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Integrazione, Inclusione, Partecipazione Riflessioni in prospettiva

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Presentazione sul tema: "Integrazione, Inclusione, Partecipazione Riflessioni in prospettiva"— Transcript della presentazione:

1 Integrazione, Inclusione, Partecipazione Riflessioni in prospettiva

2 Gli appunti del passato possono far capire che l’integrazione non ha riguardato unicamente i soggetti speciali. Ha interessato la formazione attiva, le fonti del sapere, le collaborazioni oltre alla scuola.

3 Rappresenta un modello che non è nato come modello
Rappresenta un modello che non è nato come modello. Forse è solo un quadro che è stato composto a partire da un’idea (l’integrazione) e ha utilizzato quanto era possibile utilizzare, nella propria e nell’altrui esistenza. (Canevaro, 2007)

4 I primi anni ‘90 Un punto di arrivo di un lungo movimento, “la più grande riforma della scuola italiana” a giudizio di molti autori Uno spartiacque sulla scena nazionale e internazionale

5 Nuove sfide, nuovi strumenti concettuali
Le prime ricerche sulla qualità dell’integrazione scolastica, lo sviluppo di indicatori utili a rilevarla Il concetto di buone prassi “ si può parlare di buone prassi quando si ha una organizzazione adatta non solo ad accogliere ma anche a far vivere le differenze”

6 Il prevalere della prosa
Lo slancio sembra essersi esaurito con il tentativo normativamente riuscito di “mettere a sistema” l’integrazione. Si affacciano nella scuola altre tematiche specifiche che guadagnano il centro della scena e fanno prevalere una lettura “delegata” dell’integrazione.

7 Si apre una nuova prospettiva
ICF – International Classification of Functioning, Disability and Health (2002, 2007) Anno Europeo delle Persone con Disabilità 2003 Convenzione ONU dei Diritti delle Persone con Disabilità 2006

8 L’ICF: Un nuovo paradigma?
Fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute, delle conseguenze e delle cause correlate Stabilire un linguaggio comune per migliorare la comunicazione tra i diversi attori

9 ICF Strumento statistico Strumento di ricerca
Strumento clinico per l’assessment dei bisogni Strumento per la programmazione personalizzata Strumento di politica sociale

10 ICF Modello bio-psico-sociale Modello dinamico e funzionale
Riferito/riferibile a tutti, non destinato a una categoria di soggetti Fornisce costrutti atti a mostrare il cambiamento – o la possibilità del cambiamento nel tempo.

11 ICF Una concezione della salute universale ed egalitaria, individuando la disabilità come una una situazione particolare “che ognuno può sperimentare in misura più o meno importante nel corso della vita” (Leonardi, 2005)

12 L’Index for Inclusion (2002)
L’inclusione vuole essere non un nuovo modo di dire, ma una realtà complessivamente disposta per la vita di tutte e di tutti, senza strutture speciali o progetti straordinari. L’inclusione è un diritto fondamentale ed è in relazione con il concetto di appartenenza.

13 Creare culture inclusive

14 Produrre politiche inclusive

15 Sviluppare pratiche inclusive

16 Individuare ostacoli e risorse nella scuola
Quali sono gli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione? Chi incontra ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione Come possono essere ridotti al minimo tali ostacoli? Quali risorse sono disponibili per sostenere l’apprendimento e la partecipazione Come mobilitare altre risorse a sostegno di apprendimento e partecipazione?

17 Qualità della scuola e inclusione
L’inclusione è in relazione a tutti e a tutte Parla senza reticenze di accesso alla vita normale, di relazione diretta tra istituzioni educative e formative e società nel suo complesso Presuppone sostegno reciproco tra istituzioni e comunità

18 Qualità della scuola e inclusione
Interpreta le differenze come risorse e non come problemi da risolvere Sposta il focus dai bisogni educativi speciali alla riduzione delle barriere all’apprendimento e alla partecipazione per tutti, disabili inclusi.

19 Transizioni necessarie
Dal prodotto al processo Dall’organizzazione alla cultura Dal curricolo alla pluralità dei percorsi Dalla normalità alle differenze

20 Alcune cattive prassi da lasciare alle nostre spalle
Progettualità poco coerente con gli obiettivi Comode semplificazioni e banalizzazioni Risorse materiali non adeguate Competenze professionali e livelli di specializzazione non garantiti I rischi di una nuova marginalità

21 Un processo di autoanalisi e di cambiamento
Interrogare criticamente la pratica educativa e didattica della propria istituzione Riappropriarsi di un ruolo professionale indebolito, sfibrato dalla progressiva erosione delle risorse Ridefinire lo specifico della scuola nella relazione con le famiglie, i servizi, le altre istituzioni Sviluppare una domanda competente nei confronti degli altri nodi della rete per rafforzare le collaborazioni esistenti e per costruire la rete territoriale ove necessario

22 Il processo Analisi della situazione iniziale in relazione alle tre dimensioni (cultura, politiche, pratiche) Impiego degli indicatori come strumenti di rilevazione e come quesiti di ricerca nel processo di trasformazione Documentazione dei processi e dei cambiamenti prodottisi

23 Lo scarto tra la cultura dell’integrazione e le pratiche di integrazione nel nostro paese è, allo stato attuale, talmente grande da rendere sempre più diffuse le tentazioni di ritorno all’educazione speciale

24 a fronte del rischio molto evidente di nuove forme di invisibilità, di disattenzione, di disaffezione sociale e culturale che possono e devono essere contrastate a partire dalla scuola, come regione chiave dell’ecosistema educante.

25 Da una ricerca recente, 3 domande per non concludere
Le idee di integrazione/inclusione sono ora rintracciabili in traduzioni operative o sono ipotesi di lavoro aperte alla prova dei fatti?

26 3 domande, per non concludere
La nostra idea di intelligenza è propositiva e idonea a capacitare o costituisce una causa per lo sviluppo e la creazione di soggetti incapacitati? Siamo capaci da soli o abbiamo bisogno di diventare capaci grazie ad una organizzazione?

27 3 domande, per non concludere
Riteniamo di avere gli strumenti diagnostici perfezionati al punto da indicare il futuro dei singoli o non rischiamo invece di chiuderci in un “destino segnato”?


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