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Lu cinematografo di Giuvann' Sagnetta

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Presentazione sul tema: "Lu cinematografo di Giuvann' Sagnetta"— Transcript della presentazione:

1 Lu cinematografo di Giuvann' Sagnetta

2 ROMEO. (F.s.)Buongiorno, sono quello che ha telefonato prima.
ATTO I Giovann’ Sagnetta sonnecchia sul divano, all’improvviso viene svegliato dal suono del telefono. GIOVANN’ SAGNETTA - Ah, si, chi è? Ah,lu telefono. Pronto, si, so ie, tu chi si? Uno della tv? E vuole parlò ‘nghi me? E’ n’ affare? Me dimme pure. Ma da parlò di persona ? Mi dimmi di chi cose si tratta. Va bene, ni parlom a pette a pette, subito. Pronto, pronto, quando subito. Ma, stu bicchirar’ non m’ha dette mangh quand’avessa vinè. .(Va per sedersi e suonano alla porta) E chi è a quest’ora?(va ad aprire) ROMEO. (F.s.)Buongiorno, sono quello che ha telefonato prima. GIOVANN’ SAGNETTA. Frechet, famm’avvidà. E chi ci tì l’apparecchio a lu culo. Prego, appropinquati. ROMEO.(Entrando, con una valigetta 24 h) La nostra associazione non bada a spese, abbiamo anche l’aereo, piacere so Romeo,Imbroglietti Romeo, er meio der colosseo. GIOVANN’ SAGNETTA. Piacere Giovann’ Sagnetta, lu chiù fregn di li ciripoll’. ROMEO. Si assetti, prego, faccia come se fosse a casa sua. GIOVANN’ SAGNETTA. (sedendosi)Grazie.

3 ROMEO. (accomodandosi)Non c’è di che
ROMEO.(accomodandosi)Non c’è di che. Allora come avrà capito dall’accento so de Roma, e faccio parte de un’associazione cimenatografica, che se chiama la Metro Goldwuin Mayer, mo siccome l’associazione (Ripete il nome) vuole fa un filme con volti nuovi, semmo venuti a fa dei provini, dico semmo, perché nghi me ci sta nu regista americano famosissimo, che ha girato i più famosi film americani, Via col vento, L’uomo che sussurrava ai cavalli, Rambo, Stanlio e Ollio, eccetera etc. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, ma je chi c’entre. ROMEO. Allora, mi spiego subito, l’associazione (Ripete il nome) è a livello mondiale, e quindi se si viene a sapere che c’è questo regista, si creerà er caos totale, giusto? Quindi, se faressimo i provini in luogo pubblico, lei pensi quanta confusione si creesserebbe. GIOVANN’ SAGNETTA. Certo. ROMEO. Noi vorrisseremmo fare una cosa un po’ privata, così cercheremo noi le persone per i provini. GIOVANN’ SAGNETTA. Certo, e allora? ROMEO. Siccome lei abita un po’ fuori mano, allora ho pensato, sempre se lei è d’accordo, di fare i provini qui a casa sua, pagando naturalmente.

4 GIOVANN’ SAGNETTA. No, non se ne parla proprio, ni li posso fa, mi dispiace, ma non si può.
ROMEO. Siccome lei abita un po’ fuori mano, allora ho pensato, sempre se lei è d’accordo, di fare i provini qui a casa sua, pagando naturalmente. ROMEO.(alzandosi)Quando è così, non mi resta che cercare altrove. (Fa suonare il suo cellulare, e fingendo)Pronto, si, ciao Sabrina avariu, ok ok, che faccio? Sto in Abruzzo per fa dei provini, anzi ancora sto a cercà il posto giusto. Si, dimmi, abbiamo incassato due milioni di euri, mah, m’aspettavo de più. Allora se vedemo per il prossimo filme. Si, lo troverò il posto. Adesso vado da qualche altro, che magari ne sa approfittare. Va bene te saluto, ciao, bai bai , ciao bella ciao. (a Giovann’ Sagnetta) Era la Ferilli, allora la saluto e mi scusi tanto, arrivederci.(Va per andare)

5 GIOVANN’ SAGNETTA. Così, tanto per sapere, quanta paghess’?
ROMEO.500,00 € GIOVANN’ SAGNETTA. No, ni li puz’ fò. ROMEO. Al giorno. GIOVANN’ SAGNETTA. Ah!…. e dopo, tengh’ la cas’ piccirell’. ROMEO. A noi basta anche il suo salotto…..Facciamo 700,00 € GIOVANN’ SAGNETTA. A lu jorne? ROMEO. Certo, al giorno. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma, n’avessa parlò nghi majeme. ROMEO. Facciamo 1000,00 € e così la moglie sarà d’accordo. (Gli dà la mano) GIOVANN’ SAGNETTA. Penso di si. ROMEO-(Accomodandosi sulla poltrona non usata prima, prende delle carte dalla valigetta, che in realtà è la polizza sulla vita)D’accordo allora firmiamo il contratto. GIOVANN’ SAGNETTA. Picche? Ci stò bisogn’ di lu cuntratt’? ROMEO. Certo, io allora come faccio a farla pagare dalla produzione, la produzione, senza carte firmate non paga, e neanch’io vengo pagato. Mi dia un documento. GIOVANN’ SAGNETTA. La carta d’identità va bene?(va a prenderla) ROMEO. Si, va benissimo. Quindi, abbiamo detto 1000,00 €, beneficiario sua moglie. GIOVANN’ SAGNETTA. Che centr’ majeme?

6 GIOVANN’ SAGNETTA.(mentre firma)E chi parla.
ROMEO. Facciamo corna, lei muore. I soldi non vengono persi, li diamo a sua moglie. Ha capito? GIOVANN’ SAGNETTA. Ma quanta tempe aveta rimanè a fò si provini? ROMEO. Non so, dipende dalle persone che verranno, una, massimo due settimane. GIOVANN’ SAGNETTA. E in due settimane je m’avessa murè? ROMEO. E chi lo sa. Intanto mettiamoci al sicuro. Guardi che con noi ci sono un sacco di garanzie, sia in vita che in morte. GIOVANN’ SAGNETTA. Meglio in vita. E guard’ ca aecch’ s’aus’ a dir’ ca chi preg’ la mort’ all’asin’ si mor’ lu padron’ ROMEO. (dopo aver compilato il contratto)Firmiamo, una qua, una qua, e tre qua, mi raccomando, nessuno deve sapere che noi siamo a casa sua, acqua in bocca. GIOVANN’ SAGNETTA.(mentre firma)E chi parla. ROMEO. Questa è per lei, la conservi bene. (Gli dà il contratto dopo averlo sigillato in una busta) Se dovesse venire qualcuno, lei ha questo, ed è assicurato. Va bene, allora ci vediamo domani mattina.

7 GIOVANN’ SAGNETTA. Perché, venite già domani
GIOVANN’ SAGNETTA. Perché, venite già domani? E si majeme ni è d’accordo? ROMEO. Perché, a l’Atessa, comandano le mogli? GIOVANN’ SAGNETTA. No! ROMEO.E forza Roma. GIOVANN’ SAGNETTA.(Confuso)E forza. ROMEO.(Sorpreso)Anche lei è del Roma? GIOVANN’ SAGNETTA. No, je so di l’Atessa. ROMEO. No, dico è tifoso? GIOVANN’ SAGNETTA. No, ringraziando lu Patraterne lu tifo ni li tenghe.. ROMEO. Cosa? GIOVANN’ SAGNETTA. La malattia. ROMEO. Che malattia? GIOVANN’ SAGNETTA. Lu tifo! ROMEO. Ma mica è una malattia. GIOVANN’ SAGNETTA. E come si è na malattie. L’acchiappot pure ‘Ntonio Zi monice, mo che stat all’Africa. ROMEO. E allora ce lò pure io.. Io sono della Roma, Roma, forza Roma, io Roma c’è l’ho nel cuore, c’è l’ho nel sangue, io il sangue non c’è l’ho rosso, ma giallo rosso, Roma, Roma, se vedemo. (Esce)

8 GIOVANN’ SAGNETTA. Mah. S’avant’ ca t’è lu tifo
GIOVANN’ SAGNETTA. Mah! S’avant’ ca t’è lu tifo. Quand’è stran’ chesse de la televisione. Dice a me ca je maja morè ‘nghi du settiman. Freghet’ , ess’ te lu tif’ e je maja murè. Spirom ca nin zi more, visto ca è tifoso. T’è lu sanghe giallo e rascie, Gesù Criste me, a da resse proprio fracit’ dendro. Speriamo ca majeme nin fò storie. 1000,00 € a lu jorne.(sedendosi) S’hanna rimane ‘na settimana è 7000,00€, e s’hanna rimane due….. Mamma me, chi affore ma capitat’ oggi. ‘SUNDINA.(Entrando con una borsa della spesa)E coma vò ca stì sveglio!! (Va in cucina) GIOVANN’ SAGNETTA. Perché, vorresti dir forse che dormo sempre? ‘SUNDINA.(Rientrando, e guardando le poltrone)No! Chi è venuto? GIOVANN’ SAGNETTA. A te nin pusso annascann’ niente. ‘SUNDINA. Piccà, chi mi vuless’ annascann’. GIOVANN’ SAGNETTA. Niente, dicevo a ‘ccuscè pi dir’. È venuto uno. ‘SUNDINA. E chi volav? GIOVANN’ SAGNETTA. Mo ti spiego. E’ nu romano. Puveracc’, stò ‘mmalot’, t’è lu tifo. M’ha fatt’ na pen.

9 ‘SUNDINA. Lu tifo? Ma chi sti dire.
GIOVANN’ SAGNETTA. Scine, mi l’ha dett’ esse. Ha detto pure ca tè lu sangue giallo e rascie. ‘SUNDINA. Ah, giallo e ascie? GIOVANN’ SAGNETTA. Si. Vo’ dire che a chelle chi tè lu tifo lu sangue jadiventa giallo rosso. ‘SUNDINA. A me divent’ giallo rosso. GIOVANN’ SAGNETTA. Perché, sei tifosa? ‘SUNDINA. No, ma stare appresso a te mi vè lu sangue giallo. GIOVANN’ SAGNETTA. Comunque, ti dicevo, che era nu romano. ‘SUNDINA.(Interrompendolo)E quasse li so capite, ma chi vuleva? GIOVANN’ SAGNETTA. Fammi spiegò. Sto romano, fo parte di un’associazione cimenatografica mondiale. L’associazione, a dà fò nu cinema, e quindi hanna da fò li provolini. ‘SUNDINA. Li provoloni ti. Li provin’ vu dici. GIOVANN’ SAGNETTA. Provini, giusto, provini. Sti provini, non li fa esse, ma nu regista americano, famosissimo, c’ha fatt cert’ film famus’, l’uomo che russava nghi li cavalli, vai col letto, Stanlio e Ollio, Cicce e Franco….

10 ‘SUNDINA. Avast’ nghi si chiacchier’, chi vulav’?
‘SUNDINA(Interrompendolo) Ma chi sti a dire. GIOVANN’ SAGNETTA. Li sacc’, tu ni li chinosc’ sti film. Pi forza, a la television vid’ sol’ la prova del cuoco. ‘SUNDINA. Avast’ nghi si chiacchier’, chi vulav’? GIOVANN’ SAGNETTA. Niente, ma sol’ chiest si er possibile a fò li provolin a la casa nostr’.. ‘SUNDINA. E tu chi j si dette? GIOVANN’ SAGNETTA. Non sia mai, na dà parlò prim’ ‘nghi majeme, la mia dolce metà. ‘SUNDINA. J putiv’ giò dir’ ca ni è possibile. GIOVANN’ SAGNETTA. M’ ha offerto….800,00 € a lu jorn. ‘SUNDINA. Si, chisò chi ci stov’ arret. GIOVANN’ SAGNETTA. Arret chi? ‘SUNDINA. Arret a quoll’. GIOVANN’ SAGNETTA. Nin ci stov’ nisciun. Ti sò giò detto ca stov’ sol’asse. ‘SUNDINA. Arret’, in senso di sotto. GIOVANN’ SAGNETTA. Sotto andò?

11 ‘SUNDINA. Sotto a chu lu ‘mbranot chi si.
GIOVANN’ SAGNETTA. Sotto ci stov lu contratto, s’ avess’ accettato…. Che facc’? Mo lo chiamo e j dico…. ‘SUNDINA(interrompendolo truce, mentre va in cucina) chi j voless’ dir’? (esce) GIOVANN’ SAGNETTA.(disperandosi)No, e basta. Mo j telefono………. Oppure, s’ insiste, j dic’ di fò tutto ‘nghi nu jorn…eh…. Accuscè mi sembr’ propr’ ca vo bon? ‘SUNDINA. (Rientrando)Ti so dett di no, e munite a telefonò.(sistema le poltrone, mentre Giovann’ Sagnetta fa il numero lunghissimo)E come vo si lu nomer’ a mimorie? GIOVANN’ SAGNETTA.(Facendo finta di non capire)Eh? ‘SUNDINA. Sturat’ si recchie…. Ti so dett’ coma vò si lu numero a memoria? GIOVANN’ SAGNETTA. Coma vo, coma vo…….. ‘SUNDINA. E, coma vo? Si accuscè ‘mbranot chi nin ta ricord’ mangh’ quanda si ‘nnot’. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma piccà è nu nomer’ facile, 3, 3 e 7, 4. ‘SUNDINA. Strano, nu numero di telefono di quattro cifre! GIOVANN’ SAGNETTA.(approfittando della distrazione va per sedersi)Chi l’ha detto ca è quattro cifre. Je so dett’ 3, 3, e 7, 4, quindi i numeri è 10, no?

12 ‘SUNDINA. Che stai fò? GIOVANN’ SAGNETTA. (si siede ma si rialza immediatamente) Niente. ‘SUNDINA. A dà telefonò, ti li si scurdot’? GIOVANN’ SAGNETTA. Ah, già. M’avè proprio scurdot’.(fa il numero e aspetta un po’) Occupato. ‘SUNDINA. Aripruv’, no! GIOVANN’ SAGNETTA.(gesticolando contro la moglie prova nuovamente) È sempre occupato. ‘SUNDINA. Dammi su numero, mo li faccio je. (Va verso il telefono) GIOVANN’ SAGNETTA. Libero, libero. (fingendo di parlare con Romeo) Pronto signor Romeo, so’ je, Giovann’ Sagnetta. Sent na ‘nze, so parlot’ ‘nghi majem. Si, si,si,…………No,no,no, e semm’ deciso che non si può fare niente. No, n’insest, non si può. Ah, arruvet’ fin’ a 1000,00 € a lu jorn? (Guarda la moglie, che annuisce) Niente, nin zi po’ fò, n’zi po’ fò. (mettendo la mano davanti alla cornetta) Mamma ma, gna ‘nsiste, è proprio disperato, però sundinuccia ma,li si na cosa, mi fò na pena a deje di no. Sto ‘mmalot, poveracc’, è tifoso. ‘SUNDINA. Damm’ su telefon’ c amò j li dic’ je. GIOVANN’ SAGNETTA.(Rimettendo il telefono all’orecchio) Ti saluto, sig. Romeo, ni è possibile e basta…….. Oh.

13 ‘SUNDINA. Vaja a fò a magnò
‘SUNDINA. Vaja a fò a magnò. Tenghe du ova fresch’ e mo ti facc’ nabella frittot’ ‘nghi li cipall’.(esce) GIOVANN’ SAGNETTA.(Parlando sottovoce, disperato) ‘Gna facc’ mò. Domon’ matin’ quello ve aecch’, so giò firmato lu contratto. So ruvinet’, gna so disgraziot, ma proprie sta curnutan’ meva capitò pi maje. E pinzo ca chi la buonanime di mamme mi l’avè dette ca nin mi l’aveva toje una di la cittò, ca i puzze li baffi. Verament’ mo i puzz’ pur’ la vacque, coce sempre la frittot. ‘nghi li cipall’…Mo si chi facc’, telefono all’avvocot.(Telefona, guardingo per la moglie) Pronto, avvocato Candela, so’ Giovann’ Sagnetta, j vulav’ addumannò na cosa.. Bene non c’è male. J vulav’ addummannò….No, è ca mi dol’ na ‘nze ‘ngann’….volevo sapà….si, sta bene, stò bon’, volevo…..si, si ti li salut’. Avast’ avocò, famm’ parlò, ca mo mi vè l’esamento nevoso. Volevo sapà, se uno firma un contratto p’ affittò na camera e dop’ ni li po’ affittò chiò, chi succede? Ah, a da risarcì….. di lu 50%. Va, va, va bene, grazie avvocato, arrivederci. Mamma ma so rovinat’. Su 1000,00 € a lu jorn’ na dà pagò 500,00 €. Mo mi mor’. Povire ma, quall mariampie di mazzann’. ‘SUNDINA.(Entrando, lo vede vicino al telefono)A ca dà telofunò?

14 GIOVANN’ SAGNETTA. A nessuno.
‘SUNDINA. E perché ti la curnatt’ ‘mmine? GIOVANN’ SAGNETTA. Piccà….? Sentiv’ a parlò, e pensavo ca er’ lu romano di prima. Poveracc’, almeno pi domani j putavom’ dir di sci. ‘SUNDINA. Piccà er’ giò pront’ pi duman’? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, mi ha assicurato che è una cosa seria….mo li chiom’ e j li dic’…. ‘SUNDINA.(interrompendolo) Chi j vuless’ dir’? GIOVANN’ SAGNETTA. Magari j dico di vinè solo domani. ‘SUNDINA.(c.s.) No. Argomento chiuso. GIOVANN’ SAGNETTA. Sissignore. ‘SUNDINA. La cena è quasi pronta. GIOVANN’ SAGNETTA. Io nin teng’ tanta fame. ‘SUNDINA. Ti li megn’ doman a mezzijorn. Je pi cacche settiman’ n’ariveng’ a magnò ca da je a fatijò for’, a Pillotr’, e ariveng’ a tard’. GIOVANN’ SAGNETTA. E quand’arivì allor’? ‘SUNDINA. Dopo la chiusura no, alle 09:30 più o meno.

15 GIOVANN’ SAGNETTA.(soddisfatto) A si? ………….Min’ male!
‘SUNDINA. Come min’ male? GIOVANN’ SAGNETTA.(riprendendosi)No, dico, male che vò preparo io a magnò. ‘SUNDINA. Ma se non sì cucinè manch’ n’ ov’ calot’. GIOVANN’ SAGNETTA. Tu adà esagerò sempre…… Me, jamm’ ca mi tè fam’! ‘SUNDINA. Ma s’avè appena detto ca n’ti tinà fam’! GIOVANN’ SAGNETTA. Je dic’ tante fesserie.(Vanno in cucina, poi suonano alla porta, Giovann’ Sagnetta entra parlando con la bocca piena) E chi è a st’orari’? (Va ad aprire) ROMEO. Buonasera, so venuto a portare gli attrezzi per domani. GIOVANN’ SAGNETTA.(Al vederlo si affoga con il cibo) (sputa) Scsc…zitto. ROMEO. Che, già stanno a dormì? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, è majeme chi t’è durmè. ‘Nzi sent’ tant’ bon’. ROMEO. Allora? Ha parlato con sua moglie?

16 GIOVANN’ SAGNETTA. Si, certamento.
ROMEO. Ha detto si, ti pareva vista la cifra. GIOVANN’ SAGNETTA. Certo …………..è propri cuntent’, mica è scem’ majeme a rifiutò tutt si sold’. ROMEO. Che gli avevo detto? So venuto a portare la macchina da presa e gli altri attrezzi, do li metto? GIOVANN’ SAGNETTA. No, no, io non voglio responsabilità, gli attrezzi li portate domani quando venite. ROMEO. No, che responsabilità, non si deve preoccupare de niente. GIOVANN’ SAGNETTA. No, è maje ca li purtot’ domani! ROMEO. È per guadagnar tempo. GIOVANN’ SAGNETTA. No, e poi majeme ‘nni stò bon’. ROMEO. Ma non la disturbiamo sua moglie. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, ma quell’ tè lu sonn’ liggir. Penz’ ca certe nott’ tenghe certe abburrutann’ di panz, ma nin zia mò mi esc’ nu rumurocc’ da lu tobb’ di scappament, ca quell’ subit’ si sveje, e dopo apriti cielo. ROMEO: Ma come fa, povero Giovanni. GIOVANN’ SAGNETTA: Mi so ‘mbarot’ a fo chella silenzius. La matin la camer sembr’ na camera a gas.

17 ‘SUNDINA.(f.c.) Giovà…. ecchi è?
GIOVANN’ SAGNETTA.(Spingendolo fuori)Si vest’? S’è svijot’. Domani ci vediamo, domani, buonanotte. ROMEO.(Uscendo, mentre Giovann’ Sagnetta fa gesti di imprecazione)Buonanotte, e forza Roma. ‘SUNDINA.(Entrando)Ma ecchi era? GIOVANN’ SAGNETTA.(Confusamente)E chi er’…. Er’… quoll’… lu frot’….di lu fije…. Di lu marito….di….qualle… ‘SUNDINA. Qualle chi? GIOVANN’ SAGNETTA. Qualle, Rusinella. ‘SUNDINA. Ma chi lu frot’ Carlocc’? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, Carlocc’, Carlocc’. ‘SUNDINA. E ci stov’ abbisagn’ di fò tutt’ lu gir di li parent’? GIOVANN’ SAGNETTA. Si ni mi viniv’ lu nom’?(cerca di riportarla in cucina, per chiudere la discussione) ‘SUNDINA. E chi diceva ……..forza Roma? GIOVANN’ SAGNETTA. (c.s.)No, diceva…. morte a Roma. ‘SUNDINA. E chi s’è morto a Roma? GIOVANN’ SAGNETTA.(c.s.) S’è morto? Puviracc’. ‘Gna mi dispioc’. ‘SUNDINA. Nin fò ‘ccuscè, Giovà’, tu si accuscè sinsebbile. Chi s’è morto? GIOVANN’ SAGNETTA. Ma, ni li sacc’!

18 FINE I ATTO ‘SUNDINA. Come ni li sì. Ci ti pur’ a piagn’?
GIOVANN’ SAGNETTA. Ma chi ni sacc’ je chi s’è mort’ a Roma? ‘SUNDINA. Prima si dett’ ca Carlocc’ t’ ha detto che s’è morto cacchidun’ a Roma? GIOVANN’ SAGNETTA. Ah, si, no, nin s’ è morto nisciun. ‘SUNDINA. Tu fi lu scem’ pi nni è a la guerr’. Qua gatta ci cova? GIOVANN’ SAGNETTA. No, siccome…ha fatto…la cosa no….la…gli è arrivata….la…la…multa no,….e ‘SUNDINA. Che multa? GIOVANN’ SAGNETTA. Na multa chi J’ hanno fatt’, e gli è arrivata propri’ da Roma, e ess’ diceva, a morte Roma, avessera murè tutti quent’ a Roma, la pena di morte a Roma. ‘SUNDINA. E è venuto aecch’ pi dirl’ a te? GIOVANN’ SAGNETTA. Infatti. Quello che j sò detto je. Chi ti posso fare io, a me ciavast’ li problema mi. Mo jom’ che la frittot’ sinnà ni è bon chiò. (Escono) FINE I ATTO

19 II ATTO

20 (Mattina presto, penombra
(Mattina presto, penombra. ‘sundina esce per il lavoro, dopo un po’ suona il campanello) GIOVANN’ SAGNETTA.(entra in mutande, ancora addormentato)Chi è? ROMEO. (f.c.)So io, Romeo. GIOVANN’ SAGNETTA. Romeo chi? ROMEO. Romeo, quello della tv. GIOVANN’ SAGNETTA.(va ad aprire)Ah, si, ma accuscè presto, mo s’à fatt’ jorn’. ROMEO.(Entra con una scatola)Gliel’ho detto che dovevamo montare gli strumenti, li posso fare entrare? GIOVANN’ SAGNETTA. Chi? ROMEO. Il regista e il domenico favella. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, ‘ntrot’, ‘ntrot, je intant’ mi vaia a vistè. (Esce per la comune) ROMEO. Coming, coming. (Non entra nessuno)Entrate, entrate. (Entrano il regista ed il domenico favella) Comijom’ bon’, coming vuol dire ‘ntrot’, tu avessa parlò inglese, sei o no il regista americano? A proposito, gnà ti chiami, Alain De Lon? REGISTA. Quoss’ è francese, io sono americano! ROMEO. Ah, è lu ver’, allora Jhon Wine?

21 REGISTA. Chiss’otr’ s’ è morto da nu pezzo.
ROMEO. Allora, Harrison Ford? REGISTA. No, quass’ è lu nome di na macchina. ROMEO. Vu dicid’ ‘gnà ti vu chiamò? REGISTA. A dà ress’ nu nome fregno……. Ni li sacc’, tipo …..Leonardo… ROMEO. (interrompendolo) Da Vinci? REGISTA. No, Di Capro. ROMEO. Si, di pecora, Leonardo Di Caprio. Va bene, (al domenico favella) tu invece, gna ti chiami? DOMENICO FAVELLA. Dooo.ddooo. domenico favella. ROMEO. Giò li sacce gnà ti chim’.. Gna vu resse chiamot. aecch’? DOMENICO FAVELLA. Si, mama… mama... ROMEO. Massimo DOMENICO FAVELLA. No, mama…. mama…. REGISTA. Marco DOMENICO FAVELLA. No, Maik Buonanotte. ROMEO. Vo bon’ vò, tu nin parl’, ‘ca sì sordomute, di nascit’ e di crescit’. Va bene? Tu mo nin pu’ dire mangh’ mezza parola, mangh’ si tann’ tortur’. Si capit’?

22 DOMENICO FAVELLA. Va… va.. ..bene.
REGISTA. Allora, tu na da parlò, zitto, muto, si capito? (Il domenico favella annuisce) Montiam’ l’attrezzatur’. He , ma cchiuttost’, è lu ‘vvar ca ti si lasciot’ ‘nghi majet’? DOMENICO FAVELLA. S…SCI. So riit’ a la cas’ dop’ 6 mis’. C’avè stat’ a fatijò nghi li muratur’ vicin a Ba….Bari. REGISTA. Mi l’immagin’ quanda si rivinut’ he? Stiv’ arrapot’ gne nu can’. DOMENICO FAVELLA. Sci…. A… appen’ so rintrot’ li so ittet’ sapr’ a lu lett’. REGISTA. Mi l’immagin. Sesso sfrenato. Chisò quanda ni si cumbinot. E … demm’.. demm’.. quanta temp ci si mess’. DOMENICO FAVELLA. DU’ ORE. Fin’ a quand’ ha strillet’ quoll’ chi abbit’ a fianc, ca dett’: avast’, tutt’ li nott’ la stessa storie. E allor’ semm litichit’. GIOVANN’ SAGNETTA. (Entrando) Buongiorno. ROMEO. Signor Giovann’ Sagnetta, gli presento il regista, Di Caprio Leonardo. GIOVANN’ SAGNETTA.(Si stringono la mano)Piacere, Giovann’ Sagnetta REGISTA.(Parla in un inglese suo)My name is Ford, what your name? I’m from America where are you from? How are you? What time is it? Ok very good, very good, beautifoul.

23 GIOVANN’ SAGNETTA.(Rimasto senza parole, a Romeo)C’ ha detto?
ROMEO.(Confuso)Che ha detto? Lui è tanti anni che sta in Italia ma ogni tanto gli piace parlare anche inglese. Ha detto, che è molto contento di essere qui. REGISTA. Beautiful here. Contento. Qui tutto ok. GIOVANN’ SAGNETTA. Pur tu vid’ Beautiful? REGISTA. Nain, Nain. ROMEO. Quess’ è tidasc’, ndundunì. REGISTA. Hem…. No, io regista beautiful. GIOVANN’ SAGNETTA. Ha fatto pur Beautiful? Allora è addaver’ famos’. ROMEO. Cosa gli avevo detto? Gli presento il nostro domenico favella, coso, ehm… Romolo Remolo. GIOVANN’ SAGNETTA. Piacere Giovann’ Sagnetta . (Il domenico favella, zitto, da la mano e muove la testa) ROMEO. Ah, avevo dimenticato di dirglielo, Romolo è sordomuto. GIOVANN’ SAGNETTA. E come fò pi fò su mistir’? ROMEO. Lui c’è nato con la cinepresa in mano. REGISTA. Hello, preparare tutto. Coming.

24 GIOVANN’ SAGNETTA-(Guardando intorno) Certo ca ci na vò di sold’ p’accattò tutt’ s’ha robbe..
ROMEO. Noi non badiamo a spese, a proposito di spese, i soldi li vuole, ogni sera, o alla fine? GIOVANN’ SAGNETTA. No meglio…. ROMEO.(Interrompendolo)Ok, facciamo tutto alla fine. Come dice il proverbio, meglio la gallina domani che l’uovo oggi. GIOVANN’ SAGNETTA. Veramente aecch’ si dic’, meglio l’uovo oggi che la gallina domani. ROMEO. Davvero? Paese che vai galline che trovi. (Taglia la discussione, e continua a sistemare) GIOVANN’ SAGNETTA. Va bene, continuate pure. Con permesso. (Esce) REGISTA. Speriamo ca v’è la gent’. Si fatt’lu gir’ nghi lu megafono? (Il domenico favella non risponde) Oh, tengh’ a parlò ‘nghi te. Si jte in giro con il megafono? (Non risponde) Oh, arisponn’?

25 DOMENICO FAVELLA. Mama….mama… se sono soso….sordomuto?
REGISTA. Sordomuto quando ci stò la gente! Ntuntunì. Si fatto lu giro? DOMENICO FAVELLA. Quaqua… quaqua…. REGISTA. Ci stanno le papere? DOMENICO FAVELLA. Quattro volte so….so…sono papa…passato. REGISTA. Li si dett’ la via, via canale N°1? DOMENICO FAVELLA. Coco… coco… REGISTA.(Imitando la gallina)Cocco de, cocco de. Mo tinam’ pur’ le galline. ROMEO.(fa smettere il regista, buttandolo a terra)E finiscila ora. DOMENICO FAVELLA. Come no? GIOVANN’ SAGNETTA-(Entra, e vede il regista per terra)E cos’è successo? Si è fatto male? (Lo aiuta ad alzarsi) REGISTA. Ok, ok baby. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma, com’è stato? ROMEO. (indeciso)Ehm, il regista mi sta facendo… vedere…. come si fanno le cascate. GIOVANN’ SAGNETTA. Le cascate?

26 ROMEO. Si, mi da delle lezioni di cadute, (Il regista gli dà un pugno allo stomaco) di pugni.
GIOVANN’ SAGNETTA. Le ha fatto male? ROMEO.(Con smorfia di dolore)Ma che!! Questa è finzione cinematografica, sembrava un pugno vero, (Suona il campanello) ...invece, era vero. GIOVANN’ SAGNETTA. Vengo. (Va ad aprire) REGISTA. Meno male, ecco lu primo. ROMEO.(da uno schiaffo al regista)E questo è lu secondo. GIOVANN’ SAGNETTA. Avanti, avanti s’accomodi. PASTORE.(Restando sulla porta)je ti vulav’ addummannò…. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, si, aecch’ fann’ li provolin’. PASTORE.(Ogni tanto tossisce fortemente)Si, e je facc’ li formaggini. Je volav’ sapè gnà si chiom sta vija? GIOVANN’ SAGNETTA. Ma, tu vu fò lu provolino per la televisione? PASTORE. Le provoline in televisione? GIOVANN’ SAGNETTA. No, che provole e provoloni, provini, provini. PASTORE. E ecchi è?

27 GIOVANN’ SAGNETTA. V’anna aricchiapp’ nghi la cinepresa e dopo v’arividat’ a la televisione.
PASTORE. No, no. REGISTA.(Avvicinandosi con il regista, fa degli apprezzamenti)Peccato, perché voi avete un fisico, una faccia, proprio da attore nato. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma allora piccà si venut’ aecch’? PASTORE. Si m’arisponne ti li spiegh’. ‘Gna si chiom’ sta vije? GIOVANN’ SAGNETTA. Via canale. PASTORE. Porca miseria, si po’ sapà a ‘ndò stò sta vije? GIOVANN’ SAGNETTA. Che vije vi trovenn’? PASTORE. La via anale. Siccome la tabella è na ‘nzè sbiadita, so ‘ntrot’ p’addummannò. REGISTA. (C.s.)Siete proprio sicuro di non voler fare un provino? PASTORE. No. GIOVANN’ SAGNETTA. Visto ca ci sti, li putess’ pur’ fò. PASTORE. No, a da je a truvò la vije.. GIOVANN’ SAGNETTA. Se mi dice chi vi trovenn’, forse ti putess’ pur’ ajutè. PASTORE. Ni vaje circhenn’ nisciun.

28 GIOVANN’ SAGNETTA. Ah, e allor’ chi vi circhenn’?
PASTORE. Siccome so jite a lu farmacist’’, e quoll’ ma dato di li pasteje accuscè. (Fa il gesto) Je i so ‘ddummannot’: < ma coma mi l’haja tò sti pasteje? Mi l’haia accavallò? > <a via rettale> ma rispost’ quoll’. Mah, so pinsot’, si ved’ ca si pasteje sa da toje proprio a chilla vije, ca sinnà nin fo effett’. Io li medicine ni li so mo tut. GIOVANN’ SAGNETTA. Mai? PASTORE. No, piccà quanda er’ piccirell’ petrem’ m’ ha vaccinato gne li pecore. Tengh’ ancor’lu nocc’ a lu cul e quanda m’assett’ maja mett’ accuscè. (si siede) Però ni mi so ammalot’ mo’. . Allor, toj’ si pasteje e cumenc’ a je circhenn’ sta benedetta vije. Du’ vote s’ ho fatto lu gir’ di lu paese, e ni li sò truvot’. Allora sò rijt’ a lu farmacista, chi ‘nnavè capit’ mol’. Infatti so jte girenn’ senza motiv’. Ni er’ via rettale, ma via anale. GIOVANN’ SAGNETTA. N’avè capit’ bon. Chess’, li farmacist’, parl’ accuscè diffecil’? PASTORE. Si, perciò ni li putav’ arittruvò. E aripart’ nghi tutte le pecore p’arittruvò la via anale. La gente che mi vede a je ‘ggirenn’, sicuramente m’acchiapp’ pi matt, ma ognun’ so li fatta si. Mo’ siccome s’ ho visto la tabella na ‘nzè scolorit’ sono ‘ntrato p’addummannò. GIOVANN’ SAGNETTA. No, questa è la via canale nr. 1. Ma sent’ na ‘nze, si li pasteje ti li toje aecch’, lu farmacist’ mic’ li ved’?

29 PASTORE. E si dop’ ni ‘mmarison’? Mi l’acchett’ tu l’itr’ pasteje?
GIOVANN’ SAGNETTA. Ma che malateje ti? PASTORE.(Tossisce) È da due mesi che tengh’ la febbre e lu catarro! REGISTA.(meravigliato)Suonate pure la chitarra, chi peccato che non volete fare il provino. PASTORE. Ma, quoss’ è tutt’ scem’? GIOVANN’ SAGNETTA.(Tirandolo in disparte)Ma chi ti dir’? Quoss’ è nu regista americano famosissimo, non si sò quanta film ha girato,chill’ altro è nu produttor e chill’atr’ ancor’ è sordomut. REGISTA. Voi avete la faccia proprio da attore nato, mica tutti quent’ t’è sa facc’, e visto che siete il primo vi facciamo pagare la metà. PASTORE. Piccà, si paga pure? GIOVANN’ SAGNETTA. E’ normal’, è professionisti, ann’ vè da Roma, e lu regista dall’America. PASTORE. Nin parlom’ di pagò. ROMEO. Voi state voltando le spalle alla fortuna, che sono in fondo 50,00 €. PASTORE. 50,00 € si paga? ROMEO. No, 50,00 € per voi che siete il primo. PASTORE.(Ancora non convinto)No, no. ROMEO. E dire che con 50,00 € si potrebbero guadagnare anche 1000,00 € al giorno. PASTORE. (con interesse)Ma c’avessa fò’? REGISTA. Qualsiasi cosa, quello che sapete fare, recitare una poesia, raccontare una barzelletta, e poi con quella faccia da…. di…. che avete, sicuramente farete l’attore.

30 PASTORE. Va bene, se dite che si guadagna tant’ naquall’, ecco 50,00 €.
REGISTA.(Rivolto al domenico favella, che mette le cuffie)Pronti con la macchina, prova 1,2, 3, prova, prova, 1,2,3, prova, mi senti, prova, mi senti? (Il domenico favella le toglie subito perché il volume è alto) GIOVANN’ SAGNETTA. Scus’ reggi’, ma si è sordomuto, come fo a sinterc’? REGISTA. Come? GIOVANN’ SAGNETTA. So dett’, gna fo a sentire se non ci sente? REGISTA.(in difficoltà)E come fa? Fa…fa…. REGISTA.(Dapprima non capisce)Ah si, si, lui vede il segnale audio nella telecamera, mica sente. Pronti? (Il domenico favella fa ok, mentre il regista fa gesti, come per dire sbrighiamoci) REGISTA.(Lo porta al microfono, poi scrive una finta ricevuta) Si metta qua al microfono. Allora nome. PASTORE. Sabato. REGISTA. Questo è il nome? PASTORE. No, lu cognome. REGISTA. Appunto, il nome ora.

31 PASTORE. Domenico. REGISTA. Nato? PASTORE. Sci. ROMEO. Come si? PASTORE. Mi ha chiesto si so nato? Sci, so nat REGISTA. Dov’è nato? PASTORE. A la casa. REGISTA. Si, ma dove, in che paese. PASTORE. A Piana La Barca. REGISTA. Una parola? PASTORE. Dimmi! REGISTA. Dimmi chi cosa? PASTORE. Dimmi la parola chi ma da dir’! REGISTA. Una parola, intendevo il suo paese, se è scritto in una sola parola. PASTORE. Ah, no due parole. Piano La barca. Anzi tre, (contando)Piano la barca. REGISTA. Quand’è nato? PASTORE. 42 anni arret’. REGISTA. Si ma il giorno, il mese. PASTORE. Mamma dicev’ ca er’ lu lenedì di Pasqua..

32 ROMEO.(Meravigliato, ma nervoso)Allora?
PASTORE. Pur’ l’orario? Quass’ non mi la ricordo. GIOVANN’ SAGNETTA. Certo, eravate piccirell’. ROMEO. Non ha importanza. Andiamo avanti.(Il pastore prende il microfono e va in avanti). REGISTA. Dove va? Stia fermo. Non tocchi niente. Professione? PASTORE: Nin so nu professor’, facc’ lu pichiror’. PASTORE. Avè capit’ c’aveva je a ‘gnenz’. REGISTA. Niente, andiamo avanti. (Giovann’ Sagnetta lo invita a venire avanti) Ma che fa? Chi gli ha detto di andare avanti?(il pastore indica Giovann’ Sagnetta che fa l’indifferente) Pastore prima, ciak motore azione. PASTORE.(senza parlare, fissa immobile la cinepresa) REGISTA.(dopo una pausa, alterato, si alza e parla a suo modo)Stop, stop. PASTORE. Ch’è successo’? Eva je ‘gnenz’? ROMEO. Ma che avanti e indietro. Potete cominciare. PASTORE. A fò che? REGISTA. Che ne so, raccontare una barzelletta, una storia, quello che le pare. Quando io do il ciak, parte il provino, e può fare o dire ciò che vuole. PASTORE. Aspettate, maja denn’ na sistimat’. (esegue) Sò pronto.

33 REGISTA. Pastore seconda, motore, azione via
REGISTA. Pastore seconda, motore, azione via.(Il pastore sta zitto immobile) REGISTA-(c.s.)Stop, stop. (Parla arrabbiatissimo) PASTORE. Ma perché strell’ sempre quoss’? ROMEO. Ma si t’ha detto che dopo il ciak devi cominciare, chi ciaspett’? PASTORE. Ma se ciak ni l’ha detto. Ha detto motore, azione, via. GIOVANN’ SAGNETTA. È lu vero signor Romeo, ni l’ha detto, t’à ragione il signore. REGISTA.(Rassegnato)E va bene. Ora lo dirò. Pastore terza, azione motore ciak. PASTORE. Allora, je mi chiom’ Sabato Domenico, e facc’ lu pichiror’, anzi, il pastore. Spero ca m’hann’acchiapp’ come attor’, piccà tengh’ na faccia da attore nato, e quass’ mi l’ha dett’ uno che di facce ne capisce. Verament’ je so stunot’ gnè na campan’, li barzillatt’ ni li chinasc’, e nin sacc’ proprio c’haia dir……… ha, aspè, m’aricord’ na ninna nanne chi mi cantov’ tat’, e chi je mo dic’ sempre a li ‘ggnellucc’ pi farla addurmè: Dindalò fa la scupin’, se ‘ccasot’ lu fije di Martine, e sa tute na pupe di pezz’, chi li scarce e chi l’aripezz’. REGISTA: Quess’ è tutto? PASTORE: Bè, verament, so brov’ pur’ a fò l’imitaziun’.

34 PASTORE: Bè, verament, so brov’ pur’ a fò l’imitaziun’.
REGISTA: Eh, l’avevo detto che sei un attore nato. Ni mi sbaia mò. Vai avanti. PASTORE: (qualche secondo di silenzio, poi imita i fuochi d’artificio) pum……….chest’ è li spor a li fest’ di San ‘Ndrocc’………(ripete gli spari più forte) …… e chest’ è chell’ a la fest’ di l’Addulurot’ chi li addappie. Aspett’ mo…. Sent’ qua’…….(imita la campana piccola) ding, ding…….quast’ è la campon’ di la Cintur’ e quast’…………dong…dong…è la campon si sant Martin’. REGISTA.(Interrompendolo, gli va a dare la mano)Stop, stop, ok. Very good ROMEO. Va bene, basta così. PASTORE. Come avast? Tinà tanta jtr’ cose da dire. ROMEO. Purtroppo il tempo è tiranno. PASTORE. Chi Cos? ROMEO. Chi? PASTORE. Che diranno? ROMEO. Ma chi? PASTORE. Tu si dette ca ‘nghi lu temp’ lo diranno, chi cos’? ROMEO.(rassegnato)Si, lo diranno, diranno che siete stato bravo. Arrivederci e in bocca al lupo.

35 PASTORE. Non’ aecch’ li lup’ nin ci stò.
ROMEO. Ah, meno male. PASTORE-(Riprendendosi bastone e bettole) Ci stann’ li volp’, ma a quelle ci pens’ je. Me. Je mi ni vaje, e vidam’ s’ariesce a truvò sa veje anale. REGISTA.(ironico)Ah, per quanto riguarda la via anale…. PASTORE.(interrompendolo) Ah, si pi cos’ a ‘ndò si trov’? REGISTA.(c.s.) Si, ti volev’ dir’ ca li suppost’ ti li putiv mett’ nel …. Nell’ano. PASTORE. E ecchi è, na via vicina? GIOVANN’ SAGNETTA. Demm’ a me, reggè,, andò si trova sta via ano, ca si la riesc’ a capè, fors’ j la riesc’ a spiegò andò sto sa via anale. ROMEO. (incredulo)Ma quale via, quale strada,.va bon’ vo, faciam fint’ di nient’, ma cert’ ca a ‘ssà cocc’ nin ci stò proprie nient’. E’ maje ca ti ni vi, ca j ti ffò perd’ sol lu temp’. PASTORE.(Arrabbiato) brott’ scustumot’, ma je ti scrocc’ nu sacch’ di mazzann’.(alza il bastone, mentre Giovann’ Sagnetta lo trattiene, Romeo ed il regista cercano riparo) Ma tu guarda chi gent’, e je gne nu fess’ li so pur’ paghit’. (Esce) ROMEO. Ma c’ho detto di male? GIOVANN’ SAGNETTA. Che volete, cu lu poviracc’ n’ ha capito la battuta. E verament’ mangh’ je. (esce) REGISTA. (Tutti ridono, ma Romeo guarda il domenico favella truce, perché anch’egli ride)Che ti ridi?

36 DOMENICO FAVELLA. E tutu…tutu…perché ridi?
REGISTA. Ma JE mica sono sordomuto? DOMENICO FAVELLA. Perché, Li sordomuti non rid’? REGISTA. Si, ma senza voce. DOMENICO FAVELLA. Come? ROMEO. Così. (Fa il verso) DOMENICO FAVELLA. Va.. vava bene. REGISTA. Se ti fai scoprire, ti faccio diventare sordomuto. DOMENICO FAVELLA. Mama, mama, già non soso, soso, sono sordomuto? REGISTA. No, To si tutt’ scem’. (Suona il campanello) ROMEO. Vado io signor Giovann’ Sagnetta? GIOVANN’ SAGNETTA.(Entrando)Vada, vada pure, facci. ROMEO.(Va ad aprire)Prego si accomodi. (Il pazzo entra in giacca e cravatta, ma senza pantaloni) Scusi, ma lei è qua per il provino? PAZZO.(come se tenesse qualcuno a braccetto)Si, stom’ aecch’ pi lu provino. ROMEO. Aspetti un attimo, non so se è possibile. (Va per recarsi dal regista) PAZZO. Ma chi fi? Ni li vide ca ci stò majeme?

37 ROMEO.(Va fuori e chiama)Oh, mi scusi non me ne sono accorto, signora, signora, dov’è?
PAZZO. Ma che fi pur’ lu spiritos? ROMEO. Non mi permetterei mai, ma dov’è sua moglie? PAZZO. Quast’ è bell’, prima iacciacc’ li pite, e dop’ fo fent’ ca ni li vede….. Ti sei fatta male cara?(si abbassa come se massaggiasse il piede della moglie, mentre Giovann’ Sagnetta fa capire che si tratta di un pazzo) Si cara, mò ci pens’ je a stu scustumot’. Si vest’, si fatt’ mol’ a la mia signor’. A Lu lutim’ chi l’ha fatto j s’ ho dot’ nu cazzott’ accusc’è fort’che li so jte a fò sbatt’ ‘nghì n’apparacchie chi passava pi lu ciel’. Figuret’ che ancor’ n’arivè da lo spazio, chissà a chi pianeta li so fatt je finè . Tu vu fò la stessa fin? ROMEO. No, ci mancherebbe altro, non l’ho fatto apposta mi scusi signora. PAZZO. Ma sì cicot’? Majem’ stò aecch’, non aess’. Comunque, majem’ vo fò lu provin’. REGISTA. Mi dispiace ma per oggi abbiamo finito. PAZZO. Quanto A dà pagò? REGISTA. 100,00 € PAZZO.(Prende 2 banane dalla tasca, e gliele mette in mano)Ecco qua, 100 e 100 e so’ 200. REGISTA. E queste sarebbero 200,00 €?

38 PAZZO.(Prende una banana e la cambia)A , scus’ mi so sbajot, ecco qua.
REGISTA. Oh, no, stop, stop, clouse. PAZZO. Basta, mo ci’avast’ ‘ghi li bun’ manir’, o j faciat’ fò lu nprovin’, o vi spor’. (Gli punta contro una terza banana) e quanda vi punt’ la pistola, set’ pregati d’arrizzè li min’. GIOVANN’ SAGNETTA.(Alzando una mano)Io veramente, tiness’ da fò.(Esce) PAZZO. Si ti na dà je, vatten’. Jamm’, cominciom’ su provin’, anzi li sold’ mi l’aritoje, piccà si lu provin mi pioc’ vi pog’, sinnà nient’.(Gli riprende le banane) REGISTA. Faccia mettere sua moglie al microfono. PAZZO.(l’accompagna, poi si va a sedere)Vieni cara. REGISTA. Mi dia nome e cognome PAZZO. Commendatore Pancrazio. REGISTA. Non suo, di sua moglie. PAZZO.(Guardando verso il microfono)Cara, Deje gna ti chim’, (Pausa) si sentit?, o la dà ripet’? REGISTA. No. E’ stata chiara. Allora, moglie del Commendatore Pancrazio prima, ciak motore, azione.

39 PAZZO-(Guarda attentamente verso il microfono, i 3 fanno gesti)Brava, brava, (Ride e batte le mani) ma come, ni vi fò rid’ la barzillatt? ROMEO. Si, certo, aspettavamo che ne raccontasse un'altra per ridere tutt’ na vota. Moglie del commendatore Pancrazio, seconda, ciak, motore, azione. PAZZO.(Seriamente)Brava, bravissima. (Romeo comincia a ridere) Ma chi ci rid’, ma si propri’ tutt’ scem’. Na poesia accusciè triste e tu ride. Ma….. ni è ca tu mi ti a rifrigò, lu l’utim’ chi la fatt’... ROMEO.(interrompendolo)Vo finè ca li si fatto vulò sapr’ a la luna. PAZZO. E come fi a saperlo? REGISTA. Ci vò spess’ a fò li wichend. PAZZO. Comunque, ‘nghi nu cazzott’ j so rott’ na coss’. (Salta in aria, come se gli vibrasse il telefono) Ogne vot’ vibrator’ di stu telefoni mi fo zumpò pid’arie.(Prende una banana) Pronto, pronto. (alza la mano, salta sul divano, ripetendo sempre <pronto>) ROMEO. Ma che ti fa? PAZZO. Come chi faccio? Nin ci stò la rete, a dà fo l’antenna. Pronto, pronto. Essè… s’è scaricata pur’ la batteria, ogne vot’ quanda servono, sti telefoni non funzion’ mò. Era sicur’ majem’, sicur è pront’ a magnò. Mo ni li sacc’ ca cucinet’. REGISTA. Ma, mojet nì stò vicin a te?

40 PAZZO. Ecc’ n’otrun chi stò for’ di cocc, e tè pur li visiun’
PAZZO. Ecc’ n’otrun chi stò for’ di cocc, e tè pur li visiun’. Quindi, tu vid’ aecch’ majem’ chi mangh’ chinosc’. Alto le mani, (Regista esegue) e si pure ciecot’, ti s’ ho fatto arrizzè li mani con il telefonino. (va al microfono a prendere la moglie) Jom, jom, cara, c aecch’ semm’ capitati male. ROMEO. E per il pagamento? PAZZO.(Fa la mossa e gli scappa la banana. Romeo lo rincorre ma lui esce di corsa)Tiè. (esce) REGISTA.(ironico)Vù vidà ca è na pistol addaver’? ROMEO. Si, travestita da banana. Pur’ nghi li matt’ emmà tinà a chi fo. DOMENICO FAVELLA. V....v.…vediamo. (La prende e la guarda attentamente) Io li magn’.(esegue) REGISTA.(con l’acquolina) È bon? DOMENICO FAVELLA. LI vu pur’ to la ba…..banona? REGISTA. Se ci sto, piccà no! DOMENICO FAVELLA. Tè, acchiapp’ (e se la mangia) (battendosi la pancia scoreggia, nasconde la buccia sotto la poltrona) REGISTA. J sintit’? C’era un colpo in canna. DOMENICO FAVELLA. No…., ci stov’ nu…. nu .. colpo in cu…culo. REGISTA. Aecch’ si ni morim pi lu spor’ murim’ pi la pozz’. Ma chi ti na fugnatur’ dandr’ a lu stomach? ROMEO. Fatti fò na lavanda gastrica.

41 GIOVANN’ SAGNETTA.(entrando) Gna è finit’ nghi lu matt’?
REGISTA. A posto, semm’ finit’ subit. GIOVANN’ SAGNETTA. (annusando, schifato)Che puzza, ma ecchi è? REGISTA. Chi Cosa? GIOVANN’ SAGNETTA. Non sentite sta puzza, gnè quanda cacchidun’ avess’ mullot? REGISTA. No……, nin sentim niente. Ni è ca tè rivutò lu varbine. GIOVANN’ SAGNETTA. Mah? Signor Romeo, per quanto ariguarda li soldi, je ti vulav dir’…... ROMEO.(interrompendolo, prende il telefonino)Scusi, mi da un fastidio dendr a la saccocc’, che certe volte li jttess’ dalla finestra. Stava dicendo? GIOVANN’ SAGNETTA. Dico, pi lu pagamento, fors è chiù maj che faciamo ogni sera….. ROMEO.(fa squillare il cellulare, e fingendo)Pronto, si, a ciao Raffaella che fai, a si, bene, bene. Vuoi Leonardo? Si ecco, cara te lo passo subito.

42 REGISTA. Chi è. Raffaella Carrà
REGISTA. Chi è? Raffaella Carrà. Chi rottur’, mi chiom du vot a lu jorn’……No, mi dispiace non posso esserci, devo finire dei provini, si, si, magari alla prossima. Senti, dimmi una cosa, ma quanto ha vinto quello che ci ha dato la casa l’ultima volta per i provini? Ah, ,00 €, carramba che Fortuna, si, è stato sorteggiato con l’assegno finale. Cioè voglio dire, i soldi l’ha avuti….. alla fine con un assegno, certo, che poi è stato sorteggiato. Ho capito, ho capito. Va bene Raffa, ti saluto, che il lavoro mi chiama. Divertiti alla festa, sarà per la prossima volta, ciao, ciao, bella ciao. ROMEO. Allora signor Giovann’ Sagnetta, diceva che i soldi li vuole ogni sera? GIOVANN’ SAGNETTA. No, dico ca li soldi li voglio a lu l’otim’ jorn’, magor nghi l’assegn’. REGISTA. Lei è un furbacchione, ha sentito la telefonata? GIOVANN’ SAGNETTA. Accuscè, non volendo. ROMEO. Certamente, così parteciperà anche all’estrazione finale del premio pecuniario. GIOVANN’ SAGNETTA. E chi centra? ROMEO. Come che centra? GIOVANN’ SAGNETTA. Non cominciom. La cos’ vi li so affittet’ je!

43 ROMEO. Mi scusi non capisco. tu vu partecipò al premio finale o no?
GIOVANN’ SAGNETTA. Certo. Ma no aunit’ a lu picuror? ROMEO-. E cosa centra il pecoraio con il premio? GIOVANN’ SAGNETTA. Tu si dett’ lu premio nghi lu picuror. REGISTA Giovanni , Premio pecuniario. Pecunia, soldi, quattrini. Dal latino, pecunias, pecuniam, peculorum. etc.. GIOVANN’ SAGNETTA. O pecora o peculorum, bast’ chi l’assagn’ mi li dot a me. ANNETTE.(Entra)Puzz’ ‘ntrò, e permesso? ROMEO. Prego, prego, avanti signora, buongiorno. ANNETTE. La porta stov apert’, buongiorno. ROMEO. Non fa niente, si metta qua al microfono, lei vuole fare il provino? ANNETTE. Si, vuless’ cantò na canzan’ chi so scritt’ je. ROMEO. Bene, come si chiama? ANNETTE. Annette Pompidù. ROMEO. (rassegnato)Nata a? ANNETTE. A Parigi. REGISTA. Finalmente una vera signora. Un’attrice vera. Con quella erre moscia poi…. ANNETTE. Ho sempre avuto la passione per il canto. Da bambina il mio papino mi diceva sempre che avevo una voce d’angelo.

44 ROMEO. Residente via? ANNETTE. Via Belvedere 6. DOMENICO FAVELLA. (SOTTOVOCE) E….e.. propr….nu bell vidà REGISTA. Va bene, canti nel microfono, azione, motore via. ANNETTE. Io prima di cantare, volevo raccontare la storia. GIOVANN’ SAGNETTA. Prego, ariccont, ariccont. REGISTA.(Arrabbiato fa segno di fare silenzio)Stop, stop. REGISTA. Signor Giovann’ Sagnetta per favore, qua stiamo lavorando. GIOVANN’ SAGNETTA. Scusate, non parlo più. REGISTA. Annette seconda, motore, azione ciak, via. ANNETTE. Quindi, io abito in via Belvedere, e vicin’ a me per sfortuna abita una vicina, che per vicina ni li vuless’ mangh a lu campisant. Perché? Perché è una tirchia, scroccona, e sudiciona. Non c’è giorno che non viene a chiedermi qualcosa, dicendomi, <domani te lo ricompro> ma quando mai, in dieci anni ni la mò fatt’. Una volta le manca il sale, n’otra vot’ il prezzemolo, il vino, la salsa, il filo, l’ago, tutto, di tutto di più. La mia casa pi quell’ è divintot’ lu Sidis. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma tu piccà j li dì? (Il regista vorrebbe rimproverarlo, ma Romeo lo ferma)

45 ANNETTE. Perché io sono di bon…… cuore, non so negare niente a nessuno
ANNETTE. Perché io sono di bon…… cuore, non so negare niente a nessuno. E poi non ti dico la sporcizia, non si lava mai per risparmiare l’acqua, quando passa quella lascia una scia, che neanche le pecore lasciano. Pens’ che le mosch’ ni i si pos’ chiò ‘ngholl’ piccà quella puzza è peggio di un insetticida. Li fò secch…. E così ho scritto una canzone su di lei, e la voglio cantare al mondo intero. Così mi sfogo. GIOVANN’ SAGNETTA. E sfughet, sfughet’. REGISTA. (lo guarda truce) Va bene signora, quando vuole può cantare. ANNETTE.(porgendogli la base) Come sono emozionata! ROMEO. Tranquilla. Vada. ANNETTE. Quando esci, non spendi mai una lira, sei raciara, accendi le candele. Mi cerchi l’olio e il sale, il vino e l’aceto, ma mai e poi mai li riavrò. Sarà così, finchè vivrai, tu puzzerai. Non ti lavi, non usi mai il sapone, ma che odore, che puzza di sudore. Dovunque tu andrai, se non ti laverai, tu sempre la tua scia lascerai. Sarà, così, finchè vivrai, tu puzzerai.

46 REGISTA. Ok , ok, verigood, Complimenti, brava davvero.
ANNETTE. Grazie, grazie. GIOVANN’ SAGNETTA. E quass’ è propr’ n’artest’. ROMEO. Ecco qua la ricevuta, 100,00€ grazie. ANNETTE.(Gli dà i soldi)Ecco. MARIETTA. (f.c.)Si può? ROMEO. Un attimo. Signor Giovanni, vuole far attendere la signora fuori, grazie (Giovann’ Sagnetta esce) arrivederci signora, e speriamo bene, con la sua vicina. ANNETTE. Speriamo, che cambi, ma come dice il proverbio, il lupo perde il pelo ma non il vizio. MARIETTA.(Entra assieme a Giovann’ Sagnetta, che annusa)Buongiorno, Annette, chi ti fò tu aecch’? ANNETTE. Eh, si, volevo vedere di cosa si trattava, e tu come mai qua? MARIETTA. So vinut’ a ‘ndricandiò na ‘nzè. ANNETTE. Ti saluto, devo fare ancora le pulizie.(Esce) MARIETTA. Vatten, vò. (Tutti salutano) ROMEO. Prego signora, (La porta al microfono, ma lei va verso la porta) signò, ma a ‘ndò vì? MARIETTA. So jte sol a vidà si sinà ve jte chi la milord di la vicina me. ROMEO. Ah, già, è la vostra vicina. MARIETTA. E chi vicina! Te li ecchie gne nu cane da caccia. Sente parlare pure li mascule, so tutt’ cose di tutt’ quent’. Ma quass’ ni è nient’, vessata sapà quell’ chi support’ je. ROMEO. Signora intanto mi dia il nome.

47 MARIETTA. Marietta Culosante.
ROMEO. Residente via? MARIETTA. Via Belvedere 7. DOMENICO FAVELLA. (SOTTOVOCE) Quess ….. nni è tant…. Nu bell’ v…vidà. REGISTA.(eseguendo)Pronta, motore, via. REGISTA. Ancora ? MARIETTA.(Alzando la voce)Via Belvedere 7. (Romeo scuote la testa per la disperazione) GIOVANN’ SAGNETTA. Signò, pu partè. MARIETTA. Andò a dà je? GIOVANN’ SAGNETTA. Che ni sacc’ je, basta che pert’.(esce) REGISTA. Può partire con il provino. Dopo il ciak, il segnale, ok? Marietta seconda, motore, azione, via. MARIETTA. Allora, tinà a dire, che a dà suppurtò tutt’ lu casin’ chi fò. Tutto lu jorn’ sempre nghi chi l’aspirapravule, dalla mattina alla sera, non j denne nu minut’ di tregua. E dop spost li mobili, si perché ogne jorn li spost pi scuparc’ arret’. DOMENICO FAVELLA. S…sa storie mmmi pioc di chiò. ROMEO. Ti vu sto zitt, sbranò, scupò nel senso di monnare, non di quall chi pens’ tu.

48 MARIETTA. Senza parlò di la lavatrice, che quando fa la centrifuga sembra che ci sto lu terremoto. E mo ciavaste, nIn cI la faccio chiò. Ogni giorno, ogni giorno, e che è. Mangh ci stess li porc’ a chilla cos’. Na nzè’ di tranquillità. Le pulizie vò fett’, ma nghi moderazione. A me nin mi pioc’ a litichè nghi la gent’, ma quast’è è tropp, e ccuscè s’ho scritto sta canzan’, di prutesta. (Gli dà la base e canta, si sta facendo notte, modificata, prima che finisca, entra Annette che ascolta senza farsi vedere). Quando tu la finirai, dimmi quando quando quando. E dormirei mi farai, quando tu la finirai. Lavatrice perché, accesa fino alle tre, pace e tranquillità, non stan di casa qua. Quando tu la smetterai, Finalmente te ne andrai, e mai più mi romperai, e mai più mi romperai. ANNETTE.(Dopo che Marietta abbia finito, con malizia)Brava, brava. MARIETTA.(sorpresa)Ah, stiv aecch’tu?

49 ANNETTE. Sono tornata per chiedere un’informazione al signore, però non sono cose da dire queste.
MARIETTA. Certo, piccà quall’ chi fi tu è giusto? ANNETTE. Io faccio quello che deve essere fatto in casa. Le pulizie. MARIETTA. Si, ma tu si esagerata. ANNETTE. Ah, io sarei esagerata. Sarai tu esagerata che non pulisci mai. MARIETTA. Che vuless’ dire? ANNETTE. Quello che ho detto. Che sei una sudiciona scroccona. MARIETTA. Come ti permetti. Io ti tiro il collo gne na gallina, disgraziata. (Si azzuffano gridando e tirandosi dei cuscini rompono l’orologio da muro. Romeo cerca di dividerle, intervengono anche il regista ed il domenico favella, il quale prenderà un calcio in mezzo alle gambe.) Avast, avast, lasciotem, mi sono calmot (Romeo la lascia) disgraziata, (Cerca di scappare, ma Romeo la trattiene) Ficcanaso! ANNETTE.(Trattenuta dal regista)Senti chi parla! La tirchia del paese, che per risparmiare l’acqua stende i panni fuori quando piove, in modo che si lavino da soli. Tirchia.

50 MARIETTA. Ma statt’ zett’, pettilan’, c asti sempre affacciot a la finestr’ a spio’ la gente chi pass’.. ANNETTE. Neanche al cimitero ti vorrei per vicina, fai più puzza da viva che da morta. ROMEO. Basta ora, basta, oh, e che vicine siete, adesso vi date la mano e fate pace. MARIETTA.Chi Cos? Je avessa denne la min’ a quall’? ANNETTE. E io dovrei dare la mano a quella sudiciona? REGISTA. E basta ora, o fate la pace da vere signore, o il provino non lo porto avanti. Non è possibile che due vicine litighino così. Forza.(Dopo un po’ si abbracciano) Finalmente, e senza rancori. Andate a casa e buona giornata. ROMEO.Ah, signora Marietta, la ricevuta. MARIETTA. La ricevuta di cosa? ROMEO. Del provino. MARIETTA. Ma a dà pago pi du minut’ soltant’? ROMEO. Allora la signora Annette ha ragione che è tirchia. MARIETTA. Ecco 50,00 € il resto mancia. ROMEO. Che mancia, il provino costa 100,00 €. MARIETTA. Ma, tu si pagato 100,00 €? ANNETTE. Certo, e che saranno mai 100,00 €? MARIETTA. Già, che saranno mo. Mo li quatrin’ li coc’ l’asin. (Gli dà i soldi)

51 ROMEO. Grazie, e auguri per la vostra riconciliazione, arrivederci
ROMEO. Grazie, e auguri per la vostra riconciliazione, arrivederci. (salutano ed escono, appena fuori si bisticciano di nuovo gridando) ho…. Min mol ca si nann jte, hann’ rott pur’ l’urulloggio. DOMENICO FAVELLA. A me le papa…papa…palle. GIOVANN’ SAGNETTA.(Entra e si accorge dell’orologio rotto, che Romeo ha in mano)Ma, chi l’ha rotto? ROMEO. Niente, un piccolo incidente. GIOVANN’ SAGNETTA.(Prendendolo in mano. Quasi piangendo)Piccolo? So rovinato. Chi j li dice mo a majeme? Era nu rigalo di la nonna. Mo so finit a campò, stengh’ mmezz’ a li guoi. ROMEO. Non si preoccupi, la nostra associazione pagherà i danni, anzi mettiamolo subito a verbale, adesso chiamo l’assicurazione. (Fa finta di chiamare) Pronto dottoressa Ferrara, sono io Romeo, le volevo dire di mettere a verbale un danno che abbiamo causato involontariamente. Quindi, si tratta di un orologio d’epoca che può valere circa 500,00 € (Giovann’ Sagnetta resta di stucco) 1000,00 €? Facciamo 2000,00 € d’accordo? Intestato al signor Giovann’ Sagnetta , mi raccomando, l’assegno non trasferibile. La ringrazio arrivedergliela. (Chiude il telefono) Ok, tutto sistemato.

52 GIOVANN’ SAGNETTA. Almeno mo piagn’ nghi n’ occhio ebbè.
REGISTA. Signor Giovann’ Sagnetta, guardi che con coi non ci perde, ma guadagna. GIOVANN’ SAGNETTA. Va bene, pi oggi semm’ finit, no? REGISTA. No, ancora potrebbe arrivare qualcuno. GIOVANN’ SAGNETTA.(Guardando l’orologio che ha in mano)No, a quest’ora sicuramente no. REGISTA. Aspettiamo mezzora, e poi chiudiamo. GIOVANN’ SAGNETTA. No, fra nu quart d’ar’ arivè majeme.. REGISTA. Bene, così avrò il piacere di conoscerla. GIOVANN’ SAGNETTA. Em… certo! Però, tinam n’ appuntamento, e ma dà preparò, per nin fò terd’. REGISTA. Va bene, visto che ha un impegno finiamo prima. (Lo dice al regista, nel solito inglese) Ok allora ci vediamo domani. GIOVANN’ SAGNETTA. E l’attrezzatur? Li lasciate tutt’ aecch’? REGISTA. Certo. GIOVANN’ SAGNETTA. No, è chiù maje ca vi li purtot’, vi l’avesser arrubbò. REGISTA. Ma no, chi li ruba. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma si, c’è un sacco di ladri in giro, ed io non voglio responsabilità. Portateveli. ROMEO. Ok c’è li portiamo, (Si prendono tutto ed escono )ci vediamo domani mattina, buonanotte.

53 GIOVANN’ SAGNETTA.(nasconde l’orologio, e sistema una poltrona)Buonanotte. È tardi, tardissimo.
‘SUNDINA.(Entrando)Ciao. GIOVANN’ SAGNETTA. Ah, giò si ‘rruvet’? ‘SUNDINA. Perché che ora è? (Va per guardare l’orologio, ma lui la ferma) GIOVANN’ SAGNETTA. Fermite, (Gli batte le mani vicino la faccia) ci stov’ na zanzor’ chi ti tinav a pizzichè. ‘SUNDINA. Ma che ti fò? Pi poco non mi cichiv’.(cerca di toglierselo di torno, ma lui fa il cascamorto per non farla girare)Ma chi j fatt’ massar? Ti fò lu ‘mbicill’. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma è perché ti amo. ‘SUNDINA. Mah, io sento na puzza. Per caso si fumet’? GIOVANN’ SAGNETTA. No, li si ca so astemio! ‘SUNDINA. Io sento puzza di fumo, e non mi sbaglio. GIOVANN’ SAGNETTA. Ah si, prim’ è vinut’ na pirsan’, e ha fumato. ‘SUNDINA. E tu li si fatt’ fum GIOVANN’ SAGNETTA. Si, m’ è sembrato brutto a derie di no. ‘SUNDINA. Ma li si ca a me mi denn’ fastidie? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, ma mapinsov’ ca n’avess sintit’ la puzz’. Scusami amore.

54 ‘SUNDINA. E chi era? GIOVANN’ SAGNETTA.(Confuso, ma attento a non farle vedere che manca l’orologio al muro)Chi era? Chi era… ‘SUNDINA. Chi era? GIOVANN’ SAGNETTA. Era…un…uno…una… ‘SUNDINA. Era na femmina? GIOVANN’ SAGNETTA. No, chi l’ha detto? ‘SUNDINA. Si detto una! GIOVANN’ SAGNETTA. Na pirsona, che…che… che vendeva enciclopedie, si, si, enciclopedie. ‘SUNDINA. Ni è ca si firmoto cacche carta? GIOVANN’ SAGNETTA. Si… ‘SUNDINA.(interrompendolo)Si cosa? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, no. Nel senso, si, mica firmo delle carte cosi facilmente io. ‘SUNDINA. Che ne so, magari ti sembrava brutto dirgli di no. E sta poltrona chi l’ha spostata? GIOVANN’ SAGNETTA. Je , volevo fò na modifica, ogni tanto sa da cagnò, no? ‘SUNDINA. Nin ci stò bisagn’ di cagnò nient’. invece di perde lu tempo, piccà nin si priparot’ la tavol’ che già e li….. (Cerca di guardare l’orologio ma lui le nasconde la visuale) GIOVANN’ SAGNETTA. Mamm, gna è terd’, oh, jom a magnò. (La porta in cucina, escono)

55 FINE SECONDO ATTO III ATTO

56 (In scena i tre compari, il giorno seguente)
ROMEO. Gna è possibil’ ca ogg’ ni vè nisciun’? REGISTA. A proposito, ieri sera s’ho vist’ quoll’ chi ci ha ‘ffittato l’ attrezzi, e m’ ha detto ca vò li soldi, sinnà saritoj tutt’ cos’. ROMEO. I si dett’ ca tra du jorn’ li pagom’? REGISTA. J so dett’ di parlò ‘nghi te. Perciò è chiù mejo ca li vj a truvò. ROMEO. Ma è possibile che a dà pinsò a tutta’ cos’ je? E si ve la gent’? gnà facet? REGISTA. Nti preoccupò, ca ci la cavom bon. ROMEO. Eh, nghi du frignon’ gne vo,, tu sei americano, quello è sordomuto, voless’ sapà gna facet’ a parlò nghi la gent’ DOMENICO FAVELLA. Ch…ch…chi è sordomuto. Ca….. ca…… ca…… REGISTA. Esse, ja fatt mol li banon, a da je a lu cesse. CAMERAMEN. Non. Ca…ca…cacaiaj sole na ‘nzè. ROMEO. Certo, ieri siv’sordomuto, oggi la Madonna t’ha fatt’ nu mezz’ miracolo e si divintot’ cacaj. REGISTA. Picca nin po’ capitò ca a un’ la Madonn’ j fò nu miracol’? ROMEO.(Disperato)La Madonna l’avessa fo a me lu miracolo, quello di farvi scomparè. REGISTA. Diciamil a lu padran di cas’ di aiutarc’. E’ mbranot’, ma ci po’ sempr’ aiutò.

57 ROMEO. Mi so ca è l’unica soluzion. Signor Giovann’ Cagnetta?
GIOVANN’ SAGNETTA.(f.c.)Si vengo. (Entra) ROMEO. Senta, mi dovssi fare una ammasciata? GIOVANN’ SAGNETTA. Demm’. ROMEO. Io avessa je a la Cassa Rurol’, per fare delle operazioni, anche per lei. Mi dovrebbe sostituire. GIOVANN’ SAGNETTA. E c’avessa fò? ROMEO. In pratica, deve scrivere il nome, la via e tutto il resto. Insomma a da fò tutto quello che facevo io. (Esegue) Semplice no? GIOVANN’ SAGNETTA. Semplicissimo, che cia vò. ROMEO. Ti faccio entrare nel mondo televisivo, ah, mi raccomando alla fine del provino non dimentichi i soldi, come si dice, senza soldi non si canta messa. GIOVANN’ SAGNETTA. E mangh’ lu mort’ si porta a la fossa. ROMEO. Infatti. Allora io vado. Mi raccomando, motore, azione, via, e i soldi. A più tardi. (Esce) GIOVANN’ SAGNETTA. Ci vidam’ dop’. Ci stò solo nu problem’. Uno è americano e l’italion’ li capesc’ poc’, chill’otr’ è sordomuto, e je nin sacc’ parlò ne l’americano ne il sordomuto, e manghe tanto l’italion’. Stom proprio a cavallo.(Si guardano con dei sorrisi, poi rivolto al regista) Tu trovare bene in Italy?

58 REGISTA. Yes, bene, beautifol. Tutto beautifol
REGISTA. Yes, bene, beautifol. Tutto beautifol. (Parla a piacere, finendo sempre con la parola “beautiful”) GIOVANN’ SAGNETTA. Si, si, li so capit’ ca si fatto beautiful. Ma chi centr’ ‘nghi quall’ chi ti so ‘ddummannot? Lasciamo perd’, proviamo con l’altro. (al domenico favella, parlando lentamente, e gesticolando) Se parl’ pion’ tu mi capesc’? Guardam’ li labbr’……, e dop’ je sacc’ pur’ li letter’ mut’. A, E, I, O, U. (il domenico favella annuisce)Fra italiani ci capim sempr’. Ti pioc’ sa fateje? DOMENICO FAVELLA. Ss..(sta per dire una sillaba, ma il regista lo blocca dandogli un pugno nelle spalle, lui tossisce, ed il regista gli da delle pacche abbastanza forti sulle spalle) GIOVANN’ SAGNETTA. Piano, piano. REGISTA. (Continuando con le pacche)Ok, ok, no problem, no problem. Lui brutta tosse. Beautiful, beautiful. GIOVANN’ SAGNETTA. E continua con beautiful! S’ho capito, s’ho capito. Vediamo gna funziona sta coso. (esegue) Azione, motore, ai… ai, (Si incastra un dito) . Marama’n’otra ‘nzè e si n’avè jte nu dito. Quasi quasi, li facess’ pur je lu provino. Ma chi putess’ fò? Nin sacc’ cantò, nin sacc’ recitare, ah, mi potrei fò aricchiappò nghi lu regista famoso. Si, ma pi ‘ffaila accapè cia vò n’ann’.

59 ROCCO.(Entrando) Buongiorno, è aecch’ chi si fò li provin?
GIOVANN’ SAGNETTA. Sci, sci, entr, s’accomodisca.. ROCCO. Devo firmare la liberatoria? GIOVANN’ SAGNETTA. Eh? ROCCO. La liberatoria! GIOVANN’ SAGNETTA. Liberatoria di chi cos? ROCCO. Dell’immagine! GIOVANN’ SAGNETTA. Chi immagine? ROCCO. Quall’ me! GIOVANN’ SAGNETTA. Si, e andò li ti? ROCCO. Io ni li tengh’, l’avessat’ tinà vò. GIOVANN’ SAGNETTA. No? ROCCO. Certo! GIOVANN’ SAGNETTA. L’immagine, la fotografej è lu sè, e l’avessima tinà nò,. Quost’ è sicur’ n’otre matt. ROCCO. S’ho capit’, faciam senza. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, senza fotografej. Mettete a lu microfon e demme lu nome e la veje. ROCCO. Sono Rocco Puzzacripò, tengh’ 32 anni,e vengo da Lanciano. E niente, so professionest’, s’ho n’attor’ nat’, e’ da tanta temp’ chi facc’ teatro, s’ho fatto delle comparse, di li cortometraggi…..

60 GIOVANN’ SAGNETTA.(interrompendolo) Si, ma la via?
ROCCO. Dop’ ti dengh’ pur’ il mio curriculum. GIOVANN’ SAGNETTA. Uè, ma pi chi mi si ‘cchiappot’. ROCCO. Piccà, ni li vuu? GIOVANN’ SAGNETTA. Non, ni li voje, vall’ a denne a cacche o trun’. ROCCO. E al signore? GIOVANN’ SAGNETTA. Quoll’ è lu regista americano, ni li sacc’, li gust è gost’, anch picca vo artest’ set tutt’ na ‘nze stron.. GIOVANN’ SAGNETTA. Be, allor vu fò su provin? ROCCO. Si, coma li vu, brillante, comico, tragicomico o drammatico? GIOVANN’ SAGNETTA. Je vuless’ solo c’acchiappess’. Rocco Puzzacripò, azione motore via. ROCCO. No, no. Nin puzz’ acchiappò mi devo prima preparare. Vado di là, ca tengh tutt’ quall’ chi mi serv’.(se ne va e bussano alla porta) GIOVANNI SAGGNETTA. Avanti, avanti buongiorno, sI venuta per il provino? CONCETTINA.(Entrando, timida)Si. GIOVANN’ SAGNETTA.(La trascina al microfono, poi va a scrivere)mettet’ a lu microfino. Gna ti chim? CONCETTINA. Concettina. GIOVANN’. Concettin’ com’. CONCETTINA. Concettina Pirchittall’. GIOVANN’ SAGNETTA. Chi vuless fò? CONCETTINA. Vuless’ cantò

61 GIOVANN’ SAGNETTA. (esegue). Va bene. Concettina motore azione via, …
GIOVANN’ SAGNETTA. (esegue). Va bene. Concettina motore azione via, ….ah, aspè..a dà scriv’ la via. Demm’ la via. CUNCITTINA. Via del Carso. GIOVANN’ SAGNETTA. Coma è? Signorina, na ‘nzè d’educazione. A la television nin si dic’ si cos’…. Pronta, motore azione, via. (non appena Concettina finisce di cantare entra la madre) ‘GNESINA.(di corsa)Chi ti fo aecch’? sbruvugnot’ . Arivò subit a la cos’, senz’arivutart’. CONCETTINA.(piagnucolosa) Ma…. ‘GNESINA.(interrompendo)Mangh’ nu ma. Subito a la cosa, ca mo arivengh’ je e faciam li cont. (Concettina esce) Je vuless’ sapà chia faciav’ aecch’ fejeme nghi tre masculun’?(al domenico favella, che non batte ciglio) Ah, nin perl’ tu? GIOVANN’ SAGNETTA. Signò, è sordomuto. ‘GNESINA. E allar’ parl tu. GIOVANN’ SAGNETTA. Chi taja dir’? ‘GNESINA. Chi faciav fejem aunit a tre omin’? GIOVANN’ SAGNETTA. Fejete ha vuluta fò lu provin’. ‘GNESINA.(Segnandosi) Chi feja sbruvugnot’. Ma…… e chi è lu provino, ca je ni li capesc? GIOVANN’ SAGNETTA. Il provino è….ci stò chi li capesc’. Li si ecchi è la televisione? ‘GNESINA. Scin, è na scatol’ andò dandr’ ci stann’ di li pirsan’. GIOVANN’ SAGNETTA. Più o meno. Quost’ è un regista americano famosissimo, e chill’otr’ è nu sordomut’…

62 GNESINA.(interrompendo) quass’ giò mi li si dett’.
GIOVANN’ SAGNETTA. Vann’ circhenn’ gent’ chi vo fo la television, chi so cantò, ballò, recitò, e fejete ha cantot na cancan. Sol’ quall’ ha fatt’ chilla quatror. ‘GNESINA. E dop’ s’arivad’ a la television? GIOVANN’ SAGNETTA. Scin’, la rivad miliard’ di pirsan…. Miliardi…..fors’ pur’ dicchiò. Milioni!! ‘GNESINA. Chi fortun’. Quass’ è la vota bon chi cacchidun’ mi si l’ingoll’. REGISTA. Ma sicuramente, chissà quanti uomini la cercheranno dopo chi l’hann’ vest’ a la televisione. E’ un figurone. Beautiful. ‘GNESINA. Allor’ vuless’ dir’ pur’ je du parolin’ a la television’. REGISTA. Benissimo, parlot’ pur’ a lu microfono. ‘GNESINA.(Va verso il microfono) Aecch? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, allora, demm’ nom e cognom’. ‘GNESINA. Quall’ me o quall’ di fijeme? GIOVANN’ SAGNETTA. Quall’ tè, quall’ di fijete giò li so scrett’. ‘GNESINA. Mi chiamo ‘gnesina Panzachina, veduva Pirchittall. GIOVANNI SAGNETTA. Via. ‘GNESINA. Via del carso. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma, signora PUR’ TU? GNESINA. Cchi cos’ pur je? GIOVANN’ SAGNETTA. Pur fejet’ prim ha dett’ sa parola.

63 ‘GNESINA. Certo, abitom’ aunit’.
GIOVANN’ SAGNETTA. Infatti, tale madre tale figlia. Lasciamo perdere, vo. Quanda je dengh’ lu via tu pu partè. Signora Panzachina, motore, azione, ciak via. ‘GNESINA. Allora, je so la mamma di Concettina, chilla bella quatror’ c’ ha cantato prima. Fejem’ vuless’ ‘ncuntrò lu prencipe azzurro, ma chell’ sbaje sempre la veje. Fejem sto aecch’, e chell’ vann’ a chill’otr’ quart’. Facc’ n’appell’ a tutt l’omen’ da 20 a 70 ann’ chi vad’ la television’. Ni vi faciat scappò Concettin’. So fo tutt’ cos’ dandr’ a la cos’. E pi cucinè aveta vidà, so fo la pasta a forno, li maccarun’ nghi l’ove, la pulent’, e non parliamo di lu sicand, putess stò a parlò tutt’ lu jorn’. E dop’ mia figlia è tutta cos’ e chiesa e chiesa e cos’. E’ educot, rispettas’, inzomm’, li so crisciut nghi tutt’ li sacrament’. Te sol’ 37 anni, e sembr’ ca ni tè pur’ di men’, nacquell’ di meno, sembra proprio na citila. Je i so tant’ affezziunot , ma la natura dice, che l’omin’ e fijeme s’hanna dà ‘ccuppiò e hanna dà fò tanta feje, s’hanna dà formò na fameje dantra a na bella casetta, e a fejem’ j la lasciot’ chi la buonanime di lu podr’, per nin parlò di lu corredo, stopront’ da 25 anni. Perciò cari mascoli, quest’ è un partito da ‘cchiappò a vol’, e perciò telefonate, telefonate, piccà chi si toje fejeme n’acchiapp’ une, ne due, ma tre famine, sissignori tre, piccà Concettina fo pi tre, modestamente ha ‘rricchiappot’ da me. Ma la cosa chiù importante, e ci stò la garazie, soddisfatti o rimborsati, è ca fejeme è nu fior’ chi n’è mò stot’ cut’ da nisciun’,, ma che dico cut’, mangh’ annusota. Set’ capit’ bon’, mangh’ annusota, perciò andò li trovate n’otrun’ accuscè? E allora telefonate, telefonate, piccà si telefunot’, nin tinat’ impegn’, li pruvot’, si vi pioc’ vi li tinat’, sinnà, n’aveta pagò nient’, anzi v’ariddengh’ pur’ li sold’ di la telefonata. E pi lu prim’ chi telefon’, vi facc’ pur’ nu bell’ regol in natura…….

64 REGISTA. (Il regista fa segno di stringere)Signora ha finito
REGISTA. (Il regista fa segno di stringere)Signora ha finito? Perché sta finendo il nastro. ‘GNESINA. Si, il numero è, , telefonate, telefonate, telefonate, vi aspetto ciao. GIOVANN’ SAGNETTA. Signò, Anna Marchi in confront’ a te na dà fò niente. ‘GNESINA. E ecchi è? GIOVANN’ SAGNETTA. Niente, lasciamo perdere. ‘GNESINA. Allora, è sicuro che si vede a la televisione? GIOVANN’ SAGNETTA. Ti schirzò. ‘GNESINA. E quando? GIOVANN’ SAGNETTA. Quass’nti li sacc’ addire. Si si parlò l’inglese o il sordomuto addummann’ a ess’. ‘GNESINA.(Si rivolge al regista, gesticolando)Qand si ved in television? REGISTA. What? ‘GNESINA. Giorno otto, e a qual or? ‘GNESINA. Alle otto, va bene.(a Giovann’ Sagnetta) Se mi si spos’, facc’ la stessa cos’ nghi chill’otra feje. GIOVANN’ SAGNETTA. Sicur’ e quand’anna tè? ‘GNESINA. E’ ancora na baldascia, tè sol’ 36 anni. GIOVANN’ SAGNETTA. Figoret’, succhie ancora lu latte.

65 GIOVANN’ SAGNETTA. Signò, a dà pagò.
‘GNESINA.(va per andarsene)Arrivederci allora.(Il regista fa segno a Giovann’ Sagnetta per i soldi) GIOVANN’ SAGNETTA. Signò, a dà pagò. ‘GNESINA. Quass’ è bell’, so fatt’ lu spettacol’ a la television e a da pagò pur’. REGISTA. Signora se no paga, no mettere in televisione, e Concettina rimanere zitella. ‘GNESINA. Ha, mo li capisc’ l’italion’.E va bene, quanta è? GIOVANN’ SAGNETTA. A da pagò pur’ quello di fejete, 200,00 € ‘GNESINA. A la facc’, che prezzi! GIOVANN’ SAGNETTA. Mica li faccio io! ‘GNESINA.(Cerca i soldi nel seno)Quant’è bella questa, e quest’altra dop’? GIOVANNI SAGNETTA. SIGNò, ma ti fi li compliment’ sola tu. ‘GNESINA. No, è CA NIN TROV’ LI SOLD’. REGISTA. Io pensare che vostra figliola non troverà il principe azzurro. ‘GNESINA. Ah, ecchi lì. Stov’ annascost’ appit’ appit’.(Apre il fazzoletto, e gli dà i soldi). Però, si pi cos’ ni l’avessa vidà a la television è guoj.. Arrivederci. (Esce) GIOVANN’ SAGNETTA. Arrivederci, (Il regista gli sfila i soldi di mano) ammazza che velocità. ROCCO. Eccomi, sono pronto. GIOVANNI SAGNETTA. No, no, na da ‘ccattò nient’. ROCCO. No, SONO Rocco, sono pronto per recitare Shakespeare. GIOVANNI SAGNETTA. Ma gna s’è cunciot. Va Bene, Pronti,azione, motore, via.

66 ROCCO. Essere o non essere. Questo è il problema.
Se più degno sia di uno spirito nobile patir dalla fortuna ingiuriosa, ferite e battiture, o prender l’armi contro un mar di guai ed affrontarli per metter fine ad essi. Morire. Dormire. Dormire. Morire. Dormire. Forse anche sognare. Perché chi mai del mondo soffrirebbe le iniquità, le torture del ripudiato amore……….(Piange) Scusate mi sono lasciato prendere dall’emozione. (asciugandosi le lacrime esce) GIOVANN’ SAGNETTA.(si commuove, mentre il regista gli fa capire di farsi pagare) Povero juvunott’, chiss0 chi ja capitot.(il regista c.s.) E si, s’ ho capit’, ma non set’ vest’ gnà piagnav?Vo americhin’ nin tinat’ cor’. Nin set’ gne no italion’. L’America, la mamma di li pammador’. Se Cristoforo Garibaldi non l’avesse scoperta, nin tinessim li pammador’. E lu sug’ gna li faciavom? ROMEO.(Entrando)Eccomi qua, come è andata? Tutto ok? (il regista parla gesticolando) REGISTA. OK. OK. GIOVANN’ è STATO BRAVISSIM GIOVANN’ SAGNETTA. Va bene, (Va per uscire) Li si tut’ Li soldi? ROMEO. Quali soldi? GIOVANN’ SAGNETTA. Nin si jte a la post’? ROMEO. Ah si, zett.. zett…s’ ho fatto la fila, e quando era lu torn’ me s’è bloccati , s’ho aspettot’ na ‘ngè, ma nin s’è sblocchit. E mi ni s’ho rivinut’ GIOVANN’ SAGNETTA. Pazienza. (Esce) ROMEO. Ma che volevi dire nghi chi li segn’? REGISTA. È venuto uno e Giovann’ non s’ ha fatt’ pagò, perché quello s’ è messo a piagn’.

67 ROMEO. E voi vi set stit’ zett’?
REGISTA. Io ci s’ho pruvot’, ma chi jeva fò, jeva acchiappò lu partafojo?? DOMENICO FAVELLA. (Discolpandosi)Io nono…nono…non ho papa…parlato. Soso..sono soso..sordomuto! e dop…. Stov a piagn….. pur….je. REGISTA. Statt’ zitto tu. Stiv’ quos’ pì parlò. Min’ mol ca ci stov je. ROMEO. Cert’ ca sat’ proprio due ‘mbicell’. REGISTA. Gn’è ite nghi quoll’? ROMEO. Male, vo subit’ li sold’, sinnà s’aritoj tutt’ cos’. DOMENICO FAVELLA. Pepe…pepe…perché ni….ni….…ni j li denn’? ROMEO.(imitandolo)Pepe…pepe…piccà ni li tengh’!! REGISTA. E gna faciam? ROMEO. Faciam’ cca tre sem’ tropp’ e li soldi è pochi. Le soluzioni è due. Uno di noi si na da je. (Pausa, si guardano come per chiedersi chi) DOMENICO FAVELLA. Elala…elala…a l’altra? ROMEO. Che te ne vai tu. DOMENICO FAVELLA. Je? ROMEO. Purtroppo si, je nin mi ni puzz’ je,piccà Di Caprio è americano, tu si sordomuto gna faciat? , REGISTA. Je mangh mi ni puzz’ je, piccà so lu regest’ famos’. DOMENICO FAVELLA. Allora dodo…dodo…dotemi li so…solda mi. ROMEO. Gna faciam a dartel, emma fo prim li cont’. REGISTA. Sicur’, emma fo li cont’, emma luvò li spese, e dop’ dividam’. DOMENICO FAVELLA. No, io lili…lili…li voglio mo.

68 ROMEO. Quass’ signefich’ can in ti fiduc’?
REGISTA. Chi amicizie chi si, oh, da te proprie ni mi l’aspittov’. ROMEO. N’ ti preoccupò, appena finim’ ti vinim’ a denn’ la parta te. DOMENICO FAVELLA. Almeno dodo…dodo…dotemi un a..a..anticipo. ROMEO. Ma allora sei scemo! Dobbiamo fare i conti prima!! REGISTA.(A cantilena)I conti, i conti!! DOMENICO FAVELLA. Vava…vava…va bene. Vivi…vivi…vi aspetto. ROMEO. Tranquillo. DOMENICO FAVELLA.(Uscendo)Cici…cici…ci vediamo. Cici…cici…ciao. (Esce, e gli altri lo salutano) REGISTA. Stavot’ mi sembr’ ca la situazion’ è na ‘nzè complicot’. ROMEO. È venuta a te quest’idea dei provini no? REGISTA. Ah, quanda l’itri vot’ ha funziunot’ l’idea er’ lu te, mo….? GIOVANN’ SAGNETTA.(entrando)Apposto? ROMEO. Stom’ a è. GIOVANN’ SAGNETTA. E il sordomuto a’ndò sto? ROMEO. Avuta partè pi Roma ca a da girè nu film nghi… nghi quoll’… nghi Mezzogiorn’. GIOVANN’ SAGNETTA. E arriv’ pi mezzijorn? ROMEO. Eh? GIOVANN’ SAGNETTA. Ha, m’avè scord’ ca vu tinat’ l’aereo prvot’.(Va alla cinepresa) Giro io?

69 REGISTA. No, per favore, non la tocchi. Questa non è facile da usare
GIOVANN’ SAGNETTA. Allora chi li gir’ la cinepres. (prende il ciak) REGISTA. No, no grazie, ce la caveremo da soli. GIOVANN’ SAGNETTA. Senza complimenti, Si tinat’ abbisagn’, io stengh’ a chu lu quart. Bast’ ca mi chiamot’.(Esce) PAZZO.(Entra, ben vestito)Permesso, buongiorno. REGISTA Ancor aecch’ sti tu ? (Il pazzo si guarda intorno) Si, tengh a parlò nghi ta. PAZZO. Coma è, parla con me? REGISTA. Si, proprio con lei. PAZZO. Ma se parla con lei non parla con me. REGISTA. Sent, non tinam’ tempo da perd’, parlo con lei, anzi se si offende gli do del voi, parlo con voi. PAZZO. Ma je so sola je. REGISTA. Li so vist’ c asti sola tu. PAZZO. Allora perché dice voi? ROMEO. Sent’ na nzè, tu nin si quoll’ chi prim’ è vinut’ ngli la maje, e si n’è jte pur senza pagò? PAZZO. Ma lei sta parlando con me? ROMEO. Si, parlo mghi te. PAZZO. Lei sta prendendo un granchio, che dalle nostre parti si dice gambero. REGISTA.(Irritato)Mo ci avast. Vide a ndò ti na da je. Pur’ la pazienz’ tè nu limit’.

70 PAZZO.(Saltando in aria)Come ha detto? Ma lei sa chi sono io?
REGISTA. Si, tu si lu pazzo di prima. PAZZO. Caro signore, io sono Don Angiulino, so lu cop’ di stu bell paese, e si si ancora vivo dopo quello che mi si dette, ta dà ritinè fortunato, molto fortunato. REGISTA. Ma tu chi vu ‘cchiappò in giro? PAZZO.(Gli si avvicina) No, Si nin cia cride, mo t’acchiapp’ pi la cravatt’ e ti facc’ vidà chi so je. ROMEO. Scusate, ma tinat’ la stessa faccia del pazzo di prima, il Commendatore Pancrazio se non sbaglio. PAZZO. Io non sono commendatore, ma se vuoi mi pù chiamò cavaliere. E so capit’ pur’ di ci tinat a parlò, e pi stavot’ facc’ fint’ di nient’. REGISTA. Perdunotec’, ma siete due gocce d’acqua. PAZZO.(Autorevole)Basta, acqua passata, la perdono per questa volta. REGISTA. Scusot, ma, allora, set’ venut’ pi lu provino? PAZZO.(Comincia a cercare per la stanza)No, je so vinut’ sol a vidà si sto tutt’ a post’. REGISTA- Certo che è tutto a posto, potete stare tranquillo. PAZZO. Tranquillo, ma, nghi vu do, mica tant’. ROMEO. No, aecch’ nin si scherza. PAZZO.(Continua a cercare)Piccà je ti sembro uno chi scherza? ROMEO. Nin s’ ho detto quass’.

71 PAZZO. Ah, mi sembrov’ cavè fatt’ n’allusion’.
ROMEO. Ni mi permittess’ mò PAZZO. Sicuro ca è tutto in regola? (Prende una banana dalla giacca) REGISTA.(Si guarda con Romeo come se l’avesse riconosciuto)Ma pi cos’, lu commendatore Pancrazio ti è parent? PAZZO. Ancor’ nghi su Pancrazio. Tinat’ p’appiccè? (Il regista gli porge l’accendino. Si accende la banana, e subito tossisce) Lu mediche mi li dic’ sempre ca lu fum’ fo male, <invece di fumè magnotivil’ li quatrin’> (sbuccia la banana e la mangia) ni è pi cos’ ca set’ truvot’ nu telefonin chi sa rissumaje a na banon? (Romeo e il regista lentamente si avvicinano) Ni li set’ trovato, nin fo nient’.(esce di corsa) ROMEO.(Cerca di afferrarlo ma non ci riesce) Disgraziato! Tu si quello di prima, matt’ e ‘mbrujan. REGISTA. Po ress’ pur’ matt’, ma so dir’ li busceje maje di no. ROMEO. E’ lu var’, pur li mett’ ci acchiapp’ pi fess’. REGISTA. Acchiappot’ a ta pi fass’. ROMEO. E a te ta frigot’ l’accendin’. ‘NTONIO LU CIOCE. (entrando)È permesso? ROMEO. Avanti, s’accomodi, buongiorno. ‘NTONIO LU CIOCE. Pi ta è nu buongiorno, mi ma mangh’ tant’.

72 ROMEO. Scusi, non ho capito.
‘NTONIO LU CIOCE. Non cominciamo a fò l’indian’. ROMEO. Che indiani, nin so capitì. ‘NTONIO LU CIOCE. Cia cred’ can in si capit’, non c’è più sordo di chi non vuol sentire. ROMEO. Veramente il sordomuto è partito per Roma, io ci sento. ‘NTONIO LU CIOCE Meno male ca ci sent’. REGISTA.(Sorridendo)Allora, è venuto per il provino? ‘NTONIO LU CIOCE. No, io ho venuto Pi mett’ tutt’ li cos’ a post’. REGISTA. S’Ho capito, tu si parente di quell’ ch’ è venuto prima. ‘NTONIO LU CIOCE.(Saltando in aria)Perché, chi è venut’ prima? REGISTA. Uno chi ngi stov nghi la cocc’, c’avè vinut’ pi vedà si stov’ tutto in regola. ‘NTONIO LU CIOCE. No, je nin so vinut’ pi vidà, ma pi matt’ in regola. REGISTA. Senta, se vu fO lu provino bene, sinnà vatten’, ca nin tinam’ temp da perd’. ‘NTONIO LU CIOCE.(nervoso) Ma allora nin ci semm’ capit’ bon, v’aveta mett’ in regola nghi la tangenziale. ROMEO. La tangenziale? ‘NTONIO LU CIOCE. Sissignore, je a da toje la tangenziale. ROMEO. Ho capito, ma qui è fuori strada. ‘NTONIO LU CIOCE. Set’ vu chi stot’ for’ veje.

73 REGISTA. Insomm’, vid’ ca no nemma toje la tangenziol’.
‘NTONIO LU CIOCE. Certo, la tangenziale è lu me. REGISTA. E’ lu te? ‘NTONIO LU CIOCE. Piccà, tinat’ cacche cos’ in contrario? REGISTA. Ma la tangenziale è dello stato, NI è DI LU Tè. ‘NTONIO LU CIOCE. Vu mi tinat a fo innervusè. REGISTA. E TU i ti fo perd’ lu temp’. ‘NTONIO LU CIOCE. Ma li sapat’ chi so je? Io so ‘ntonio lu cioce, REGISTA. Mamme chi paur’, oh. E’ ‘rruvet lu hattemamau. Ma a stu paese è propri’ tutt’ mett’? ‘NTONIO LU CIOCE.(irritato) Vo stot’ a schirzò nghi lu foc. ROMEO. Senta, oggi è stata una giornataccia, stom strecch’, e a me mi dol pur la cocc. ‘NTONIO LU CIOCE. Je la cocc’ ti li facc’ saltò, e pur’ a sa ‘micezia te, che già al vederlo a fumè lu sigaro gne me, mi denn’ fastidio. ROMEO. Ma tu nin si ecchi è quost’? E’ un regista americano, famosissimo. ‘NTONIO LU CIOCE. E io sono ‘ntonio lu cioce, e sono famosissimo a l’Atessa. REGISTA. Va bene, tu si famoso aecch’ e je a l’ America. Allora su provin’ lu vu fo o no? ‘NTONIO LU CIOCE. Allora nin ci semm’ capit? V’aveta matt’ a post’ nghi li pagament’. ROMEO. Ah, ma si propri cocciuto. Se non ti ni vi, chiamo il padrone di sta casa e ti facc’ cacciò a zampot’ a lu cul.

74 ‘NTONIO LU CIOCE. Chiomol’, chimol’ prim chi facc’ nu macell’.
ROMEO. Signor Giovann’ Sagnetta. GIOVANN’ SAGNETTA.(Da fuori)Vengo. Tinat’ abbisagn’? ROMEO. Ci sto stu tip chi j te fo perd’ lu temp’, e nin si ni vò je. Pensic’ tu pi favor’? GIOVANN’ SAGNETTA.(va verso, ‘ntonio lu cioce che è di spalle)Sent’ tu, papattozz’ (‘ntonio lu cioce si gira, e gli porge la mano) GIOVANN’ SAGNETTA.(Al vederlo impallidisce, gli bacia la mano, tremante)’ntonio lu cioce, come mai mi si vinut’ a truvò dandr’ a la mia povera casa? ‘NTONIO LU CIOCE. Visto ca nisciun’ m’ ha cercato per regolarizzare i pagamenti, sono venuto di persona. REGISTA. Ma scusi, tu si l’ ispettore del lavoro, ispettore dell’Iva, del fisco, si po sapà chi si? ‘NTONIO LU CIOCE.(Marcando)Io sono ‘ntonio lu cioce.(a Giovann’ Sagnetta) Dejele a s’amicezia ti chi so je. GIOVANN’ SAGNETTA. Lui è…lui è… è…è ‘ntonio lu cioce. REGISTA. E allora? ‘NTONIO LU CIOCE.(alteratissimo)E allora a stu paese nin si mov’ nient’ senza lu permess’ me, mangh’ li foglie di l’alber quanda ci sto lu vente sa da mov’, ci semm’ capit? (mostra la pistola) ROMEO.(Spaventato, il regista si alza e si nasconde dietro lui)Si, si, certamente. ‘NTONIO LU CIOCE. Mi sembr’ però ca vo lu pirmass’ pi fo sti provin’ mica mi li set’ circhit’.

75 ‘NTONIO LU CIOCE. (interrompendolo) Aggir’ li sold?
‘NTONIO LU CIOCE. Sempre la solita litania, io non sono di ecch’, ni li sapavo, ni li so fatto apposta. Giovà, tu li si gnà sa us aè, chi ti si scurdot? GIOVANN’ SAGNETTA.(Tremante)No, ‘ntonio lu cioce, chi tinat a dir’, siccome si tratta di fesserie…. ‘NTONIO LU CIOCE. (interrompendolo) Aggir’ li sold? GIOVANN’ SAGNETTA. Si ma ……. ‘NTONIO LU CIOCE.(c.s.)Allora cia vo lu pirmass’ me. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma siccom è poca cos, ni vi so vuluta accimindò. ‘NTONIO LU CIOCE. Male, quanda si tratta di poca cosa (fa segno dei soldi) m’aveta accimintò, sì ni vulat ca je accimend’ a vò. Comunque, pi sta vot’ chiud’ n’occhi’. (a Romeo) Mo, vist’ ca ci semm’ capiti, la tangenziale. ROMEO. Ma tu intendi….il….pizzo? ‘NTONIO LU CIOCE. Na vot’ si chiamava accuscè, sti ‘rritrot’, mo si chiama la tangenziale. ROMEO. Si, certo. ‘NTONIO LU CIOCE. Mo cominciamo a ragionare.(siede sulla poltrona, si rialza scuote la polvere, schifato, mette un fazzoletto e si risiede, mentre Romeo fa l’indifferente) Dico, ci semm’ capito? ROMEO. Si, si, ci semm’ capito. ‘NTONIO LU CIOCE. E allora chi tinat aspittò? ROMEO. Noi nessuno. Tu signor Giovann’ Sagnetta aspett’ cacchi dun’? GIOVANN’ SAGNETTA. No, no. ‘NTONIO LU CIOCE. Aspetto di toj’ la mia tangenziale! REGISTA Ah, e Li vuless’ mo? ‘NTONIO LU CIOCE. No mo. Subito.

76 ROMEO. Ma mo siamo a corto di liquidi, cia da denn’ almeno due giorni di tempo.
‘NTONIO LU CIOCE. (a Giovann’ Sagnetta) V’arisult’ ca je dengh’ du jorn’ di tempo? GIOVANN’ SAGNETTA. (Confuso)Ehm..si… ‘NTONIO LU CIOCE(interrompendo)A me ni ma risolt’. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, cioè, ni ma risolt’.(a Romeo) Nonio lu cioce nin denn’ temp’. ROMEO. Pi favore sia clemente. ‘NTONIO LU CIOCE. Ma che clemente, io sono ‘ntonio lu cioce, ni li set’ ancor’ capit’? REGISTA.(Baciandogli la mano, ed il regista i piedi)Ti prego, si generos’, tra due vi dom’ li sold’. ‘NTONIO LU CIOCE.(scansandoli, schifato) E levatevi, ni mi sporcot’. GIOVANN’ SAGNETTA. ‘ntonio lu cioce, vi putat’ fidè. ‘NTONIO LU CIOCE.(Alzandosi)Va bene, però aricurdet’ ca lu resonsabil’ si tò.(Giovann’ Sagnetta cade tremante sul divano) Si tra du jorn’ sti due nin pagan’, pagh’ tu. (Prende la pistola, tutti si buttano a terra, spara sul divano, poi esce) GIOVANN’ SAGNETTA.(piangendo, si tocca) So morto. ROMEO. Pur’ je!(anche il regista dirà qualcosa). REGISTA:Pur je so mort’. Mi dispioc’ sol ca, si ci sti pur’ tu chi si nu ‘mbrujan’, so jte pur’ a l’Infern’. GIOVANN’ SAGNETTA. Stavot’ mi so mess’ propri’ ‘mmezz’ a li guoi’. REGISTA. Ma questo fa proprio sul serio. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma nin set’ capit’ ca quello è ‘ntonio lu cioce! Chiuttost’ circot di pagò sinnà ci fo fo na brutta fine .

77 ROMEO. Tra due giorni è tutto a posto.
GIOVANN’ SAGNETTA. Vado a cercò cacche amicezie chi j po’ parlò. (Esce) ROMEO. Pur’ quoss’ ci mancov. REGISTA.(Senza voce)Stavot’ ci arimittam’ la pelle. ROMEO. La pelle ti l’avessa fò je, che mi si cunvinto a fò sta cazzata. REGISTA. Mi so cacot ‘ngoll’. ROMEO. Pur’ tu?(ipotesi di canzone) PINUCCIO.(Da fuori a voce alta)Signor Giovanni, signor Giovanni. (Entra con un cesto) REGISTA. Avanti, avanti, si accomodi. Buongiorno, è venuto per il provino? PINUCCIO. No, uova. REGISTA. Dico, si vinut’ pi lu provino? PINUCCIO. No, ni vann’ lu vino, e chi si, sard’? REGISTA. Ma chi si venut’ a fo? PINUCCIO. Si certo, quanta ni vu? REGISTA. No grazie, non li voglio. PINUCCIO. No ni li tengh’ l’ aglio. ROMEO.(al regista) Quoss’ è sorda gne na campana. PINUCCIO. Allora quanta ni vu? REGISTA. (urla) Ni li voje. PINUCCIO. E chi ci strell’. Ci sento bon’ je. Ma il signor Giuvann’ a ndò sto?

78 REGISTA. E’ scit nu mument’.
PINUCCIO. A lu rifornimento? E si, la benzina è ‘rruvet’ a li stelle, meno male che io vado a la ppet’. REGISTA. Fi bone. PINUCCIO. Certo, fa bene alla circolazione. Ma ci mett’ lu temp’? REGISTA. Ni li sacc’, è uscito propr mo. PINUCCIO. Tra poco sarà qua.(Si siede) Allora l’aspetto. Ma voi chi siete? Chi tinat’ a fò? REGISTA. E’ na storia troppo lunga, lasciamo perd. PINUCCIO. Che mistir’ faciat? REGISTA. Faciam’ li provini. PINUCCIO. Imbuttijot’ lu vin’, apposta mi set’ addummannot’ si vinnav’ lu vin’? ROMEO.(mani nei capelli) Mamma ma, sol’ nu sard’ ci mancov’. PINUCCIO. Non vi disperate, mo vi man’ na persona che venn’ lu vino, e che vino. REGISTA.(Arrabbiato)Ni li voglio lu vino. E omo s’ avete aspettò il signor Giovann’ , per favore aspittotil’ for’, ca è chiù maje. PINUCCIO. Ma tu mic’ si lu padran’ di la cos’, chi mi jett’ for’! REGISTA. Noi emma fatijò. PINUCCIO. E fatijot’ pure, ca je ni v’acciment’.(Romeo sistema i microfoni) Ma ecchi è si cos’? ROMEO. Microfoni. PINUCCIO. Si, e mo je nin chinasc’ li grammofoni? ROMEO.(Urla)S’ho detto microfoni, microfoni, ci serv’ pi la fatela nostr’.

79 PINUCCIO. Ma chi mistir’ faciat’?
REGISTA. Noi FATIJOM’ PI LA televisione. PINUCCIO. Io non vi ho mai visti in delegazione. REGISTA. Avast’ je mi ni vaje, mi teng’ arrajò. PINUCCIO. Vo, vo pur’, si sti in ritardo. REGISTA. Ma piccà nin ti visitò da un otorino? PINUCCIO. Ma che motorino, ti li so detto prima ca vaje a l’appet’. ROMEO.(C.s.)Perché nin ti fì curò l’udito? PINUCCIO.(Si mette il dito nell’orecchio)Certo, si strell’ accuscè, pi forza mi cià da mett’ lu dito. Ti na voce c’avess’ jè a strllò a lu mircot, chiuttost’ cha a la delegazion’.(al regista). Dejel’ pur’ tu can a da strillè. ROMEO.(Va per uscire, ma entra Giovann’ Sagnetta)Avast’, je mi ni vaje. Ah, min mal’ ca si rivinut’, ci sto un chi t’aspett’.. GIOVANN’ SAGNETTA. Ah, Pinuccio. PINUCCIO. Finalmente, a chi distributor’ si jt’ a fo riforniment’? GIOVANN’ SAGNETTA. A chi distributor’? PINUCCIO. Mi la dett’ quoll’. REGISTA. Je ti so dett’ c’avè scit’ nu momento. GIOVANN’ SAGNETTA. Va bene, ogg’ ni mi serv’ l’ove. PINUCCIO. Come nin ti serv’, ti so spittot’ tutt’ stu temp, sopportot’ li strell’ di quost’, chi ma stordullit’ li racchie.

80 GIOVANN’ SAGNETTA. Tengh’ ancor’ chell’ di chillotra vote.
PINUCCIO. Ma chest’ è ferech’ fresch’, li so caccit’ stamatin’ da lu cul di li gallin’. GIOVANN’ SAGNETTA. Ti dic’ ca nin mi serv’. REGISTA.(Per sbarazzarsene)Va bene, avast’ nghi si chiacchier’ , dammel a me. PINUCCIO. Si prim ni li si vulut? REGISTA. E mo mi li vuja accattò. PINUCCIO. Si tu la da rigalò, na da toje almen’ na dozzin’ (Gli dà le uova ed aspetta i soldi ma Romeo fa segno a Giovann’ Sagnetta di sbarazzarsene) GIOVANN’ SAGNETTA.(Portandola verso l’uscita)Mo pi favor’ esc’ for’, c asti gignur’ a da fatijò.(Pinuccio gli fa segno per i soldi) Dopo,li cont’ li faciam’ dop’, ciao. PINUCCIO. Allor lu vino nt’interessa? REGISTA.(urla) No. (a voce bassa) Chi rompiballe. PINUCCIO. Ti so sintit’ he, si proprio nu scustumot’..(esce) GIOVANN’ SAGNETTA. Scusate, ma Pinuccio è fatt’ accuscè. So parlot’ nghi chill’amicezia me, e ma dett’ ca mo parl’ nghi ‘Ntonio lu Cioce, voi però ni v’aveta mov’. ROMEO. Non ti preoccupare. GIOVANN’ SAGNETTA. Io so tant’ preoccupato, tanto che lo stomaco mi s’è agitato.(Esce) REGISTA. Sent, Romeo, jomic’ a toje nu caffè, ca cia rilassom’ na nzè. ROMEO. Offri tu?

81 REGISTA. Si, offro io e paghi tu.
ROMEO. Signor Giovann’ , noi facciamo nu break, jom a lu bar, si vè cacchid’un fall’aspittò. GIOVANN’ SAGNETTA.(f. c.)Va bon’, chiud’ la porta ca stengh’ a lu cess’.(si sentono scoregge) REGISTA. L’avevamo capito. (escono, dopo poco suona il campanello) GIOVANN’ SAGNETTA.(f. c.) E ti pareva. Just’ a lu mument’ chiù dilicat’.(Uscendo si abbottona i pantaloni e va ad aprire) Arrivo. Vengo. Prego avanti. ‘GNESINA.(Entrando decisa) A ndò sto chell’ di la televisione? GIOVANN’ SAGNETTA. Stann’ a lu break a fo nu bar. ‘GNESINA. Je arivojo li sold’ arret’. GIOVANN’ SAGNETTA. E piccà? ‘GNESINA. Piccà mann’ dett’ ca il giorno 8 s’arividav’ tutt’ a la television’, ogg’ è nove e je a la televisione nin so vist’ proprio nient’. GIOVANN’ SAGNETTA. Forse l’hanno spostato di cacche jorn’. ‘GNESINA. Si, e fejeme accusciè quanda si spos’? GIOVANN’ SAGNETTA Signora, fejete aspetta da 40 anni, e s’aspetta nu por’ di giorni a ‘ddi ‘cchiò mic’ si mor’? ‘GNESINA. Ma che 40 e 50. Concettina tè solo 37 anni. PASTORE.(entrando)Permesso? GIOVANN’ SAGNETTA. Avanti. PASTORE. E chill’amicezia ti, andò stann’? GIOVANN’ SAGNETTA. Che amicizia mi?

82 PASTORE. Clell’ di la televisione, je arivojo arret’ li sold’.
GIOVANN’ SAGNETTA. Pur’ tu, e piccà? PASTORE. Come si, je stengh’ sempre in giro, pi lu lavor’ chi facc’, e s’ho sintit’ a dire ca chell’ è di li ‘mbrujun’. GIOVANN’ SAGNETTA. No, ti sbeje, chell’ fann’ part’ di na società internazionale.. MARIETTA. (Entrando di corsa) A ndò sto chi li farabutti? GIOVANN’ SAGNETTA. Chi? MARIETTA. L’amicezia ti. GIOVANN’ SAGNETTA. Ancor’ nghi li ‘mmicezia mi! MARIETTA. Chell’ di la televisione, altro che americano e romano, chell’ è di lu Castiglione, e ci hann’ raccontit’ nu sacc’ di ball’. GIOVANN’ SAGNETTA. Vi tinat’ a sbajò! PASTORE. Di Castiglione? Ecco a ndò li so vest’. GIOVANN’ SAGNETTA. A chi? PASTORE. Chill’otr’ jorn stov’ nghi li pecor’ sapr’ a la Lupor’, e dop’ na nze so vest’da lunton’ na puch’ di vacche. Quollì chi li jov pascienn’ mi sembrava una faccia conosciut’, ma ni m’aricurdov’ a ndò l’avè vist’. Mo so riculligot’. Era quello della cinepresa, lu sordomuto.

83 GIOVANN’ SAGNETTA. Impossibile
GIOVANN’ SAGNETTA. Impossibile. Quoll’ è jte a Roma, pi fo nu film a mezzijorn, se arrivava in tempo. ANNETTE.(Entrando)A quanta por nin so sola je, ma a ndò stann’? GIOVANN’ SAGNETTA. Chi, li micezia mi? ANNETTE. Si, a ndò stann’? GIOVANN’ SAGNETTA. Mo hann’ ve, stann’ a lu break, a toje nu bar. ANNETTE. Volete sapà di ndonna è? MARIETTA. Di lu Castiglione! ANNETTE.(Risentita) Ti parav’ ca nin parlov’ asse. E sapete c’hann’ fatto in giro? GIOVANN’ SAGNETTA.(Con un filo di voce) Chi Cosa? ANNETTE. Hann’ ‘mbrujt’ nu sacc’ di gent’, e hann’ frighit’ nu sacc’ di sold’. PASTORE. Si, ma je ni mi facc’ mbrujò, nghi na bastunann’ i ramp’ la cocc’. MARIETTA. Se s’hanna rifò viv’. ‘GNESINA. Prima o poi sanna da vinè a ritoj l’atrezz’? (Entra il pazzo, guardingo) GIOVANN’ SAGNETTA.(sdrammatizzando), Ni vi preoccupot’, can gi sto mangh’ nu ‘mbroje. Ci sto pur’ nu contratt’ firmot’. PAZZO.(Dopo aver cercato in giro)Scusate, cacchidun’ ha truvot’ nu cellulor’ nghi la form di na banon’? (Giovann’ Sagnetta fa capire che è pazzo, di lasciarlo stare. Si mette a cercare sotto il divano)

84 ANNETTE. Secondo me chell’ non ritornano, hanno fiutato qualcosa.
PASTORE-. Je li vaje a ritrovò pur’ satt’a lu lett’. MARIETTA. Vengo pur’ je. ‘GNESINA. Si, veng’ pur’ je, faciam’ n’associazione. GIOVANN’ SAGNETTA. Si, associazione a delinquere, tinavot’ l’appuntament’, vuless’ sapà piccà set’ vinut’ tutt’ na vot’? ANNETTE. Lu colpo lo diamo in testa a te, tra poco. GIOVANN’ SAGNETTA. E je chi c’entr’? ANNETTE. Centra, centra, tu sei il compare. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma che compare, li vulat’ capè ca chell’ è professionista seri. ‘GNESINA. Professionisti a ‘mbrujò. MARIETTA.(Riferendosi al pazzo)Ma si po’ sapà chi vi trovenn’? GIOVANN’ SAGNETTA. Lascial perde, è matt’. PAZZO.(Trova la buccia e la alza in aria)Li so truvot’, li so trovot’…. No, me l’anno arrubbit’, m’ hanno lasciato solo la custodia. (Esce quasi piangendo)

85 MARIETTA. Che faciam. Li jom’ circhenn
MARIETTA. Che faciam? Li jom’ circhenn?(tutti sono d’accordo, ma ognuno dice la sua e si crea una gran confusione. Intanto entra ‘sundina e vedendo tutta quella gente resta sbalordita) GIOVANN’ SAGNETTA-(Al vederla resta di stucco, e con voce tremante)Tutu…tutu…tutu…. ‘SUNDINA. Occupato? GIOVANN’ SAGNETTA. Tu giò si ‘rrivinut? ‘SUNDINA. E tutt’ sta gent’ ecchi è? GIOVANN’ SAGNETTA. Amici, amici. ‘SUNDINA.(Notando la cinepresa) E quella? Ni mi dir’ ca si fatt’ vinè quelli della televisione? MARIETTA. Ma chi televisione, è lidri. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma che ladri, teng’ lu contratto, perciò li putam’ denunciò, sempre si ci stess’ abbisagn’. ‘SUNDINA. Curnutan chi nin si otr’, t’avè dett’ ca ni l’avea chiamò, e tu, cucciut’ gne n’asin’, li si fatt’ vinè… Nti preoccupò, ca dop faciam li cont’. PASTORE.(Alzando il bastone)E chi conti, cuntom’ tutte le ossa trincit’. ‘GNESINA. Toje su contratt’, liggiamil na nzè. (Giovann’ Sagnetta va a prendere la busta, nel frattempo suona il campanello, ed ‘sundina va ad aprire) STORTINO.(Entra con una carpetta in mano)Permesso, scusate, c’è riunione di famiglia? ‘SUNDINA. E tu chi si?

86 STORTINO. Sono il signor Stortino, della Proto assicurazioni.
‘SUNDINA. Sent’, mò ni è proprio lu mument’, tengh’ itr’ problim’, arrivederci. STORTINO. No, guardi che c’è un malinteso, io sono qua per riscuotere la polizza. ‘SUNDINA. Ti ti sbajò, je nin tengh’ mang’ na polizz’. STORTINO. Scusi non abita qui il signor Giovann’ Sagnetta ? GIOVANN’ SAGNETTA. Si, so je. STORTINO. Infatti, è lei l’assicurato. GIOVANN’ SAGNETTA. Ma ti ti sbajò. STORTINO. No, ho qui la copia del contratto, con i suoi dati, la via, il numero e la sua firma, (mostrandolo) riconosce la sua firma? GIOVANN’ SAGNETTA. Sci, la richinasc’, ma com’ha fatt’ su cuntratt’ ha je a finè mina a te? ‘SUNDINA. Dammi sa busta, (Gli prende la busta la apre e legge) Pezz’ di scem’, ma chi si firmat’? GIOVANN’ SAGNETTA. Lu cuntratt’ d’affitt’ di 1000,00 € a lu jorn. ‘SUNDINA. Ha baccalò, si firmot’ na polizza vita, e a da pagò 1000 euro pi 20 anni. PINUCCIO.(Entrando)Signor Giovanni, e chi e tutt sta gent’? ci stò na festa? Com’è finita nghi l’ove? Mi li pigh’ tu o cu lu scustumot’? (Entrano Romeo ed il regista, che restano un po’ sorpresi di trovarli li)

87 PASTORE. Ecco li ‘micezia ti, mo vidam’ gna sto la situazion’.
ROMEO. Come mai tutti qui? MARIETTA. E piccà vanna ‘girenn’ di li vuc’ chi a no ni j pioc’. PASTORE.(Facendo roteare il bastone)E perciò vulessim’ di li spiegazioni. REGISTA.(Rivolto al Romeo )Va bene, penso ca mo j li putam’ dir’. Ecco, siete stati vittima, di uno scherzo televisivo. Guardot’ tutti quent’ a la telecamera, siete su scherzi a parte.(Tutti si girano per guardare la telecamera, mentre esce di corsa) ROMEO. E chi si vede più( esce di corsa) GIOVANN’ SAGNETTA.(Disperato)Signor Romeo, ma andò jot’, ni schirzot’, vinit’ aecch’. (Esce per inseguirli) STORTINO. Signor Giovann’ Sagnetta la polizza. ‘SUNDINA. Ma s’assicurazion’ è giò valid’? STORTINO. Certo che è valida. ‘SUNDINA. Se pi cos’ cu lu disgraziot’ si mor’, li soldi chi si l’acchiapp’? STORTINO. Lei chi è la moglie? ‘SUNDINA. Si. STORTINO. Allora li prende lei. ‘SUNDINA. A si. (Va verso la porta) STORTINO. Ma signora chi mi paga? ‘SUNDINA. Aspett’ a è, vado, l’ammazzo e torno..(Esce) PASTORE. Scusatemi. Ma, cacchidun’ di vo mi so dir’ a ndò sto sa benedetta via anale? FINE


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