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Dipartimento di prevenzione AREA DI SANITA’ PUBBLICA VETERINARIA

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Presentazione sul tema: "Dipartimento di prevenzione AREA DI SANITA’ PUBBLICA VETERINARIA"— Transcript della presentazione:

1 Dipartimento di prevenzione AREA DI SANITA’ PUBBLICA VETERINARIA

2 Cos’è l’influenza aviaria?
L’influenza aviaria è una malattia infettiva dei volatili domestici e selvatici. È causata da un Orthomyxovirus di cui si conoscono tre tipi differenti: A, B e C. Al tipo A appartengono i virus influenzali comuni agli animali (tra cui quello della influenza aviaria) e all’uomo. Si suddividono inoltre in sottotipi sulla base delle differenze riscontrate in due diverse proteine localizzate sulla superficie della particella virale: emoagglutinina (H) e neuroaminidasi (N). Le sigle H5N2 o H7N2 identificano quindi il sottotipo di virus attraverso la combinazione dei sottotipi di emoagglutinina e neuroaminidasi riscontrati. Questo virus è caratterizzato da una forte tendenza a “mutare” cioè a modificare le proprie caratteristiche genetiche e quindi patogene.

3 Ecologia dei virus dell’influenza aviaria
La più grande varietà di virus dell’influenza aviaria è stata isolata dagli uccelli selvatici. La particolare etologia di queste specie, caratterizzata dalla tendenza a vivere in gruppi numerosi, la possibilità di compiere lunghe migrazioni e l'affinità per l'ambiente acquatico (via di diffusione del virus) li rendono degli ospiti ideali. Le specie che fungono da serbatoio epidemiologico, avendo la capacità di infettarsi con diversi sottotipi contemporaneamente, assicurano le condizioni necessarie per il riassortimento genetico, consentendo quindi la persistenza dei virus dell’influenza aviaria in natura e la comparsa di nuove varianti. I virus influenzali hanno avuto, nel corso del tempo, la capacità di adattarsi alle specie serbatoio andando verso una completa attenuazione della patogenicità nell'ospite anseriforme. I focolai con sintomatologia grave negli uccelli selvatici sono molto rari in natura, in quanto non rappresentano una strategia ecologica vincente poiché per lo stesso virus risulta poco conveniente uccidere il serbatoio attraverso il quale si moltiplica e si diffonde.

4 Quali specie di avicoli sono sensibili?
anatre tacchini polli fagiani faraona quaglie pernici struzzi oche il piccione si infetta raramente perché è resistente

5 Quali sono i sintomi dell'influenza aviaria nei volatili?
I sintomi sono estremamente variabili e dipendono principalmente dalla sensibilità della specie e dalla virulenza del ceppo virale infettanteNel caso di infezioni con ceppi a bassa patogenicità (LPAI) i principali sintomi osservabili in specie particolarmente sensibili come il tacchino, sono rappresentati da: inappetenza, depressione, sintomatologia respiratoria (sinusite, difficoltà respiratorie) ed enterica (diarrea), nei soggetti in deposizione si osserva un calo nel numero e nella qualità delle uova deposte. In genere si ha guarigione spontanea dopo circa 7-10 gironi dall'inizio della sintomatologia. Nella maggior parte degli episodi di HPAI (ceppi ad alta patogenicità) si osserva inizialmente abbattimento, tosse, starnuti, lacrimazione, edema della testa e della faccia, a volte diarrea e disturbi nervosi, spesso la morte nelle forme più violente sopraggiunge improvvisamente senza sintomi premonitori, la mortalità è molto elevata e non di rado si avvicina al 100%.

6 Influenza aviaria - sintomatologia
Nei volatili selvatici l’infezione normalmente non ha sintomi evidenti. Lo stesso si ha nei volatili domestici in caso di infezione da virus influenzali a bassa patogenicità. In questi casi l’infezione si può evidenziare solo attraverso esami di laboratorio (ricerca degli anticorpi contro il virus o ricerca del virus influenzale).

7 Dove è diffusa l’influenza aviaria?
Attualmente l’influenza aviaria causata da virus H5N1 ad alta patogenicità è presente in diversi paesi del Sud Est Asiatico, in particolare in Cina, Vietnam, Corea e Tailandia, in forma pressoché endemica nei volatili. Recentemente lo stesso virus è stato riscontrato anche in Russia, Siberia, Mongolia e Kazakistan. In altre zone, quali Sud Africa, Stati Uniti, Europa, Canada e Sud America, sono riportati sporadicamente focolai in allevamenti avicoli causati da altri sottotipi virali prevalentemente a bassa patogenicità.

8 L’influenza aviaria è diffusa in Italia?
L’Italia, per il consistente patrimonio avicolo e per la diffusa presenza di uccelli selvatici sia migratori che stanziali, è un paese a rischio per l’influenza aviaria Benché attualmente non vi siano casi di influenza aviaria, nel passato vi sono state epidemie che hanno interessato gli allevamenti avicoli del Nord Italia, sia causate da virus ad alta patogenicità che a bassa patogenicità, con gravi danni economici ma con nessun caso umano

9 Il virus dell’influenza aviaria può trasmettersi all’uomo?
Dal 1997 si è avuta l’evidenza che i virus influenzali aviari possono trasmettersi direttamente dagli uccelli infetti all’uomo. Ad oggi questa evenienza è sporadica ed ha riguardato alcune centinaia di casi lievi (epidemia in Olanda nel 2003) e circa 70 decessi, avvenuti quasi tutti nel Sud Est Asiatico nel corso dell’epidemia da virus influenzale H5N1. Quindi i virus aviari non sono in grado di trasmettersi con efficienza all’uomo ma devono prima acquisire la capacità di infettare le cellule umane, evento che può avvenire per mutazione o per ricombinazione con virus influenzali tipicamente umani (evenienze estremamente rare). il sierotipo H5N1 è quello maggiormente coinvolto negli episodi di “salto di specie” degli ultimi anni

10 Casi umani di influenza da virus H5N1
Dati epidemiologici al 10 ottobre 2005 Data Indonesia Vietnam Thailandia Cambogia Totale casi morti 26/12/03-10/03/04 23 16 12 8 35 24 19/07/04-08/10/04 4 5 9 16/12/04- ad oggi 64 21 73  28 91 41 17 117 60 

11 Trasmissione all’uomo
Attualmente, l’unica via d’infezione dimostrata per l’uomo è il contatto diretto con uccelli morti o ammalati Quest’evenienza è attualmente ristretta ai Paesi del Sud Est Asiatico, dove le condizioni igienico-sanitarie sono scarse e la tipologia di allevamento comunemente attuata consente contatti molto stretti tra persone e volatili allevati. In queste aree è molto diffuso l’allevamento estensivo/rurale che consente contatti tra uccelli domestici e selvatici, favorendo quindi la trasmissione dell’influenza ai domestici. Inoltre, spesso gli animali vengono allevati in prossimità delle abitazioni senza precise misure sanitarie e c’è ancora l’abitudine di comprare animali vivi ai mercati per ucciderli e consumarli a casa.

12 Trasmissione all’uomo
Completamente diversa è la situazione dei paesi, tra cui l’Italia, in cui è diffuso l’allevamento industriale. In queste realtà, le stringenti misure igienico-sanitarie e di biosicurezza negli allevamenti, le precise regole produttive e l’attività di controllo svolta dall’Autorità sanitaria riducono notevolmente il rischio d’infezione sia per i volatili domestici che, di conseguenza, per l’uomo. Pertanto l’evenienza che la popolazione possa venire a contatto con animali infetti è altamente improbabile

13 Misure di controllo veterinarie
In Italia le misure di sorveglianza e di controllo dell’influenza aviaria messe in atto riguardano sia gli allevamenti avicoli che gli uccelli selvatici. Sono in corso piani di sorveglianza su tutto il territorio nazionale e controlli più intensi nelle aree in cui si concentrano gli allevamenti avicoli (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna). Queste attività consentono un livello di sicurezza molto elevato per il cittadino italiano che, nella situazione attuale e con le misure sanitarie attivate dall’Autorità competente, non corre particolari rischi di contrarre l’influenza aviaria dal pollame. Attualmente, considerando la situazione internazionale e gli allarmi legati alla diffusione del virus influenzale H5N1 dall’Asia verso l’Europa, la Comunità Europea e l’Italia hanno intensificato le misure di sicurezza. In particolare è stato definito un piano d’intervento

14 O. M. 26/8/05 mod. da O.M. 10/10/2005 Obbligo di registrazione delle aziende di volatili da cortile Richiama l’art.14,comma1 del D.L.vo 336/99 I servizi veterinari delle A.S.L registrano nella Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe zootecnica le informazioni relative alle aziende registrate ai sensi del D.Lvo 336/99. Misure di quarantena e controllo nelle aziende di volatili da cortile Controllo delle movimentazioni mediante preavviso di 24 ore da parte del responsabile dell’azienda al Servizio veterinario competente e corretta e puntuale archiviazione delle dichiarazioni di provenienza.  Quarantena per 21 giorni , in una struttura, in cui si applica il regime di “tutto pieno tutto vuoto”, fisicamente separata da altre strutture produttive.  Il Servizio veterinario delle ASL competente per territorio effettua gli opportuni controlli sulle aziende effettuando se del caso campionamenti sulle partite introdotte . Informazioni obbligatorie Obbligo di riportare sulle carni fresche di volatili da cortile e sulle preparazioni e sui prodotti a base di carne contenenti carni di volatili da cortile un’apposita etichetta recante informazioni che consentano di seguire il percorso dall’allevamento alla tavola.

15 O.M. del 22/10/05 Misure stringenti di biosicurezza per garantire una corretta separazione degli uccelli domestici dall’avifauna selvatica sull’intero territorio nazionale individuazione degli allevamenti all’aperto considerati a rischio sulla base dei seguenti criteri: localizzazione lungo le rotte migratorie o in aree con elevata densità di uccelli migratori vicinanza ad aree umide localizzazione in aree densamente popolate di avicoli Intense movimentazione di altri uccelli, animali, veicoli e persone per tutti gli allevamenti identificati a rischio, devono essere rese obbligatorie doppie reti antipassero per evitare, per quanto possibile, contatti di volatili domestici con i selvatici, in particolare tra anatidi domestici e avifauna selvatica e, inoltre, dovranno essere evitati contatti tra anatidi e altre specie di volatili verifica della corretta attuazione delle misure previste da parte dei servizi veterinari ASL Divieto mostre mercati fiere o di qualsiasi altro concentramento di avicoli su tutto il territorio nazionale Divieto di introduzione di volatili vivi nonché carne e prodotti a base di carne, uova, piume e selvaggina cacciata dai paesi balcanici Attuazione di un piano di monitoraggio straordinario nell’avifauna selvatica già previsto dalle precedenti O. M.

16 INFLUENZA AVIARIA PIANO NAZIONALE DI MONITORAGGIO
anno 2005  OBIETTIVO Garantire l’attivazione di un sistema di allerta rapido per la diagnosi precoce di introduzione di virus dalle popolazioni selvatiche ai volatili domestici e l’individuazione precoce dell’eventuale introduzione negli allevamenti intensivi dei virus del sottotipi H5 ed H7 dell’influenza aviaria. Tale monitoraggio dovrà quindi essere effettuato negli allevamenti industriali di volatili domestici Verrà inoltre condotto un monitoraggio in popolazioni di volatili selvatici di alcune aree umide del territorio nazionale secondo un programma elaborato dal Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza aviaria in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica Il piano di monitoraggio dovrà essere completato entro il 31 gennaio 2006.

17 INFLUENZA AVIARIA PIANO NAZIONALE DI MONITORAGGIO
INFLUENZA AVIARIA PIANO NAZIONALE DI MONITORAGGIO anno 2005 Campionamento su base regionale con criteri di casualità : saranno estratti per ogni tipologia produttiva interessata un numero di allevamenti che garantisca l’individuazione di almeno un gruppo positivo se la prevalenza di sieropositività è >=5%, con un livello di confidenza del 99% per gli allevamenti di tacchini (carne e riproduzione) di oche, di anatre e di riproduttori quaglie e del 95% per i rimanenti volatili In ogni allevamento saranno sottoposti a prelievo di sangue per la ricerca degli anticorpi almeno n volatili (probabilità del 95% di individuare almeno un soggetto positivo se la prevalenza della sieropositività è >=30%) Negli allevamenti di oche, anatre e riproduttori quaglie dovranno essere sottoposti a prelievo almeno n volatili per allevamento, preferibilmente i volatili allevati in spazi aperti.

18 INFLUENZA AVIARIA PIANO NAZIONALE DI MONITORAGGIO
INFLUENZA AVIARIA PIANO NAZIONALE DI MONITORAGGIO anno 2005 In caso di riscontro di sieropositività, il laboratorio che ha effettuato le analisi dovrà inviare i campioni al Centro di Referenza Nazionale per la conferma di positività. L’ASL competente per territorio dovrà sottoporre l’allevamento in cui sono state rilevate le positività sierologiche ad un’ispezione ufficiale e disporre un vincolo sanitario sullo stesso. Contestualmente dovrà eseguire una visita clinica degli animali presenti, per rilevare eventuali sintomi riferibili a influenza aviaria, e il prelievo, previo accordo con il Servizio Veterinario Regionale e l’IZS, di almeno 30 tamponi cloacali per la ricerca del virus influenzale.

19 In caso di sospetto di un focolaio di
Influenza aviare………..

20 MANUALE OPERATIVO IN CASO DI
INFLUENZA AVIARIA Schema del Piano di Emergenza predisposto ai sensi dell’art. 17 comma 1, del DPR 15 novembre 1996, n. 656 concernente: “Regolamento per l’attuazione della direttiva 92/40/CEE che istituisce misure comunitarie di lotta contro l’Influenza aviaria”. Scopo del manuale operativo è quello di fornire, in ottemperanza a quanto previsto dalle vigenti normative comunitaria (Direttiva 92/40/CE) e nazionale (DPR 356/96), concernenti le misure comunitarie di lotta contro l’influenza aviaria, un protocollo operativo che disciplini le modalità comportamentali del veterinario ufficiale e del personale a qualunque titolo nelle operazioni di estinzione dei focolai di malattia.

21 Per non sovraccaricare inutilmente il laboratorio del Centro di Referenza devono essere inviati solo i campioni realmente derivanti da focolai sospetti e cioè: attenzione!!! raggruppamento di decine di soggetti deceduti improvvisamente o moribondi in un unico punto appartenenti anche a più specie in popolazioni aviarie selvatiche

22 grazie per l’attenzione


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