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LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof

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Presentazione sul tema: "LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof"— Transcript della presentazione:

1 LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof
LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof.ssa Iride Valenti a.a Lingua e linguaggio

2 La linguistica Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale [Corso di linguistica generale, a cura di Tullio De Mauro, Roma-Bari, Laterza] “Quale è infine l’utilità della linguistica? Pochissime persone hanno in proposito idee chiare; e non è questo il luogo per fissarle. Ma è evidente che, per esempio, le questioni linguistiche interessano tutti quelli che, siano storici o filologi ecc., devono maneggiare testi. Anche più evidente è l’importanza della linguistica per la cultura generale: nella vita degli individui e delle società il linguaggio è un fattore più importante di ogni altro”

3 “Che cosa studia la linguistica?”
1. LINGUAGGIO NATURALE O LINGUAGGIO UMANO struttura altamente specifica molto diversa da altri sistemi di comunicazione («linguaggi» animali, dei computer ecc.) Facoltà esclusiva dell’essere umano di elaborare e usare un sistema di “segni”, verbali o gestuali, per comunicare 2. LINGUE (CODICI) Realizzazione concreta e storicamente determinata del linguaggio = repertorio di “segni verbali” e di regole che li governano

4 “Da quanto tempo esiste la “linguistica”?”
Riflessione sul linguaggio = antica: cultura cinese, indiana, ebraica, araba, greca Prime cattedre universitarie di linguistica: inizi Ottocento

5 “perché studiare la linguistica?”
Si studia linguistica per conoscere la lingua cioè lo strumento che usiamo per comunicare

6 Che cos’è il “linguaggio”?
IL “LINGUAGGIO” E I “LINGUAGGI” Il linguaggio umano e i vari altri linguaggi (degli animali, dei computer, dei gesti, dell’arte, dei media, delle immagini, dei fiori ecc.) = sistemi di comunicazione stessa funzione ma non stessa struttura Il linguaggio può essere inteso come la forma peculiare degli esseri umani di comunicare usando la lingua

7 La linguistica, il «linguaggio» e i «linguaggi»
Linguistica come scienza: Studio scientifico del linguaggio umano (e dei segni) Usa le metodologie e l’analisi delle altre scienze: formula ipotesi generali che rendono ragione di una molteplicità di fatti particolari formula tali ipotesi in modo chiaro e controllabile Disciplina descrittiva (non normativa) Scopo: descrivere e spiegare ciò che effettivamente si dice non «indicare ciò che si deve dire o non si deve dire»

8 Il “segno” linguistico
Un SEGNO LINGUISTICO, cioè una parola (libro, totalitarismo, lavapiatti, cintura di sicurezza) , è l’unione inscindibile di un significante e di un significato Arbitrarietà: non esiste alcuna legge «di natura» che imponga di associare un significante (per es. [libro]) a un certo significato (‘libro’) allo stesso significato possono corrispondere significanti diversi in altre lingue: ingl. book, fr. livre, ted. Buch ecc. Convenzionalità: l’associazione tra significato e significante è convenzionale per convenzione (e non per una legge di natura) al concetto di ‘libro’ in Italiano… corrisponde il significante [libro] Significante /libro/ Significato 

9 I segni non-linguistici
I segni possono essere anche non linguistici: INDICI: motivati naturalmente /non intenzionali: basati su causa/effetto (starnuto = avere il raffreddore, nuvoloni = pioggia, orme = passaggio di qualcuno, ecc.); SEGNALI: motivati naturalmente/usati intenzionalmente (sbadiglio volontario = sono annoiato, fuoco acceso con fumo = segnalo la mia presenza, ecc.); ICONE: motivati analogicamente/intenzionali ("quei segni che hanno una certa somiglianza con l’oggetto a cui si riferiscono"): carte geografiche e mappe, fotografie, disegni, registrazioni su nastro, diagrammi, istogrammi, simbologie impiegate in orari di treni e guide turistiche, onomatopee, ecc.) SIMBOLI: motivati culturalmente/intenzionali: colore nero/bianco = lutto; rosso del semaforo = fermarsi, colomba con ramoscello d’ulivo = pace, ecc. La disciplina che studia i segni linguistici è la linguistica La disciplina che studia i segni in generale è conosciuta come semiologia o semiotica

10 Caratteristiche del linguaggio umano
DISCRETEZZA DOPPIA ARTICOLAZIONE RICORSIVITÀ DIPENDENZA DALLA STRUTTURA

11 [p]atto vs. [b]atto [t]ardo vs. [d]ardo
DISCRETEZZA La differenza fra gli elementi minimi della lingua è assoluta: il linguaggio umano è un sistema discreto, i linguaggi animali (per es. il linguaggio delle api) sono sistemi continui i suoi elementi si distinguono gli uni dagli altri per l’esistenza di limiti ben definiti: [p]atto vs. [b]atto [t]ardo vs. [d]ardo Ecco perché parliamo di distintività del segno: non esistono nella mente del parlante e dell’ascoltatore, entità «intermedie», per es., tra [p] e [b], oppure tra [t] e [d]: a un certo punto, bruscamente, l’ascoltatore percepirà batto invece di patto dardo invece di tardo pazzo invece di pezzo campana invece di campagna legno invece di lesso martello invece di cartello

12 DOPPIA ARTICOLAZIONE Possibilità di formare un numero altissimo di “segni” (le parole) mediante un numero molto limitato di elementi, i “fonemi” (qualche decina) i fonemi non hanno significato, ma hanno la capacità di distinguere significati i segni linguistici sono entità dotate di significante e significato Il numero di segni in una lingua è potenzialmente infinito (nuovi segni si aggiungono costantemente) Lingua = sistema di segni articolati (combinabili): UNITÀ MINIME DI PRIMA ARTICOLAZIONE = i morfemi (segni). Es. it. casa = cas(a)- (abitazione) + -a (sing., femm.) it. toro = tor(o)- (bovino) + -o (sing., masch.) It. mucca = mucc(a)- (bovino) + -a (sing., femm.) It. pace = pac(e)- (condizione) + -e (sing., femm.), ecc. UNITÀ MINIME DI SECONDA ARTICOLAZIONE = i fonemi casa = [k + a + s + a] All’articolazione è legato il concetto di “linearità”: il segno linguistico si estende nel tempo (se è orale) o nello spazio (se è scritto): rami ha un significato diverso da mira Silvia ama Giuseppe ha un significato diverso da Giuseppe ama Silvia

13 RICORSIVITÀ Possibilità di creare continuamente nuove frasi incassandole le une nelle altre (universale linguistico) a. Maria mi ha colpito a’. I ragazzi dicono che Maria mi ha colpito a’’. I vicini credono che i ragazzi dicano che Maria mi ha colpito b. Giorgio corre b’. Giorgio corre e grida b’’. Giorgio corre e grida e suda b’’’. Giorgio corre e grida e suda e inciampa... c’. La lezione sta finendo c’. I ragazzi credono che la lezione sia cominciata c’’. I colleghi dicono che i ragazzi credono che la lezione sia cominciata c’’’. I colleghi che dicono che i ragazzi credono che la lezione sia cominciata non sono bene informati…

14 DIPENDENZA DALLA STRUTTURA
Le frasi non sono organizzate come semplici successioni di parole la cui forma è determinata da quelle immediatamente vicine: la forma può essere determinata anche da parole molto distanti: dipende cioè dalla struttura (universale linguistico) I ragazzi credono che la lezione sia cominciata *I ragazzi credono che la lezione siano cominciati La donna che i ragazzi dicono che mi ha colpito è Maria *La donna che i ragazzi dicono che mi hanno colpito è Maria

15 Grammaticale-agrammaticale
Qualunque parlante nativo dell’italiano riconoscerà che è ben formata (grammaticale) una frase come: La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte, mentre non lo è (è agrammaticale): *Il Pietro pianoforte bene di ragazza suona la Grammaticalità = caratteristica essenziale della competenza

16 Le competenze dell’italiano…
«E poi si figurava i pellisquadre che a prima vista avevano l’aria di tirare la sciabica senza sciabicara, perché erano divisi in due file e le due file tiravano strappo su strappo la rete come alla sciabica, ma non tiravano per sciabachello, perché dal mare di sale, anzi dalla carcassa di mare di sale, tiravano invece a riva l’orcaferone. L’animalone orcinuso però, aveva seguito la sorte del duemari, o il duemari aveva seguito la sua sorte, la sua sorte o morte, e si era incarcassato. Quella perciò che i pellisquadre tiravano con la sciabicara, non era più, non era più cioè orca o carogna, ma orca a carcassa, incarcassata e tuttuno con lo stesso mare di sale, con la stessa carcassa di mare di sale. I pellisquadre tiravano, tiravano, ma strabilio a dirsi, manmano che tiravano, pareva che l’orcagna perdesse quel fantastico biancheggiare che dava il sale alla sua scheletratura a bombé, come rimettesse carne attorno alle ossa: ripigliava a vista d’occhio forma e colore da vivo, cioè di quando aveva ancora la coda, aveva ancora il suo potentissimo timone e di quando non aveva ancora quella piagona incancrenita sul fianco. Più tiravano, più restringevano i due capi della sciabicara e più l’animalone, restando carcassa, carcassa di sale, tornava vivo, gigantescamente vivo e vero nella sua nera, chiusa, attubolata sagomatura a funeraglia, e in quest’apparenza, quando era ormai a riva e s’affacciava con la sua gran testa incorporata al pettorale, tutt’all’improvviso s’animava spiritandosi tutto e prorompendo nella sua tremenda forza micidiatrice: allora infuriava come tentasse di pigliare mare salesale, sbattendo sulla sponda le pinne, battendo la coda con terribile squasso e sconquasso come di maremoto. I pellisquadre tiravano, lo tiravano ancora ma ormai tiravano veramente per figura, faceva persino pena vederli tirare quelle tonnellate di carne nere fetenti di quel misterioso diocenescampi.» Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca (p. 1109) [19751]

17 Le competenze dell’italiano…
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi col cielo dagro e un fònzero gongruto ci son meriggi gnàlidi e budriosi che plògidan sul mondo infrangelluto, ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi un giorno tutto gnacchi e timparlini, le nuvole buzzìllano, i bernecchi ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini; è un giorno per le vànvere, un festicchio un giorno carmidioso e prodigiero, è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio in cui m’hai detto “t’amo per davvero”. Fosco Maraini, Il giorno ad urlapicchio [1966]

18 Le competenze dell’italiano…
Dottore Montalbano, lei personalmenti non mi conosci e io non conosci a lei com’è fatto. Mi chiamo Prestifilippo Arcangelo e sonno il socio di suo patre nell’azenda viniccola che ringrazziando il Signori va bene assai e ci frutta. Suo patre non parla mai di lei però o scoperto che nella sua casa teni tuttì i giornali che scrivono di lei e macari si lui lo vede quarche volta comparire in televisione si mette a piangire ma cerca di non farlo vidire. [Andrea Camilleri, Il ladro di merendine, Sellerio, pag. 201]

19 Universali linguistici e proprietà variabili
Tra gli universali linguistici, possiamo citare alcune delle caratteristiche proprie del linguaggio: la ricorsività e la dipendenza dalla struttura Tra le proprietà caratterizzanti le varie lingue (o tipi di lingue): l’ordine degli elementi principali della frase (ordine delle parole): In italiano, l’ordine più comune in una frase dichiarativa è SVO (Soggetto Verbo Oggetto): a. Gianni scrisse una lettera Ordine tipico di molte lingue (per es. inglese, francese) ma non universale Nelle lingue semitiche l’ordine più frequente è VSO In lingue come il turco o il giapponese, l’ordine comune è SOV L’equivalente giapponese di (a): b. Gianni ga tegami o kaita ‘Gianni la lettera scrisse’

20 Dal “linguaggio” alla “lingua”: IL SISTEMA NERVOSO
È costituito da MIDOLLO SPINALE e ENCEFALO L’ENCEFALO è rivestito dalla CORTECCIA CEREBRALE una fittissima trama di connessioni di fibre nervose (distinta in aree sensoriali primarie, aree motorie primarie e aree associative).

21 STRUTTURE DELL’ENCEFALO

22 PRODUZIONE E COMPRENSIONE DEL LINGUAGGIO
Le aree del linguaggio: si trovano nell’emisfero sinistro sono più estese, e più ricche di tessuto nervoso rispetto alle aree corrispondenti nell’emisfero destro

23 IL LINGUAGGIO NEL CERVELLO
AREA DI BROCA, PARTE ANTERIORE DELL’EMISFERO nel lobo frontale in prossimità della corteccia motoria: produzione delle parole e dei segni AREA DI WERNICKE, PARTE POSTERIORE DELL’EMISFERO situata nel lobo temporale, a ridosso dell’area uditiva primaria: comprensione FASCIO ARCUATO: trasmissione delle frasi da pronunciare AREA DI DÈJERINE (giro angolare sinistro): comprensione del linguaggio scritto AREA DI EXNER: linguaggio scritto.

24 l'una logico-razionale (cioè sequenziale, analitica, deduttiva)
Il cervello umano è LATERALIZZATO = dotato di funzioni specializzate in ciascuno dei due emisferi. DUE MODALITÀ alternative e complementari per SIGNIFICARE ciò che osserviamo: l'una logico-razionale (cioè sequenziale, analitica, deduttiva) l'altra intuitiva-olistica (cioè sintetica, globalizzante, induttiva).

25 GLI EMISFERI CEREBRALI

26 Parlato e scritto La lingua scritta “fissa” la lingua,
La linguistica privilegia l’espressione orale per diversi motivi: esistono (e sono esistite) lingue solo parlate e non scritte (somalo - fino al , molte lingue indiane d’America ecc.) il bambino impara prima a parlare che a scrivere, e lo fa in modo del tutto naturale, senza insegnamento specifico le lingue cambiano nel corso del tempo. Ma ciò che cambia prima è la lingua parlata, e solo più tardi la scrittura registra questi cambiamenti La lingua scritta “fissa” la lingua, la lingua parlata offre variazione e novità.

27 “Che cos’è una lingua?” Lingua: oggetto naturale molto difficile da definire siamo in grado di costruire frasi e di capirle senza sforzo e senza sapere esattamente cosa sia una frase o come funzioni il linguaggio umano Una lingua è un SISTEMA ARTICOLATO SU PIÙ LIVELLI, un «sistema di sistemi»: tutti gli elementi sono interrelati e il valore dell’uno dipende dalla simultanea presenza degli altri. I livelli linguistici sono: quello dei suoni (fonologia) quello delle parole (morfologia) quello delle frasi (sintassi) quello dei significati (semantica)

28 Astratto - concreto Per ciascun livello dovremo distinguere astratto e concreto: ad es. I suoni di una lingua sono diversi ogni volta che li pronunciamo: es. casa vs. papà Esiste un livello astratto dove c’è una /a/ (e una sola) Esiste un livello concreto, in cui la /a/ può realizzarsi concretamente in modi diversi: [a1][a2][a3][an] I morfi condensano più valori grammaticali Le frasi hanno una struttura profonda (astratta) diversa da ciò che realmente può comparire

29 Ferdinand de Saussure (1916) «Langue» e «parole»
esecuzione linguistica realizzata da un individuo è un atto individuale (per es. ogni atto di fonazione [mano]) un individuo, però, non possiede tutta la «lingua» (per es. tutto «l’italiano»). L’italiano sta al di fuori degli individui, preesiste agli individui e sopravvivrà a essi Langue: l’aspetto sociale e astratto della lingua appartiene alla collettività L’individuo può realizzare atti di parole diversi ma non può da solo modificare la langue comunichiamo attraverso atti di parole, ma il fondamento di questi atti è nella langue in quanto sistema di riferimento collettivo

30 Roman Jakobson (1960) Codice e messaggio
CODICE: insieme di potenziali unità di comunicazione (astratto) MESSAGGIO: costruito con le unità fornite dal codice (concreto) Anche le lingue umane funzionano così: a livello di codice esistono unità astratte come /p/, /n/, /e/, /a/ queste unità astratte possono combinarsi sulla base di determinate regole per formare atti concreti: messaggi: pane, pena non-messaggi: eanp, eapn, npae

31 Noam Chomsky (1965) Competenza ed esecuzione
tutto ciò che l’individuo «sa» della propria lingua per poter parlare come parla e per poter capire come capisce Esecuzione: tutto ciò che l’individuo «fa» (linguisticamente) atto concreto di realizzazione (come parole e messaggio) L’esecuzione corrisponde abbastanza bene alla nozione di parole saussuriana La competenza è profondamente diversa dalla langue: la langue è un concetto sociale e trascende l’individuo la competenza è individuale e ha sede nella mente dell’individuo

32 de Saussure Jakobson Chomsky Livello astratto langue codice competenza Livello concreto parole messaggio esecuzione

33 Conoscenze linguistiche di un parlante
Il parlante “sa” molto sulla sua lingua, ma non sa “perché” Si tratta però di una conoscenza inconsapevole, inconscia, che emerge indirettamente attraverso giudizi di grammaticalità Competenza non significa «bravura» è l’insieme delle conoscenze linguistiche (inconsapevoli) che un parlante ha. Che cosa sa un individuo per… … poter parlare una lingua L come la parla e … per poter capire un parlante della lingua L come lo capisce? Per rispondere dobbiamo distinguere fra: competenza fonologica competenza morfologica competenza sintattica competenza semantica

34 Competenza fonologica
Un parlante dell’italiano «sa»: quali sono i suoni della sua lingua (a, p, l ecc.), ma anche quali non lo sono: [pf] del tedesco Pferd, o [θ] il primo suono dell’inglese thing quali sono le combinazioni dei suoni permesse in italiano e quali sono le combinazioni di suoni non permesse in italiano : p.es. pane, pena vs. pnae, eapn Un parlante «sa» anche fatti più sottili sulla propria lingua: sa dividere le parole in sillabe sa identificare la posizione dell’accento nelle parole ecc.

35 Competenza morfologica
Un parlante: conosce le parole della propria lingua… e le distingue da forme non appartenenti alla propria lingua distingue, nella propria lingua, tra: parole possibili ma non esistenti: buna, lopa parole non possibili: prsdtsp, Trst «sa» creare parole nuove e «sa» che a partire dalle parole semplici si possono formare parole complesse: collocare, collocamento, abitare, abitazione, abitabile, abitabilità; utile, inutile, inutilità; portare, portamento, portante; portamonete, portapanni; lava e asciuga) «sa» formare tutte le forme flesse corrispondenti a una parola data: camminate, camminai, camminavamo ecc.

36 Competenza sintattica
Conoscenze vastissime Il numero di frasi che si possono costruire in ogni lingua è illimitato I parlanti: «sanno» che possono formare vari tipi di frase a. I bambini adorano i dolci (dichiarativa attiva semplice) b. Adorano i dolci i bambini? (interrogativa tipo sì/no) c. Che cosa adorano i bambini? (interrogativa tipo wh-) «sanno» formare e capire un numero enorme di frasi senza averle mai sentite prima «sanno» costruire frasi molto lunghe hanno intuizioni sulla grammaticalità o sulla non-grammaticalità delle frasi stesse

37 Competenza semantica I parlanti di una lingua «sanno» riconoscere il significato delle parole e delle frasi ben formate «sanno» istituire molti tipi di relazioni semantiche tra le parole Sinonimia: avaro/spilorcio Antonimia: vecchio/giovane I parlanti «sanno», riescono anche a disambiguare le frasi potenzialmente ambigue: a. Svendita autunnale bambini b. Il cane della pistola c. Uomini o donne in gamba

38 La “grammatica” dei parlanti
Tutte le competenze linguistiche fanno parte della grammatica dei parlanti Grammatica intesa come un insieme di conoscenze immagazzinate nella mente Gli esseri umani, nei primi anni di vita, costruiscono una grammatica attraverso: fattori/principi innati (per es. la dipendenza dalla struttura) esperienze acquisite all’interno della comunità linguistica di origine (dati linguistici primari)

39 Bisogna riflettere sul rapporto tra evoluzionismo e innatismo
È la RELAZIONE che fa la differenza, NON LA PREDISPOSIZIONE «L’uomo va scusato se prova un certo orgoglio di essersi elevato, sebbene non per merito suo, alla sommità della scala dei viventi; ed il fatto di essere salito così in alto, invece di esservi stato collocato in origine, può dargli la speranza per un destino ancora migliore in un lontano avvenire» (Darwin 1871: 257).

40 Povertà dello stimolo Lo “stimolo”, cioè i dati linguistici a cui il bambino è esposto, non contiene tutto l’insieme di conoscenze che risulteranno acquisite. Ad es., le combinazioni e le frasi possibili nella propria lingua non sono state già tutte “sentite” nel periodo dell’acquisizione. La caratteristica più significativa è il fatto che i dati linguistici, cioè lo “stimolo” non contengono l’evidenza negativa, cioè ciò che non è possibile nella lingua a cui è esposto il bambino.

41 STADI DELLA PERCEZIONE LINGUISTICA NELLA CORTECCIA CEREBRALE L’accesso alla comprensione della parola tramite l’accesso a un “deposito”, il lessico fonologico di entrata vocabolario contenente tutte le parole conosciute. Non è chiaro ancora quali siano le unità di accesso a questo lessico. Probabilmente variano a seconda delle lingue. Per alcune potrebbe essere la sillaba. Si instaurerebbe una competizione tra alternative che si risolverebbe quando rimane una sola parola.

42 STADI DELLA PERCEZIONE LINGUISTICA NELLA CORTECCIA CEREBRALE Una volta attivata la parola nel lessico questa può essere compresa nel suo significato tramite connessione con le aree adiacenti che contengono l’informazione semantica. L’informazione semantica corrispondente alle varie categorie di parole potrebbe essere almeno parzialmente separata a seconda della categoria. Es: -animali più anteriormente nel lobo temporale rispetto ai manufatti -verbi d’azione più frontali rispetto a nomi ecc.

43 Una lingua non realizza tutte le possibilità
Una lingua è un codice e ogni codice è costituito da due livelli: le unità di base e le regole combinatorie Le lingue del mondo non sfruttano mai tutte le possibilità, né a livello di unità né a livello di regole Ogni lingua fa delle «scelte»: a. pane, pena, *pnae, *npea, *eapn, *nepa ecc. Il buon primo capitolo Il primo buon capitolo Il primo capitolo buono ?Il buon capitolo primo *Il capitolo primo buono *Il capitolo buono primo NOTA BENE: asterisco * = agrammaticale, ? = grammaticalità dubbia

44 Sintagmatico e paradigmatico (o associativo)
Ogni unità della lingua intrattiene: rapporti sintagmatici con le forme che le sono «vicine» rapporti paradigmatici con le unità assenti che avrebbero potuto essere realizzate al suo posto

45 Rapporti sintagmatici: la parole
«Nel discorso, le parole contraggono tra loro, in virtù del loro concatenarsi, rapporti fondati sul carattere lineare della lingua […] Esse si schierano le une dopo le altre sulla catena della parole. Queste combinazioni […] possono essere chiamate sintagmi. Il sintagma dunque si compone sempre di due o più unità consecutive». Es.: rileggere, contro tutti, la vita umana, Dio è buono, fa bel tempo, noi usciremo ecc. «La nozione di sintagma si applica non soltanto alle parole, ma ai gruppi di parole» [Saussure ] I rapporti sintagmatici si hanno tra elementi che sono in praesentia In un atto linguistico, i suoni vengono disposti in una sequenza lineare: uno dopo l’altro. Per es.: Nella catena fonica, a volte i suoni adiacenti si influenzano l’un l’altro cfr. la n di canto (dentale [n]) vs. la n di anfora (labiodentale [ɱ]) la c di amico vs. la c di amici Nella frase il cane corre la parola cane ha un rapporto sintagmatico con il e con corre, e in cane il morfo -e ha un rapporto sintagmatico col morfo can-.

46 Rapporti paradigmatici (o associativi): la langue
Il tipo di relazione chiamato paradigmatico o associativo si osserva, fra unità della lingua alle quali rinvia per associazione mentale: rapporti in absentia (se ne realizzo uno, non posso realizzare gli altri). Ad esempio: fra tutti i suoni che possono comparire in un certo contesto s[t]olto, s[d]oganare, s[k]orta, s[g]ombro, s[p]orta fra i morfemi e le parole presenti in una sequenza (catena parlata): un nesso semantico: insegnamento richiama apprendimento, educazione fiore richiama petalo ecc. educazione richiama lavagna un nesso morfologico: la radice: insegno, insegniamo, insegnano la parte terminale (il suffisso): insegna-mento, muta-mento, cambia-mento; insegna-nte, canta-nte, ama-nte; considera-zione, ordina-zione, glacia-zione le concordanze flessionali e lessicali: il libro questo libro quel libro *il questo libro *questo il libro *il quel libro Questo tipo di rapporto è alla base della nozione di paradigma: amav-o, amav-i, amav-a, amav-amo, amav-ate, amav-ano ecc.

47 La frase appartiene alla “parole”, non alla lingua:
il proprio della parole è la libertà delle combinazioni Tuttavia, dice Saussure, nel dominio del sintagma non c’è limite netto tra il fatto di lingua (collettivo) ed il fatto di parole (individuale), perché l’uno e l’altro hanno concorso a produrre una combinazione di unità. nella lingua, invece, si trovano espressioni consolidate dall’uso: locuzioni idiomatiche (contare le pecore, cadere dalle nuvole), anomalie morfologiche (forme irregolari di verbi o nomi), sintagmi costruiti su forme regolari.

48 Sintagmatico e paradigmatico

49 Sincronia e diacronia Se osserviamo i fenomeni linguistici nel corso del tempo, facciamo uno studio di tipo diacronico Le lingue hanno la proprietà di cambiare nel corso del tempo: Cfr. i cambiamenti che portarono dal latino alle lingue romanze : Sul piano lessicale: clamo > chiamo; domu(m)> duomo; claudo > chiudo; flore(m) > fiore , pluvia > pioggia ecc. Sul piano morfologico: il sistema dei “casi” è stato sostituito da un sistema con preposizioni e articoli; Sul piano sintattico: l’ordine delle parole SOV è diventato SVO Se invece osserviamo una lingua escludendo il fattore «tempo», facciamo uno studio sincronico Le lingue hanno la proprietà di funzionare: Per es., accordo tra nome e aggettivo: Mario è buono, Mario e Gianni sono buoni; Mario e Maria sono buoni, Maria e Carla sono buone. Accordi del predicato: Maria dorme I gatti dormivano, io dormirò; La maestra ha premiato i bambini , la maestra li ha premiati, le ha premiate… Un fenomeno sincronico è un rapporto tra elementi simultanei Un fenomeno diacronico è la sostituzione di un elemento con un altro nel corso del tempo

50 Le funzioni della lingua (R. Jakobson)
Il linguaggio verbale ha delle “funzioni” che, secondo R. Jakobson, corrispondono alle componenti necessarie per un atto di comunicazione linguistica: a ciascun elemento che ha un ruolo nella comunicazione corrisponde una speciale “funzione” linguistica 1 parlante 6 ascoltatore 2 referente 3 messaggio 4 canale 5 codice emotiva referenziale poetica fàtica metalinguistica conativa

51 Lingua e dialetti Una lingua non è un blocco monolitico e omogeneo:
è articolata in codici e sottocodici (che servono a definire e a identificare dei gruppi sociali) è anche stratificata per registri stilistici (per es. si usano registri diversi per parlare di politica, di letteratura, di sport ecc.) In Italia si parlano: una lingua ufficiale, l’italiano Una lingua intermedia fra dialetto e italiano standard: l’italiano regionale una quantità innumerevole di dialetti (milanese, napoletano, veneziano , siciliano ecc.)

52 Lingua e dialetti L’italiano regionale è una varietà di italiano parlata in ciascuna delle aree corrispondenti approssimativamente alle principali aree geografiche dell’Italia: Nord: dialetti galloitalici (piemontesi, lombardi, liguri, emiliano-romagnoli, Repubblica di San Marino e pesarese); dialetti veneti (trentino orientale, veneziano-trevigiano, veronese, padovano-vicentino-rovigotto, feltrino-bellunese, triestino e istro-veneto). Toscana: Dialetti toscani (il fiorentino, l’aretino-chianaiolo, il senese, il pisano-lucchese-pistoiese) Còrso (to vicino al toscano occidentale) Centro-sud: umbro-marchigiano centrale abruzzese-molisano romanesco aquilano pugliese settentrionale e materano campano, calabrese settentrionale e potentino Sud: Salentino (provincia di Lecce) Calabrese meridionale Siciliano

53 Altre varietà Sardo: Una posizione particolare spetta al sardo, parlato in Sardegna. Comprende infatti ben quattro dialetti che si possono dividere in due gruppi: dialetti sardi settentrionali che hanno subito in parte l’influenza dell’italiano (gallurese e sassarese) dialetti sardi meridionali più vicini al latino (logudurese e campidanese). Ladino: diffuso in aree del Veneto, dell’Alto Adige e del Friuli. Detto anche “retoromanzo” poiché si tratta di una lingua romanza impiantata su un substrato reto (dal nome della popolazione dei Reti stanziata nella zona in epoca prelatina). Anche per il ladino si parla di un sistema di dialetti: dialetti dolomitici parlati in Alto Adige e Veneto dialetti friulani parlati in Friuli.

54 Situazione delle lingue e dei dialetti nell’Italia odierna con le isole linguistiche eteroglosse

55 Lingue in Sardegna (immagine tratta da:

56 IL LADINO (Veneto, Alto Adige e Friuli) (da http://it. wikipedia

57 Varietà linguistiche in Italia [da http://it. wikipedia

58 Lingua e dialetti Il quadro è ancora più complesso perché ogni lingua è stratificata sia socialmente che geograficamente. Distingueremo così: Italiano scritto Italiano parlato formale Italiano parlato informale Italiano regionale Dialetto di koinè Dialetto del capoluogo di provincia/ Dialetto locale Non nutro molto interesse per la questione Non me ne importa un granché Non me ne frega niente Non me ne fotte niente / no me interesa gnente A mia nun m’anteressa/ /A mi no me intaresa gnente A mia nun mi nni frica… / Cossa ti vol che me ne ciava Come si vede, il dialetto è a sua volta articolato in: dialetto di koinè (identifica una regione dialettale, per es. il «dialetto veneto») il dialetto del capoluogo di provincia (per es. il dialetto veneto parlato a Venezia; il siciliano parlato a Catania) il dialetto di un quartiere di una città (ad es. il siciliano parlato nella Civita) In uno stesso luogo possono coesistere diversi registri e varietà: i codici e sottocodici servono a definire e identificare gruppi sociali I parlanti possono anche passare da un livello all’altro: è il cosiddetto code switching

59 Lingua e dialetti Un dialetto è un sistema linguistico a tutti gli effetti, non un codice secondario, ridotto o imperfetto Ogni dialetto è costituito, come tutte le lingue del mondo, da: suoni parole frasi significati La differenza di «importanza» tra una lingua e un dialetto non è una differenza linguistica è una differenza semmai socioculturale

60 Pregiudizi linguistici
Ci sono lingue «primitive» (con sistemi grammaticali poco sviluppati) FALSO Ci sono lingue per eccellenza «logiche» (p.es. latino o greco) Ci sono lingue «belle» e lingue «brutte» GIUDIZIO SOGGETTIVO Ci sono lingue «facili» e lingue «difficili»

61 Le parole come “atti” La lingua e quindi le parole e il modo in cui esse vengono combinate hanno il potere di produrre trasformazioni, possono essere lo strumento per cambiare il mondo. Le parole sono anche atti, dei quali è necessario fronteggiare le conseguenze.

62 « Spesso le nostre parole hanno perso significato perché le abbiamo consumate con usi impropri, eccessivi o anche solo inconsapevoli» [Carofiglio 2010: 15] « Le parole sono come vecchie prostitute che tutti usano, spesso male » «È necessario un lavoro da artigiani per restituire verginità, senso, dignità e vita alle parole. È necessario smontarle e controllare cosa non funziona, cosa si è rotto, cosa ha trasformato meccanismi delicati e vitali in materiali inerti. E dopo bisogna montarle di nuovo, per ripensarle, finalmente libere dalle convenzioni verbali e dai non significati» [Ghiannis Ritsos , ]


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