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LA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO

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Presentazione sul tema: "LA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO"— Transcript della presentazione:

1 LA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO
Decreto 9 aprile 2008 (legge 81/08) Dottor. Leonardi

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3 Il decreto legge Il Decreto legislativo del 9 aprile 2008 n. 81, riprende, aggiorna, modifica, chiarifica e amplia una legge del 1994 nota come decreto “626/94”

4 Le figure coinvolte IL LAVORATORE IL DATORE DI LAVORO PREPOSTO
RLS (Rappresentante Lavoratori per la Sicurezza) RSPP (Responsabile addetto Servizio Prevenzione e Protezione) MEDICO COMPETENTE

5 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
PROTEZIONE TESTA PROTEZIONE UDITO OCCHI E VISO PROTEZIONE VIE RESPIRATORIE MANI E BRACCIA PIEDI E GAMBE PELLE TRONCO E ADDOME INTERO CORPO INDUMENTI DI PROTEZIONE Per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi durante il lavoro.

6 USO ATTREZZATURE Per attrezzatura di lavoro si deve intendere qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o impianto destinato ad essere usato durante il lavoro. La attrezzature devono essere IDONEE alla salute e sicurezza, CONFORMI alle specifiche disposizioni legislative e ADEGUATE al lavoro da svolgere.

7 MOVIMENTAZIONE CARICHI
Per movimentazione manuale dei carichi si devono intendere non solo le operazioni tipiche di trasporto e sostegno di un carico, ma anche quelle di spingere, trainare, sollevare, deporre, portare e spostare dei carichi. Tra le principali lesioni sul luogo di lavoro ci sono quelle dorso-lombari. Imparare tecniche corrette di sollevamento e gestione dei pesi è fondamentale per ridurre i rischi di infortunio e incidenti.

8 MOVIMENTAZIONE CARICHI
Quali sono i movimenti più accurati?

9 USO VIDEOTERMINALI La legge tutela i lavoratori che usano in modo abituale il videoterminale (art. 175) per almeno 20 ore settimanali; Modalità e durata sono stabilite da CCNL; In assenza di un CCNL è prevista una interruzione di 15 minuti ogni 2 ore di lavoro; Sono previsti controlli medico.sanitari

10 L’ERGONOMIA SUL LUOGO DI LAVORO
Il vocabolo "ergonomia" deriva dalle parole greche "érgon" (lavoro) e "ńomos" (regola, legge). È stata usata per la prima volta da Wojciech Jastrzębowski in un giornale polacco nel 1857 (Karwowski, 1991). Il termine è stato ripreso nel 1949 da F.H. Murrel, che lo utilizzò per descrivere le linee guida nel design di prodotti, servizi o ambienti rispondenti alle necessità dell'utente. L'ergonomia, secondo la I.E.A. (International Ergonomics Association), è quella scienza che si occupa dell'interazione tra gli elementi di un sistema -umani e d'altro tipo- e la funzione per cui vengono progettati (nonché la teoria, i principi, i dati e le metodologie che vengono applicati nella progettazione di questi sistemi meglio definiti come “habitat”), allo scopo di migliorare da un lato la soddisfazione e il benessere dell'utente e dall’altro, ma in sinergia e consequenziale a questo primo obiettivo, migliorare la performance del sistema stesso (def. I.E.A.). In poche parole e in modo riduttivo potremmo dire che l’ergonomia è la disciplina che si occupa dello studio dell'interazione tra l’individuo e il suo habitat.

11 L’ERGONOMIA SUL LUOGO DI LAVORO
Gli esperti di ergonomia in Italia hanno solitamente una laurea di tipo ingegneristico, anche se può capitare che l’esperto sia laureato in psicologia clinica! A prescindere dall’interesse per uno specifico settore di competenza (benessere psichico, fisico, posturale, visivo, ecc.) l’approccio metodologico dell’esperto in ergonomia è sicuramente di tipo sistemico. Non esiste una laurea specifica, come detto, ma è possibile individuare e approfondire le conoscenze con master di primo e secondo livello che qualificheranno così il professionista. Al termine del percorso, e seguendo un iter burocratico specifico, è possibile associarsi alla SIE, Società Italiana di Ergonomia, fondata nel 1961, stesso anno di fondazione della International Ergonomics Society. Quali sbocchi lavorativi offre questa professione? L’esperto in ergonomia entra spesso negli uffici qualità o negli uffici che gestiscono la sicurezza all’interno dell’azienda oppure in società di consulenza che “certificano” le aziende clienti. Può essere anche un libero professionista, ma questa carriera viene intrapresa solitamente dopo molti anni di esperienza.

12 ETICHETTE DI PERICOLO Le frasi sono:
(R) RISCHIO. Indica i pericoli che si incorrono se il prodotto viene utilizzato impropriamente. Si riferisce ad una caratteristica specifica del prodotto (esplosivo, corrosivo, ecc.) (S) PRUDENZA. È un suggerimento, che se seguito correttamente, permette l’utilizzo di sostanze pericolose senza alcun danno per la salute o per l’ambiente di lavoro

13 ETICHETTE DI PERICOLO Qui di seguito forniamo un elenco non
esaustivo delle principali frasi di pericolo: RISCHIO PRUDENZA R1 esplosivo allo stato secco R5 pericolo esplosione per riscaldamento R7 può provocare incendi R17 spontaneamente infiammabile all’aria R23 Tossico per inalazione R27 Molto tossico a contatto con la pelle S1 Conservare sotto chiave S3 Conservare in luogo fresco S14 Conservare lontano da… S15 Tenere lontano dal calore S25 Evitare il contatto con gli occhi S30 Non versare acqua sul prodotto S51 Usare soltanto in luogo ben ventilato

14 SIMBOLI DI PERICOLO QUESTO ELENCO NON È ESAUSTIVO

15 SEGNALETICA DI PERICOLO PIÙ UTILIZZATA IN AZIENDA
Colore di sicurezza Significato e scopo Indicazioni e precisazioni SEGNALI DI DIVIETO PERICOLO – ALLARME MATERIALE E ATTREZZATURE ANTINCENDIO ATTEGGIAMENTI PERICOLOSI ALT, ARRESTO, DISPOSITIVI D’INTERRUZIONE, DISPOSITIVI D’EMERGENZA SGOMBERO IDENTIFICAZIONE E UBICAZIONE SEGNALI DI AVVERTIMENTO ATTENZIONE, CAUTELA, VERIFICA SEGNALAZIONI DI PRESCRIZIONE COMPORTAMENTO O AZIONE SPECIFICA, OBBLIGO DI PORTARE UN MEZZO DI SICUREZZA PERSONALE SEGNALI DI SALVATAGGIO O DI SOCCORSO PORTE, USCITE, PERCORSI, MATERIALI, POSTAZIONI, LOCALI

16 RISCHIO CHIMICO

17 Panorama Legislativo D.lgs.vo 81/2008 TITOLO IX art.224
Dalla valutazione del Rischio dovrebbe risultare un rischio BASSO per la SICUREZZA e IRRILEVANTE per la salute dei lavoratori

18 Rischio Chimico: situazione di rischio derivante dalla presenza di agenti chimici
Agente chimico "ogni sostanza o preparato, considerato: -      sia separatamente -      sia in miscela, -      sia nello stato in cui si presenta in natura, -      sia quale impurezza di prodotti diversi, -      sia quale prodotto finito di un'attività lavorativa, -      sia quale suo intermedio, indipendentemente dal fatto che tale agente sia stato prodotto volontariamente o che derivi da reazioni secondarie, siano esse volute o meno"

19 Rischio chimico Possono essere
Sostanze : elementi chimici e loro composti allo stato naturale o ottenuti mediante qualsiasi procedimento di produzione, contenenti le impurezze derivanti dal procedimento impiegato ed eventualmente gli additivi necessari alla loro immissione sul mercato. Preparati: miscele o soluzioni costituite da due o più sostanze Possono essere Pericolosi in relazione alle modalità di utilizzo Intrinsecamente pericolosi

20 Presenza di agenti chimici nell’ambiente di lavoro
RISCHIO CHIMICO Evidente ogni agente chimico contenuto all'interno di un recipiente più o meno correttamente etichettato o utilizzato o prodotto Nascosto ogni agente chimico con il quale ci si trova ad interagire in genere con poca consapevolezza Difficile identificazione del rischio Presenza di agenti chimici nell’ambiente di lavoro Accadimento accidentale (cedimento, perdita) SITUAZIONE DI EMERGENZA Normale presenza in ambiente (evaporazione, contatto) REALTA’ QUOTIDIANA

21 Pericoli derivanti dalle sostanze chimiche
RISHCIO CHIMICO Pericoli derivanti dalle sostanze chimiche sicurezza dell’individuo salute (effetti acuti o cronici) – esposizione a lungo/breve termine ambiente naturale Vie di penetrazione possibili contatto (pelle, mucose, ferite) inalazione (naso, bocca, pori)

22 Non pericolosi (H2O potabile)
RISCHIO CHIMICO Non pericolosi ma utilizzati in condizioni tali da poter costituire pericolo Non pericolosi (H2O potabile) SOSTANZE E PREPARATI Pericolosi ma non classificati dalle norme sulla classificazione dei prodotti chimici Pericolosi così come classificati dalle norme sulla classificazione dei prodotti chimici

23 RISCHIO CHIMICO Criterio classificazione FUNZIONE meccanismi azione lesiva: composti chimici in grado di dar luogo ad alterazioni della struttura anatomica o della funzionalità di organi e apparati (epatotossici, nefrotossici, neurotossici) composti chimici in grado di modificare il patrimonio genetico delle cellule (mutageni, cancerogeni, teratogeni) composti dotati di proprietà allergeniche composti caustici, corrosivi, irritanti Pericolosità: caratteristica delle sostanze le cui proprietà chimiche, chimico-fisiche, tossicologiche, ecotossicologiche sono tali da conseguire ad esse una o più delle caratteristiche indicate in etichetta.

24 RISCHIO CHIMICO INFIAMMABILITA’ F – F+ - F++
ESPLOSIVITA’ (esp.senza O2) COMBURENTE (a contatto con sostanze provoca una reaz. esotermica) SOSTANZE E PREPARATI ETICHETTATI PERICOLOSI IRRITANTE (possono produrre al contatto diretto prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose una reazione infiammatoria) TOSSICO E NOCIVO (possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche di differente entità ) CORROSIVO (azione lesiva a contatto con tessuti vivi)

25 Simbolo associato al rischio per l’ambiente
Pericoloso per l’ambiente

26 Il rischio è determinato da:
LIVELLO E DURATA DELL’ESPOSIZIONE DOSE ASSORBITA CARATTERISTICHE DEI SOGGETTI ESPOSTI (sesso, età, presenza di patologie, ecc.)

27 Tre livelli di intossicazione …
- INTOSSICAZIONE ACUTA: esposizione di breve durata a forti concentrazioni con assorbimento rapido del tossico. Gli effetti sono immediati e si hanno entro le 24 ore. - INTOSSICAZIONE SUB-ACUTA: esposizioni per un periodo di più giorni o settimane prima che appaiano i primi effetti INTOSSICAZIONE CRONICA: esposizioni frequenti e prolungate nel tempo. Gli effetti sono tardivi (fino anche a diverse decine di anni). L’intossicazione in questo caso si manifesta

28 CURVA DOSE-EFFETTO LA PROBABILITÀ DI EVENTI DANNOSI SULL'INDIVIDUO O LA FREQUENZA DI EVENTI DANNOSI SULLA POPOLAZIONE ESPOSTA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI ALLA DOSE INDIVIDUALE O RISPETTIVAMENTE ALLA DOSE MEDIA RICEVUTA PRO-CAPITE.

29 CURVA DOSE-RISPOSTA RELAZIONE TRA LA DOSE E LA PROPORZIONE
DI INDIVIDUI IN UNA POPOLAZIONE CHE RISPONDONO CON UN EFFETTO, CLASSIFICATO A SECONDA CHE SUPERI O MENO UN VALORE SOGLIA PREDEFINITO

30 TLV-TWA (THRESHOLD LIMIT VALUE)
E’ LA MASSIMA CONCENTRAZIONE MEDIA PONDERATA nel tempo AMMESSA NELL’ARIA PER UNA ESPOSIZIONE DI 8H/GIORNO PER 40 ore LAVORATIVE SETTIMANALI a cui quasi tutti i lavoratori possono essere esposti ripetutamente, giorno dopo giorno senza effetti negativi.

31 TLV-STEL (SHORT TERM EXPOSURE LIMIT)
MASSIMA CONCENTRAZIONE MEDIA AMMESSA NELL’ARIA PER UN’ESPOSIZIONE DI 15’ PER QUATTRO ESPOSIZIONI/GIORNO DISTANZIATE DA 1 ORA. TALE LIMITE NON DEVE MAI ESSERE SUPERATO ANCHE SE LA MEDIA PONDERATA SU 8 ORE E’ ENTRO IL TLV.

32 TLV -CELIN INDICA LA CONCENTRAZIONE CHE NON DEVE ESSERE SUPERATA DURANTE L’ESPOSIZIONE LAVORATIVA. Consiste generalmente nel campionamento di 15 minuti eccezion fatta per quelle sostanze che ingenerano effetti immediati.

33 POSSIBILI EFFETTI SOLVENTE EFFETTI AMMINE ALIFATICHE ASMA-DERMATITI
BENZENE CANCEROGENO – MIDOLLO OSSEO BENZINA RETTIFICATA CANCEROGENO ( SE BENZENE >0,1%) CLOROFORMIO LESIONI EPATICHE E RENALI DILUENETE NITRO CANCEROGENO (SE BENZENE > 0,1%) DIMETILFORMAMMIDE PROBABILE CANCEROGENO ESSENZA DI PETROLIO CANCEROGENO (SE BENZENE > 0,1%) ESSENZA DI TREMENTINA ECZEMA – LESIONI RENALI FORMALINA 40% (FORMALDEIDE) PROBABILE CANCEROGENO METILE CLORURO INDICAZIONI DI CANCEROGENITA’ TRICLOROETILENE (TRIELINA) EFFETTI IRREVERSEBILI

34 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI)
CONTAMINAZIONE DPI DISPOSIZIONI GENERALI INALAZIONE MASCHERE CON FILTRO NORME COMPORTAMENTALI (NON MANGIARE E NON FUMARE) PROCEDURALI E TECNICHE; AREAZIONE E VENTILAZIONE CONTATTO (CUTE E MUCOSE) GUANTI OCCHIALI CAMICI E CREME IDEM PER INGESTIONE VEDI RIMEDI SPECIFICI

35 FILTRI (se l’OSSIGENO NELL’ARIA è > 17%)
COLORE CLASSE FINALITA’ MARRONE A VAPORI E GAS DI COMPOSTI ORGANICI GRIGIO B VAPORI / GAS INORGANICI E ALOGENI GIALLO E SO2 , GAS E VAPORI ACIDI VERDE K AMMONIACA E COMPOSTI AMMONIACALI BIANCO E ROSSO FUMI E GAS D’INCENDIO N.B. maggiore è il numero di filtri combinati minore è la capacità filtrante

36 Il RISCHIO CHIMICO - Etichettatura

37 Il RISCHIO CHIMICO – Scheda sicurezza
Scheda tecnica di sicurezza: raccolta di informazioni di carattere tecnico sulle proprietà del prodotto o del preparato. 1.  Identificazione del preparato e della società produttrice 2.  Composizione / Informazione sugli ingredienti 3.  Identificazione dei pericoli 4.  Misure di primo soccorso 5.  Misure antincendio 6.  Misure in caso di fuoriuscita accidentale 7.  Manipolazione e stoccaggio 8.  Controllo dell'esposizione / protezione individuale 9.  Proprietà fisico chimiche 10.  Stabilità e reattività 11.   Informazioni tossicologiche 12.   Informazioni ecologiche 13.   Considerazioni sullo smaltimento 14.  Informazioni sul trasporto 15.   Informazioni sulla regolamentazione (frasi R ed S) 16.   Altre informazioni

38 Il RISCHIO CHIMICO – Criteri generali di sicurezza
1.  Divieto di travaso “ autogestito” 2.  Modalità di conservazione 3.  Criteri di Miscelazione 4.  Misure di primo soccorso in caso di contaminazione o spandimento 5.  Presenza delle schede di sicurezza 6. Identificazione dei flaconi 7.  Divieto di conservazione in frigorifero di sostanze e cibi o bevande 8.  Limitare lo stoccaggio nei locali di lavoro 9.  Smaltimento dei rifiuti 10.  Lettura della scheda di sicurezza 11. Utilizzo dei DPI

39 RISCHIO ELETTRICO

40 ARGOMENTI DELLA DISCUSSIONE
Concetti fondamentali sui fenomeni elettrici Effetti della corrente elettrica sul corpo umano (microshock e macroshock) Manutenzione e Protezione

41 Cos’è l’elettricità? La corrente elettrica è generata dal movimento vibratorio degli elettroni, il cui flusso di carica negativa percorre il conduttore in un certo ordine. Ogni fenomeno elettrico è caratterizzato dalla FORZA MOTRICE che lo produce (volt), dall‘INTENSITA’ (ampére), dalla sua FREQUENZA(hertz) e dalla RESISTENZA opposta dal conduttore che esercita una specie di attrito al movimento degli elettroni (ohm).

42 Concetti Fondamentali – La LEGGE di OHM 1
La CORRENTE ELETTRICA (= movimento di elettroni) fluisce nei materiali ……. ………… in funzione della loro resistenza.

43 Concetti Fondamentali – La LEGGE di OHM 2
R = tortuosità del percorso I = flusso di elettroni R è funzione del tipo di materiale V = densità del traffico V = R x I

44 MATERIALI CONDUTTORI Ferro, rame e metalli in genere
ISOLANTI Legno Carta Plastica Gomma Aria Acqua distillata Stoffa CONDUTTORI Ferro, rame e metalli in genere Fluidi corporei (sangue, urine...) Acqua non distillata

45 Concetti Fondamentali – Materiali (R) 3
Isolante Conduttore

46 Concetti Fondamentali – Tensione (V) 1
La TENSIONE è la forza necessaria agli elettroni per VINCERE la resistenza del materiale E potersi spostare attraverso di essa E ritornare successivamente a rifornirsi di energia dalla fonte da cui provengono

47 Concetti Fondamentali – Tensione (V) 2

48 Concetti Fondamentali – Tensione (V) 3
V = 230V V = 230V V = 230V R G G G I

49 Effetti della corrente sul corpo umano
La scarica elettrica sul corpo umano è detta ELETTROCUZIONE, può avvenire per Contatto diretto due elementi in tensione un elemento in tensione e terra Contatto indiretto Macroshock Microshock

50 CONTATTO DIRETTO Toccando, ad esempio, due contatti di una presa (due fili elettrici scoperti) il corpo - umano  è  sottoposto  al  passaggio di corrente    elettrica. Quando    il    corpo   umano   è   in    collegamento   più  o  meno  diretto  con  il terreno,  per  esempio indossando scarpe non isolanti,  toccando  un solo contatto della presa o un solo filo scoperto o qualsiasi elemento in tensione si verifica lo stesso  fenomeno  sopra  specificato; in  tale  caso  la  corrente elettrica passa dall’elemento in tensione attraverso il corpo umano  a terra.

51 Contatto indiretto I contatti indiretti sono quelli che avvengono con parti normalmente non in tensione (ad esempio l’involucro di una apparecchiatura, di uno strumento etc. che normalmente è isolato  e non in  contatto  con elementi in tensione) per un guasto interno o per la perdita di isolamento; tali contatti sono i più pericolosi. In questi casi toccando l’involucro dell’apparecchio guasto, il corpo umano è sottoposto al passaggio di una corrente verso terra, sempre che il corpo non sia adeguatamente isolato dal suolo.

52 Altri RISCHI ELETTRICI…
I pericoli legati alla corrente elettrica sono: arco elettrico incendio di origine elettrica

53 Corrente elettrica e Corpo Umano
Affinché l’elettricità produca un effetto fisiologico rilevante, il corpo deve diventare parte di un circuito elettrico chiuso nel quale la corrente entra da una parte del corpo e ne esce da un’altra; l’entità dell’effetto dipende dall’intensità della corrente e non direttamente dalla tensione applicata. Le conseguenze del contatto con elementi in tensione possono essere più o meno gravi secondo l’intensità della corrente che passa attraverso il corpo umano e la durata della "scossa elettrica“ ovvero del contatto. Infatti il corpo umano è un conduttore che offre resistenza al passaggio della corrente: minore è la sua resistenza, maggiore è l’intensità della corrente che circola nell’organismo .

54 PERICOLOSITA’ DELLA CORRENTE
FREQUENZA DURATA DELL’APPLICAZIONE ISTANTE DI APPLICAZIONE RAPPORTATO AL CICLO CARDIACO SESSO PESO CORPOREO

55 Resistenza esterna (o di contatto)
R …nel corpo umano Resistenza esterna (o di contatto) costituzione fisica umidità dell’epidermide Resistenza interna ( Ohm) stanchezza, affaticamento condizioni patologiche costituzionali Resistenza del collegamento tra individuo e terra isolamento della superficie di contatto, pavimento.

56 Ustioni Le ustioni possono essere provocate sia dal passaggio della corrente attraverso il corpo umano, sia dall’arco elettrico, sia da temperature eccessive prodotte da apparecchi elettrici; il fenomeno è accentuato nei punti di entrata e uscita . Le ustioni si possono classificare in tre tipi: Ustioni localizzate sulla cute detti "marchi" Ustioni localizzate in particolari distretti detti "folgorazioni" Grandi necrosi distrettuali, le parti colpite sono carbonizzate e la necrosi è profonda e coinvolge cute, muscoli etc.; il rischio di morte è elevatissimo.

57 CONTRAZIONI E CRAMPI Stimolazione neuro-muscolare
Ripetute e involontarie contrazioni (dolore, stanchezza muscolare) Stimolazione diretta nervi motori  inibizione controllo centrale volontario CONTRAZIONE TETANICA (IL SOGGETTO NON PUO’ LASCIARE LA PRESA)

58 SOGLIA DI PERCEZIONE Stimolazione terminazioni nervose a livello cutaneo Soglia minima 0,5mA Leggero riscaldamento della pelle

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60 Pericolosità dello stimolo elettrico: Intensità della corrente
Valori validi a 50 Hz

61 Corrente alternata e continua

62 Corrente alternata e continua
La corrente continua è largamente usata a bassa tensione in elettronica, specialmente nelle apparecchiature alimentate con pile e batterie, che sono in grado di generare esclusivamente corrente continua. Per questo motivo è obbligatoriamente impiegata negli impianti elettrici delle automobili, dove viene accumulata in una batteria al piombo dopo essere stata generata dall'alternatore e trasformata in continua. È continua anche l'energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici e pile a combustibile. La corrente continua fu adottata da Thomas Alva Edison verso la fine del XIX secolo agli inizi della distribuzione elettrica industriale. Successivamente però la tecnologia si è spostata verso la corrente alternata, inventata da Nikola Tesla, più conveniente per la trasmissione di energia elettrica a distanza.

63 Corrente alternata e continua
L'utilizzo della corrente alternata deriva dal fatto che il trasporto (soprattutto su lunghe distanze) di elevate potenze elettriche è molto efficiente se effettuato ad elevate tensioni, queste ultime raggiungibili abbastanza facilmente con l'utilizzo di trasformatori gli alternatori sono costruttivamente più semplici e hanno rendimento più elevato rispetto alle dinamo in corrente continua non è possibile sfruttare i vantaggi di un sistema trifase Quasi tutti gli apparecchi utilizzatori elettronici funzionano in corrente continua ma questa può essere ottenuta, dalla corrente alternata, mediante un semplice raddrizzatore.

64 Sistemi di Prevenzione e Protezione

65 Protezione contro i contatti diretti
Le misure da adottare per le protezioni contro i contatti diretti possono essere totali o parziali. Le protezioni parziali vengono applicate nei luoghi dove hanno accesso soltanto le persone addestrate e qualificate. Le protezioni totali sono destinate alle protezioni delle persone che non sono a conoscenza dei pericoli connessi all’utilizzo dell’energia elettrica

66 Isolamento Quando si parla di isolamento è necessario considerare che i materiali da utilizzare devono possedere specifiche caratteristiche come il doppio isolamento che viene mantenuto con adeguata manutenzione. Hanno questo tipo di protezione tutti quei materiali che impediscono il manifestarsi di una tensione pericolosa sulle parti accessibili di componenti elettrici a seguito di un guasto nell’isolamento principale. Un isolamento  supplementare può essere costituito anche da vernici, lacche, smalti e da altri simili materiali purché conformi alle norme vigenti.

67 Cause principali di incidenti elettrici-1
Difetti o cattive abitudini rischiano di rendere l’impianto di terra inefficace: connessioni non eseguite a regola d’arte; mancanza di appropriato contatto tra connettore e presa di terra; impiego di prese smontabili e scollegamento scorretto del cavo di alimentazione; uso di prolunghe e adattatori; presa di tipo non adatto alla spina utilizzata (spina Schuko con presa a pettine) o manomissione dei dispositivi elettrici;

68 Cause principali di incidenti elettrici -2
Difetti o cattive abitudini rischiano di incrementare il rischio di elettrocuzione: prese a muro danneggiate, sfondate o “fessurate”; spine e connettori del cavo di alimentazione delle apparecchiature danneggiati, surriscaldati, deformati; uso di prolunghe e prese multiple; accoppiamento errato di spine e prese diverse (prese alimentazione a 24V con presa di rete) manomissioni dell’impianto (fusibili, interruttori differenziali) e assenza di regolari controlli.

69 Cause principali di incidenti elettrici -3
Difetti o cattive abitudini rischiano di incrementare il rischio di incendio: alimentazione di più dispositivi con una stessa presa (prese multiple); surriscaldamento di adattatori, prese multiple, “ciabatte”; Spine e connettori del cavo di alimentazione delle apparecchiature danneggiati, surriscaldati, deformati; manomissioni dell’impianto (fusibili, interruttori differenziali) e assenza di regolari controlli.

70 Formazione L’attività formativa ed informativa inerente al rischio connesso all’utilizzo e all’interazione con le apparecchiature dovrà essere rivolta sia al personale che utilizza lo strumento nello svolgimento dell’attività quotidiana, sia a coloro che svolgono attività di manutenzione. Un’adeguata formazione deve infatti essere in grado di far tenere a tutto il personale coinvolto un comportamento tale da: non rappresentare causa di rischio minimizzare le conseguenze di un evento sfavorevole.

71 MANUTENZIONE E PROTEZIONE
Verifiche in accettazione dell’apparecchiatura Verifiche periodiche sulle apparecchiature elettromedicali e sugli impianti CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano)

72 MANUTENZIONE E PROTEZIONE
SEGNALARE TEMPESTIVAMENTE QUALSIASI ANOMALIA RISCONTRATA

73 Conclusioni - 1 La tipologia del locale deve essere conforme alla tipologia di attività che l’apparecchiatura consente di effettuare. Verificare se le apparecchiature da installare richiedono continuità di alimentazione (connessione a gruppi di continuità, batterie tampone, gruppi elettrogeni).

74 Conclusioni - 2 Sconsigliare e impedire l’impiego di prolunghe, prese multiple e adattatori (CEI art ) Evitare la connessione di apparecchiature senza aver fatto le necessarie verifiche (CEI 62-51).

75 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS CORRELATO
Uno dei sintomi di un esaurimento nervoso incipiente è la convinzione che il proprio lavoro sia terribilmente importante. Bertrand Russell

76 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS CORRELATO
Fu Seyle negli anni Trenta a definire lo stress come: “condizione aspecifica in cui si trova l’organismo quando deve adattarsi a qualche novità”

77 EUSTRESS E DISTRESS Eustress stress funzionale
indispensabile alla sopravvivenza si manifesta sotto forma di stimolazioni ambientali costruttive e trasformative Permette la “reazione” Distress stress disfunzionale Diminuisce la percezione di benessere Si manifesta sottoforma di stimolazioni ambientali pressanti e inadeguate

78 Eccessivo decadimento
LA CURVA DELLO STRESS Fase 1 Reazione d’allarme Fase 2 Resistenza Fase 3 Esaurimento Eccessivo decadimento

79 FONTI DI STRESS Possibili fonti di stress:
Confronto con realtà di sofferenza/morte Isolamento Mancanza di spazio Cambiamenti tecnologici rapidi Rapporti conflittuali Carico eccessivo di lavoro

80 COSA DICE IL DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81?
Articolo 28 1. La valutazione ………., deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, OGGETTO DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI Articolo 29 1 Il datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento, in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente. Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi

81 ACCORDO EUROPEO SULLO STRESS SUL LAVORO (8/10/2004)
(Accordo siglato da CES - sindacato Europeo; UNICE-“confindustria europea”; UEAPME - associazione europea artigianato e PMI; CEEP - associazione europea delle imprese partecipate dal pubblico e di interesse economico generale) Lo stress non è una malattia ma una esposizione prolungata allo stress può ridurre l’efficienza sul lavoro e causare problemi di salute L’obiettivo è offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori un modello che consenta di individuare e di prevenire o gestire i problemi di stress da lavoro

82 Non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato. Lo stress lavoro correlato può essere causato da fattori diversi come il contenuto del lavoro, l’eventuale inadeguatezza nella gestione dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro, carenze nella comunicazione, etc.

83 PREVENIRE, ELIMINARE O RIDURRE I PROBLEMI DI STRESS DA LAVORO
La responsabilità di stabilire le misure adeguate da adottare spetta al datore di lavoro. Queste misure saranno attuate con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti. • misure di gestione e di comunicazione in grado di chiarire gli obiettivi aziendali e il ruolo di ciascun lavoratore, di assicurare un sostegno adeguato da parte della direzione ai singoli individui e ai team di lavoro , di portare a coerenza responsabilità e controllo sul lavoro, di migliorare l’organizzazione, i processi, le condizioni e l’ambiente di lavoro. • la formazione dei dirigenti e dei lavoratori per migliorare la loro consapevolezza e la loro comprensione nei confronti dello stress, delle sue possibili cause e del modo in cui affrontarlo, e/o per adattarsi al cambiamento • l’informazione e la consultazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti, in conformità alla legislazione europea e nazionale, ai contratti collettivi e alle prassi.


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