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150 anni dall’Unità al presente: un cammino concluso?

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Presentazione sul tema: "150 anni dall’Unità al presente: un cammino concluso?"— Transcript della presentazione:

1 150 anni dall’Unità al presente: un cammino concluso?

2 Introduzione

3 Racconto

4 Chi rese possibile l’Unità d’Italia?
Giovedì 17 febbraio 2011: manca un mese alla fatidica data del 150° dell’Unità d’Italia. Mentre i politici litigano sulla festa nazionale e il festival di Sanremo si prepara a celebrare cantando l’Unità d’Italia, Luca, un ragazzo di campagna, semplice ed allegro, va a scuola dove in questo periodo si sta affrontando un argomento di grande attualità: il Risorgimento. Quando Luca torna a casa e si mette a studiare, comincia a porsi delle domande: Chi rese possibile l’Unità d’Italia? Quali erano le idee che animarono i dibattiti dell’epoca? Come si arrivò all’unificazione? Si mette, dunque, alla ricerca di informazioni, ovviamente attraverso internet, e scopre le diverse fasi del Risorgimento, il dibattito risorgimentale, le tre guerre di indipendenza, la spedizione dei Mille. Il giorno seguente chiede alla professoressa di storia di essere interrogato e di poter esporre un suo approfondimento; l’insegnante rimane colpita dalla sua preparazione e decide di fargli un dono speciale: un Album del Risorgimento. Luca si getta nella lettura e così nasce in lui il desiderio di scrivere un libro simile in cui annotare le sue idee che magari in futuro potrà sviluppare per rendere migliore la sua Italia.

5 Album del Risorgimento: l’Italia chi l’ha fatta?

6 Quelli che sono arrivati troppo tardi … o troppo presto

7 1821 Piemonte I moti di Spagna e di Napoli non potevano lasciar tranquilla la Santa Alleanza. Nel marzo 1821 i soldati austriaci sconfiggevano le truppe di Guglielmo Pepe e occupavano la capitale del Regno delle Due Sicilie. Tornando dall’esilio re Vittorio Emmanuele I, aveva avuto un solo proposito: ristabilire la vita e le condizioni del paese come erano prima del 1798. Carlo Alberto di Savoia, principe di Carignano, nato a Torino nel 1798 e rimasto orfano di padre a due anni, era stato portato a Parigi dalla madre che lo aveva fatto allevare e istruire in Francia e in Svizzera con una larghezza di idee ignota allora ai principi di casa Savoia. Restaurato il regno del Piemonte, essendo il re ed il fratello Carlo Felice senza discendenza maschile, Carlo Alberto fu chiamato a Torino e designato quale erede al trono, sebbene tenuto d’occhio e sospettato per la sua educazione. Quanto alle sue idee sembra che nel 1821, egli fosse sinceramente liberale ed è proprio per questo che i capi del movimento liberale si recarono da lui segretamente perché accettasse il compito di appoggiare l’insurrezione e di iniziare dal Piemonte la liberazione e l’indipendenza d’Italia. Santorre Santarosa fu tra costoro. Il principe promise la sua adesione, ma quando il 6 marzo 1821 Santorre Santarosa venne da lui per annunciargli che tutto era pronto, Carlo Alberto si mostrò titubante ed incerto. Allora i congiurati decisero di forzare gli avvenimenti, insurrezioni scoppiarono ad Alessandria, Pinerolo, Vercelli e quindi a Torino. Il re abdicò a favore di Carlo Felice che però si trovava a Modena: la reggenza spettò a Carlo Alberto. Il giovane principe, stretto dall’incalzare degli eventi, concesse la costituzione, salvo l’approvazione di Carlo Felice. Il re negò tutto: costituzione e guerra, richiamò Carlo Alberto. I liberali condotti da Santarosa si ammassarono sul Ticino per respingere gli Austriaci, chiamati da Carlo Felice. Disfatti a Novara, i rivoluzionari sbandarono, il governo provvisorio crollò, i capi fuggirono. Santorre di Santarosa corse in Grecia per porre il suo braccio e il suo cuore a servizio di un’altra causa di giustizia e lì, nel 1825, morì combattendo i Turchi per la libertà dei Greci.

8 1831 Modena Ciro Menotti, affiliato alla carboneria dal 1817, maturò fin da giovane un forte sentimento democratico e patriottico che lo portò a rifiutare la dominazione austriaca in Italia. L’obiettivo era quello di liberare il ducato di Modena dal giogo dell’Austria. Inizialmente Francesco IV, arciduca d’Austria e governatore del ducato di Modena, non reagì al progetto rivoluzionario: forse c’erano accordi precisi fra i due tramite anche un altro liberale. Non si capisce altrimenti perché Francesco IV che conosceva a fondo Menotti non lo avesse fatto subito arrestare come aveva fatto nel 1820 con 47 carbonari, o presunti tali, processati e condannati, come il sacerdote Giuseppe Andreoli condannato a morte. Nel gennaio del 1831 Menotti organizzò nei minimi dettagli la sollevazione. Il 3 febbraio 1831, dopo aver raccolto le armi, Menotti radunò una quarantina di congiurati nella propria abitazione. A questo punto Francesco IV voltò le spalle a Menotti, chiese l’intervento restauratore della Santa Alleanza: il duca fece circondare la casa di Ciro Menotti dalle sue guardie, ci furono degli spari, i congiurati cercarono di fuggire, Menotti rimase ferito, fu catturato e imprigionato. Due mesi dopo Francesco IV fece celebrare il processo che si concluse con la condanna a morte mediante l’impiccagione. Il 28 febbraio 1831 un tentativo di fare evadere Menotti fallì. La sentenza di morte venne pubblicata dopo l’esecuzione, allo scopo di evitare possibili disordini e rivolte. Ciro Menotti, figura di rivoluzionario impavido e di eroe romantico, sarebbe diventato nella coscienza degli Italiani dell’ Ottocento un grande patriota: fu infatti considerato un precursore dell’ intero Risorgimento.

9 1844 Calabria Attilio Bandiera ed Emilio Bandiera sono stati due patrioti italiani che tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia. Il 13 Giugno 1844 i due fratelli, disertori della marina austriaca, partirono da Corfù alla volta della Calabria seguiti da 17 compagni e dal corso Pietro Boccheciampe. Il 16 Giugno del 1844 sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone e appresero che la rivolta scoppiata a Cosenza si era conclusa e che al momento non era in corso nessuna ribellione all’ autorità del re. I fratelli Bandiera decisero lo stesso di continuare l’impresa e partirono per la Sila. Il Boccheciampe, dopo aver sentito la notizia che non vi erano sommosse, sparì e andò al posto di polizia di Crotone per denunciare i compagni. La notizia si sparse fino a San Giovanni in Fiore, città natale di Giuseppe Meluso, uno dei compagni dei fratelli Bandiera. Subito iniziarono le ricerche del gruppo dei rivoltosi che vennero catturati dopo alcuni scontri a fuoco avvenuti a Stragola. I catturati vennero portati dinanzi ad una corte marziale, che li condannò a morte. I fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati il 25 luglio del 1844 nel vallone di Rovito. Oggi, a Stragola, si trova una stele commemorativa delle eroiche gesta di quei rivoltosi.

10 1848 Venezia Daniele Manin nacque a Venezia il 13 maggio 1840.
Imprigionato nelle carceri austriache per la sua attività patriottica, fu liberato a furor di popolo il 17 marzo 1848 con un altro compagno, Nicolò Tommaseo. Quando si formò la Repubblica di San Marco, Manin venne eletto Presidente; quando la città fu assediata tra il 1848 e il 1849 diede prova di coraggio ed intelligenza, cercando di resistere ad oltranza piuttosto che ricadere sotto l’Austria. Nell’estate 1849 Venezia, piegata dalla fame e dal colera, aveva dovuto capitolare. Manin prese la via dell’esilio; morì a Parigi il 22 settembre 1857. Il 22 marzo 1868, alla fine della terza guerra d’indipendenza, la salma di Manin tornò a Venezia.

11 1857 Campania Carlo Pisacane, repubblicano e di tendenze socialiste, organizzò una spedizione nel Regno delle Due Sicilie dove alcuni tentativi di ribellione davano speranza per il buon esito di un’insurrezione. Il 25 giugno Pisacane si imbarcò a Genova sul piroscafo Cagliari della linea Genova- Tunisi, sbarcò il 28 giugno 1857 a Sapri, nel Cilento. Qui non trovò, come concordato, gli aiuti che dovevano venire da Napoloi, ma Pisacane e i suoi vennero attaccati contemporaneamente dai contadini meridionali che li scambiarono per banditi e dalle truppe borboniche. Pisacane morì ed i suoi compagni furono fatti prigionieri. I versi della Spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini, una delle più belle ballate politiche del Risorgimento, rimangono come il sigillo struggente di un patriottismo profondamente morale e come dono letterario e storico alle future generazioni. La vicenda di Pisacane fu naturalmente un altro pretesto per coloro che contrastavano i rivoluzionari e anche l'"eccessivo" liberalismo del Piemonte.

12 … ma hanno incarnato i valori di patriottismo e di sacrificio, gettando i semi del Risorgimento italiano: dalla storia sono entrati nel mito, quel mito che sta alla base della costruzione di ogni identità nazionale.

13 A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti, o Pindemonte, e bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta. (Ugo Foscolo, Dei Sepolcri, vv ) Statua dedicata a Santarosa piazza centrale di Savigliano "Cippo della Stragola" Monumento commemorativo in ricordo della cattura dei Fratelli Bandiera Monumento a Ciro Menotti Modena, Piazza Roma

14 O poeti, interrogate questi sepolcri, e siate poeti della vostra gente
O poeti, interrogate questi sepolcri, e siate poeti della vostra gente. (Carlo Cattaneo, 3 luglio 1848) … Con gli occhi azzurri e coi capelli d’or Un giovin camminava innanzi a loro; Mi feci ardita, e presol per la mano, Gli chiesi: —Dove vai, bel capitano? Guardommi, e mi rispose: —O mia sorella, Vado a morir per la mia Patria bella!— Io mi sentii tremare tutto il core, Nè potei dirgli: —V’aiuti il Signore!— Eran trecento, e non voller fuggire; Parean tremila e vollero morire: Ma vollero morir col ferro in mano, E innanzi ad essi correa sangue il piano. Finchè pugnar vid’io, per lor pregai; Ma un tratto venni men, né più guardai... Io non vedeva più fra mezzo a loro Quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro!... Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! La spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini … A te Venezia L'ultimo canto, L'ultimo bacio, L'ultimo pianto! Ramingo ed esule In suol straniero, Vivrai Venezia Nel mio pensiero; Vivrai nel tempio Qui del mio cuore, Come l'immagine Del primo amore. Ma il vento sibila, Ma l'onda è scura, Ma tutta in gemito È la natura: Le corde stridono, La voce manca, Sul ponte sventola Bandiera bianca. (Il 19 agosto 1849) Addio a Venezia di Arnaldo Fusinato

15 Quelli che cercarono l’idea migliore per fare l’Italia

16 Giuseppe Mazzini Italia: una, indipendente, repubblicana.
Giuseppe Mazzini nacque a Genova nel 1805,a contatto con ideali democratici. Nel 1831,fondò a Marsiglia La Giovine Italia cioè un’organizzazione rivoluzionaria animata dalla precisa idea dell’Italia che doveva essere finalmente:libera,forte,indipendente da ogni supremazia straniera o morale. L’Italia per Mazzini non poteva essere che repubblicana. Nel 1833 organizzò i primi moti insurrezionali. Nel 1834 fondò La Giovine Europa, un’organizzazione basata sul concetto di nazione che, però,voleva promuovere la fratellanza fra i popoli. Tornò in Italia nel 1848, dopo l’espulsione dalla Svizzera,in occasione della Prima Guerra d’Indipendenza. Nella visione mazziniana, Dio rivela se stesso nella storia guidando un processo di redenzione dell’umanità affidato ai singoli popoli, ciascuno dei quali nella sua individualità è chiamato da Dio allo svolgimento di una missione. Da qui il celebre motto:”Dio e popolo” . Da Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia La Federazione della Giovine Italia data l'era sua dall'anno Essa ha per iscopo: 1°. La repubblica, una, indivisibile, in tutto il territorio italiano, indipendente, uno e libero.

17 Cesare Balbo Italia: una Confederazione di Stati sotto la guida della monarchia sabauda.
Cesare Balbo è un intellettuale che mette al servizio della causa Italiana i suoi studi storici. Con Gioberti sostiene il possibile apporto della tradizione “religiosa Italiana” e il ruolo decisivo della dinastia sabauda per l’indipendenza del Paese. Le “speranze d’Italia” possono risiedere nello spostamento verso i Balcani degli interessi Austriaci. Cesare Balbo sostiene che soltanto una favorevole situazione internazionale può garantire la nascita di uno Stato Italiano: bisogna convincere l’Austria a lasciare l’Italia, compensandola con l’acquisto dei Balcani che appartengono al traballante Impero Turco. L’ Austria, a suo avviso, avrebbe presto o tardi abbandonato l’Italia per espandersi verso il Danubio e i Balcani.

18 Vincenzo Gioberti Italia: una Confederazione di Stati sotto la guida del Papa.
Sacerdote alla corte dei Savoia, viene arrestato perché sospettato di appartenere alla Giovine Italia; viene mandato in esilio a Parigi, dove scrive “Del primato morale e civile degli Italiani”. In questo libro sostiene il tema, caro anche a Mazzini, del ruolo che ogni nazione ha per l’elevazione e la fratellanza dei popoli. Nelle varie zone d’Italia, egli afferma, esistono leggi, usanze e tradizioni troppe diverse tra loro per costruire la nascita di un solo Stato. Bisogna, Dunque, fare leva su ciò che unisce loro saldamente tutti gli Italiani. Non è forse vero-egli argomenta- che la storia, la letteratura, l’arte e la vita civile dell’Italia sono imbevute di Cattolicesimo? Gioberti propone ai regnanti italiani di unirsi, pur mantenendo ognuno la propria autonomia, e di costruire una Confederazione di Stati presieduta dal Papa. Questa corrente di pensiero viene definita “neoguelfismo”, in riferimento al partito medievale guelfo, che sosteneva il Papa contro l’Imperatore. Da Del primato morale e civile degli italiani Molti collocano siffatta unità nel popolo italiano; il quale, al parer mio, è un desiderio e non un fatto, un presupposto e non una realtà, un nome e non una cosa, e non so pur se si trovi nel nostro vocabolario. Il Cristianesimo abbellì, nobilitò, santificò la monarchia …

19 (Cattaneo nel 1851 al Comitato Nazionale Italiano di Londra)
Carlo Cattaneo Italia: una, federale e repubblicana, libera in una libera Europa. Carlo Cattaneo voleva che l’Italia fosse uno stato federale. Secondo Cattaneo, la scienza e la giustizia devono guidare il progresso della società. Il progresso umano non deve essere Individuale, ma collettivo e può avvenire solo attraverso il confronto collettivo e non deve avvenire per forza: avverrà con il tempo. Afferma che più scambio e confronto ci sono, più la singola intelligenza diventa tollerante, in questo modo la società sarà più tollerante. La libertà economica, secondo lui, è fondamentale. L’indipendenza e l’unità del popolo italiano potevano essere realizzate, mantenendo l’autonomia dei singoli Stati. Carlo Cattaneo diceva che la libertà è come una pianta dalle molte radici e nessuna di queste radici va tagliata sennò la pianta muore e che il popolo deve tenere le mani sulla propria libertà. La libertà non deve discendere dal cielo, ma sorgere dalla terra, dalle barricate, dalle maremme, dai monti, dai campi. (Cattaneo nel 1851 al Comitato Nazionale Italiano di Londra)

20 Quelli che sono stati trascinati dalla storia Pio IX – Carlo Alberto – Generale La Marmora

21 … sospinti da venti nuovi … frenati da vecchie paure
Pio IX … sospinti da venti nuovi 16 giugno 1846: Pio IX viene eletto al soglio pontificio, viene acclamato come papa “liberale” ed in effetti concede una larga amnistia politica (Editto del Perdono), istituisce una commissione per lo studio di una riforma amministrativa, garantisce una limitata libertà di stampa. 14 marzo 1848: concede la costituzione. 25 marzo 1848: allo scoppio della Prima Guerra d’Indipendenza acconsente alla formazione di un corpo di volontari al comando di Andrea Ferrari e di un corpo di truppe regolari comandate da Giovanni Durando, in aiuto di Carlo Alberto. Sto papa che cc’è mmò rride, saluta E’ ggiovene, è a la mano, è bbono, è bello … Da Er papa nuovo, sonetto di Giuseppe Gioachino Belli … frenati da vecchie paure 29 aprile 1848: Pio IX ritira i suoi soldati affermando di non poter combattere contro uno Stato cattolico, quale l’Austria. 20 giugno 1859: stragi di Perugia, le truppe papali reprimono nel sangue i moti nazionalisti risorgimentali umbri con l’ ordine di ” decapitare i rivoltati che si trovassero nelle case”. novembre 1864: emette l’enciclica Quanta cura sui mali della modernità. 1871: scomunica il re ed il governo italiano. 8 dicembre 1874: esce il Sillabo con la lista di errori del liberismo e delle altre ideologie nascenti; si dichiara nemico del secolarismo, del razionalismo e del modernismo in tutte le sue forme. 1874: esce il documento Non expedit, locuzione latina con la quale esprime l’ invito ai cattolici di disertare le elezioni politiche del Regno d’Italia.

22 … sospinti da venti nuovi … frenati da vecchie paure
Carlo Alberto … sospinti da venti nuovi Carlo Alberto, appena ventitreenne, si affaccia da protagonista sulla scena politica italiana in occasione dei moti del marzo 1821, quando i liberali piemontesi cercano di ottenere la promulgazione di una Costituzione sul modello di quella spagnola. Il 4 marzo 1848 il monarca sabaudo, sulla scia di quanto sta accadendo nel Regno delle Due Sicilie e in Toscana, promulga lo Statuto, che fa del Regno di Sardegna una monarchia costituzionale di stampo liberale e che rimane in vigore per cento anni, fino all’approvazione della Costituzione della Repubblica Italiana (1948). Carlo Alberto interviene in favore degli insorti del lombardo - veneto contro l’Impero degli Asburgo, dando vita ad un conflitto che sarebbe stato ricordato come Prima Guerra di Indipendenza (1848 – 1849). … frenati da vecchie paure Aprile 1821: Carlo Alberto è costretto da Carlo Felice a sconfessare il suo operato e a reprimere nel sangue l’insurrezione liberale. 1823: per riscattarsi prende parte alla spedizione francese contro i liberali di Spagna, si distingue nella battaglia del Trocadero. 9 agosto 1848: firma l’armistizio dopo la sconfitta di Custoza, Radetzky rientra a Milano. 23 marzo 1849: sconfitto a Novara, abdica a favore del figlio Vittorio Emanuele II, quindi si reca in esilio in Portogallo, dove morirà, ad Oporto, pochi mesi dopo.

23 … sospinti da venti nuovi … frenati da vecchie paure
Generale La Marmora … sospinti da venti nuovi Nel 1848 ottiene il grado di colonnello e la medaglia d’argento durante l’assedio di Peschiera nella Prima Guerra d’Indipendenza. Con Massimo d’Azeglio e Camillo Cavour è nominato ministro della guerra e riorganizza l’esercito rendendolo forte e flessibile, nonostante il ridotto numero degli effettivi. Nel 1855 è al comando della spedizione di Crimea, distinguendosi nel combattimento della Cernaia. Nel 1865 rassegna le dimissioni: come primo ministro aveva stipulato un trattato d’ alleanza con la Prussica e, pur di rimanere coerente ad esso, rifiuta l’ offerta austriaca del Veneto in cambio della neutralità italiana nella guerra del 1866. … frenati da vecchie paure Nel 1849, dopo la sconfitta di Novara, è inviato a Genova, insorta contro la monarchia sabauda per rivendicare l’indipendenza ligure, La Marmora seda la ribellione al prezzo di una repressione. « A mezzogiorno del 5 aprile ‘49 le batterie dei piemontesi cominciarono a sparare sulla città. Il bombardamento durò 36 ore, provocando incendi, crolli, devastazioni sui quartieri più poveri e una moltitudine di vittime e feriti. Poi entrarono in azione i bersaglieri e furono saccheggi, stupri e violenze d'ogni genere contro gli insorti».

24 Pio IX benedice i combattenti per l’indipendenza italiana
Pio IX benedice i combattenti per l’indipendenza italiana pubblica l'enciclica Quanta cura e il Sillabo

25 Carlo Alberto firma lo Statuto 8 febbraio 1848
Carlo Alberto firma lo Statuto 8 febbraio contribuisce alla presa del Trocadero contro i liberali di Spagna 1823

26 Generale La Marmora

27 Quelli che hanno fatto davvero l’Italia!

28 Vittorio Emanuele II: il Re d’Italia
Vittorio Emanuele II di Savoia è l’ultimo re di Sardegna e il primo Re d'Italia: durante il suo regno si compie il Risorgimento. Nasce a Torino nel palazzo della famiglia paterna e trascorre i primi anni di vita a Firenze. In ragione della grande differenza somatica con il padre, già visibile in tenera età, cominciano a circolare voci sul fatto che Vittorio Emanuele non sia figlio della coppia reale, ma si tratti di un bimbo d'origine popolana, preso per sostituire il vero figlio di Carlo Alberto, morto ancora in fasce. Quanto al presunto vero padre di Vittorio Emanuele, già nell'800, circolava il nome di tale "Tanaca", un macellaio della campagna toscana, che sarebbe divenuto improvvisamente ricco. “VIVA VERDI” era stato lo slogan delle insurrezioni anti-austriache nel nord Italia. Ma i patrioti non volevano solo esaltare la figura di un grande musicista, quanto propagandare l'Unità nazionale sotto 'V'ittorio 'E'manuele 'R'e 'D'''I'talia (Viva V.E.R.D.I. = Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia). Vittorio Emanuele II sale al trono per l’abdicazione del padre Carlo Alberto quando la Prima Guerra d’Indipendenza federalista, popolare, monarchica e cattolica – è finita. Famoso è il suo Proclama di Moncalieri nel novembre del 1849 con il quale afferma la primarietà dello Statuto Albertino e rimarca le garanzie di libertà assegnate dalla carta piemontese. Dopo la Prima Guerra d’Indipendenza l'economia è danneggiata, l’esercito è a pezzi, ma Vittorio Emanuele II è forte e deciso. Lo Stato favorisce lo sviluppo delle industrie tessili, siderurgiche e meccaniche. Per migliorare l'agricoltura vengono fatte bonifiche e viene introdotto l'uso di concimi chimici e moderne macchine. Per agevolare il commercio si favoriscono il libero scambio e i trasporti. Il re e il suo primo ministro convincono, poi, i patrioti che per realizzare l'indipendenza e l'unità d'Italia non c'è che una via: annettere i vari Stati italiani al Regno di Sardegna. Nel 1857 viene fondata la Società nazionale che ha come scopo quello di creare un'Italia unita sotto la guida di Vittorio Emanuele II , Cavour mette a capo di essa due repubblicani, Daniele Manin e Giuseppe Garibaldi. Nel 1855 Vittorio Emanuele II e Cavour decidono di prendere parte con un terzo dell'esercito, soldati, alla Guerra di Crimea per guadagnarsi la fiducia degli altri Stati europei che un giorno avrebbero potuto dare un apporto alla causa italiana. Grazie alla partecipazione alla Guerra di Crimea, il Regno di Sardegna può presenziare al congresso di pace a Parigi nel 1856: Cavour può illustrare la questione italiana, lo stato di servitù dell’Italia all’Austria. In seguito, nell’estate 1858, vengono firmati gli accordi di Plombières: se l'imperatore dei Francesi, Napoleone III, aiuterà il Regno di Sardegna ad annettere il Lombardo-Veneto, Vittorio Emanuele II gli cederà in cambio la Savoia e Nizza. Per realizzare questo piano è però necessaria una guerra, perchè l'Austria non cederà mai spontaneamente i suoi territori. Nel Discorso della Corona, nel gennaio 1859, il re sabaudo afferma: non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi; la Seconda Guerra d’Indipendenza è vicina ed è dichiarata dall’Austria il 26 aprile 1859. L’esercito piemontese ottiene importanti vittorie e gli Stati dell’Italia Centrale chiedono l’annessione al Regno di Sardegna; in seguito al ritiro di Napoleone III, contro il parere di Cavour, Vittorio Emanuele II firma l’armistizio di Villafranca. Il re appoggia segretamente la Spedizione dei Mille e a Teano, il 26 ottobre 1860, Garibaldi gli consegna i territori conquistati. Il 17 marzo 1861, a Torino, il Parlamento proclama la nascita del Regno d’Italia e dichiara Vittorio Emanuele II re d’Italia, “per grazia di Dio e volontà della nazione”.

29 Camillo Benso conte di Cavour: l’architetto d’Italia
Nasce il 10 agosto 1810 a Torino. Cavour da giovane è ufficiale dell'esercito. Lascia nel 1831 la vita militare e assume i princìpi economici, sociali e politici del sistema liberale britannico. Vede nell’Inghilterra e nella Francia un esempio da seguire per quanto riguarda lo sviluppo economico e le istituzioni politiche; compie una serie di viaggi in Europa. Rientrato in Piemonte, Cavour diviene uno degli uomini più ricchi dello Stato sabaudo. Il dicembre segna l'avvio del suo impegno politico: solo una profonda ristrutturazione delle istituzioni politiche piemontesi e la creazione di uno Stato territorialmente ampio e unito in Italia avrebbero, secondo Cavour, reso possibile il processo di sviluppo e crescita economico-sociale da lui promosso con le iniziative degli anni precedenti. Dopo la disfatta della Prima Guerra d’Indipendenza l’economia e le finanze del Regno di Sardegna sono gravemente danneggiate e l’esercito è a pezzi, Vittorio Emanuele II avvia una coraggiosa politica di riforme per portare il suo Regno all’altezza delle altre nazioni d’Europa, in questa situazione nel 1850 Cavour viene chiamato a far parte del gabinetto D'Azeglio come ministro dell'agricoltura, del commercio e della marina. Successivamente viene nominato ministro delle Finanze. Con tale carica assume ben presto una posizione di primo piano, fino a diventare presidente del Consiglio il 4 novembre Vittorio Emanuele II e Cavour avviano quel decennio di preparazione che porterà all’Unità d’Italia. Prima della nomina Cavour aveva già in mente un programma politico ben chiaro e definito ed era deciso a realizzarlo, pur non ignorando le difficoltà che avrebbe dovuto superare. Convinto com'era che i progressi economici sono estremamente importanti per la vita politica di un Paese, Cavour si dedica ad un radicale rinnovamento dell'economia piemontese. Inoltre Cavour provvede a rinnovare il sistema fiscale, basandolo non solo sulle imposte indirette ma anche su quelle dirette, che colpiscono soprattutto i grandi redditi; provvede inoltre al potenziamento delle banche con l'istituzione di una "Banca Nazionale" per la concessione di prestiti ad interesse non molto elevato. Il progressivo consolidamento politico, economico e militare del Regno di Sardegna, spinge Cavour verso un'audace politica estera, capace di far uscire il Piemonte dall'isolamento. In un primo momento egli non crede opportuno di distaccarsi dal vecchio programma di Carlo Alberto tendente all'allontanamento dell'Austria dal Lombardo-Veneto e alla conseguente unificazione dell'Italia settentrionale sotto la monarchia sabauda, tuttavia in seguito avverte la possibilità di allargare in senso nazionale la sua politica, aderendo al programma unitario di Giuseppe Mazzini, sia pure su basi monarchiche e liberali. A questi intenti sono rivolte la fondazione della Società nazionale e la partecipazione alla Guerra di Crimea. La Seconda Guerra d‘Indipendenza permette l'acquisizione della Lombardia, ma l'estendersi del movimento democratico-nazionale suscita nei francesi il timore della creazione di uno Stato Italiano unitario troppo forte: l'armistizio di Villafranca provoca il temporaneo congelamento dei moti e la decisione di Cavour di allontanarsi dalla guida del governo. Il Primo Ministro si dimette, indignato. Ritornato alla presidenza del Consiglio nel gennaio del 1860, Cavour riesce comunque ad utilizzare a proprio vantaggio la momentanea freddezza nei rapporti con la Francia, quando di fronte alla Spedizione dei Mille e alla liberazione dell'Italia meridionale allestisce un esercito sabaudo comandato dal re in persona che attraversa i territori dello Stato Pontificio. L'abilità diplomatica di Cavour nel mantenere il consenso delle potenze europee e la fedeltà di Giuseppe Garibaldi al motto "Italia e Vittorio Emanuele" portano così alla proclamazione del Regno d'Italia, il giorno 17 marzo 1861. Camillo Benso conte di Cavour muore nella sua città natale il 6 giugno 1861: aveva appena aperto le trattative con il pontefice perché Roma potesse diventare capitale d’Italia.

30 Giuseppe Garibaldi: l’Eroe d’Italia
Nasce a Nizza nel 1807, irrequieto e desideroso di avventura fin da giovane. Nel 1832 inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani e ad abbracciare gli ideali di libertà e di indipendenza. Partecipa ai moti mazziniani ed in seguito al loro fallimento viene condannato a morte. Pertanto si rifugia in America Latina dove si impegnerà in varie imprese di guerra accumulando una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia: proprio per queste sue imprese nel Sud America acquista il soprannome di Eroe dei Due Mondi. Torna in Italia dove sono scoppiati moti d'indipendenza e partecipa alle Cinque Giornate di Milano e alla difesa della Repubblica di Roma dove, però, viene sconfitto e deve abbandonare la città. In questo periodo perde molti compagni fedeli tra i quali la moglie Anita, ma riesce a salvarsi raggiungendo i territori del Regno di Sardegna. Inizia a vagabondare per il mondo, ma infine si ritira nel 1857 a Caprera. Garibaldi, tuttavia, non abbandona gli ideali unitari. Si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele e costituisce un corpo di volontari,i Cacciatori delle Alpi, al servizio del Regno di Sardegna con lo scopo di arrivare all'Unità d'Italia. Infatti, partecipa alla Seconda Guerra d'Indipendenza, ma le sue operazioni si interrompono in seguito all'armistizio di Villafranca. Nel 1860 a capo della spedizione dei Mille (Quarto-Marsala) inizia la sua marcia trionfale in Sicilia,Calabria e Campania, a Teano consegna i territori conquistati nelle mani di Vittorio Emanuele, quindi si ritira a Caprera, sempre pronto a tornare a combattere per gli ideali nazionali. Si tiene sempre informato sui movimenti patriottici in Europa e vuole liberare Roma, ma è osteggiato dai Piemontesi: tristemente famoso l’episodio dell’Aspromonte (1862), quando Garibaldi viene ferito dall’esercito regolare italiano. Partecipa alla Terza Guerra D'indipendenza e sgombra il territorio Trentino, ferma la sua avanzata per un ordine dei Piemontesi, a cui risponde con il famoso “Obbedisco”. E' nuovamente a capo di una spedizione per la liberazione di Roma ,ma il tentativo fallisce. Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i Francesi nella Guerra Franco-Prussiana dove nulla può evitare la sconfitta della Francia. Torna infine a Caprera dove nel 1882 muore.

31 « Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli italiani
« Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli italiani. » (Massimo d'Azeglio)

32 Italia 2011: … gli Italiani si sono fatti?

33 All’indomani dell’unificazione il Regno d’Italia dovette affrontare diverse questioni.
QUESTIONE ROMANA: rapporto tra Stato e Chiesa. ORGANIZZAZIONE POLITICA e AMMINISTRATIVA dello STATO: Stato centralizzato o federalismo? PROBLEMA del BILANCIO: ridotte disponibilità finanziarie, enormi debiti, estremo bisogno di denaro, deficit. SCOLARIZZAZIONE e LOTTA all’ANALFABETISMO: basso livello di alfabetizzazione e istituzione di una scuola statale, obbligatoria, gratuita (Legge Casati). SISTEMA dei TRASPORTI: necessità di un sistema ferroviario per il mercato nazionale. QUESTIONE MERIDIONALE: divario Nord e Sud, fenomeno del brigantaggio. A 150 anni dall’unificazione molte questioni restano aperte: problemi mai risolti, problemi incancreniti, problemi evoluti, nuovi problemi …

34 Stato e Chiesa Il rapporto Chiesa e Stato Italiano è nato come “questione romana”, è nato da Porta Pia e dal non expedit di Pio IX, il papa “liberale” del 1848. Ora a 141 anni dalla fine dello Stato Pontificio, il cardinal Bagnasco su Avvenire afferma che i cattolici possono ormai sentirsi a pieno titolo “soci fondatori” d’Italia. Non tutti concordano, ma è comunque vero che oggi è possibile festeggiare l’Unità da cristiani, ma è anche vero che ci sono ancora confronti difficili tra Stato e Chiesa, soprattutto in campo etico. Fine vita, fecondazione assistita, aborto, unioni di fatto, omosessualità, istruzione cattolica: sono i temi “caldi”. Proprio nel mese del 150°, in Parlamento arriva la discussione sul ddl sul Testamento biologico ed è dibattito, anche se, come commenta un articolo del Corriere della Sera, “credenti e non credenti convergono sempre di più su un punto:legiferare su una materia legata alla conclusione della vita umana è impresa difficilissima, soprattutto perché si tratta di far conciliare sensibilità e approcci etici molto distanti tra di loro.”

35 Stato centralizzato o federalismo?
Questa è la domanda che ci si pose anche al momento dell’unificazione e che ciclicamente ha accompagnato il percorso della nostra Nazione. Nel 1861 si scelse la via della “piemontizzazione”: uno stato fortemente centralizzato e lo Statuto Albertino esteso a tutto il Regno d’Italia. Cattaneo, che voleva un’Italia repubblicana e federale, rimase una voce minoritaria ed inascoltata; lui stesso rifiutò di diventare deputato nel Parlamento per non dover prestare giuramento all’Italia monarchico-sabauda. Ancora oggi i partiti si dividono: chi parla di federalismo sul modello di altri Stati europei, chi sostiene il federalismo fiscale, chi addirittura vorrebbe la secessione. Proprio il 2 marzo 2011 la Camera ha votato la fiducia sulla risoluzione a sostegno del federalismo municipale. Le idee, però, sono confuse. C’è chi è convinto che il federalismo implichi un principio base che è quello della responsabilità individuale a qualsiasi livello e che consenta di controllare meglio gli evasori, secondo altri, invece, c’è il rischio che il sistema federale possa favorire la corruzione oppure portare ad un aumento delle tasse ed accentuare le condizioni di arretratezza delle regioni più deboli.

36 Conti pubblici! Quintino Sella nei primi anni del Regno d’Italia deve convivere con l’incubo del pareggio del bilancio, ancora oggi, però, la regolarità dei nostri conti pubblici è un assillo del governo italiano. Debito pubblico, PIL, parametri di Maastricht: questo è il lessico quotidiano dei nostri governanti. Di conseguenza parole d’ordine diventano contenimento della spesa pubblica e tagli. Tagli alla scuola, tagli alla cultura, tagli alla sanità … tagli al futuro?

37 Saper parlare, leggere, scrivere e fare di conto.
Al tempo della nascita del Regno d’Italia si sentono forti alcune esigenze: poter avere una scuola per tutti e una lingua per gli Italiani. Oggi il dibattito sulla scuola è sempre aperto: scuola statale o scuola privata? Scuola per tutti? Scuola del merito? Integrazione scolastica? Intanto in una scuola della nostra città ci sono stati test per 30 immigrati che dovrebbero dimostrare la loro “cultura italiana” per ottenere il permesso di soggiorno. Esercizi di scrittura, di lettura ed ascolto, per molti non un esame, ma un’opportunità per approfondire le proprie conoscenze, e tutti si sentono già cittadini italiani. Ma in una scuola elementare, la più multietnica della città, gli alunni piacentini sono in fuga, solo nove gli iscritti alla prima classe della Primaria, tutti stranieri e il rischio di chiusura. E la nuova Italia multiculturale? Legge Casati il regio decreto legislativo 13 novembre 1859, n del Regno di Sardegna (entrato in vigore nel 1860 e successivamente esteso, con l'unificazione, a tutta l'Italia) . Legge Coppino 15 luglio 1877 (approvata dal Senato del Regno nella seduta del 1 giugno 1877 e ripresentato alla Camera il 4 giugno) 26 febbraio 2011: Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare princìpi che sono il contrario di quelli dei genitori. (Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio) … la nostra Costituzione parla di “istruire” ed “educare”, non “inculcare”!

38 Muoversi in Italia Nel decennio il Regno d’Italia costruisce strade e ferrovie e si passa dai 1858 ai 6176 chilometri che diventeranno 8000 nel 1880. E oggi? Il ministro Tremonti di ritorno da un viaggio nel Sud dichiara: “Vi dico una cosa: i treni che vengono dal Nord hanno i moscerini spiaccicati sui vetri. Quelli del Sud no. Sono più veloci i moscerini dei treni”. E scoppia la polemica, ma i pendolari del Nord e del Sud non sanno chi ringraziare se viaggiano su treni vecchi, fatiscenti e sempre in ritardo. E che dire dei cantieri indefinitamente aperti della Salerno - Reggio Calabria? E delle eterne prime pietre del discusso Ponte sullo Stretto? E la TAV?

39 Nord / Sud Il governo unitario non riesce a dare risposte concrete ai
problemi del Meridione, che avevano cause storico-sociali molto profonde e lontane, così sorge la “questione meridionale” che ancora oggi pesa sul nostro Paese. Il “brigantaggio” viene affrontato con il pugno di ferro, le voci di politici come Giuseppe Massari o Stefano Jacini e di Studiosi meridionalisti come Pasquale Villari o Gaetano Salvemini non trovano terreno nel quale germogliare e portare frutto per il vero progresso dell’Italia. Le terre del Sud sono state abbandonate dallo Stato oppure assistite per interesse e sono diventate i luoghi delle mafie, ma le mafie si radicano e si diffondono capillarmente nel Nord, in Lombardia, in Emilia dove prevalgono i grandi affari condivisi con la criminalità organizzata che si finanzia con gli appalti pubblici e con lo spaccio di cocaina. Nord / Sud

40 L’Italia si può salvare?

41 Paul Ginsborg, storico, docente all’Università di Firenze,
immigrato dalla Gran Bretagna e divenuto cittadino italiano, ha scritto un saggio per i 150 anni dell’Unità d’Italia dal titolo Salviamo l’Italia. Egli guarda ai problemi di oggi del nostro Paese anche attraverso gli occhi degli uomini e delle donne che la fecero. Per “salvare” l’Italia dice che occorre fare affidamento su alcuni elementi costanti nella storia d’Italia e che possono rappresentare gli appigli attraverso i quali risalire per fare finalmente gli Italiani: l’esperienza dell’autogoverno, l’europeismo, l’uguaglianza, l’ideale della mitezza. Questa è la sfida che raccogliamo noi giovani italiani.

42 Cacciate la gioventù alla testa delle moltitudini insorte; voi non sapete gli arcani di potenza nascosti in quei cuori giovanili; non sapete l’influenza magica che la voce dei giovani esercita sulle turbe; voi troverete nella gioventù una folla d’apostoli alla nuova religione. Giuseppe Mazzini

43 Ho sempre creduto nella forza del sogno
Ho sempre creduto nella forza del sogno. Oggi ci invitano a rimanere con i piedi per terra. Ma chi ci vuole stare? Io voglio volare! Giovanni Allevi, pianista, in un’intervista su Dossier/Italia , Famiglia Cristiana 11/2011

44 Elenco dei motivi per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia di Roberto Saviano
Perché sono italiano Perché sono napoletano e da Napoli è partita l’idea ed è partito il sogno di un’Italia unita, repubblicana, non disgiunta dalla battaglia per la giustizia sociale Per ricordare a chi vuole dividere l’Italia che così facendo torneremo ad essere periferia di qualcun altro […] Per Giuseppe Garibaldi […] simbolo di un’Italia all’avanguardia nel mondo sul piano sociale, dei diritti, delle libertà Perché quando i leghisti abbandonano un luogo istituzionale perché si canta l’inno nazionale, beh allora capisci che stai facendo bene a fare qualcosa che i leghisti abbandonano Perché sventolare il tricolore significa qualcos’altro, appartenere a quelle idee, a quei sogni e a quei progetti che furono di coloro che hanno costruito questo Paese […]quel tricolore significa qualcosa in più non qualcosa in meno Perché italiano è Sandro Pertini, italiano Ferruccio Parri, italiano Pietro Calamandrei, italiano Norberto Bobbio, italiana Nilde Iotti, italiano Rocco Scotellaro, italiano Michelangelo Buonarroti, perché è bello appartenere ad una storia così Perché sempre più italiani si sono resi conto e si rendono conto che l’unico modo per far migliorare la propria vita, per realizzare la felicità è cambiare le cose, RISORGERE

45 BIBLIOGRAFIA Colombo Giuseppe, Le Civiltà nella Storia. De Agostini 2005 Ginsborg Paul, Salviamo l’Italia. Einaudi 2010 Grande Dizionario Storico dell’Unità d’Italia. Eventi, luoghi e personaggi. Bonechi 2011 Il Risorgimento italiano. Mondadori 1966 Storia moderna. Atlas 2009 Villari Lucio, Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento. Laterza 2009 Quotidiani – Riviste – Siti Internet

46 Alunni Secondaria di I grado di Rivergaro – Laboratorio pomeridiano, Classi III A-B
Astorga Fernando Bassanini Davide Bonzi Lara Donato Davide Gatti Adaneve Gessate Francesca Hysa Amarid Ibra Megi Lombardo Girolamo Marchi Mara Marenghi Pietro Pillajo Josef Raffaelli Camilla Sebastiani Leonardo Insegnante: Tagliaferri Sabrina


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