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Università degli Studi di Roma “ La Sapienza “ Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche SEDE DI POMEZIA (provincia di ROMA)

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Presentazione sul tema: "Università degli Studi di Roma “ La Sapienza “ Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche SEDE DI POMEZIA (provincia di ROMA)"— Transcript della presentazione:

1 Università degli Studi di Roma “ La Sapienza “ Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche SEDE DI POMEZIA (provincia di ROMA)

2 Relatore Dr.ssa Barbara Calabrese
ANTROPOLOGIA Relatore Dr.ssa Barbara Calabrese

3 CULTURA E ANTROPOLOGIA CULTURALE
L’Antropologia Culturale è una delle 3 Scienze Sociali di base cioè è quella che si propone alle conoscenze teorico dei fenomeni culturali e lo studio del manifestarsi di questi negli individui e nei gruppi umani; Per Cultura si intende quella concezione della realtà e quella sensibilità ad essa, socialmente acquisita o indotta, che orienta gli individui nelle diverse situazioni che si offrono loro nel corso dell’esistenza. Esse si costituiscono nei gruppi sia per effetto delle esperienze, sia per effetto della tradizione;

4 CONTINUA La concezione antropologica di cultura differisce da quella formatasi alla luce degli studi etnologici. Nell’ambito della disciplina etnologica il termine cultura sta per indicare ogni prodotto dell’attività umana di un gruppo sociale, cioè l’insieme dei modi di soluzione dei problemi esistenziali, ereditato, accettato, sviluppato del gruppo stesso. Insieme che comprende tanto il sistema di organizzazione sociale, quanto la tecnologia, i prodotti materiali dell’attività, la religione e l’arte;

5 CONTINUA Tra i sociologi prevale la tendenza ad usare il termine cultura nella accezione di patrimonio psichico costituitesi nella interazione sociale; Weber assegna alla civiltà gli aspetti tecnologici, pratico-organizzativi dell’esistenza e quelli materiali dell’attività umana e, alla cultura gli aspetti spiritualistici, emotivi, idealistici;

6 CONTINUA Dal 1871 è trascorso quasi un secolo durante il quale si sono sviluppati criteri e tendenze che hanno portato in modo implicito o esplicito alla distinzione dell’antropologia culturale dalla etnologia. Due fra i più esperti antropologi americani, Kroeber e Kluckhohn hanno fornito in due famose opere le principali definizioni;

7 CONTINUA LA CULTURA designa quel patrimonio sociale dei gruppi umani che comprende conoscenze, credenze, fantasie, ideologie, simboli, valori e norme; nonché le disposizioni alla azione che da questo patrimonio derivano e si concretizzano in schemi e tecniche dell’attività specifiche in ogni società;

8 GEERTZ CLIFFORD Geertz, Clifford (San Francisco 1926), antropologo americano. Formatosi alla Harvard University, ha svolto la maggior parte della sua attività nel Sud-Est asiatico e nel Nord Africa e dal 1970 è professore di scienze sociali al Princeton's Institute of Advanced Study. Fortemente influenzato dai filosofi Wittgenstein, Gadamer e Ricoeur, Geertz è il fondatore della scuola di antropologia interpretativa, che segna il distacco dalle correnti post-strutturaliste. I fenomeni culturali vengono considerati come sistemi di significato che sollevano questioni interpretative: lo studioso non dovrà più operare una netta distinzione tra scienze della natura e scienze umanistiche, ma utilizzerà piuttosto una lettura simbolica simile a quella applicata all'interpretazione di una rappresentazione teatrale o di un testo scritto. Geertz analizza la tradizione dei combattimenti di galli nell'isola di Bali, che sono accompagnati da un particolare sistema di scommesse. Tali eventi pubblici vengono interpretati come lotta fra diversi gruppi per lo status e il prestigio sociale: lo status sociale di coloro che partecipano, determinato dalla nascita e dalla ricchezza, viene esaltato attraverso la sua drammatizzazione. Molte opere di Geertz sono dedicate agli studi compiuti in Polinesia (The Religion of Java, 1960) e in Marocco, ma la sua fama internazionale è legata soprattutto ai saggi Conoscenza locale (1983), Interpretazione di culture (1987) e Antropologia interpretativa (1988).

9 CRDENZE LA NUMEROLOGIA
Numerologia Arte di trovare nei numeri proprietà segrete, magiche e mistiche. Hanno carattere numerologico certi aspetti della cabala ebraica, e si possono considerare numerologiche alcune credenze della cabala napoletana (anche se la cabala ebraica è un insieme di raffinate speculazioni mistiche e quella napoletana è un coacervo di superstizioni infondate). Sono altresì numerologiche le credenze diffuse (si trovano ad esempio anche in Dante Alighieri) sulla perfezione di alcuni numeri, come il 3 e il 9. Una curiosità numerologica è fornita dalla diffusa diffidenza per il numero 17: se infatti si scrive 17 in numeri romani, XVII, e si anagrammano questi numeri-lettere, si ottiene VIXI, che in latino significa "ho vissuto, ho finito di vivere, sono morto".

10 PROVERBI E CREDENZE Proverbio Sentenza breve di uso comune, che esprime idee e credenze comunemente accettate. Per la maggior parte, i proverbi affondano le loro radici nel folclore e sono stati conservati dalla tradizione orale. Un esempio di questa saggezza popolare è "Chi dorme non piglia pesci". Spesso le stesse credenze comunemente accettate si ritrovano in proverbi di lingue e culture diverse. La Bibbia ha fornito un gran numero di proverbi, ad esempio "Occhio per occhio, dente per dente", che ha un equivalente africano in "Una pelle di capra compera una pelle di capra; una zucca, una zucca". Il proverbio "Un passero in mano ne vale due nella siepe", che proviene dal latino medievale, conta numerose varianti in italiano ("Meglio un uovo oggi che una gallina domani"), spagnolo, portoghese, rumeno, tedesco e islandese. I proverbi hanno talvolta origini letterarie, come l'adattamento in senso cristiano della frase di Esopo "Aiutati che il ciel ti aiuta" o il detto, tratto dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, "Cosa fatta capo ha". Altri possono aver preso spunto dalla vita quotidiana, come "Prima o poi tutto viene a taglio, anche le unghie per pelare l'aglio", o far riferimento a superstizioni, come "Di venere e di marte non si sposa e non si parte", o alle condizioni del tempo, come "Rosso di sera bel tempo si spera". Altri proverbi sono nati da abitudini cadute in disuso, come nell'espressione "Essere al verde", sorta dall'uso di sospendere le aste quando la candela sul tavolo del banditore si riduceva all'estremità dipinta di verde. Particolare fortuna ebbe nel Rinascimento la raccolta di proverbi classici (Adagi) compilata da Erasmo da Rotterdam. In Italia, l'interesse per la cultura popolare e il mondo dei proverbi fu promosso nell'Ottocento da Niccolò Tommaseo e Giuseppe Giusti.

11 IDEOLOGIA Ideologia Termine che, in senso generale, indica un sistema di idee e di valori che costituiscono la base di un movimento politico o religioso; nel corso della storia ha tuttavia acquisito diversi e distinti significati. L’ideologia ricopre diverse funzioni. In primo luogo, fornisce un’interpretazione della realtà sociale; si può comparare il ruolo assolto dall’ideologia nelle società contemporanee a quello dei miti nelle società antiche. Ideologia e mito, infatti, tentano di rendere coerente un insieme di fenomeni apparentemente privo di senso. In questa prospettiva, l’ideologia offre anche gli scopi e gli strumenti per modificare la realtà, diventando un elemento dinamico della storia. Infine, l’ideologia dà agli individui e ai gruppi sociali una giustificazione della propria esistenza, la rappresentazione di sé che li informa del posto che occupano e del ruolo che rivestono nella società.

12 I SIMBOLI Simbolo Segno arbitrario usato per rappresentare convenzionalmente un’entità astratta, un oggetto, un’idea: in algebra, ad esempio, sono simboli quelli che indicano il valore infinito o la radice quadrata di un numero. Il simbolo può anche essere un segno attraverso il quale si instaura tra due oggetti una relazione non arbitraria, ma definita dalle convenzioni culturali di un particolare codice comunicativo. In questo senso il simbolo è un oggetto che viene scelto per significare una delle sue qualità peculiari: l’oro, ad esempio, può essere usato per significare qualcosa di ricco, potente, regale. Preferibilmente il simbolo instaura una relazione tra una cosa concreta, portatrice di valore, e un’entità astratta, e non sempre riducibile a un solo significato: ad esempio, l’acqua può identificare un valore di purezza e trasparenza, ma anche uno meno positivo di instabilità e incostanza.

13 CONTINUA L’interpretazione del valore simbolico di una relazione di segni è strettamente correlata alle convenzionalità comunicative che vigono all’interno di una cultura. Vi sono tuttavia simboli che, anche attraverso differenti culture e codici di comunicazione, rivestono significati antropologicamente riconducibili a comuni denominatori: il sole è simbolo di divinità; il fuoco di passione, di potenza creatrice o, al contrario, distruttrice; l’occhio di vigilanza o di conoscenza. Questo aspetto ha ispirato i principi della cosiddetta critica simbolica, che trova i suoi fondamenti negli studi di Northrop Frye. Un notevole contributo all’interpretazione dei simboli proviene infine dall’ambito psicoanalitico, e in particolare dalle riflessioni teoriche contenute nell’Interpretazione dei sogni (1899) di Sigmund Freud: qui viene definito il concetto di “simbolo onirico”, che prende forma di un oggetto, deformato o mascherato attraverso figure retoriche della sostituzione o della modificazione anche linguistica, che rimanda a un desiderio represso.

14 CONTINUA L’ANTROPOLOGIA CULTURALE è una delle scienze antropologiche. Queste studiano l’uomo sotto il profilo bio-fisico e bio-ambientale, nel manifestarsi di sue peculiari attività o modi di essere come la linguistica, la preistoria, l’etnografia, l’antropologia culturale;

15 CHE COSA è L’ETNOLOGIA? L’ETNOLOGIA è l’insieme dei modi di affrontare i problemi della esistenza da parte delle popolazioni primitive. L’etnologia da un lato descrive le espressioni modali della vita di quelle popolazioni e comparativamente le studia per comprenderne la natura e per scoprirne l’origine; LO STUDIO DELLA CULTURA è L’OGGETTO DELLA ANTROPOLOGIA CULTURALE;

16 LA NASCITA DELLA ANTROPOLOGIA IN ITALIA
Nel 1871 in Italia nasce la Società Italiana di Antropologia e Psicologia Comparata

17 LE TRE SCIENZE SOCIALI Sono l’Antropologia Culturale, la Psicologia Sociale e la Sociologia; Un gruppo di antropologi italiani dal 1957 al 1958 presentarono al Primo Congresso Italiano di Scienze Sociali un documento intitolato “Appunti per un memorandum”, tendente a definire la posizione della Antropologia Culturale nel quadro delle Scienze Sociali, come scienze dell’uomo;

18 CONTINUA Il concreto situarsi del livello sociale in un momento storico determinato, nell’ambito di precisi rapporti con un proprio ambiente ecologico, costituisce la società concreta. I fenomeni umani, trasformati in condizioni di integrazione sociale si strutturano nel contesto di ciascuna società, che chiamiamo piani sociali e che possono essere distinti in: - un piano economico; - un piano sociologico; - un piano della cultura;

19 LA CULTURA Il Piano Cultura è l’insieme dialettico dei patrimoni psichici esperenziali individuali costituitisi in condizione di integrazione sociale; L’Antropologia studia il piano economico, sociologico e culturale, mentre la psicologia studia l’interazione del livello biologico umano con il livello sociale e con l’ambiente ecologico nella psiche individuale;

20 GLI AUTORI DEL MEMORANDUM
Secondo gli autori del Memorandum, l’Antropologia Culturale analizza sotto il punto di vista del piano della cultura il suo carattere, il suo dinamismo e la sua interazione con il resto della società e così si intende il piano economico ed il piano sociologico, il rapporto con il livello biologico umano in particolare con la sua componente psichica;

21 CIVILTA’ E CULTURA SECONDO E. SAPIR
Edward Sapir ( ), in un saggio dal titolo Culture, Genuine and Spurious, egli discute il triplice modo di utilizzazione del termine cultura, uno etnologico, uno del linguaggio corrente non specializzato, ed uno, infine, che potremmo chiamare antropologico; La Cultura è l’insieme dialettico dei patrimoni psichici esperenziali individuali costituitisi nel quadro di una società storicamente determinata;

22 SAPIR Egli evidenzia il termine come viene impiegato dagli etnologi e storici della cultura, a significare ogni elemento socialmente ereditato nella vita dell’uomo sia materiale che spirituale, così nessun uomo è privo di cultura perché anche i più rozzi selvaggi vivono in un mondo sociale caratterizzato da una complessa rete di costumi, usi ed atteggiamenti tradizionalmente conservati;

23 CONTINUA Facciamo riferimento per esempio ai boscimani sudafricani, alla credenza degli indiani del nordamerica nella medicina magica, sono tutti elementi della cultura, e questo perché, ciascuno è acquisito e conservato attraverso un processo imitativo che prende il nome di TRADIZIONE e di EREDITA’ SOCIALE;

24 Per gli ETNOLOGI Tutti i gruppi umani sono dotati di cultura, che assume modi di manifestarsi differenti e vari nel grado di complessità. Per gli Etnologi esistono vari tipi di cultura e una quasi infinita varietà di elementi di cultura; l’Etnologo non formula su di essi alcun giudizio di valore, e, quando parla di elementare, evoluto, inferiore, superiore, si riferisce solo a progressioni storiche e a schemi di evoluzione; Egli propone di sostituire il termine cultura con quello di civilization;

25 II SECONDO SIGNIFICATO DEL TERMINE CULTURA PER IL SAPIR
È la ricchezza individuale basata sulla sapienza ma non limitata a questa perché la persona colta sa dare un valore particolare alle conoscenze che ha acquisito e sa applicarle in modo personale;

26 IL TERZO SIGNIFICATO DEL TERMINE CULTURA PER IL SAPIR
Il termine cultura in correlazione con il termine civilization mette in evidenza il patrimonio spirituale o materiale del gruppo in generale piuttosto che quello individuale; Per il Sapir non si pone l’accento su ciò che è fatto e creduto da un popolo, ma su come ciò è fatto e creduto, come funziona nell’intera vita di quel popolo, e sul significato che assume per esso ciò che è fatto e creduto; cioè lo stesso elemento culturale può avere un posto essenziale nella cultura di un popolo e può costituire un insignificante fattore, privo di importanza nella cultura di un altro;

27 L’IMPORTANZA DEL TERZO SIGNIFICATO DEL TERMINE CULTURA PER IL SAPIR
Questa concezione della cultura può essere usata con utilità nell’affrontare il problema della nazionalità, quando cerchiamo di rintracciare radicato nel carattere e nella civiltà di un dato popolo qualche aspetto, qualche forza che lo distingue e che è sua propria; Cultura diviene così quasi sinonimo di spirito di genio di un popolo;

28 CONTINUA In base alla consapevolezza che la cultura ha del proprio genio o carattere il Sapir distingue la cultura in genuina cioè armonizzata con il proprio genio o carattere; Il Sapir distingue la cultura in genuina cioè armonizzata con il proprio genio e spuria cioè deviante dal proprio genio;

29 CHARLES DARWIN Charles Darwin
A partire dagli scritti del geologo Adam Sedgwick e del naturalista John Henslow, Charles Darwin elaborò la teoria dell'evoluzionismo, secondo cui in natura è l'ambiente a determinare il successo riproduttivo di individui e gruppi di esseri viventi attraverso il meccanismo della selezione naturale, che promuove i caratteri adattativi ed elimina quelli svantaggiosi. Darwin la pubblicò nel 1859 con il suo celebre trattato L'origine delle specie.

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31 CHARLES DARWIN Darwin (Shrewsbury, Shropshire Down, Kent 1882), naturalista britannico, fondatore delle teorie dell'evoluzionismo e della selezione naturale, le quali continuano ancora oggi a esercitare un'enorme influenza sulle scienze naturali e, più in generale, sullo sviluppo del pensiero moderno.

32 DARWIN Darwin nacque in una famiglia agiata e culturalmente raffinata: il nonno materno, Josiah Wedgwood, fu un imprenditore di successo nel campo della ceramica e della porcellana, mentre il nonno paterno, Erasmus Darwin, fu un celebre naturalista del suo tempo. Si iscrisse a medicina all'Università di Edimburgo, senza tuttavia portare a termine gli studi poiché nel 1827 si trasferì a Cambridge, dove frequentò l’Università con l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica. Qui Darwin incontrò due personalità decisive per l'elaborazione delle sue teorie: il geologo Adam Sedgwick e il naturalista John Stevens Henslow, i quali contribuirono a rafforzare i suoi interessi per l'osservazione meticolosa dei fenomeni naturali. Grazie alla raccomandazione di Henslow, nel 1831 Darwin riuscì a imbarcarsi sul Beagle, un brigantino britannico in partenza per una spedizione di ricognizione scientifica intorno al mondo, in qualità di naturalista non stipendiato. Darwin aveva allora solo 21 anni e si era appena laureato.

33 CONTINUA 2.IL VIAGGIO SUL BEAGLE. Il viaggio a bordo del brigantino durò cinque anni e permise al giovane naturalista di compiere numerose osservazioni, di natura sia geologica sia biologica, sulle isole e sui continenti incontrati lungo il percorso. In particolare Darwin rimase colpito dall'enorme varietà di forme presenti sulla superficie terrestre, nei fossili e negli organismi viventi. La maggior parte dei geologi dell'epoca aderiva alla cosiddetta teoria catastrofista (vedi Geologia: Storia del pensiero geologico: XVIII e XIX secolo), messa tuttavia in discussione in quegli stessi anni dall'opera del geologo britannico Charles Lyell, dalla quale Darwin era rimasto influenzato nella sua elaborazione dei meccanismi di evoluzione della crosta terrestre.

34 Darwin Darwin notò, inoltre, analogie tra alcuni fossili di specie estinte e le specie viventi, appartenenti a una stessa area geografica. Durante la sua permanenza sulle isole Galápagos, situate al largo della costa dell'Ecuador, riscontrò differenze di struttura anatomica e di abitudini alimentari tra le popolazioni di animali simili, presenti sulle diverse isole, quali le testuggini, i tordi beffeggiatori e i fringuelli. Entrambe queste osservazioni condussero Darwin a domandarsi se potessero esistere legami di qualche genere tra organismi distinti, ma simili. 3.TEORIA DELLA SELEZIONE NATURALE. Al suo ritorno in Gran Bretagna nel 1836, Darwin si stabilì a Londra e iniziò a mettere per iscritto le sue idee sulla variazione delle specie (Notebooks on the Transmutation of Species).

35 Per l'elaborazione della teoria della selezione naturale ebbe un ruolo fondamentale la lettura del saggio di Thomas Robert Malthus, intitolato An Essay on the Principle of Population, nel quale si sosteneva che l'aumento delle disponibilità di cibo necessarie alla sopravvivenza della specie umana non potesse in alcun modo uguagliare il tasso di crescita della popolazione: secondo Malthus quest'ultima doveva, quindi, essere limitata nel suo sviluppo da ostacoli naturali, quali carestie e malattie, o da azioni prodotte dall'uomo, come le guerre.

36 Grazie alla lettura di Malthus, Darwin intuì come tutte le specie animali e vegetali fossero per necessità in competizione l'una con l'altra per la loro esistenza e per la loro perpetuazione nelle generazioni successive: in base, cioè, alla teoria della selezione naturale, solo gli individui che riuscivano ad avere la meglio nella lotta per l'esistenza con gli altri animali arrivavano a riprodursi, trasmettendo alla generazione successiva i caratteri ereditari che ne avevano favorito la sopravvivenza. Darwin ipotizzò, inoltre, che tutti gli organismi affini discendessero da antenati comuni e che anche il globo terrestre fosse una delle strutture naturali sottoposte a pressione evolutiva. Nel 1838 completò la prima bozza della sua teoria dell'evoluzione per mezzo della selezione naturale, che perfezionò nei due decenni successivi. Nel 1839 sposò una cugina, Emma Wedgwood, e poco dopo si trasferì in una piccola proprietà nel Kent (Down House), dove rimase fino alla morte.

37 CHARLES DARWIN E LE SUE OPERE
L'ipotesi di Darwin fu esposta per la prima volta nel 1858 in un articolo presentato contemporaneamente da Alfred Russel Wallace, un giovane naturalista che era giunto indipendentemente da Darwin a elaborare l'ipotesi della selezione naturale come meccanismo di evoluzione delle specie. La teoria completa di Darwin fu pubblicata nel 1859 in un libro intitolato The origin of species, che ebbe grande successo.

38 LE REAZIONI ALLE TEORIE DI DARWIN
La reazione della comunità scientifica alla pubblicazione dell'Origine delle specie fu immediata. Alcuni biologi sostennero che Darwin non era in grado di dimostrare sperimentalmente le proprie teorie; altri lo criticarono affermando che egli non poteva spiegare né l'origine delle variazioni, né il modo in cui esse vengono trasmesse alle generazioni successive. La risposta a questa seconda obiezione venne all'inizio del XX secolo, con la riscoperta delle leggi di Mendel e i primi esperimenti genetici. Ancora oggi le teorie di Darwin sono soggette a numerose controversie e vengono osteggiate in modo particolare da alcuni ambienti religiosi. La concezione che tutti gli esseri viventi si siano evoluti gli uni dagli altri per mezzo di processi naturali si contrappone, infatti, alla speciale posizione riservata all'umanità secondo la teoria della creazione dell'uomo per volere di un'entità superiore. L'ipotesi di Darwin rappresenta, cioè, una minaccia per il pensiero teologico tradizionale, poiché pone gli esseri umani sullo stesso piano degli altri organismi viventi .

39 DARWIN E I SUOI ULTIMI ANNI DI VITA
GLI ULTIMI ANNI. Darwin trascorse gli ultimi anni della sua vita a cercare soluzioni alle questioni sollevate da L'origine delle specie. Nelle opere successive, tra cui The Variation of Animals and Plants Under Domestication (1868), The Descent of Man (1871) e The Expression of the Emotions in Man and Animals (1872), espose in maggiore dettaglio alcuni argomenti che nell'opera maggiore erano stati solo accennati. L'importanza dell'opera di Darwin fu riconosciuta dai suoi contemporanei mentre era ancora in vita, con l'elezione a membro della Royal Society (1839) e dell'Accademia delle Scienze francese (1878). Alla sua morte fu sepolto nell'abbazia di Westminster.

40 CESARE LOMBROSO Lombroso, Cesare (Verona Torino 1909), medico italiano, professore di medicina legale e successivamente di psichiatria all'Università di Torino, fondatore di una disciplina scientifica, l'antropologia criminale, che ebbe un grande influsso sugli sviluppi della criminologia. La sua formazione professionale lo portò a studiare, da un lato, le caratteristiche della personalità criminale e, dall'altro, il rapporto tra genialità e follia. Nella sua opera principale, L'uomo delinquente, la cui prima edizione fu pubblicata nel , Lombroso diede un'identificazione clinica dei diversi tipi di criminale. Distinse, in particolare, i delinquenti alienati, quelli abituali, quelli occasionali, quelli per motivi passionali e i delinquenti nati. Si interessò soprattutto a questi ultimi, caratterizzati, a suo vedere, da stimmate anatomiche, fisiologiche e psicologiche.

41 LOMBROSO E LE SUE OPERE Le sue opere, notevolmente influenzate da Charles Darwin, lo portarono a conclusioni radicali: il criminale è un "selvaggio primitivo", rimasto a uno stadio precedente del processo evolutivo che ha portato all'uomo, e pertanto non in grado di comprendere il significato di leggi penali promulgate per individui a uno stadio di sviluppo più avanzato. Lombroso spiegò, inoltre, la personalità del delinquente come un insieme di caratteristiche determinate a livello ereditario, considerando, di conseguenza, tali elementi come vittime di un male trasmesso dagli antenati e sovente non manifestatosi per più generazioni. A poco a poco, rivide in parte le proprie tesi, accordando un posto importante alla casualità e riconobbe che i fattori individuali non erano le uniche cause della condotta criminale.

42 OPERE DEL CESARE LOMBROSO
In Genio e follia (1864), Lombroso orientò le proprie ricerche verso un altro genere di devianza: la follia. Si cimentò in una psicoanalisi della creazione letteraria e fu tra coloro che rinnovarono il mito del "folle in letteratura". Smentite dagli studi successivi, le teorie di Lombroso (in gran parte superficiali e razziste) hanno informato per decenni la ricerca scientifica e gli studi giuridici italiani, e in particolare l'elaborazione del codice penale e di procedura penale, comunemente conosciuti come codice Rocco, dal nome del loro autore Alfredo Rocco.

43 UNA REAZIONE ANTROPOLOGICA AL BIOLOGISMO: IL SUPERORGANICO SECONDO A. L. KROEBER
Kroeber antropologo, etnologo, archeologo e linguista nordamercano, che nel 1916 reagì al biologismo con un articolo che apparve nel volume XVI dell’American Anthropologist, egli asserisce il concetto di evoluzione organica ed evoluzione sociale;

44 continua Cioè è innegabile che in ogni uomo esistano degli elementi che ereditariamente porta dalla nascita, ma è anche vero che alcuni elementi le vengono in possesso al di fuori dell’aspetto fisico; Questa è la differenza tra uomo ed animale; l’uomo non ha bisogno di modificare nel tempo la propria natura per adattarla all’ambiente nel quale deve vivere ma bensì egli ha la possibilità con le proprie risorse che evadono dal suo aspetto fisico di agire direttamente sulla natura;

45 continua Da lì il concetto che la civiltà è un quid specificatamente ed esclusivamente umano ed in essa risiede la distinzione tra uomo e animale. Secondo Kroeber nell’uomo ci sono elementi ereditari e congeniti ed elementi che sfuggono alle leggi della ereditarietà biologica. Sono differenti le società umane e le società animali, per esempio alcune azioni puramente istintive come l’atteggiamento dei castori che danno a volte risultati più complessi e difficili di quelli raggiunti da alcune società umane ad esempio i castori sono degli architetti più abili di alcuni popoli primitivi; Il Punto essenziale è da considerare è che la società umana è in grado non solo di creare, ma anche di mutare i propri sistemi di soluzione dei problemi di esistenza;

46 GUSTAV LE BON Nella sua interpretazione della Psicologia della Folla tenta di spiegare la civiltà sulla base della razza; Egli usa come strumento scientifico il concetto dell’anima della razza, dichiara che l’uomo sta alla razza come la cellula al corpo; sostiene che gli incroci distruggono le antiche civiltà e che l’effetto dell’ambiente è notevole sulle nuove razze e nullo sulle vecchie, e via dicendo.

47 IL DETERMINISMO AMBIENTALE SECONDO GOLDENWEISER
L’ipotesi che l’ambiente fisico condizioni la vita e la cultura delle comunità umana è stata discussa da alcuni autori come Montesquie ( ), il Taine ( ), il Buckle; Il Primo etnologo a ritenere che l’ambiente fisico avesse una importanza notevole sullo sviluppo delle civiltà e sulle culturale fu Federico Ratzel ( ), fondatore dell’Antropogeografia;

48 IL DETERMINISMO AMBIENTALE SECONDO GOLDENWEISER
Alcuni autori hanno manifestato i loro dissensi dalle imprecise affermazioni degli ambientalisti come il Goldenweiser, egli scrive che la presenza di alcune materie prime fornisce uno stimolo alla loro utilizzazione da parte di coloro che abitano l’ambiente in cui esse si trovano, ma non sempre lo stimolo viene tradotto in applicazioni concrete; Cioè la natura può fornire all’uomo le materie prime per l’esplicazione di determinate attività per agevolarlo come può porgli dei limiti. Nel creare la propria cultura l’uomo non è succube della natura, anche se ne subisce l’influenza. Non ci si può aspettare che gli abitanti del Tibet, lontani dal mare siano marinai,ma la vicinanza del mare a volte non crea popoli marinai;

49 GOLDENWEISER Egli rivolge la critica anche a quegli Autori che intendono spiegare la psicologia di un popolo in relazione all’ambiente nel quale esso vive, anche qui vale il principio che non è la natura che forgia l’uomo ma è l’uomo che usa la natura per i suoi fini e che da un senso ed un orientamento personale alle proprie manifestazioni;

50 CONTINUA Sullo stesso piano pure la critica è a coloro che intendono caratterizzare secondo l’ambiente, le tendenze artistiche o religiose di un popolo. Il Goldenweiser osserva che nell’Italia medioevale e rinascimentale, nella Germania prima delle guerre franco prussiane, vi furono situazioni politiche analoghe a quelle della Grecia, pur essendo differenti le condizioni geografiche;

51 IL PROBLEMA DEL DETERMINISMO SECONDO KROEBER
Kroeber sostiene che determinati eventi non possono verificarsi se non esistono nella cultura di coloro che ne sono i protagonisti o gli attori, le cause o le basi per il loro attuarsi. Ad esempio se Napoleone fosse nato in altra epoca ed in altra nazione non avrebbe probabilmente creato un impero; Il Kroeber per esemplificare il suo concetto ricorda Darwin, che fu un individuo dotato di capacità tali che solo pochi dei suoi contemporanei possedevano, ed anche questo fu il caso di Mendel; La sua teoria per aver preceduto i tempi rimase a lungo ignorata, ed egli potè dirsi fortunato di non aver avuto la prima sorte del primo circumnavigatore dell’Africa, punito per aver visto il sole a nord. Fu così che la teoria di Mendel ideata nel 1865, venne conosciuta solo nel 1900; Secondo Kroeber la storia è alla base di tutti gli studi sociali;

52 KROEBER È la storia culturale il tipo di storia che l’antropologia si prefigge. Una storia che non può essere scientifica o naturalistica, come vorrebbero gli antropologi evoluzionisti o strutturalisti, perché la natura stessa dell’uomo rifugge dalle generalizzazioni e i fatti umani non possono essere trattati come qualsiasi atto o fenomeno naturale;

53 LA CONCEZIONE FUNZIONALISTICA DELLA CULTURA E DELLA CIVILTà DI MALINOWSKI
La concezione funzionalistica del Malinowski è precedente anche se è stato lui a coniare il nome cioè ogni storico che non sia un mero annalista o un archeologo è un funzionalista cioè fa della storia funzionale della storia culturale. La storia culturale è il tipo di storia che l’antropologia si prefigge cioè è una storia che non può essere scientifica o naturalistica come vorrebbero gli antropologi evoluzionisti o strutturalisti, perché la natura stessa dell’uomo rifugge dalle generalizzazioni e i fatti umani non possono essere trattati come qualsiasi atto o fenomeno naturale;

54 CONTINUA Il Funzionalismo come amava definirlo il Malinowski è un metodo per affrontare lo studio dei fatti sociali. Egli sostiene che la cultura è per l’antropologo funzionalista un vasto apparato attraverso il quale l’uomo è messo nelle condizioni migliori per affrontare i problemi concreti e specifici che incontra nel suo adattarsi all’ambiente per la soddisfazione dei suoi bisogni;

55 CONTINUA La definizione della cultura secondo il Malinowski, intendendo questa come l’insieme dei manufatti, dei beni, dei processi tecnici, delle idee, delle consuetudini, dei valori propri di questa società. L’organizzazione sociale è in tale quadro una parte della cultura perché non potrebbe essere compresa se non come parte di una cultura; questa definizione differisce ben poco da quella formulata nel 1871 da E.B.Tylor, secondo la quale la cultura è una complessa entità che comprende scienze, credenze, arte, leggi e costumi e altre capacità e abiti acquisiti dall’uomo come membro della società;

56 CONTINUA Dopo aver dato la definizione di cultura dobbiamo puntualizzare che per il Malinowski la cultura è un apparato attraverso il quale l’uomo messo nelle condizioni migliori per affrontare i problemi incontra nel suo adattarsi all’ambiente per la soddisfazione dei suoi bisogni. Gli impulsi, gli stimoli dagli esseri umani sono dettati da fattori fisiologici riplasmati da un costume, una consuetudine – habit- acquisit: l’uso del linguaggio rende possibile le tradizioni e l’educazione che permettono la continuità della cultura; Ciascun individuo può contribuire ad arricchire il patrimonio culturale della società ci appartiene a volte questo patrimonio limita la possibilità di affermazione dell’individuo come accade nella civiltà occidentale contemporanea;

57 MALINOWSKI Egli parte dall’assioma che gli esseri umani necessitano di nutrimento, debbono riprodursi, debbono essere provvisti di riparo e di conforti personali, debbono godere di adatte condizioni igieniche e di temperatura: cioè basa la propria concezione culturale su fatti biologici. L’uomo appartiene a una specie animale, perciò deve conformarsi a condizioni tali da assicurare la continuità della razza, la sopravvivenza dell’individuo e il mantenimento del suo organismo in regime di lavoro;

58 CONTINUA Il Malinowski parte dall’assioma che gli esseri umani necessitano di nutrimento, debbono riprodursi, debbono essere provvisti di riparo e di conforti personali, debbono godere di adatte condizioni igieniche e di temperatura, cioè basa la propria concezione culturale su fatti biologici. Anche se gli esseri umani sono animali, essi sono animali che non vivono in condizioni tali da assicurare la continuità della razza, la sopravvivenza dell’individuo e il mantenimento del suo organismo in regime di lavoro; Gli uomini hanno necessità di procurasi del cibo, e se pensiamo che il cibo di cui si sostentano l’indigeno dell’Australia centrale e il boscimano non sarebbe accettabile per un europeo; per esempio per l’europeo per vivere di esso dovrebbe sottoporre il suo organismo ad un severo processo di allenamento secondario;

59 Malinowski La propagazione non ha luogo tra gli esseri umani per semplice accoppiamento ma mediante quella complessa istituzione culturale che è il matrimonio. L’unione familiare, l’attrazione sessuale non sono solo determinate dal solo impulso fisiologico, bensì da quello mescolato al desiderio della compagnia, al bisogno di cooperazione economica, alle esigenze del rango sociale, al desiderio di affinità spirituale. Gli impulsi, gli stimoli, le inclinazioni che determinano l’azione degli esseri umani, sono dettati da fattori fisiologici riplasmati da un costume, una consuetudine (habit) acquisiti;

60 CONTINUA MALINOWSKI In tutto questo è fondamentale lo sviluppo del simbolismo, cioè dei concetti astratti impiegati principalmente nel linguaggio. È’ questa la capacità di astrazione che dà all’uomo un posto speciale fra gli esseri viventi.Il Linguaggio ed il pensiero astratto sono veicoli della conoscenza, delle credenze, dei sistemi legali;

61 L’uso del linguaggio L’uso del linguaggio per il Malinowski rende possibili la “ tradizione e l’educazione”, che permettono la continuità della cultura. Ciascun individuo può contribuire ad arricchire il patrimonio culturale della società cui appartiene; a volte questo patrimonio limita la possibilità di affermazione dell’individuo come accade nella civiltà occidentale contemporanea;

62 LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI CULTURALI PRIMARI E SECONDARI
Ciascun individuo può contribuire ad arricchire il patrimonio culturale della società cui appartiene a volte questo patrimonio limita la possibilità di affermazione dell’individuo come accade nella civiltà occidentale contemporanea. Così come ogni società ha bisogno di una organizzazione economica, ha anche bisogno di un complesso di norme che regolino e consentino la vita in comune, che rendano possibile e operante la cooperazione nei gruppi quella cooperazione mediante la quale l’uomo raggiunge il dominio sull’ambiente e può vivere in società, e a rendere possibile la cooperazione nelle società umane provvede il controllo sociale. Quindi secondo il Malinowski esistono dei bisogni ed un sistema di soddisfazione;

63 continua Pur basandosi sull’assioma che la cultura o civiltà è una realtà strumentale, un apparato per la soddisfazione di necessità naturali fondamentali e primarie, che sono quelle della sopravvivenza organica, dell’adattamento ambientale e della continuità in senso biologico del gruppo il Malinowski ritiene che la soddisfazione di tali bisogni deve necessariamente attuarsi in società. L’uomo non vive e non può vivere che in società, che impongono all’individuo anche l’obbligo di soddisfare quelli che si possono designare come bisogni derivati o secondari. Alla soddisfazione di tali bisogni provvedono, in ogni società, il sistema economico, il controllo sociale, l’organizzazione politica, l’istruzione. Per meglio comprendere tale concezione, riassumiamo quanto Malinowski stesso disse a spiegazione di essa a Roma, nel 1938, in occasione dell’VIII Convegno Volta dell’ Accademia d’Italia;

64 continua Egli sostiene che ogni cultura ha bisogno di saper produrre e, ottenere, conservare, distribuire, usare e valutare un complesso di beni. Per prima cosa ogni società umana, per primitiva che sia, deve disporre di una organizzazione economica;

65 continua Ciascun individuo può contribuire ad arricchire il patrimonio culturale della società cui appartiene a volte questo patrimonio che limita la possibilità di affermazione dell’individuo come accade nella civiltà occidentale contemporanea;

66 LA PROPRIETA’ ACCUMULATIVA DEL MALINOWSKI
E’ quella proprietà in virtù della quale tesaurizza le esperienze di generazioni e generazioni. Il tramandare, l’impedire la dispersione degli apporti delle differenti generazioni è compito della istruzione;

67 continua Così come ogni società ha bisogno di una organizzazione economica ha anche bisogno di un complesso di norme che regolino e consentino la vita in comune, che rendano possibile e operante la cooperazione nei gruppi; mediante alla cooperazione l’uomo raggiunge il dominio sull’ambiente e può vivere in società, e a rendere possibile la cooperazione nelle società umane è il controllo sociale; Per il Malinowski esistono dei bisogni ed un sistema di soddisfazione; Nei bisogni esiste un apparato culturale di oggetti e di beni di consumo che devono essere prodotti attraverso una produzione constantemente nuova ed un sistema di soddisfazione a cui provvede l’economia; nei bisogni c’è il comportamento dell’individuo che deve essere consociato,codificato nelle consuetudini, nelle norme legali e morali ed a ciò provvede il controllo sociale; il materiale umano a mezzo del quale ogni istituzione viene conservata, deve essere rinnovato, formato e fornito dalla sapienza di cui dispone il gruppo ed a ciò provvede l’educazione e l’istruzione; in ogni società l’autorità deve essere stabilita, avere potenza e disporre dei mezzi idonei ad assicurare l’esecuzione dei suoi ordini ed a ciò provvede l’organizzazione politica;

68 CONTINUA Con la teoria della cultura come apparato per soddisfare i bisogni primari umani e secondari si contrappone l’altra teoria del Malinowski in cui si menziona il fatto che la cultura o la civiltà sia costituita non da un complesso casuale di parti, ma da un insieme ben integrato di componenti o meglio che essa costituisca un sistema di istituzioni n rapporto di mutua interdipendenza. Questa teoria apparve rivoluzionaria ma di utilità per l’impero britannico coloniale dove esisteva il problema dei funzionari inglesi che dovevano affrontare quotidianamente a seguito della trasformazione degli usi e costumi degli indigeni da essi governati;

69 I BISOGNI ED I SISTEMI DI SODDISFAZIONE
1. Bisogni: L’apparato culturale di oggetti e beni di consumo deve essere prodotto, usato, conservato e rimpiazzato attraverso una produzione costantemente nuova; 1. Sistema di soddisfazione: A ciò provvede l’economia,

70 PARTE II BISOGNI 2. Bisogni: Il comportamento dell’uomo, come essere consociato, deve essere codificato, regolato con azioni e sanzioni nei suoi aspetti tecnici, nella consuetudine, nelle norme legali e morali; 2. A ciò provvede il controllo sociale;

71 BISOGNI III E SISTEMA DI SODDISFAZIONE
3. Bisogni: il materiale umano – a mezzo del quale ogni istituzione viene conservata – deve essere rinnovato, formato, addestrato, fornito della sapienza di cui dispone il gruppo; 3. Sistema di Soddisfazione: A ciò provvede l’educazione e l’istruzione;

72 BISOGNI IV E SISTEMA DI SODDISFAZIONE
IV. Bisogni: In ogni società l’autorità deve essere stabilita, avere potenza e disporre dei mezzi idonei ad assicurare l’esecuzione dei suoi ordini; IV: Sistema di soddisfazione: A ciò provvede l’organizzazione politica;

73 Le principali razze umane
Nel 1870 l'antropologo Blumenbach individuò cinque razze principali (mongolica, caucasica, malese, americana ed etiopica), utilizzando parametri quali il colore della pelle, la forma e il colore di occhi e capelli, la morfologia del cranio, la costituzione e la statura. Più tardi, nel 1889, De Quadrefages individuò tre razze pure, la gialla, la bianca e la nera, e due razze miste, l'americana e la oceanica, basandosi sul cranio e sulla pelle. Un'altra classificazione è quella che si fonda su un criterio geografico, e identifica gruppi razziali in base alle caratteristiche climatiche; questa classificazione è qui rappresentata, in modo semplificato. In realtà, l'indagine su caratteri come la distribuzione dei gruppi sanguigni o del fattore Rh, la sensibilità a particolari malattie e così via permette l'identificazione di gruppi che spesso non corrispondono a quelli basati sui caratteri antropometrici esterni; gli studi sul genoma, inoltre, hanno dimostrato l'estrema somiglianza genetica degli individui di "razze" diverse. Pertanto, una definizione esaustiva del concetto di razza risulta difficile e infondata ogni classificazione che identifichi i diversi popoli come biologicamente distinti.

74 LA FINALITA’ DELL’ANTROPOLOGIA STRUTTURALISTA
Brown come antropologo propone due scopi nell’esaminare i fenomeni umani; L’Antropologo nell’affrontare i problemi di fisiologia sociale non può limitarsi alle conoscenze delle strutture sociali; I due scopi sono: 1. raggiungere una conoscenza morfologica dei singoli tipi di strutture sociali delle comunità umane, 2. stabilire una morfologia comparata dei diversi tipi di strutture sociali; Dal punto di vista strutturalistico Brown non considera questi fenomeni in astratto isolandoli artificialmente. C’è da sottolineare un concetto fondamentale che è quello di solidarietà sociale, intesa tra due persone che sono interessate entrambe a raggiungere un dato risultato e cooperano a tal fine; Nell’affrontare i problemi di fisiologia sociale, l’antropologo deve estendere la propria analisi ad ogni genere di fenomeni sociali; Se consideriamo ad esempio le cerimonie POTLACH degli indiani della costa nord-occidentale dell’America settentrionale nel corso delle quali la famiglia che di volta in volta promuove si riduce in miseria per i doni che deve offrire agli invitati;

75 RELATIVISMO E NEUTRALISMO CULTURALE
Dalle premesse del Malinowski si sviluppò la teoria del Relativismo Culturale, che trovò il maggiore sostenitore nell’antropologo americano Herskovits ( ), antropologo americano. Cioè egli constatò che ogni cultura sarebbe un mondo chiuso a sé stante con una propria misura ed ordine etico. Coloro che condannano o esaltano i costumi e i valori di altre società formulano, secondo Herskovits, giudizi irrazionali perché riferiti a fatti o ad aspetti di culture estranee, privi, quindi, per i giudicanti, di significato. I giudizi,infatti, sono basati sull’esperienza e l’esperienza è interpretata da ogni individuo in relazione alla propria inculturazione;

76 CONTINUA Herskovits nel 1947 presentò una raccomandazione alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, nota come Statement on Human Rights nella quale si sostiene che: Che l’individuo realizza la propria personalità attraverso la propria cultura: di conseguenza il rispetto per le differenze individuali implica quello per le differenze culturali; Che il concetto di rispetto per le differenze culturali trova la sua conferma nel fatto che non esiste nessuna tecnica scientifica per valutare qualitativamente le culture; Che i costumi ed i valori sono relativi alla cultura cui appartengono; Lo Statement fu subito attaccato dai maggiori antropologi americani come il Kluckhohn, Redfield, il Kroeber;

77 LO STRUTTURALISMO E L’ANTROPOLOGIA SOCIALE
Di dispetto il Malinowski trovò degli avversari cioè Radcliffe Brown ( ), che si considerava il capo della Scuola Strutturalista di Antropologia Sociale; Brown considerava l’Antropologia Sociale una branca elle Scienze Naturali, cioè la Scienza Naturale teorica che studia i problemi sociali con metodi simili a quelli usati dalle scienze biologiche. Ogni organismi complesso è una raccolta di cellule viventi e di fluidi interstiziali aventi una sistemazione strutturale. Il termine struttura sociale si può impiegare secondo Brown per indicare: 1. i gruppi sociali persistenti come le nazioni, tribù, clans che nonostante i cambiamenti delle persone fisische che vi appartegono, hanno una continuità e una loro identità; 2. le relazioni sociali tra persona e persona sono quelle di parentela cioè diadiche (come quelle tra padre e figlio, oppre tra fratello della madre e figlio della sorella come accade spesso tra alcune tribù primitive); 3. la differenziazione di individui secondo classi ed in base al loro ruolo sociale;

78 IL CONCETTO DI STRUTTURA NELL’ANTROPOLOGIA SOCIALE SECONDO R. BROWN
Il concetto di struttura per il R.Brown può essere utilizzato per affrontare tre tipi di problemi e cioè: 1. quelli relativi alla morfologia sociale: consistenti nella identificazione delle strutture sociali, nel rilevare le differenze e somiglianze tra di esse e nel classificarle; 2. quelli relativi alla fisiologia sociale: consistenti nell’esame delle modalità in cui le strutture sociali funzionano; 3. quelli relativi allo sviluppo: consistenti nell’esaminare come si formano nuovi tipi di strutture sociali Quindi la struttura sociale, è una realtà concreta che può essere facilmente osservata. Le strutture sociali hanno così alcune proprietà, e la principale tra di esse è quella di assicurare la continuità di esistenza alla società; La composizione di una comunità viene in tal modo qualche modo modificata, ma sostanzialmente non cambia la struttura sociale generale;

79 LE PROSPETTIVE DELL’ANTROPOLOGIA STRUTTURALE SECONDO CLAUDE LéVI-STRAUSS
Lèvi Strauss, nasce in Belgio nel 1908, per lo stesso nessuna scienza può oggi considerare le strutture del proprio campo come riducentisi a una qualsiasi disposizione di parti qualsiasi; Il concetto di struttura sociale non si riferisce alla realtà empirica ma ai modelli costruiti in base ad essa;

80 CONCETTI DESCRITTIVI IN ANTROPOLOGIA CULTURALE
Prima di tutto Lèvis Strauss non respinge come Brown il concetto di cultura ed è per questo che rappresenta un concetto di partenza per l’antropologia strutturalistica. Per esempio l’America del Nord e l’Europa sono culture differenti, mentre Parigi e Marsiglia sono unità culturali nell’ambito di una stessa cultura. Fa riferimento ai sistemi di parentela cioè le regole del matrimonio e di filiazione formano un insieme ordinato, la cui funzione è quella di assicurare la permanenza, la continuità del gruppo sociale, intersecando le relazioni sociali; I sistemi di parentela, le regole del matrimonio formano un insieme ordinato, la cui funzione è quella di assicurare la permanenza, la continuità del gruppo sociale, intersecando le relazioni consanguinee. Le modalità di comportamento tra parenti esprimono la classificazione terminologica ed in qualche modo è giustificato il comportamento dei parenti. Nelle società in cui esiste la poligamia come istituzione le due forme di garanzia sono, una politica ed una economica; Egli ha dato una notevole importanza ai fattori religiosi;

81 Lèvi Strauss Nel testo “Diritti Umani” l’atropologo disse che non era affatto riprovevole porre un modo di vivere e di pensare al di sopra degli altri e provare scarsa attrazione verso i popoli che vivono in un modo diverso. Ma questa incomunicabilità non autorizza a respingere o a distruggere i valori respinti. Le diversità nascono dal fatto e dal desiderio che ogni cultura ha di opporsi alle altre culture che la circondano. L’emigrato ha diritti? Bartolomeo de las Casas amava gli indigeni creati da Dio, Kant non avrebbe tollerato né Turchia e né Sengalesi perché non avrebbero riconosciuto la superiorità del suo modello etico-giuridico; Karl Marx ha detto che i Diritti Umani altro non sono che l’ideologia con le quali le borghesie occidentali proiettano sul mondo la maschera dei loro interessi; Franz Boas un antropologo americano, disse che il compito della antropologia strutturale è quella di costruire i modelli di sviluppo delle forme sociali, umane e cogliere le cause che consentono o bloccano lo sviluppo, in una direzione o in un’altra, delle possibilità organizzative umane. Manca però la possibilità di applicazione del metodo per la imperfezione dei dati raccolti e la limitatezza della casistica;

82 CONCETTI DESCRITTIVI IN ANTROPOLOGIA CULTURALE
MODELLO CULTURALE; TEMA CULTURALE; VALORE CULTURALE; SCHEMI CULTURALI;

83 MODELLO CULTURALE Il concetto di modello culturale fu elaborato da Ruth Benedict ( ), docente di antropologia alla Columbia University di New York; La Benedict nel libro “Patterns of Culture”, sostenne la necessità di un nuovo orientamento mirante alla conoscenza del temperamento dei popoli; Il Pattern è il modello che si pone ai membri della comunità e ne plasma lo stile di vita. Nell’elaborare la sua teoria la Benedict partì dal riconoscimento dei meriti che ha avuto la scuola funzionalista nello sviluppo degli studi antropologici e soprattutto la Teoria Malinowskiana, cioè ogni elemento, non va considerato solo in rapporto al problema specifico per il quale esso è sorto ma va considerato in relazione agli altri elementi della cultura;

84 IL MODELLO CULTURALE DELLA RUTH BENEDICT (1887-1948) NEL LIBRO PATTERNS OF CULTURE
Benedict Ruth, docente di antropologia alla Columbia University di New York, nel libro sopra citato, sostiene la necessità di un nuovo orientamento mirante alla conoscenza del temperamento dei popoli;

85 CONTINUA Il PATTERN è il modello che si pone ai membri della comunità e ne plasma lo stile di vita. Nell’elaborare la sua teoria la Benedict partì dal riconoscimento dei meriti che ha avuto la scuola funzionalista nello sviluppo degli studi antropologici e soprattutto il fatto che ogni elemento, non va considerato solo in rapporto al problema specifico per il quale esso è sorto ma va considerato in relazione agli altri elementi della cultura. In ogni cultura vi è un principio che armonizza gli elementi e che l’antropologo deve cercare di conoscere perché in relazione ad esso gli elementi culturali (gli usi, i costumi ecc..) si organizzano ed assumono forma e valore;

86 CONTINUA Scoprire il modello “PATTERN” di una cultura significa comprendere, perché quella cultura è quella che è e non può assumere altra fisionomia. Gli esponenti tipici della società hanno uno stile di vita e non un altro cosi sono portati a respingere ogni costume, ogni ideologia che non si accordi con quello stile di vita;

87 IL MODELLO APOLLONICo E DIONISIACO
Parliamo del Modello Apollonico ed il Modello Dionisiaco, ponendo l’esempio di due popolazioni, gli ZUNI del gruppo Pueblos e gli INDIANI delle Praterie; Gli Zuni sono una gente solenne, equilibrata, prestante che mostra nel proprio dignitoso comportamento la saggezza di una millenaria esperienza. Sanno vivere in armonia, sanno far germogliare dalla terra arida cereali ed altri prodotti. Le loro cerimonie religiose sono il frutto di tradizioni semplici di vita ed è la vita di compartecipazione pubblica, non autoaffermazione individuale. L’uomo ideale che non deve primeggiare è generoso, dignitoso e socievole;

88 GLI ZUNI Per loro la vita è compartecipazione pubblica, non autoaffermazione, individuale. L’uomo ideale non deve lottare per procurasi delle cariche per primeggiare. L’individualità tende perciò ad annullarsi nel gruppo, questo è veramente una unità funzionale della società; Quindi il loro modello è APOLLINICO;

89 IL MODELLO DIONISIACO E GLI INDIANI DELLE PRATERIE
L’opposto dei Pueblo è il sistema di vita degli indiani delle praterie. Cacciatori di bufali, in guerra con altri cacciatori, essi costituivano un popolo duro, avido di gloria, mai alla ricerca di pace ma sempre alla ricerca di esperienze grandiose. In relazione al grado di rischio che i guerrieri dovevano affrontare questi venivano autorizzati a fregiarsi con penne di maggiore o minore grandezza. Per esempio rubando 10 cavalli in una notte oscura, un guerriero poteva ottenere una piccola penna per ornare la propria testa;

90 CONTINUA La cultura degli Zuni e quella degli Indiani delle Praterie sono diverse ed opposte come orientamento; Secondo la teoria della Benedict si fa riferimento al fine Dionisiaco ed Appolinico ricollegandosi alle teorie di Nietzsche – la Benedict afferma l’impedimento dei fenomeni culturali da quelli razziali; Il modello culturale è quindi l’impronta di ogni cultura, il suo spirito ed inoltre la Benedict si preoccupa di eliminare ogni equivoco su possibili determinazioni biologiche o eredità razziali: sulla formazione del modello culturale; Popoli dello stesso ceppo razziale mostrano differenti modelli culturali. Ogni popolo, inoltre trasforma nel tempo il proprio modello culturale;

91 CONTINUA La Benedict affronta il problema del modo da seguire per individuare il modello culturale. La visione integrale della cultura per captare il modello è stata teorizzata dalla Benedict sotto l’influsso del pensiero degli psicologi della Scuola Gestalsista o Scuola della Psicologia della Forma, i quali sostengono che, anche per quanto concerne le più semplici impressioni sensoriali, nessuna analisi delle singole percezioni può avere l’effetto e l’efficacia dell’esperienza totale; La Scuola Gestalsista sostiene che nessuna analisi delle singole percezioni può avere l’effetto e l’efficacia dell’esperienza totale;

92 BENEDICT L’opposto dei Pueblos è il sistema di vita degli indiani delle praterie. Cacciatori di bufali, in guerra con altri cacciatori, essi costituivano un popolo duro, avido di gloria, mai alla ricerca di pace ma sempre alla ricerca di esperienze grandiose. In relazione al grado di rischio che i guerrieri dovevano affrontare, questi, venivano autorizzati a fregiarsi;

93 CONTINUA La Benedict afferma L’INDIPENDENZA DEI FENOMENI CULTURALI DA QUELLI RAZZIALI; Il modello culturale è quindi l’impronta di ogni cultura, il suo spirito, si preoccupa di eliminare ogni equivoco su possibili determinazioni biologiche o eredità razziali, sulle formazioni del modello culturale.

94 I MODELLI DI KROEBER Ci sono vari modelli culturali:
1. Modelli sistematici= importane in questi è la coesione ed unità degli elementi culturali che ne fanno parte; 2. Modelli della cultura totale= quelli che si riferiscono all’intera cultura. Esiste una forma italiana, francese, o inglese della cultura europea; 3. Modelli di stile= quei metodi di cui una cultura si avvale in determinati settori di attività. Per ogni cultura si può parlare di stile di governo, di stile militare, stile commerciale ecc…;

95 TEMA CULTURALE Questo concetto è stato esaminato da Opler nell’esaminare la vita di una tribù: gli Apache.I temi della cultura degli Apache sono più di venti. Uno di questi afferma la superiorità fisica, mentale e morale dell’uomo sulla donna, che tra l’altro non può far parte dei consigli interfamigliari. Un altro tema è il seguente: la industriosità, la generosità, il coraggio, sono le virtù morali fondamentali:la grande famiglia domestica è l’unità sociale ed economica fondamentale, quella alla quale sono demandati i compiti di protezione degli individui e le è dovuta fedeltà assoluta;

96 LE ESPRESSIONI Le espressioni sono le manifestazioni concrete dei temi; Le espressioni possono essere formali ed informali; Le espressioni formali sono i modi di agire convenzionalizzati; Le espressioni informali sono invece i casi in cui l’orientamento determinato dallo spirito del tema si concretizza e manifesta, non in un determinato senso ma bensì in una forma stabilita; Le espressioni possono anche essere obbligatorie e non obbligatorie; a seconda che la cultura le imponga categoricamente. Quelle obbligatorie sono soggette a punizioni; Le espressioni possono essere semplici o simboliche a seconda della loro qualità di riconoscimento attraverso un atto simbolico;

97 VALORE CULTURALE Preso in considerazione da un gruppo di antropologi americani dell’università di Harward. In ogni cultura se ne trova una lunga serie che può andare dal miglior modo di modellare la creta al miglior modo di scegliere una spesa;

98 LA Più IMPORTANTE RICERCA SUL CAMPO DEI VALORI CULTURALI
oggetto della ricerca furono 5 comunità dislocate in una piccola zona del Nuovo Messico; Un villaggio degli Indiani Zuni; Un villaggio degli Indiani Navaho; Un villaggio di Ispano americani messicani; Un villaggio di Mormoni; Un villaggio di coloni emigrati dal Texas;

99 continua I risultati della indagine studiarono come gli agricoltori del Texas occidentale emigrando si fermarono a metà strada nella regione semidesertica a sud del Nuovo Messico Occidentale, rimanendo tagliati fuori dal mondo stesso; Erano però sostenuti dalla fiducia di aver trovato dove piantare le proprie radici, e fondare una comunità;

100 CULTURA E IDENTITA’ L’Identità come problema interdisciplinare;
L’identità è un tema particolarmente presente nelle scienze che studiano l’uomo: dalla filosofia alle scienze sociali, coma la sociologia, la psicologia, l’antropologia culturale;

101 CONTINUA Il problema dell’identità è antico come l’essere umano. Nell’epoca che stiamo vivendo è il problema che investe sia il rapporto donna-uomo, che il rapporto esteso in un contesto di un villaggio globale; Già Aristotele pronunciò la sua teoria= Le cose sono identiche nello stesso senso in cui sono uno, giacchè sono identiche quando è una sola la loro materia (o in specie o in numero) o quando è una la loro sostanza; È evidente che l’Identità è in qualche modo un unità, sia che l’unità si riferisca a più cose, sia che si riferisca ad una cosa sola, assunta come due: come avviene quando si dice che la cosa è identica a sé stessa;

102 continua L’IDENTITà è UNA UNITA SIA CHE L’UNITà SI RIFERISCA A Più COSE SIA CHE SI RIFERISCA AD UNA COSA SOLA ASSUNTA COME DUE; PARMENIDE ci dice che: identico è l’essere di tutte le cose; SPINOSA invece: identica è la sostanza; LEIBNIZ : il concetto di identità si avvicina a quello di uguaglianza; e cioè “ Identiche sono le cose che possono sostituirsi l’una all’altra, salva veritate”, si arriva così ad una concezione dell’identità, secondo la quale la stessa può essere stabilita secondo criteri convenzionali; LUCKANN: l’identità è una dimensione intersoggettiva e relazionale a cui egli attribuisce carattere religioso; PARSONS: l’identità è una struttura di codici che funge da cornice, all’interno della quale si colloca l’agire dell’attore;

103 CONTINUA La teoria dell’Interazionismo Simbolico con Blummer, Turner, Goffman e la teoria della Fenomenologia sociale con Burger, Luckmann, Keller, Holzner, hanno fornito tutte e due insieme notevoli contributi alla tematica dell’identità; SCHUTZ si attende ad un atteggiamento naturale per l’incontestabile presenza dell’Alter LUCKMANN intravede l’identità come una relazione di scambi; Lo scambio per l’uomo è necessario e secondo il Rivolsi l’agire di scambio è il mezzo necessario per ottenere quanto per l’uomo è necessario e desiderabile considerando il fatto che l’uomo ma una natura limitata, che vive in un ambiente naturale e sociale, dominato dalla scarsità delle risorse; l’uomo è un animale sociale e dipende dagli altri e si realizza con gli altri; Le strutture e le culture sono elementi fondamentali per la ricostruzione dei problemi di acculturazione tra popoli diversi; Tentori (1987) si rivolge particolarmente al rapporto identità e diversità con particolare riferimento ai pregiudizi culturali; I Pregiudizi nascono quando comunità diverse si confrontano: Culturicentrismo ed Etnocentrismo sono atteggiamenti culturali di forme razziste;

104 IL RAPPORTO CULTURA ED IDENTITA’
LA CULTURA è L’ELEMENTO DISTINTIVO DEL GENERE UMANO. ALCUNI ELEMENTI CARATTERIZZANTI SONO: LA CULTURA; LA CULTURA IN RAPPORTO AL CONSENSO; IL RAPPORTO DI CULTURA-CONSENSO-IDENTITà; DUE ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA CULTURA SONO: LA DINAMICITà E LA PROCESSUALITà;

105 CONTINUA Per dinamicità si intende la complessità delle interazioni e interrelazioni esistenti tra persone che siano prese sia singolarmente che in gruppi; Per processualità si intende il complesso dei processi culturali secondo i quali si vanno organizzando nel tempo e nello spazio gli individui che agiscono secondo schemi di vita dando luogo ad esperienze differenziate nel tempo e nei luoghi che caratterizzano la vita dei gruppi umani; La cultura è, quindi quell’operazione attraverso la quale i soggetti sia singoli che collettivi attribuiscono senso alla realtà in cui sono collocati, cominciando con il nominarla, organizzarla, assegnare ad essa funzioni, stabilire priorità, collegarla nel tempo e nello spazio con altre realtà:

106 CONTINUA Il passato con la memoria vive e viene rivissuto, influendo in tal modo nella costruzione del presente IL RAPPORTO CONSENSO CULTURA : si può spiegare attraverso la storia e cioè le prime manifestazioni dell’uomo in senso assoluto prima che ancora verbali sono di consenso di dissenso; Il consenso è l’aspetto fondamentale della comunicazione dell’uomo; Cicerone asseriva che: in ogni argomento il consenso di tutte le genti è da ritenersi come legge di natura;

107 KARL MARX Il consenso diventa la condizione affinchè si realizzi una coscienza di classe;

108 DURKHEIM Fa esplodere il concetto di solidarietà meccanica;
E WEBER invece asserisce che l’esistenza dell’ordine sociale è la risultanza del consenso culturale che si verifica tra gli uomini di una determinata società, creando numerosi stili di vita e di consenso; la cultura ci interessa perché macrocultura riguardante quindi i valori rispetto agli aspetti politici, economici e giuridici di una società; la microcultura riguarda invece i valori, le credenze che orientano comportamenti dei singoli individui rispetto alla società ed alla realtà;

109 CONTINUA Consenso e Cultura sono due elementi interdipendenti; il consenso è condizione stessa di quella determinata norma o valore o credenza; la cultura è un complesso di valori, di schemi, di attività, di aspirazioni, di atteggiamenti, di orientamenti, rispetto ai quali si forma un consenso per cui si producono strumenti di diffusione percepiti in un determinato gruppo, e considerati come degni di essere preseguiti;

110 AUGUSTE COMTE Nell’Ottocento Comte affronta il “consensus universalis” specificando che è l’elemento basilare dell’ordine sociale ossia della essenziale correlazione tra gli elementi della società ed in particolare della società umana;

111 CONTINUA Esiste un processo di legittimazione del consenso ad esempio le istituzioni cioè il crearsi di un consenso ed il consolidarsi dello stesso da vita ad una istituzione; Il concetto di mediazione culturale è quel complesso di mediazioni piccole e grandi, palesi o occulte, consce o inconsce che ciascun gruppo, individuo o comunità fa continuamente nel rapporto uomo natura, uomo ambiente, e, quindi nella ricerca continua di soluzioni positive ai problemi posti da tale rapporto ineliminabile; Quindi la Mediazione culturale indica, l’operazione culturale conseguente all’incontro storicamente determinato, del soggetto con la sua cultura di riferimento

112 STRUTTURA DELL’IDENTITà CULTURALE
L’identità culturale è formata da elementi costitutivi ed elementi distintivi. Gli elementi costitutivi sono quelli che la caratterizzano in positivo (l’identità). Essi presuppongono varie categorie: Uno o più soggetti titolari dell’identità; Una serie di contenuti che impegnano l’azione di un soggetto o più soggetti Le motivazioni che orientano le scelte e i comportamenti dei soggetti; Uno spazio nel quale si esprime una determinata identità, Un tempo nel quale l’identità si esprime; Una aggregazione cioè una appartenenza che può essere di carattere territoriale, etnico, sociale, religioso, politico e sociale;

113 CONTINUA Le caratteristiche dell’identità sono la percezione cioè una autopercezione secondo una determinata identità nel quale si percepisce, il riconoscimento più profondo della identità, una relazione con gli altri individui, una reciprocità, una comunicazione, una coesistenza, una coerenza, una dinamicità, una processualità. Si acquista attraverso il processo di inculturazione che si allarga sempre più man mano che gli individui vengono a trovarsi in situazioni diverse. Ad ogni identità corrisponde un potere. Il titolare o i titolari di una identità sono legittimati ad esercitare un determinato potere;

114 IDENTITà ED ALTERITà Ogni persona che si riconosce in una identità interpella altre persone da un doppio punto di vista: Quello di chi si identifica nella stessa appartenenza; Quello di chi è al di fuori del gruppo di appartenenza; La memoria che è l’impronta del passato che disegna i sentirci del presente. Ogni identità delinea una relazione triangolare. Il soggetto preso singolarmente, il soggetto in relazione con gli altri a lui simili, il soggetto diverso dagli altri; Una riflessione specifica merita il problema della diversità e nonil contrario; Identità, diversità sono due facce della realtà “cultura”;

115 LE IDENTITà ASCRITTE E LE IDENTITà ACQUISITE
Le prime si riferiscono a quelle che appartengono all’individuo per nascita e non sono modificabili; Le identità ascritte sono quelle di genere (femminile o maschile in primo dato, identità di parentela (ogni persona nasce da una famiglia), identità generazionale ( a secondo dell’età bambino, adolescente, giovane, adulto), le identità territoriali (ogni persona nasce in un territorio), identità etnica (cioè l’appartenenza etnica ad un gruppo che vive in un determinato territorio), identità nazionale (deriva dall’appartenenza ad un determinato stato), identità transnazionale (l’appartenenza ad una dimensione europea), identità economica ( è correlata al possesso di denaro e beni), identità di classe o di ceto, identità di professione o di lavoro, identità scolastica, identità di gruppo, identità sociale, identità politica, identità religiosa, identità sportiva, identità zodiacale, identità quotidiana;

116 FORMAZIONE E ORGANIZZAZIONE DELL’IDENTITA’ CULTURALE
IN RAPPORTO ALLA LINGUA CULTURA; IN RAPPORTO ALLA IDENTIITà E DIRITTO IN RAPPORTO ALLA IDENTITà E I MASS MEDIA IDENTITà E CONSUMO: MARY DOUGLAS PROCESSI DI ACQUISISZIONE DELL’IDENTITà ED HABERMAS CON I QUATTRO TIPI DI AGIRE

117 STRUTTURA DELL’IDENTITA’ CULTURALE
I LUOGHI DI FORMAZIONE DELLA IDENTITAà SONO ESSENZIALMENTE FAMIGLIA, GRUPPO DEI PARI, IL VICINATO, LA SCUOLA, I MASS MEDIA E I PROCESSI ACCULTURATIVI; Nella scuola il bambino e la bambina apprendono la cultura dal punto di vista sociale acquisendo una propria identià personale socialmente attrezzata, questo avviene perchè è l’agenzia più importante della formazione dell’individuo come identità, ricordando che il Durkheim ci ha parlato del contenuto che intercorre tra la cosa e la rappresentazione, nella definizione di Cultura ed Educazione;

118 CONTINUA I LUOGHI DI FORMAZIONE DELL’IDENTITà SONO LA FAMIGLIA, IL GRUPPO DEI PARI E VICINATO, LA SCUOLA, I MASS MEDIA, I ROCESSI ACCULTURATIVI; Nella famiglia il bambino capisce ciò che è bene e ciò che è male; La scuola è l’agenzia più importante della formazione dell’identità del soggetto. Nella scuola il bambino apprende la cultura dal punto di vista sociale, acquisisce un’identità personale, socialmente apprezzata, e dal punto di vista sociale acquisisce un’identità personale socialmente apprezzata grazie anche all’attrezzatura che la società ha elaborato; La prima forma di identificazione è il nome. I nomi acquistano così la qualità di identificanti. La lingua è il primo modo di dare e ricevere l’identita; ARISTOTELE DEFINISCE I NOMI COME FRAMMENTI DI UNA ANTICA SAPIENZA;

119 CONSIDERIAMO IL MUTAMENTO PER ESEMPIO DELLA RIDEFINIZIONE DEI RUOLI SESSUALI FEMMINILI E MASCHILI
Il mutamento in atto nella ridefinizione dei ruoli sessuali femminili e maschili, ha portato a ritenere che alcune incombenze domestiche non fossero competenza esclusiva della donna, ma anche degli uomini. E così che gli uomini hanno cominciato a fare la spesa, a lavare i piatti ecc. A documentare, però, la fase di transizione culturale e la non compiuta trasformazione culturale è rimasta l’espressione linguistica più usata comunemente da parte di un marito o di un figlio ad una moglie o madre “ ti faccio i piatti, ti faccio la spesa”, che testimonia una persistenza culturale, pur nel mutamento del comportamento concreto,per il quale la donna continua ad essere indirettamente vista come la titolare esclusiva di quella attività;

120 I PROVERBI RIVELANO LA VISIONE DEL MONDO CARATTERISTICA DEL POPOLO CHE LI ADOPERA (Tentori); Nell’ambito germanico per esempio ricordiamo i detti: AL BERE DEI TEDESCHI, ALL’AMOREGGIARE DEGLI ITALIANI E AL RUBARE DEGLI SPAGNUOLI, NON SI Può DAR LEGGE(SECONDO CARLO V); IL TEDESCO PENSA A QUEL CHE FU, IL FRANCESE A QUEL CHE è, LO SPAGNUOLO A QUEL CHE SARà;

121 CONTINUA UN ALTRO PROVERBIO TEDESCO:
Chi sapesse guarire un francese dalla vanagloria, uno spagnolo dall’orgoglio, un austriaco dall’ubriachezza, un ebreo dalla frode, un boemo dalla menzogna, un polacco dal latrocinio, un italiano dalla lussuria, un sassone dalla ribalderia, un bavarese dalla sordidezza, quegli farebbe un gran miracolo;

122 Un proverbio svedese sul bere dei tedeschi
SE è VERO IL DETTO IN VINO VERITAS, I TEDESCHI SONO MOLTO AMANTI DELLA VERITà;

123 MALINOWSKI Ha definito il principio della reciprocità, come sanzione del comportamento sociale. Si instaura cioè un controllo sociale, per cui la maggioranza della gente obbedisce ai principi del sistema vigente non per paura della sanzione, quanto piuttosto perché in buona pare convinta che i principi regolatori della propria società sono giusti e quindi degni di essere perseguiti;

124 CONTINUA Si crea in tal modo, come mette in evidenza Malinowski, un processo che, più che porre in relazione individualmente il soggetto e le regole della comunità, crea un’interdipendenza tra i vari membri della società, per cui chi viene meno ai propri doveri troverà che gli altri trascureranno gli obblighi che hanno nei propri;

125 TALCOTT PARSONS Si sofferma sul Diritto come uno dei modi attraverso il quale una società afferma i valori che ritiene fondamentali, mettendo in opera al contempo un meccanismo che ne assicuri il perseguimento per la maggioranza dei membri; Egli afferma che: Le istituzioni di una società e debbono essere più o meno legittimate dall’impegno consensuale dei suoi membri nei confronti dei valori;

126 LE LEGGI Le leggi sono da una parte il frutto degli orientamenti culturali di una determinata comunità che arriva a tradurre in leggi, convinzioni, principi che ritiene fondamentali e dall’altro, la legge una volta promulgata che diventa fonte di nuovo consenso; L’apparato legislativo di uno Stato diventa il patrimonio di valori che hanno ispirato la normativa a cui fa riferimento una comunità che la distingue da un’altra; L’apparato legislativo di uno Stato diventa, quindi, il patrimonio di valori che hanno ispirato la relativa normativa a cui fa riferimento una comunità, che la distingue da un’altra, regola i relativi rapporti esterni ed interni e, in quanto tale, le appartiene e costituisce la sua fonte di espressione d’identità culturale;

127 RAPPORTO DI IDENTITà E MASS MEDIA
C’è la I° Teoria Ipodermica che ogni membro del pubblico di massa è personalmente e direttamente attaccato dal messaggio. La II° Teoria è quella del modello comunicativo di Lasswell nel quale si sostiene che l’iniziativa è esclusivamente del pubblico e l’impostazione empirico-sperimentale.

128 LA TEORIA FUNZIONALISTICA
La teoria funzionalistica delle comunicazioni di massa, pur rappresentando un approccio globale ai mezzi di comunicazione di massa nel loro complesso, nelle sue articolazioni interne differenzia generi e mezzi specifici; anche il suo obiettivo più significativo è volto a esplicitare le funzioni esercitate dal sistema di comunicazioni di massa; Il percorso degli studi MEDIOLOGICI passa così dal concentrarsi degli effetti di manipolazione a quelli di persuasione, di influenza e, infine, di funzioni;

129 MARY DOUGLAS L’aspirazione a determinati oggetti, anche se non necessariamente assurti a status symbol, uniforma,omologa stili di vita; Douglas sostiene che i beni consumo, rientrano nella realizzazione degli obiettivi dell’individuo; i livelli di consumo sono determinati socialmente, da questo punto di vista l’acquisizione di determinati beni funzione da fattore identificante, assume una valenza simbolica che promuove, facilita un processo di identificazione autopercepito ed eteropercepito;

130 continua La nostra vita è tutta costellata di oggetti che sono elementi di identificazione, manifestazione di identità. Questi sono elementi rivelatori d’identità sia di status sia di gusto che convivono all’interno di altre identità ascritte ed acquisite;

131 FORME DI ACQUISISZIONE DELL’IDENTITà
L’identità si acquisisce attraverso il processo di socializzazione. Alcune identità si acquisiscono con la nascita dalla propria famiglia di origine, dalla cultura di appartenenza, quindi l’acquisizione di identità è il risultato di un processo complesso, attraverso il quale si stabiliscono i termini di incontro tra il soggetto e la cultura di riferimento della sua comunità;

132 HABERMAS Riferisce che nel concetto di comportamento si deve includere anche il linguaggio. Egli considera quattro tipi di agire: Agire teologico, che presuppone il formarsi delle opinioni sugli stati di fatto esistenti e dall’altro sulle intenzioni; Agire regolato dalle norme; Agire drammaturgico; Facendo riferimento allo stile di vita come il poliziotto, il medico, l’infermiere ecc… Agire comunicativo, è questa la teoria fondamentale per Habermas, dove egli introduce il concetto di medium linguistico;

133 CULTURA ED IDENTITà Parlare di cultura ed identità significa che ogni persona è portatrice di cultura. Ogni persona è sempre in relazione con altre persone, singoli gruppi attraverso rapporti di interdipendenza; Che i contenuti che caratterizzano tali rapporti sono corrispondenti, complementari e reciproci ma diversi come sono diversi i soggetti; Che i processi conoscitivi non possono essere egocentrici, ma gruppo centrici; Il problema dell’interpretazione della cultura evidenziata da Geertz, è quella di una antropologia della reciprocità che deve farsi carico dell’analisi delle culture di identità attraverso le quali ricostruire scientificamente le dimensioni simboliche dell’azione sociale. L’antropologia della reciprocità è condotta attraverso l’analisi comparata di culture di identità più o meno direttamente correlate;

134 continua Parlare di cultura significa riferirsi ad una realtà globale, parlare di cultura di identità significa collocarsi all’interno della cultura riferendosi alla realtà che attiene ad ogni persona; nel quadro della antropologia della reciprocità dobbiamo includere i seguenti elementi:

135 continua - soggetti o soggetto cioè in ogni realtà culturale che è imperniata da persone, l’agire delle persone (tematica), è sempre indirizzato a determinati contenuti che qualificano il pensiero delle stesse; - c’è il valore inteso come concezione del desiderabile; - ogni concezione culturale o azione è vissuta dal soggetto necessariamente con la manifestazione di sentimenti; I limiti di compatibilità espliciti o impliciti rivelano l’esistenza di confini, che rendono compatibili o incompatibili orientamenti e comportamenti;

136 INDIVIDUO, CULTURA E PERSONALITA’
Lo studio della personalità in rapporto alla cultura costituisce oggi uno dei settori più importanti dell’antropologia culturale; Uno dei pionieri in questo campo e il Sapir ove mise in evidenza che la personalità è modellata attraverso un processo di interazione in cui entrano in gioco, da una parte i materiali appropriati dalla cultura e dell’altra i bisogni fisici e psicologici dell’individuo;

137 CONTINUA Nel 1934 la Benedict pubblicò un saggio Anthropology and the abdnormal, che può considerarsi uno dei primi contribuiti al problema del rapporto personalità-cultura. In questo saggio fissò i concetti, distinguendoli, in anormalità relativa e in anormalità assoluta; L’anormalità relativa = cioè gli individui normali in una cultura potrebbero essere anormali in altre; L’anormalità assoluta= è invece quella caratterizzata da una sintomatologia fissa, trattabile dagli psichiatri;

138 CONTINUA Non condivisero questa teoria Linton, Wegrocki, Aginski;
A favore della Benedict invece erano Foley, Kroeber, Beaglehole, Hallowell; Secondo Wegrocki= l’anormalità è una condizione che implica mancanza di senso della realtà ed è causata da conflitti interni;

139 CONTINUA Deviare dalla normalità del gruppo non significa essere anormali. Si dovrà cercare la causa della deviazione per sapere se l’individuo è anormale o nò. La cultura può provocare anormalità solo nella misura in cui produce situazioni di conflitto tra i popoli membri;

140 LE BASI CULTURALI DELLA PERSONALITà SECONDO R.LINTON
Il Linton parte dalla considerazione che i problemi della personalità in rapporto alla cultura sono stati troppo trascurati dagli etnologi, preoccupati di esaminare i fenomeni collettivi della società e della civiltà. Secondo Linton, gli psicologi, interessati allo studio della personalità in rapporto alla cultura, avrebbero cercato dopo esperienze iniziali, l’aiuto dagli etnologi e degli antropologi culturali. Per quanto sia identificativa l’importanza dell’ambiente culturale sulla formazione della personalità;

141 CONTINUA A seguito della scoperta che la personalità variano secondo le persone e le culture, costrinse gli psicologi chiesero, secondo il Linton, collaborazione agli antropologi; Linton elaborò insieme al Kardiner, psicologo e psicanalista; negli scritti di Erodoto e di Cesare, o in tutti quelli scritti storico-letterari nei quali si parla di carattere nazionale o di personalità media. Ma ciò che in tali scritti non è messo in evidenza è la spiegazione scientifica del perché il carattere nazionale o meglio la personalità fondamentale o di base si forma; La spiegazione è cercata dal Kardiner, dal Linton e da un gruppo di antropologi che con essi lavoravano, nell’ambito della dottrina psicanalista;

142 CONTINUA Il concetto di personalità di base posa, secondo gli autori sopra menzionati, sui seguenti postulati: 1. le prime esperienze dell’individuo esercitano un duraturo influsso sulla sua personalità, specie sullo sviluppo dei suoi sistemi proiettivi; 2. esperienze analoghe tendono a produrre configurazioni della personalità simili in individui

143 CONTINUA 3. le tecniche che i membri di ogni società impiegano nella cura e nell’allevamento dei fanciulli sono culturalmente modellate e tendono ad essere simili, benchè mai identiche; 4. le tecniche culturalmente modellate per la cura e l’allevamento dei fanciulli differiscono da una società all’altra;

144 SE QUESTI POSTULATI SONO CORRETTI NE CONSEGUE CHE:
1.I membri di ogni determinata società avranno in comune molti elementi della prima esperienza; 2.di conseguenza avranno in comune anche molti elementi della personalità; 3. e poiché le esperienze degli individui differiscono da una società all’altra, differiranno anche i tipi fondamentali di personalità da una società all’altra;

145 CONTINUA La personalità di base si potrebbe definire come quella parte della configurazione di personalità che è caratteristica dei membri normali di una società e che in essi si forma attraverso le prime analoghe esperienze infantili;

146 CONTINUA LA TEORIA DELLA PERSONALITà DI BASE SI POTREBBE DEFINIRE COME QUELLA PARTE DELLA CONFIGURAZIONE DI PERSONALITà CHE è CARATTERISTICA DEI MEMBRI NORMALI DI UNA SOCIETà E CHE IN ESSI SI FORMA ATTRAVERSO LE PRINE ANALOGHE ESPERIENZE INFANTILI;

147 CONTINUA Questa teoria la diede il Klucholm nei lavori fatti in collaborazione con il Leighton e con il Murray entrambi psicologi; La Mead insieme allo psicologo Gorer elaborò i dati sullo studio dei caratteri nazionali. Il pensiero di Linton si sposta sul concetto del fatto che la cultura è una forza plasmatrice della personalità di base ed è questa la parte fondamentale della personalità che si forma nell’infanzia per influenza delle tecniche educative; Il II problema propone la ricerca del perché in ogni cultura, partendo da una identità di personalità di base vi sia una vasta gamma di queste. Secondo Linton queste varietà sono legate a fattori biologici. Ad ambienti familiari. La personalità di Base elaborata da Linton insieme a Kardiner;

148 LA PERSONALITà DI STATUS DI LINTON
Lo Status è la posizione, il ruolo è l’azione. L’assegnazione dello status viene fatta in base al rilevamento di determinati fattori: Possiamo così sintetizzarli in: - età, sesso, generazione, posizione economica, posizione politica, religione, istruzione, ambiente fisico, solidarietà;

149 LA SOLIDARIETà Fra i membri di determinati gruppi sociali si creano particolari tipi di reazioni che possono essere inquadrati in specifiche posizioni “status” e relative attività “ruoli”. Basta pensare, nell’ambito familiare, alla solidarietà che lega genitori e figli e che si estrinseca in complessi di doveri e di diritti. Il problema dell’educazione si imposta sulla solidarietà tra bambini e adulti; quello della protezione della vecchiaia, sulla solidarietà tra adulti e vecchi; così pure come la solidarietà tra categorie di lavoratori, nel campo della religione, della politica ecc:

150 IL CONCETTO DI STATUS Il Linton propone il concetto di personalità di status; Per intendere ciò che egli dice, facciamo un esempio. Il medico ha uno status in quanto medico ed esercita, in accordo con esso, il ruolo di medico. Ma noi ci aspettiamo che egli non sia soltanto un esecutore di una serie di azioni in accordo con il suo status, ci aspettiamo anche che egli abbia un certo stile di vita, una certa mentalità che gli deriva dalla pratica del suo lavoro, un complesso speciale di attitudini e di atteggiamenti in armonia con la sua professione: egli cioè, è medico ed ha personalità di medico; La personalità che l’individuo acquista in funzione del suo status è chiamata appunto dal Linton personalità di status;

151 PARTECIPAZIONE DELL’INDIVIDUO ALLA CULTURA
Il Linton ebbe il merito di precisare in quale misura l’individuo deve conoscere e prendere parte alla cultura del proprio gruppo. Quindi la cultura di ogni società ha un sostrato fondamentale, un patrimonio in comune di idee, di costumi e di principi comuni a tutti gli appartenenti ad essa ; questi sono gli elementi universali della cultura; In ogni cultura esistono inoltre altri elementi non già di tutti gli appartenenti al gruppo che di essa partecipa ma solo di distinta categoria di individui, questi elementi come gli universali della cultura; Poi ci sono elementi che appartengono a distinte categorie di individui e questi sono gli elementi particolari o specaili. Poi ci sono gli aspetti alternativi della cultura. Ogni individuo può affrontare con metodi propri alcuni problemi esistenziali e questi sono gli elementi individuali che a volte possono entrare a far parte del patrimonio della cultura;

152 INCULTURAZIONE E SOCIALIZZAZIONE
L’acquisizione della cultura da parte dell’individuo è chiamata inculturazione e socializzazione. La fase più importante del processo inculturativo è quello che si attua nei primi anni di esistenza dell’individuo durante il quale si struttura la personalità di base e si interiorizzano i valori fondamentali della cultura; Dalla prima infanzia ognuno di noi sotto lo stimolo del sistema di premi e punizioni in vigore nella propria società impara a comportarsi correttamente;

153 CONTINUA Clyde Kluckholn insieme al Murray famoso piscologo, in uno scritto mettono in evidenza l’importanza del sistema di premi e punizioni. Dai primi mesi dell’esistenza del bambino, lui stesso si accorge che ci sono molte cose che non può fare, toccare e vedere, come pure vi sono inoltre cose che a lui non piacerebbe fare e che invece gli sono imposte. Se il bambino vuole evitare le punizioni e provare il piacere delle ricompense che gli adulti possono offrirgli, deve imparare a inibire o sviare temporaneamente o per sempre, certi impulsi esistenti; Non è senza proteste e ribellioni che la media dei fanciulli impera nei ragazzi a comportarsi in modo tale che gli adulti ritengono più convincente per la loro età:

154 ORIENTAMENTI NELLO STUDIO DEL RAPPORTO PERSONALITà E CULTURA
Honigmann in Culture and Personality distingue 4 orientamenti: 1° Orientamento descrittivo: sono gli studiosi che affrontano il problema con il solo scopo di descrivere l’ethos o la personalità di base è la struttura fondamentale del carattere dagli appartenenti ad una specifica cultura umana. Possiamo far riferimento a Kroeber ed a Kant, che descrivendo le caratteristiche del popolo tedesco, fa derivare il temperamento nazionale cioè il carattere del popolo. Prendiamo in considerazione Le Barre che tratta gli Eschimesi dell’Alasca che puntano per le macchine, per le navigazioni in interesse profondo mentre ad un bengalese è possibile guidare un veicolo a motore. Alcuni Indiani Yaqui del Messico nutrono un forte interesse per i motori; la differenza c’è anche tra cinesi e giapponesi, quest’ultimi infatti sono stati capaci di industrializzare la loro vita negli ultimi 50 anni;

155 CONTINUA 2° Orientamento Genetico:In base alla quale sviluppano la propria personalità sulle esperienze infantili. Ricerche affrontate da Erikson sulla personalità dei SIOUX. Questi indiani si sono trasformati da guerrieri e spericolati cacciatori di Bufali, in agricoltori ed allevatori di bestiame; Ma l’atteggiamento verso il guadagno è rimasto lo stesso. Per diversi mesi la madre, le amiche hanno una accurata cura per esempio , ma dopo questo atteggiamento materno provoca studi di intollerabilità degli individui grandi verso gli altri, nasce così la loro aggressività;

156 CONTINUA La Mead invece fa riferimento agli Arapesh della Montagna ed i Mundugumor del Fiume, viventi entrambi nella stessa isola della Nuova Guinea; Gli Arapesh della Montagna formano una società pacifica fondata sulla cooperazione. Gli uomini e le donne sono tutti gentili e difronte a casi di violenze rimangono mortificati di quello che è accaduto. Il bambino è abituato a non far del male agli altri, ma a sfogare la sua collera picchiando sul suolo od in qualche altro modo impersonale. I Mundugumor invece non hanno affatto spirito di collaborazione sono incivili ed aggressivi. Il maschio ha 8-10 mogli e via di seguito anche il Gore parla di colpevolezza vaga e diffusa come propria del dominio russo;

157 3° ORIENTAMENTO FUNZIONALE
Gli autori che seguono questo orientamento si basano su delle correlazioni. Questa teoria viene applicata per esempio da Jules Henry nei confronti del comportamento sessuale del bambino con per esempio in alcuni strati della società nord-americana. Un altro esempio di applicazione dell’orientamento funzionale è costituito dalla Ricerca di Dino Tomasia sulla personalità dei pastori; essite uno spiccato individualismo che impedisce l’organizzarsi di una autorità politica centralizzata

158 4° ORIENTAMENTO FILOGENETICO
Gli autori che appartengono a questo orientamento partono dal fatto che l’uomo ha ereditato da un lontano passato una parte della propria cultura. Da questi istinti si sviluppano dei sistemi istituzionali;

159 IDENTITà DISTINTIVA ED ETNIA ESCLUSIVA
Lo straniero e l’estraneità come pericolo in agguato; diffidenza, pregiudizio, paura, odio, fanatismo fanno da substrato a ragioni ideologiche, politiche, economiche, culturali, è sentita in modi di produzione primitivi, dispotici, feudali, parafeudali, moderni, industriali e postindustriali;

160 CONTINUA La paura per lo straniero non è connessa solo a violenze materiali, rapine, vendette, aggressioni sessuali, ecc. Spesso vi sottendono motivazioni culturali;

161 CONTINUA FRAZER scrive per esempio che: “Gli Indiani Thompson della Columbia Britannica pensavano che uno sciamano potesse incantarli facilmente mentre stavano mangiando, bevendo o fumando; perciò cercavano di non eseguire nessuno di questi atti alla presenza di uno sciamano sconosciuto;

162 CH. R. ALDRICH Vi sono pericoli mistici legati agli atti del mangiare e del bere, che è difficile spiegare psicologicamente, se non con il fatto che, quando si fa una di queste cose, si è portati a prestarvi tutta l’attenzione, sì da non stare più in guardia per il resto.Inoltre gli orfici naturali del corpo hanno una speciale importanza, analoga a quella delle porte in una fortificazione: l’anima può sfuggire attraverso uno di essi, oppure possono entrarvi potenze malefiche;

163 RUTH BENEDICT ED IL COMMUNIO NEI PERIODI DI CARESTIA
Nei periodi di carestia nell’accampamento di capo “Aquila che è nei cieli”, della tribù dei Blackfeet del nord America, presso il quale l’antropologa soggiornò per ricerche nel 1939, ognuno aveva diritto ad attingere dalle comuni risorse. Questa usanza era atto di fraterna solidarietà, era anche simbolo di appartenenza alla stessa comunità, Per esempio a Matera in Lucania, il 1° agostos i svolgeva il rito della crapiata. In tale occasione gli appartenenti a ciascun vicinato, costituito in genere da un gruppo di 7 od 8 famiglie che la vicinanza residenziale faceva sentire legate fra di loro da norme di solidarietà più ristrette che con altre, si riunivano per consumare un pasto comune; Tale pasto era preparato in una pentola nella quale ogni famiglia del vicinato gettava una quantità proporzionata al consumo e parimenti ripartita, di ogni tipo di prodotto raccolto durante l’anno, grano, fave, ceci, lenticchie, cicerchie: il tutto veniva fatto bollire in acqua e sale senza condimento, e alla fine consumato da parte di tutti con la solennità di un rito essenziale alla vita comunitaria;

164 Riportiamo l’esempio della civiltà Egizia
LA ELEMENTARITà ORGANIZZATIVA DELLE SOCIETà PRIMITIVE,PER LO Più DI LIMITATA CONSISTENZA DEMOGRAFICA, CONSENTE IN GENERE DI GARANTIRE IL CONTROLLO DELLE STESSE ATTRAVERSO TECNICHE E MEZZI PRATICI, NORME E RIFERIMENTI SIMBOLICI ABBASTANZA SEMPLICI;

165 CONTINUA Nel periodo della sua storia detto “tinite”, che comprende la I e la II dinastia (3000/2780 circa a.C.), il re, identico in un primo tempo al dio cosmico, diventa sua incarnazione (Horus). In seguito dalla IV dinastia in poi, il re acquista doppia natura (in quanto persona e in quanto rappresentante di dio). Da dio il re viene abbassato a figlio di Re, di cui esprime la volontà a cui obbedisce. Gli Egiziani erano xenofobi , ma non razzisti. Il Culturicentrismo portava gli Egiziani a ritenere la loro terra la prima creata da dio cioè da Amon e a riferire le loro conoscenze geografiche alla centralità del loro paese e dei suoi fenomeni fisici; Un esempio visivo di tale Centrismo è dato da una carta geografica in argilla cotta rinvenuta negli scavi della città sumerica di Sippar oggi Abu Habba, a circa 50 km. A nord di Babilonia, che risale al VII sec. A.C. ed è conservata nel British Museum n di inventario, Essa è forse la copia d un modello più antico, della tradizione sumerica e fa parte di un testo nel quale si esaltano le gesta di Sargon il Grande di Akkad che regnò tra il 2350 e il 2294 circa a.C. In questo manufatto di argilla la terra è indicata a forma di disco, circondato dalle acque; al centro è il territorio dei Sumeri;

166 GRECITà E BARBARIE Esisteva una lingua letteraria greca, così come esisteva una lingua letteraria italiana. I poemi omerici venivano letti in tutta la Grecia. In Italia come in Grecia gli abitanti di ogni distretto o di ogni città tendevano a servirsi della loro specifica lingua senza avere dimestichezza con quella altrui. Ruolo di sostegno alla costruzione dell’identità panellenica avevano le grandi feste nazionali: soprattutto olimpiche e il 776 a.C. è la più antica data di celebrazione di queste ultime. I giuochi avevano luogo ogni quattro anni, ad Olimpia si proclamava la tregua d’armi, affinchè la partecipazione della gente fosse garantita dalla sicurezza della pace;

167 CONTINUA I Barbari sono gli altri quelli che non parlano il greco per eccellenza, barbaro è tutto ciò che non è greco; L’esistenza della schiavitù viene perpetrata da Platone nelle Leggi e da Aristotele, Barbaro era una categoria di esseri umani diversa ed inferiore rispetto ai greci;

168 PREGIUDIZI E STEREOTIPI
I momenti in cui comunità diverse si confrontano sono spesso occasione di pregiudizi. Identità di gruppo, etnicità esclusive,nazionalismi, campanilismi entrano in campo nella fenomenologia sociologica, psicologica, culturale che impropriamente e globalmente chiamiamo razzismo. L’alterità, la straneità, lo straniero disturba anche oggi, anche nel nostro mondo aperto dalle relazioni e dagli scambi internazionali, dai mass media, dai mezzi di comunicazione.

169 Nel secolo XIV i rapporti tra i due popoli risentono ancora della concezione del mondo romano che considerava barbari, esterni alla romanitas e alla civilitas, gli abitanti della lontana isola britannica. Essi erano considerati crudeli, irrazionali, rozzi. I viaggiatori italiani raffinati che visitavano l’Inghilterra in quel periodo si meravigliavano dell’so di far circolare le coppe dei brindisi prima di cena.

170 L’INGLESE IN ITALIA L’inglese in Italia era considerato eretico, non poteva praticare il culto protestante e, se voleva prendere un titolo universitario, doveva abituare la sua fede. Gli stessi oracoli pregiudiziali incontravano gli italiani in Inghilterra; L’atteggiamento pregiudiziale verso gli Italiani si riflette anche sulla valutazione che si ha, nel secolo XVI di Macchiavelli, considerato scaltro e furfante;

171 CONTINUA L’italofobia è, però destinata ad avere una svolta nel secolo XVIII quando l’Italia da area culturalmente ed economicamente avanzata diviene regione depressa;

172 GLI STEREOTIPI Possiamo dire che gli stereotipi:
Possono essere il prodotto di un persistente tessuto di pregiudizi nei confronti degli altri, degli stranieri, dei diversi; Possono costituirsi come reazione a danni reali o presunti, subiti o minacciati; Possono essere indotti da persone o gruppi agenti per interessi propri o della categoria cui appartengono Possono formarsi in ambienti intellettuali o scaturire dall’immaginario popolare;

173 LE IDENTITA’ CULTURALI
LE IDENTITà DI GENERE; LA CONCEZIONE CULTURALE DEL LEGISLATORE IN MATERIA DI DONNA E FAMIGLIA NEI CODICI GRANDI E ROCCO; LE LEGGI Più SIGNIFICATIVE DAL PUNTO DI VISTA DELLA DONNA; L’AREA DI APPLICAZIONE DEL DIRITTO COME ESPERIENZA DI INGIUSTIZIA PER LE DONNE: LA DOTTRINA IN MATERIA DI VIOLENZA SESSUALE; L’IDENTITà DI GENER FEMMINILE

174 IDENTITà DI GENERE Il nostro secolo registra una mutazione antropologica epocale, dopo ben più di due millenni, il pregiudizio antifemminista è stato individuato, superato nelle concezioni culturali in genere sia formali che informali e spesso anche nei comportamenti seppure molte sono proprio nei comportamenti le resistenze culturali esistenti; Dal 1945 in poi si può dire che il superamento del pregiudizio nei confronti delle donne trova le prime concrete affermazioni a cominciare dal piano legislativo art. 3 della Costituzione e ammissione al diritto al voto;

175 CONTINUA In un contesto culturale in cui l’ebreo contemporaneo di Gesù si alzava la mattina e recitava una preghiera come questa per esempio “Signore ti ringrazio di non avermi creato pagano, ignorante e donna”, si può comprendere come l’insegnamento di Gesù della pari dignità di tutti gli uomini, della uguaglianza tra uomini e donne, debba considerarsi una vera e propria rivoluzione culturale.

176 continua Il processo di inserimento della donna non è stato un processo lineare, spontaneo, pacifico ma bensì di un processo caratterizzato da molteplici aspetti: 1. conflittualità: le conquiste ottenute sono frutto di una azione del movimento femminista, a seconda ei diversi periodi storici, creando una nuova coscienza nella donna e nella società in genere;

177 continua 2. una sostanziale progressione, di aspetti del nuovo modello. L’unico esempio di vera o propria regressione; lo si trova nel periodo di fascista. Secondo l’ideologia fascista la donna come moglie di un uomo che in famiglia deve detenere il potere economico e culturale, fattrice dei figli della Patria. Nell’epoca fascista così si possono sintetizzare alcuni esempi di restrizioni economiche, culturali e legislative: per esempio le diminuzioni delle retribuzioni sul 40-50% delle donne, l’interdizione per le donne all’insegnamento nei licei di alcune materie non ritenute adatte come la storia, la filosofia, lettere, latino e greco; l’esclusione delle donne dai bandi ci concorso per impieghi nelle PP.AA. Dello stato;

178 LE PRIME ORGANIZZAZIONI FEMMINILI
Il secondo dopo guerra è stato il periodo nel quale le donne hanno create durante la Resistenza, organizzazioni di massa rivolte alle donne; Nel 1943 nasce su istanza di alcune donne appartenenti ai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, un’organizzazione femminile aperta a tutte le donne che vogliono partecipare all’opera di liberazione della patria e lottare per la propria emancipazione che dopo la Liberazione si trasforma in Unione Donne Italiane; tra i principali obiettvi dell’organizzazione ci sono:

179 continua Il diritto al voto;
Il diritto a partecipare alla ricostruzione della vita nazionale a tutta la vita economica, sociale e politica del paese; Il formarsi del CIF (centro Italiano Femminile) le donne liberali, che fondano la Lega Nazionale Femminile;

180 continua Nel Congresso della CGIL svoltosi a Firenze nel 1945 ci si impegna a fare proprie e sostenere le rivendicazioni delle donne lavoratrici riunite nella Commissione consultiva femminile; Il diritto a lavoro;

181 continua Il diritto ad una giusta retribuzione;
Il diritto all’assistenza; Il diritto alla regolamentazione del rapporto di lavoro; Il diritto ad occupare posti di responsabilità; Il diritto del lavoro dagli anni 50 si fa strada, e la consapevolezza del prezzo pagato dalla donna per la conquista di un posto di lavoro a causa di quello che viene definito doppio lavoro rispettivamente nella attività produttiva e nella famiglia;

182 continua Il valore nuovo è quello che è stato chiamato parità tra uomo e donna; Parità principio ispiratore di tutto il nuovo apparato legislativo italiano;

183 L’HUMUS CULTURALE SOTTESO AI PRIMI CODICI CIVILI E PENALI
È lungo il cammino del diritto a partire dai codici Vacca e Zanardelli, si è passati ad un corpus di leggi che ha cancellato le più forti discriminazioni nei confronti delle donne; Analizzare le norme del codice Zanardelli al Codice Rocco significa delineare la concezione della donna nell’ottocento fino al 1975 anno in cui è stata approvata la riforma al diritto di famiglia.

184 continua La norma è l’espressione e manifestazione di un sistema di valori che attraverso il piano legislativo, si afferma e si ripropone; A riguardo dei primi Codici Civili dobbiamo ricordare il Codice Vacca 1865 codice civile, Codice Zanardelli 1889 codice penale; Siamo nella seconda metà dell’ottocento ed il nuovo ideale femminile è Anna Maria Mozzoni. La Mozzoni avrebbe voluto che fossero inserite nel nuovo Codice Civile le norme riguardanti le istituzioni scolastiche con larghi programmi, la ricerca della paternità, la tutela materna da aggiundersi a quella del padre, i diritti civili delle non maritate;

185 CONTINUA Il Codice Albertino escludeva la donna da qualsiasi diritto civile ed economico. La madre non esercitava sui figli alcun tipo di autorità, in quanto essi erano stati la patria potestà e, in caso di morte del padre, sotto quella di un parente paterno. L’articolo 130 stabiliva che la moglie non poteva, donare, acquistare ed ipotecare senza il consenso del marito, il matrimonio prevedeva o la comunione dei beni o il regime totale;

186 continua Nel primo caso era il marito che disponeva a suo piacimento dei beni comuni senza il consenso della moglie; Nel secondo caso i beni erano amministrati pur sempre dal marito, ed essa poteva riceverne una quota solo se la clausola era stata inserita nel contratto nuziale; Il suo adulterio veniva punito severamente, mentre quello del marito veniva punito severamente solo se egli avesse portato l’amante sotto il tetto coniugale;

187 continua Il Codice Zanardelli per il versante penale ribadisce una concezione culturale che nega alla donna qualsiasi espressione di soggettività, di autonomia in quanto persona;

188 IL DIBATTITO TEORICO E SCIENTIFICO SULLA NATURA FEMMINILE
Il dibattito teorico e scientifico sulla natura femminile portato avanti dalla scienza positivistica, che si incentra non casualmente sulla sfera degli affetti e che tanto ha orientato le riflessioni sulla criminalità femminile. L’amore è il movente della maggior parte delle azioni delittuose della donna. L’amore come passione e quindi eccesso, amore come merce che porta alla prostituzione, amore come sentimento negato che spinge all’infanticidio e all’aborto;

189 continua La concezione della protagonista negativa della donna marcata dal medico legale Ziino, che nella sua Filosofia del delitto, del 1881, in un capitolo affronta il problema della donna delinquente. Egli è avversario dell’emancipazione muliebre;

190 Continua La concezione positivistica e la donna come essere inferiore;
Concetto ribadito dal Paolo Mantegazza e da Cesare Lombroso. Essi fanno risalire l’inferiorità della donna ad un enorme quantità di dati anatomici, fisiologici, antropometrici da loro raccolti direttamente o ripresi da scienziati noti a apprezzati in tutta l’Europa;

191 MANTEGAZZA Egli ribadiva la misurazione del cranio della donna e la convinzione che la stessa fosse inferiore; le donne appaiono incapaci del ragionamento logico, di concentrarsi a lungo su un problema, di cogliere in una sintesi intellettuale i molteplici aspetti, trascurando i dettagli che osservano invece con maggiore alcune degli uomini; Nei loro giudizi si affidano all’intuizione, anziché alla ragione, cioè il cosiddetto sesto senso; Sempre lo stesso Lombroso ci parla dell’intuizione psicologica che è un vero istinto, posseduto anche, sebbene in grado inferiore, dai bambini e dagli animali, per esempio il cane (1863);

192 LE LEGGI Più SIGNIFICATIVE RIGUARDANTI LE DONNE
La legge del 1919 riguardante la capacità giuridica della donna ed è la prima che ne riconosce i diritti; Tale legge ha abolito le precedenti norme che richiedevano l’autorizzazione del marito sia per gli atti giuridici che per l’esercizio del commercio; Le donne restavano però escluse dagli impegni pubblici, comportanti l’esclusione da quegli incarichi di grado superiore a direttore generale, di direttore generale presso ministeri, di ragioniere generale dello stato, di prefetto, di ministro, di console, di qualsiasi incarico nella magistratura e nell’ordine giudiziario. Il 1° febbraio 1946 per la prima vola la donna viene ammessa al voto; Nel 1948 entra in vigore la Costituzione della Repubblica che pone le fondamenta dell’uguaglianza giuridica tra uomo e donna. Gli articoli di notevole importanza sono tre;

193 continua L’articolo 3 tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua e di religione ecc…; L’articolo 29 il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi; L’articolo 37 la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e parità dell’uomo, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore

194 LE NORME Ci sono state norme annullate dalla Corte Costituzionali come l’articolo 7 della legge del 1919 che limitava l’accesso delle donne ad alcune carriere. Nel 1968 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che puniva l’adulterio e nel 1969 ha stabilito una completa uguaglianza abolendo sia il reato di relazione adulterina per la moglie che quello di concubinato per il marito in base al principio sancito dall’articolo 3 della Costituzione di parità tra i sessi davanti alla legge. Nel 1950 la prima legge importante è quella di tutela della lavoratrice madre ed essa prevede il divieto di licenziamento delle donne in gravidanza, La legge 1963 vieta il licenziamento delle donne per causa del matrimonio; La legge del 1965 prevede l’uguaglianza di remunerazionetra mano d’opera maschile e femminile; La legge del 1970 introduce sullo scioglimento del matrimonio delle innovazioni;

195 LA RICERCA DI S. BENEDETTO DEL TRONTO
La ricerca promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di S. Benedetto, a coinvolto tutte le scuole secondarie superiori della città per un totale di 600 studenti circa, sia ragazze sia ragazzi. I risultati hanno portato a quattro tipi di orientamento, due riguardanti l’identità femminile vista dagli uomini e dalle donne, e due riguardanti l’identità maschile vista anche in questo caso da entrambi i generi(ricerca effettuata dalla prof.ssa G. Di Cristofaro Longo, 1998);

196 ORIENTAMENTI CULTURALI DELLE STUDENTESSE NEI CONFRONTI DELL’IDENTITA’ FEMMINILE
Rispetto alla percezione dell’identità femminile, nelle risposte delle ragazze, plurime come in tutti i casi, emerge un largo consenso per quanto riguarda l’area della parità;

197 continua Ben il 43% delle ragazze, infatti, non si limita solo ad un discorso sulla parità, ma esprime una valutazione decisamente positiva di genere femminile, che si avverte frutto di un’analisi che media la propria esperienza con quella di altre donne di riferimento, sia personale in ambito familiare e amicale, sia di modello mutuato dai mass media; le donne di oggi si piacciono di più e si stimano di più; Una donna deve faticare il doppio per raggiungere gli stessi risultati dell’uomo;

198 ORIENTAMENTI CULTURALI DEGLI STUDENTI NEI CONFRONTI DELL’IDENTITà FEMMINILE
C’è un disorientamento da parte dell’uomo rispetto ad una realtà avanzata di identità nuova della donna, e dall’altra parte cerca di reagire positivamente al nuovo modello di donna;

199 continua Comincia a farsi strada un orientamento culturale che positivamente sottolinea il fatto che l’uomo dovrebbe essere più sensibile alle richieste della donna e non dovrebbe vergognarsi di coltivare virtù considerate femminili, come, ad esempio la dolcezza;

200 La donna IL MODELLO DELLE 3M CIOè è LA DONNA MAMMA, MOGLIE, MANAGER;

201 I MODELLI CULTURALI EMERGENTI PER LE DONNE E PER GLI UOMINI
Tale ricerche sono fondate sulla teoria della percezione culturale acquisita attraverso un’interpellanza di carattere definitorio dei soggetti intervenuti nella ricerca. Si intende per percezione culturale il punto di incontro tra la percezione culturale del soggetto, mutuata dal proprio sistema culturale di riferimento, e la propria concezione in termini personalizzati o generalizzati o, come molte volte capita, in termini misti; ci sono i presupposti del cambiamento culturale, secondo le quali va assestandosi il nuovo modello culturale di riferimento

202 Modello della discriminazione per le donne
Modello della parità; Modello dell’orgoglio di appartenenza di genere;

203 Modello di discriminazione per gli uomini
Modello della discriminazione; Modello della parità; Modello della crisi di ruolo;

204 ANTROPOLOGI AL LAVORO L’antropologo non può essere uno scienziato staccato dalla realtà insensibile alle problematiche della società in cui vive. La vocazione dell’antropologo nasce non dallo spirito di curiosità, ma dal desiderio di contribuire, in quanto membri della società, sono in grado di individuare e di chiarire mediante il loro bagaglio professionale tutti i problemi umani; La loro è una sensibilità a non considerare ridicoli, strani, e condannevoli i costumi degli altri popoli, oppure membri di altri gruppi di appartenenza, basandosi sui principi morali del rispetto per colui che è nato in un altro ambiente;

205 TECNICHE DELL’ANTROPOLOGO
Una delle tecniche di rilievo più usate dagli antropologi è quella dell’osservazione partecipante da parte dello stesso in un determinato gruppo prendendo parte attiva pur con le limitazioni dello stesso rispetto al gruppo;

206 CONTINUA Ciò che determina la scelta della tecnica è la natura del fenomeno o del problema da conoscere; è possibile anche la scelta sia limitata anche dei fattori di forza maggiore, come per esempio il non avere mezzi economici sufficienti per retribuire il personale oppure non disporre di personale idoneo;

207 CONTINUA Si possono distinguere 5 fasi nel procedimento di attuazione delle indagini; La I Fase riguarda la definizione e la programmazione della Ricerca; in questa fase viene decisa la tecnica di ricerca da adottare ed i questionari per le interviste. La costruzione del questionario è preceduta da una fase di osservazione sul terreno. Ci sono vari problemi da considerare, per esempio i tempi di attuazione dell’indagine, i costi di questa, l’organizzazione del personale;

208 II FASE Consiste nella raccolta dei dati sia direttamente della popolazione che si esamina, sia attraverso fonti bibliografiche, e documentarie. Le interviste si effettuano su un campione rappresentativo della popolazione che si vuole esaminare, scelto in base a principi statistici; Le interviste si effettuano non sul campione, ma si prova il questionario su individui che presentano delle particolari caratteristiche;

209 III FASE Consiste all’ordinamento dei dati, alla loro trascrizione su schdoni nei quali si raggruppano le informazioni relative ai fenomeni dello stesso tipo; Si mettono in relazione fenomeni di tipo differente giovandosi di particolari accorgimenti o di schede appositivamente studiate per la correlazione dei fenomeni che vengono a loro volta annotati mediante simboli;

210 IV E V FASE Riguardano l’analisi dei dati così ordinati e la stesura del rapporto scientifico. Nel corso dell’indagine è opportuna la collaborazione d altri specialisti come i psicologi, gli statistici ed in alcuni così può essere necessario l’uso di una attrezzatura meccanografica;

211 QUALI SONO I PERSONAGGI NECESSARI?
Sono il Direttore di Ricerca, Un gruppo scientifico di cui fanno parte i collaboratori fissi e consiglieri occasionali, gli intervistatori, colui che è addetto allo spoglio dei dati ed alla loro tabulazione, un segretario organizzativo;

212 CONTINUA Le ricerche che hanno attratto maggiormente gli antropologi sono le comunità specialmente quelle di piccole dimensioni quali i villaggi dove si possono facilmente applicare le tecniche dell’osservazione e del colloquio a schema libero come principali strumenti. Uno dei primi studi fu condotto su una città del Medio West degli Stati Uniti. Il Messico attirò altri studiosi come Parsons nel 1936; I contadini irlandesi vennero studiati nel 1936 da Arensberg. Nel 1952 Donald Pitkin, dell’Università di Harward studiava con la collaborazione della moglie Emily, Sermoneta (Latina);

213 LE CLASSI SOCIALI L’elemento unificante è da ricercare nell’ambito dei fini che le attività che si ispirano a tale cultura intendono perseguire e che rispondono ad un bisogno preciso: quello di concretizzare nella storia personale del soggetto e dei gruppi più o meno ampi di volta in volta coinvolti, un’esperienza di sociabilità e socialità;

214 IL PROBLEMA RAZZIALE Il problema dei pregiudizi razziali riguarda soprattutto nei rapporti tra bianchi e negri; L’irriducibile avversario del razzismo nazista fu Franz Boas, benchè nato in Germania, si formò in America; Egli asserisce che se gli uomini bianchi si sono imposti agli altri è soltanto in virtù di circostanze; cioè l’isolamento non favorisce il progresso e come gli Etnologi ben sanno, i popoli più primitivi sono quelli che sono rimasti più isolati. La scoperta di un gruppo si estendono agli altri gruppi e così si ha una maggiore forza di apprendere; Le tribù in cui la cultura è più semplice è perché sono state isolate per un lungo periodo di temo, ed invece Laris ribadisce cha la fortuna dei popoli europei stà nel fatto che attraverso il mare, le popolazioni si sono trovate in grado di avere numerose relazioni tra loro e con gli altri popoli. Questo è spiegato dal fatto come gli Africani malgrado questa condizione sfavorevole hanno potuto costituire nel XV secolo lo Stato di Benin e nel secolo XVI la città di Timbuctù era uno dei centri intellettuali del mondo mussulmano; se pensiamo per esempio alla invenzione della lavorazione del ferro;

215 CONTINUA Antiscientifica è anche la concezione di una razza ariana. L’unità dei popoli ariani è di natura linguistica non di natura biologica poichè essi non derivano da uno stesso ceppo; Cioè parlare di razza ariana è una contraddizione in termini come per esempio sarebbe parlare di grammatica brachicefala o di sintassi dolicocefala; I° grande teorico del razzismo fu Gabineau, il quale sosteneva la tesi che gli aristocratici erano i rappresentanti di una razza superiore che qualificò come ariana, diventando il portavoce del concetto nazionalistico della Germania;

216 ANTROPOLOGIA DELA SOCIABILITà E DELLA SOCIALITà
L’elemento unificante è da ricercare nell’ambito dei fini che le attività che si ispirano a tale cultura intendono perseguire e che rispondono ad un bisogno preciso: quello di concretizzare nella storia personale del soggetto e dei gruppi più o meno ampi, fino a coincidere con l’intera comunità di volta in volta coinvolti, un’esperienza di sociabilità e socialità;

217 CHE COSA SIGNIFICA SOCIABILITà?
La Sociabilità indica l’attitudine a vivere in società, si riferisce ai principi della relazione tra persone, che si instaurano quando ci sono iniziative che uniscono, associano da sociare che significa appunto unire, associare, sottolineandone la potenzialità e l’intrinseca capacità di. Un altro significato che è riferibile a questo concetto è quello di affermazione positiva rispetto alla compagnia. Sociale è colui che ama la compagnia, è socievole; per cui sociabilità è appunto l’essere sociabile, nel duplice significato di colui che può essere unito e di essere socievole, amichevole;

218 CONTINUA Sociabile è colui che ama la compagnia, è socievole; per cui sociabilità è appunto l’essere sociabile, nel duplice significato di colui che può essere unito e di essere socievole, amichevole;

219 CONTINUA La socialità è l’effetto della sociabilità: indica il grado di comunanza che si instaura tra i soggetti che si sono uniti e che hanno messo in onda dei rapporti rassicuranti, nei confronti propri e della società nel momento della sua espressività comunitaria, intesa nel senso più ampio di lingua, dialetto, espressione verbale, arte, musica, cinetica, gestualità, prossemica, abbigliamento; La cerimonia nel senso più esteso di insieme degli atti di una celebrazione, sta ad indicare proprio sia l’esaltazione da cui deriva solennità, sia il festeggiamento in folla di un avvenimento o di una persona o di un oggetto, che viene ad assumere una centralità simbolica, più o meno definita;

220 LA CULTURA DELLA SOCIABILITà E SOCIALITà
Per cultura della sociabilità e socialità debbono intendersi tutte quelle attività che sono rivolte ad una collettività parzialmente o totalmente definita e che costituiscono il patrimonio di idee, sentimenti, percezioni, modi di stare insieme, tradizionali o nuovi, che una comunità continuamente definisce e ridefinisce, operando una selezione tra espressioni culturali, antiche e nuove. Una selezione da realizzare in base al loro tasso di funzionalità nei nuovi contesti culturali che entrano in gioco a costituire l’Io sociale;

221 RIPORTIAMO COME ESEMPIO GRAMSCI
Nel 1976 egli auspicava la nascita di una nuova cultura nelle masse popolari nella quale sarebbe sparito il distacco tra cultura moderna e cultura popolare o folklore; Nuova cultura significa che nelle società complesse l’impegno è quello di una antropologia teorica militante, di un Action Antropology, che definisca gli strumenti, criteri, metodi per conoscere se stessa;

222 IL RISCHIO DELLA CERTEZZA
Certezza, centrismo, pregiudizi; I percorsi della nostra stessa vita quotidiana sono insidiati da tale sicurezza. La mente guidata della certezza non ci fornisce sempre mezzi adeguati a evitare deviazioni, inganni ed illusioni che talvolta o pacano o stravolgono le conoscenza da semplice percezione della realtà. I pregiudizi che vestono falsamente gli araldi della saggezza presentandosi così camuffati alla nostra coscienza e stravolgendo la nostra ragione tanto da convincerla ad operare in modi che potrebbe rifiutare. Le cause delle ingiustizie, dei rancori e delle invidie che costituiscono l’humus da cui i pregiudizi si sviluppano;

223 IL PENSIERO DI MORGAN LA DIFFICILE RICERCA DEI NOSTRI PREGIUDIZI;
OGNI TENTATIVO DI CONOSCERE I NOSTRI PREGIUDIZI è UNA SFIDA ALLE NOSTRE SICUREZZE; OCCORRE SPOGLIARSI DELLA CORAZZA IDEOLOGICA ED ESSERE DISPONIBILI AL CONFRONTO SIA CON COLORO CHE NELLA NOSTRA SOCIETà SEGUONO E SOSTENGONO MODELLI CULTURALI DIFFERENTI DAI NOSTRI , SIA CON I MEMBRI DI SOCIETà ALTRE;

224 LEWIS H. MORGAN Questo studioso articola lo sviluppo dell’umanità in 9 periodi: - stato selvaggio antico, medio e recente; - stato barbaro antico, medio e recente; - stato civile antico, medio e recente;

225 CONTINUA Ciascuno di questi è caratterizzato da invenzioni quali:
1. La formazione del linguaggio articolato, nutrimento con frutta e noci; 2.La scoperta del fuoco, della pesca, dell’ascia e della lancia; 3. L’invenzione dell’arco e della freccia; 4. La scoperta della ceramica; 5. L’addomesticazione degli animali e pastorizia; 6. La scoperta e l’utilizzazione del ferro; 7. L’invenzione dell’alfabeto e della scrittura; 8. L’invenzione della polvere da sparo, della bussola, della carta, della stampa e della terra che ruota intorno al sole; 9. L’invenzione del vapore, dell’elettricità ed elaborazione della concezione di evoluzione;

226 LO STORICO CULTURALE W. SCHMIDT 1868-1954
SCHIMDT autorevole esponente del metodo in opposizione a quello evoluzionista è un prepulsore della sopravvivenza nel mondo contemporaneo tra i primitivi cioè da culture originarie dell’umanità. Soprattutto tra i Pigmei africani che avrebbero forme di religione, forme du famiglia, forme di morale sociale che si richiamano a quelle cristiane;

227 IL BISOGNO INTELLETTUALE DI CULTURA
La cultura è l’elemento necessario della formazione delle unità sociali e del loro funzionamento. La cultura è tuttavia, oltre che strumento indispensabile agli essere umani nella misura in cui la loro esistenza si attua necessariamente per rapporto ai gruppi, anche occasione di sviluppo di mali sociali;

228 CONTINUA Per esaminare la natura dei pregiudizi è necessario, anche se non sufficiente, esaminare la natura della cultura, sia che li copra sia che li promuova; La cultura è bisogno di ogni essere umano così come lo è l’ossigeno, il cibo, la necessità di adatte condizioni di temperatura, la difesa da insidie di altri essere della sua stessa specie o di altre specie, la difesa da calamità naturale ecc. La cultura è cioè il prodotto del bisogno di situarsi intellettuali nella realtà che ciascun individuo umano sente a complemento di bisogni materiali; Ogni uso e costume ha la sua legittimazione culturale, sia pure la più semplice, consistente nell’affermare e pensare che non può esserci altro modo di agire che quello; Per agire occorre avere la certezza che sia corretto, giusto,normale, tradizionale operare in un dato modo; La cultura può essere, dunque, razionalizzazione;

229 CONTINUA La cultura può essere dunque razionalizzazione, inoltre è opportuno pensare alla correlazione tra stato, nazione e società; Al processo di formazione degli stati plurietnici,unità economico-politiche e amministrative, lo stato quindi non è una unità isolata a sé stante;

230 RALPH LINTON L’antropologo ha distinto da un lato conoscenze e pratiche culturali comuni a tutti gli appartenenti ad un gruppo o che tutti gli appartenenti ad un gruppo devono conoscere, dall’altro lato valori, norme e pratiche che solo alcuni hanno necessità di conoscere;

231 LA CULTURA Costituisce un elemento di collegamento tra me e gli altri, tra l’io e la società. Stabilisce che tra me e gli altri c’è qualcosa in comune cui posso comunicare; La cultura mi libera da un buio che sarebbe totale se non sapessi che intorno a me esistono persone che intendono i segnali che emettono e di cui a mia volta intendo i segni; La cultura indispensabile per l’uomo può anche essere estremamente dannosa , comunque è il fondamento della comunicazione e, quindi della cooperazione;

232 I PREGIUDIZI LE CREDENZE VENGON DA NO CONSIDERATE PREGIDIZI, MA CIOò NON è SUFFICIENTE DEFINIRLI TALI; E OPPORTUNO DISTINGUERE I PREGIUDIZI DA: 1. errori di conoscenza per assenza o inadeguatezza di mezzi conoscitivi; 2. errori di conoscenza per non corretto impiego degli strumenti conoscitivi di cui si dispone;

233 CONTINUA 3. stravolgimento consapevole della verità per propri fini;
4. stravolgimento inconsapevole della verità per assenza di vigilanza critica o per la soddisfazione di interesse particolari, individuali o di gruppo;

234 IL PREGIUDIZIO ED IL CENTRISMO
Considerare perverse, malvage, colpose le conoscenze errate o inesatte di coloro che non hanno gli strumenti e le basi per raggiungerne di corrette o che, pur avendoli, compiono nuovi tentativi di interpretazione, questo è un pregiudizio; Ma nessun popolo è privo di civiltà se noi pensiamo alla definizione dell’etnologo Raffaele Pettazzoni Egli definiva civiltà come l’insieme dei mezzi attraverso i quali un gruppo affronta i problemi dell’esistenza;

235 LA CIVILTà COME PREGIUDIZIO
È IL CENTRISMO CHE CI PORTA A CONSIDERARE NOI SOLTANTO CIVILI E AL VERTICE DI OGNI PERFEZIONE E CHE HA PRODOTTO LA CONCEZIONE ARISTOCRATICA DSI CIVILTà, COME FORMA RAFFINATA DI CONOSCENZE E DI GUSTO CHE NOI SOLTANTO SIAMO STATI IN GRADO DI ELABORARE; MA COME POSSIAMO PENSARE ALLA SUPERIORITà NOSTRA SENZA PENSARE ANCHE ALLE NOSTRE CONTRADDIZIONI E ASSURDITà?: CONSIDERIAMO AD ESEMPIO UNA CIVILTà PRIMITIVA COME QUELLA DEGLI ESCHIMESI;

236 GLI ESCHIMESI Gli Eschimesi, se pur insediatiin uno dei territori meno accoglienti della terra, hanno saputo sfruttare ogni risorsa. Le loro abitazioni cupoliformi (igloo) sono confezionate con blocchi di ghiaccio tagliato con coltelli di osso di renna o altro animale, dato che non conoscono la lavorazione del ferro e né importano prodotti di questo materiale; Circa lo sviluppo umano si ricorda che i primordi hanno avuto come protagonisti esseri apparsi sulla terra dopo gli ominidi, di cui fu capostipite Ramapiteco vissuto in Africa di anni fa, costretto dall’erba alta della savana in cui abitava ad assumere una posizione eretta per sorvegliare l’ambiente, per difendersi dai predatori e per trovare lui stesso la preda;

237 continua 4 5 milioni di anni fa erano presenti in Africa 3 tipi di ominidi e cioè: - il PRE-AUSTRALOPITECO - L’AUSTRALOPITECO AFRICANO - L’AUSTRALOPITECO ROBUSTO

238 continua Due – tre milioni di anni fa sorse un essere capace di costruire i propri strumenti era l’HOMO ABILIS; Onnivero, sociale e loquace egli abbandonerà la foresta per insediarsi nella savana, con una capacità di osservazione, di riflessione e di collegamento; anni fa troviamo in Africa i resti di una specie più progredita è l’Homo Erectus Circa anni fa comincia ad affermarsi l’HOMO SAPIENS SAPIENS; 1. Homo Abilis, 2. Homo Erectus, 3. Homo Sapiens, 4. Homo Sapiens Sapiens

239 CONTINUA Dopo la guerra del che è costata la vita ad almeno di uomini, la violenza non si è arrestata. I governi aderenti all’ONU hanno avanzato molte proposte per la riduzione delle spese per gli armamenti cioè con la trasformazione delle stesse in industrie ai fini pacifici. I rischi dei danni nucleari sono molteplici e si cerca di attingere a delle energie alternative; Ricordiamo il disastro di Cernobyl del 1986; Tuttavia il benessere di alcuni non cancella il male di altri, esistono baraccopoli, favelas ghetti urbani. La nostra civiltà, salta spesso come superiore a quelle del passato, non appare, dunque, in grado di governare le sue capacità ed invenzioni, di finalizzarle ad un effettivo miglioramento delle qualità della vita, di dirigerle verso obiettivi che né siano autodistruttivi né comportino il dominio e l’oppressione dei deboli;

240 L’IPOTESI SULL’HUMUS DI SVILUPPO E RIPRODUZIONE DEL PREGIUDIZIO
LA TRANQUILLITà CHE SORGE IN NOI DALLA SICUREZZA DI AGIRE IN MODO CORRETTO OGNI VOLTA CHE CI COMPORTIAMO SECONDO VALORI E CONCEZIONI IN ACCORDO CON LA NOSTRA CULTURA, Può NON ESSERE ALTRO CHE UN PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE DI SCELTE PER NOI CONVENIENTI; UN ANCESTRALE TIMORE PER L’IGNOTO O L’INCONSUETO CI PORTA AD AVVERTIRE NEGLI ALTRI UNA OSCURA MINACCIA, DI FORNTE ALLA QUALE ASSUMIAMO POSIZIONI DI DIFESA. L’ESTRANEO CI è LONTANO, LO STRANIERO è UN POTENZIALE NEMICO;

241 O.C.COX E LE CAUSE DEL RAZZISMO
Cox, nell’esporre la sua tesi,ci dice che i pregiudizi razziali ebbero il loro massimo sviluppo nel XX secolo, nel periodo della massima espansione imperialistica dell’Europa. I poeti come Kipling e Chamberlain, sostennero che l’inferiorità dei popoli colonizzati esigeva che i bianchi si facessero carico del fardello della loro educazione, del loro sviluppo, della loro protezione; Lo sfruttamento aveva tra le sue giustificazioni, la tesi dei bisogni differenziati dei popoli dominanti e dominati, basata su assiomi come quello che agli orientali basta un pugno di riso al giorno per vivere; o quello che hai negri non si devono dare salari elevati altrimenti li sperperano a loro stesso danno; o, che i messicani indigeni sono così insensati che, se si dà loro del denaro, non pensano che ad ubriacarsi e a vagabondare;

242 IL SOCIOLOGO NORDAMERICANO ARNOLD ROSE
Egli sostiene che nelle città moderne la gente desidera stabilire rapporti amichevoli, ma questa aspirazione è ostacolata dal sistema del lavoro industriale, che toglie quasi completamente all’uomo il tempo libero e toglie la possibilità di scegliere gli amici secondo il criterio dell’affinità e della reciproca simpatia. La mancanza di rapporti amichevoli, le frustrazioni alle aspirazioni di successo personale, la limitata possibilità di iniziativa procurano insicurezza negli abitanti delle metropoli; Il senso di disagio intimo, cui si accompagna l’avversione per tutti gli effetti deteriori che la civiltà urbana produce, induce il cittadino a proiettare tutte le qualità spregevoli su alcune componenti sociali e gruppi umani, che diventano il simbolo del male esistente nelle città; Esso è incarnato negli ebrei, nei negri in genere nelle minoranze, che diventano in tal modo oggetto di odio e di pregiudizio, funzionando da capro espiatorio, tanto da liberare il benpensante da insoddisfazioni e da sensi di colpa, scaricando tutte le energie negative sulle minoranze;

243 IL PREGIUDIZIO SECONDO ALLPORT
Gordon W.Allport psicologo allo studio del pregiudizio ha dedicato gran parte della sua attività, elenca nel suo saggio THE NATUE OF PREJUDICE (New York 1954) ler situazioni che a suo parere facilitano lo svilupparsi di pregiudizi;

244 LE SITUAZIONI CHE RICORRONO AL FORMARSI DEL PREGIUDIZIO DI ALLPORT
A. quando la struttura sociale è eterogenea e cioè nelle società in cui gli individui che le compongono si differenziano per colore della pelle, linguaggio o dialetto, modo di vivere o di vestire, credenze religiose ecc.;

245 continua B. QUANDO è IN ATTO NELLE SOCIETà UN PROCESSO DI MOBILITà CHE CONSENTE L’ASCESA SOCIALE. In tal caso possono svilupparsi nei membri delle classi dominanti forme di ansietà per non riuscire a tenere al posto loro le classi inferiori;. Queste forme di ansietà, non si sviluppano in società statiche nelle quali le classi assumono la fisionomia di caste o quasi caste e ciascuno rispetta le tradizioni; C. NELLE SOCIETà IN CUI è IN ATTO UN RAPIDO CAMBIAMENTO SOCIALE E CULTURALE. Tale fenomeno può dar luogo ad attriti tra coloro che seguono nuove forme culturali e quelli che restano legati alle antiche; D. QUANDO PREVALE L’IGNORANZA E LE COMUNICAZIONI SONO LIMITATE O INESISTENTI. Più si conosce una persona e i suoi costumi, meno ostilità si prova nei suoi confronti;

246 TERRENI DI SVILUPPO DEL PREGIUDIZIO , SECONDO GORDON W
TERRENI DI SVILUPPO DEL PREGIUDIZIO , SECONDO GORDON W. ALLPORT - continua E. QUANDO LE DIMENSIONI DI UN GRUPPO DI MINORANZA SONO AMPIE O TENDONO AD AUMENTARE.La maggioranza, in tale situazione, è presa da timori o da panico per l’influenza che la minoranza numerosa o in aumento può assumere all’interno della società; F. Là DOVE è IN ATTO UNA COMPETIZIONE DIRETTA O UN CONFLITTO TRA DUE GRUPPI. Sono cioè terreni fertili di pregiudizi situazioni di tensione o di guerra tra due stati, competizioni elettorali tra partiti, situaxzioni cioè nelle quali ciascun gruppo deve mobilitarsi contro l’altro;

247 continua G. NEI CASI IN CUI LO SFRUTTAMENTO DI UNA MINORANZA TORNA A VANTAGGIO DELLA COMUNITà. Come l’impiego dei negri nei lavori servili, sostenuto dall’opinione che i negri abbaino ridotte caèpacità intellettuali e modi volgari di vita; H. QUANDO LA CULTURA NON SCORAGGI AL’AGGRESSIVITà, LA VIOLENZA E IL FANATISMO. Allport sostiene che la società moderna stimola alla competizione, alla lotta e che una delle conseguenti manifestazioni nei confronti degli altri è il pregiudizio;

248 continua I. DOVE LA CULTURA APPROVA ED ESALTA L’ETNOCENTRISMO. Alcune tradizioni culturali tendono ad attribuire al gruppo cui si appartiene una presunta superiorità nei confrotni degli altri; L. DOVE L’ASSIMILAZIONE CULTURALE NON VIENE FAVORITA. Come L’apartheid sud-africana, giustificata e consolidata da assurdi pregiudizi;

249 CASTE E CLASSI L’INDIA : è il paese in cui la divisione in classi assume la massima vistosità. Il sistema di casta è il prodotto di millenarie prevaricazioni dai gruppi più forti all’interno della società ai danni di quelli più deboli. C’era un gruppo costituito dalle popolazioni di lingua araya, la cui presenza in Asia risalirebbe al 1500 a.C. Il termine varna si riferisce al colore dei diversi gruppi con differenti colorazioni della pelle. Ci sono quindi 4 caste;

250 CONTINUA 1 CASTA I BRAHMANI= in quanto possessori del brahman,la formula sacra ed in quanto studiosi dai veda; circondati da grande rispetto conducevano in genere una vita semplice, frugale e pia. Avevano privilegi dei quali non abusavano. Tra questi è il ricever doni e soprattutto di terre, di edifici, di interi villaggi. I doni avevano grande importanza per l’offerente perché lo liberavano da ogni peccato. Quando commettevano gravi colpe i brahmani non potevano essere condannati a ,morte, né alla tortura o qualsiasi altra pena corporale. Potevano però essere espulsi dalla casta, Ciò avveniva mediante il taglio della ciocca di capelli che portavano annodata alla sommità al lato del cranio e che lasciano crescere per tutta la vita dall’età di tre anni. Il brahmano così espulso era disprezzato da tutte le caste e non gli restava altro che spatriare;

251 CONTINUA LA II CASTA DEI BRAHMANI SEGUIVA I KSATRIYA= nobili guerrieri che detenevano funzioni di governo; LA III CASTA ERA QUELLA DEI VAISYA= uomini liberi che avevano diritto all’insegnamento dei veda ed integrati nel sistema del dharma (cielo della reincarnazione);

252 IV CASTA LA IV CASTA ERA QUELLA DEI SUDRA= o dei rinati per servire le altre.Inizialmente erano aborigeni di pelle scura, vinti dagli Araya stessi; L’inferiorità sociale dei sudra rispetto agli appartenenti delle altre tre classi, si giustifica con la teoria del Karma, cioè la nascita nell’una o nell’altra casta è frutto di atti compiuti nelle esistenze anteriori; ciò significa che i sudra hanno sulla coscienza un gran numero di azioni cattive; La dottrina della reincarnazione offriva la speranza di rimanere in una classe superiore, se compivano con scrupolo assoluto i loro doveri;

253 CONTINUA Al di fuori della caste stavano i Paria o gli Intoccabili perché esercitavano mestieri disprezzati o impuri ed erano obbligati all’obbedienza nei confronti dei membri delle caste superiori. Poi vi erano i veri intoccabili i Chandela che vestivano con indumenti presi ai cadaveri, si nutrivano in stoviglie rotte. Vivevano in villaggi delle periferie e quando si allontanavano erano costretti ad indossare dei sonagli che vibravano per avvertire la loro presenza agli altri; inoltre se per caso guardavano qualcuno di un’altra casta dovevano voltarsi in fretta e compiere atti purificativi, come bagnarsi gli occhi con acqua profumata o astenersi dal cibo, dai liquori per tutto il giorno. Persino il vento che aveva toccato un chandela o la sua ombra proiettata sulla strada potevano contaminare un uomo di casta. L’ira dei contadini poteva abbattersi con severità e crudeltà su di loro sino a sottoporli a torture e farli morire;

254 CONTINUA La contaminazione degli esseri superiori condannava i chandela ad una pena ancora peggiore e cioè il rinascere nel corpo di un animale ad una pena ancora peggiore e cioè, il rinascere nel corpo di un animale; Molti Indù delle Caste Superiori si mettevano in viaggio con una scorta di acqua del Gange, ritenuta così potente da annullare ogni contaminazione. In alcune regioni era prescritta la distanza di 8,12,16 metri da un paria. Nel Malabor un individuo di casta superiore poteva incidere n paria che attraversava la sua strada: Nelle scuole over erano ammessi i figli degli intoccabili, dovevano sedere a parte. In certe regioni non potevano entrare nella cappella, nella cucina o nella sala da pranzo di una casta brahmana;

255 CONTINUA Una persona di casta superiore, inoltre poteva accettare certi alimenti da persone di caste inferiori solo se fritti al burro o salati e non se bolliti; Nel corso dei secoli ogni casta si è frazionata in sezioni “gotra”. L’obbligo di sposare all’interno di ciascuna casta “endogamia di casta”, non vieta in genere i matrimoni tra gli appartenenti a gotra diversi eccetto nei casi in cui esiste una gerarchia di gotra, che deve essere rispetta dalla donna; La donna in questo caso può prendere marito solo tra appartenenti a gotra pari o superiori al suo. Mentre le ragazze sudra e quelle di caste elevate vedono ristrette le possibilità matrimoniali, l’altro sesso gode anche della possibilità di potersi sposare anche nell’ambito di una sottocasta di poco inferiore alla propria;

256 CONTINUA Il patto matrimoniale prevede la cessione di denaro o di merci come forma di prezzo della sposa o dello sposo; Per la sposa viene offerta dalla famiglia dello sposo una somma di denaro o prodotti. Nelle caste superiori e presso le famiglie più ricche di tutte le caste, è comune invece il prezzo dello sposo. La pena della moglie infedele includeva l’espulsione dalle caste; DOPO L’INDIPENDENZA DEL PAESE, L’ATTUALE STRUTTURA GIURIDICA SECONDO L’ARTICOLO 15 DELLA COSTITUZIONE INDIANA, PROIBISCE OGNI TIPO DI DISCRIMINAZIONE SULLA BASE DELLA RELIGIONE, DI CASTE E DI SESSO;

257 PREGIUDIZI VISIBILI E INVISIBILI NELLA STRATIFICAZIONE SOCIALE
Nello svolgersi della vicenda umana l’espansione demografica, il perfezionarsi della tecnologia, l’articolarsi dell’organizzazione, il crescere dei bisogni e delle aspirazioni a soddisfarli hanno avuto l’effetto del moltiplicarsi, dalle deleghe dalle quali è derivato il potere di alcuni soggetti sociali. Ma il potere non lo si cede volentieri, lo si conserva il più a lungo possibile e si tende a trasmetterlo a persone da cui si possono ottenere vantaggi, laddove è possibile si eredita in famiglia quindi il potere è familiarizzato anche nella società primitiva;

258 CONTINUA È essenziale il contributo fornito dalle credenze religiose sia in fase di fondazione dell’autorità, sia in quella di consolidamento della stessa;

259 CANNIBALISMO Cannibalismo Pratica rituale di mangiare carne umana diffusa all'interno di società tradizionali. Il termine deriva dalla parola caníbales, nome spagnolo dei caribi, gruppo di indiani d'America presunti antropofagi. Il fenomeno è conosciuto sin dall'antichità: popolazioni cannibali sono descritte in varie fonti, tra cui Erodoto; nel Medioevo, Marco Polo attribuì questa pratica ai lontani popoli del Tibet e di Sumatra.

260 CONTINUA Secondo gli studiosi i motivi all'origine del cannibalismo sono vari. Presso alcune culture, la pratica rifletteva il desiderio di introiettare la forza e le qualità del morto, spesso un nemico ucciso, mentre talvolta divorare il corpo del nemico era semplicemente una forma di vendetta, poiché si riteneva di annientarne in tal modo lo spirito. Presso altre culture si credeva, così facendo, di onorare e conservare l'anima della persona cara. In altri casi ancora, il cannibalismo aveva una funzione religiosa, come nel culto della dea Kali tra i binderwur dell'India centrale, o presso gli aztechi, in Messico, dove ogni anno migliaia di vittime umane erano sacrificate alle divinità. Diversi studiosi hanno interpretato il fenomeno in chiave utilitarista, per cui il cannibalismo sarebbe stato praticato per il semplice bisogno di nutrimento.

261 CONTINUA Secondo William E. Arens (Il mito del cannibale. Antropologia e antropofagia, 1979), il fenomeno del cannibalismo sarebbe stato molto più contenuto di quanto gli occidentali, e gli antropologi, credano e la proliferazione di testimonianze attestanti la pratica antropofagica sarebbe dovuta, più che alla diffusione della pratica stessa, al costume umano di rappresentare gli "altri" attribuendo loro caratteristiche "inumane".

262 IL TRIBALISMO Tribalismo
Tribalismo Termine introdotto in antropologia negli anni Cinquanta per indicare il fenomeno che investiva le città dell’Africa centrale, dove, all’interno dei diversi gruppi inurbati, si sviluppava un’organizzazione sociale tipica della tribù. Studiosi occidentali hanno spesso attribuito al tribalismo le difficoltà incontrate dai paesi africani usciti dalla decolonizzazione nei processi di costruzione di istituzioni nazionali e di sviluppo di dialettiche o di conflitti di classe. Oggi l’accusa di tribalismo viene rivolta pretestuosamente dai gruppi di potere di questi paesi ai protagonisti dei movimenti di opposizione politica e sociale. Per indicare l’identificazione culturale all’interno delle varie etnie e le relazioni tra queste, gli antropologi preferiscono ricorrere ai concetti di etnicità e di relazioni interetniche.

263 FRANZ BOAS Franz Boas Franz Boas, antropologo americano di origine germanica, fu un pioniere della moderna antropologia, disciplina che insegnò per 37 anni alla Columbia University di New York. In contrapposizione alle concezioni evoluzionistiche, sostenne l'importanza della dimensione storica nello sviluppo culturale e sociale delle popolazioni e fu uno dei primi antropologi a interessarsi delle espressioni artistiche delle società tradizionali.

264

265 INFIBULAZIONE, CLITORIDECTOMIA, CIRCONCISIONE
Una pratica collegata al predominio maschile è l’infibulazione. È una operazione che ha lo scopo di impedire alle ragazze i rapporti sessuali prima del matrimonio e consiste nel chiudere l’ostio vaginale ad eccezione di una piccolissima apertura per il passaggio dell’urina e del sangue mestruale: Talvolta è preceduta dall’escissione della clitoride. Eseguita con i mezzi più vari come coltelli, lame di rasoio, pezzi di legno, è praticata in paesi islamici, presso popoli camitici, africani come i Somali, in Etiopia e in genere in Africa nordoccidentale: in Asia è segnalata in Birmania area di Pegu.

266 continua L’infibulazione viene eseguita quasi sempre da donne, una anziana, una levatrice e più raramente dalla madre. Qualche volta può essere anche un infermiere o un medico. In aree urbane del Mali per l’escissione della clitoride le bambine di un mese vengono portate nell’ospedale di Bamako.

267 LA CIRCONCISIONE Sono pratiche utilizzate da alcune tribù africane ed australiane; Alcune tribù australiane eseguivano la subincisione consistente nell’aprire il canale uretrale, dal meato urinario allo scroto, anche in questo caso con coltelli d’osso o di pietra;

268 CARL VON LIMé EGLI ELABORò UNA DIVISIONE DELL’UMANITà IN QUATTRO VARIETà: HOMO SAPIENS AMERICANUS (TENACE, SODDISFATTO, LIBERO); HOMO SAPIENS EUROPAENS (VIVACE, SPIRITOSO, PIENDO DI INTERESSI); HOMO SAPIENS ASIACTUS (AVARO, AUSTERO, ORGOGLIOSO); HOMO SAPIENS AFER (NEGLIGENTE, ASTUTO);

269 JOHAN BLUEMBACH DISTINSE 5 VARIETà DELL’UMANITà: LA CAUCASICA;
LA MONGOLICA; LA ETIOPICA; LA AMERICANA; LA MALESE;

270 I PERCORSI DELLA CONOSCENZA DELLA CULTURA
Nel concetto della percezione pratica dei modelli culturali e nell’intuizione della cultura bisogna fare affidamento al concetto che la 1° percezione inizia nella fase infantile della socializzazione primaria con l’apprendimento dei valori sociali e la reazione personale a questi e continua nella successive fasi dell’esistenza;

271 CONTINUA Si parli di diversi livelli di cultura da quelli espliciti a quelli impliciti di culture dichiarate e di quelle non praticate oppure all’inverso di idealizzazioni e di tabù; Rousseau utilizzava una documentazione comporativa per delineare teorie sulla natura umana e sulla produzione culturale ad esempio sul discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini. L’avvento del centrismo risultò incompatibile con i principi fondamentali di ogni antropologia critica;

272 L’AVVENTO DEL CENTRISMO
Secondo questa teoria la logica della cultura stà nel fatto che gli uomini di cultura o colti sono stati considerati sino ad anni recenti solo gli intellettuali e civili sono stati definiti, solo gli occidentali ed inoltre questa logica ha generato soltanto una grossolana ed ambigua distensione tra cultura dei dotti e cultura del popolo;

273 DAL SELVAGGIO PRIMORDIALE AL SELVAGGIO ATTUALE: PREISTORIA ED ETNOGRAFIA SI COLLEGANO
La conoscenza dell’uomo preistorico termine che connota l’etnocentrismo degli evoluzionisti che lo adottarono ebbe rilevanza scientifica da quando, alla metà dell’800, venne riconosciuta dai geologi l’antichità dei reperti degli scavi condotti da Jacques Boucher de Perthes ( ) ad Abbeville in Francia;

274 continua Tali scavi paletnologici consentivano di documentare l’esistenza in Europa di esseri umani contemporanei agli animali considerati antidiluviani e di dimostrare e datare la presenza dell’uomo sulla terra in epoche precedenti a testimonianze scritte (bibliche, vediche, omeriche, egizie, greco, romane) stabilendo la cronologia della successione di civiltà anteriori a quelle a noi fino allora note;

275 continua Si aggiungeva il fascino delle teorie di Charles Darwin ( ) sulla evoluzione della specie per selezione naturale e, all’interno di queste, sull’origine dell’uomo sollevando lo scandolo della sua discendenza da primati o, come volgarmente si disse, dalle scimmie;

276 IL DARWINISMO INVADE L’ETNOGRAFIA: LE SCUOLE EVOLUZIONISTICHE
Il filosofo inglese Spencer con le sue teorie evoluzionistiche sviluppò la stessa analogia, tra lo sviluppò biologico e la società; usò il termine superorganico per indicare sia le forme culturali umane, sia le forme di vita sociale animale, ad esempio le api, le formiche ecc…;

277 ANTROPOLOGI INGLESI LOCKE, egli ha utilizzato anche relazioni etnografiche per dare attendibilità alle sue tesi sul Relativismo culturale e sulla Socializzazione Infantile (il British Museum nacque nel 1753); FRAZER JAMES a cui dobbiamo la distinzione tra religione come modo di propiziazione del mondo sopranaturale e magia che tenta di dominare il sovranaturale;

278 ANTROPOLOGI ITALIANI ROMAGNOSI ANTROPOLOGO ACCADEMICO,
CARLO CATTANEO RICOLLECANDOSI A LOCKE PROPONE LO STUDIO DELLA SOCIETà FACENDO RIFERIMENTO ALLA PSICOLOGIA DELLA FORMA; BORETTI; MATEGAZZA; PETAZZONI0 L’UTILIZZAZIONE DEL TERMINE CIVILTà PER DELINEARE IL TERMINE ETNOLOGO SOSTENUTO IN ITALIA DALLO STESSO, IL QUALE FONDò A ROMA L’ISTITUTO DI CIVILTà PRIMITIVE PRESSO L’UNIVERSITà DI ROMA;

279 LA COSTRUZIONE DELL’ETNOGRAFA
Schirripa ci parla dello sviluppo del Ghana in epoca coloniale e post-coloniale. Molto spesso i Ghanesi adulti parlano correntemente due lingue, quella del gruppo originale e quella inglese, la lingua dei colonizzatori inglesi; Egli utilizza poi i traduttori ed interpreti, si può paragonare l’antropologo a un gatto che pare pigro e sonnolento, ma nel contempo è attento a tutto ciò che lo circonda, pronto a riconoscere dei precisi segni nei più lievi fremiti intorno a lui;

280 PROSPETTIVIE: Sistemi medici plurali, la Medicina Tradizionale
Riportiamo una citazione di Jean Benoist: “ Il capezzale di un malato è il luogo straordinario di riunione di un insieme di personaggi: si è certi di vedere il medico e i suoi assistenti, ma allo stesso modo anche la famiglia, i parenti lontani gli amici e, in modo meno visibile, altri individui che prestano il loro aiuto sotto forma di tisane, di preghiere o di esorcismi. Su questa scena angusta una società fa affluire degli attori che simbolizzano tutte le sue forze, dai poteri ufficiali della scienza fino agli echi torbidi di tradizioni magiche, passando per le relazioni di affetto, di interesse o di alleanze che percorrono le vie della parentela;

281 IL CONCETTO DI ANTROPOLOGIA MEDICA
L’Utilizzazione del termine sistema medico come concetto analitico specifico dell’ambito degli studi in Antropologia Medica appare connesso, in generale, a una serie di problematiche emergenti dalle ricerche sul funzionamento del sistema sanitario e delle medicine “altre” sia in ambito occidentale, a proposito della compresenza-coesistenza di una pluralità di risorse di cura, che extraoccidentale, a proposito dei saperi medici locali, delle medicine tradizionali e del loro eventuale ruolo integrativo rispetto all’assistenza di base. In particolare esso è stato utilizzato rispetto a due tematiche di rilevante importanza: a) l’individuazione dei processi costitutivi di senso attraverso cui si organizzano l’insieme delle rappresentazioni e dei saperi relativi alla concettualizzazione del rapporto individuo/natura e alla concezione degli stati di malattia;

282 CONTINUA b) l’identificazione degli elementi costitutivi delle differenti tipologie di pratiche mediche. Si è trattato, in sostanza, di analisi e di studi compiuti talora sugli aspetti di carattere cognitivo, oppure sugli aspetti operativi e interrelazionali quali componenti condizionali e determinanti di tali pratiche;

283 CONTINUA IL CONCETTO DI SISTEMA MEDICO: ha consentito di guardare alle tradizioni terapeutiche “altre” non già come un insieme giustapposto di pratiche erboristiche e manipolative – empiricamente rivelatesi più o meno efficaci – e di concezioni della malattia e interventi magici di più dubbio carattere operativo, ma invece come sistemi integrati e coerenti in cui la dimensione empirica discende, ed è fortemente correlata, ad un più vasto ordine di carattere simbolico e cognitivo. Di più tali sistemi, oltre a manifestare un buon grado di coerenza interna, operano non soltanto dal livello della eziologia e della cura dello stato di malattia, ma si pongono su una dimensione più globale in cui anche la prevenzione della malattia ed il mantenimento dello stato di salute giocano un ruolo fondamentale (Janzen J );

284 Le ricerche degli ultimi due decenni hanno fortemente messo in discussione il carattere di coerenza interna dei sistemi medici, proponendo modelli di lettura ad un tempo più sfumato e complessi. Resta il problema di indagare più a fondo le situazioni creole, quelle in cui diversi sistemi coesistono, e nelle quali le pratiche terapeutiche si presentano sempre più con un carattere impuro, sincretico. Non sono solo gli attori sociali ad attraversare il crocicchio in diverse direzioni, per usare la metafora di Benoist, ma sono anche i terapeuti a porsi all’incrocio tra diversi sistemi. Plurità di pratiche, e dunque di logiche e di simboli, che si incontrano. Se tutto ciò consente un ampliamento del quadro teorico ed analitico, va ribadito che le indagini, a questo proposito, non possono eludere le stringenti questioni del costituirsi della realtà creole come esiti di processi storici, indicando le dinamiche, le pratiche di resistenza e, dunque, i reali rapporti di potere tra gruppi determinati. (Schirripa P.);

285 Irwin Press ed il Sistema medico
Egli propone una definizione precisa e molto ristretta di sistema medico: Un corpo integrato e interrelato di valori e pratiche intenzionali governato da un unico paradigma di significazione, identificazione, prevenzione e trattamento della malattia;

286 CONTINUA Questa concezione del sistema medico contiene sia aspetti sociali che culturali. Gli aspetti culturali sono quelli concernenti l’ascrizione di un significato agli episodi di malattia ILLNESS. Cioè i sistemi medici servono a ordinare, classificare e spiegare la malattia. Sono comunque parte di una più larga realtà simbolica che è costruita culturalmente. Nella nostra società l’importanza degli aspetti culturali della malattia è stata oscurata dall’assunzione che tutti noi accettiamo il modello biomedico di malattia DISEASE per come è definito dai medici. Gli aspetti sociali del sistema medico sono quelli che riguardano i ruoli e gli status dei partecipanti. I sistemi medici contengono assunzioni su chi siano le persone o i gruppi qualificati a fornire informazioni, prendere decisioni o prescrivere terapie;

287 KLEINMAN Partendo dalla sua ricerca sul campo a Taiwan, l’antropologo psichiatra statunitense propone un modello tripartito che, a suo avviso, può essere utile come base per la comparazione transculturale dei sistemi medici intesi come sistemi culturali; Tale tripartizione prevede un settore polare, che, comprende l’insieme delle pratiche e delle credenze della comunità di cui un dato individuo fa parte; uno professionale, che, comprende le pratiche di quanti svolgono un lavoro terapeutico in quanto rappresentanti di una medicina istituzionalizzata, sia essa la biomedicina o qualche altra forma terapeutica; uno FOLK, in cui vengono comprese le pratiche di quanti svolgono una attività terapeutica a partire da un sapere che non è diffuso, ma che non godono di riconoscimenti istituzionali. La proposta di KLEINMAN è ben lontana da quella di Press,individuando proprio nella pluralità di risorse una caratteristica dei sistemi medici;

288 L’ANTROPOLOGIA MEDICA E LE ANTROPOLOGIE DEL MUTAMENTO IN AFRICA
Gli studi antropologici hanno elaborato un modello di “sistema culturale biomedico”, fondato su alcuni assunti di base che caratterizzerebbero l’ideologia scientifica della biomedicina: i principi epistemologici e gli stessi fatti scientifici su cui la biomedicina si fonda considerati naturali, indiscutibili e non criticabili, ma sono esaminati come assunzioni ideologiche di cui è possibile ripercorrere la genesi e lo sviluppo storico-culturale; (Pizza G. 2005);

289 CONTINUA Pizza continua dicendo: Gli attributi di scientificità, razionalità e verità della biomedicina fanno riferimento a una retorica identitaria, cioè a un discorso che intende fondare e legittimare un’ideologia occidentalista, connessa alla costruzione di una identità, di una appartenenza e di una tradizione strutturata su alcuni assunti filosofici: in primo luogo, ad esempio l’immagine del corpo separato dalla mente. La dicotomia corpo/mente si costituisce come generatrice di altre separazioni: razionale/irrazionale, materiale/simbolico, vero/falso, naturale/culturale e così via. Queste dicotomie hanno la funzione di definire ideologicamente l’identità della biomedicina separandola da altri ambiti: la biomedicina, cioè, tende ad autorappresentarsi attraverso una identificazione con la razionalità e la verità;

290 LA MISSIONE ETNOLOGICA ITALIANA DEL GHANA, LAVORO TRATTO DA MARIO PAVANELLO
Mario Pavanello (2000) pone il problema di come tale tradizione si sia costruita nel lavoro etnografico; “ L’etnografia prodotta da Grottanelli e della Missione etnologica italiana in Ghana aveva lo scopo di ricostruire la cultura nzema. E nel perseguire questo scopo, operava in base a norme classiche di una osservazione oggettivista. Una cultura nzema era semplicemente un modo di dare a ciò che si scriveva di quello che veniva osservato una forma credibile- ed accessibile alla comunità scientifica occidentale. Una cultura nzema, come totalità definibile e distinta, è un oggetto abbastanza improbabile;

291 CONTINUA Cosa osservavano allora i nostri predecessori ad Apollonia? Fatti, discorsi, comportamenti: In tal modo la cultura nzema aveva diritto di cittadinanza nel quadro della conoscenza antropologica. E così la cultura nzema poteva essere qualcosa di definito nel tempo e nello spazio, con una specifica fisionomia ed articolazione. Qualcosa che, pur avendo certamente una storia, veniva fatto emergere da un passato sconosciuto, come un’eredità più o meno immutata, appena in tempo prima del suo inevitabile sgretolamento, dovuto all’invadenza della modernizzazione;nel caso specifico, tradizione e tradizionale erano riferiti al passato precoloniale, e la presunta tradizione era presentata come un insieme necessariamente lacunoso, di pratiche in parte esotiche e in via di sparizione, come la stessa matrilinearità, o come le3 cerimonie di iniziazione delle ragazze puberi o i culti asonwu con il loro corredo di stautette e altari;

292 IL SENSO DEI TERMINI ILLNESS E DISEASE
La triade di termini inglesi illness/sickness/disease, è stata infatti usata nell’antropologia medica, principalmente di stampo anglosassone, per riferirsi alle differenti prospettive con cui è possibile guardare il fenomeno di malattia. Il termine illness si riferisce allo stato di malattia per come esso è percepito e vissuto dal paziente e da chi gli stà intorno;

293 IL TERMINE MALATTIA Seppilli ha proposto una revisione critica e un affinamento di tale griglia, il termine malattia si riferisce si almeno 5 condizione, ognuna che si pone su un differente piano e che sottolinea diversi processi di identificazione e risposta: a. una malattia “oggettiva”, per come essa viene definita dalla medicina scientifica originale ( disease), che può essere soggettivamente percepita o meno come “disturbo”, o anche può essere considerata come un “rischio” nei confronti nel quale possono essere poste in essere alcune procedure di prevenzione;

294 continua Il termine sickness invece viene usato in riferimento alle determinanti macrosociali degli stai patologici e più in generale a ciò che si può definire come l’ambito sociale del riconoscimento dello stato patologico e della sua cura, infine disease indica lo sguardo biomedico, cioè lo stato di malattia nella sua organica oggettività;

295 CONTINUA b. La percezione soggettiva di una malattia in corso (illness 1); c. l’interpretazione del paziente, basata sul suo universo culturale e sulle relative esperienze emozionali; Illness 2. d. le relazioni sociali determinate dalla malattia e le sue conseguenze per lo status e il ruolo sociale del paziente (sickness); e. la procedura diagnostica terapeutica culturalmente predisposta in risposta a specifici casi e l’insieme delle aspettative, ruoli e procedure comportamentali in cui essa ha luogo (percorso terapeutico) (Seppilli 2000);

296 RAZZA E STORIA L’America Latina, ha dovuto il suo sviluppo demografico, ai matrimoni misti, anche se in certe epoche una parte della classe spagnola dominante, ha praticato una criminosa politica razziale; Ad esempio con il pagamento di premi a coloro che assassinavano gli indiani; I Romani estero il diritto di cittadinanza, facendo prevalere ragioni di coesione politica ed organizzativa su motivi di diffidenza o disprezzo verso lo straniero; I Greci consideravano inferiori i barbari ma non escludevano la possibilità che uno straniero potesse acquisire la loro civiltà attraverso l’educazione; I Troiani non erano disprezzati in quanto inferiori, ma odiati in quanto nemici;

297 CONTINUA Alessandro Magno, barbara macedone, fu educato da Aristotele, poiché nato per comandare; Nonostante considerasse i barbari come nemici, sposò una principessa persiana; Il Cristianesimo insegnava l’uguaglianza dei popoli; Nel medioevo, a seguito delle invasioni barbariche si diffusero in Europa, matrimoni tra stranieri ed indigeni del mondo romanizzato e cristiano. A Venezia per esempio esisteva l’Otello, il generale che morì al servizio della città; I Turchi non escludevano la possibilità di accogliere i Cristiani, i quali si convertirono all’Islam, diventando membri dell’Impero Ottomano;

298 IL MEDIO PERIODO COLONIALE, 1920-1940
Sino alla fine della seconda guerra mondiale, l’antropologia statunitense rimase principalmente interessata alle popolazioni indigene delle Americhe. Fu Herskovits, il primo antropologo americano che trascorse cinque mesi ad Abomey (capitale del regno del Dahomey negli anni trenta, assieme alla moglie, interessandosi delle condizioni dell’Africa. Grazie al suo interessamento nacque un’organizzazione statuntense l’African Studies Association che iniziò la sua attività nel Assunse l’incarico di primo presidente , dotato di capacità come scrittore prolifico e come viaggiatore instancabile;

299 continua Di particolare rilievo è l’antropologia britannica nei decenni successivi grazie al Radicliffe Brown, a partire dal 1931; Marcel Griaule fu per almeno due decenni il principale antropologo francese. Egli raggiunse la piena certezza dell’esistenza di un’area culturale ramificata ma coerente che, più tardi, descrisse come una delle tre principali divisioni dell’Africa subsahariana: il Sudan occidentale, l’Africa bantu, e una zona intermedia in Camerun e Ciad. Ogni regione era contraddistinta da una sophie o scienza tradizionale: “la mente spiega ed è al tempo stesso alla base dei concetti sociali e le società africane sono degne di interesse perché i risultati spirituali sono quasi gli stessi dei nostri ovviamente della cristianità. A questo idealismo si aggiunge una visione ideologica del fenomeno coloniale considerato come un dono e una benedizione;

300 LO STILE DOMINANTE DEGLI AFRICANISTI BRITANNICI
Tre furono i fattori: 1. il primo fu l’impegno a compiere ricerche sul campo lunghe ed intensive focalizzate sulle relazioni sociali e politiche, 2. il secondo fu l’esistenza di un modello teorico privilegiato, l’approccio funzionalista o struttural funzionalista, 3. il terzo fattore fu il contesto storico, quello della situazione coloniale dell’Africa britannica;

301 IL CONTESTO SOCIALE E L’ANTROPOLOGIA SOCIALE BRITANNICA FRA GLI ANNI VENTI E GLI ANNI TRENTA
La politica coloniale britannica in Africa ha fatto ricorso l concetto d’amministrazione indiretta. Il governo locale, laddove possibile, avrebbe dovuto essere esercitato attraverso le istituzioni politiche indigene;

302 CONTINUA La politica di delegare formalmente il potere alle autorità native e ai tribunali indigeni rese importante per l’amministrazione coloniale conoscere le istituzioni politiche e legali africane, un campo di studi in cui gli antropologi ritenevano di essere sia esperti sia utili. Occasionalmente vennero utilizzati gli antropologi in ruoli amministrativi

303 CONTINUA I complessi intrecci fra le esigenze dell’amministrazione coloniale e gli interessi degli antropologi e di altri studiosi africanisti trovarono un buon esempio nella gestione dell’International African Institute fondato nel 1926;

304 continua Il punto chiaro è che le varie fasi del colonialismo comportarono diverse progettualità amministrative e alcuni cambiamenti nel ruolo dell’antropologo. Infatti nelle aree urbane essi si impegnarono progressivamente nella ricerca sociale e nel lavoro legato allo sviluppo considerando queste attività come una forma di antropologia applicata; La questione interessante era come queste società avessero funzionato prima dell’intervento britannico, quando le tribù erano ancora intatte e non contaminate dal contatto con l’Occidente;

305 LA RICERCA SUL CAMPO ALL’EPOCA DEL MALINOWSKI
Nel 1927 Malinowski ottenne la prima cattedra di antropologia all’Università di Londra, presso la London School of Economics. Egli si imponeva con la sua personalità e si interessò delle isole Trobriand. Egli vivendo tra i trobriandesi matrilineari per due anni, parlando la loro lingua, vivendo dei loro raccolti ed osservando le loro attività quotidiane, fece una grande raccolta di materiale, e mai nessun antropologo in precedenza aveva vissuto di questa esperienza;

306 continua Era specialmente interssato alle politiche che avrebbero potuto danneggiare gli africani e criticava aspramente sia le violenze che erano state perpetrate dalle amministrazioni coloniali nei confronti degli africani, sia gli errori grossolani, meno letali ma pu sempre dannosi, delle politiche relative al possesso terriero;

307 DENTRO L’IMPERO 1935-1941 UNA LEGISLAZIONE PER L’IMPERO:
L’avvento al potere di Mussolini nell’ottobre del 1922 non segnò un immediato mutamento nella politica coloniale del governo italiano. Né Mussolini né gli altri maggiori dirigenti del fascismo, sia nel governo che nel partito, avevano elaborato, a parte qualche vaga idea generale, un programma definito di politica coloniale, da attuare dopo la conquista del potere;

308 continua Secondo Luigi Goglia, storico del colonialismo fascista, occorre attendere la metà degli anni trenta e precisamente la conquista dell’impero, per cogliere elementi drasticamente nuovi nella politica coloniale del regime in generale, e nei principi ispiratori della politica indigena in particolare. Fino alla conquista dell’impero etiopico la politica coloniale fascista si inserì piuttosto nel filone della tradizione dei governi precedenti, così che non vi sarebbero né idee nuove né svolte degne di essere segnalate;

309 CONTINUA Nel 1935, le norme che regolano le unioni o matrimoni misti continuano ad essere virtualmente le stesse di quelle applicate in età liberale. Allo stesso modo, rispetto ai meticci vale ancora il principio per il quale una parte di sangue bianco e una educazione italiana sono condizioni necessarie ma anche sufficienti per poter aspirare ad ottenere la cittadinanza. A partire dal 1937, però, saranno vietate ai cittadini le relazioni d’indole coniugale con i sudditi, e nel 1939 tale divieto sarà esteso a tutti i nativi anche libici. Nel 1938 verranno intanto proibiti i matrimoni misti, mentre nel 1940 la definizione tecnica del termine nativo ingloberà definitivamente e senza eccezioni anche la categoria dei meticci;

310 LE LEGGI RAZZIALI Nel 1933 il governo fascista approva la carta fondamentale dell’Eritrea e della Somalia. Questo Ordinamento organico per l’Eritrea e la Somalia rappresenta il primo tentativo di accorpare giuridicamente i due territori disegnando un ordinamento unico per le colonie orientali. I principi su cui si basa il Capo II della sudditanza e della cittadinanza dell’articolo 15 si ispirano al criterio territoriale del suolo di nascita e della residenza; Quello del sangue stabilito dall’ascendenza; Quello dell’acquisizione tramite matrimonio;

311 UNA LEGISLAZIONE PER L’IMPERO, LE LEGGI RAZZIALI E IL RAZZISMO FASCISTA
Le leggi razziali si possono spiegare esplicitamente negli articoli 17 e 18; Il figlio dei genitori ignoti o di un genitore ignoto e l’altro suddito fondatamente ritenuto bianco o meticcio in base ai caratteri somatici, possa richiedere la cittadinanza italiana; Nel caso in cui il soggetto in questione sia ritenuto di razza bianca il procedimento può essere avviato sia su domanda che di ufficio dal giudice della colonia (articolo 17);

312 CONTINUA Nel caso in cui il soggetto sia ritenuto meticcio il provvedimento è soggetto ad alcune condizioni. L’individuo in questione dovrà infatti attendere i diciotto anni per chiedere la cittadinanza italiana, concessa dal giudice solo dopo aver accertato che il richiedente ne sia veramente degno: non sia poligamo, non sia stato condannato per reati che comportano la perdita dei diritti politici, abbia ottenuto la licenza di terza elementare, e possegga un’educazione perfettamente italiana (articolo 18)

313 CONTINUA Sono sudditi eritrei o somali: a) tutti gli individui che abbiano la loro residenza nella Eritrea o nella Somalia Italiana e che non siano cittadini italiani oppure cittadini o sudditi di altri Stati; b) i nati da padre eritreo o somalo, o, in caso che il padre sia ignoto, da madre eritrea o somala; c) i nati nell’Eritrea o nella Somalia quando entrambi i genitori siano ignoti; d) la donna maritata ad un suddito eritreo o somalo; e) l’individuo appartenente ad una popolazione africana o asiatica, il quale presti servizio civile o militare presso la pubblica amministrazione in coloni oppure abbia già prestato tale servizio e risieda in colonia (Legge del 6 luglio 1933, n. 999, articolo 15);

314 L’ORDINAMENTO DELL’A.O.I. DEL 1936
L’Ordinamento e amministrazione dell’Africa Orientale Italiana del 1936 sanciva: La sudditanza sui criteri dello ius sanguinis e ius soli e residenza, e sullo ius communicationins; Nel 1939 vengono emanate le Sanzioni penali per la difesa del prestigio di razza di fronte ai nativi dell’Africa Italiana. Viene ribadito che per cittadino si deve intendere unicamente il cittadino italiano metropolitano, e per nativo il suddito o l’assimilato dell’Africa Italiana, si definisce ora meticcio il nato da unione mista (bastando a tal fine che uno dei genitori sia nativo o, se ignoto, che i caratteri fisici lo facciano ritenere tale). La legge del 1940 stabilisce quindi che il soggetto riconosciuto meticcio assume “lo statuto del genitore nativo ed è quindi considerato nativo a tutti gli effetti (articolo 2);

315 IL RAZZISMO FASCISTA Cipriani in Africa tra il 1927 ed il 1930 fece undici modelli facciali di Boscimani con il gesso. Era deciso a procurarseli ad ogni costo. Si doveva operare su gente di cui si ignorava il linguaggio, convincendola a lasciarsi mettere sulla faccia del gesso sciolto nell’acqua e a tenervelo, senza fare alcun movimento, fino a che sia duro…… Per il Cipriani le maschere facciali, insieme alle misure del cranio e, in base alla conformazione del cervello, risultarono indispensabili per assegnare un posto alle diverse razze umano, che rispecchiavano morfologicamente la differenza innata delle possibilità mentali nelle diverse razze umane;

316 CONTINUA La Razza Italiana come razza ariana, distinta da quella germanica, ma anche ideologica ed epistemologica: l’essenza di una razza si costruisce politicamente e va quindi ricercata da parte delle scienza dell’uomo non solo nei geni ma anche soprattutto nell’azione e nei prodotti dello spirito;

317 SESSO E REPRESSIONE SESSUALE
Nel 1937 in un articolo per l’azione Coloniale sulla donna italiana in colonia, Anna Maria Galli proponeva che i numerosi orfanotrofi femminili italiani riuniti in consorzio costituissero nelle nostre colonie delle ase filiali: una simile immigrazione di donne potrebbe costituire un vivaio di mogli per coloni e modesti funzionari;

318 CONTINUA In un trattato sulla psicologia dell’Europeo in Africa il medico Lincoln De Castro incoraggia i bianchi a formarsi una famiglia interamente bianca in colonia. Per questo fine identifica nelle donne europee le guardiane di quella moralità maschile che, in loro assenza, si adatterebbe piuttosto a quella nativa per quel riposo istintivo della coscienza sopra un giaciglio già apparecchiato; La donna viene accattivata dal fascino di una vita nuova, l’ascendente morale del consorte nel nuovo ambiente, il regno della casa più ampio e più facile per l’uso del proprio imperio di fronte ad un personale di servizio, inferiore per qualità esteriori ed intellettuali, ma superiore per numero e ancor più per obbedienza, disciplina e rispetto;

319 CONTINUA Il Ruolo della donna italiana onesta in colonia viene quindi accuratamente confezionato in tutti i suoi aspetti anche materiali della vita quotidiana, grazie anche alla preparazione fornita da corsi appositi organizzati su base provinciale dall’Istituto fascista dell’Africa Italiana in collaborazione con le federazioni provinciali dei Fasci femminili; La donna coloniale doveva essere molte altre cose, saper coltivare i prodotti dell’orto e allevare animali da cortile, ciò per ricavarne farina e lievito per il pane, per preparare il burro, formaggi e yogurt;

320 MATRILINEARITà Matrilinearità In sociologia e antropologia, sistema di organizzazione sociale in cui la discendenza è tracciata lungo la linea femminile e i figli appartengono al clan della madre. Talvolta è associato all'eredità in linea femminile di beni e prerogative sociali. In diverse forme è presente in molte culture: tra gli indigeni di Australia, Sumatra, Micronesia, Melanesia e Formosa; nell'Assam e lungo la Costa del Malabar in India; in molte regioni africane e tra molte popolazioni indiane dell'America settentrionale.

321 PATRILINEARITà Patrilinearità In sociologia e antropologia, sistema di organizzazione sociale in cui la discendenza è tracciata lungo la linea maschile e i figli portano il nome del padre o appartengono al suo clan. Al sistema è spesso associata la successione in linea maschile di beni e prerogative sociali, com'è il caso della primogenitura, in base alla quale il solo erede è il figlio maggiore. L'organizzazione sociale degli antichi ebrei, descritta nell'Antico Testamento, era fortemente patrilineare e tale sistema è tuttora diffuso tra le popolazioni nomadi, soprattutto nel deserto arabico e nelle steppe dell'Asia centrale. Patrilineari erano anche le famiglie e le stirpi dell'antichità greca e romana e dell'Europa medievale. Molte forme patrilineari arcaiche, quali l'adozione del cognome paterno, persistono nelle società occidentali, ma il diritto di successione in linea maschile e altri elementi della patrilinearità stanno gradualmente scomparendo.

322 Lo sforzo della magistratura di prescrivere i caratteri leciti ed illeciti delle relazioni miste
Nel caso di un nazionale, il quale confessi di avere preso con sé un’indigena, di averla portata con sé nei vari trasferimenti, di volerle bene, di averla fatta sempre mangiare e dormire con sé, di aver consumato con essa tutti i suoi risparmi, di avere fatto regali ad essa e alla di lei madre, di averle fatto cure alle ovaie perché potesse avere un figlio, di avere preso un’indigena al suo servizio, di aver preparato una lettera a S.M.il Re Imperatore;

323 CONTINUA Questo per ottenere l’autorizzazione a sposare l’indigena o almeno a convivere con lei, si verifica un fenomeno quanto mai macroscopico di insabbiamento, perché qui non è il bianco che ambisce sessualmente la venere nera e la tiene a parte per tranquillità di contatti agevoli e sani, ma è l’animo dell’italiano che si è turbato ond’è tutto dedito alla fanciulla nera sì da elevarla al rango di compagna di vita e partecipe d’ogni atteggiamento anche non sessuale della propria vita. In concreto va inflitto un anno e un mese di reclusione, bastevoli a snebbiare il cervello dell’italiano e a disperdere la femmina in cento altri contatti che la diminuiscano di pregio per il nazionale e la vincolino a nuovi interessi e forse a nuovi interessanti affetti;

324 APPENDICE: DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTTI DELL’UOMO
Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York del 10 dicembre del 1948, si ribadisce la dignità dell’essere umano e la reciproca convivenza con gli altri individui nel rispetto assoluto delle differenze di genere e di sesso;

325 CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DEL FANCIULLO
In base alla Convenzione a seguito della Assemblea Generale delle Nazioni Unite riunitasi a New York 1989, si ribadisce la titolarità del bambino fino al compimento degli anni 18

326 LA CARTA AFRICANA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEI POPOLI
Gli stati membri riunitasi a Nairobi il 28 giugno del 1981, riconoscono i diritti i doveri e le libertà enunciati da questa Carta e si impegnano ad adottare misure legislative o d’altro tipo per applicarle;


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