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LA “GRANDE CRISI” : FATTI E INTERPRETAZIONI

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Presentazione sul tema: "LA “GRANDE CRISI” : FATTI E INTERPRETAZIONI"— Transcript della presentazione:

1 LA “GRANDE CRISI” : FATTI E INTERPRETAZIONI
31 maggio 2010 Giovanni Luigi Fontana

2 Dal 24 ottobre 1929 caduta della borsa di New York, ma, in precedenza:
- produzione, reddito, investimenti e prezzi cominciarono a declinare almeno tre mesi prima negli Stati Uniti e in Germania dalla fine del 1928. Bipolarismo euro-americano della crisi : Germania e Stati Uniti (molto più studiati della Germania), ma coinvolgimento di molti paesi fino al 1932 (la Francia e il Giappone furono risparmiati e alcuni paesi ne uscirono meglio di altri), con particolari ripercussioni sul settore industriale e sul commercio internazionale, diminuito ad un terzo in valore e a 3/4 in volume

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4 La durata e la gravità della crisi furono superiori a qualsiasi altra crisi precedente e successiva del sistema capitalistico industriale. Gli effetti sociali in un contesto in cui il welfare state forniva reti di protezione modeste furono dirompenti (cfr. le lunghe code di disoccupati alla ricerca di un piatto di minestra).

5 Ampio consenso della storiografia intorno ai seguenti elementi esplicativi principali:
Crollo della borsa di New York eccessivamente enfatizzato come causa scatenante e principale della crisi. Si sono avute crisi di borsa più gravi sia prima che dopo il ’29 senza conseguenze così gravi. Scarsa flessibilità del mercato dei prodotti (aumento di oligopoli e monopoli) e dei fattori (specie del lavoro) a causa dei mutamenti strutturali degli anni Venti > molto arduo ristabilire automaticamente l’equilibrio dopo uno shock. Squilibri nel sistema monetario internazionale degli anni Venti e cambiamento di ruolo degli Stati Uniti verso l’Europa da debitore netto a creditore netto > instabilità e cattivo funzionamento del nuovo gold standard.

6 4. Politiche monetarie americana e tedesca molto restrittive che produssero, dopo l’”euforia”, il “panico” finanziario, fallimenti a catena, deflazione in assenza di un prestatore di ultima istanza a livello internazionale (mentre in alcuni paesi si ebbe un PUI più o meno tempestivo ed efficace a livello nazionale). 5. La trasmissione della crisi dai paesi che la generarono agli altri avvenne attraverso i meccanismi del gold standard, della mancanza di coordinamento, della caduta dei prezzi, di una mal interpretata ortodossia fiscale (bilanci in pareggio e mancanza di manovre compensative anticicliche). 6. Crescente protezionismo dal 1931 in una sincronia quasi generale degli eventi che privò l’economia interna e internazionale dei vari paesi di fattori di compensazione (a livello aggregato importazioni ed esportazioni si equivalgono). 7. Aiuti internazionali inadeguati, discontinui e contrattati bilateralmente.

7 Ripercussioni finanziarie:
crisi e fallimento di banche (Creditanstalt, maggio 1931) > incapacità di bloccare subito il fallimento delle banche (cfr. la crisi attuale) > Austria – Ungheria – Germania (Reichsbank, Danat). Corsa all’oro e difficoltà della Banca d’Inghilterra che aveva riserve modeste a causa delle difficoltà economiche degli anni venti > crisi di governo > aumento delle imposte e diminuzione delle spese > uscita dell’Inghilterra dal gold standard > crisi dei paesi rimasti nel sistema. Restrizioni della politica monetaria degli Stati Uniti > spettacolare ondata di fallimenti bancari ( su banche americane). Crisi bancaria italiana del settembre 1931 > salvataggio ad opera di Alberto Beneduce mediante la creazione di un nuovo istituto di credito industriale a lungo termine,l’Istituto Mobiliare Italiano – IMI, con il ruolo di finanziatore al posto delle banche miste e di un altro istituto pubblico, l’Istituto di Ricostruzione Industriale – IRI, gennaio 1933, come una grande holding > legge bancaria del 1936 > effetti strutturali e duraturi della crisi.

8 Uniche iniziative per la cooperazione internazionale:
Bank of International Settlements – BIS (Banca dei Regolamenti Internazionali), 1930 per supervisionare il pagamento delle riparazioni (antecedente della Banca Centrale Europea – BCE). Convegno economico di Londra, giugno 1933. Accordo Tripartito (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia) del 1936. “Priva di un governo adeguato, l’economia mondiale divenne disarticolata e discriminatoria, con l’emergere di blocchi economici e lo scivolamento verso un nuovo conflitto mondiale.”

9 ANDAMENTO DELLE ECONOMIE E PREPARAZIONE BELLICA
NEGLI ANNI TRENTA

10 Inghilterra Vantaggi dello sganciamento dal gold standard: svalutazione della sterlina rispetto al dollaro e al franco francese di circa il 30% (svalutazione media nel 1932 del 13% e nel ’33 del 9%) > maggiore competitività nelle esportazioni (ma ristagno del commercio internazionale). Politica monetaria interna espansiva (bassi tassi di interesse e più investimenti, specie nelle costruzioni, ma soprattutto rivolti alle razionalizzazioni e al compattamento delle imprese).

11 Ripresa rapida e consistente nella seconda metà degli anni Trenta e sue conseguenze:
Ritorno al protezionismo dal 1931 ed ulteriore concentrazione del commercio estero inglese nelle colonie (50% esportazioni vs 40 % importazioni) > grandi concessioni alle colonie > premessa della decolonizzazione. Nel 1938 soltanto il 30% delle esportazioni inglesi era diretto in Europa (20% dopo la seconda guerra mondiale) > scarso interesse iniziale inglese per il processo di integrazione europea e grave impatto della decolonizzazione post-bellica sull’economia inglese. Incremento della produzione industriale e dell’edilizia, ma alta disoccupazione strutturale (legata ai settori tradizionali). Incremento spesa pubblica per politica di riarmo dal 1938, ma con risorse impari rispetto allo stock di armi accumulato dalla Germania (necessità del sostegno americano > Inghilterra potenza di secondo rango).

12 Germania Repubblica di Weimar Applicazione estrema delle politiche deflazionistiche > collasso dell’economia tedesca > cancellazione delle riparazioni (riparazioni > iperinflazione > destabilizzazione dell’economia tedesca) Necessità di avanzi di bilanci per il pagamento delle riparazioni / impossibilità di svalutare il marco a causa del trattato di Versailles / una svalutazione avrebbe aumentato il peso reale del debito Mancanza di flessibilità dei salari a causa del potere dei sindacati / inefficacia delle politiche fiscali Mancanza di alternative di politica economica Vittoria elettorale di Hitler alla fine del 1932 e presa del potere nel gennaio 1933.

13 Politica hitleriana Ripresa degli investimenti nei settori edilizio e dei trasporti (Volkswagen) e politica di piena occupazione. Notevole aumento della spesa pubblica (15% del reddito nel 1928 > 23% nel 1934 > 33% nel 1938) e “certificati di credito” per banche e imprese. Pianificazione del riarmo su vasta scala dal 1936 sotto forma di “economia mista” ( “mercati prioritari” sotto il controllo dello Stato e il resto lasciato al mercato) orientato al blitz-krieg (guerra lampo). Autarchia nella chimica e sfruttamento economico dei paesi egemonizzati (politica dello spazio vitale), ma dipendenza per petrolio, ferro ed altri metalli (nel 1938 solo il 18,7% delle importazioni e 20,8 % delle esportazioni con Bulgaria, Grecia, Romania, Turchia, Iugoslavia, Italia) Clearing* (compensazione) a favore della Germania; annessione di Austria (1938) e Cecoslovacchia (1939) con insediamenti tedeschi in grande stile in questi paesi

14 “Il nazismo usò ampiamente l’arma economica per i suoi scopi militari, senza raggiungere né perfetta efficienza, né perfetta sincronia tra i ritmi produttivi e le operazioni militari, ma attivando comunque una macchina da guerra potente e tecnologicamente avanzata” [* Meccanismo – oggi in disuso - utilizzato nei rapporti commerciali internazionali per regolare i flussi di merci esportate ed importate tra due o più Stati attraverso una cassa di compensazione di debiti e crediti.]

15 Italia Attraverso IMI e IRI lo Stato italiano si trovò a possedere il 21,5% di tutto il capitale delle società per azioni italiane, ma a controllare ben il 42% di tale capitale in settori strategici (totalità della fabbricazione di armi; 80-90% di costruzioni navali, compagnie di navigazione, compagnie aeree, telefoni; 40% siderurgia; 30% elettricità; 25% meccanica; 15% chimica + ex-banche miste COMIT, CREDIT, Banco di Roma ed una serie di altre imprese di vari settori).

16 Politiche del regime: Stabilizzazione dell’IRI: razionalizzazione dei settori produttivi; creazione di subholding (Stet, Finmare, Finsider…). Legge bancaria del 1936 (fino al 1993) e uscita dal gold standard legando la lira al dollaro; riorganizzazione del settore bancario. Evitato il rischio di fallimenti a catena. Politica monetaria restrittiva, anche se mitigata da controlli sui cambi e accordi di clearing. Maggiori interventi: politica autarchica (nel 1939 solo il 21% delle materie prime necessarie all’economia italiana veniva prodotto all’interno del paese, ma attivazione di ricerche e impianti che avrebbero dato benefici nel secondo dopoguerra); “bonifica integrale”; istituzione delle Corporazioni (1934) – e della Camera delle Corporazioni - per superare la conflittualità capitale-lavoro (“terza via” tra liberismo e pianificazione, ma in realtà “dirigismo spinto” da parte del governo).

17 Difficoltà economiche interne e propaganda nazista > svolta imperialistica e politica degli armamenti (fino al 1933 spesa pubblica per armamenti del regime inferiore a quella dei governi liberali prebellici) > Guerra d’Etiopia ( ) > sanzioni economiche da parte della Lega delle Nazioni. Corsa al riarmo, ma con risultati inadeguati rispetto alle caratteristiche e alle modalità della seconda guerra mondiale, e sostegno italiano al generale Franco nella guerra civile spagnola; progressivo avvicinamento a Hitler (Patto d’acciaio, 1938) > spostamento del commercio estero verso la Germania (importazioni al 27% nel 1938 e al 40% nel 1940); leggi razziali > entrata in guerra (giugno 1940).

18 Francia Premesse migliori degli altri (vivacità economica negli anni Venti, basso livello di disoccupazione, abbondante stock di oro), ma peggioramento dalla svalutazione della sterlina in avanti (mancato adeguamento al nuovo valore della sterlina, flessione nelle esportazioni e nelle entrate del turismo) > politica monetaria restrittiva > spirale deflazionistica con tagli a prezzi e salari fino al 1936, infine svalutazione. Fronte Popolare (L. Blum), 1936 > politiche economiche incongrue (innalzamento salari, settimana di 40 ore) > fuga di capitali > svalutazione del franco > calo degli investimenti e ristagno economico > paralisi politica (giugno 1937 – aprile 1938) con governi di brevissima durata, poi governo di Edouard Daladier (con Paul Reynaud al governo dell’economia) > incentivi agli investimenti e politica di massiccio riarmo, ma troppo ritardata > occupazione tedesca in soli 40 giorni di massiccia campagna nel 1939. Dibattito sulle cause della débacle. Governo collaborazionista di Petain: miglioramento dei metodi di produzione industriale, piano decennale di modernizzazione degli impianti, aumento della produttività, migliore e più efficiente raccolta dei dati statistici. Comitati settoriali con il coinvolgimento degli imprenditori (modello ripreso con la programmazione del secondo dopoguerra).

19 Gli altri New Deal americano, ma senza sfruttare appieno la capacità produttiva; ripresa insufficiente. Grande crescita del settore pesante in Giappone (crisi contenuta e consistente ripresa successiva fuori dei settori tradizionali dominanti fino al 1934); prevalenza dell’élite militarista Pearl Harbor, 1941.

20 Gli altri New Deal americano, ma senza sfruttare appieno la capacità produttiva; ripresa insufficiente. Grande crescita del settore pesante in Giappone (crisi contenuta e consistente ripresa successiva fuori dei settori tradizionali dominanti fino al 1934); prevalenza dell’élite militarista Pearl Harbor, 1941.

21 “Le economie più brillanti godettero di politiche monetarie espansionistiche, mentre quella tedesca si avvantaggiò di politiche economiche efficaci da ogni punto di vista. L’economia americana, invece, venne rovinata da politiche incredibilmente inadeguate, e rimise in moto la propria macchina produttiva a pieno ritmo solo con la guerra”.

22 SECONDA GUERRA MONDIALE E RICOSTRUZIONE
Escalation della mobilitazione bellica della Germania e dell’Unione Sovietica a partire dal 1942 e degli Stati Uniti a partire dal Afflusso di risorse aggiuntive esterne sia agli alleati che alla Germania (dalle zone occupate).

23 Elaborazione di piani di riorganizzazione del mondo per il dopoguerra
Germania: stato corporativo; programmazione economica basata sull’economia mista; autarchia; spazio vitale (Lebensraum) ed egemonia tedesca sull’economia europea; la Francia, con il governo collaborazionista di Pétain, diede il contributo più rilevante allo sforzo bellico tedesco (con beni destinati al mercato civile), ma pure importanti furono gli apporti di Belgio, Olanda, Norvegia, meno quelli dell’Est europeo. Con la coercizione e la violenza seri problemi di organizzazione della forza lavoro. Gran Bretagna: problema delle risorse per fronteggiare una guerra lunga e costosa. Insufficiente aiuto del Commonwealth e necessità di aiuti statunitensi (senza contropartita). Carta atlantica (agosto 1941) in cui si affermava il principio del multilateralismo e si proponeva un assetto mondiale cooperativo per espandere produzione, occupazione e scambi, riducendo le barriere al libero commercio. Mutual Aid Agreement (1942) con Lend-Lease che fece giungere alla Gran Bretagna 30 miliardi di dollari di armi (altri alla Russia).

24 Stati Uniti: impressero la svolta alla guerra con il loro ingresso nel Con gli Stati Uniti gli alleati poterono contare sul doppio delle risorse a disposizione dell’Asse (3 e 5 volte nel ). Questo ruolo segnò la fine dell’isolazionismo americano e fece degli Stati Uniti la chiave di volta della riorganizzazione del mondo dopo la guerra. Bilancio della guerra: 50 milioni di morti e vaste distruzioni in tutta Europa, specialmente di infrastrutture.

25 Presenza americana in Europa e Piano Marshall
Problemi ed iniziative: dal novembre 1943 fino al 1947 piano di aiuti per la popolazione civile (UNRRA – United Nations Relief and Rehabilitation Administration): circa 4 miliardi di dollari. Amministrazione delle zone tedesche occupate Ridisegno dell’assetto dell’Europa evitando gli errori di Versailles Problema dell’espansionismo sovietico che faceva leva sulla presenza di partiti comunisti in molti paesi europei Necessità di un nuovo piano di aiuti per la ricostruzione post-bellica

26 Circolo vizioso delle economie europee povere di materie prime e prive di valuta estera per finanziare le importazioni: solo esportando avrebbero potuto importare materie prime, ma senza di queste non potevano produrre per esportare. 5 giugno 1947: il segretario di Stato americano George Marshall annunciò che gli Stati Uniti erano decisi a finanziare un piano pluriennale di sostegno alla ricostruzione di tutti i paesi europei che avessero aderito (European Recovery Program). Obiettivo: coprire mediante aiuti americani i disavanzi delle bilance dei pagamenti dei paesi europei, in modo da riavviare il processo produttivo senza tensioni inflazionistiche. Modello di crescita basato sull’aumento della produttività e l’organizzazione scientifica del lavoro per aumentare il reddito nazionale e rendere meno acuti i conflitti distributivi.

27 Modalità di distribuzione dei fondi:
trasferimento diretto dei beni richiesti (piano quadriennale di crescita e piani operativi annuali) senza pagamento; creazione di un “fondo di contropartita” dalla vendita dei beni sui mercati nazionali il cui utilizzo doveva essere concordato con gli americani. tutte le decisioni dovevano essere concordate con gli americani che mantenevano la supervisione e la responsabilità ultima dell’intero sistema. Composizione dei beni distribuiti all’Europa: 33% materie prime 29% prodotti alimentari e fertilizzanti 16% prodotti energetici (carbone e petrolio) 17% macchinari e mezzi di trasporto 5% altri beni Valore totale dei beni fatti affluire in Europa dalla metà del 1948 alla metà del 1952: 12,5 miliardi di dollari

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30 Fra i paesi maggiormente beneficiati vi furono la Gran Bretagna e la Francia (poco meno della metà degli aiuti, seguite alla pari da Germania e Italia e poi dall’Olanda e dalla Grecia. Totale degli aiuti arrivati in Europa per vincere la guerra e riattivare l’economia europea: 100 miliardi di dollari 1948 (= 640 miliardi di dollari 1999), di cui due terzi in armamenti. Il Piano Marshall creò le premesse per la nascita di una nuova convivenza in Europa (americani per un assetto confederale simile al loro). Istituzioni cardine 16 aprile 1948 OECE – Organizzazione per la cooperazione economica europea > 1961 OCSE – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico 18 aprile 1951 CECA – Comunità europea del carbone e dell’acciaio 19 settembre 1950 UEP – Unione europea dei pagamenti

31 Organismi economici internazionali per il riordino dell’economia mondiale:
1944 Accordi di Bretton Woods (ratificati da 45 paesi nel 1945) e creazione del FMI – Fondo monetario internazionale (IMF) e della BIRS - Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Banca Mondiale) entrati in funzione nel 1947 1948 GATT – General Agreement on Tariffs and Trade > 1994 OMC – Organizzazione mondiale del commercio ( WTO) 1947 reintroduzione del Gold exchange standard (fino al 1973) Ruolo crescente dell’ONU e della NATO (1949)


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