento; idea di giustizia; incentivi al lavoro; idea di comando; ritmo di lavoro, modelli decisionali di gruppo; idea di pulizia; atteggiamento verso le persone a carico; idea di malattia, modi risolvere i problemi; idea di mobilità sociale; contatto visivo; relazioni nei gruppi in funzione dell’età, status, sesso, occupazione, parentela ecc.; idea di pazzia; natura dell’amicizia; idea del se’; schemi di percezione visiva; comunicazione non verbale; espressioni facciali; idee sulla logica; modi di affrontare le emozioni; modalità di conversazione nei diversi contesti sociali; idea di passato e futuro; computo del tempo; idea di cooperazione; idea di competizione; grado di interazione sociale; idea di adolescenza; disposizione dello spazio fisico; presunzioni del Mondo; senso della vita e degli avi

12 Migrante e povertà, marginalità.
Chi si incontra… L’immigrato è povero, emarginato, “Quarto mondo”. Quali ostacoli …. Tutto ciò che emargina e esclude: scuola, casa, lavoro, ospedale, amministrazione pubblica, servizi sociali. Quali cambiamenti … Pensare allo sviluppo pieno di ciascun individuo “in quanto persona”, “soggetto dei diritti umani”, portatore del “diritto di essere uomo”. Ci sono immigrati che si sviliscono, umiliano, per ottenere una borsa della spesa o qualsiasi bene senza investire energie nel proprio miglioramento. La promozione umana che è obbligatoria in questi casi passa attraverso il «conflitto», inteso come confronto fra persone e non come guerra. Spesso gli operatori pastorali, presi dallo slancio, rischiano di sentirsi come dei “Bagnini da salvataggio” senza rendersi conto che …

13 Bagnino di salvataggio
L'avvicinamento di un pericolante L'avvicinamento deve essere "cauto e non obbligatoriamente veloce", deve comportare un calcolato dispendio di forze (da distribuire tra l'andata e il ritorno: un salvataggio non è una gara di nuoto, il tempo è poco importante; quello che conta è il risultato); si deve mantenere una costante visuale del pericolante. Il rapporto con il povero necessita di comprendere come noi lo vediamo e quanto siamo disponibili a convertirci per promuoverlo (pensiamo che solo lui debba o possa cambiare, ma noi…). Presa di contatto La presa di contatto deve essere rapidissima ed effettuata con la massima decisione. Non bisogna farsi afferrare a meno che ciò non sia fatto intenzionalmente; … Entrare in empatia non significa immedesimarsi , si deve sempre ricordare che le emozioni, le sofferenze dell’altro è “come se “fossero le mie (C. Rogers) . Non colpire mai: il salvatore che tramortisce il salvato con un colpo si vede solo nei film: il gesto è inutile, potenzialmente pericoloso, difficilissimo da eseguire, inefficace . Anche i no vanno motivati, trasformati in momenti educativi, per costruire relazioni paritarie e franche. Prese di liberazione Purtroppo talvolta facciamo degli errori di valutazione sullo stato emotivo della persona da soccorrere e questi si avvinghia a noi impedendoci di nuotare e di aiutarlo. Molte sono le prese di liberazione: si va da la torsione delle dita , alla pressione sul naso , sugli occhi , alle mosse dei vari tipi di lotta. Sono tutte valide, ma fuori dall’acqua e non con una persona presa dal panico come chi sta annegando, che in preda allo stress non sentirebbe dolore neppure se gli lussassimo un dito. Il sistema più efficace resta quello più semplice: lasciarsi scivolare sott’acqua, il naufrago vi mollerà immediatamente per risalire in superficie per respirare. Le persone in condizioni di bisogno non devono essere sostenute fino ad atrofizzare la loro capacità di autodeterminazione , ci si deve sganciare.

14 Migrante e criminalità, devianza
Chi si incontra… Delinquente , persona che non rispetta le regole di convivenza. Persona che vive nella marginalità e che è disponibile a calpestare ogni regola di civile convivenza. Un pazzo che odia la società di accoglienza Quali ostacoli …. La paura, il timore per la propria integrità. Il fine giustifica i mezzi, si accetta per aiutare il migrante anche con pratiche illegali. KABOBO Mada Quali cambiamenti … Educare alla legalità, sapere che i casi di devianza sono frutto di un insieme di traumi non riconosciuti. Rosarno, Gennaio 2010

15 23 mila i detenuti stranieri: il 35 % della popolazione carceraria.
Per cittadinanza. La cittadinanza più diffusa tra i detenuti stranieri è quella marocchina (19,0%), seguita da quella rumena (15,9%) e da quella tunisina (12,4%). Le prime dieci nazionalità rappresentate tra i detenuti stranieri arrivano a coprire il 71,9% del totale dei detenuti non italiani. Per regione. La regione con il maggior numero di detenuti stranieri è la Lombardia, con 4 mila detenuti, vale a dire il 18,7% del totale dei detenuti stranieri. Seguono Piemonte e Toscana, rispettivamente con l’11,1% e il 10,0%. Per tipologia di reato. I reati più diffusi tra i detenuti non italiani sono la produzione e lo spazio di stupefacenti (29%), i reati contro il patrimonio (22,5%) e i reati contro la persone (18%). Rispetto al totale dei detenuti gli stranieri incidono per il 95% per reati contro la legge sull’immigrazione, il 79% per prostituzione,  il 44% per spaccio e produzione di stupefacenti il 39% tra coloro che hanno commesso reati contro la pubblica amministrazione. Variazione %. Tra il 2008 e il 2011 i detenuti stranieri sono aumentati del 12,1% contro un aumento del 16,8% della popolazione carceraria italiana. Tra il 2010 e il 2011 gli stranieri sono diminuiti del -3,1%, mentre i detenuti italiani del – 0,7% Dati Fondazione Leone Moressa Aprile 2013

16 Ma allora chi incontriamo…
Un mix di alcune o tutte delle sei identità prima rappresentate, ma anche l’immigrato che … la società vorrebbe nel clima politico-economico- culturale in cui si vive (condizionamento); l’operatore pastorale vive in base alle esperienze recenti, i pregiudizi .. (vissuto). L’operatore pastorale si trova nella posizione di confine come operatori sanitari, della scuola, dei servizi sociali delle forze dell’ordine… Si ha una visione sfortunatamente deformata della realtà perché non si vedono i tanti immigrati, che si sono inseriti o che non hanno mai chiesto aiuto. Mentre l’immigrato vive sempre una condizione di dipendenza dall’autoctono (dominante/dominato).

17 Promuovere carità vivendo (lavorando) con gli immigrati?
Vivere equivale a stabilire quale approccio relazionale, accoglienza mettere in atto. Esistono diversi metodi … ma quanti sono centrati sull’uomo? Quanti si possono dire cristiani? Uno dei metodi è la DPN (Decentramento, Penetrazione, Negoziazione) che deriva dall’antropologia culturale ma che deve essere interpretata alla luce del Vangelo.

18 DECENTRAMENTO La conoscenza dell’altro passa attraverso la conoscenza di se stessi o piuttosto il riferimento esterno permette di meglio autodefinirsi e comprendersi. L’etnocentrismo, così come i pregiudizi e gli stereotipi, sono processi propri dell’uomo inerenti la sua appartenenza ad una società e a dei gruppi. Solo le identità forti possono dialogare cioè persone che sanno coscientemente di possedere un proprio quadro di riferimento culturale. Far emergere le immagini guida. Soffermarsi, alle “immagini guida” attraverso le quali sono decodificate e valutate numerose situazioni affettive, parentali, professionali ecc. Si deve far emergere i propri modelli e valori, concernenti i ruoli maschili e femminili, la vita familiare, l’educazione del bambino, lo spazio della religione e del sacro nella propria vita e i valori concernenti la persona. Per non parlare dei modelli meno coscienti: i tabù della comunicazione, la concezione del tempo e dello spazio, il rapporto con il corpo. Si tratta delle differenze culturali fondamentali che interferiscono sempre nelle situazioni di contatto interculturale. Riflettere sui propri presupposti. Soffermarsi su certi nostri presupposti che ci appaiono come evidenze perché, li consideriamo come “dati scientifici” o perché comunque “è sempre stato così”. Queste evidenze devono essere quindi passate al setaccio del dubbio. Delineare le proprie ideologie. Delineare le proprie ideologie, in particolare quelle concernenti la propria concezione dell’integrazione dei migranti nel paese di accoglienza. È una concezione assimilatrice? O piuttosto un’idea di integrazione che rispetta le specificità? Decentrarsi per conoscersi meglio, per meglio situarsi in rapporto a sé e agli altri, permette in un secondo tempo di penetrare il sistema dell’altro.

19 GESU' E LA SAMARITANA Gv 4,5-42
7. Viene una donna della Samaria ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». Questa donna rappresenta il suo popolo, i samaritani che hanno sete di qualcosa e vengono al pozzo del loro padre Giacobbe. La donna stessa rivela l’attesa del suo popolo: "Verrà il Messia che ci rivelerà tutto". Chiedendo da bere Gesù manifesta che ha sete come un qualunque uomo che vuole assicurarsi la vita. 8. Infatti, i suoi discepoli erano andati nella città per comperare dei viveri. Questo inciso sottolinea il fatto che Gesù è da solo. E' lui che semina la fede nel cuore della samaritana e poi dei suoi compaesani. 9. Gli dice dunque la donna samaritana: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I giudei, infatti, non hanno rapporti con i samaritani. Gesù si è rivolto alla samaritana su un piano di parità. Questo desta la sorpresa della samaritana. Gesù infatti, come ci spiega Giovanni, rivolgendo la parola alla samaritana, ha infranto una delle regole essenziali vigenti tra questi due popoli.

20 PENETRAZIONE nel quadro di riferimento culturale dell’altro
Ci vuole uno sforzo personale di curiosità per la scoperta della cultura che porta lo straniero. Nel caso degli ultimi arrivati e dei giovani figli di immigrati, si tratta invece di scoprire le loro nuove identità, costruite a partire da diversi codici culturali, nonché le strategie identitarie da loro attivate. Informarsi. Letture, incontri di formazione, ma è la relazione diretta con l’immigrato che permette di scoprire nuovi mondi. Imparare a porre domande che vadano al di là della semplice raccolta di informazioni per la ricerca di una reale comunicazione che riconosca l’altro. Ascoltare. Imparare ad ascoltare il discorso dell'altro senza tentare di interpretarlo immediatamente, senza cioè ricercare il movente dei comportamenti. Si deve imparare ad interrogare il senso delle parole e dei valori che esse veicolano, perché quando il migrante parla la lingua del paese di accoglienza, la utilizza molto spesso all’interno delle rappresentazioni sociali e dei valori culturali della sua lingua madre. Porre attenzione ai proverbi, alle metafore, alle allegorie che arricchiscono il discorso dell’altro e alle ripetizioni delle parole-chiave come “onore”, “vergogna”, “tradizione”, “rispetto". Fare attenzione alla comunicazione non verbale. Distaccarsi dalla trasmissione orale del messaggio per aprirsi al contesto portatore della comunicazione; osservare l’abbigliamento, gli oggetti simbolico-religiosi, l’organizzazione dello spazio, la posizione degli interlocutori... La nostra concezione antropocentrica ci ha abituati a concentrarci sull’individuo per spiegarne i comportamenti, trascurando così i fattori del contesto, ricchi di messaggi. Viaggiare… immergersi in altri mondi Vivere in prima persona lo spaesamento è la migliore via di accesso all’altro diverso: attraverso l’immersione corporale nella diversità, nel paesaggio, negli stili di vita e nell’esotismo. Prendere tempo. L’approccio interculturale è prima di tutto una questione di tempo, si deve “dare tempo al tempo” poiché la scoperta dell’universo dell’altro è un processo di apprendimento che richiede un tempo di maturazione progressiva. Bisogna comunque ricordare che rimarrà sempre una parte di fraintendimenti e di approssimazioni del significato e che questi si dovranno considerare come una componente ineliminabile della relazione.

21 9. Gli dice dunque la donna samaritana: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I giudei, infatti, non hanno rapporti con i samaritani. Gesù si è rivolto alla samaritana su un piano di parità. Questo desta la sorpresa della samaritana. Gesù infatti, come ci spiega Giovanni, rivolgendo la parola alla samaritana, ha infranto una delle regole essenziali vigenti tra questi due popoli. 10. Gesù le rispose e disse: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "Dammi da bere", tu (ne) avresti chiesto a lui e ti avrebbe data acqua viva». Gesù non accetta la provocazione di tipo etnico e cerca di indirizzare l'attenzione della donna su qualcosa di più fondamentale. La differenza tra i due tipi di acqua non è tanto sul fatto dell'essere acqua viva (anche il pozzo di Giacobbe dava acqua viva) Gli dice [la donna]: «Signore, non hai neppure un secchio e il pozzo è profondo; donde hai dunque l'acqua viva? 12. Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo, e ci bevette lui e i suoi figli e il suo bestiame?». La reazione della donna parte dall'ultimo elemento, l'acqua viva, per poi risalire all'identità di Gesù (chi sei? sei più grande di Giacobbe?). Sembra non aver sentito l'elemento più importante: se tu conoscessi il dono di Dio... Però quel suo "da dove" ha un significato molto importante nel vangelo di Giovanni, connesso al mistero di Gesù stesso. La samaritana chiede a Gesù se è più grande di Giacobbe. Altri gli faranno una domanda analoga: sei più grande di Abramo? (Gv 8,56) e altrove egli viene messo in contrapposizione con Mosè (6,32). E' un tema ricorrente in Giovanni, che sottolinea la superiorità di Gesù rispetto ai padri del popolo eletto, senza con ciò sminuire la loro importanza nella storia della salvezza.

22 NEGOZIAZIONE Le quattro premesse della negoziazione. Riconoscere che si tratta di un conflitto di valore e non di comportamenti aberranti, anomali, da evitare o da sopprimere. Considerare l’altro (il migrante, il giovane, la sua famiglia) come partner alla pari senza il quale nessuna soluzione può essere trovata, da cui proviene l’importanza accordata al suo potere e al suo punto di vista. L’avvicinamento non può che avvenire nei due sensi, l’uno verso l’altro. Ma vista la posizione dominante/dominato, tocca all’operatore fare il primo passo, che rappresenta un approccio insolito perché il cambiamento è sempre atteso dall’altro. Bisogna avere obiettivi comuni visto che la situazione è di interdipendenza. Dunque, bisogna essere in possesso di mezzi/strumenti di comunicazione.

23 13. Gesù le rispose e disse: «Chiunque beve di questa acqua avrà sete di nuovo.
14. Ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà sete in eterno; ma l'acqua che gli darò, diventerà in lui una fonte d'acqua zampillante per la vita eterna». Ancora Gesù non risponde direttamente alla donna, bensì decanta le qualità della sua acqua. Per fare questo si pone sull'elemento dell'avere ancora sete e del non avere più sete. Allo stesso modo contrapporrà la manna al pane che egli darà (Gv 6,49ss). Se quest'acqua toglierà per sempre la sete egli è davvero più grande del patriarca Giacobbe. C'era un'acqua promessa da Ezechiele che avrebbe purificato i cuori (Ez 36,25-27), questa è un'acqua ancora più significativa: zampilla per la vita eterna. Rappresenta un modo nuovo e permanente di esistenza. L'acqua diventa vita eterna, sale e sgorga di continuo, simbolo della vita dell'uomo che dipende da Dio. 15. Gli dice la donna: «Signore, dammi quest'acqua ché non abbia (più) sete né mi rechi qui ad attingere». In poche battute Gesù ha provocato un inversione. Ora è la donna che ha sete e non lui. Forse la domanda della samaritana è ancora legata alla sua esperienza materiale, l'acqua quotidiana, però al tempo stesso può esprimere una richiesta più profonda, un'attesa, una sete che può essere colmata solo da Gesù. Si ritorna qui all'espressione iniziale di Gesù: "Se tu conoscessi il dono di Dio". Dono di Dio era il pozzo che accompagnava Israele nel deserto. Gesù realizza un identificazione di sé con il pozzo: è lui il "dono di Dio". Dio è favorevole agli uomini, vuole appagarli pienamente. 25. Gli dice la donna: «So che viene il Messia, che è detto Cristo; quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Lo stesso verbo dell'ora che deve venire (erkhetai) viene usato per il Messia che deve venire. I samaritani attendevano l'arrivo di qualcuno che doveva tornare. Forse era lo stesso Messia che attendevano i giudei o un profeta che avrebbe rivelato gli ultimi segreti divini (cf. Es 20,21b, Dt 18,15). 26. Le dice Gesù: «Sono io, che ti parlo». Gesù si manifesta apertamente. A nessuno mai si è rivelato in questo modo, se non alla samaritana. Egli risponde all'attesa di questa donna.

24 Facciamo pace con le migrazioni !
Vi propongono innumerevoli ragioni per essere contrari all’immigrazione …. ma forse è bene guardare con occhi nuovi la realtà. La vita dell’essere umano e ciò che lo riguarda più intimamente si interseca sicuramente con l’evento delle migrazioni in alcuni campi qui sintetizzati: Economia territorio evoluzione umana comprensione di se stesso alterità relazione umana religione www. caritasdiocesananovara.it


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